Review n. 1 – Italus Hortus 12 (1), 2005: 33-42 La prevenzione delle malattie nelle colture fuori suolo Wilfried H. Schnitzler* Center of Life Science, Chair of Vegetable Science, Technische Universität München, 85250 TreisingWeihens Tephan, Germany Ricevuto: 27 gennaio 2005; accettato: 16 febbraio 2005 Pest and Disease Management of Soilless Culture Abstract. Contrary to cultivation of plants in soil, any soilless cropping system requires a continuous supply of water and nutrient solution open or in closed circultation. Technical set-up of open systems is simple and spread of root infesting pathogens is limited. But excessive nutrient solution runs off causing environmental hazards. Recirculating nutrient solution has ecological benefits but asks for exact crop management. Under certain conditions, pathogens can spread to endanger the entire crop. Nevertheless, today only closed systems should be considered. There are quite a number of different technologies available with more or less risks to damaging plants’ root system due to various pathogens. The choice of substrates for soilless cultivation is extensive but they have always to be free of pathogens when applied first. When reused they must be disinfected. Most destructive are phytopathogenic fungi, such as Pythium, Phytophthora and Olpidium, followed by viruses, bacteria and nematodes. Early on, the grower should take care to only transplant healthy seedlings to avoid problems form the start. Also greenhouse structures can serve as infection sources as well as surface water for irrigation. Soilless cultivation technologies have the huge advantage to optimize growing factors like temperature, water, pH and nutrients according to the plants’ need to reduce stress. Large operations with monocrops may choose sterilization of the irrigation water. There are a number of practical options ranging from various chemicals (ozone, hydrogen peroxide, chlorine, iodine), UVc irradiation, heating, membrane and slow- or bio-filtration. Biological control of root infesting pathogens offers very interesting new approaches, e.g. with Bacillus subtilis strains , Streptomyces, Trichoderma, nonpathogenic Fusarium and V-micorrhiza strains besides fluorescent Pseudomonades. Research must open new venues to create an environment in the substrate optimizing growing conditions of such spontaneous or selectively employed beneficial microorganisms. Key words: hydroponics, soilless culture, IPM, vegetables, ornamentals. * [email protected] Le fonti di malattie nelle colture fuori suolo Gli orizzonti della scienza e della tecnologia sono in continuo cambiamento e le colture fuori suolo di ieri non sono più quelle di oggi, presentandosi allo stato attuale come una combinazione di diverse tecnologie per ottimizzare la crescita delle piante per una loro migliore risposta produttiva. Oggi sono disponibili differenti sistemi di colture fuori suolo per i produttori al fine di soddisfare i diversificati fabbisogni tecnici ed economici (fig. 1) (Schnitzler e Heuberger, 2001). Nelle colture fuori suolo il produttore ha la possibilità di apportare acqua ed elementi minerali alle piante in base alle loro esigenze in ogni fase di sviluppo, ma la qualità e la quantità dell’acqua e una squilibrata soluzione nutritiva possono rapidamente presentare dei problemi in sistemi a bassa tecnologia (McPherson et al., 1995; Runia et al., 1988). Questo può aumentare il grado di stress delle piante, che quindi sono più suscettibili a malattie e ad attacchi patogeni. La qualità dell’acqua di irrigazione dipende fondamentalmente dalla provenienza: da pozzo, da acque superificiali (Van