ARGENTINA
PUNA I DESERTI D ALTURA- SPECIALE PASQUA
1° e 2° giorno
Italia-Buenos Aires
Partenza dall’Italia con volo di linea. Notte a bordo. Arrivo e trasferimento in albergo. E’ domenica,
Pasqua, e nel quartiere di San Telmo si tiene uno dei più intriganti mercati di cianfrusaglie ed
antichità, un’occasione per il visitatore curioso per vedere anche i famosi “conventillos”, le case
familiari a più piani che sorgono ai bordi delle stradine in acciottolato, oggi occupate dagli antiquari.
Tempo libero per la visita della città, che fu costruita nella pampa vuota e piatta sulle rive fangose
del Rio della Plata. Sorta nel 1536, quando Pedro de Mendoza vi giunse con le sue imbarcazioni
provenienti dalla Spagna, oggi conta 3 milioni di abitanti ed accoglie più del 10% dell’intera
popolazione argentina. Carica di atmosfera e ricca della sua eredità europea, la splendida capitale
del tango offre al visitatore grandi piazze ariose, eleganti palazzi ed ampie strade. La Plaza de
Mayo rappresenta il nucleo dell'insediamento originale, nei cui pressi si trovano i pubblici uffici, la
fortezza e la cattedrale, mentre il quartiere colorato di La Boca darà un’idea del luogo d’arrivo dei
primi emigranti italiani. Bello anche il recupero dei docks del Porto Madero, convertiti oggi in
boutiques e ristoranti di classe. Pasti liberi e pernottamenti in hotel.
3° giorno
Buenos Aires-Salta-Cafayate
Trasferimento all’aeroporto dedicato ai voli interni per l’imbarco sul volo per Salta, “la linda”,
situata a 1200 metri d’altezza. Partenza immediata tra paesaggi che variano lungo il percorso. Si
attraversano le piantagioni di tabacco della verde valle di Lerma, poi una vegetazione subtropicale.
Poi ecco la Quebrada de la Conchas, formazione geologica naturale che separa i fianchi opposti di
montagne originariamente saldate tra loro, impressionante canyon dal colore rossastro scavato
dall’omonimo Rio. Lo spettacolo che la natura offre è meraviglioso, l’erosione ha intagliato le
montagne in forme capricciose e le rocce multicolori sono uno sballo! Una sosta qua e là, lungo il
percorso, permetterà di ammirare e fotografare un panorama sempre nuovo, sempre mozzafiato.
Cafayate, situato nel cuore delle valli Calchaquíes, è una cittadina di stampo coloniale che ospita
l'importante cattedrale “Nuestra Señora del Rosario”, sede vescovile, edificata nel 1885 in
sostituzione di una ancora precedente. Tutta la regione è coltivata a vigne di altura ed il vino
prodotto, grazie al basso grado di umidità nell’aria delle vallate, ha un sapore caratteristico e, come
il Torrentès, è particolarmente profumato e rinomato. Provate a degustare il gelato di vino, rosso o
bianco (meglio il rosso, fatto col cabernet). E pure la birra artigianale che fanno in un paesino vicino,
San Carlos, negra o ambrata, 8° di gradazione alcolica per “La Burra” e 11° per la “San Lunes”.
Strepitose! Pernottamento in una bella e caratteristica struttura.
4° giorno
Cafayate-Fiambala
La strada continua per la provincia di Catamarca, fino a raggiungere Fiambalà, dove comincia la
nostra vera esplorazione. Lungo il percorso breve sosta alle rovine di Quilmes, l’area archeologica
più celebre del paese. L’antica città, abitata dal IX° al XVII° secolo, era costruita in un anfiteatro
naturale. E’ considerata la sede del più grande raggruppamento pre-ispanico in Argentina e
costituisce una importante testimonianza della complessa organizzazione sociale del popolo
Quilmes. Il sito è immenso e solo parzialmente scavato, ma la quantità di rovine portate alla luce è
assolutamente impressionante e permette di immaginare la disposizione e la dimensione della città
ed al tempo stesso di comprendere l’importanza strategica della posizione. Dai suoi 2000 metri si
gode di un panorama eccezionale sulla vallata. Continuando sulla Ruta 43 in un territorio piuttosto
arido e spoglio si incontrano i vigneti di Hualfin, un villaggetto agricolo sorprendentemente immerso
nel verde che vanta una cappella del 1770, particolarmente graziosa ed insolita. Pernottamento in
una struttura semplice.
