Gnatologia Dr. Ruggero Cattaneo, Dr. Annalisa Monaco . . i d o m p a Nel lavoro quotidiano di un Odontoiatra è molto frequente incontrare situazioni cliniche (figura 1), nelle quali è prioritario ricostruire la struttura “occlusale”, senza potersi affidare alla presenza di una stabile relazione spaziale tra arcata superiore e arcata inferiore. L’osservazione clinica porta a considerare l’importanza delle strutture che circondano le superfici di contatto occlusale, anzi. Proprio l’osservazione spinge a considerare l’occlusione “immersa” in un ambiente altamente dinamico dove muscoli, fasce e connettivo sono in continuo movimento. Il Se non trovate i prodotti NOVAXA presso il Vostro Deposito, chiamateci al a l La dimensione come set up neuromuscolare Un modo alternativo di pensare alla “Dimensione Verticale” è quello di considerarla come parte di un set up neuro muscolare, come tale altamente dinamico, e come tale valutabile attraverso parametri differenti da quelli in uso per lo studio statico delle strutture rigide. Per esempio, si ritiene che l’energia del sistema stomatognatico si possa esprimere al momento della contrazione isometrica, quando cioè arcata superiore e inferiore entrano in contatto diretto durante l’occlusione abituale o indiretto per l’interposizione di materiale (cibo, lingua o altri oggetti). E’ questo il momento in cui viene scaricata l’energia cinetica dovuta al movimento che si interrompe bruscamente sulle strutture rigide. È anche l’energia che si trasmette per la contrazione isometrica della muscolatura elevatrice della mandibola che proprio nel momento della cessazione del movimento inizia a distribuirsi sulle strutture del sistema stomatognatico, le quali dovranno sopportare e rispondere al duplice carico dinamico che su i seguire l’attività di lingua e guance, per esempio, porta spontaneamente a pensare che la “Dimensione verticale” debba, quanto meno, armonizzarsi con le spinte evocate durante l’azione dai muscoli delle suddette strutture. Deve esistere un’area nello spazio in cui le forze dei muscoli (tra cui quelli responsabili dello spostamento e della “postura” dell’insieme stomatognatico) e le resistenze delle strutture scheletriche si bilanciano, si armonizzano e collaborano per espletare le funzioni per le quali e con le quali esiste questa parte del corpo. La Dimensione alla quale l’armonia tra le parti è possibile non può essere ricercata soltanto analizzando la componente rigida, il telaio di questo insieme. Questo non significa che i principi della gnatologia classica non possano essere utilizzati, ma la loro applicazione dovrebbe essere fatta in accordo alla conoscenza della dinamica neuromuscolare individuale e non dovrebbero essere eletti a cardini assoluti sui quali far ruotare la dinamica stessa. r Cosa rappresenta e come si registra il rapporto cranio mandibolare? Molta parte della gnatologia si è concentrata in passato per dare una risposta a questo quesito. Vari metodi sono stati proposti per registrarla. Il numero stesso di teorie e tecniche rende evidente l’importanza del problema e l’incertezza legata alla sua risoluzione. Le difficoltà tecniche nella realizzazione e le incertezze concettuali sulla fisiologia del sistema hanno costretto i vari professionisti a prove empiriche sempre più complesse. La posizione nello spazio relativa all’incontro stabile tra arcata superiore e arcata inferiore, definita “occlusione”, è stata sempre considerata l’area di riferimento per stabilire la “Dimensione Verticale d’Occlusione” (DVO). Per molti Ricercatori e Clinici tale area si delinea durante la filogenesi e l’ontogenesi. La Dimensione Verticale e l’occlusione sono la sintesi armonica tra le proprietà biomeccaniche, genetiche e ambientali, della struttura scheletrica e quelle della muscolatura. I metodi prevalenti di indagine si sono a lungo concentrati sulle relazioni tra le componenti rigide utilizzando misurazioni statiche (quali i radiogrammi cefalometrici), “estetiche” (quali il tipo di profilo e le relative proporzioni tra le parti), o “funzionali cliniche” (quali la quantità di spazio libero interocclusale durante la fonesi). Quest’ultima possibilità introduce l’idea che lo “spazio libero interocclusale” sia funzione di una determinata “Dimensione Verticale” e ad essa reciprocamente correlato. L’ipotesi che esista una “Dimensione Verticale”, o un “range di Dimensioni Verticali”, ricollegabile ad un ideale rapporto matematico tra parti scheletriche staticamente valutate, lascia dubbiosi in quanto la forma espressa nella relazione matematica sembra troppo soggetta ai criteri estetici correnti e diventa arduo poterle assegnare un valore assoluto. La necessità di riprodurre in modo meccanicistico il movimento del sistema stomatognatico con un articolatore ha, per decenni, proposto dei “dogmi scientifici” (vedi asse cerniera) che poco hanno a che fare con la fisiologia e fintantoché la legge dell’articolatore prevarrà su quella della fisiologia un nuovo dogma ne sostituirà un altro. Cosa hanno, in realtà, in comune un articolatore ed una bocca edentula? (Fig. 1) . La dimensione Fig. 1 e Vi indicheremo dove trovarli. 