Colmare la distanza tra merchandising e marketing: La chiusura del cerchio Visione prospettica 2015 Nikki Baird e Paula Rosenblum, Soci amministratori Maggio 2015 Sponsorizzato e tradotto da: a Executive Summary Sta accadendo qualcosa di nuovo nel rapporto tra marketing e merchandising, qualcosa che inasprisce l’attrito esistente tra le due organizzazioni e al tempo stesso porta alla luce gravi lacune nel modo in cui tanto il marketing quanto il merchandising pianificano e in definitiva influenzano la domanda. In una situazione che vede i consumatori prediligere sempre più i canali digitali nei propri percorsi di acquisto, l’impatto del marketing digitale non fa che esasperare questo divario, al punto da far emergere un impatto negativo sul business. In questo rapporto scoprirai: le conseguenze della mancanza di misure efficaci sulle strategie di marketing digitale presso gli operatori del retail; la reazione degli operatori del retail alla necessità di offrire comunicazioni più personalizzate; il modo in cui le promozioni digitali e i touch point stanno ponendo nuove sfide sia al marketing che al merchandising; la creazione di nuove fonti di dati non transazionali ad opera dei canali digitali, e le difficoltà a cui devono far fronte gli operatori del retail per utilizzare tali fonti di dati nell’ambito dei processi decisionali; l’impatto della combinazione di queste tendenze sulla capacità di far crescere il margine lordo. Gli operatori del retail sono chiamati ad intervenire in qualche modo per colmare il divario creatosi tra le operazioni di marketing e il relativo impatto sui piani di merchandising. Per avere successo, gli operatori del retail devono innanzitutto individuare le informazioni di cui hanno bisogno prima di poter definire una risposta strategica. Si registrano almeno due evidenti vuoti di informazioni che devono essere affrontati: l’individuazione dei percorsi d’acquisto intercanale e la comprensione dell’impatto delle promozioni sui percorsi d’acquisto. Nel momento stesso in cui raccolgono i dati di cui hanno bisogno e sviluppano le capacità necessarie per trasformarli in conoscenze, sia per capire il percorso d’acquisto del cliente, sia per misurare l’impatto delle promozioni su quegli stessi percorsi, gli operatori del retail oggi possono svolgere azioni specifiche, che saranno oggetto della sezione Linee d’azione al termine di questo rapporto. Siamo convinti che troverai la lettura interessante. Nikki Baird e Paula Rosenblum i Sommario Executive Summary .............................................................................................................. i Disponibile a breve: Una maggiore discontinuità ................................................................... 1 Visione prospettica ........................................................................................................... 1 Promozioni digitali: Un ponte sull’abisso ............................................................................... 3 Come siamo arrivati a questo punto .................................................................................. 3 La pressione verso le promozioni… .................................................................................. 4 ... e l’esigenza della personalizzazione.............................................................................. 4 Evitare gli atti di fiducia ..................................................................................................... 5 Implicazioni .......................................................................................................................... 6 Aggiungere ulteriori complessità ad una situazione di incertezza ....................................... 6 Il peso crescente dei dati non transazionali nelle decisioni aziendali .................................. 6 La complessità delle promozioni come elemento di ulteriore confusione ............................ 7 L’attrito con il merchandising all’interno dell’organizzazione .............................................. 8 Il punto fondamentale: Le opportunità di margine lordo iniziano a scemare........................ 9 Un gioco pericoloso ........................................................................................................ 10 Obiettivi strategici: Le condizioni preliminari all’azione ........................................................ 11 Seguire le briciole digitali: Informazioni preziose dai percorsi di acquisto ......................... 11 Capire il vero impatto delle promozioni ............................................................................ 12 È tempo di una visione olistica ........................................................................................ 12 Linee d’azione: Cosa possono fare gli operatori del retail? .................................................. 13 Ridurre l’attrito tra merchandising e marketing................................................................. 13 Progettare misure trasversali nell’organizzazione per le campagne ................................. 13 Appendice A: Ricerche pertinenti condotte da RSR .............................................................. a Appendice B: Informazioni sul nostro sponsor ...................................................................... b Appendice C: Informazioni su RSR Research ....................................................................... c Figure Figura 1: La sola intuizione non è sufficiente......................................................................... 3 Figura 2: Gli operatori del retail sono convinti che i consumatori non acquistano senza promozioni ........................................................................................................................... 