Foglio di informazione professionale Nr. 172 28/11/07 Vaccinazioni pediatriche obbligatorie e non: benefici e rischi Riducendo la diffusione di infezioni gravi o eliminandole (come è successo col vaiolo), i vaccini hanno rappresentato uno dei progressi più importanti della medicina. Con la riduzione di malattie, morti e sequele invalidanti è diminuita la percezione della loro gravità ed è cresciuta la tendenza a mettere in discussione l’utilità e la sicurezza dei vaccini. Una revisione dei dati diventa, pertanto, indispensabile. Benefici Nel nostro paese, 4 vaccinazioni sono obbligatorie (difterite, tetano, poliomielite, epatite B), altre 5 (pertosse, morbillo, parotite, rosolia, infezioni da Haemophilus influenzae b) sono raccomandate. Difterite. E’sostenuta da batteri (Corynebacterium diphtheriae) che si trasmettono per via aerea e rilasciano una tossina che, diffondendosi tramite il circolo sanguigno, può provocare paralisi muscolari, lesioni mortali a carico di cuore, reni, sistema nervoso. La somministrazione di anticorpi specifici (antitossina) ha ridotto la mortalità dal 90% al 5-10%, ma in molti dei sopravvissuti permangono esiti permanenti. In Italia, prima della vaccinazione si registravano migliaia di casi di difterite con più di mille morti ogni anno; tra il 1990 e il 2000 sono stati segnalati 5 soli casi, di cui uno importato dall’estero. Un esempio di cosa può succedere se si smette di vaccinare viene dall’ex Unione Sovietica. Gli sconvolgimenti economico-sociali successivi alla “caduta del muro” hanno ridotto drasticamente il numero di bambini vaccinati: la conseguenza è stata una epidemia con 200.000 casi e 6.000 morti. Il vaccino, combinato con quello antitetanico e antipertosse, conferisce una protezione pressoché totale dalla durata molto lunga, ulteriormente garantita dai richiami. Per l’immunizzazione dei nuovi nati viene utilizzato il vaccino esavalente contro difterite, tetano, poliomielite, epatite B, pertosse ed Haemophilus. Tetano. Il Clostridium tetani è ubiquitario; la sua straordinaria sopravvivenza nell’ambiente è dovuta al fatto che produce delle spore resistenti ai disinfettanti e al calore. Se una spora, penetrando in una ferita, trova condizioni di carenza di ossigeno, si apre e libera una tossina che provoca contrazioni muscolari incompatibili con la vita in un individuo su tre. In Italia, si registrano meno di 100 casi all’anno, tutti in soggetti adulti mai vaccinati (per lo più donne anziane). Il vaccino conferisce una protezione del 100% che dura a lungo (10 anni) ed è prolungata con l’esecuzione di richiami. In presenza di una ferita a rischio [profonda (>1 cm), contaminata, non recente (<6 ore)] si somministra un dose di vaccino se sono trascorsi più di 5 anni dall’ultimo richiamo, associata alle immunoglobuline antitetaniche nel caso in cui non sia noto lo stato immunitario del soggetto o non sia mai stato completato il ciclo basale delle 3 dosi. Poliomielite. La malattia può colpire le persone di tutte le età, ma principalmente i bambini sotto i 5 anni. Il contagio avviene per via oro-fecale. Il 95% dei soggetti infettati non presenta sintomi e acquisisce una immunità naturale. In 1 caso su 200, il virus provoca una paralisi irreversibile priva di terapia specifica. Scomparsa dai paesi industrializzati, la poliomielite è presente solo in alcune nazioni dell’Asia (soprattutto l’India) e dell’Africa, dove la copertura vaccinale è inadeguata. Il faticoso processo verso l’eliminazione della malattia (dal 1998 al 2003, i paesi endemici sono passati da 125 a 6), ha segnato il passo negli ultimi anni con centinaia di casi in Nigeria e Sudan. Finché il virus circolerà in qualche parte del mondo, ci sarà il rischio che venga importato e si dovrà continuare a vaccinare. Nel 1992, in Olanda, i membri di una piccola comunità religiosa hanno rifiutato di vaccinare i propri figli. Pur vivendo in un paese altamente sviluppato, 72 bambini sono stati colpiti da poliomielite: 2 di loro sono morti, 59 sono rimasti paralizzati per sempre. Il virus che ha dato origine all’epidemia era stato introdotto da portatori con infezioni asintomatiche o da alimenti provenienti da paesi in cui la polio è endemica. Tra gli olandesi non appartenenti a quella comunità si è verificato un solo caso: quasi il 100% dei bambini era vaccinato. I vaccini sono molto efficaci e la protezione, praticamente assoluta, dura tutta la vita. Il vaccino orale attenuato (Sabin), utilizzato fino a quando era importante ridurre la circolazione del virus selvaggio, anche se raramente (1 caso ogni 2,4 milioni di dosi) provocava paralisi flaccida; oggi si usa il Salk iniettabile preparato con virus ucciso, che non causa mai questo problema. Epatite B. Il contagio avviene per via ematica e sessuale. Su 100 individui che contraggono l’infezione, uno sviluppa una epatite fulminante e 5 diventano portatori cronici del virus, candidati a epatite cronica, cirrosi epatica, cancro del fegato. Il rischio di sviluppare forme croniche di epatite B è inversamente proporzionale all’età in cui si contrae l’infezione: l’80-90% se acquisita da neonati (si può trasmettere durante la gravidanza) o nel primo anno di vita, 3060% tra 1 e 4 anni, e meno del 5% da adulti; inoltre