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SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI
(Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003)
Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma
TESI DI DIPLOMA
DI
MEDIATORE LINGUISTICO
(Curriculum Interprete e Traduttore)
Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al
termine dei Corsi afferenti alla classe delle
LAUREE UNIVERSITARIE
IN
SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA
Islam in Europa: cultura e integrazione
RELATORI:
prof.ssa Adriana Bisirri
CORRELATORI:
prof.ssa Marilyn Scopes
prof. Kasra Samii
prof.ssa Claudia Piemonte
CANDIDATA:
Lisa Maria Basile
ANNO ACCADEMICO 2011/12
1
Liebe Mama und lieber Papa,
ich danke euch,
beliebe nicht zu scherzen.
Ich sag es hier:
ich danke euch von Herzen.
Ich hab euch lieb!
2
INDICE
SEZIONE LINGUA ITALIANA .............................. 6
INTRODUZIONE ...................................................................... 7
CAPITOLO PRIMO ................................................................. 10
1 BREVE STORIA DELL’ISLAM ....................................... 10
1.1 Islam e Muhammed ....................................................... 10
1.2 Che cos’è l'Islam? .......................................................... 12
1.3 I "Cinque Pilastri" dell'Islam ......................................... 15
1.4 Il Corano ........................................................................ 22
CAPITOLO SECONDO .......................................................... 26
2 L’ISLAM NEL MONDO ................................................... 26
2.1 La diffusione dell’Islam ................................................ 26
2.2 Islam in Italia ................................................................. 28
2.3 Islam in Germania ......................................................... 31
2.4 Islam nel Regno Unito ................................................... 35
CAPITOLO TERZO ................................................................ 40
3 LA CULTURA ISLAMICA ............................................... 40
3.1 Islam e alimentazione ................................................... 40
3.2 La famiglia ..................................................................... 42
3.3 Il matrimonio ................................................................. 45
3.4 La condizione della donna ............................................. 47
CONCLUSIONE ...................................................................... 50
BIBLIOGRAFIA .................................................................... 110
SITOGRAFIA ........................................................................ 111
RINGRAZIAMENTI ............................................................. 112
3
INDEX
SEZIONE LINGUA INGLESE ......................................... 52
INTRODUCTION .................................................................... 54
CHAPTER ONE ....................................................................... 57
1 A SHORT HISTORY OF ISLAM ..................................... 57
1.1 Islam and Muhammad ................................................... 57
1.2 What is the meaning of Islam? ...................................... 59
1.3 The “Five Pillars” of Islam ........................................... 60
1.4 The Koran ...................................................................... 64
CHAPTER TWO ...................................................................... 66
2 ISLAM IN THE WORLD .................................................. 66
2.1 The Spread of Islam ...................................................... 66
2.2 Islam in Italy .................................................................. 68
2.3 Islam in Germany .......................................................... 70
2.4 Islam in the United Kingdom ........................................ 73
CHAPTER THREE .................................................................. 77
3 THE ISLAMIC CULTURE ................................................ 77
3.1 Islam and Food .............................................................. 77
3.2 The Family ..................................................................... 78
3.3 Marriage......................................................................... 80
3.4 Women and Islam .......................................................... 81
CONCLUSION ........................................................................ 83
BIBLIOGRAFIA .................................................................... 110
SITOGRAFIA ........................................................................ 111
RINGRAZIAMENTI ............................................................. 112
4
INHALTSVERZEICHNIS
SEZIONE LINGUA TEDESCA ......................... 86
EINLEITUNG .......................................................................... 87
ERSTES KAPITEL .................................................................. 88
1 DIE GESCHICHTE DES ISLAM ...................................... 88
1.1 Islam und Mohammed ................................................... 88
1.2 Was bedeutet Islam? ...................................................... 90
1.3 Die Fünf Säulen des Islams ........................................... 91
1.4 Der Koran ...................................................................... 94
ZWEITES KAPITEL ............................................................... 96
2 ISLAM IN DER WELT ...................................................... 96
2.1 Die Verbreitung des Islams ........................................... 96
2.2 Islam in Italien ............................................................... 97
2.3 Islam in Deutschland ..................................................... 98
2.4 Islam in den Vereinigten Staaten ................................ 102
DRITTES KAPITEL .............................................................. 104
3 DIE ISLAMISCHE KULTUR.......................................... 104
3.1 Islam und Ernährung ................................................... 104
3.2 Die Familie .................................................................. 105
3.3 Die Ehe ........................................................................ 106
3.4 Die Bedingungen der Frau .......................................... 107
SCHLUSSFOLGERUNG ...................................................... 109
BIBLIOGRAFIA .................................................................... 110
SITOGRAFIA ........................................................................ 111
RINGRAZIAMENTI ............................................................. 112
5
SEZIONE
LINGUA ITALIANA
6
INTRODUZIONE
L’argomento che ho scelto di trattare nasce dalla grande passione di conoscere e
imparare sempre diverse culture ed abitudini dei popoli e ovviamente l’interesse di
una parola che coinvolge tutto il mondo e tutta la vita … la religione!
