Caratterizzazione di un Sistema di Rivelazione Basato su CCD e FOS per applicazioni in Angiografia a Doppia Energia con Fasci Quasi-Monocromatici G. Baldazzi1, T. Bernardi 2, D. Bollini1, M. Gambaccini3, M. Gombia1, S. Rivetti1, P. L. Rossi2, A. Sarnelli3, A. Taibi3, A. Tuffanelli3, R. Zannoli4 1 Università di Bologna – Dip. Di Fisica, Viale Berti Pichat 6/2, 40127 Bologna. Università di Bologna – Servizio di Fisica Sanitaria, Bologna. 3 Università di Ferrara – Dip. Di Fisica, Ferrara 4 Università di Bologna – Istituti di Cardiologia ed Ematologia, Policlinico S. Orsola, Bologna. 2 Introduzione Nell’angiografia a sottrazione di immagini convenzionale (D.S.A.) un mezzo di contrasto iodato viene iniettato nelle arterie del paziente per mezzo di cateteri. A causa del K-edge dello iodio (33.17 keV), l’assorbimento dei raggi X cresce bruscamente in un intervallo di energie al di sopra di tale valore. Se le immagini radiologiche vengono prese prima (immagine maschera), durante e dopo l’iniezione del mezzo di contrasto, è possibile distinguere – per sottrazione dell’immagine maschera – la morfologia dei vasi sanguigni eliminando il disturbo prodotto dal tessuto circostante ed evidenziando anche gli stati di moto turbolento del flusso sanguignio o di assenza di irrorazione che caratterizzano alcune patologie. Uno dei problemi associati a tale metodica è rappresentato dall’elevata dose di radiazioni e dall’elevata concentrazione di iodio (300-370 mg/ml in funzione dell’anatomia del paziente e delle dimensioni dei vasi da visualizzare) nel mezzo di contrasto somministrati al paziente. Da qualche tempo è allo studio un diverso approccio alla metodica, basato sull’utilizzo di due fasci di radiazione quasi-monocromatici con energie medie rispettivamente inferiore (31.7 keV) e superiore (35.7 keV) all’energia del K-edge dello iodio. Ciascuno dei due fasci paralleli ha le dimensioni di 120×4 mm2 (FOV) e sono prodotti per mezzo di un monocromatore di Bragg, installato su di un tubo radiogeno convenzionale, in cui il target è costituito da un cristallo a mosaico altamente orientato di grafite pirolitica [1] di 28×60×1 mm3. Il rivelatore adottato è un CCD accoppiato con fibre ottiche scintillanti (F.O.S.) di CsI(Tl) prodotto dalla Hamamatsu, con un’area sensibile di 3072×128 pixels2, dove ogni pixel ha le dimensioni di 48×48 µm2 (Fig. 1). Per tale sensore è stata sviluppata l’elettronica di front-end, condizionamento e controllo, mentre l’acquisizione viene effettuata per mezzo di schede PCI prodotte dalla National Instruments e gestite mediante software sviluppato in linguaggio G (LabView). Al fine di operare la scansione del fantoccio, necessaria alla formazione delle immagini, è stato sviluppato un sistema di movimentazione sincronizzato con il sistema radiologico e con il sistema di rivelazione; il tutto viene gestito da un controller. In questo lavoro verrà presentata la caratterizzazione dei componenti di tale sistema di imaging. Caratterizzazione del sistema Angiografico La sorgente radiogena: caratterizzazione dei fasci X quasi-monocromatici. Il processo di accrescimento della grafite pirolitica con geometria a mosaico dei cristalli consente un’alta efficienza di emissione fotonica perché la diffrazione ha luogo anche nei piani profondi del cristallo, i picchi sono caratterizzati da un FWHM dell’ordine di 2.5 keV (per questo detti quasi-monocromatici). Tuttavia, le disomogeneità tridimensionali del cristallo si traducono Fig. 1: Sistema di rivelazione montato con in evidenza il rivelatore CCD+FOS. in fluttuazioni dell’intensità del fascio lungo il piano longitudinale alle fenditure-collimatori (d’ora in poi denominato, in analogia con quanto avviene nelle altre metodiche di imaging a scansione, piano sagittale). Inoltre, per la variazione dell’angolo di Bragg legato alla dimensione trasversale delle fenditure (4 mm), ci si aspetta una variazione dell’intensità e dell’energia lungo il piano ortogonale alle fenditure (piano coronale). Per valutare l’entità di tali effetti, si è proceduto per via spettrometrica ad un’analisi dei fasci prodotti. In figura 2 sono riportati gli spettri raccolti con rivelatore HPGe e collimatore “slit” di 10×0.2 mm2, traslato lungo il piano coronale con un passo di 0.7 mm. rgy S Low Ene lit e High En rgy Slit Variazione dell’energia del centroide: ∆E max: 1.6 keV (entro slit) ∆E max: 5.2 keV (tra le slit) 90000 80000 70000 Variazione dell’intensità fotonica: 50000 40000 Counts 60000 30000 20000 1 8 14 10000 21 27 Energy (keV) 34 41 0 47 54degli spettri quasi-monocromatici