afta epizootica - Se l`università non ti piace, cambiala

*AFTA EPIZOOTICA*
Foot and mouth disease
Malattia acuta, febbrile, altamente contagiosa, che colpisce animali del genere Artyodactila (unghia spaccata), quindi ruminanti e
suini, con localizzazione sistematica a livello di bocca e piede. È una malattia importantissima non tanto per i danni diretti ma per
limitazioni e blocco dei mercati animali. Le regole sul commercio internazionali le pone la WTO e prende le informazioni dall’OIE
(c’è un codice zoosanitario) con OMS e FAO.
È una malattia che ha una bassa letalità, ma che presenta notevoli risvolti sul commercio mondiale dei prodotti animali. Questa
malattia è importantissima non tanto per i danni diretti quanto per la limitazione e il blocco dei mercati; è per così dire una malattia
“economica” con risvolti politici non di poco conto. Basti pensare che il governo Blair nel 2001 ha spostato le elezioni politiche di
due mesi per far fronte all’epidemia che era scoppiata in Inghilterra in quell’anno. La malattia si è probabilmente instaurata con il
commercio di animali ammalati provenienti da un allevamento di circa 200 capi che hanno contratto il virus con i rifiuti di cucina di
un ristorante cinese. I servizi veterinari inglesi (che non hanno veterinari pubblici) non hanno agito in maniera tempestiva e in tal
modo hanno permesso il diffondersi a macchia d’olio della malattia. Essendo scarsamente organizzati hanno chiesto l’aiuto dei paesi
latini, tra cui l’Italia, per gestire il problema sanitario. Inizialmente si era fatta una “regionalizzazione” della malattia, cioè uno
sconfinamento in un’area ben delimitata, ma ciò è servito poco, tanto che si diffuse comunque in tutto il paese. L’epidemia in
Inghilterra è arrivata in Olanda e Bretagna, poiché gli inglesi non hanno fatto la vaccinazione accerchiante attorno ai focolai. L’EU
paga un rimborso per gli abbattimenti fino ad un massimo di venti focolai. Da quel momento sono sorti anche problemi di
smaltimento delle carcasse, infatti furono abbattuti ben 6.5 milioni di capi nonché serie problematiche nei commerci: se in un paese
c’è un focolaio di afta in corso, non può più uscire nulla! – blocco dei mercati – Hanno avuto anche crollo del turismo.
Occasionalmente colpisce anche l’uomo, ma è da considerarsi una zoonosi minore (è proprio di minima importanza come zoonosi, in
quanto si trasmette come infezione ma non come malattia; ad ogni modo è la malattia contagiosa per eccellenza. L’uomo è importante
come veicolo animato passivo.
Per la sua contagiosità elevata e per i danni che causa era iscritta al regolamento di polizia veterinaria e collocata nella lista A
dell’OIE.
Per questa malattia si deve effettuare uno stamping out totale in ragione del suo potere di diffusione enorme; un servizio veterinario
ben funzionante riesce a mettere fine alla malattia, altrimenti vince la sua contagiosità.
Situazione italiana e rischio per l’Italia
Il rischio reale per l’Italia è la Turchia e le sponde del Nord Africa (Libia e Egitto soprattutto). Circola il virus SAT 2, uno dei
sierotipi africani. L’OIE ha infatti costituito presso Tunisi un laboratorio, centro per la sanità animale
Perché viene considerata una emergenza se l’uomo è scarsamente recettivo e poco letale per gli animali?
Perché in Inghilterra la situazione è sfuggita di mano nel 2000?
Lo stamping out è sempre da attuare?
Problema globalizzazione dei mercati. Fino a che punto l’Italia è autosufficiente? Siamo autosufficiente per il 60% se però conti che
importiamo le materie prime l’autosufficienza crolla sotto il 50%. Quindi l’Italia nella globalizzazione dei mercati ci deve stare per
forza.
Stamping out e cittadinanza animali (animali al nostro livello).
Storia
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1514 Fracastoro, descrizione clinica
1900 Loffler e Frosh eziologia virale
1922 Vallée e Carré individuano i sierotipi OAC
Durante il XX secolo la malattia sotto controllo mediante la vaccinazione di massa dei bovini con l’impegno di grandi
risorse.
EZIOLOGIA
Virus piccolo a RNA nudo
Famiglia: Picornaviridae
Genere: apthovirus
Sono conosciuti 7 sierotipi la cui identificazione è importante poiché non esiste una cross protezione tra l’uno e l’altro
 A: Ardenne, in Francia
 O: Oise, in Francia  molto attivo assieme ai SAT
 C: isolato in Germania negli anni’20
 SAT: South African Territories
o SAT1
o SAT2
o SAT3
 ASIA 1: isolato in Turchia
I sierotipi A, O, C, sono gli unici che sono presenti in Italia e per i quali si è vaccinato fino al 1991 con il vaccino trivalente. Oggi
siamo a rischio poiché importiamo da paesi, come l’Argentina, che ce l’hanno.
Mediante sierologia quantitativa tradizionale sono stati identificati all’interno dei sierotipi dei gruppi di ceppi che sono sottotipi e che
fanno riferimento a differenti caratteristiche antigeniche del virus. Nel 1979 sono stati identificati 61 sottotipi. Oggi non sono più
accettati. La tipizzazione ora viene fatta con la biologia molecolare (PCR) e non si parla più di sottotipi; si fa un’analisi del genoma
sequenziando i geni in maniera da fare una epidemiologia molecolare.
Gli animali guariti dall’infezione di un determinato tipo sono protetti dalla reinfezione dello stesso, ma non dagli altri. Nell’ambito
dello stesso tipo l’affinità Ag decide la resistenza crociata.
È un virus molto piccolo (22-25nm), moriforme, nudo, quindi privo di envelope – molto resistente ai solventi per i lipidi - Ha
simmetria icosaedrica (20 lati). È costituito da RNA che rappresenta il 31% di tutto il virione e dalle proteine del capside per un 69%.
Presenta 8.000 nucleotidi e 12 geni.
Il capside proteico icosaedrico, presenta 32 capsomeri (struttura minima dei virus, quella di base) ed è costituito da 60 copie delle
proteine virali strutturali (VP1, VP2, VP3):
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
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VP1: è la più superficiale, ha tropismo per le cellule epiteliali ed è immunostimolante; costituita da 213 aa, piccola, stimola
la produzione di Ab, cioè è la proteina immunizzante del virus; la regione altamente immunogena è tra il 146° e il 154° aa
(quella usata per i vaccini, che è troppo piccola e quindi è usata come aptene e associata a un vettore). È una proteina
estremamente variabile in quanto è quella sottoposta a maggior “pressione immunitaria”. Il problema è conoscere su quale
carrier si presenta tale Ag proprio perché è dotato di notevole variabilità;
VP2
VP3
VP4: viral associated antigen; è un RNA polimerasi presente in elevate quantità durante la replicazione. (Non si tratta
pertanto di una proteina strutturale bensì di un enzima che si ritrova nei secreti ed escreti ed è svelabile attraverso un test
ELISA sulla saliva con Ab monoclonali: in tal modo posso capire se l’animale è un portatore sano o se è in uno stadio
preclinico della malattia; è una tecnica che non è ancora entrata tra gli esami di routine ma è molto significativa perché
appunto ci permette di individuare il virus già in fase di incubazione.)  non l’ha detto
Caratteristiche antigeniche:
 Sierotipo:
o individualità immunologica con pochi determinanti antigenici in comune
o 100% rottura immunitaria tra i diversi sierotipi
o Vaccini
 Sottotipo:
o Molti determinanti in comune
o Non c’è rottura immunitaria totale ma non sempre copertura immunitaria (A/5 non conferisce immunità verso A/22)
 Variante: = ceppo:
o Pochi determinanti antigenici differenti
o Possibilità di vaccinazione eterologa
- Per produrre un vaccino pronto all’uso ci vogliono 45-50gg.
RESISTENZA: piccolo e senza envelope.
È un virus molto resistente.
Stabile tra pH 6.5-8.7; mentre viene inattivato a valori di pH > 9 (soda caustica), e < 5; con l’acidificazione delle carni, l’acido lattico