Dorst, 1988) o da acqua piovana raccolta in bacini (Rattink, 1991). La qualità dipende anche dalla concentrazione di sali minerali disciolti e dalla presenza di fattori biotici, quali alghe, funghi, batteri ed altri residui particolati. La maggior parte dei Paesi regolamenta i rischi igienici delle acque di irrigazione. Le acque di superficie o piovane possono presentare rischi potenziali di contaminazione da fitopatogeni, sebbene poco probabili, mentre maggiori problemi sono associati con eccessive concentrazioni di ioni, così come indesiderati alti valori di pH e salinità totale (tab. 1) (Schröder e Lieth, 2002). Com’è noto, i sistemi di colture fuori suolo si distinguono tra quelli a ciclo chiuso e quelli a ciclo aperto. Solo i primi, tuttavia, sono da considerare a basso impatto ambientale, in quanto la raccolta e il riutilizzo della soluzione nutritiva consentono di risparmiare acqua ed elementi fertilizzanti (Ehret et al., 2001). Quando Alan Cooper per primo sviluppò il 33 Schnitzler Fig. 1 - Sistemi di coltura fuori suolo. Fig. 1 - Systems available for soilless cultivation. Tab. 1 - Valori ottimali di qualità dell’acqua in sistemi fuori suolo a ciclo aperto ed in sistemi fuori suolo a chiuso (Göhler e Drews, 1989; Anonimo, 1992). Tab. 1 - Optimal values for water quality for open and closed systems (Göhler and Drews, 1989; Anonymous, 1992). Parametro CE pH Salinità totale HCO3Na Cl SO4-S Zn Fe Mn Unità di Misura Ciclo Aperto dS m -1 mg l-1 mmol l-1 mmol l-1 mmol l-1 mmol l-1 µmol l -1 µmol l -1 µmol l -1 < 1,0 5-6 < 500 < 10 <3 < 2,8 < 4,65 < 10 < 17,9 < 20 Ciclo Chiuso < 0,4 5-6 < 250 <5 < 1,3 <1 < 1,55 <5 <8 <6 (Schröder e Lieth, 2002). sistema di coltivazione NFT (Nutrient Film Technique, coltivazione su strato sottile, n.d.t.) con circolazione della soluzione nutritiva nel 1966, il vantaggio atteso fu il minor consumo energetico dovuto alla sterilizzazione a vapore dei substrati. Il sistema creato si basava sul presupposto di essere esente dai problemi dovuti ai patogeni tellurici, ma questo non si è sempre realizzato: in generale, pomodoro, cetriolo, lattuga e peperone, e certe specie floricole ed ornamentali possono crescere con successo in differenti sistemi fuori suolo con problemi ridotti rispetto alla loro coltivazione in suolo. In altri casi, invece, il successo produttivo è stato compromesso da parassiti radicali. In generale, la coltivazione su suolo si avvantaggia della capacità tipica del suolo stesso di elimina re gli effetti estremi dei patogeni tellurici grazie alla presenza di microflora utile; al contrario, la coltivazione fuori suolo ha una capacità tampone molto più 34 limitata ed è un sistema meno in equilibrio (Jarvis, 1991). La diffusione di fitopatogeni in un sistema di coltivazione fuori suolo a ciclo aperto non si può confrontare con quella che si può presentare in un sistema a ciclo chiuso, la quale in questo caso diventa particolarmente elevata, portando il fitopatogeno a contatto di tutte le radici delle piante in coltura (Jenkins e Averre, 1983; McPherson, 1998; Postma et al., 1999). Il substrato impiegato in una coltura influenza l’ambiente per la crescita radicale e determina i rapporti tra la fase solida, liquida e gassosa (Gruda e Schnitzler, 2000): un substrato di crescita dovrebbe essere ottimale per la sua capacità di ritenzione idrica e di elementi nutritivi, così come per lo scambio di ossigeno, di anidride carbonica e di etilene. Un’aerazione adeguata del substrato risulta di vitale importanza per la crescita della pianta e per il controllo della microflora presente nella rizosfera (fig. 2) (Waechter-Kristensen et al., 1997). I substrati