Marketing Ovale Una rubrica di Benchmarking di Antonio Pagano SIX NATIONS un grande evento sportivo un fantastico prodotto di marketing P rendiamo il più antico torneo di rugby del mondo, aggiungiamoci le sei nazioni più titolate del vecchio continente, centinaia di milioni di spettatori potenziali, decine di reti televisive mondiali a copertura dell’evento, aggiungiamo uno spettacolo sportivo di altissimo livello, agonismo alle stelle, colore e calore umano quanto basta, guarniamo il tutto con una palla dalla forma strana … et voilà, ecco la ricetta di un prodotto di marketing praticamente perfetto. Stiamo parlando ovviamente del Six Nations, di uno dei più importanti tornei di rugby al mondo. Inizialmente, nel lontano 1883, le nazioni erano 4 (Inghilterra, Galles, Irlanda e Scozia), poi sono diventate cinque nel 1910 con la Francia e solo dal 2000 l’Italia è stata ammessa al gioco. Da centoventisei anni dunque le 4 quattro rappresentative dell’impero britannico, poi la Francia e infine l’Italia si contendono il trofeo di rugby per Nazionali più ambito d’Europa e i trofei collegati (grande slam, triple crown, calcutta cup ecc.), cercando di evitare come la peste il famigerato “wooden spoon” (che va all’ultimo classificato) o ancor peggio il “whitewash” che tocca a chi perde tutte e 5 le partite disputate. Il Sei Nazioni, o SIX NATIONS RBS come è più giusto chiamarlo, è un evento con decorrenza annuale (febbraio/marzo) in grado di coinvolgere milioni di persone dal vivo o collegate tramite tv. Il suo title sponsor è da anni la Royal Bank of Scotland che, nonostante i 28 miliardi di sterline di perdite causate della crisi finanziaria, ha deciso lo stesso di continuare a investire sulla palla ovale. E questo la dice lunga sulle straordinarie potenzialità economiche del Sei Nazioni, al di là dei risvolti sportivi. Royal Bank of Scotland sarà dunque il main partner nel torneo Sei Nazioni fino al 2013 investendo più di 20 milioni di sterline (circa 23 mln di euro). >> Antonio Pagano 33 anni, avvocato. Esperienza consolidata nel marketing dei beni di largo consumo, nella pratica sportiva e in scienza della nutrizione. Marketing and Communication Manager del Montepaschi Viadana Rugby Club dal 2004 al 2008. Ha introdotto con sistematicità il marketing nel mondo del rugby italiano, facendone uno strumento fondamentale di crescita e d’immagine. Ideatore di Performanager®, l’innovativo metodo di formazione manageriale basato sui principi e i valori del rugby, adottato con successo da numerose importanti aziende italiane e multinazionali n˚46 Marzo 2009 99 >> Anche sul versante italiano le cose sembrano andare nella di grande successo, attraente e remunerativo, capace di direzione giusta. Il Presidente della FIR Giancarlo Dondi che ha dichiarato: “Con l’edizione di quest’anno l’Italia del rugby festeggia il decennale in questo prestigioso torneo… Da allora ne abbiamo fatta di strada. Siamo cresciuti non tanto nei risultati, quanto nell’immagine”. Già l’immagine, di cui spesso si sente parlare ma a cui non viene data l’importanza che merita e di cui non viene percepito (soprattutto dai non addetti ai lavori) il vero valore anche e soprattutto economico. Il Sei Nazioni resta per l’Italia il momento-clou, quello che ha permesso ai bilanci federali di compiere grandi passi avanti. Si prevede che quest’anno la suddivisione dei proventi tra le sei partecipanti porti all’Italia circa 8,5 milioni di euro, un po’ meno rispetto ai 10 milioni dello scorso anno a causa della svalutazione della sterlina, valuta “di riferimento” del torneo, una cifra in ogni caso più che ragguardevole. Poi bisogna contare gli incassi delle partite casalinghe (il Flaminio, la cui capienza è stata aumentata a 34 mila posti, dovrebbe essere pieno per tutti e tre i confronti interni della Nazionale) e l’indotto di partner, sponsor e fornitori della Federazione, che