25 Gnatologia di esse si eserciterà. Ci si deve domandare in quale area dello spazio e perché proprio lì mandibola e mascellare devono incontrarsi per permettere un’attività muscolare fasica o tonica equilibrata. Quali sono i muscoli principalmente interessati a tale attività? Quale funzione permette di svelare il comportamento del sistema, o quale attività è più rappresentativa dello stesso? Il contatto in occlusione, quando cioè tutti i denti presenti in un’arcata si bloccano contro i denti dell’arcata antagonista (in questo senso si utilizzerà sempre il termine occlusione) avviene solo durante il serramento volontario e durante la deglutizione, qualora quest’ultima avvenga senza interposizione della lingua. In tutti gli altri casi il contatto dentario è casuale, occasionale e non schematizzabile. Quante volte battiamo gli incisivi mordicchiando le labbra o le unghie, o digrignamo i denti perché semplicemente ci va di farlo? Quante volte giochiamo scivolando sui canini? Questi ed altri movimenti riprodotti dagli articolatori sono accessori alla dinamica del sistema, sono certamente valutabili ed utili, ma non è corretto elevare a legge generale dei fenomeni occasionali o artificiali (Fig.2). Le strutture artificiali che vengono utilizzate a scopo terapeutico nella pratica odontoiatrica (la figura 2 propone alcuni di questi ausili terapeutici) entrano di fatto all’interno della logica che la dinamica discussa nelle pagine precedenti potrebbe avere. Come attori di un dramma rappresentato sul palcoscenico neuro muscolare essi avranno un loro ruolo, il quale non può prescindere dalle proprietà complessive della struttura globale della recita. Ogni manufatto protesico modifica la quantità di struttura rigida all’interno del sistema stomatognatico. Ogni alterazione della relazione spaziale tra le parti porta ad un nuovo assetto neuro muscolare dell’insieme. È questo assetto ad essere “atomico” o “nucleare”, nel senso che non può essere scisso in componenti separate, ma, implicando una relazione costante reciproca e circolare tra p a r l i a m o d i . . . tt Fig. 2 26 i suoi costituenti, può modificare i termini della propria espressione neuro muscolare. I manufatti protesici devono essere integrati nel sistema neuromuscolare La quantità di materiale inserito in un sistema quale quello appena discusso non dovrebbe, perciò, essere valutata in funzione di una semplice “dimensione” spaziale, ma dovrebbe potersi avvalere dello studio delle relazioni dinamiche neuro muscolari in atto. Questo dovrebbe essere valido per qualsiasi struttura artificiale venga posta in essere in relazione a “strutture” o “funzioni” del corpo umano. L’immagine successiva mostra che l’applicazione di questo punto di vista può essere generalizzata. Forse questo modo di porre il problema può apparire leggermente provocatorio, ma, tenuto conto del successo che oggi rivestono le idee e le pratiche di “posturologia”, della loro pressante invasività nel campo odontoiatrico e dello scarso interesse suscitato dall’analisi oggettiva clinica della funzione neuro muscolare del sistema stomatognatico, si ritiene che una differente e più ampia visione del significato del rapporto mandibolo cranico si debba imporre nella pratica clinica quotidiana. Spesso, la nostra abilità tecnica porta alla produzione di manufatti artigianali i quali si collocano in modo più o meno preciso su strutture esistenti, e su queste ultime saranno più o meno mobili. Avranno inoltre un peso diverso da quello delle strutture che hanno sostituito e possederanno un ingombro tridimensionale che tenderà a “impicciare” le proprietà mobili delle mucose, della muscolatura e delle fasce connettivali. Saranno dei manufatti più o meno mobili, in rapporto alla scelta terapeutica indicata, e come tali possono costringere i muscoli a lavorare per stabilizzarli, non bisogna