adatti per la coltivazione fuori suolo non solo devono presentare le migliori caratteristiche fisiche, ma anche quelle biologiche; infatti, essi non devono presentare contaminazioni di patogeni dannosi per le piante, e questo aspetto risulta di particolare importanza nella crescita delle piante in vivaio. I materiali inerti presentano meno problemi di quelli organici, anche dovuti ai loro processi di fabbricazione, però possono andare incontro a contaminazione durante il processo stesso di ottenimento, di manipolazione durante il trasporto, oppure durante lo stoccaggio, prima ancora di essere impiegati dal produttore. Soltanto in caso di loro riutilizzo essi possono comportare problemi di infezione, qualora malattie fossero Fig. 2 - Sviluppo delle piante in coltura fuori suolo in relazione al tipo di substrato, alla quantità e qualità della soluzione nutritiva, alle condizioni di aerazione (scambio gassoso) ed alla crescita della microflora. Fig. 2 - Plant development in hydroponics in the matrix of choice of substrate, quantity and quality of nutrient solution, optimal aeration (gas exchange) and growth of microflora. Prevenzione delle malattie nelle colture fuori suolo presenti nella coltura precedente, soprattutto dovute a patogeni radicali, nel qual caso non dovrebbero essere riciclati. L’unica possibilità affinché questi materiali possano essere riutilizzati risulta essere quando la coltura successiva non presenti rischio di attacco dal patogeno presente nella coltura che la precede. Una alternativa, seppur costosa, può essere rappresentata dalla sterilizzazione a vapore dei substrati, se questi possono tollerare un tale trattamento, tuttavia il consiglio è che i produttori devono sempre utilizzare substrati nuovi. In linea di principio, le piante coltivate in fuori suolo possono essere attaccate dagli stessi fitopatogeni di quelle coltivate in suolo, anche se la frequenza e l’intensità possono variare. Questo risulta vero non soltanto per i cosiddetti patogeni tellurici e quelli radicali, ma anche per quelli provenienti per via aerea, in quanto il microclima cambia nelle colture fuori suolo (Göhler e Molitor, 2002). In ogni caso, nelle colture fuori suolo in serra i problemi maggiori si presentano attraverso malattie radicali (Jenkins e Averre, 1983; McPherson et al., 1995), che influenzano sia la produzione sia la qualità del prodotto commerciale (Ehret et al., 2001). Molta ricerca deve essere ancora condotta al fine di comprendere le complesse interazioni tra pianta e patogeno per individuare un livello di soglia al di sotto del quale tollerare un grado di danno nelle piante coltivate in fuori suolo. I problemi principali provengono dai funghi fitopatogeni, ben adattati all’ambiente umido e capaci di produrre zoospore: Pythium, Phytophthora (Armitage, 1993) ed Olpidium sono i più frequenti. Tra quelli del genere Pythium (Menzies et al., 1996) e P. aphanider matum (Postma et al., 2000; Rankin e Paulitz, 1994) sembrano incontrare le condizioni di sviluppo favorevole in cetriolo, lattuga e diverse specie floricole ed ornamentali coltivate in fuori suolo mentre tra quelle del genere Phytophthora (Van Kuik, 1994). P. crypto gea (McPherson et al., 1995) e risulta, più comune attaccare la gerbera ma anche pomodoro, lattuga ed altre specie; P. nicotianae var. nicotianae si incontra principalmente in giovani piantine di pomodoro. Olpidium brassicae e O. radicale non sono specie ritenute particolarmente pericolose di per sé, ma in quanto vettori di LBVV (Lettuce Big-Vein Varicosavirus, virus dell’ingrossamento nervale della lattuga, n.d.t.) in lattuga (Tomlinson e Faithfull, 1980) e TNV (Tobacco Necrosis Virus, virus della necrosi del tabacco, n.d.t.) in peperone, lattuga, cetriolo e pomodoro (Paludan, 1985). La Plasmopara, normalmente causa di una malattia fogliare, può diventare un problema, come P. lactucae-radicis negli organi ipo- gei di lattuga. Tra i funghi che non producono zoospore, il Fusarium oxysporum f.sp. lycopersici (Rattink, 1991) causa malattie vascolari, mentre il F. oxyspo rum f.sp. dianthi è potenzialmente dannoso sul garofano (Rattink, 1983) e la Gnomonia radicicola (Amsing, 1995) sulla rosa, quest’ultimo fungo particolarmente favorito nella coltivazione della rose fuori suolo, mentre risulta praticamente sconosciuto nella coltura in suolo. Oltre ai funghi fitopatogeni occorre considerare le infezioni da virus, le quali rappresentano una minaccia di diffusione nelle colture fuori suolo. Oltre ai già citati LBVV e TNV occorre ricordare il MNSV (Melon Necrotic Spot Virus, virus della necrosi del melone, n.d.t.) (Tomlinson e Thomas, 1986), trasmesso da funghi del genere Olpidium, il CGMV (Cassava Green Mottle Virus, virus della maculatore verde della cassava, n.d.t.) su cetriolo ed il TMV (Tobacco Mosaic Virus, virus del mosaico del tabacco, n.d.t.) ed il ToMV (Tomato Mosaic Virus, virus del mosaico del pomodoro, n.d.t.) sulle Solanaceae: tutti questi virus possono essere trasportati attraverso la soluzione nutritiva da pianta a pianta. Le malattie batteriche non sono molto comuni nelle colture fuori suolo, ad eccezione della coltura del pomodoro, nella quale possono verificarsi casi di cancro batterico dovuto a Clavibacter michiganensis spp. michiganensis (Griesbach e Lattauschke, 1991), mentre occasionalmente si possono registrare attacchi di Pseudomonas corrugata e Ralstonia solanacearum. In ultimo, occorre ricordare i nematodi (Vetten, 1996), come Meloidogyne incognita su pomodoro e numerose piante ornamentali, Pratylenchus vulnus su rosa e Radopholus similes su Anthurium (Amsing e Runia, 1995). I patogeni principali che attaccano piante orticole (tab. 2) ed ornamentali (tab. 3) sono elencati nelle rispettive tabelle. Mezzi di prevenzione delle malattie nelle Colture Fuori Suolo Accorgimenti tecnici per il controllo di patogeni Da quanto è stato riportato finora risulta evidente che le colture fuori suolo non sono esenti da malattie durante la loro coltivazione; esistono tuttavia differenti sistemi per minimizzare il grado di infezione. I sistemi colturali adottati possono fornire infatti strumenti di controllo per la difesa delle piante in serra, in quanto numerosi fattori possono essere più facilmente controllati in questi sistemi rispetto a quelli di coltivazione in suolo. Tra le misure adottabili, la sanitazione preventiva si presenta particolarmente interessante. 35 Schnitzler Tab. 2 - Patogeni tellurici che attaccano piante orticole in coltura fuori suolo. Tab. 2 - Substrate borne pathogens attacking vegetables in soilless culture. Coltura Virus Batteri Funghi Nematodi Alternativa solani Colletotrichum cocc. Didymella lycopersici Fusarium oxysporum f.sp. lycopersici Clavibacter michiVirus del mosaico del tabacco ganensis spp. Pomodoro Virus del mosaico del pomodoro michiganensis Virus del mosaico dell’Arabidopsis Pseudomonas corrugata Pseudomonas viridiflava Erwinia chrysanthemi Fusarium oxysporum f.sp. radicis-lycopersici Phytophthora cryptogea Phytophthora infestans Phytophthora nicotianae Pythium aphanidermatum Phythium ultimum Rhizoctonia solani Sclerotinia sclerotiorum Verticillium albo-atrum Vertucillium dahiae Cetriolo Fusarium solani f.sp. cucurbitae Phomopsis sclerotioides Virus del mosaico dell’Arabidopsis Olpidium brassicae Virus del