4 Figura 3: Un giudizio poco convinto sulle strategie di prezzo ................................................. 6 Figura 4: Un’opportunità importante in superficie .................................................................. 7 Figura 5: Comprensione dell’impatto dei prezzi ..................................................................... 7 Figura 6: Aumento dell’attrito tra marketing e merchandising ................................................ 8 Figura 7: Guadagni in calo? ................................................................................................ 10 ii Disponibile a breve: Una maggiore discontinuità Nessuna organizzazione nel settore retail è stata sconvolta internamente dalla rivoluzione omnicanale quanto il marketing. Nei rapporti con l’esterno, i responsabili del marketing devono stabilire una relazione con i consumatori in una più ampia matrice di touch point, molti dei quali non sono ancora tecnologicamente maturi, sia nei modi in cui vengono utilizzati, sia nelle informazioni disponibili che gli operatori del retail possono acquisire dall’esame dei comportamenti. La stessa prassi ampiamente consolidata che consisteva nell’esternalizzare l’analisi dei clienti inizia ad essere messa in discussione, ora che gli operatori del retail scorgono la possibilità di utilizzare autonomamente i propri dati. Ci si chiede allora se abbiano la capacità di trarre vantaggio dalle conoscenze acquisite sui clienti. A livello interno, le organizzazioni di marketing affrontano la discontinuità su due fronti. Nella maggior parte dei casi, gli operatori del retail sono già sufficientemente consapevoli della prima sfida interna, la lotta ampiamente documentata per la coesione del marketing con gli operatori del retail che spostano le risorse del marketing digitale, tradizionalmente concentrate unicamente sull’esperienza digitale, verso un ruolo più ampio incentrato su una brand experience integrata. La seconda sfida organizzativa, nuova e vecchia al tempo stesso, riguarda il coordinamento con il merchandising. La vecchia storia riguarda la progressiva affermazione del marketing rispetto al tradizionale ruolo di braccio comunicativo del merchandising, finalizzato a pubblicizzare promozioni già negoziate tra l’ufficio merchandising e i fornitori ad un partner omologo. Questo nuovo ruolo rende il marketing responsabile di tutto ciò che riguarda i clienti: le informazioni, l’orientamento alla clientela e le comunicazioni. Quando si verifica un passaggio di potere di tale portata, è naturale che si producano frizioni. Ma questa, in effetti, è una vecchia storia. Tuttavia, con l’affermazione del marketing e la proliferazione dei canali di informazione e vendita dei prodotti, il marketing è diventato l’autentico portabandiera del marchio. Ora partecipa alle decisioni (o le formula arbitrariamente) sull’assortimento, sul prezzo e sull’onnipresente promessa del marchio. Sta accadendo qualcosa di nuovo nel rapporto tra marketing e merchandising, qualcosa che inasprisce ulteriormente questo attrito e al tempo stesso porta alla luce gravi lacune nel modo in cui tanto il marketing quanto il merchandising pianificano e in definitiva influenzano la domanda. In una situazione che vede i consumatori prediligere sempre più i canali digitali nei propri percorsi di acquisto, l’impatto del marketing digitale non fa che esasperare questi contrasti, al punto da far emergere un impatto negativo sul business. È soprattutto nel settore delle promozioni, in un mondo del retail iper-promozionale come quello di oggi, che il marketing rappresenta un problema. Come è possibile? Quando le vendite online rappresentano spesso l’unica nota positiva nelle performance del retail, come può accadere che il marketing digitale, il campione dei canali digitali, possa di fatto avere un impatto negativo sul business? E cosa possono fare gli operatori del retail per invertire la tendenza? Sono questi gli interrogativi sui quali intendiamo proporre una riflessione in questo rapporto. Visione prospettica In questo rapporto viene presa in esame la trasformazione che il marketing e il merchandising stanno attraversando per effetto della diffusione dei canali digitali e del comportamento del consumatore omnicanale. Esso rientra in una serie di documenti che RSR produce appositamente per esplorare in modo più approfondito specifici argomenti di settore. 1 La metodologia della visione prospettica adottata da RSR fa leva su molteplici benchmark di ricerca per scavare più a fondo in questioni che interessano trasversalmente diverse discipline della vendita al dettaglio. Nelle visioni prospettiche confluiscono tendenze di dati apparentemente disparate non solo per dare forma ad un quadro attuale su un dato argomento, ma anche per offrire all’intera industria un punto di vista maggiormente orientato al futuro. Per un elenco dei rapporti a cui viene fatto riferimento in questo studio si veda l’appendice A. 2 Promozioni digitali: Un ponte sull’abisso Come siamo arrivati a questo punto Le prime misure riguardanti l’impatto dei canali digitali sulle vendite offline ne hanno valutato l’influenza al 50% circa. Questo dato non ha fatto che crescere costantemente da allora. Oggi, il principio di massima comunemente accettato stabilisce che le vendite offline vengono in qualche modo influenzate per almeno il 60%, con punte dell’80% dichiarate da alcuni operatori del retail. Paradossalmente, nel benchmark RSR del 2014 sulle strategie del marketing digitale abbiamo riscontrato che gli operatori del retail erano mediamente in grado di attribuire solo il 25% dei loro risultati di marketing complessivi alle attività di marketing digitale. Si tratta di un enorme divario tra l’influenza percepita sul fatturato e la realtà dei risultati misurabili. Non aiuta il fatto che gli esperti di marketing digitale si trovano sotto pressione per giustificare