sono più di 25 milioni di euro. «In un anno come questo - sottolinea Dondi - il nostro budget è comunque salito da 28 a 29 milioni di euro. Cinque volte tanto rispetto agli 11 miliardi di lire del 2000. Siamo orgogliosi di poter dire che avevamo sei contratti in scadenza e tutti sono stati rinnovati. In più è stata avviata una collaborazione con tre nuove realtà (i nomi già ufficializzati sono quelli di Better, brand di Lottomatica, e Glen Grant del Gruppo Campari). Evidentemente il nostro prodotto vale». E come se vale, dico io. Ma cosa ci vuole per trasformare uno spettacolo sportivo di alto livello, ed è di questo che stiamo parlando, in un business 100 Rugby! il magazine italiano del rugby evolversi e accrescere gli appassionati? Facile, ci vuole il marketing. Come sempre lo sport, il rugby in questo caso, è oggi assimilabile ad un’azienda (con i dovuti adattamenti) e come sempre entrano in gioco gli strumenti di marketing che ne valorizzano le caratteristiche e le potenzialità senza per questo snaturarne l’essenza. Un business così grande deve giocarsi al meglio le proprie carte, deve sfruttare al meglio ogni opportunità, dai diritti televisivi al ticketing, dal merchandising agli eventi collaterali e la strada migliore, per non dire l’unica, è rappresentata proprio dal marketing, inteso come strategia, come tattica e come azioni di comunicazione. A proposito di “eventi nell’evento”, inni nazionali a parte (dove ogni nazione schiera dei cantanti più o meno famosi e in voga), poco si vede ancora su questo versante. Uno sguardo alla capacità recettiva degli impianti oltre che alla copertura televisiva ci fa capire invece le enormi potenzialità che ci sono o che ci sarebbero perché dal mio punto di vista non vengono sfruttate al meglio. Siccome quasi ad ogni incontro siamo in “sold out” ovvero in situazione di tutto esaurito, e siccome ogni Nazionale gioca ad anni alterni due o tre partite in casa possiamo capire quanto possa essere l’entrata proveniente dal solo ticketing (milioni di euro ad evento), a cui dobbiamo aggiungere: • • • Hospitality (corporate, supporters ecc.) Food & Beverage Merchandising e Memorabilia E non stiamo considerando qui gli introiti provenienti dai diritti televisivi e pubblicitari (sono le maggiori entrate per le Federazioni) che ammontano da soli (per le sei Federazioni) a più di 100 milioni di euro all’anno e tutto l’indotto generato al territorio (alberghi, ristoranti, bar) oltre al merchandising non ufficiale, che andrebbe ovviamente combattuto ma che comunque rappresenta in Italia (all’estero sono molto più restrittive le norme in materia di contraffazione) una grossa fetta di entrate per i venditori ambulanti. Qualcuno (della vecchia scuola duri e puri, li chiamo io) si chiederà cosa “ci azzecca” il marketing con un torneo di rugby, con il più tradizionale degli appuntamenti rugbistici internazionali che esiste da quasi 130 anni… e ancora in che modo possiamo rapportare questa visione del business al nostro “prodotto Six Nations”? Ci azzecca eccome, dico io. Infatti se lo scopo del marketing in generale, nelle parole di Sergio Zyman, responsabile del marketing di Coca Cola “è quello di vendere più roba, a più persone e spesso per più soldi, per generare profitto”, ci azzecca eccome e vi spiego perché. Il mio approccio sarà, dunque, quello di considerare questo evento/ prodotto come un qualsiasi altro bene o servizio tradizionale applicando i principi del marketing mix, intesi come gli strumenti che l’impresa usa per perseguire i suoi obiettivi. A tal fine userò le famose 4 P (poi diventate sei) del marketing, attribuite al guru Kotler ma in realtà elaborate già negli anni sessanta da Jerome McCarthy, professore universitario. • Prodotto Si tratta dell’evento in se inteso , comprendendone ogni sua parte. Nel nostro caso il prodotto è il Torneo, con la sua storia, tradizione, notorietà