falso giallume della bietola Phytophthora cryptogea Virus del mosaico del cetriolo Pseudomonas syringae pv. Phythium aphanidermatum Virus del mosaico del tabacco lachrymans Pythium debaryanum Virus della necrosi del tabacco Pythium ultimum Rhizoctonia solani Sclerotinia sclerotiorum Lattuga Virus del mosaico della lattuga Virus del mosaico del cetriolo Peperone Pseudomonas sp. Virus del mosaico del tabacco Virus della necrosi del tabacco Pythium tracheiphilum Pythium ultimum Rhizoctonia solani Sclerotinia sclerotiorum Globodera pallida Globodera rostochiensis Meloidogyne aenaria Meloidogyne hapla Meloidogyne incognita Meloidogyne incognita Pratylenchus sp. Longidorus sp. Xiphinema sp. Meloidogyne hapla Meloidogyne incognita Diporotheca rhiohilia Fusarium solani Phytophthora capsici Pyrenocheta lycopersici Pythium sp. Olpidium brassicae Rhizoctonia solani Sclerotinia sclerotiorum (Alsanius e Brand, 2000). Questa inizia con substrati puliti e con la disinfezione di tutte le strutture serricole, le attrezzature ed i fattori produttivi (strumenti, alveolati, vasi, ecc.) e continua con l’igiene delle piante. Quest’ultima può essere raggiunta attraverso: 1) la regolazione dei fattori di crescita, 2) il controllo della diffusione delle malattie, 3) la rimozione di tutti il materiale infetto. Con il miglioramento delle tecnologie applicabili nelle colture fuori suolo la manipolazione delle condizioni di crescita, come la gestione del regime termico, dell’irrigazione e della fertilizzazione, diventa di primaria importanza. Condizioni di temperatura sub-ottimali per la crescita vanno immediatamente aggiustate per un miglioramento dell’indurimento delle piante, mentre la temperatura della zona radicale può condizionare sensibilmente l’infezione di patogeni, per cui 36 va ottimizzata. Per esempio, la Phytophthora crypto gea attacca facilmente piante di pomodoro a basse temperature, mentre soltanto temperature al di sopra dei 20 °C favoriscono la diffusione di Pythium apha nidermatum (Jarvis, 1991); analogamente temperature ed al di sopra dei 17 °C favoriscono la fusariosi vascolare del garofano. Anche la regolazione della soluzione nutritiva presenta i suoi benefici: l’aggiunta di 10 - 30 mmolL -1 di Ca(NO3)2 rallenta la formazione delle zoospore di Phytophthora parasitica nelle radici di Vinca; un alto rapporto tra K/N (4:1) previene gli attacchi di Erwinia carotovora spp. carotovora nel pomodoro; l’aggiunta di silicio alle concentrazioni di 1,7 a 3,4 mmolL -1 riduce significativamente la proliferazione di Pythium ultimum nel cetriolo; alte concentrazioni di ioni Cu riducono i livelli di rischio dovuti a Prevenzione delle malattie nelle colture fuori suolo Tab. 3. Patogeni tellurici che attaccano piante ornamentali nelle colture fuori suolo. Tab. 3 - Substrate borne pathogens attacking ornamental plants in soilless culture. Coltura Virus Agrobacterium tumefaciens Rosa Gerbera Garofano Batteri Cylindrocladium scoparium Gnomonia rubi Phytophthora citricola Pythium sp. Virus della maculatura anulare del garofano Rhodococcus fascians Xanthomonas campestris pv. begoniae Fusarium solani f.sp. dianthi Phuialophora cinerescens Phytophthora cactorum Rhizoctonia solani Sclerotinia sclerotiorum Phytophthora cryptogea Pythium spendens Pythium ultimum Rhizoctonia solani Thielaviopsis basicola Verticillium dahliae Poinsettia Pythium spp. Rhizoctonia solani Thielaviopsis basicola Geranio Xanthomonas campestris pv. pelargonii Phytophthora cactorum Pythium debaryanum Phythium splendens Pythium ultimum Verticillium dahliae Agribacterium tumefaciens Erwinia chrysanthemi Rhodococcus fascians Fusarium oxysporum