le spese di pubblicità sui social rispetto alle controparti del marketing tradizionale. Considerato il così scarso allineamento delle percezioni generali, è pressoché garantito che un osservatore rilevi punti di criticità a livello tattico. La nostra ricerca mostra che le cose stanno effettivamente così: dal benchmark di RSR sulle strategie di marketing digitale degli operatori del retail abbiamo riscontrato che le tre più importanti problematiche di implementazione sono conseguenza diretta di questa contraddizione per cui gli operatori del retail si rendono conto che i canali digitali esercitano una influenza fortissima, ma non dispongono di misure efficaci per corroborare questa loro convinzione (figura 1). Figura 1: La sola intuizio ne no n è sufficient e Le 3 sfide principali per l’implementazione Top 3 Digital Marketing Implementation Challenges del marketing digitale Winners Vincenti Others Altro Knowing which tacticslework bestpiù in efficaci which Conoscere tattiche channels nei vari canali 68% 43% 53% 55% Measuring effectiveness of different Misurarethe l’efficacia delle varie tattiche marketing tactics di marketing 47% 50% Capire e adattarsi modo in cui i diversi Understanding andalaccommodating how segmenti di clientela si relazionano con noi different customer segments engage with us Misurare l’impatto intercanale delle varie Measuring the cross-channel impact of tattiche di marketing different marketing tactics 29% 37% Fonte: Retail Marketing 2014: On The Digital Road (Marketing per la vendita al dettaglio 2014: Sulla strada digitale), settembre 2014 Perché è così difficile misurare l’impatto dei canali digitali? Potremmo analizzare l’attribuzione dei ricavi (assegnando il corretto credito di vendita agli investimenti in canali digitali che portano alla prima tappa nel percorso d’acquisto dei clienti rispetto all’ultima). Simili indagini rischierebbero tuttavia di perdere di vista l’essenziale. La realtà è che gran parte dell’attenzione dedicata ai canali digitali dagli operatori del retail riguarda le promozioni, esattamente come accadeva per i canali tradizionali. 3 La pressione verso le promozioni… L’attenzione verso le promozioni è la risposta diretta alla pressione che gli operatori del retail avvertono da parte dei consumatori. Da diversi anni, ininterrottamente, la ricerca RSR indica la sensibilità al prezzo dei consumatori come la problematica di business citata più di frequente tra i fattori di influenza per le strategie di prezzo degli operatori del retail (figura 2). Figura 2: Gli operatori d el r etail sono convinti che i consum atori non acquis tano se nza pro mozioni 3 principali sfide Business del business nella Top Le 3 Strategic Pricing Challenges determinazione strategica dei prezzi 2014 2013 56% 57% Aumento della sensibilità al prezzo da parte dei Increased price sensitivity of consumers consumatori Esigenza di tutelare l’immagine di prezzo del Need to protect our brand’snostro pricemarchio image 34% Needdi to provide consistency in price Necessità garantire omogeneità di prezzo nei vari canali across channels 42% 25% Increased pricing aggressiveness from Maggiore aggressività nella politica di prezzo competitors della concorrenza 43% 32% 41% Fonte: The Pricing Paradox: Benchmark Report (Il paradosso della determinazione dei prezzi: Rapporto di benchmark), aprile 2014 Non sono molti, rispetto ad alcuni fa, gli operatori del retail ossessionati dalle pressioni esercitate dalla concorrenza. Quella preoccupazione ha lasciato il posto oggi alla necessità di salvaguardare l’immagine di prezzo del proprio brand e di assicurare una maggiore coerenza di prezzo nell’insieme dei canali. Paradossalmente, uno dei modi più importanti con cui gli operatori al dettaglio ritengono di poter far fronte a tutte e tre queste pressioni (sensibilità al prezzo dei consumatori, tutela del prezzo del marchio e coerenza dei prezzi nei vari canali) si risolve nelle promozioni. Nello stesso benchmark sui prezzi gli operatori del retail ci hanno riferito che le promozioni, ossia proporre il “tuo” prezzo anziché “il” prezzo, sono praticamente l’unico modo per consentire strategie di prezzo diverse in canali diversi e nel contempo far percepire ai clienti che le politiche di prezzo sono coerenti in tutti i canali. ... e l’esigenza della personalizzazione La situazione si fa più delicata quando entra in gioco la personalizzazione. Sia che si tratti di marketing, merchandising o di operazioni sui canali digitali, gli operatori del retail sono consapevoli che la strategia “di massa” non è più una via percorribile quando si tratta di comunicare con i clienti. I segmenti di clientela sono sottoposti ad un processo di frammentazione da parte dei media digitali, che li rende più facili da intercettare ma impedisce di raggiungere facilmente un vasto pubblico con un messaggio comune. Si aggiunge così un ulteriore elemento di complessità alle comunicazioni di marketing. 4 I consumatori, resi consapevoli a loro spese della voluminosità dei dati personali raccolti grazie alla tecnologia, sono sempre più convinti che gli operatori del retail potranno ottenere tali informazioni solo a condizione di farne un uso più vantaggioso per i consumatori stessi. Gli operatori del retail, dal canto loro, si rendono conto che se quelle comunicazioni sono incentrate sulle promozioni, una promozione di massa è destinata a rivelarsi tanto costosa quanto inutile. Un’offerta diretta ad almeno una parte del pubblico che abbia già acquistato il prodotto a prezzo pieno in assenza dell’offerta rappresenta un’inutile perdita di margine lordo, mentre un’offerta destinata a consumatori che non acquisterebbero mai il prodotto, indipendentemente dalle condizioni, è sostanzialmente classificabile come spam. Diversamente da quanto accadeva un tempo, quando gli operatori del