dimenticare che, talora, i dentisti si occupano anche di protesi totali, di protesi parziali, di protesi scheletrate, di apparecchi ortodontici mobili eccetera. Ogni manufatto protesico (sarà usato il termine di protesi per ogni oggetto costruito in laboratorio indipendentemente dal suo uso, salvo specifica notazione) pone al corpo l’esigenza della sua integrazione all’interno di parametri neuro muscolari, tra i quali, come precedentemente sostenuto, la quantità di materia rigida introdotta è solo una componente. (Figg. 3, 4). Cosa si intende per Dimensione corretta? La definizione di “Dimensione” porta a sottolineare che essa è: “Estensione di un corpo misurabile in volume o superficie. Spesso il termine è usato nel significato generale di misura, grandezza. Talora si confonde nell’uso con “proporzione”. Questa definizione mostra come solo una deviazione del significato porti a considerare la proporzione quale criterio di definizione. Non può esistere una accezione che porti a sostenere la correttezza o meno di una “dimensione”, a meno che non si introduca il cri- Se non trovate i prodotti NOVAXA presso il Vostro Deposito, chiamateci al e Vi indicheremo dove trovarli. . . i d o Fig. 5 m Fig. 4 p a r l Fig. 3 Con quanto sopra affermato s’intende rimarcare come la definizione di ciò che consideriamo “normale” o “corretto” in Odontoiatria porta alla conclusione che ciò che è diverso dalla “normalità” sia “scorretto”, “atipico”,”non normale” (vedi schema della figura 5). Abitualmente si considera che ad una “normalità” strutturale o “funzionale” corrisponda una corretta fisiologia e ad una “non normalità” strutturale (malocclusione) o “funzionale” (deglutizione scorretta) corrisponda una patologia in quanto tale forma o funzione diversa dalla “norma” è espressione di uno squilibrio dannoso per la salute dell’individuo. La logica conseguenza di questo ragionamento “medico” è che ciò che è patologico deve essere trattato con un’opportuna terapia, meglio se basata sull’aggressione della noxa originante la patologia (terapia eziologica). L’azione terapeutica trova il suo scopo nel ristabilimento di una “normalità”, cioè di una corretta “fisiologia”. In termini odontoiatrici può significare che una forma alterata (malocclusione) comporta una alterata fisiologia (masticazione, deglutizione, postura), la quale si esprime con una serie di segni e sintomi relativi alle disfunzioni provocate (mancata corretta masticazione dei cibi, cattiva digestione, parodontopatie, dolori cranio cervicali, alterazioni posturali ecc.). Questa patologia è curata in senso eziologico ripristinando la corretta forma occlusale, il ristabilimento della normalità porta alla fisiologia. Quindi, l’eliminazione della malocclusione porta alla guarigione. Naturalmente, questo è un esempio facilmente accessibile al “dentista”. Su questo esempio possono essere costruiti tutti i campi di diagnosi e trattamento di tipo odontoiatrico. Abbiamo usato questo esempio, inserito all’interno di questa introduzione, in quanto emblematico del “problema occlusale”, ovvero della domanda posta all’inizio del capitolo: “Cosa rappresenta e come si registra il rapporto cranio mandibolare?” Il tutto parte dal fatto che si siano date delle premesse . suggerire quale relazione neuro muscolare è in atto tra la struttura scheletrica e quella neuro muscolare. (Fig. 5). a terio per cui “quella dimensione” risulta corretta. In effetti, è assai facile scivolare verso l’accettazione del “Dimensionare” come prova della “corretta dimensione”. La definizione dello Zingarelli di “ Dimensionare” dovrebbe mettere in allerta: “Definire le dimensioni di qualcosa. Valutare qualcosa o qualcuno in termini esatti. Considerare qualcosa o qualcuno nei suoi giusti limiti”. Di fronte a questa facile confusione tra “dimensionare” o “valutare nei termini esatti” o nei “giusti limiti”, si impone in modo urgente, per l’operatore odontoiatrico, la ricerca dei predicati che possano qualificare la “dimensione” ed il suo “dimensionare”. Nessun metodo che studi in modo statico il sistema stomatognatico, utilizzando l’occlusione abituale come fonte di corretta dimensione verticale, può esser in grado di esprimere le qualità delle relazioni neuro muscolari in atto in quel sistema. In altre parole, non è possibile affermare che la “Dimensione Verticale d’Occlusione” del soggetto raffigurato nella teleradiografia della figura 4 sia “scorretta” o “ridotta” se non da un punto di vista “estetico”, così come non vi sono possibilità di definire “corretta” la “dimensione Verticale” dei due soggetti nell’immagine mostrati a sinistra. Nessuna di queste immagini può i Gnatologia Se non trovate i prodotti NOVAXA presso il Vostro Deposito, chiamateci al e Vi indicheremo dove trovarli. 