f.sp. chrysanthemi Phoma chrysanthemicola Pythium aphanidermatum Pythium ultimum Rhizoctonia solani Sclerotinia sclerotiorum Verticillium dahliae Virus della rottura del colore del geranio Crisantemo Cylindrocarpon destructans Fusarium oxysporum f.sp. cyclamis Rhizoctonia solani Thielaviopsis vasicola Ciclamino Erica Nematodi Meloidogyne hapla Pratylenchus vulnus Fusarium oxysporum Phytophthora cryptogea Phythium irregulare Rhizoctonia solani Vertucillium dahiae Verticillium albo-atrum Virus “Rattle” del tabacco Begonia Funghi Agrobacterium tumefaciens Phytophthora nicotinanae Meloidogyne spp. Cylindrocladium scoparium Olpidium brassicae Pestalotia guepini Phytophthora cinnamomi (Alsanius e Brand, 2000). Phytophthora cryptogea in gerbera; valori di pH di 7,5 riducono le infezioni di Fusarium oxysporum f.sp. dianthi rispetto a valori di pH 5,5; valori di pH di 5 favoriscono attacchi di Pythium sp. più rapidamente di valori di pH maggiori di 6 (Göhler e Molitor, 2002). È ormai assodato che è preferibile evitare situazioni in cui diversi sistemi colturali coesistono nello stesso ambiente. Le infezioni sono molto più severe nei sistemi colturali fuori suolo di piante allevate in vivaio in pane di terra (blocchetti) oppure in vasi di torba; meglio sarebbe allevare le piantine in pani di lana di roccia, in vermiculite o altri materiali inerti. I danni possono verificarsi qualora piante già infette vengano coltivate in un sistema fuori suolo. Fusarium oxysporum f.sp. radicis lycopersici sembra stabilirsi nelle piante di pomodoro allo stadio di vivaio o di tra37 Schnitzler pianto ma i sintomi restano latenti fino alla formazione del primo grappolo di frutti (Jarvis, 1991). È stato spesso riportato che in un sistema fuori suolo si sviluppa naturalmente un grado di soppressione delle malattie a carico dell’apparato radicale. Una spiegazione di tale fatto può essere imputata allo sviluppo di microrganismi utili che colonizzano la rizosfera (fig. 3). È stato osservato che P y t h i u m (Potsma et al., 2000) e F. oxysporum f.sp. dianthi (Göhler e Molitor, 2002) si moltiplicano più velocemente in lana di roccia sterilizzata rispetto a lana di roccia non sterilizzata (fig. 4). Microrganismi autocto ni oppure antagonisti introdotti selettivamente possono fornire mezzi di azione efficace per la limitazione biologica di fitopatogeni. Le interazioni microbiche che avvengono in una soluzione nutritiva circolante dovrebbero costituire oggetto di ulteriori ricerche (Waechter-Kristensen et al., 1997; Paulitz, 1997); un esempio ci è fornito dagli isolati batterici di pseudomonadi fluorescenti con il ceppo commerciale WC 417 r (Alsanius et al., 1999; Chen et al. , 1999; Hultberg et al., 1999, 2000; Moulin et al., 1996; Ongena et al., 1999). Un altro mezzo è quello di introdurre ceppi non patogeni di Fusarium oxysporum, come CS-20 oppure FO47 (Duiff et al., 1998; Fravel e Larkin, 1999; Fuchs et al., 1997), il cui meccanismo d’azione principale pare associato all’induzione di resistenza più che alla competizione mediante il rilascio di siderofori o di antibiotici. Il Bacillus subtilis (ceppo commerciale FZB 24) può colonizzare le radici e produrre antibiotici come bacilisina e lipopeptidi iturina-simili, attivi contro vari funghi fitopatogeni a dosi comprese tra 5-100 µg/ml, che sono molto simili a quelli degli agenti fungicidi (Kilian et al., 2000). Altri potenziali funghi antagonisti sono identificati nei ceppi di Trichoderma (disponibili commercialmente sono TR 1002 e T50), che agisce principalmente come micoparassita ma anche attraverso la produzione di sostanze utili, volatili e non volatili (Calvet et al., 1992; Lorito