retail non prestavano grande attenzione al secondo gruppo di consumatori, ora che tutti i consumatori si aspettano che i venditori li conoscano e agiscano in modo intelligente sulla base di quelle informazioni, un’offerta inutile porta di fatto con sé conseguenze negative più gravi di quanto si verificasse in passato, perché dimostra che l’operatore del retail è nella migliore delle ipotesi non pertinente o, nella peggiore, incompetente. Evitare gli atti di fiducia Gli operatori del retail si rendono conto intrinsecamente del valore dei canali digitali e capiscono che non hanno scelta se non quella di utilizzarli per raggiungere i consumatori; devono andare dove vanno gli acquirenti. Ma il valore intrinseco non è sufficiente per condurre un’attività commerciale di successo. La combinazione delle promozioni con i canali digitali presenta purtroppo dei risvolti pericolosi. Gli operatori del retail propongono offerte che incidono sulla domanda (con conseguenze dirette sulle operazioni sia di merchandising che di supply chain), in canali che in definitiva non riescono a misurare in termini di portata ed efficacia, e talora neppure a capire. Le implicazioni vanno ben oltre il marketing digitale, rendendo più aspro l’attrito esistente tra merchandising e marketing, come vedremo nella prossima sezione. 5 Implicazioni Aggiungere ulteriori complessità ad una situazione di incertezza Le tecnologie di ottimizzazione dei prezzi e la loro conseguente influenza sulle strategie di prezzo circolano già da oltre un decennio nel settore del retail. Nelle primissime fasi dell’implementazione delle soluzioni, gli operatori del retail riferivano incrementi sbalorditivi in termini sia di ricavi che di margini per effetto dell’ottimizzazione dei prezzi. Gli operatori del retail si aspettano ancora che l’ottimizzazione dei prezzi e le relative strategie di prezzo producano miglioramenti, principalmente a livello di margini, ma in misura più contenuta anche di fatturato. Tuttavia, la fase dei risultati facilmente realizzabili si è presto esaurita. I miglioramenti futuri saranno necessariamente il frutto di una sempre maggiore granularità nel modo di guardare al business. L’aggregazione dissimula la variabilità, ed è in quella variabilità che è possibile realizzare gli incrementi di margine. Rispetto al passato, oggi gli operatori del retail sono purtroppo meno entusiasti della qualità del servizio offertogli dalle strategie di prezzo (figura 3). Figura 3: Un giu dizio poco convinto sulle strategi e di p rezzo Efficacia delle di prezzo nei risultatiTop How Effective Are Yourstrategie Pricing Strategies in Driving anddiBottom Line Results? fatturato e negli utili 62% 27% 11% Very effective Molto efficaci Somewhat effective Abbastanza efficaci Not effective at all Totalmente inefficaci Fonte: The Pricing Paradox: Benchmark Report (Il paradosso della determinazione dei prezzi: Rapporto di benchmark), aprile 2014 Sono sostanzialmente due le ragioni che spiegano il venire meno di questo entusiasmo: l’aumento dei dati non transazionali e la crescente complessità delle promozioni. Il peso crescente dei dati non transazionali nelle decisioni aziendali Il marketing digitale mette a disposizione enormi quantità di informazioni non transazionali sui consumatori. In linea teorica, questo dovrebbe favorire un approfondimento della conoscenza degli acquirenti e potenzialmente guidare persino decisioni operative. Per questo non è stato così sorprendente constatare nel nostro recente studio sull’analisi aziendale avanzata che 9 operatori del retail su 10 ritengono che raccogliere i comportamenti e i percorsi d’acquisto dei clienti nel loro mix analitico è un’iniziativa di grande importanza (figura 4, sotto). In quel documento siamo giunti a sostenere che con una simile ossessione gli operatori del retail rischiano di perdere altre opportunità. In realtà, solo metà degli intervistati ha citato l’analisi dell’efficacia promozionale intercanale tra gli aspetti molto importanti. Considerando l’ambiente iper-promozionale di oggi, ci saremmo aspettati un’inversione di tendenza per queste opinioni. 6 Figura 4: Un’ opportunit à import ant e in sup erficie Percentuale che definisce “molto importanti” i dati non transazionali Percent Citing Non-transactional Data as ”Very " Vincenti nel retail Retail Winners All Others Tutti gli altri del cliente epurchase decisioni CustomerComportamento behavior and cross-channel d’acquisto intercanale decisions 90% 74% 60% Sicurezza dei dati Data security 46% Efficacia promozionale intercanale ed elasticità Cross channel promotional effectiveness & price dei prezzi elasticity 54% 43% 52% Forensic examination breach data Accertamento giudiziario dei dati of sulle violazioni 35% Fonte: Advanced Analytics: Retailers Fixate on the Customer (Analitica avanzata: L’ossessione degli operatori del retail per il cliente), Benchmark marzo 2015 Le nostre perplessità su questo desiderio di analizzare i percorsi d’acquisto intercanale sono dovute al fatto che in genere gli operatori del retail non hanno riflettuto a dovere su come queste informazioni dovrebbero essere incorporate nelle decisioni di marketing, né tantomeno di merchandising. La complessità delle promozioni come elemento di ulteriore confusione L’inserimento del marketing digitale nel mix promozionale lo rende ancora più complesso. Tenuto conto delle opinioni contrastanti degli operatori del retail in merito all’efficacia delle proprie strategie di prezzo esistenti, aggiungere ulteriore variabilità in un quadro di pratiche di per sé già discutibile comporta un rischio significativo. E, come emerso dall’ultimo benchmark di RSR sui prezzi, questo elemento va ad aggiungersi alla già scarsa capacità di comprendere l’impatto delle promozioni effettuate o di prevedere l’impatto delle promozioni future che