e piruvico portano il pH a valori intorno a 5-5.5 e quindi sufficienti per inattivare il virus. Rimane comunque nell’osso, midollo,
linfonodi (infatti gli Stati Uniti importano solo carni disossate)
-
è resistente a:
o etere
o alcol
o cloroformio
o in generale ai solventi per lipidi
Inoltre resiste:
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Nel letame: 3-25 giorni in base alla stagione e temperatura;
Mangime e fieno: 4 mesi e mezzo (140 giorni) in funzione della temperatura; se si fa lo stamping out infatti bisogna bruciare
tutti gli alimenti;
Liquami: da 21 giorni a 6 mesi (180 giorni) inversamente proporzionale alla temperatura; sui liquami possiamo intervenire
acidificando o alcalinizzando ad esempio con NaOH (soda caustica, più spesso perché costa meno) che fa anche aumentare la
temperatura; c’è però l’inconveniente, non piccolo, che spargendo i liquami a pH 11 si distrugge ogni forma di vita;
Feci secche: 14 gg; in un pascolo può comunque resistere anche fino a 1 mese, l’importante è che resti protetto dai raggi UV
ai quali il virus è sensibile.
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Pascolo, suolo 28 gg in autunno (con possibile contaminazione dei selvatici).
Saliva: dai 2 ai 35gg in funzione della temperatura;
Secreti ed escreti: in inverno il virus resiste anche per più di 60 giorni (in pianura padana tutte le epidemie sono state da
novembre ad aprile) e nelle pelli fresche anche per 21gg; noi importiamo il 70% di pelli che vengono lavorate e queste sono
fresche, ricoperte di sale e arrotolate. La salatura serve per evitare la proliferazione batterica ma non è detto che distrugga il
virus.
Carni: il virus è inattivato dalla frollatura, ma resiste nel midollo osseo e nei linfonodi tant’è che può risultare utile disossare
in certi casi come profilassi. Bisogna fare attenzione anche alle carni surgelate che vengono importate perché molto spesso
non vengono precedentemente frollate.
Prosciutto: resiste fino a 6 mesi di stagionatura. Il consorzio del prosciutto di parma ha fornito questi dati:
o 112-119 giorni (4 mesi) circa nel prosciutto disossato (non è dop)
o 169-172 giorni circa (6 mesi) nel midollo osseo
o 176-183 giorni circa (più o meno 6 mesi) nel grasso
Esiste un prosciutto di sei mesi? Ma i prosciutti dop non possono essere di sei mesi. Sono di più per quanto tu possa usare
tecniche per aumentare la produzione. Il prosciutto di Parma ha una stagionatura superiore a 11 mesi.
In base a questi dati 6 mesi di stagionatura dovrebbero essere sufficienti. Questi dati sono molto importati soprattutto per
quanto riguarda le esportazioni; gli USA sono molto attenti in quanto importano prosciutti da noi. Noi stagioniamo 12 mesi.
Anche noi importiamo solo carne disossata, e dall’Africa anche sterilizzata.
TEMPERATURA
-
In linea generale temperature superiori a 50° inattivano il virus.
A 100°C si inattiva la particella infettante, mentre l’RNA rimane attivo per 20 minuti.
Nel latte il virus è inattivato dalla pastorizzazione (73°C, per due minuti) ma solo se il titolo virale è basso, come avviene ad
esempio se la contaminazione è avvenuta dopo la mungitura; se il latte proviene invece da una vacca infetta, la
pastorizzazione non è sufficiente ad inattivare il virus.
Un trattamento UHT invece (148°C per 2.5 secondi) inattiva sempre il virus, però è un’impianto da 800.000 euro e se c’è
l’afta il latte non può uscire
Nel latte refrigerato resiste più di 40gg
Nel formaggio con latte crudo resiste per tre settimane.
Il problema del latte non è tanto la sterilizzazione – perché un trattamento termico è appunto sufficiente per inattivare il virus
– ma possedere i mezzi idonei e sufficienti, in azienda, per trattarlo. È infatti vietato trasportare il latte al caseificio ne
tantomeno scaricarlo “tal quale” in concimaia: spostare il latte significa creare un potenziale nuovo focolaio di malattia. In
generale il virus nel latte viene inattivato dal calore ma per risanarlo necessita una struttura adatta.
DISINFETTANTI: in caso di focolai pulire e disinfettare accuratamente ogni angolo dell’azienda con acqua calda e disinfettanti
quali:
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Permanganato di K e Ca (VIRKON®): sono i disinfettanti di elezione, costano di più rispetto per esempio alla soda caustica
ma sono i migliori (si usano anche per la malattia vescicolare), miscela di diversi agenti chimici, brevettato ma la sua
composizione non è dichiarata. È un agente ossidante che sviluppa bene a pH 2.6-2.7.
Formalina: azione lenta ma efficace, che migliora a caldo (sopra i 37°C) e sotto forma di vapori. È però cancerogeno e quindi
va fatta in assenza di animali durante il TV-TP;
Soda caustica: al 2% ha una buona azione però è corrosiva per i metalli e per gli impipanti idraulici; viene usata per
alcalinizzare il letame.
Carbonato di calcio (calce viva): al 4%, funziona poco e male; serve più come barriera per separare gli infetti dai sani.
Sali quaternari d’ammonio: usati al 3-5% hanno una scarsa azione perché agisce bene sui virus che presentano envelope
poiché sono tensioattivi ma questo virus non ha envelope.
Iodofori e fenoli: scarsa azione
Acido citrico: blando disinfettante, ma funziona abbastanza bene.
COLTIVAZIONE:
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per quanto riguarda gli animali da laboratorio l’inoculazione intradermoplantare o sottolinguale nella cavia dà risposte
disomogenee mentre l’inoculazione intracerebrale e sottolinguale nel topino dà risposte uniformi con paralisi e morte in 2-3
gg.
Sulle cellule di sopravvivenza di frenkel (epitelio linguale): sistema più veritiero ma oggi non si fa più; veniva fatto per i
primi vaccini. Al primo isolamento non si riesce a coltivare su linee cellulari quindi si optava per le cell di frenkel e colture
primarie per poi passare a colture continue.
Colture primarie di rene, tiroide, epitelio linguale di varie specie
Sulle cellule della linea cellulare IBRS-2 (Istituto Biologico di San Paolo) da rene di suino che oggi sono il gold
standard per la diagnosi diretta dell’afta. Il virus provoca un effetto citopatico che si evidenzia con vacuolizzazione
(cellule globose) e picnosi delle cellule nel giro di 12-24h. In passato si usavano BHK-21 (alte, rese virali in poco
spazio) in sospensione soprattutto per la preparazione di vaccini: fu una vera rivoluzione l’utilizzo delle cellule in
sospensione per la preparazione di vaccini; infatti per spazio e resa sono nettamente migliore delle colture monostrato
che si usavano in precedenza. È importante che si possano coltivare in sospensione per un problema di spazio
(monostrato occupa più spazio).  PROSPERI HA PARLATO SOLO DI QUESTA
EPIDEMIOLOGIA –ANIMALI RECETTIVI: vengono interessati dalla malattia tutti gli animali con unghia spaccata, gli artyodactila.
In ordine di frequenza della malattia ricordiamo:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
bovino
suino
ovino
caprino
camelidi: cammello, dromedario, lama
cervidi e suidi selvatici
elefante (raro).
Non sono recettivi i solipedi.
L'uomo, secondo la bibliografia è recettivo, si può infettare e può essere pericoloso come veicolo passivo (presenta anticorpi), ma
clinicamente è raro (mai!) che si ammali.
Scarsamente recettivi cani e gatti.
Passeriformi: beccaccia sospettata, presenta Ab.
Diffusione geografica
La malattia è stata eradicata in USA (negli Stati Uniti sono state eradicate Afta e peste suina) e in UE. È endemica in Africa, Asia e
America latina dove avviamo paesi con situazioni multiple (indenne, indenne con vaccinazione, non indenne). Ecuador e Venezuela
passano come indenni.
In Italia l’abbiamo avuta dall’'84 al '93,ci sono state sei grandi epidemia