L’Islam è tra le principali religioni monoteistiche del mondo, infatti conta circa un
miliardo e mezzo di fedeli. Tra i suoi principali insegnamenti si distinguono quelli
dell’unità, dell’umiltà, del perdono e dell’amore verso Dio; il Corano esalta le virtù
della conoscenza e della razionalità. La vita di Maometto conferma i valori della
tolleranza, della giustizia sociale e della fratellanza. Nonostante ciò il mondo
islamico è quasi sempre associato al fanatismo, alla violenza e all’integralismo.
Nel mio elaborato cercherò di analizzare i punti cardine dell’Islam, effettuando un
breve excursus storico, per poi esaminare i tratti caratterizzanti di questa religione,
affrontando, inoltre, le problematiche esistenti tra l’Islam e l’Europa.
Studiando le diverse culture del mio paese nativo, la Germania e quelle dell’Italia e
dell’Inghilterra analizzerò anche la situazione islamica in queste nazioni. Per poi
concludere con un tema molto attuale e importante: la famiglia ed in particolare la
posizione che la donna riveste all’interno della comunità islamica.
7
Il primo capitolo accoglie una
breve storia dell’Islam, poiché al
fine di comprendere i caratteri di
una
religione
è
necessario
conoscere la sua storia
e
per
comprendere una religione cosi
diversa
dal
possiamo
Cristianesimo
prescindere
da
non
un
excursus nei costumi ed abitudini
dei musulmani. Dopodiché daremo una spiegazione teorica del Corano (libro sacro) e
delle più importanti comportamenti del popolo islamico.
Il secondo capitolo riguarda la
diffusione dell’Islam nel mondo, la
sua storia e l’evoluzione fino ai
giorni
nostri.
Dato
che
tutta
l’Europa è stata coinvolta dal
fenomeno
parleremo
d’immigrazione,
proprio
delle
varie
differenze tra questa religione cosi
conosciuta ma non compresa da
tutti nell’occidente e le diversità per quanto riguarda l’educazione e il modo di vivere
di questo popolo. Partiremo con la diffusione nel nostro paese, riguardando la
crescita dei musulmani in Italia e la difficoltà di integrazione. Un’altra nazione molto
importante ove esisteva, esiste e esisterà anche in futuro il problema
dell’immigrazione è la Germania; soprattutto per quanto riguarda l’arrivo dei turchi
degli anni ’50 e indubbiamente anche con la situazione attuale dei musulmani in
Germania.
Ed infine la storia e la crescita dei musulmani nel Regno Unito.
Analizzando questi tre paese si comprende meglio che nonostante siano cosi diversi
tra di loro, il fenomeno dell’immigrazione è un elemento che hanno in comune tutti
e tre, ovviamente con le proprie difficoltà e problematiche.
