1 ATTIVITA’ FISICA 3ª parte “Suggerimenti Per Mantenersi In Forma” A cura di Marta Boselli Nutrizionista CHE TIPO DI ATTIVITA’ SVOLGERE • Utilizzare la forza fisica per svolgere le diverse mansioni domestiche (pulire la casa, lavare i piatti, fare il bucato). • Salire e scendere le scale a piedi. • Spostarsi preferibilmente a piedi o in bicicletta: (nel caso in cui non si possa evitare l’uso dell’auto, parcheggiare ad una certa distanza da luogo di destinazione e proseguire a piedi). • Scendere dall’autobus alcune fermate prima della meta. • Comprarsi un cane e portarlo regolarmente a spasso. Uno dei migliori esercizi miranti al dimagrimento, che si può fare a casa propria in qualunque momento della giornata e in modo facile e naturale per tutti, rimane il movimento compiuto su cyclette (N.B.: possibilmente dotata di cardiofrequenzimetro) in quanto, coinvolgendo i più grossi gruppi muscolari del corpo senza generare brusche variazioni del carico a livello articolare, permette, anche a soggetti notevolmente in sovrappeso, di esercitare la muscolatura in tutta sicurezza. Resta inteso che, prima di iniziare un programma di attività fisica, è sempre opportuno parlarne con il proprio medico ed eventualmente sottoporsi ad accertamenti strumentali (elettrocardiogramma, prova da sforzo) per una preventiva valutazione delle condizioni cardiache. Anche in questo campo, infatti, il “fai da te” può risultare dannoso. Intensità dell’attività fisica Quando si svolge una qualsiasi attività fisica si ha un conseguente e inevitabile aumento della frequenza cardiaca cioè del numero dei 2 battiti cardiaci al minuto. Per tenere sotto controllo la frequenza cardiaca può risultare utile indossare il cardiofrequenzimetro, uno strumento assai importante perché oltre a favorire un monitoraggio del battito cardiaco, permette anche di verificare l’intensità e l’efficacia dell’attività fisica svolta. Esiste infatti una zona cardiaca di allenamento entro la quale occorre rimanere affinché gli sforzi praticati abbiano il giusto riscontro allenante. E’ opportuno mantenere lo sforzo sempre intorno alla cosiddetta frequenza cardiaca di lavoro, rappresentata dal 5070 % circa della frequenza cardiaca teorica massima, che si ottiene sottraendo da 220 l’età (in anni). Ad esempio, per un soggetto di 60 anni, la frequenza di lavoro consigliata dovrà essere compresa fra 80 e 112 battiti cardiaci al minuto, rispettivamente il 50% e il 70% di 160 (220-60). Per le persone non abituate a praticare attività fisica è opportuno, almeno per i primi giorni, mantenere una frequenza cardiaca di lavoro al 50% della frequenza cardiaca teorica massima, limite al di sotto del quale, salvo casi particolari, non si dovrebbe mai andare. Per le persone giovani e in buone condizioni fisiche, è possibile arrivare ad una frequenza di lavoro pari al 70% della frequenza cardiaca teorica massima, limite al di sopra del quale non si dovrebbe comunque mai andare. Il lavoro aerobico risulta infatti più impegnativo dal punto di vista del dispendio energetico rispetto ad una ginnastica di potenziamento muscolare (anaerobica), pur essendo quest’ultima indubbiamente più faticosa. L’attività di potenziamento muscolare è intensa, ma caratterizzata da sforzi brevi a frequenze cardiache non molto elevate, con pause e intervalli piuttosto frequenti; l’attività aerobica, invece, porta l’organismo a lavorare, seppure con sforzi meno intensi, sempre ad una frequenza cardiaca più elevata e per tempi prolungati; in termini energetici, questo tipo di attività “costa” di più di uno sforzo breve anche se intenso e ripetuto. In particolare l’attività aerobica 3 (camminare, nuotare, usare la bicicletta, correre, fare jogging, sci di fondo, canottaggio) determina: •coinvolgimento dell’apparato cardiovascolare e muscolare; •diminuzione dei valori della pressione arteriosa; •mobilitazione degli acidi grassi, a seguito di un lavoro protratto per più di 20 minuti, prelevati dal tessuto adiposo; •diminuzione dei grassi nel sangue; •riduzione del peso corporeo in eccesso. Se si sconfina nel metabolismo anaerobico (sforzi molto intensi e di breve durata come ad esempio il sollevamento pesi, il body building), i muscoli tendono a utilizzare prevalentemente gli zuccheri e non i grassi e al contempo si può avere accumulo di acido lattico (tossina residua dell’attività muscolare), che penalizza la prestazione. Un semplice e pratico segnale che permette di capire se l’intensità dell’attività fisica che si sta compiendo è eccessiva, con conseguente rischio di sconfinamento verso il metabolismo anaerobico, è rappresentato dalla comparsa di "affanno" durante il suo svolgimento. Se infatti, mentre si sta facendo jogging, si sta pedalando sulla cyclette o anche si sta solo camminando a passo svelto, si inizia a respirare con affanno (come ad esempio quando, arrivando in ritardo alla stazione, si fa una corsa per non perdere il treno in partenza) e non si riesce più a parlare normalmente, è bene ridurre l’intensità dell’esercizio in corso proprio perché si sta verificando il rischio di cui si è detto sopra. Ecco che ogni tanto, quindi, durante l’attività fisica si dovrebbe pronunciare qualche parola ad alta voce (ad esempio canticchiando o recitando una poesia) e se questo riuscisse difficile è opportuno rallentare un po’. Naturalmente, man a mano che si prosegue con l’allenamento, la “soglia anaerobica” si innalza per cui diventa possibile mantenersi in aerobiosi anche con un’intensità dell’attività fisica che all’inizio del periodo di allenamento sarebbe stata toppo elevata. 4 Nella tabella 4 vengono evidenziate, sulla base delle fasce di età, le frequenze cardiache da rispettare durante un allenamento di tipo aerobico, attività da preferire ai fini di un dimagrimento. Frequenze di lavoro (battiti cardiaci al minuto) Età 50% * 70% 20 anni 100 140 25 anni 98 136 30 anni 95 133 35 anni 93 129 40 anni 90 126 45 anni 88 122 50 anni 85 119 55 anni 83 115 60 anni 80 112 65 anni 78 108 70 anni 75 105 * percentuale della frequenza cardiaca teorica massima (220-età) Tabella 4 . Frequenza cardiaca di lavoro