27 Gnatologia del tipo: “l’analisi statica permette di definire la corretta forma di dimensione verticale e di forma di occlusione“. Ma le premesse dalle quali stiamo traendo le nostre conclusioni sono fondate o solo valide. Cioè il fatto che le misure statiche delle forme, la forma dell’occlusione (prima classe piuttosto che terza), la dimensione verticale misurata con la cefalometria (normo divergente piuttosto che iper o ipodivergente), sia di un tipo piuttosto che un altro ci assicura in modo fondato sulla patologia sottostante. In altre parole avere una forma è una patologia che porta indubbiamente alla perdita della salute locale o generale dell’individuo? E il ripristinare tale forma conduce al ritorno alla salute sempre? Oppure ci troviamo di fronte a premesse valide in sé (è possibile che un’alterazione della forma possa indurre un’alterazione della fisiologia) ma non così fondate da permettere la successiva speculazione logica: applicazione della terapia? Necessità di un’analisi dinamica del sistema stomatognatico. È possibile che l’occlusione staticamente studiata, la dimensione verticale staticamente valutata abbiano fallito nel mostrare all’odontoiatra la via da seguire per la riabilitazione del sistema stomatognatico? La risposta è sì, dal momento che si ritiene che la dimensione sia solo una delle componenti dinamiche dell’azione del sistema neuro muscolare. Le premesse di analisi statiche del sistema stomatognatico sono state valide idee proposte in un’epoca in cui lo studio della componente neuro muscolare era impossibile direttamente, ma non più attualmente accettabili come fondate. La posizione che si porterà avanti durante lo sviluppo di questo scritto è che molte “forme” considerate “non corrette” siano delle varianti della norma, e quindi non necessariamente patologiche e che molte forme considerate “corrette” meriterebbero di essere studiate in altro modo. Infatti, talune di queste ultime pur con “belle forme” presentano un disequilibrio dinamico tra la componente strutturale rigida e quella p a r l i a m o d i . . . tt Fig. 6 28 neuro muscolare che suggerisce un approccio diverso al problema (Fig. 6). In questo lavoro si porterà avanti l’idea che dall’analisi dell’attività muscolare e delle caratteristiche cinetiche del movimento della mandibola in alcune selezionate funzioni si possano ottenere utili informazioni anche sulla Dimensione Verticale alla quale deve “funzionare” il sistema stomatognatico. L’immagine proposta nella figura 6 mostra un esempio di analisi dinamica del sistema stomatognatico: l’uso dell’elettromiografia di superficie per indagare una funzione quale il serramento massimo volontario e della poligrafia per lo studio della deglutizione. Il serramento volontario e soprattutto la deglutizione spontanea possono svelare il modo di lavorare della muscolatura in fase di occlusione. Esse indicano quali forze si scaricano sull’area occlusale naturale o protesica, con quale omogeneità e armonia. Osservando il tracciato elettromiografico dell’immagine (in alto a sinistra) si nota come il serramento comporti uno squilibrio importante dell’attività elettrica registrata a carico della muscolatura stomatognatica. I muscoli TA (Temporali Anteriori) e MM (Masseteri) presentano uno schema di attivazione durante la fase isometrica non consono con l’asse di lavoro dei muscoli indagati. Il quadro elettromiografico suggerisce che l’attività del sistema stomatognatico si esprime in modo disarmonico. Il trattamento occlusale effettuato (tracciato il alto a destra) porta ad ottenere valori più elevati durante il serramento e con uno schema di attivazione più consono con l’asse di lavoro della muscolatura. Nei tracciati poligrafici della parte inferiore della figura 6 è osservabile la registrazione della deglutizione. In questi tracciati il movimento della mandibola (chinesiografia computerizzata) è abbinato alla registrazione dell’attività elettrica muscolare (elettromiografia di superficie). La funzione avviene con una discreta disarmonia a carico dei muscoli Temporali Anteriori nel primo caso e con tempi prolungati di attivazione dei temporali anteriori nel secondo caso. In entrambi i casi la chinesiografia rivela una dinamica del movimento e