8
Il terzo capitolo infine racchiude vari argomento molto discussi anche nei mass
media, come per esempio il rapporto tra il cibo e la
religione musulmana. Ai giorni nostri c’è davvero
poca conoscenza delle diverse religioni e per questo
motivo sono in pochi quelli che riescano a
comprendere il senso del Ramadan o la questione di
non poter mangiare carne di maiale. Ho trovato
opportuno parlare proprio di queste particolarità dei
musulmani per aiutare anche a far capire il vero
senso della religione ai lettori. Un altro argomento
fondamentale di questa sessione della tesi è la
famiglia. Il significato di questa parola, l’educazione
e la nascita di un’unione chiamata appunto famiglia.
L’unione inizia con il matrimonio ma anche su questo ci sono varie differenze
rispetto alla nostra cultura cristiana, per poi soffermarci sulla condizione della donna.
Come viene vista dal mondo intero? Come viene considerata dall’uomo e dal proprio
marito? Tutte domande a cui ci sono delle risposte ben precise.
9
CAPITOLO PRIMO
1 BREVE STORIA DELL’ISLAM
1.1
Islam e Muhammed
La storia dell’Islam, sostanzialmente va di pari passo con la vita di Maometto, suo
profeta e fondatore.
La vita del profeta è nota come Sirah: essa svolge un ruolo essenziale nella vita
di un musulmano, in quanto Maometto non è solo un profeta, ma il modello da
seguire; pertanto, per comprendere come vivono i musulmani è necessario conoscere
i principali momenti di vita del Profeta.
Muhammad, che significa “il molto lodato”, nacque nella città della Mecca
intorno al 570 d.C., in un'epoca in cui il Cristianesimo non si era ancora pienamente
stabilito in Europa. Egli apparteneva al clan degli Hashim, e come gli altri uomini del
suo clan era mercante. I suoi genitori morirono quando lui era ancora piccolo e fu
cresciuto prima da suo nonno e poi alla sua morte fu affidato allo zio Abu-Talib;
Crescendo si fece notare per il suo grande amore per la verità, per la generosità e per
la sincerità, tanto da essere spesso consultato per la sua abilità nel dirimere le
dispute. Gli storici lo descrivono come un uomo calmo e riflessivo. Muhammad era
una persona profondamente religiosa, e detestava la decadenza dei costumi. Di tanto
in tanto aveva l'abitudine di ritirarsi a meditare nella Grotta di Hira, nei pressi della
vetta di Jabal al-Nur, la Montagna della Luce, vicino alla Mecca. Nell’adolescenza,
Maometto amava stare in solitudine; trascorreva molto tempo nel deserto e nelle
caverne vicino alla Mecca, pensando e riflettendo.
Iniziò ad interessarsi alla condizione morale del popolo d’Arabia, ma continuò anche
ad occuparsi degli affari della sua comunità.
Era una persona molto rispettata e onesta. All’età di venticinque anni conobbe una
ricca vedova Khadija che se ne innamorò e gli si offrì in matrimonio, ed egli accettò;
ebbero sei figli, di cui due maschi, che però morirono molto piccoli, così la moglie
10
decise di comprare uno schiavo per aiutare Maometto e questi gli fu tanto fedele che
Maometto lo adottò pubblicamente. Avvicinandosi ai quarant’anni diventava sempre
più difficile per lui convivere con i conflitti e l’assenza di leggi, il vizio, la crudeltà e
lo squallore morale che vedeva attorno a sé, perciò, iniziò a ritirarsi periodicamente
nella grotta del monte Hira, vicino alla Mecca.
Fu in una di queste meditazioni, proprio in quella grotta che ebbe la sua prima
rivelazione, attraverso l'Arcangelo Gabriele; tale rivelazione, che continuò per
ventitré anni, è nota come il Corano.
Non appena iniziò a recitare le parole che aveva udito da Gabriele, e a predicare
la verità che Dio gli aveva rivelato, subì, insieme al piccolo gruppo dei suoi seguaci,
una serie di persecuzioni, che divennero così dure che Dio impartì al gruppo l'ordine
di emigrare. Dopo parecchi anni, il Profeta e i suoi seguaci poterono far ritorno alla
Mecca, dove perdonarono i loro nemici e posero le basi dell'Islam.