e vissuto. Da tutti è considerato un evento di alto livello e, indipendentemente dal vincitore o dal posizionamento della propria Nazionale, partecipare al Sei Nazioni (da atleta, da sponsor o da spettatore a casa o ancora meglio allo stadio) è un qualcosa di molto ambito. Il fatto importante, dal punto di vista del marketing, è che il prodotto (ogni prodotto) è di per se necessario ma non sufficiente a creare un business rilevante e commercialmente profittevole. Cambiando il punto di vista, il prodotto dovrebbe essere addirittura il frutto di una esigenza reale o latente del consumatore (bisogno di svago, competizione, socialità ecc.) secondo la filosofia del “percepisci e rispondi” sostenuta da Carpenter. In sintesi il prodotto è la base di partenza e bisognerebbe che assomigliasse sempre di più alla “mucca viola” di Seth Godin in mezzo ad un mondo di mucche marroni, che sia un prodotto eccezionale cioè, non assimilabile a nessun altro. A mio parere il Sei Nazioni lo è a tutti gli effetti. • Prezzo E’ il costo che i diversi interlocutori (stakeholders) sono disposti a pagare per il prodotto “Six Nations”. Include ad esempio il costo che i network televisivi sono disposti a sostenere per accaparrarsi in esclusiva la trasmissione dello stesso (vedi ad esempio Sky tv), il costo che gli spettatori sono disposti a pagare per godersi lo spettacolo da casa (pay per view) o allo stadio (biglietti di ingresso), i costi del merchandising e dei memorabilia (che grazie al valore del marchio e al vissuto vengono pagati e percepiti dagli utilizzatori molto di più di uno stesso prodotto senza marchio), dell’hospitality e di tutto ciò sia in qualche modo correlato all’evento stesso e che non si acquisterebbe o sosterrebbe come spesa se non ci fosse alla base il prodotto/evento in questione. • Place/Posizionamento Posizionare correttamente sulla griglia del mercato un prodotto/servizio vuol dire avere la capacità da parte di chi opera direttamente con lo stesso (Six Nations Rugby Ltd., IRB, Federazioni, Agenzie per la vendita degli spazi, ecc.) di collocarlo e proporlo al mercato rendendolo sempre più appealling (interessante) e diffuso, ovvero fruibile dalla maggior parte dei target di riferimento. Il posizionamento del prodotto include anche la sua distribuzione sul mercato. Posizionare un prodotto è fondamentale ai fini del successo o insuccesso del business: Se ad esempio il prodotto viene posizionato “troppo basso” si rischierà di perdere soldi o di non arrivare ad un target di persone “big spender”. Al contrario un posizionamento “troppo elevato” potrebbe allontanare e far desistere il potenziale fruitore, nella considerazione di non potere o non volere sostenere il costo esagerato a suo giudizio dei biglietti o del merchandising o nel caso di aziende degli spazi pubblicitari e allo stadio. A mio parere il “Six Nations” è ottimamente posizionato anche perché gode di un regime di monopolio dovuto all’esclusività stessa e non risente quasi per nulla del competitor dell’altro emisfero “Tri Nations” che per distanza geografica e momento in cui si gioca non va in alcun modo a sovrapporsi all’evento in questione. Nel >> benchmarking competitivo, alla ricerca n˚46 Marzo 2009 101 >> • di altri potenziali competitors, vanno analizzati anche eventi dello stesso sport come ad esempio competizioni per Club (Heineken e Challenge Cup) e altri eventi legati a sport diversi come il calcio. Per l’azione di coordinamento operata dall’International Rugby Board che approva tutti i calendari di competizioni nazionali ed internazionali e per l’assenza di altre competizioni nel medesimo periodo (vd.Europei o Mondiali di Calcio, Olimpiadi Estive,ecc.) il Sei Nazioni appare ben “tutelato” da interferenze competitive. Promozione Promozione, ossia comunicazione. E’ il drive di tutto: non basta avere un prodotto (anche il miglior prodotto del mondo, anche