un bambino su 4 con infezione cronica va incontro a cirrosi e INTESA – Via Provina, 3 – 38040 Ravina (TN) – Tel. 0461 901111 carcinoma epatico. In Italia, prima della vaccinazione si registravano 3.500 nuovi casi all’anno; dal 1987 al 2002, l’incidenza della malattia si è ridotta del 62%, in modo netto nei bambini fino a 14 anni, dove si è passati da 365 casi a 29 (-91%). I vaccini hanno una efficacia del 95% e la protezione dura verosimilmente tutta la vita. Pertosse. E’causata da un batterio (Bordetella pertussis) che si diffonde per via aerea ed è tanto più grave quanto più precocemente colpisce il bambino. Le complicanze polmonari si verificano in 1 caso su 20, ma in più di 1 caso su 10 nei neonati con meno di 6 mesi; la mortalità è del 2 per mille. Il vaccino acellulare in uso è meglio tollerato di quello a cellule intere; la sua efficacia protettiva (che necessita di richiami) non è altissima (85%), ma attenua la pericolosità della pertosse che insorge nei vaccinati. Hib. L’Haemophilus influenzae di tipo b è un bacillo Gram-negativo capsulato che si trasmette per via aerea e che può provocare infezioni invasive come meningiti, epiglottiti e sepsi. La meningite colpisce soprattutto i bambini dai 3 mesi ai 3 anni, con un picco verso i 6 mesi; il 5% dei bambini affetti da meningite muore anche se sottoposto a terapia antibiotica, il 15-30% riporta danni neurologici permanenti (es. sordità, ritardo mentale). La copertura assicurata dal vaccino è tra il 95e il 100%. Morbillo. E’causato da un virus che si trasmette per via respiratoria. Inizia con febbre alta, tosse, rinite, congiuntivite, seguite da una eruzione tipica che dal volto si diffonde a tutto il corpo. Le complicazioni più frequenti sono l’otite e la polmonite, la principale causa di morte del bambino; l’encefalite può essere mortale o esitare in danni cerebrali permanenti. Nel 2003, durante l’epidemia di morbillo che ha colpito le regioni meridionali (dove la copertura vaccinale è più bassa) ci sono stati 8 decessi. Il vaccino, combinato con quello contro la parotite e la rosolia, ha una efficacia del 98-99%. Parotite (Orecchioni). E’ una malattia che provoca una tumefazione dolorosa delle ghiandole salivari, più comunemente della parotide. Il virus responsabile viene diffuso tramite le goccioline di saliva infetta emesse con starnuti o colpi di tosse. Le complicazioni possono essere la meningite asettica benigna (5-15%), la pancreatite (5%) e l’orchite (25%) nei maschi adulti. La parotite è la prima causa di sordità nel bambino (1 caso ogni 30.000). Il vaccino assicura una protezione del 95%; l’immunità dura tutta la vita. Rosolia. E’ una malattia esantematica causata da un virus che si diffonde per via aerea, spesso con sintomi generali lievi, ma che può provocare aborto, nascite di feti morti o difetti congeniti nei neonati nati da madri infettate durante i primi mesi della gravidanza. La vaccinazione ha una efficacia del 100%. Rischi La metà dei bambini che vengono vaccinati non presenta alcun effetto indesiderato; la maggior parte degli altri ha solo reazioni lievi. Il disturbo più frequente è la febbre (>38,5°C) legata alla moltiplicazione limitata dei virus vaccinali, che può manifestarsi dal 5-15% (col trivalente) al 30% dei bambini (con l’esavalente). In rari casi (1 ogni 3.000), possono verificarsi convulsioni febbrili senza sequele. Transitorie reazioni locali come dolore, arrossamento, gonfiore nella sede di iniezione, interessano il 20% dei bambini. Gli additivi presenti nei vaccini possono provocare reazioni allergiche, ma lo shock anafilattico è un evento eccezionale con 1-2 casi per milione di dosi. Eccezionale è anche l’encefalite che colpisce 1 bambino per milione di vaccinati, mentre complica il morbillo (1 caso ogni 1.000), la rosolia (1 caso ogni 5.000) e talora anche la parotite. I sistemi di sorveglianza post-marketing (studi “casocontrollo”, di coorte, segnalazioni spontanee), capaci di identificare gli effetti indesiderati gravi, ma poco frequenti, non hanno trovato una correlazione causale tra vaccini e aumentata incidenza di allergie1,2, insorgenza di diabete3,4, morte improvvisa5 né tra vaccino anti-epatite B e sclerosi multipla e altre malattie demielinizzanti-6-11. L’ipotesi secondo cui gli eventi indotti dal vaccino anti-morbillo, parotite, rosolia (infiammazione intestinale con passaggio in circolo di sostanze tossiche per l’encefalo) potessero causare l’autismo è stata ricusata, oltre che dai coautori del lavoro all’origine del sospetto, da numerosi studi epidemiologici hanno escluso una possibile associazione tra autismo e vaccino triplo12-17. A cura del dott. Mauro Miselli Bibliografia 1. Gruber C et al. Do early childhood immunization influence the development of atopy and do they cause allergic reactions? Pediatr Allergy Immunol 2001; 12:296-311. 2. Nilsson L et al. Pertussis IgE and atopic disease. Allergy 1998; 53:1195-201. 3. DeStefano F et al. Childhood immunizations, vaccination timing, and risk of type 1 diabetes mellitus. Pediatrics 2001; 108:112. 4. Graves P et al. Lack of association between early childhood immunizations and beta-cell autoimmunity. Diabetes Care 1999; 10:1694-7. 5. 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