Sottotipi vaccinali dall'84 all'89 = A/5, C/1, A/5, C/1

Fu una fuga da laboratorio responsabile delle epidemie: vaccino inattivato con formalina (sulle proteine provoca la
loro coagulazione e all’interno dei coaguli il virus non è inattivato) non totalmente inattivato. Si faceva una
vaccinazione di massa e ogni volta che si vaccinava si aveva un’epidemia.

Nel 1993 l’Italia siccome importa molto, in piena guerra Balcanica, si ebbe un trasporto di bovini dalla Croazia alla
Macedonia e dalla Macedonia alla Grecia dove c’era un’organizzazione li faceva diventare greci e così arrivavano in Italia e
così l’Italia si è beccata l’O/1 Manisa (identico al 99,9 % identico a quello croato).

Dal 1996 al 97 ci sono stati problemi con A/22 e O/1 in Turchia, Bulgaria, Grecia e Romanica.

1999-2000 Asia 1 in Turchia.

2001 pandemia in Inghilterra con epidemie in Francia e Olanda e con il sierotipo 0/2. Arrivò anche in Olanda e Bretagna,
zone di altissima produzione di suini.

2007 fuga dal laboratorio di Pirbright (nel Surrey)

2012 SAT 2 in Egitto e Libia.

2011 malattia presente in Bulgheria ma non in Turchia perché in quest’ultima c’è la vaccinazione fatta addirittura due volte
all’anno. C’è la vaccinazione sistematica degli animali.