et al., 1993; McAllister et al., 1994). Anche i ceppi micorrizzici sembrano in grado di proteggere le radici da fitopatogeni, ma con risultati incostanti (Calvet et al., 1992; Dehne, 1982; Hooker et al., 1994; Lorito et al., 1993). Un approccio classico utilizzato molto nel passato, poi quasi abbandonato, ma ritornato sulla scena negli anni recenti, è certamente l’utilizzo dell’innesto delle cultivar sensibili su portinnesti resistenti alle malattie radicali. Esistono ormai sul mercato ottime disponibilità di portinnesto resistenti, soprattutto per pomodoro e cetriolo. Tutte queste misure di controllo biologico non sono ancora largamente impiegate, per ragioni spesso dovute a scarsa conoscenza, impraticabilità 38 Fig. 3 - Sviluppo di una popolazione batterica nella soluzione nutritiva circolante in un substrato di lana di roccia in presenza od in assenza di piante di pomodoro (Berkelmann, 1992). Fig. 3 - Development of a bacteria population in a nutrient solution with and without tomato plants in rockwool substrate (Berkelmann, 1992). Fig. 4 - Moltiplicazione di Fusarium oxysp. f.sp. dianthi in lana di roccia sterilizzata (in autoclave) e non sterilizzata (Göhler e Molitor, 2002). Fig. 4 - Multiplication of Fusarium oxysp. f.sp. dianthi in rockwool, steril (autoclaved) and untreated control (Göhler and Molitor, 2002). nelle aziende, motivi legati alla tradizione o ad aspetti tecnici oppure direttamente imputabili a problemi di regolamenti e legislazioni nazionali. Trattamenti fitosanitari della soluzione nutritva Negli anni sono state approntate diverse tecniche di trattamento della soluzione nutritiva circolante (Runia, 1988, 1995), ma non tutte sono direttamente applicabili, o per gli alti costi di installazione e mantenimento o per gli effetti diretti sulla solubilità della soluzione nutritiva. In teoria, i patogeni dovrebbero essere rimossi senza ricorrere alla completa sterilizzazione della soluzione nutritiva (Van Os, 1998). Gli Prevenzione delle malattie nelle colture fuori suolo impieghi di calore, prodotti chimici, radiazioni o filtrazioni sono tra le tecniche possibili oggi utilizzabili (Ehret et al., 2001). Runia et al. (1988) e McPherson et al. (1995) saggiarono l’uso del calore come mezzo di disinfezione della soluzione nutritiva, e dimostrarono che lo scambio di calore a 95 °C per 30 secondi controlla Phytophthora cryptogena e Pythium aphanidermatum in pomodoro e cetriolo, al punto che ora questa tecnica è accettata da molti produttori. L’impiego di tensioattivi non-ionici si rivela efficace quando l’unica fonte di infezione è data da zoospore mobili: in questo caso la loro aggiunta alla dose di 20 µg ml -1 (Stanghellini e Tomlinson, 1987) nella soluzione è sufficiente per controllare la diffusione di P y t h i u m in cetriolo (Stanghellini et al., 1996a) e Phytophthora in peperone (Stanghellini et al., 1996b) senza provocare fitotossicità. Mentre rame e zinco in alta concetrazione permettono di eliminare le zoospore di Olpidium (Vanachter, 1995), altri trattamenti, come ad esempio con iodio (Runia, 1994b), alcuni prodotti ossidanti (Bull et al., 1990), ozono (Runia, 1994a; Vanachter et al., 1998; Yamamoto et al., 1990), perossido di idrogeno (Runia, 1995; Coosemans, 1995) e cloro (Stanton e O’Donnell, 1994; Teoh e Chuo, 1978; Date et al., 1999; Mebalds et al., 1995), non possono essere utilizzati in quanto fitotossici, o inefficaci, o ancora in fase di sperimentazione. La radiazione ultravioletta risulta applicata su scala commerciale (Acher et al., 1997) contro il marciume della lattuga da Pythium (Benoit e Ceustermans, 1993). Runia (1994c) consiglia l’irraggiamento