dal 5° all’8°giorno
Fiambalà-Volcano Pissis-Las Papas-Volcano Blanco-Laguna PurullaVolcano Peinado- El Penon
La Puna catamarqueña è un museo a cielo aperto del vulcanismo. Sull’altopiano desertico, sul
quale pascolano vigogne, lama e guanaco, l’aria è frizzante, il cielo limpido e la luce tagliente come
un rasoio. Un percorso straordinario ed esplorativo ci condurrà, secondo lo stato delle piste e dei
passaggi, attraverso un territorio che va ben al di là della nostra immaginazione per bellezza ed
unicità. Ecco la Quebrada de Las Angosturas dalle rocce rosse e le lagune turchesi ai piedi del
vulcano Pissis che raggiungeremo il 5° giorno, con ritorno a Fiambalà per la notte. L'indomani
partenza per una tappa tra le più suggestive: ecco le dune di Taton ed il Rio Papas incassato tra
alte pareti di ignimbriti erose e basalti che obbliga ad innumerevoli guadi per raggiungere la
minuscola oasi di Las Papas. Poi la pista si arrampica sulle creste circostanti in un tripudio di
montagne rudi e tormentate. Spettacolari la caldera del Volcano Blanco che ha prodotto l'immane
Campo de Piedra Pomez, e la Laguna Purulla, oasi di avifauna durante i periodi più miti, circondata
da spettacolari picchi color vinaccia punteggiati di minuscoli cespugli gialli. Ma ecco El Peinado, uno
dei vulcani più belli, “pettinato” nella sua forma perfetta di...vulcano. Ai suoi piedi si farà un bivacco,
il più suggestivo in assoluto, sulle rive di un'estesa laguna dall'acqua cristallina circondata da rocce
multicolori. Una sorgente di acqua calda, testimonianza del vulcanismo latente, permetterà un
piacevole momento dedicato ai lavaggi. Poi, sempre con lo sfondo del cono del Peinado, ecco la
Laguna Blu e la Laguna Azzurra, a contatto seppur così diverse. Unico!... Difficile lasciare questo
angolo così suggestivo, ma altre sorprese attendono, come Agua Caliente e la parte meridionale del
Salar de Antofalla. “Quebradas” sperdute offrono l’opportunità di avvicinare a tiro di “compatta”
branchi di graziosissime vigogne, eleganti, timide e curiose. Cena e pernottamento a El Penon.
9° giorno
El Penon-Campo de Piedra Pomez
Una giornata sarà dedicata a questa che è una delle attrazioni principali, un paesaggio abbagliante
e strano scavato nella roccia di origine ignea che qui assume colorazioni dal bianco all’ocra. Le sue
caratteristiche morfologiche e la sua elevatissima porosità la rendono facilmente aggredibile dagli
agenti atmosferici che ne hanno scolpito le forme creando un gigantesco labirinto roccioso di torrioni
invasi dalle sabbie. Migliaia di blocchi di pietra pomice sono disseminati su di un’area di 150 kmq
che si visita serpeggiando in fuoristrada e a piedi tra le rocce e nella quale ci si perde ammirando
l’opera del vento, eterno scultore di questa roccia andina. Veramente un paesaggio che non
sembra terrestre… L’attività vulcanica della regione la rende particolarmente ricca di risorse
minerarie: borace, zolfo, litio… Poco lontano dune di sabbia candida si stagliano contro montagne
plumbee dal cappuccio innevato. Mentre poco più in là i rilievi rossastri del Filo Rojo fanno da
sfondo al Volcano Carachi Pampa, nero come il carbone e dalla tipica forma che ricorda un vecchio
“cappello da prete”, ed alla sua bella laguna. Tramonto al Campo de Piedra Pomez e, clima
permettendo, bivacco sotto un cielo a dir poco strabiliante.
10° giorno
Laguna Grande-Cratere Galan -Antofalla
Sulla pista che conduce al Vulcano Galan si incontra lo spettacolo offerto da Laguna Grande, un
lago salino posto ad oltre 4000 metri d’altitudine le cui acque in primavera vengono liberate dalla
morsa dei ghiacci e diventano luogo di ritrovo per una moltitudine di uccelli, in particolare per i
fenicotteri, quello della Puna (o Piccolo Parina) e quello andino, in ragione di 19.000 individui circa.
Siamo in una delle zone più disabitate, aride e remote dell’Argentina, che ospita più di 200 vulcani.