Nel 2013 SAT 2 da Sud Africa è arrivato in Egitto e Libia.
Modalità di trasmissione

Bovino è il serbatoio naturale del virus che si trasmette (i bovini possono guarire dal punto di vista clinico ma restano
portatore):

da animale portatore ad animale recettivo

si può trasmettere anche vettori animati passivi:


e vettori non animati


personale di stalla, commercianti, veterinari, cani e gatti
fomites (materiali contaminanti, mangimi e fieno  resiste fino a 6 mesi, oltre ad abbattere animali devi
bruciare fieno e paglia), veicoli da trasporto (camion mangime, latte, commercianti., auto del veterinario),
vento (velocità > 100 km/h, alti titoli virali, umidità relativa > 55%, necessità di allevamento sottovento)→
è un virus eliminato in gran quantità con l'aerosol.
prodotti di origine animali infetti, tipo latte, saliva, seme prima 3-5 giorni prima dei sintomi clinici. Carne non
frollata (surgelata soprattutto), ossa e linfonodi, urine e feci (quando è qua (urine e feci) l’animale presenta già
sintomatologia).

il bovino rimane portatore per periodi > di 3 anni

il bufalo selvatico anche > di 5 anni

ovicaprini > di 9 mesi  non sono strategici come bovino e bufalo nel mantenimento di questa malattia.
Patogenesi
Bovini e ovini = DI 50 bassa (10-20 dosi TC) → non ci vuole molto virus. L'animale recettivo è eliminatore prima dei sintomi
clinici. Il virus penetra a livello del primo tratto digerente(respiratorio, poi mucosa linguale, meno frequente in altre mucose o cute)
1.
Penetrazione per via ora-nasale → colonizzazione del primo tratto digerente (mucosa linguale) e respiratorio
(aerosol) → lesioni cutanee in altre mucose raro (capezzoli, piedi, occhio → DD malattia vescicolare del suino → dove si
verificano sempre).
2.
Il virus è epiteliotropo (epiteliotropismo), prima replicazione nel punto d'ingresso (generalmente bocca, base della
lingua..) → arriva al massimo alle cellule dello strato spinoso (non va in profondità) e questo giustifica il tipo di lesioni:
VESCICOLA → sollevamento dello strato corneo dell'epidermide che si riempie di liquido sieroso → si rompe facilmente

questa è la VESCICOLA AFTOSA PRIMARIA che è piccola, di aspetto lenticolare ed evidenziabile solo con un
esame attento del cavo orale

ha anche tropismo per i linfonodi circostanti nell’area faringea-tonsillare in cui si replica
3.
viremia (dura 3-5 gg, mi da febbre) → il virus arriva a livello:

cardiaco: nell'adulto non dà lesioni, nel giovane invece causa lesioni necrotiche → cuore tigrato di Kith che porta a
morte suinetti e vitelli

cercine coronario

epitelio mammario → l'animale elimina il virus con il latte (Portatore pre-clinico)

saliva

latte e saliva = ci saranno fino a 105 ml di virus (ancora prima delle lesioni)→ quasi come una coltura
cellulare (credo sia così).

secreti ed escreti → eliminazione del virus 3-5 giorni prima dei sintomi.

spazio interdigitale

mucosa buccale e nasale

gengive e grugno

pilastri del rumine

altre sedi:

rene

surrene → con segni ormonali

ipofisi → ipotricosi (meno pelo)

tiroide

pancreas

miocardio in giovani animali
4.
La viremia dissemina il virus con replicazione secondaria ed è la fase eruttiva della malattia (con replicazione nei
posti detti prima)
5.
Eliminazione

il bovino elimina con: sangue, rottura di organi, aerosol (+++) → molto efficace perché il virus è piccolo, senza
envelope che è lipo-proteico e quindi idro-repulso dalla gocciolina d'acqua, latte (+++), lesioni podali, feti abortiti
come conseguenza secondaria al malessere, feci e urine (+++) e saliva (+++).
6.
un bovino adulto se non viene abbattuto supera la fase acuta e ci possono essere sovrainfezioni a livello di bocca e
piedi → di conseguenza un'alta percentuale rimane portatore a livello di tonsille, epitelio del faringe e palato molle →
diventa la specie serbatoio dell'afta (il suino spesso si autosterilizza).
7.
Quindi il virus viene eliminato con tutti i secreti, gli escreti e l’aerosol.
Sintomatologia  lesioni abbastanza specifiche.
periodo d'incubazione 2-12 gg (media 2-3 gg), variazioni in base a:

specie → più bovini e suini rispetto ovi-caprini che sono meno suscettibili.

età

stato immunitario

recettività
Il titolo virale del materiale infettante è fondamentale per il periodo di incubazione.
BOVINO

Infezioni per aerosol a causa del volume respiratorio

fase primaria → ottundimento del sensorio, anoressia, blocco della ruminazione per febbre > di 40° , riduzione della
produzione lattea, ipersalivazione e scialorrea

fase eruttiva → afte secondarie (a livello di musello, bocca, labbra, gengive, lingua, cercine coronario, spazio interdigitale,
capezzolo), riluttanza a muoversi, zoppia.

NB: le vescicole a livello della bocca provocano ulteriore ipersalivazione per senso di fastidio e dolore con tipico
rumore di “baci”

infiammazione attorno alle vescicole con gonfiore e dolore, si rompono in 24h e diminuisce la dolorabilità

ci possono essere sovrainfezioni a livello di piede e mammella, meno in bocca

l'aborto può esserci ma occasionale (è raro e non deriva dall’azione primaria diretta del virus sul feto ma perché c’è uno stato
di tossicosi generale) e conseguente al malessere generale

l'età delle lesioni è molto importante per il problema della rintracciabilità → recuperare i prodotti di qll azienda dal mercato

le lesioni si riparano con un essudato fibrinoso grigio-giallastro in 3-6h → cicatrice in 10 gg

