Testimonianze
La mia battaglia
di Stampalia
Giuseppe Basso
Socio di Carmagnola
S
ono il Sottocapo Segnalatore Radiotelegrafista Giuseppe Busso,
classe 1922 della Regia Marina
Italiana, testimone degli eventi che hanno
portato alla caduta dell’isola di Stampalia
nel mar Egeo dopo l’armistizio dell’8 di
settembre 1943, e precisamente la battaglia contro i Tedeschi del 22 ottobre e la
mia odissea e quella dei miei Commilitoni
sopravissuti.
Ritengo che i primi scontri tra le Forze Armate tedesche e noi Italiani siano avvenuti in Egeo subito dopo l’8 settembre.
Alla difesa armata dell’isola vi era una
Compagnia dell’Esercito del 10° Fanteria
– Brigata Regina al comando del Capitano di Fanteria Donadio, con postazioni di
mitragliatrici lungo il litorale, con una forza di circa 300 uomini.
Una isola così montagnosa, difficile da
percorrere e quasi priva di strade poteva
essere inespugnabile purchè fossero stati approntati adeguati sistemi di difesa.
Questa era la situazione esistente nell’isola quando alle ore 20,00 del giorno
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8 settembre 1943, noi e tutte le Basi dell’Egeo apprendemmo dal Giornale Radio
della Marina la notizia dell’armistizio.
Il comandante Margarucci convocò subito gli Ufficiali e Sottufficiali del suo Comando per far luce sulla situazione ordinando
che fosse effettuata la massima vigilanza
sul Personale dipendente esortando alla
calma gli 800 Marinai della Base, precisando che tutto doveva procedere come
prima della notizia dell’armistizio, in attesa
di ordini degli Organi Superiori.
Ricordo che il morale dei Marinai era molto basso, uno stato d’animo comune a tutte le guarnigioni dell’Egeo ma sentito in
maggior modo a Stampalia dove, oltre alle scarne risorse dell’isola, alla povertà
degli Isolani e scarsamente abitata, regnava lo sconforto per la lunga e molte
volte lunghissima permanenza lontano
dalla Madrepatria senza possibilità di avvicendamenti e di licenze, il tutto aggravato da un pessimo servizio postale.
Il 23 settembre il comando della guarnigione dell’isola passò al Capitano di Corvetta Vittorio Daviso di Charvensod. La
sua prima impresa fu quella di ispezionare tutti i Reparti alle sue dipendenze e le
opere di difesa dell’isola. L’impressione
che ne ebbe non fu certamente buona
specialmente per il morale della Gente. In
quanto unico operatore radio della Base,
ero personalmente a conoscenza dei suoi
rapporti ed ordini trasmessi via radio. Il
Comandante mi si rivolgeva confidenzialmente chiamandomi con il nome di battesimo Beppe.
Nel settore della difesa il Comandante
Daviso cercò di adottare misure atte a
contrastare e resistere ad un attacco proveniente dal mare: fece sistemare sulle
alture intorno al porto di Maltesana le mitragliere sbarcate da una motocannoniera tedesca catturata il 17 settembre ed organizzò una massa di manovra per la difesa antiparacadutisti confermandone al
comando il TV Pizzolo.
Uno dei servizi più importanti era quello
dell’avvistamento e fui sollecitato personalmente dal Comandante Daviso a rinforzare i turni di guardia della mia postazione
di vedetta in cima al monte Castellana.
Una conferma dello scarso spirito combattivo del personale si ebbe il 7 ottobre
quando, a nord dell’isola incrociatori inglesi attaccarono e distrussero un convoglio tedesco diretto a Coo. Una motozattera facente parte del convoglio evidentemente allontanatosi dal gruppo appena
avvistate le Unità inglesi, diresse verso
Stampalia per cercarvi rifugio. Il Comando ordinò alla Batteria di monte Castellana di aprire il fuoco sul natante. L’ordine
fu eseguito con un certo ritardo e con un
solo pezzo alla volta poiché il Comandante della batteria ebbe difficoltà a comandare gli inservienti dei pezzi, così come
ebbe a riferire al Comandante Daviso nella sua relazione di servizio.
Il giorno 22 ottobre fu sferrato l’attacco
tedesco contro l’isola di Stampalia con
una azione navale ed aerea e lancio di paracadutisti. Fu un inferno di fuoco: bombe
che cadevano dal cielo sganciate da un
nugolo di Stukas, colpi di cannone delle
navi al largo, paracadutisti ben equipaggiati che avanzavano a colpi di mitra.
L’eseguità di uomini e mezzi delle forze
italiane, l’impossibilità di comunicare con
i Comandi Superiori in quanto la Centrale
telegrafica fu subito colpita e distrutta da
una bomba d’aereo, la menomata volontà
di resistenza sia degli Italiani che dei pochi Inglesi presenti sull’isola, l’immediata
cattura da parte dei tedeschi del Comandante Daviso, rimasto isolato nel suo Comando, fece sì che gli assaltatori furono
ben presto padroni di tutta l’isola.
Durante la battaglia io ero nella mia postazione in cima al monte Castellana protetta da sacche a terra, armato di una mitragliatrice con al mio fianco il Marò Mario Ostuni di San Pietro in Vincoli e sparavamo su tutto quello che si muoveva sotto di noi mentre i tedeschi risalivano lentamente la china della montagna. Verso le
ore 11,00 esaurimmo le munizioni della
mitragliatrice, dopo sei ore di combattimento, eravamo affamati ed assetati e
cessammo di combattere. Mi sono rivolto
al mio compagno, lo guardai negli occhi e
gli dissi: “Mario è giunta la nostra ultima
ora, non ci resta che pregare”. Io pregai
la Madonna dei Fiori di Bra, sono Braidese, che mi salvasse la vita. Pregammo
tanto tutte e due. Verso le 11,30 il fuoco
contro di noi cessò di colpo, il cerchio si
strinse e alle ore 12,00 precise del 22 ottobre fui fatto prigioniero.
La mia odissea non ebbe termine a Stampalia. Fatto prigioniero, trattato come Italiano traditore, fui deportato in un Campo
di Concentramento in Ucraina, costretto
ai lavori forzati a Minsk e poi a Borrisow.
Durante la ritirata dei Tedeschi dalla Russia fui abbandonato alla mercè dei Sovietici che stavano avanzando verso la Germania. Ho peregrinato al seguito dell’Armata Rossa per mezza Europa e finalmente a guerra finita, il 2 maggio 1945 fui lasciato libero di tornare in Italia. Ho vagato per la Germania tentando di avvicinarmi ai nostri confini e grazie alle nozioni di
cartografia imparate in Marina e di una
bussola trovata… per terra, ho trovato la
strada di casa il 17 ottobre 1945.
nnn
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