essi contano di lanciare (figura 5). Figura 5: Compre nsione d ell ’ impat to dei pr ezzi Pricing Operational Challengesdei prezzi Sfide operative nella determinazione VincentiWinners nel retail Retail Laggards Ritardatari Stare al passoup con i prezzi della concorrenza Keeping with competitors' prices 39% Maintaining visibility into promotional profitability Coordinating with marketing on promotions and Coordinarsi con il marketing su promozioni e offerte offers Mantenere la visibilità sulla redditività delle promozioni 32% 22% 22% Ridurremarkdown al minimo ispend ribassi Minimizing Measuring the impactl’impatto of executed pricing Misurare delle decisioni decisions di determinazione prezzi eseguite Forecasting Prevedere the impactl’impatto of potential pricing delle decisioni di determinazione dei prezzidecisions potenziali 11% 47% 29% 26% 26% 26% 44% 39% Fonte: The Pricing Paradox: Benchmark Report (Il paradosso della determinazione dei prezzi: Rapporto di benchmark), aprile 2014 7 Oltre a tenere il passo con i prezzi della concorrenza, gli operatori del retail con performance inferiori al mercato si sentono in dovere, da un lato, di misurare l’impatto delle decisioni eseguite in materia di determinazione dei prezzi e, dall’altro, di trasformare queste informazioni in previsioni dell’impatto delle possibili decisioni future. Le altre decisioni operative prioritarie sulla determinazione dei prezzi sono correlate in modo specifico alle promozioni: mantenimento della percezione della redditività delle promozioni e coordinamento con il marketing su promozioni e offerte. Data la crescente importanza dell’utilizzo dei dati non transazionali per capire il comportamento del cliente (che dovrebbero includere le risposte dei clienti a promozioni e offerte) e le difficoltà che gli operatori del retail incontrano oggi nel monitorare la redditività e i risultati effettivi delle promozioni e in definitiva nel prevedere le possibili decisioni future in ambito di promozioni, il nostro livello di preoccupazione è salito. Sembra che gli operatori del retail si siano legati ad una strategia estremamente rischiosa: condurre un maggior numero di promozioni, diffuse tramite canali che non conoscono bene, con una scarsa visibilità sull’effettivo funzionamento di queste operazioni e altrettanta poca capacità di risolvere gli errori del passato nelle promozioni future. Non stupisce quindi che provino meno entusiasmo riguardo alla capacità delle strategie di prezzo di concorrere al successo dell’attività commerciale. L’attrito con il merchandising all’interno dell’organizzazione Il marketing sta procedendo faticosamente e le sue attività hanno messo a dura prova le relazioni con il supervisore precedente, un tempo denominato il “principe mercante”. La vicenda sintetizzata in figura 6 è al tempo stesso consueta e sorprendente. In particolare tra gli operatori dalle prestazioni migliori, quelli che chiamiamo i “vincenti nel retail”, l’attrito tra il marketing e il merchandising è diventato una sfida operativa citata con tanta frequenza quanto la precisione dell’impatto della miriade di variazioni di prezzo effettuate dall’azienda. Figura 6: Aum ento d ell ’ attrito tr a m arke ting e merc han dising Sfide operative nella determinazione dei prezzi Top Three (3) Operational Challenges Differ By Vincenti nel retail Retail Winners Tutti gli altri All Others Prevedere in modo olistico l’impatto delle decisioni Holistically predicting the impact of future future su determinazione dei prezzi, assortimenti pricing, assortment and promotional decisions e promozioni Allineare il marketing in modo Getting marketing in lineda tosupportare support i piani di merchandising merchandising plans Far funzionare insieme merchandising Getting merchandising and supply chain to work e supply chain together nostri piani di merchandising Executing at Attuare a morei granular level against our admerchandising un livello più granulare plans Gettingunanquadro accurate picturedella of our current Ottenere attendibile nostra attuale situazione di magazzino inventory position Managing the complexities of cross--channel Gestire le complessità del merchandising intercanale merchandising Incapacità di riconoscere le nuove ideeofin Inability to identify newvelocemente ideas quickly in a sea un mare di informazioni sui clienti customer information and execute on these e di metterle in atto GettingFar stores to execute merchandisingai plans eseguire i piani di merchandising negozi 52% 31% 52% 41% 45% 42% 38% 44% 31% 22% 31% 28% 24% 50% 38% 33% Fonte: The Pricing Paradox: Benchmark Report (Il paradosso della determinazione dei prezzi: Rapporto di benchmark), aprile 2014 8 Questa tensione è andata peraltro a soppiantare le più tradizionali preoccupazioni attorno all’esecuzione da parte dei reparti addetti alla supply chain e alla gestione operativa dei punti vendita. Un conto è avere piani chiaramente definiti ma avere lacune nell’esecuzione. Tutt’altro discorso è quando il processo stesso di pianificazione diventa completamente frammentato, soprattutto quando questi sistemi non sono mai stati progettati per incorporare i fattori della domanda digitale. Da un lato possiamo sostenere che il marketing non è più indispensabile per “allinearsi ai piani di merchandising”, in quanto i gruppi sono ormai omologhi a livello funzionale. D’altro canto, tuttavia, quando non sei veramente sicuro di quanto siano state efficaci le tue politiche di prezzo nel determinare i risultati e non riesci a prevedere l’impatto delle promozioni che stai già eseguendo, introdurne di nuove nel mix non può far altro che aggiungere ulteriore incertezza e caos potenziale nell’intera azienda. L’implicazione non si limita al fatto di “andare d’accordo con gli altri”. Con un marketing costretto ad implementare promozioni più personalizzate