La lingua colpita da afta può rompersi quando la prendi in mano.
SINTOMATOLOGIA NEGLI OVICAPRINI
Vengono ritenuti meno ricettivi
Simile al bovino ma molto più sfumata
Lesioni buccali meno evidenti, presenti nelle gengive
Scialorrea non sempre presente
Lesioni in vulva prepuzio e mammella
Agalassia e letalità in agnelli e capretti (lesioni necrotiche a livello cardiaco)
Lesioni podali presenti con problemi di diagnosi differenziale con la Pedaina e Blue Tongue
SINTOMATOLOGIA SUINO
Depressione e abbattimento del sensorio molto evidente per la natura del suino (è così per natura).
Vescicole buccali sono meno evidenti:
Più difficile da evidenziare (quelle del grugno più evidenti)
Si rompono più facilmente
Vescicole frequenti a livello del grugno
Lesioni podali frequenti e molto gravi (non riesce ad appoggiare il piede).
Letalità molto elevata nei suinetti sotto scrofa
Elimina virus 3000 volte superiore al bovino soprattutto a livello respiratorio. Il bovino è il serbatoio e mantiene nel tempo, il suino è
quello che amplifica.
Indistinguibile clinicamente dalle altre malattie vescicolari (soprattutto malattia vescicolare del suino, esantema stomatite
vescicolare).
La cosa importante è conoscere l’età della vescicola. È importante perché in questo modo risalgo all’età del focolaio ed essendo una
malattia molto contagiosa, il sapere che risale a dieci giorni fa o a stamattina mi da informazioni in più su quello che può essere il
controllo della malattia, la diffusione, la contagiosità. Abbiamo visto che queste lesioni cicatrizzano e poi regrediscono, il bovino
rimane però portatore. Tutti gli animali che risultano infetti da questa malattia sono da abbattere.
Anatomia patologica
Anatomo-patologicamente non si vede molto. Se andiamo a fare un’istologia la lesione interessa le cellule fino lo strato spinoso, non
va al di sotto. Interessa quindi le cellule dell’epitelio pavimentoso stratificato della mucosa. Quando agisce a questo livello porta alla
rottura dei ponti intercellulari e porta quindi all’accumulo di liquido interstiziale e leucociti. Intorno le cellule assumono un aspetto
globiforme. In definitiva porta alla lisi delle cellule e la lisi delle cellule ti porta alla formazione della vescicola. Questa è la
patogenesi della vescicola. Questo tipo di lesione è una degenerazione idropica. La degenerazione idropica porta alla formazione delle
vescicole. L’infezione primaria da virus non interessa i muscoli rimane in superficie. A livello di bocca e lingua ci sono degli
antibatterici che non permettono la formazione di infezioni secondarie che invece potremmo ritrovare a livello di piedi.
Cuore: abbiamo una lesione particolare. La lesione al cuore porta a morte l’animale. È l’unico caso in cui l’animale va incontro a
morte, quando c’è una degenerazione di tipo necrotica-cerea che porta a un rammollimento di quella che è la muscolatura striata. Non
si sa perché il virus colpisca i giovani animali ma non gli adulti. È probabile che questa infezione derivi da una grande quantità di
assunzione del virus con il latte e quindi di conseguenza questo potrebbe essere l’effetto di un’infezione massiva in un animale
giovane dove il virus trova la strada sgombra. Nel suinetto sotto scrofa è frequente. In Italia questa malattia si vede nel suino e non più
nel bovino perché per trent’anni dal 1960 al 1991 abbiamo vaccinato a tappeto tutti i bovini e gli ovi-caprini. Il cuore tigrato di Kitt è
descritto maggiormente nel vitello piuttosto che nel suino. Nel suino siccome non c’è il vaccino il cuore tigrato porta a morte
l’animale.
Pancreas: la localizzazione a livello di pancreas porta a una forma di diabete mellito da afta.
Rumine: possiamo trovare lesioni vescicolari a livello di pilastri del rumine.
Ipofisi: questa localizzazione l’abbiamo laddove la malattia è endemica. Si ha la sindrome della vacca pelosa.
Diagnosi
La diagnosi si fa con una diagnosi epidemiologica (importante, possibile domanda, quando chiede la diagnosi prima parlare di quella
epidemiologica). Si va a dare una età al focolaio. È importante saperlo per capire che cosa è entrato e cosa è uscito da
quell’allevamento in quel periodo di tempo. I traffici e i commerci portano a capire quel che è successo al di fuori dell’allevamento.
Una diagnosi epidemiologica deve tenere conto di:
1.
Un’inchiesta e un’anamnesi dettagliata.
2.
Bisogna conoscere i flussi commerciali (anche nel suino si sta arrivando all’anagrafe). 83-89 focolaio in Pianura Padana
originato dai vaccini si pensa. All’epoca il discorso dei flussi commerciali era molto scarsa.
3.
Importante è anche la conoscenza della situazione epidemiologica (sapere che in Libia e Egitto c’è il SAT 2 e che questi
paesi stanno facendo poco o niente per migliorare la situazione è importante). Essere a conoscenza della situazione
epidemiologica consente poi di attrezzarsi di conseguenza.
4.
Dell’elevata contagiosità e morbilità della malattia.
5.
Ha un range molto ampio di specie colpite (importante per malattia vescicolare che invece riconosce solo il suino)
6.
Indipendenza d’età: vengono colpiti sia giovani che adulti.
Diagnosi differenziale
Sicuramente il problema grosso è quello del suino. Il suino è recettivo a tutte e quattro le malattie vescicolari (l’Italia ha ancora la
malattia vescicolare, anche altri paesi ma non la denunciano). La malattia vescicolare è indistinguibile clinicamente dall’afta. A livello
di singolo animali non si distingue, mentre è possibile farlo osservando l’allevamento in generale facendo tutta una serie di
ragionamenti.
Bovino: DD con BVD-MD e IBR sono due malattie che possono essere confuse fino a un certo punto con l’afta. In entrambe non ci
sono afta, ci sono erosioni, scolo nasale, ecc. ma non ci sono le vescicole. Peste bovina c’è ma ormai è eradicata.
Ovi-caprini: DD con Blue Tongue (nel nostro paese è presente ma non ha mai superato la linea gotica, è rimasta sempre al di sotto
degli appennini tra la Spezia e Rimini per un problema di vettore). Neanche nella Blue Tongue non ci sono le vescicole. Altra malattie
in DD sono l’ectima e la Pedaine. Queste due malattie a prim’occhio possono far confondere.