Il posto d’onore è tenuto dal Cerro Galan, antichissimo vulcano dal cuore ancora attivo, ma
quiescente, che raggiunge la ragguardevole altezza di 5912 metri. Ma ragguardevole ed insuperata
soprattutto è la dimensione della sua caldera: 34 km di diametro da nord a sud e 24 km da est ad
ovest... Una dimensione tale da non essere riconoscibile da terra. Al suo interno un piccolo gioiello:
Laguna Diamante, bella ma forse tossica, di un bel color turchese. Continuazione verso Real
Grande, sito magico che offre alcuni vecchi graffiti ed Antofalla, altra piccola oasi abitata da uno
sparuto numero di irriducibili. All'ombra dei pioppi il piccolo villaggio, unico nella regione (neanche
40 anime), vive ancora oggi di un minimo di agricoltura e pastorizia, un tempo tappa per i mandriani
che attraversavano la Puna per raggiungere il Cile. Più in là l'oasi di Antofallita, ancora più piccola,
nasce ai bordi del salar più lungo al mondo, tra terre rosso cinabro e specchi d'acqua cristallina,
belle cristallizzazioni di gesso e colori impensabili. Cena (sontuosa) e pernottamento nelle semplici
camere riscaldate messe a nostra disposizione da una popolazione estremamente calorosa ed
accogliente.
11° giorno
Salar de Arizaro-La Casualidad -Tolar Grande
Buffo ed enigmatico il Cono Arita (sacro per la popolazione locale) che si erge, con la sua perfetta
piramide scura, a sovrastare il Salar de Arizaro, immensa distesa salina tra le più grandi al mondo.
Ai bordi del salar corre il Ramal C-14, la mitica ferrovia che attraverso le Ande congiungeva Salta ad
Antofagasta in Cile, ossia i deserti d'altura con l'oceano o, molto più prosaicamente, le ricche aree
minerarie andine con l'importante sbocco sul mare. Una sosta s’impone alla piccola stazione
ferroviaria di Caipe: un vagone, qualche ufficio disseminato di registri, due rotaie vuote, il silenzio tra
i pioppi... sembra di essere in un film alla Wenders... e lo sguardo non può che perdersi negli spazi
appaganti ed abbacinanti di questo angolo di Argentina, pensando come il deserto, in genere così
ostile, possa invece sembrare così dolce e rilassante con i suoi incredibili colori. È proprio in
direzione del confine cileno che prosegue il viaggio, fino alla Mina Julia, dove, lontani da tutto, un
tempo vivevano e lavoravano almeno 200 minatori per estrarre minerali contenenti zolfo. E’ uno dei
luoghi più affascinanti dell’itinerario. Il materiale estratto veniva caricato sulla teleferica che
scendeva dalla miniera al complesso di La Casualidad, circa tremila abitanti, dove veniva lavorato
prima di ripartire in treno verso Salta e Antofagasta. Ora le due località sono borghi di fantasmi, su
cui regna imperturbabile ed eterno il silenzio freddo della Puna. Paesaggi grandiosi per noi, senza
dubbio, che devono esser sembrati un incubo infernale, una prigione senza mura, ai tanti minatori
disseminati nella regione. Il vento spazza le rocce dalle mille sfumature...poco lontano il vulcano
Llullaillaco si erge a prepotente sentinella di confine. Periplo del Salar de Arizaro e sosta alla
stazioncina ferroviaria abbandonata di Caipe per arrivare infine all'insediamento di Tolar Grande.
Notte in rifugio, piccola ma calda e confortevole struttura.