degli spazi scorretta nella fase post deglutitoria. E’ pensabile che tale attivazione possa provocare un aumento disomogeneo della tensione a carico delle strutture scheletriche o delle strutture protesiche. Da queste immagini è facile dedurre come le forze che si scaricano continuamente durante la funzione sulle strutture rigide possano preludere a disordini funzionali o a danni anatomopatologici. L’occlusione deve esercitarsi in modo che questa disomogeneità non avvenga. Indipendentemente dalla “forma” che essa ha assunto durante la fase del suo sviluppo. L’occlusione deve adattarsi al sistema, deve essere in armonia con esso e non deve essere il sistema ad adattarsi all’occlusione. Se non trovate i prodotti NOVAXA presso il Vostro Deposito, chiamateci al e Vi indicheremo dove trovarli. “Per Occlusione Neuro Mio Posturale intendiamo la massima intercuspidazione nella deglutizione. Si realizza in un pun- . . i d o m a Questo passaggio è un utile spunto per comprendere come l’occlusione per Jankelson sia il risultato di un equilibrio neuro muscolare dal quale partire per cercare di costruire una certa “Dimensione Verticale”. Da questo Autore si deve partire per conoscere il modo diverso di approcciare il sistema stomatognatico. A Lui si deve lo studio e la realizzazione degli strumenti adeguati per l’analisi dinamica neuromuscolare (la sua ricerca e le sue prime pubblicazioni partono nel 1953). Ci riferiamo in particolare all’elettromiografia di superficie, alla chinesiografia computerizzata e alla Stimolazione Elettrica Neurale Transcutanea ad ultra bassa frequenza (ULF TENS) del V e VII paio dei nervi cranici. Tripode inscindibile per lo studio dinamico del sistema stomatognatico secondo tale idea. Fu un vero pioniere, una persona che aprì una strada. Pochi al mondo possono vantare tale originalità. In particolare, bisogna osservare che il percorso seguito da Jankelson ha permesso di sviluppare uno strumento in grado di manipolare il sistema neuro muscolare stomatognatico (TENS per ottenere la posizione di riposo della mandibola) e ha fornito all’odontoiatria la strumentazione per misurare alcuni parametri neuro muscolari della posizione di riposo, dello spazio libero e della dimensione verticale (elettromiografia di superficie e chinesiografia computerizzata). Il suo lavoro ha aperto il campo allo studio delle correlazioni tra struttura rigida (dimensione verticale) e struttura contrattile (muscolatura). A questo Autore si aggiunga il pensiero di Luigi Balercia il quale sosteneva, accogliendo appieno le idee di B. Jankelson: . teeth or biterims”. i La struttura scheletrica è in relazione biunivoca con la struttura contrattile e con quella visco elastica. Questo rapporto, che in gnatologia neuro-mio-fasciale definiamo Dimensione, costituisce la componente materiale della relazione nella quale il secondo termine è rappresentato dallo spazio neutro, ovvero l’area nello spazio in cui le strutture si autoorganizzano attraverso un equilibrio dinamico tra le parti. Tutti i termini sono in relazione diretta e la modificazione di un termine porta alla necessaria variazione degli altri per mantenere costante il comportamento dinamico del sistema. Il superamento della capacità di adattamento provocata dall’eccessivo aumento o riduzione della dimensione della struttura rigida, frequentemente di natura iatrogena, può essere pagata dal sistema in modo globale. I suoi costituenti non sono più in grado di mantenere lo Spazio Neutro adeguato ed il rapporto costante individuale tra la Dimensione e lo Spazio Libero. E’ importante cercare di conoscere la capacità di compenso (range di tolleranza) della parte elastica-contrattile del sistema prima di operare sulla struttura rigida-scheletrica (osso-denti-protesi). In questo modo diventa possibile adattare quest’ultima alla prima e non viceversa aspettare, alla cieca, che le caratteristiche dinamiche del sistema si adattino alle strutture rigide imposte dal clinico. La registrazione del rapporto cranio mandibolare rappresenta la fase molto delicata della ricerca dell’area in cui è presente l’equilibrio neuro muscolare. Poiché è un equilibrio tra strutture dinamiche dovrebbe essere ricercato attraverso la conoscenza di parametri dinamici del sistema stomatognatico. would carry the mandible if no deflective factors existed on l x SPAZIO NEUTRO = COSTANTE “The myocentic position is the position to which the muscles r (STR. SCHEL. fg STR. VISCO ELAST. CONTR.) Le ipotesi e le risposte di Bernard