in canali digitali immaturi, le conseguenze potrebbero essere contenute per una qualsiasi singola promozione, ma l’impatto cumulativo nel tempo è sufficiente per sconvolgere i piani di merchandising e l’esecuzione dell’inventario. L’impatto ha un duplice risvolto: carenze di stock in luoghi impensati che limitano la capacità dell’operatore del retail di catturare la domanda e ripercussioni negative impreviste sui margini dovute a tassi di risposta migliori del previsto alle promozioni digitali – ripercussioni che non possono essere né monitorate né predette, data l’attuale incapacità degli operatori del retail nello svolgere l’una e l’altra funzione. Quando il team di commercianti di un operatore del retail dedica settimane alla pianificazione e al monitoraggio dell’esecuzione di un programma di merchandising per rendersi poi conto che le attività di marketing hanno prodotto impatti negativi imprevisti e non comunicati sia sui risultati generali dell’operatore del retail, sia sul premio di performance personale del commerciante, c’è poco da stupirsi se tra i due reparti si crea attrito. Il punto fondamentale: Le opportunità di margine lordo iniziano a scemare I dati in possesso di RSR indicano da anni ormai che il mito dei margini lordi “sottili come una lama di rasoio” è appunto solo un mito, visto che gli operatori del retail hanno beneficiato di aumenti costanti del margine lordo nei sette anni oggetto della nostra indagine. Persino nel pieno della Grande Recessione, la continua spinta verso il basso sul versante dei costi e i benefici anticipati dalle tecnologie di ottimizzazione a livello di prezzi, assortimenti e magazzino hanno favorito un incremento dei margini lordi e mantenuto ragionevolmente stabili i guadagni delle aziende. Nello studio comparativo sul merchandising di quest’anno abbiamo rilevato, tuttavia, che per gli operatori del retail inizia ad essere difficile mantenere questi miglioramenti del margine lordo (figura 7). 9 Figura 7: Gua dagni i n calo? Variazioni margine lordo di vendita Changes del to Selling Gross Margin 2014 2013 48% Increased Aumentati Remained theinvariati Same Rimasti Decreased Diminuiti 62% 33% 18% 18% 19% Fonte: Modern Merchandising: Managing Complexity With New Tools And Techniques (Il moderno merchandising: Gestire la complessità con nuovi strumenti e nuove tecniche), febbraio 2015 Sono molti i settori in grado di incidere potenzialmente sulla capacità di un’azienda di dare impulso al margine lordo. Si tratta solo di stabilire quanto costo un produttore riesce a sottrarre da un prodotto prima che la qualità ne risenta. Nel 2014 hanno svolto un ruolo determinante anche il dollaro forte e l’euro relativamente debole, unitamente alla situazione problematica nelle economie dell’Estremo Oriente. Tuttavia, mettendo assieme l’affievolimento dell’entusiasmo degli operatori del retail riguardo all’apporto delle strategie di prezzo sulla crescita del margine e la loro totale assenza di visibilità sull’impatto delle promozioni, in particolare delle promozioni digitali, si direbbe che le prospettive di alcuni operatori del retail sulla loro capacità di favorire un miglioramento del margine lordo rispecchi sia queste complessità interne sia quelle esterne. Un gioco pericoloso Se la strategia di prezzo di un operatore del retail è il carburante che alimenta la capacità dell’azienda di influenzare la domanda, allora le promozioni sono l’equivalente di benzina versata sul fuoco: i risultati sono impredicibili e volatili, una combinazione che può portare a conseguenze indesiderate decisamente negative. Gli operatori del retail che stanno sperimentando le promozioni digitali, e soprattutto quelli che si stanno orientando verso offerte più personalizzate indipendentemente dal canale, devono affrettare i tempi per colmare le lacune delle promozioni digitali, prima che tali conseguenze indesiderate assumano proporzioni tali da incidere sul risultato economico. Commercianti ed esperti di marketing devono in qualche modo convergere su un insieme di metriche congiunte delle prestazioni chiave per scongiurare il rischio di crollo del margine lordo. 10 Obiettivi strategici: Le condizioni preliminari all’azione Gli operatori della vendita al dettaglio sono chiamati ad intervenire in qualche modo per colmare il divario creatosi tra le operazioni di marketing e il relativo impatto sui programmi di merchandising. Colmare queste lacune purtroppo non è così semplice o diretto come vorrebbero gli addetti ai lavori. Per avere successo, gli operatori del retail devono innanzitutto individuare le informazioni di cui hanno bisogno prima di poter definire una risposta strategica. Si registrano almeno due evidenti vuoti di informazioni che devono essere affrontati: l’individuazione dei percorsi d’acquisto intercanale e la comprensione dell’impatto delle promozioni sui percorsi d’acquisto. Seguire le briciole digitali: Informazioni preziose dai percorsi di acquisto Alla luce della reazione entusiasta registrata tra gli operatori del retail all’idea di poter comprendere il percorso d’acquisto dei consumatori, corre l’obbligo di porsi una domanda centrale e cruciale: quale tipo di informazioni possono acquisire gli operatori del retail dall’esame delle informazioni digitali preliminari all’acquisto riguardanti gli acquirenti? Questo genere di informazioni potrebbe rivelarsi fondamentale per poter prevedere l’impatto potenziale delle promozioni tramite i canali digitali sul resto del business. Ad oggi, tuttavia, nessuno sembra conoscere realmente la risposta a questo interrogativo. Innegabilmente, il semplice volume del retargeting, ad esempio, lascia intendere che la propensione a navigare su un particolare articolo porta ad una vendita con un certo livello di frequenza. Anche nel retargeting, un’attività soggetta a forte