SEZIONE SECONDA
L’aspetto naturalistico.
- La flora
- La fauna
- La geologia
- Reperti
scheda n˚ 27
scheda n˚ 28
scheda n˚ 29
schede n˚ 30-31
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mente vivaci e intense per l’abbondanza dei raggi ultravioletti nell’atmosfera.
LA FLORA
Nella biblioteca sono a disposizione del visitatore oltre 300 riproduzioni
di fiori, uccelli e animali, nonché CD-Rom e DIA.
La zona forestale di Livinallongo che è compresa fra i 1000 e i 1800 metri di
altitudine è divisa in due sottosezioni: un piano montano inferiore e un piano
montano superiore.
Il terreno del piano montano inferiore (m. 1000-1500) è particolarmente
adatto alla vegetazione di:
faggio (faghèr) - abete rosso (pëc) - abete bianco (avëz) - pino silvestre
(pinch) - pino nero - tasso (nas) - salice; e delle latifoglie come: acero (àier)
- frassino (fràssum) - sorbo degli uccellatori (melëster) - sorbo montano (parëmola) - nocciolo (nojelè) - pioppo tremulo (trëmol) - biancospino (sievìva)
- sambuco rosso (sambuch) - sambuco
nero (jòlza) …
Il terreno del piano montano superiore (m. 1500-1800) è particolarmente adatto alla vegetazione del larice
(lèrsc).
Astro alpino.
Orchide conopea.
Genzianella di Koch.
Ad altitudini superiori la vegetazione
è formata da:
pino mugo (baráncli) - ontano verde
(velme) - ginepro comune (jenéiver) sabina (savina) - rododendri (ciòf de
sita) - erica (lesura) - mirtillo nero (glèsene) - mirtillo rosso (garnëte) e una
moltitudine di fiori che, anche verso i
2000 metri conservano dimensioni
normali ma assumono tinte particolarUn larice secolare.
Ombretta strisciante.
Dente di leone.
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LA FAUNA
Da una cronaca del 1600 sappiamo che Livinallongo nel XV° secolo era
ricchissimo di selvaggina.
Il capriolo albino.
Il camoscio albino.
La caccia era libera: era solo vietato uccidere lo sparviere e l’astore, uccelli
che appartenevano alla Signoria.
In seguito l’uomo si liberò dei carnivori più pericolosi per proteggere gli animali domestici: i lupi e gli orsi sparirono verso la fine del 1700.
Nel Museo fanno bella mostra il capriolo e il camoscio albini: animali rari
che hanno il pelo bianco, gli occhi rossi e le unghie delle zampe biancastre.
Spesso hanno difetti della vista o dell’udito e una vita piuttosto breve.
Sono inoltre esposti: il camoscio con le corna di colore nero ad una punta e i
mufloni con le grosse corna ricurve all’indietro.
Non mancano la volpe, lo scoiattolo, la faina, la pernice bianca …
La volpe.
Lo
scoiattolo.
Presenza degli ungulati nella Riserva Alpina di caccia di Livinallongo nell’anno 2000 e nel 2006:
700
700
160
20
camosci
caprioli
cervi
mufloni
250
725
370
16
camosci
caprioli
cervi
mufloni
oltre a: stambecchi - marmotte - lepre bianca (70) - lepre grigia (290) - aquile reali e vari rapaci - gallo cedrone - gallo forcello (45) - francolino di monte - coturnici (60) - pernice bianca (65).
Mandrie
al
pascolo.
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LA GEOLOGIA
Il primo momento della storia geologica delle Dolomiti è concentrato nel
Triassico che spazia da 245 a 210 milioni di anni fa.
Durante questo periodo si sono succeduti svariati strati sedimentari e in
ognuno di questi si sono depositati particolari tipi di sedimenti che ritroviamo oggi nelle Dolomiti.
In seguito, un’intensa attività vulcanica ha sconvolto la regione: nella nostra
valle essa è documentata dalle nere rocce della cresta della Mesola, del Padon e del Col di Lana.
La pietra verde a Fodom.
Il secondo momento della storia geologica delle Dolomiti è dato dall’innalzamento dei sedimenti che hanno dato origine alle Dolomiti vere e proprie.
Nella prima bacheca sono esposti i diversi tipi di rocce formatesi nel Cretaceo Inferiore e nei vari periodi del Triassico: Norico - Carnico - Ladinico Anisico - Scitico, nonchè nel Permiano Superiore.
Periodi che vanno da 245 a 210 milioni di anni fa.
Particolarmente interessante è la pietra verde, una pietra formatasi da fumi finissimi di vulcani che si sono depositati in acque poco profonde e calde.
A Livinallongo si trova in abbondanza.
Nella seconda bacheca sono esposti alcuni tipi di fossili: megalodonti - gasteropodi - ammoniti - belemniti… e parecchie fossilizzazioni di vegetali.
Fossili a Livinallongo.
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LE ORME DEI DINOSAURI
a Livinallongo
Impresse nella roccia – risalgono a 200 milioni di anni fa.
Le orme sono impresse nella Dolomia Principale ben stratificata, caratteristica delle antiche zone marine ad acque poco profonde e calde, in particolare
di lagune costiere.
Proprio in quel lontano periodo hanno fatto la loro comparsa i primi dinosauri, predecessori dei bestioni che vivranno milioni di anni più tardi e che si
estingueranno circa 60 milioni di anni fa.
Orme dei dinosauri.
La Dolomia si era formata nel Triassico Superiore, all’incirca 200 milioni di
anni fa.
Queste orme sembrano appartenere ai Coelosauri che sono fra i più piccoli dinosauri; essi raggiungevano l’altezza di 80-100 centimetri.
Erano carnivori, bipedi, con impronte tridattili larghe 6-7 centimetri e con
60-70 centimetri di doppio passo.
Nel luogo dove sono state rinvenute sono evidenti anche le tracce lasciate da
animali più giovani con 3-5 centimetri di orma.
Se ne possono contare almeno 25.
Orme tridattili di dinosauro.
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LE INCISIONI RUPESTRI
a Livinallongo
Su tutte le Alpi, da molto tempo, sono conosciute le incisioni rupestri raffiguranti cerchi singoli o concentrici di ampiezza variabile, ma normalmente
tra i 13 e i 26 centimetri.
Si potrebbe avanzare l’ipotesi che esse fossero legate al culto del Dio Mitra
che, nella mitologia persiana era il Dio solare, della luce e della verità, difensore e sostenitore degli uomini nella lotta tra il bene e il male.
In Italia, l’adorazione di Mitra venne introdotta a partire dal primo secolo dopo Cristo.
Incisioni rupestri.
Il Mitraismo divenne anche religione pubblica identificandosi con il culto del
Dio Sole, il cui emblema era un cerchio.
All’epoca di Aureliano (270-275) diventò la religione ufficiale dell’impero.
Il Mitraismo permase a lungo come religione opposta al Cristianesimo.
A Roma, i Mitri furono attivi fin verso la fine del V° secolo d.C., mentre
nelle regioni lontane dal centro certamente il culto di Mitra permase più a
lungo.
(Estratto da uno scritto del Prof. Dino Dibona).
Incisioni rupestri: cerchi concentrici.