Jankelson, di Luigi Balercia e il passaggio verso l’odontoiatria neuro-miofasciale Prima di chiedersi dove deve essere posta l’area di contatto tra arcata superiore e inferiore è utile chiedersi perché in un posto piuttosto che in un altro. A questo risponde la Gnatologia NeuroMuscolare. L’occlusione miocentrica della Gnatologia NeuroMuscolare viene definita dal suo ideatore B. Jankelson nel modo seguente: to secondo un piano ove le curve di von Spee e di Wilson rappresentano, assieme al fisiologico spazio libero, la sinte- a Parametri diversi per inquadrare lo studio del sistema stomatognatico La ricerca della cosiddetta Dimensione Verticale d’Occlusione non è sufficiente per delineare la qualità dell’armonia neuro muscolare dell’occlusione. La Dimensione Verticale (la quale, per altro, non è solo verticale ma anche antero-posteriore e laterale) è sempre associata allo spazio libero. L’insieme Dimensione Verticale-Spazio Libero (Neutro) è una coordinata neuro muscolare individuale. La Dimensione riconosce una componente rigida, dura (struttura scheletrica, denti e manufatti protesici) ed una costituente visco-elastica-contrattile la quale adattandosi alla parte rigida agirà sullo Spazio Neutro per mantenere il rapporto costante. Possiamo schematizzare tale rapporto nella maniera seguente: si dell’armonia della funzione sugli elementi passivi che ne sono il supporto determinandone forma e disposizione spaziale. Avviene dopo un tragitto individuale appropriato che p Gnatologia parte dalla posizione di riposo della mandibola, ultimo anello della catena posturale che nasce dai piedi in sintonia con una fisiologica respirazione cranica primaria”. In questa definizione troviamo i temi cari a B. Jankelson. Se non trovate i prodotti NOVAXA presso il Vostro Deposito, chiamateci al e Vi indicheremo dove trovarli. 29 p a r l i a m o d i . . . tt 30 Gnatologia La relazione tra dimensione verticale e spazio libero dopo TENS (DV.SL=Cost) è implicitamente riconoscibile nel ritorno dei concetti di base della Gnatologia Neuro Muscolare. Posizione di Riposo, Spazio Libero, Traiettoria adeguata assieme alla importanza assegnata alla funzione deglutitoria nella genesi della “forma” del sistema sono i cardini della sua presa di posizione. Secondo L. Balercia la forma del sistema stomatognatico è modellata dalla funzione attraverso le componenti dinamiche. Si tratta di un’evoluzione del pensiero Neuro Muscolare il quale, teso alla dimostrazione del primato dell’azione neuro muscolare sulla componente osteo articolare dentaria, focalizza la propria attenzione prettamente sui muscoli che agiscono localmente sull’apparato stomatognatico. Il pensiero di L. Balercia parte da questa posizione, ma con un atto di intenso coraggio intellettuale inserisce i principi della Gnatologia Neuro Muscolare in un contesto più ampio e profondo. L’evoluzione del pensiero NeuroMuscolare da lui apportata è sostanziale. Ogni distretto locale, tra cui quello stomatognatico, risponde a regole “dinamiche” specifiche inserite in un ambito di regole generali. Questo legame tra regole specifiche locali e generali permette “l’integrazione dinamica” della parte nel tutto, del lavoro odontoiatrico nel “sistema dinamico corpo umano”. Se da una parte le regole specifiche possono essere ricercate, trovate ed applicate attraverso la metodica Jankelsoniana, le regole generali devono essere ricercate, trovate ed applicate attraverso uno studio che si occupi del “sistema dinamico corpo umano” come un tutto. La componente del “tono muscolare” è una delle tante componenti che vanno considerate. La Posizione di Riposo della mandibola non è, secondo L. Balercia, dovuta solo alla componente neuro muscolare del sistema stomatognatico, ma è parte di un insieme di regole che vanno oltre quelle deterministe di funzionamento neuro muscolare puro. La sua posizione è frutto della clinica e dell’intuizione personale; anche se la difficoltà nel superare l’idea “muscolare” della posizione di riposo della mandibola si può leggere nell’incapacità di abbandonare la definizione di posizione di “riposo”, pur essendo certo che non di “riposo” muscolare si tratti. La Medicina Osteopatica si propone a Balercia come riferimento. Essa offre un interessante corpo dottrinale teorico applicabile clinicamente tramite una precisa e strutturata semeiotica. Egli considera le teorie e le definizioni proprie dell’Osteopatia meritevoli di essere considerate alla luce del loro effetto e risultato clinico. In sintesi