misurazione, la visibilità si ferma alla porta del punto vendita fisico. Quale percentuale di annunci oggetto di retargeting sulla base di un carrello degli acquisti online si risolve nella vendita in un negozio? Allo stato attuale gli operatori del retail possono solo avanzare supposizioni. Ma la domanda è ancor più sottile. Abbiamo finora presupposto domande basate su transazioni, in cui gli annunci pubblicitari vengono serviti (e pagati) e i prodotti vengono acquistati. Ma quanti annunci di retargeting hanno innescato una visita in negozio in cui l’articolo oggetto di retargeting non è stato acquistato, mentre è stata acquistata una famiglia di prodotti completamente diversa? E in che modo gli operatori del retail possono misurare questo tipo di impatto? A titolo aneddotico, gli operatori del retail che hanno adottato per primi la personalizzazione ci hanno riferito che quando hanno spostato il budget del marketing dalle campagne di massa ad azioni più mirate, hanno registrato impatti negativi sulle misure non collegate. L’invio di un numero minore di e-mail, ma più mirate, ha prodotto ad esempio un più elevato tasso di conversione per e-mail, ma per un qualche motivo l’affluenza all’interno dei negozi è diminuita. È possibile individuare nelle e-mail personalizzate la causa all’origine del calo dell’affluenza? No. Sono troppe le attività condotte in concomitanza dagli operatori del retail per poter isolare un simile rapporto di causa ed effetto. Resta il fatto che questi esperti di marketing del retail all’avanguardia hanno manifestato la preoccupazione, con una intuizione di puro istinto, che i due fenomeni fossero più correlati di quanto avrebbero voluto credere. Si spiega così come mai, sebbene i consumatori non amino ricevere promozioni non pertinenti, quelle comunicazioni non pertinenti possono innescare un più ampio ventaglio di attività correlate alla consapevolezza, fra cui una visita non programmata nel negozio. 11 Finché gli operatori del retail non saranno in grado di seguire l’intera rete dei percorsi d’acquisto dei consumatori, da ciò che precede l’intenzione a quanto avviene dopo la transazione, avranno scarse possibilità di riuscire a stabilire tali connessioni. E senza queste connessioni, l’eventuale successo che un operatore del retail potrà avere nell’anticipare l’impatto delle attività digitali sarà nella migliore delle ipotesi puramente fortuito. Capire il vero impatto delle promozioni Come abbiamo dimostrato nei sondaggi di benchmark condotti da RSR, gli operatori del retail denunciano sistematicamente la sostanziale incapacità di capire l’impatto proiettato delle promozioni pianificate, o persino l’impatto effettivo delle promozioni già portate a termine. Questo vale a prescindere dal canale sul quale conducono le promozioni. Si ripropone allora la vecchia massima per cui “sappiamo che una metà della nostra spesa in marketing è inefficace, ma non sappiamo quale delle due”, che riteniamo tuttavia di dover bollare come inconcepibile al giorno d’oggi. In realtà, le promozioni sono tanto misurabili quanto predicibili. Parte della predicibilità deriva dal fatto che nascono nei canali digitali, sia perché diffuse con offerte tramite e-mail generiche o con sofisticate campagne architettate sui social media. Queste misurazioni diventeranno tanto più critiche nella misura in cui gli operatori del retail inizieranno ad affinare e a rendere più mirate le loro promozioni. Le grandi promozioni di massa cederanno il passo ad operazioni più contenute ed elaborate. Prima di mettere in atto queste tattiche promozionali è indispensabile comprendere le conseguenze indesiderate come gli effetti alone, la cannibalizzazione, l’approvvigionamento di scorte e altro. È tempo di una visione olistica È tempo di smettere di prendere in considerazione le promozioni in uno specifico canale avulso dal contesto. Sarà sempre più importante cogliere le ripercussioni intercanale di tali attività. 1. Capire l’impatto del marketing digitale e delle promozioni sulle vendite nei negozi. I compartimenti stagni tra i canali digitali e fisici devono essere abbattuti per poter chiudere il cerchio in questo settore. 2. Capire l’impatto della promozione e del marketing tramite i canali fisici sulle vendite digitali. Analogamente, è importante capire quale potrebbe essere l’impatto di un inserto pubblicitario contenuto in una rivista, ad esempio, sulle vendite digitali. 3. Capire l’impatto dei supporti fisici trasferiti sui canali digitali. Gli operatori del retail pubblicano le circolari settimanali sui loro siti Web. Persino società come Shoplocal e altri siti di coupon postano offerte lanciate da più operatori del retail a fini di confronto sui propri siti. Qual è l’impatto di questi siti sulle vendite dei negozi? La questione sta assumendo rapidamente un’importanza crescente. È perfettamente plausibile che l’appiattimento del margine lordo sia legato alla sottovalutazione dell’impatto prodotto dagli effetti intercanale sulle promozioni specifiche di canale. Ovviamente gli operatori del retail non conoscono le risposte. È bene tuttavia che si affrettino a trovarle prima che le domande diventino sempre più specifiche. 