Cosa si manda in laboratorio?
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Il prelievo del materiale dalla vescicola è il materiale migliore che ci possa essere, ma non sempre è fattibile.
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Brandelli di epitelio vanno benissimo uguale
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La saliva
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Il latte (nel latte il virus c’è abbondantemente in quanto si replica a livello di parenchima mammario prima dei sintomi).
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Da animale morto abbattuto vanno benissimo i linfonodi, il cuore, il rene, la milza.
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Può essere opportuno anche raccogliere il siero da animali senza sintomi.
Dagli animali importati si fa un lavaggio oro-faringeo. Si fa con uno strumento cap-provant (non sono sicura del nome) che è un
bicchierino di metallo con un’asta di metallo che viene fatta ingerire all’animale, si fa deglutire e il bicchierino che ha i bordi capaci
di raschiare tutta la zona asporta un po’ di liquido, un po’ di cellule. È un test che si fa prevalentemente sugli animali importati vivi.
Oggi l’utilizzo della PCR ti permette di rilevare anche piccolissimi quantità di virus.
Il materiale deve essere inviato in MeM (Mimal essential medium è un terreno di trasporto con all’interno un sistema tampone che
non fa variare il pH). Bisogna avere il liquido di trasporto. Nonostante questo virus sia molto resistente in realtà le variazioni di pH e i
fenomeni autolitici possono influire.
(prove sierologiche per Brucella le fanno gli istituti regionali, non per forza Teramo). Nel caso dell’afta siccome si tratta di una
malattia estremamente diffusiva quando c’è il sospetto di afta l’istituto zooprofilattico territoriale si attiva per fare diagnosi ma manda
subito tutto il materiale al centro di referenza che è Brescia per l’Italia. Si fa identificazione del virus e del sierotipo (oggi è meno
importante sapere il sierotipo, in passato era strategico saperlo).
Si usa elisa con monoclonali. L’elisa con monoclonali vuol dire che ho anticorpi monoclonali contro O, A, C (il sierotipo C è quasi
scomparso) e SAT2 e malattia vescicolare. Quindi nella mia piastrina con 96 pozzetti ho cinque anticorpi noti. L’Elisa mi da la
risposta velocemente e questo è importante. È un test molto valido. Una volta si usava la fissazione del complemento ma richiede due
sistemi la titolazione dell’emolisina e del complemento ma deve essere estremamente preciso.
Ovviamente c’è anche la PCR come tecnica diagnostica. Anche PCR è in grado di dirmi se è malattia vescicolare o afta in questo caso
quale sierotipo.
In questa malattia si ricorre addirittura all’analisi dell’intero genoma che ha 12 geni. L’analisi del genoma per intero è importante per
sapere esattamente da dove arriva. L’epidemiologia molecolare è quindi in questo caso importante.
Una volta fatto elisa con monoclonali e PCR il centro di referenza può rispondere al territorio dicendogli entro 5-8 ore se si tratta di
afta. Il territorio è colui che agisce di fronte al sospetto e alla conferma della diagnosi. Il laboratorio oltre a informare il territorio se si
tratta di un nuovo focolaio isola e coltiva il virus e va a studiarlo. Fa una coltivazione su cellule particolari. Questa coltivazione
quando una volta si fissava il complemento era obbligatoria oggi no. Sono cellule IBRS, è una linea cellulare dove si vede un ottimo
effetto citopatico in 10-12 ore (vedi coltivazione).
Per la produzione del vaccino utilizzo invece altre cellule che sono le BHK21 che non vanno bene in primo isolamento perché se il
virus non è adattato non si coltiva così bene. È importante perché le BHK21 replicano anche in sospensione quindi molto facilmente e
mi danno un’alta resa di antigene virale. Tutti i vaccini per questa malattia sono vaccini spenti quindi è molto importante produrre una
quantità di antigene sufficiente.
Una volta si usava e funzionava molto bene il topino.
Ricerche sierologiche (si fa laddove ci sono le campagne di massa per vedere l’efficacia della profilassi).
Servono per andare a verificare l’efficacia del vaccino. La sieroneutralizzazione è molto complicata ma funziona molto bene e
presuppone che tu abbia a che fare con un virus selvaggio che tu metti sulle cellule, quindi richiede un laboratorio di sicurezza.
L’elisa sandwich non richiede tutto questo meccanismo ma si ha l’antigene spento fissato alla piastrina e su questo si vanno a fissare
gli anticorpi. Oggi questo test ha completamente cancellato la sieroneutralizzazione che per trent’anni è stato il metodo d’eccellenza
per la ricerca di anticorpi.
L’elisa può essere utilizzata anche con l’antigene via (non ho capito bene di cosa si tratti???) Test che ha trovato poca applicazione
ma sarebbe utile per andare a evidenziare gli animali portatori.
Profilassi indiretta
I vaccini vivi attenuati non hanno mai trovato applicazione. I vaccini sintetici nemmeno hanno trovato una sicura applicazione. Quello
che invece abbiamo usato anche noi per trent’anni è il vaccino trivalente inattivato coltivato su cellule BHK21. Oggi quello che
abbiamo noi non è più il trivalente. Il vaccino trivalente è inattivato con le aziridine che agiscono a livello di acido nucleico del virus.
In passato avevano usato la formalina che fa coagulare le proteine e all’interno di questi coaguli restava il virus. È un vaccino
adiuvato con l’idrossido di alluminio e con l’aggiunta di saponina (irritante che mobilizza le cellule della serie bianca). Con questo
vaccino venivano fatte grandi campagne di vaccinazione a ottobre-novembre e il richiamo durante l’anno. I vitelli che nascevano
durante l’anno dopo tre mesi venivano vaccinati.
Il suino non risponde a questo vaccino ma ce ne vuole uno monovalente con una quantità d’antigene dieci volte tanto quella che serve
per un bovino. L’idrossido d’alluminio non può essere usato nel suino ma si usa come adiuvante l’olio minerale (vaccini emulsionati)