secondo Balercia, nello studio delle proprietà del sistema stomatognatico, l’uso di un duplice approccio potrebbe permettere di superare il problema sorto dall’applicazione dei principi della Gnatologia Neuro Muscolare. L’oggettività della misurazione jankelsoniana di parametri legati alla posizione di riposo, allo spazio libero ed al “tragitto individuale appropriato” dopo TENS, ottenuti con l’elettromiografia di superficie e la chinesiografia computerizzata, forma il principio di riferimento al quale attenersi per la valutazione delle proprietà dinamiche del sistema stomatognatico. Sono valutazioni di tipo dinamico, nelle quali l’analisi della struttura è secondaria al “tipo” di funzionamento che il sistema sviluppa. Sono regole proprie dell’Odontoiatria in quanto appartengono alla semeiotica speciale del distretto stomatognatico. Si potrebbero definire “Leggi Locali”, intendendo con tale termine il fatto che queste leggi dinamiche esprimono localmente (all’interno del sistema stomatognatico) la qualità del funzionamento delle strutture anatomiche preposte alla loro espressione. D’altra parte la dinamica del sistema stomatognatico è parte di una complessità maggiore e tale per cui la posizione di riposo della mandibola, così come gli altri parametri propri della semeiotica Neuro Muscolare, non possono essere attribuiti unicamente alla componente neuro muscolare locale. Il loro studio richiede l’intervento di leggi o principi che siano in grado di valutare l’impatto della loro attività sulla dinamica generale del corpo umano. A tale scopo sono necessari principi e tecniche che esulano dalla stretta competenza odontoiatrica e che fondano la propria semeiotica nella conoscenza della dinamica del corpo intesa come un tutto. Naturalmente quest’ultimo assunto è tanto difficile da realizzare quanto pericoloso da applicare, ma l’idea di L. Balercia non sconfina nel misticismo o nell’olismo aprioristico e fine a se stesso. La ferma piattaforma Neuro Muscolare, clinica e strumentale, dalla quale trae la sua forza gli permette di confrontarsi con discipline che basano la loro conoscenza su semeiotiche non “numeriche” e “strumentali”, ma che propongono la possibilità di valutare dinamicamente la qualità delle relazioni che intercorrono tra una parte ed il tutto. La Medicina Osteopatica ha assunto questo ruolo all’interno della Gnatologia Neuro Mio Posturale di L. Balercia. Il riconoscimento dell’esistenza di fattori diversi rispetto all’apparato neuro muscolare invocato da Jankelson nel determinare la posizione di riposo della mandibola è molto più importante dello specifico uso di una tecnica semeiotica generale piuttosto che di un’altra. L’evoluzione del pensiero di Balercia ha portato alla Gnatologia Neuro Mio Fasciale, e abbandonando la staticità dell’idea ”posturale” si è propensi ad attribuire un significato generale all’idea osteopatica della “respirazione cranica primaria”. Si ritiene che il principio della “Respirazione Primaria”, tradotto in senso meccanico nel “meccanismo della respirazione cranica primaria”, debba essere compreso nella sua essenza, cioè, una proprietà regolatrice dinamica delle strutture “complesse”, tra cui quelle viventi. Essa è l’espressione dell’assemblaggio dinamico di parti non necessariamente omogenee che si completa in un’univocità strutturale e comportamentale. Se non trovate i prodotti NOVAXA presso il Vostro Deposito, chiamateci al e Vi indicheremo dove trovarli. Master di II Livello 2009-2011 Riabilitazione Odontoiatrica Neuro Mio Fasciale Corso teorico pratico PROTESI MOBILE TOTALE NEURO MIO FASCIALE PER ODONTOIATRI E ODONTOTECNICI Relatori: Dott. R. Cattaneo - Sig. R. Fiora Lo scopo del Master è quello di fornire un bagaglio di nozioni necessarie per utilizzare le strumentazioni e la metodica neuromuscolare meglio definita come neuro-mio-fasciale nelle varie condizioni affrontate nella comune pratica clinica odontoiatrica. Il Master ha durata di 2 anni e si articola in 14 moduli formativi e seminari integrativi per un impegno didattico complessivo di n° 60 crediti, comprensivi di attività didattica formale, attività di studio guidato, stage, supervisione, tutorato e preparazione alla prova finale. Il corso rivede le basi di anatomia, fisiologia e semeiotica nell’ottica di una gnatologia neuromuscolare. Spiega i principi di funzionamento degli strumenti di registrazione e misura (Kinesiografo - Elettromiografo) e le ragioni dell’applicazione di uno strumento quale la T.E.N.S. per il rilevamento