12 Linee d’azione: Cosa possono fare gli operatori del retail? Nel momento stesso in cui raccolgono i dati di cui hanno bisogno e sviluppano le capacità necessarie per trasformarli in conoscenze, sia per capire il percorso d’acquisto del cliente, sia per misurare l’impatto delle promozioni su quegli stessi percorsi, gli operatori del retail oggi possono svolgere azioni specifiche. Ridurre l’attrito tra merchandising e marketing Le problematiche che insorgono tra merchandising e marketing possono essere imputate in parte ad una mancanza di comunicazione. A fronte della maggiore importanza acquisita internamente dal marketing, sembra essersi prodotta una conseguente divisione del lavoro: il marketing possiede il “cliente”, mentre il merchandising possiede il “prodotto”. Le promozioni, in quanto intersezione tra cliente e prodotto, sono pertanto diventate rapidamente il terreno di conflitto più visibile. Per disinnescare parte di questa tensione, la segmentazione della clientela può fungere da ponte tra marketing e merchandising, affinché si arrivi a una conoscenza più approfondita dei piani reciproci di ciascuna organizzazione. In primo luogo è necessario stabilire segmenti di clienti in comune a livello aziendale. L’esercizio si prefigura di per sé piuttosto controverso, ma rappresenta un primo importante passo verso la garanzia di un linguaggio comune da tenere quando si parla di clienti. Esplorare le differenze nella visione dei clienti da parte dei diversi reparti può diventare una pratica importante per far emergere sottili divergenze nel modo in cui si comprendono i clienti e ci si relaziona con essi. Una volta stabilito un linguaggio comune, la discussione deve incentrarsi sulla condivisione di un duplice set di piani: gli obiettivi del merchandising in termini di assortimento per segmento di clientela e i piani del marketing in termini di coinvolgimento per segmento. Condividendo queste due prospettive, ciascuna parte scoprirà le opportunità e le criticità che si prospettano in futuro, sia che si tratti di una promozione pianificata che si scontra con i piani di merchandising, mandando in esaurimento scorte un articolo chiave per la capacità di movimentare traffico, oppure di un assortimento che non risponde alle esigenze di un segmento di clientela strategico che il marketing ha in programma di intercettare in modo aggressivo. Progettare misure trasversali nell’organizzazione per le campagne Lo sviluppo di capacità su vasta scala atte a comprendere i complessi percorsi d’acquisto e l’impatto delle promozioni su questi percorsi può richiedere tempi lunghi. Gli operatori del retail non sono tuttavia tenuti ad attendere tali capacità senza promuovere da subito azioni tattiche. Limitando la propria attività focalizzata ad una categoria e segmento di clientela specifici, gli operatori del retail hanno una migliore opportunità per isolare i risultati di quelle attività, non solo in termini di marketing o merchandising, ma con l’obiettivo di identificare le conseguenze indesiderate che si ripercuotono su entrambe le organizzazioni. Nelle prime fasi dello shopping intercanale, gli operatori del retail ricorrevano a strategie di misurazione estremamente semplici per farsi un’idea di quanto il mondo on-line potesse influenzare l’off-line, ad esempio inviando un’e-mail con un codice speciale per il riscatto di punti presso il negozio. Per quanto le campagne siano più sofisticate, e i risultati che gli operatori del retail puntano a misurare siano più elaborati, esordire con questa logica (un codice una tantum o un meccanismo di tracciatura specifico per campagna) può rivelare opportunità per far luce su quelle scie di briciole fondamentali per capire il comportamento degli acquirenti lungo il loro percorso d’acquisto. 13 Appendice A: Ricerche pertinenti condotte da RSR The Pricing Paradox: Benchmark Report (Il paradosso della determinazione prezzi: Rapporto di benchmark), aprile 2014 Retail Marketing 2014: On The Digital Road (Marketing per la vendita al dettaglio 2014: Sulla strada digitale), Rapporto di benchmark, settembre 2014 Modern Merchandising: Managing Complexity With New Tools and Techniques (Il moderno merchandising: Gestire la complessità con nuovi strumenti e nuove tecniche), Rapporto di benchmark 2015, febbraio 2015 Advanced Analytics: Retailers Fixate on the Customer (Analitica avanzata: L’ossessione degli operatori del retail per il cliente), Rapporto di benchmark, marzo 2015 a Appendice B: Informazioni sul nostro sponsor SAP è leader nelle soluzioni applicative per il settore Retail. Il commercio al dettaglio in tempo reale è stato reimmaginato grazie alla piattaforma SAP HANA ®. L’innovazione è al centro delle applicazioni SAP di nuova generazione. Ogni funzione è integrata secondo una strategia “cloud first” e su una piattaforma comune per favorire lo scambio di informazioni in tutti i canali sulla base di una visione unificata e onnicomprensiva dei clienti e del magazzino. SAP HANA assicura quella esperienza d’acquisto coerente e personalizzata che i clienti esigono, migliorando al contempo l’efficienza operativa e i margini. SAP aiuta gli operatori del retail di qualsiasi dimensione a capire, anticipare e motivare i propri acquirenti offrendo loro un’esperienza d’acquisto impeccabile. Il portafoglio di soluzioni SAP ® for Retail contiene inoltre soluzioni specifiche per aziende che operano nell’industria alimentare, della moda e dell’arredamento. Scopri tutti i dettagli su SAP all’indirizzo www.sap.com/retail. b Appendice C: Informazioni su RSR Research Retail Systems Research (“RSR”) è l’unica società di ricerca gestita da operatori del retail per il settore del retail. RSR offre informazioni approfondite sulle sfide commerciali e tecnologiche a cui deve far fronte l’industria del commercio al dettaglio, svolgendo una funzione di leadership di pensiero e di consulenza su come superare queste difficoltà per aziende specifiche e per l’intero comparto. A tale scopo: individuiamo le informazioni che aiutano gli operatori del retail e i loro partner commerciali a condurre operazioni di business più efficienti e proficue; individuiamo le problematiche di settore che i fornitori di soluzioni devono affrontare per poter proporre un’offerta pertinente al settore della vendita al dettaglio nel suo complesso; offriamo conoscenze e analisi in un ampio spettro di tematiche e tendenze del settore retail generalmente inteso. 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