12° e 13° giorno
Deserto labirinto
Purmamarca
-
Susques
–Barrancas-Salinas
Grandas
-
Tolar Grande è un piccolo centro ferroviario all'incrocio delle direttrici della Ruta Nacional 51 con il
Ramal C-14. Riprende il viaggio verso Nord sulla pista che porta a Susques e le sorprese lungo il
tragitto non mancano! Dopo pochi chilometri ecco una prima sosta: la crosta salina improvvisamente
sprofonda rovinosamente nelle acque assurdamente limpide ed azzurre di tre piccoli specchi
d'acqua, gli Ojo del Mar... ma non è solo uno spettacolo per gli occhi. Questi minuscoli laghi d'acqua
salata rappresentano un ecosistema unico che ospita i microrganismi responsabili della formazione
di stromatoliti, forme composte dall'interazione tra batteri, alghe e minerali di cui si hanno
testimonianze fossili risalenti a 3,4 miliardi di anni fa e che vengono considerati come la prima forma
di vita sulla terra! Si prosegue quindi verso il Deserto Labirinto, suggestivo susseguirsi di
mammelloni ed alture argillose dal colore di un intenso rosso e morbidamente modellate dal vento e
dall'acqua. La pista prosegue attraverso il Salar de Pocitos, un’altra bella (e colorata!!!) sorpresa e
dopo aver seguito un paio di “quebradas” molto pittoresche raggiunge infine Susques, piccolo
centro abitato nato come i precedenti grazie ai traffici minerari. Vale una visita la piccola e
commovente chiesetta dal tetto in paglia. Pernottamento in albergo. Il giorno successivo la meta è il
bellissimo canyon di Barrancas sulle cui rive si possono ammirare interessantissimi petroglifi e
pitture rupestri, vicino alla laguna di Guayatayoc. Anche questa è un'occasione per incontrare le
genti andine e la comunità di minatori del Cerro Negro che estraggono il sale. Infatti tra i contrafforti
della Cordigliera delle Ande si nasconde uno dei deserti di sale più grandi al mondo, Salinas
Grandes, oltre 1000 kmq di suolo sterile. Ai bordi l’acqua non è totalmente evaporata e colma
numerosi bacini allineati che offrono la bellezza dei loro riflessi blu, a completamento di un
paesaggio già stupendo. Il sale è raccolto da numerosi scavatori che abitano modestissime casine.
Di sale, naturalmente. Il viaggio attraverso la Puna argentina è finito, qui, e allora giù, con ampi,
spettacolari tornanti, fino alla celebre Quebrada de Humahuaca. Pernottamento in hotel a
Purmamarca e cena.
14° giorno
Purmamarca-Tilcara-Salta-Buenos Aires
Nella “quebrada” merita una visita Purmamarca, grazioso villaggio di casette in adobe nel quale
sorge la chiesa costruita nel 1648 in onore di Santa Rosa di Lima. La piazza centrale accoglie un
mercato artigianale che offre oggetti in legno, tessuti ed una vasta scelta di piante medicinali.
Sovrasta il borgo l’inverosimile Cerro de los Sietes Colores, così detto grazie all’incredibile
colorazione del paesaggio che sembra uscito dalle pennellate azzardate di un artista bizzarro e
fantasioso. Ma, si sa, la Natura è irripetibile e assolutamente insuperata ed insuperabile. Gli amanti
della geologia potranno approfondire studiando gli elementi che concorrono a questo incredibile
fenomeno. Una passeggiata altamente spettacolare porterà a fare il giro del cerro, scoprendo
ancora scorci, sedimenti, erosioni e colori mozzafiato. Gran finale! Con una escursione al villaggio di
Tilcara per ammirare pure la celebre “tavolozza del pittore”, altra formazione dai colori improbabili.
Dopodiché si torna a Salta. In tempo per prendere l’aereo per la capitale. Nata per difendere le
fertili vallate che collegano il Rio de la Plata con l'alto Perù dagli attacchi delle popolazioni indigene,
Salta venne quasi completamente distrutta da un terremoto nel 1692. Ricostruita divenne, quasi un
secolo più tardi, la capitale di quello che oggi viene chiamato il NOA, Nord ovest Argentino,
arricchendosi man mano di edifici coloniali pubblici, religiosi e privati fino a quando le guerre che
nella prima metà dell'800 sconvolsero il paese e le chiusure commerciali verso Bolivia e Cile ne
decretarono il veloce declino. A fine '800 nuovo impulso commerciale venne dalla costruzione della
ferrovia che collegava Salta ad Antofagasta, in Cile, richiamando nella regione un gran numero di
immigrati impiegati nello sfruttamento delle risorse della regione: allevamento, legname ed una gran
varietà di minerali. Circondata dalle vette andine, la città è ricca di testimonianze coloniali, tipiche ed
affascinanti: la Cattedrale, che coniuga il gusto neoclassico degli architetti italiani che vi hanno
lavorato al barocco spagnolo, la grande piazza completamente porticata, lo storico cabildo, il
convento di san Bernardo, la chiesa di S. Francisco ridondante di orpelli e decori...Cena libera. A
Buenos Aires coincidenza per l’Europa.
15° giorno
Italia
Arrivo a destinazione.
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