del fisiologico rapporto mandibolo-cranico individuale. . . i d o m a i 12 - 13 – 14 Novembre 2009 Hotel Calabresi - San Benedetto del Tronto (AP) l UNIVERSITÀ DEGLI STUDI - L’AQUILA DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA SALUTE r Alcune conclusioni Perché allora non cercare di conoscere il sistema ed adattare di conseguenza l’occlusione? Anche volendo agire in modo deterministico, la descrizione del comportamento di un sistema dinamico deve poter contare sulle caratteristiche dello stato del sistema in condizione di partenza, sulle caratteristiche della traiettoria percorsa, sulle caratteristiche dello spazio da percorrere prima di arrivare all’impatto finale. Quale è il punto di partenza del movimento funzionale del sistema stomatognatico e quali sono le sue caratteristiche? Come si può delineare la traiettoria del movimento mandibolare durante un atto funzionale? Quale è o quale deve essere lo spazio da percorrere? Come ottenere e controllare l’integrazione del lavoro odontoiatrico nell’insieme neuro-mio-fasciale? Come intendere la relazione tra struttura (forma occlusale) e dinamica generale? Come intendere la relazione tra funzione (per esempio deglutizione) e dinamica generale? Come valutare l’integrazione dinamica tra funzioni apparentemente non correlate (per esempio deglutizione, oculo-mozione, vista, stato neuro-mio-fasciale generale? E altre domande ancor più complesse alle quali coloro i quali sono interessati all’odontoiatria neuro-mio-fasciale a vario livello (professionistico, associativo o universita- rio) hanno cominciato a dare risposte dialettiche, cliniche e scientifiche. Il determinismo operativo necessario in campo odontoiatrico si scontra con la realtà, spesso, non determinista del corpo umano. Frequentemente, il movimento è difficilmente schematizzabile, ma il suo essere è fondamentale per la comprensione di come e perché struttura e funzione sono strettamente associate. L’obiettivo che si vuole perseguire è quello di comprendere come raggiungere l’equilibrio occlusale neuro muscolare attraverso leggi dinamiche che guidano il sistema neuro mio fasciale di ciascun individuo. Un gigante col quale confrontarsi. Il punto da cui partire non è la posizione occlusale, ma la posizione di non occlusione, o posizione neutra (in letteratura nota come rest position). È questa la posizione in cui la mandibola è tenuta in condizione di attività muscolare isotonica, con la minore tensione possibile dei costituenti visco elastici contrattili del sistema. In questa posizione il sistema presenta il maggior grado di libertà ed il minor grado di resistenza possibile al movimento. Il sistema è come vincolato all’occlusione e deve adattare i propri costituenti per rispondere all’esigenza funzionale che richiede il contatto dentario. In caso di dentatura naturale l’occlusione è rigida e può essere in conflitto con gli altri costituenti portando a conseguenze varie: la mobilità e la perdita dei denti, le alterazioni dell’ATM, i problemi mio fasciali locali e generali. Così una protesi in conflitto con il sistema dinamico difficilmente potrà essere accettata dal sistema stesso. Vale la pena di ricordare che spesso la perdita dei denti potrebbe già essere l’espressione del conflitto tra strutture rigide e visco elastiche e forse un’attenzione all’aspetto dell’equilibrio neuro mio fasciale potrebbe fornire un nuovo strumento interpretativo e operativo. Questo obiettivo stiamo studiando e faticosamente perseguendo, chiunque voglia confrontarsi liberamente è ben accetto. a E’ quest’ultimo un concetto generale. Esso supera il confine dell’Osteopatia o della Medicina in senso lato per approdare allo studio della formazione delle strutture con comportamenti collettivi emergenti, al giorno d’oggi analizzato ed in parte compreso in molte aree del sapere “scientifico”. I termini “Teorie della Complessità”, di “Caos Deterministico”, di “Tissotropia e Risonanza”, di “strutture di Tensegrità” definiscono le proprietà delle strutture complesse che consentono l’espressione dinamica ed armonica di svariati costituenti in un tutto omogeneo. . p Gnatologia IL CORSO ASSEGNA CREDITI FORMATIVI ECM Per informazioni: FUTURA PUBLISHING / DEPARTMENT ADVANCED STUDIES OF MEDICINE Via Montello 10 – 63039 San Benedetto del Tronto (AP) - Tel 0735/781520 – Fax 0735/781521 www.iapnor.org - [email protected] - [email protected] Se non trovate i prodotti NOVAXA presso il Vostro Deposito, chiamateci al e Vi indicheremo dove trovarli. 31