una “mucca viola”) se non lo si fa conoscere, se non riesce a raggiungere il target di riferimento (aziende, istituzioni, sportivi, atleti, largo pubblico, ecc.), tutti quelli che in qualche modo potrebbero essere interessati o beneficiarne. Comunicare il prodotto vuol dire anche fare degli investimenti in advertising (spot tv, giornali, ecc.) e lavorare sul cosiddetto “below the line” ovvero su tutte le altre forme di comunicazione che non sono pubblicitarie in senso stretto (stiamo parlando degli eventi, delle pubbliche relazioni, dei redazionali ecc.) con la speranza (calcolata) di raccogliere ben più di quanto speso, sia a breve ma soprattutto a medio e lungo termine. Il sito web www.rbs6nations.com è un condensato di marketing e comunicazione e rappresenta dal mio punto di vista un esempio eccezionale di come si possa proporre, valorizzare e vendere al meglio il prodotto sul In queste pagine, alcune immagini (Action Images) dei primi tre turni dell’RBS 6 Nazioni 2009 102 Rugby! il magazine italiano del rugby web: immagini, notizie, giochi, news, merchandising, blog ecc. il tutto in tre lingue e con un’interfaccia grafica intuitiva e di facile utilizzo per chi naviga. Ovviamente il web è solo uno dei canali promozionali, particolarmente adatto ad un pubblico giovane e dinamico. Ma per comunicare al meglio ci vuole un’azione coordinata e sinergica di più media e in diversi momenti al fine di ottenere quella che in comunicazione è chiamata “copertura” totale. Un problema italiano legato alla promozione del prodotto, un problema di comunicazione quindi, è rappresentato dal canale, dalla rete che manda in onda l’evento ovvero gli dà visibilità televisiva. Per quanto riguarda l’Italia che ha una storia relativamente nuova e non ancora consolidata di pay tv, molto diversa rispetto agli altri paesi coinvolti nel Sei Nazioni, soprattutto quelli anglosassoni, la scelta da parte della Six Nations Rugby Ltd. di vendere i diritti per i prossimi 3 anni alla pay tv di Murdoch, Sky, dopo anni di TV in chiaro (La 7), potrebbe comportare qualche problema in termini di fruibilità e di copertura, con probabile riposizionamento in basso sul mercato. Il calcolo è presto fatto, confrontando alcuni dati di ascolto: Scozia-Italia del 29 settembre 2007 (World Cup), tra le partite di rugby più viste (a pagamento) su Sky, ha registrato 365.620 spettatori; due anni fa Italia-Irlanda in chiaro su la 7 ha avuto circa 2.000.000 di media di spettatori. Per “qualche dollaro in più” (un milione di euro a stagione, perché parrebbe che l’offerta di Sky sia sui 2,5 milioni di euro a stagione contro 1,5 milioni offerti da La7 che ne ha detenuto i primi diritti dal 2004 fino all’attuale edizione) è una cifra del tutto trascurabile se si considera la minore penetrazione del messaggio (diffusione virale), la enorme perdita di telespettatori dovuti al passaggio da tv in chiaro a pay tv e le perdite economiche e di immagine conseguenti a questo cambiamento. Se una partita di rugby è vista da due milioni di persone (più precisamente si parla di numero di contatti generati, e per valutarne la convenienza in comunicazione di costo/contatto) ha un valore ed un appeal per chi decide di sfruttare il media in comunicazione, se ha due o trecentomila spettatori ne ha ovviamente un altro, decisamente più basso, senza considerare la diversa segmentazione del target (classe sociale, sesso, età ecc. degli spettatori) diverso a seconda dei canali prescelti. L’Italia è un paese giovane, rugbisticamente parlando, ma in costante e piena crescita, come dimostrano i dati sul numero dei tesserati (78.000, in aumento del 27% rispetto alla stagione 2006/2007) e sul numero dei praticanti (145.000) degli ultimi anni. Questa crescita è stata determinata proprio dalla fruibilità della messa in onda su una tv in chiaro. A favore di Sky può annoverarsi invece l’ottima qualità del