emulsionato a goccioline piccolissime. L’efficacia nel suino non supera i sette mesi. Se tu fai il vaccino nella zona retro auricolare ci
sono i muscoli intervertebrali importanti nell’alimentazione (danno il lombo).
Oggi l’istituto di referenza nazionale è in grado di fornirci il vaccino all’occorrenza. In casi estremi di focolai molto diffusi si può
ricorrere alla vaccinazione e l’istituto ha di scorta circa 30000 dosi per ogni sierotipo monovalenti (A, O, C e SAT2). Si può passare
alla vaccinazione quando il focolaio è più di uno. La vaccinazione è vietata ma ci sono situazioni in cui alla vaccinazione si ricorre.
L’Inghilterra non vi ha ricorso ma ha abbattuto sei milioni di capi. Si parla di vaccinazione accerchiante attorno al focolaio. Nel
momento in cui scegli di vaccinare devi fare segnalazione immediata entro 24 ore all’unione europea e all’OIE.
All’IZS di Brescia il vaccino è fornito da un’azienda farmaceutica.
Profilassi diretta
La profilassi diretta per questa malattia è una profilassi drastica, dura quasi violenta. È un problema di politica sanitaria, ovvero il
Paese vuol fare quel tipo di scelta. Una profilassi così drastica è un problema anche di efficacia del servizio veterinario. L’Inghilterra
quando nel 2001 hanno avuto la diffusione all’intero paese hanno dimostrato di non avere un servizio veterinario pubblico
funzionante. Esistono quindi dei piani di emergenza per questa malattia. Brescia li ha ma non sono scaricabili da tutti. Vuol dire che
c’è un manuale d’emergenza. Quando c’è stata l’epidemia tra l’83-98 non esisteva questo manuale, ogni veterinario faceva quello che
voleva. Il manuale d’emergenza serve per sapere prima cosa fare in caso di focolaio. Oggi per tutte le malattie diffusive esiste un
manuale di comportamento.
Per la profilassi diretta, premesso questo che riguarda delle scelte politiche, ci possono essere strumenti difensivi. Se io voglio
proteggere il mio patrimonio animale ma devo fare uno scambio commerciale a tutti i costi con il Sud Africa io posso adottare delle
misure per difendermi.
Ci sono poi invece gli strumenti difensivi che sono invece quelli di politica dura. Per il sistema offensivo c’è la necessità di effettuare
la diagnosi il prima possibile. Di fronte a un sospetto di focolaio è necessario la segregazione del focolaio (sono state fatte anche delle
simulazioni per vedere quanto tempo occorresse per la diagnosi).
Stamping out rigorosi nei focolai di prima insorgenza (senza portarlo agli estremi come in Inghilterra). C’è il problema che non
sempre è facile capire quale sia il focolaio d’insorgenza. Oggi questo ce lo dice però la biologia molecolare.
Esiste realmente il rischio per l’Europa?
L’ENSA che è l’autorità che dovrebbe rispondere a questi quesiti ha risposto e ha detto che l’Europa è a rischio sia per l’importazione
di animali sia di prodotti di origine animale. In più ha indicato cosa si può fare per evitare l’importazione della malattia: possono
essere fatti dei programmi regionali (regionali non come regione ma come il termine anglosassone che prevede l’inclusione di più
paesi). Per esempio significa che ad esempio se parliamo di Paesi Balcanici tutti compresa l’Italia dovrebbero tirare fuori i soldi per la
Turchia. In più prevede la partecipazione di sorveglianza globale. È quello che si sta facendo con la Tunisia dove c’è un laboratorio a
gestione internazionale (il capo è un italiano) che sta facendo un lavoro di sorveglianza per l’afta, la peste dei piccoli ruminanti e per
la febbre della Rift Valley. È meglio in questi paesi che anche altri partecipino ai loro piani di profilassi. Un mezzo sicuro poi è
l’importazione ufficiale (ci possono però essere le importazioni clandestine).
Cosa dicono gli organismi internazionali: due anni fa l’OIE e la FAO hanno organizzato una conferenza a Bangkok dove sono state
dette varie cose:
Global conference OIE/FAO
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Commercio mondiale degli animali e della carne: globalizzazione (la globalizzazione ha portato al commercio globale della
carne)
Necessità di una strategia globale contro l’afta (non è possibile combatterla da singolo paese)
Ruolo dei selvatici in africa (controllo e profilassi diventano più complicati)
Sorveglianza e competenze diagnostiche a livello regionale (se i paesi del Nord Africa non hanno un centro per la
sorveglianza è possibile che l’Italia debba intervenire per farglielo avere (anche con il denaro)  vedi prima Tunisia)
Cooperazione a livello dei paesi delle varie regioni
Analisi di costo/benefici su presenza/assenza di afta
Strategia di eliminazione globale dell’afta: strategia globale in 15 anni (l’ha detto il Giappone questo, che avendo pochi
animali c’è riuscito, ma è stato uno dei pochi).
Ognuno dovrà svolgere il suo ruolo: FAO/OIE, Paesi, aree regionali.
Prosperi non ci crede molto nell’eradicazione di questa malattia
In Europa abbiamo una normativa:
D.L 274 del 18-09-2006 (deriva da una normativa a livello Europeo)  gazzetta
Articolo 2: definizioni specifiche :
 Animali, specie sensibili
 Azienda  importante definire cos’è un’azienda quando parliamo di una malattia molto contagiosa e diffusiva
(prosperi ci tiene a evidenziare questo problema  per questa malattia si fa stamping out
 Mandria  per animali che vanno al pascolo
 Autorità competente  l’autorità sanitaria è il dirigente del servizio sanitario
 Periodo di incubazione (dipende da tantissimi fattori, ma va fissato per legge per fare la rintracciabilità, vedere che
cosa è uscito e che cosa ha venduto quello azienda): 14 giorni per bovini/suini, 21 per ovi-caprini
 Animale sospetto infetto/contaminazione: il sospetto di contaminazione vuol dire che io ho il focolaio A da cui mi
partono animali venduti nei 14 giorni ad allevamento B, l’allevamento B anche se non manifesta nessun sintomo
viene considerato sospetto di contaminazione, si può arrivare a fare lo stamping out in questi casi (decisione
dell’autorità sanitaria).
 Vaccinazione di emergenza: per questa malattia in Europa non si vaccina più ma esiste l’ipotesi della vaccinazione