con una dose di 100 mJ.cm -2 di UV per eliminare i funghi patogeni e di 250 mJ.cm-2 per una completa disinfezione, inclusi i virus. Un sistema largamente adattato ai sistemi di coltura fuori suolo a ciclo chiuso a livello commerciale è la filtrazione lenta su sabbia per la eliminazione di fitopatogeni per il riutilizzo dell’acqua di irrigazione o della soluzione nutritiva (Wohanka et al., 1 9 9 9 ) . L’efficacia di questo sistema va oltre l’effetto meccanico, in quanto si ritiene che il meccanismo di purificazione avvenga per via biologica (Brand, 2000). I microrganismi inibitori si presentano in equilibrio biologico e, quindi, la filtrazione lenta è considerata autorigenerante e adattabile ai cambiamenti delle condizioni ambientali nell’habitat delle piante in serra (Ehret et al., 2001). La filtrazione lenta si rivela particolarmente efficace contro la maggior parte dei fitopatogeni, ad esclusione dei virus e dei nematodi, richiede bassi input energetici, bassi costi e facilità di impianto e operatività. La tabella 4 presenta una sintesi dell’efficacia delle tecniche differenti che si posso- Tab. 4 - Meccanismi di efficacia per eliminare i patogeni dalla soluzione nutritiva circolante. Tab. 4 - Mechanisms of efficacy to remove plant pathogens from circulating nutrient solution. Parametri Meccanismi di efficacia Fisici Calore Radiazioni UV Chimici Biologici Attivi + + Ozono + + + H2O2 + + Iodio + + Tensioattivi + Filtrazione con membrane + Filtrazione lenta + Passivi + + + + + (Alsanius e Brand, 2000). no adottare per eliminare i fitopatogeni dalla soluzione nutritiva. Riassunto Diversamente dalle colture su suolo, in quelle fuori suolo (sia a ciclo aperto che a ciclo chiuso) occorre continuamente fornire acqua e nutrienti. Nella gestione dei sistemi a ciclo aperto la diffusione dei patogeni ipogei risulta semplificata e limita, tuttavia il drenaggio eccessivo della soluzione nutritiva può causare rischi ambientali. La gestione dei sistemi a ciclo chiuso, seppur più complessa, presenta benefici ambientali. La scelta dei substrati per le colture fuori suolo risulta ampia, ma occorre che questi siano esenti da patogeni prima di essere impiegati; qualora vengano riusati più volte, essi devono essere disinfettati. I vivaisti devono prima di tutto considerare lo stato sanitario delle piantine, senza trascurare che anche le strutture delle serre possono essere fonte d’infezioni. Le colture fuori suolo presentano il grande vantaggio di poter ottimizzare i fattori di crescita come la temperatura, l’acqua, il pH e gli elementi nutritivi, secondo le esigenze delle piante per massimizzarne l’efficienza. Le grandi aziende vivaistiche possono scegliere la via della sterilizzazione dell’acqua per l’irrigazione; esistono infatti diversi sistemi per questa operazione, come l’impiego di prodotti chimici (ozono, perossido di idrogeno, cloro, iodio), oppure l’irraggiamento con raggi UV, il trattamento con calore o la biofiltrazione. Il controllo biologico dei patogeni radicali offre diverse opportunità, come ad esempio con ceppi di Bacillus subtilis, Streptomyces, Trichoderma, Fusarium non patogeni e ceppi micorrizzici di pseudomonadi fluore39 Schnitzler scenti. La ricerca attuale deve essere rivolta verso le nuove strade per creare un ambiente nel substrato in grado di fornire le condizioni di crescita ottimali per i microrganismi utili, siano essi autoctoni o impiegati selettivamente. Parole chiave: colture idroponiche, colture fuori suolo, lotta integrata, orticoltura, floricoltura. Bibliografia ACHER A., H EUER B., R UBINSKAYA E., F ISCHER E., 1997. 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