Fondazione Svizzera
di Cardiologia
Con impegno contro le cardiopatie e l’ictus cerebrale
Chiusura del forame ovale pervio
Informazioni per i pazienti
Indice
Introduzione2
Che cosa significa forame ovale pervio?
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Perché si deve chiudere il forame ovale?
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Come si effettua la chiusura del forame ovale?
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Quanto è sicura la chiusura del forame ovale
con la tecnica del catetere cardiaco?
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A che cosa dovrò prestare attenzione dopo la
chiusura del forame ovale?
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In breve
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Introduzione
Il forame ovale del cuore è un collegamento (apertura) simile a
una valvola tra gli atri del cuore del feto che normalmente si
chiude dopo la nascita. Però fino a un quarto delle persone vive
con il forame ovale aperto nella parete (“setto”) interatriale. Nel
presente opuscolo della Fondazione Svizzera di Cardiologia le
spieghiamo in quali casi si ritiene opportuno la chiusura del forame
ovale e come la si effettua mediante un catetere introdotto nella
zona inguinale.
Il genere maschile vale anche per quello femminile.
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Che cosa significa forame ovale pervio?
Il forame ovale è un’apertura tra i due atri del cuore presente
prima della nascita in tutti i bambini. Attraverso questa apertura
sangue ricco di ossigeno proveniente dal cordone ombelicale
arriva all’atrio destro e, escludendo la circolazione polmonare,
passa direttamente in quello sinistro e quindi nella grande circolazione. Alla nascita i polmoni si espandono e la pressione arteriosa
nell’atrio destro diminuisce. A causa dei mutati rapporti di pressione di solito il forame ovale si chiude per formazione di tessuto
endocardico nei primi anni di vita. Ma in circa il 25-30 % delle persone resta completamente o parzialmente aperto (“pervio”). Si
parla allora di forame ovale pervio (figura 1).
Di regola la diagnosi della persistenza del forame ovale si fa
con un’ecocardiografia (esame del cuore con gli ultrasuoni).
Perché si deve chiudere il forame ovale?
In determinate situazioni (condizioni di pressione), come ad esempio masticando o “spingendo” col ventre, il forame ovale pervio
funzionalmente chiuso può aprirsi temporaneamente come una
porta solo accostata. Anche se ciò non pregiudica né il benessere
né l’efficienza fisica, indirettamente può causare un ictus cerebrale o un infarto cardiaco. Infatti, se al momento dell’apertura
del forame arriva al cuore un coagulo di sangue proveniente dalla
circolazione venosa (embolia) esso può “sgusciare” attraverso il
passaggio e occludere un vaso sanguigno cerebrale, provocando
così un ictus, oppure una coronaria, con conseguente infarto cardiaco.
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Figura 1: forame ovale pervio
Forame ovale pervio, attraverso il quale coaguli di sangue provenienti dalla circolazione
venosa possono passare nella grande circolazione (embolia).
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Vi è pure una relazione tra persistenza del forame ovale ed emicrania. Nei pazienti che soffrono di emicrania la persistenza del
forame ovale ha un’incidenza tripla rispetto alla popolazione normale. In molti interessati la durata e la frequenza delle crisi di
emicrania diminuiscono se si chiude il forame ovale.
Inoltre, se chi ha un forame ovale pervio fa immersioni subacquee vi è un ulteriore rischio. A causa dell’elevata pressione esterna
usando l’attrezzatura da sub, nel sangue si accumula dell’azoto
che, riemergendo, può formare delle bollicine soprattutto nella
circolazione venosa. Passando attraverso il forame ovale pervio
esse possono pervenire al sistema arterioso e provocare delle
embolie gassose nella circolazione cerebrale, con possibili conseguenze quali crampi muscolari e danni neurologici: si parla allora
di malattia da decompressione. Se in un sub dopo un incidente di
questo genere si accerta la presenza di un forame ovale pervio
egli dovrà eventualmente rinunciare alle immersioni o discutere
col medico l’opportunità di un intervento.
Oltre alla persistenza del forame ovale, quali cause di un ictus
cerebrale o di un infarto cardiaco entrano in considerazione occlusioni o stenosi (restringimenti) di vasi sanguigni importanti, disturbi
congeniti della coagulazione del sangue, aritmie, vizi valvolari, presenza di coaguli di sangue nelle cavità del cuore o di calcificazioni
arteriosclerotiche nell’aorta. In caso di forame ovale pervio il medico
discuterà col paziente diverse possibilità: per esempio aspettare,
effettuare una terapia antiaggregante o anticoagulante, procedere
a un intervento chirurgico di chiusura o eseguire la stessa mediante
un catetere, metodo oggigiorno sempre più diffuso per la sua semplicità (figura 2).
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dal 1989.
Figura 2: chiusura del forame ovale
Il forame ovale viene chiuso mediante un «doppio ombrello» (reticolo di nichel-titanio).
Come si effettua la chiusura del forame ovale?