di emergenza che l’Inghilterra non ha fatto ma Olanda e Francia si e infatti sono riusciti a limitare la diffusione
Articolo 3: sospetto obbligo di denuncia (DPR/54), sono tenuti a fare denuncia:
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Allevatori, proprietari o incaricati della cura, veterinari
Al sindaco, alla regione, al ministero della salute
Al servizio dell’Ausl  oggi principalmente (non si fa più al sindaco)
In caso di conferma notifica al ministero della Salute, che a sua volta la notifica agli organi comunitari e all’OIE.
Articolo 4: sospetto di malattia. Di fronte al sospetto devo:
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Atti a conferma/escludere la malattia
Censimento degli animali: questo decreto ha 10 anni, il censimento ha fatto grandi progressi.
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Divieto di movimentazione delle specie sensibili
Indagine epidemiologica: oggi va fatta secondo il manuale scaricato
Prelievo dei campioni e invio al laboratorio
Disinfezione in entrata e uscita (controllareee)
Articolo 5: divieto di entrata/uscita
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Prodotti di origine animale, rifiuti, liquami
Qualunque specie animale (i colleghi di Verona avevano interpretato anche gli uomini)
Persone
Veicoli e automezzi
SEGREGAZIONE DEL FOCOLAIO (ALLEVAMENTO)
Articolo 8
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In attesa di risposta dal laboratorio di referenza:
Se i dati epidemiologici o altri riscontri (clinici) lo impongono:
Il Ministero, in accordo con la Regione (la regione è importante per il rimborso, i soldi vengono fuori dal fondo monetario
nazionale), può procedere allo stamping out  questo significa che se ci sono lesioni cliniche a livello di bocca e
collegamento con un altro focolaio io posso fare stamping out senza attendere i risultati del laboratorio. Ovviamente questo
comporta tanta responsabilità. Nel caso delle malattie vescicolari gli istituti zooprofilattici locali non possono fare nulla, ma
il materiale deve essere inviato…occorre tantissimo tempo, per questo spesso prima si fa lo stamping out. Dal punto di vista
legale nel caso di afta tu non hai più proprietà dal punto di vista legale su questi animali.
Articolo 10: conferma del focolaio:
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Abbattimento di tutti gli animali sensibili di quella azienda (a meno che non siano collegati con altre aziende)
Abbattimento degli animali al di fuori dell’azienda sotto controllo ufficiale (sospetto infezione)
Prelievo di campioni adeguati per la diagnosi
Il problema è dopo l’abbattimento, dove li metti gli animali???
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Distruzione delle carcasse mediante:
Trasformazione delle carcasse in farine di carne/ossa (questo prima della BSE)
L’interramento  bisogna fare molto attenzione quando si fa, per le falde acquatiche.
L’incenerimento  in campo aperto c’è il problema che l’incenerimento non si ottenga perché incenerimento vuol dire
calcificazione delle ossa.
Sotto controllo ufficiale vanno fatte tutte queste manovre. In caso di focolai questi animali possono essere spostati per essere
abbattuti ma sotto controllo ufficiale.
Disinfezione e pulizia.
Articolo 12: rintraccio dei prodotti di origine animale compreso lo sperma e ovuli.
Articolo 13 indagine epidemiologica
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Durata della presenza del virus prima delle manifestazioni
Possibile origine del virus  la diagnostica molecolare me lo dice
Infezione/contaminazione di animali diversi da ruminanti e suini.
Movimenti di persone, veicoli e fomites
L’indagine epidemiologica comporta anche tutte le cose dette sopra.
Articolo 18 Aziende con diverse unità produttive
 Ci può essere la deroga dello stamping out in caso un’azienda abbiam diverse unità produttive divisi per maestranze
e approvvigionamenti
 I macchinari siano nettamente separati
 Le strutture murarie, compresa l’amministrazione siano diverse
 Le operazioni di alimentazione, la gestione della produzione, il personale, la rimozione del letame siano diverse.
Articolo 21 zone protezione/sorveglianza
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Zona di protezione di 3 km di raggio
Zona di sorveglianza di 10 km
La delimitazione delle zone deve tener conto dei confini amministrativi, delle barriere naturali, delle tecnologie che
potrebbero diffondere il virus
Articolo 22 misure nella zona di protezione (si intende la zona infetta)
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Censimento di aziende ed animali
Ispezioni veterinarie periodiche nelle aziende con animali sensibili (vigilanza veterinaria permanente).
BLOCCO DELLA MOVIMENTAZIONE in entrata e in uscita nelle aziende.
Deroga solo verso stabilimenti di macellazione all’interno dell’area.
Se non esistono stabilimenti, verrà individuato uno stabilimento in vicinanza.
Articolo 36 revoca della zona di protezione (una volta succedeva che l’allevatore vendeva sottobanco i suini)
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Dopo 15 giorni dall’estinzione del focolaio e dopo la pulizia e la disinfezione.
Dopo avere effettuata un’indagine in tutte le aziende con esisto negativo
La revoca delle misure può essere disposta previo assenso (vedi registrazione minuto 18)
Articolo 50 vaccinazione di emergenza
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Conferma di più focolai con minaccia di diffusione a macchia d’olio (vengono rimborsati solo fino a 20 animali, dopo devi
adeguarti con la vaccinazione)
Territorio nazionale a rischio per diffusione da paese confinante
Vaccinazione viene disposta dal ministero della salute e notificata la decisione all’UE
Vaccinazione deve essere accerchiante (attorno al focolaio)
Articolo 51 condizioni per la vaccinazione
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Delimitazione dell’area geografica
Specie e età degli animali da vaccinare
Durata della campagna di vaccinazione
Divieto di spostamento degli animali vaccinati, nonché dei prodotti derivati.
Modalità di identificazione supplementare per gli animali vaccinati.