prodotto offerto e la pluriennale presenza nel mondo dello sport. Pensando al prodotto “Six Nations” dal lato dei vari consumatori/acquirenti e superando la visione dell’azienda (4P di Kotler/ Mc Carthy), ogni strumento di marketing è concepito per offrire al consumatore benefici e vantaggi. Ecco quindi entrare in gioco le cosiddette “4C” elaborate da Robert Lauterborn, che tratta la materia nell’ottica non più dell’azienda ma del consumatore e precisamente: l’utente privato (che può scegliere se assistere da casa o allo stadio e in che posizione o con che benefit aggiuntivi) sia per le aziende che possono determinare il media da adoperare e l’investimento totale con molta elasticità. • Customer Communication (Comunicazione) Utilizzando diversi canali comunicativi (web, tv, stampa, below the line, ecc.) risulta semplice per tutti ricevere informazioni e approfondimenti sul torneo, sui giocatori, sugli eventi collegati. La sintesi è che ogni evento sportivo, sia esso di rugby o di altri sport, ciclico o “one shot”, grande o piccolo, con copertura televisiva o no, ha bisogno oggi del marketing e della comunicazione che ne rappresentano in qualche modo l’anima, che lo valorizzano e lo fanno diventare comunque grande, che lo fanno conoscere ed apprezzare senza snaturarlo, sempre nel rispetto della sua essenza o come si dice in gergo della sua Unique Selling Proposition, (USP), di ciò che lo caratterizza e ne rappresenta i tratti distintivi, rendendolo unico ed irripetibile. Il Six Nations non fa eccezione, anzi un prodotto siffatto ha ancora, dal punto di vista del marketing, un sacco di potenzialità inespresse che aspettano solo di essere portate alla luce (il lavoro fatto fino a questo momento è comunque eccellente), valorizzate e sfruttate al massimo. Tanto è stato fatto e tanto c’è ancora da fare. Qualche suggerimento che mi sento di dare? Utilizzare ancora di più la chiave “spettacolarizzazione” in cui gli americani sono maestri. Il super Bowl, la finale del campionato americano di Football, potrà darci mille spunti a tal riguardo con “Halftime Show” ad esempio o con gli eventi collaterali (musica, spettacolo, comici ecc.) prima, durante e dopo la partita. La strada è già stata tracciata e sperimentata con grande successo anche in Europa dallo Stade Francais di Max Guazzini . Allora la domanda è questa, che giro a Dondi come Presidente della FIR: perché non fare del benchmarking e adattare alle diverse esigenze del Six Nations una strategia di successo? E ancora un’altra domanda, questa volta indirizzata direttamente al Marketing del SIX NATIONS : perché non introdurre un personaggio, una mascotte del Torneo che oltre a vivacizzare ed animare i campi di gioco durante gli incontri potrebbe costituire una perfetta piattaforma su cui costruire una sorta di business nel business con peluche, merchandising, fumetti, cartoni animati, jingle, concorsi, sito web dedicato ecc.? • Customer value o solution (Soluzioni per il cliente), Il Torneo Sei Nazioni offre agli appassionati di rugby ma anche agli sportivi in generale un grande prodotto, uno dei più grandi spettacoli sportivi europei. Offre la possibilità di seguire la propria Nazionale in 5 stati diversi e tramite società collegate pacchetti turistici e di hospitality customizzati. • Customer costs (Costo per il cliente, esborso) Il costo del prodotto è perfettamente in linea con la qualità offerta risultando in asse, se non addirittura sotto, a quello delle maggiori competizioni di settore come la Heineken Cup o a pari livello di altri sport. • Customer Convenience (Convenienza) Le domande non sono retoriche e lascio le risposte a chi di Il rapporto costo/prestazione è molto buono, spettacolo dovere, ovviamente nel segno del marketing, l’altra faccia della di grande livello e diversificazione dell’offerta sia per medaglia di ogni evento sportivo moderno. n˚46 Marzo 2009 103