Dopo anestesia locale si introduce un catetere (sottile tubo di plastica) nella vena inguinale e, attraverso il forame ovale, lo si spinge
fino all’atrio sinistro del cuore (figura 3-1). Tramite questo passaggio si colloca nel forame ovale uno speciale doppio ombrello (di
solito costituito da un reticolo di nichel-titanio) (figura 3-2). Un
lato dell’ombrello si dispiega nell’atrio sinistro e l’altro nell’atrio
destro (figura 3-3), assicurando così che il sistema di chiusura non
scivoli. Con un mezzo di contrasto radiologico se ne controllano la
posizione e la tenuta (figura 3-4). Poi lo si stacca dal catetere car-
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diaco (figura 3-5). Infine si rappresenta in immagine il risultato col
mezzo di contrasto (figura 3-6). L’intero intervento dura circa
mezz’ora. Non è necessaria la narcosi.
Quanto è sicura la chiusura del forame ovale
con la tecnica del catetere cardiaco?
Ogni intervento sul cuore comporta un certo rischio. Le complicazioni importanti sono però nettamente inferiori all’1 %. Teoricamente sono possibili delle complicazioni dovute a passaggio d’aria
dalla chiusura nell’atrio sinistro (cosiddetta embolia gassosa).
Molto rara è l’eventualità che l’impianto si stacchi.
Un po’ più frequenti, ma molto meno pericolose sono le complicazioni locali nell’ambito della sede di punzione, rispettivamente d’accesso all’inguine. In questo contesto, nell’1-2 % dei
pazienti possono verificarsi delle emorragie. Per diminuire questo
rischio la si pregherà di restare coricato per due-quattro ore dopo
l’intervento e, la prima volta che si alza, di comprimere l’inguine
con le dita per alcuni minuti.
Raramente dopo l’intervento può formarsi un collegamento
tra due vasi sanguigni della zona inguinale, che non si avverte ma
eventualmente si deve chiudere con un piccolo intervento operatorio locale.
A che cosa dovrò prestare attenzione dopo la chiusura del
forame ovale?
Dopo l’intervento si controlla ancora una volta la posizione dell’impianto con l’ecocardiografia. Già da 2 a 4 ore dopo l’intervento
potrà alzarsi ed eventualmente essere dimesso dall’ospedale già il
giorno stesso.
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Fig. 3-1: il catetere viene introdotto nella vena dell’inguine e spinto fino all’atrio sinistro del cuore attraverso il forame ovale.
Fig. 3-2: tramite questo passaggio si colloca nel
forame ovale uno speciale doppio ombrellino.
Fig. 3-3: Un lato dell’ombrellino si dispiega
nell’atrio sinistro e l’altro nell’atrio destro.
Fig. 3-4: con un mezzo di contrasto si controllano
posizione e tenuta del sistema di chiusura.
Fig. 3-5: si stacca il catetere.
Fig. 3-6: il risultato si rappresenta in immagine col
mezzo di contrasto.
Figure 3-1 a 3-6
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Potrà svolgere subito normalmente molte attività: anche lo sport
e i viaggi in aereo non costituiscono dei problemi.
La quantità di metallo della struttura impiantata è così piccola
che i rivelatori di metalli degli aeroporti non la segnalano. Anche
gli esami con risonanza magnetica (MRI) si possono effettuare
senza pericolo.
Nei primi mesi dopo la chiusura del forame ovale l’impianto
sarà ricoperto dall’endocardio (strata di cellule che riveste tutte le
cavità del cuore), per cui si formerà una superficie liscia naturale.
Fino a quel momento dovrà assumere un leggero antiaggregante.
Da 3 a 6 mesi dopo l’intervento, mediante ecocardiografia
(preferibilmente transesofagea, cioè effettuata attraverso l’esofago) si controllano la tenuta dell’impianto e la perfetta guarigione della zona che lo circonda.
In breve
• Un forame ovale pervio comporta il rischio di ictus cerebrale e
infarto cardiaco.
• La chiusura del forame ovale mediante un catetere cardiaco è
un intervento sicuro e dura circa mezz’ora.
• Nei primi mesi successivi all’impianto del sistema di chiusura
dovrà assumere dei medicamenti antiaggreganti (Aspirina® o
simili), poi di norma la posizione dell’impianto sarà controllata
con un’ecocardiografia transesofagea.
• Dopo l’impianto non ci sono limitazioni da rispettare (anche
per quanto riguarda lo sport, le immersioni subacquee o i
viaggi in aereo). Potrà svolgere subito attività normali.
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Sapere · Comprendere · Vivere meglio
Le seguenti ditte sono partner della piattaforma «Sapere – Comprendere – Vivere meglio» della Fondazione Svizzera di Cardiologia.
Un impegno congiunto per informare i pazienti in modo completo
e comprensibile e per promuovere la loro competenza.
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Questo opuscolo le è dato dalla Fondazione Svizzera di Cardiologia. Vogliamo
informare in modo approfondito e oggettivo i pazienti e i loro congiunti sugli esami,
i trattamenti, la riabilitazione e la prevenzione delle malattie cardiovascolari e
dell’ictus cerebrale. Inoltre sosteniamo dei progetti di ricerca molto promettenti in
questi ambiti. Per entrambi i compiti ogni anno occorrono cospicue somme di denaro.
Con un’offerta ci aiuta a proseguire la nostra attività a beneficio delle persone
colpite e della popolazione. La ringraziamo di cuore del suo contributo.
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