lungo l’asse Fig. 2: Grafico dell’andamento 61 coronale – dalla fenditura a bassa energia verso quella ad energia più alta. ∆I max: 40 % (entro slit) Gli spettri a bassa energia sono circa 3 volte più intensi di quelli ad energia più alta: ciò è dovuto all’efficienza di diffrazione del monocromatore che varia significativamente con l’angolo θ di Bragg In analogia a quello che viene effettuato su macchine radiogene a spettro X policromatico, anche nel caso della nostra sorgente si potrà valutare un rendimento che, alla luce delle considerazioni di cui sopra, risulterà diverso a seconda che si consideri l’una o l’altra fenditura del monocromatore. Tali valori possono essere considerati i primi indicatori dosimetrici della sorgente considerata. La riflettività intrinseca del monocromatore è stata misurata come rapporto tra l’esposizione in uscita da ogni singola fenditura e l’esposizione in entrata. I risultati sono in ottimo accordo per valori di tensione anodica di 60 kVp e 70 kVp e correnti di 25 mA, 30 mA e 40 mA. Queste misure sono state realizzate a contatto con le fenditure del monocromatore e sono sintetizzate nella Tab. 1. Il tubo radiogeno utilizzato non aveva alcuna filtrazione aggiuntiva. Tab. 1: Rendimento della sorgente e riflettività del target. LEB, HEB: fasci di energia più bassa e più alta rispettivamente. Rendimento (µGy/mAs) Tensione Anodica = 60 kVp Tensione Anodica = 70 kVp LEB HEB LEB HEB 1.5 ± 0.1 0.5 ± 0.1 2.0 ± 0.1 0.7 ± 0.1 Riflettività Intrinseca del Monocromatore (%) LEB HEB 1.28 ± 0.07 0.44 ± 0.03 Caratterizzazione del sistema di rivelazione basato su CCD+FOS Hamamatsu. Il sistema di rivelazione è rappresentato da due sensori CCD accoppiati a fibre ottiche scintillanti (FOS) di CsI(Tl) accresciute in macro-cristalli. Ogni CCD consente di disporre di un’area sensibile di 1536×128 pixels2, dove ogni pixel ha le dimensioni di 48×48 µm2. Al fine di procedere alla caratterizzazione del sistema, sono state acquisite immagini di fantocci – tra cui mire di tipo Huttner, fantocci ad alto contrasto per la definizione della L.S.F. e fantocci Leeds a basso contrasto – al fine di quantificare la risoluzione spaziale limite e le capacità contrastografiche del sistema. Nelle Fig. 3-4 sottostanti si riportano alcune immagini relative a tali test. Fig. 3: Aspetto dell’interfaccia utente del programma di acquisizione delle immagini realizzato in LabView. Si possono vedere alcuni tipi di pattern utilizzati per la caratterizzazione del sistema di rivelazione. 100% Utilizzando fantocci con cateteri di diverso calibro, iniettabili con soluzioni iodate a concentrazione nota e variabile, è stata analizzata la capacità di visualizzazione del sistema [2]. 90% MTF Focal Spot = 200× 200 m m² Anode H.V. = 40 kVp Anode I = 0.4 mA Focal Spot-Detector distance = 440 m m 80% Modulation 70% 60% 50% 40% 30% Discussione, Conclusioni e Sviluppi 20% 10% Il principale problema che si presenta è lp/m m la riduzione dell’intensità dei fasci Fig. 4: MTF misurata sul sistema di rivelazione. che si presenta a causa della monocromatizzazione. D’altro canto le stime della riduzione di dose al paziente e di prestazioni dell’imaging fin qui effettuate sono incoraggianti. E’ possibile incrementare la potenza del sistema radiogeno e va considerata in particolare la possibilità di aumentare i kVp erogati filtrando le armoniche di ordine superiore con Gd. Attualmente sono in corso di acquisizione immagini di piccoli animali per effettuare valutazioni delle capacità di imaging e dosimetriche in vivo da confrontare con le immagini ottenute con sistemi tradizionali. Viene inoltre studiato un rivelatore ad array di microstrip di Si con capacità spettrometriche [3] come sistema di rivelazione. 0% 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Bibliografia [1] A.Tuffanelli, S.Fabbri, A. Sarnelli, A. Taibi, M. Gambaccini, Evaluation of a dichromatic X-ray source for dualenergy imaging in mammography, Nucl. Instr. & Meth A 489 (2002) 509-518. [2] G. Baldazzi, T. Bernardi, D. Bollini, M. Gambaccini, M. Gombia, P. L. Rossi, A. Sarnelli, A. Taibi, A. Tuffanelli, G. Pancaldi, M. Zuffa, Imaging Characterization of an Experimental Apparatus for Dual Energy Angiography, IEEE NSS/MIC Conference Record 2002, Norfolk (VA), USA, 2002. [3] Giuseppe Baldazzi, Dante Bollini, Mauro Gambaccini, Mirko Gombia, Luciano Ramello, Angelo Taibi, Alessandra Tuffanelli, A silicon strip detector coupled to the RX64 ASIC for X-ray diagnostic imaging, Proceedings of RESMDD02 Conference, Elsevier, Florence (IT), 2002, pp. 1-8.