Prima che il Profeta morisse, all'età di 63 anni, gran parte dell'Arabia era musulmana,
e già a un secolo dalla sua morte, l'Islam si era diffuso in Spagna e in Occidente.
La vita del profeta è nota come Sirah e svolge un ruolo centrale nel definire il
comportamento, il modo di pensare e di vedere la realtà dei musulmani.
La lettura della Sirah rappresenta un’istituzione centrale per l’Islam e una fonte per
le norme di comportamento e la legislazione; è scritta in forma cronologica e si
concentra più sulle battaglie e sulle spedizioni del Profeta che non sulla sua
personalità.1
1
Z. SARDAR, In che cosa credono i musulmani, Avallardi, Milano, 2007, p. 29-49
11
1.2 Che cos’è l'Islam?
Il termine arabo Islam significa semplicemente sottomissione e deriva da una
parola che significa pace.
Nell'ambito religioso, significa “concreta e attiva sottomissione alla volontà del
Dio Unico” ed il credente viene definito musulmano. Il termine Maomettano è
quindi erroneo in quanto induce a credere che i musulmani adorino Muhammad
piuttosto che Dio. Allah è il nome di Dio in lingua araba, usato dai musulmani come
anche dai Cristiani arabi.
L’unico vero dogma dell’Islam è la proclamazione della proposizione enunciatrice
della fede islamica: “ Non c’è Dio se non Dio e Muhammad è il suo inviato”.2
Per essere musulmani è sufficiente avere l’ intenzione di esserlo semplicemente
dicendo:
“Non c’è altro Dio al di fuori di Dio, e Muhammad è il Messaggero di Dio”.
Con tale dichiarazione il credente manifesta la propria fede in tutti i messaggeri di
Dio, e nelle scritture da loro trasmesse.
L’Islam non è una religione nuova, bensì è la stessa
verità rivelata da Dio a tutti i suoi profeti dalla
creazione del mondo. Per un quinto della popolazione
mondiale, Islam è sia religione, sia stile di vita. 1 Islam
significa letteralmente sottomissione e il testo sacro è il
Corano mandato agli uomini da Dio fin dall’inizio dei
tempi, ma poiché è stato progressivamente modificato,
Dio ha mandato i profeti affinché ristabilissero il corretto testo.
Maometto è l’ultimo profeta e quindi il Corano è l’ultimo dei testi sacri (dopo la
Torah e il Nuovo Testamento), ma è anche antico come i tempi.
2
www.arab.it/islam/conoscere_islam.htm
12
Nell’Islam c’è un rapporto diretto tra Dio e credente, non c’è chiesa né sacerdozio.
Le guide spirituali sono i ‘dotti’ (ulema e mullah), che si dedicano allo studio dei
testi sacri.
Il termine muslin significa ‘colui che è sottomesso a Dio, ovvero sia il credente
monoteista. Infatti i seguaci di Maometto sono chiamati nel Corano semplicemente
‘credenti’, ma solo dopo la morte del Profeta, l’aggettivo muslin passò a designare i
seguaci della religione predicata da Maometto stesso, per distinguerli dalle altre
‘genti del Libro’, ossia gli ebrei seguaci del profeta Mosè e i cristiani seguaci del
profeta Gesù.
Al fedele non è richiesta alcuna rinuncia, in quanto scopo dell’osservanza della
Legge divina - Sharia - è assicurare il giusto e ordinato godimento di quanto Dio
stesso ha voluto concedere alle sue creature.
Questo perché alla base del rapporto tra l’uomo e Dio esiste un Patto, liberamente
concesso dal Signore all’uomo suo servo o schiavo, il quale accettando di diventare
credente, s’impegna ad attuarne le disposizioni; gli obblighi religiosi incombono solo
sul musulmano adulto e sano di mente (mukallaf).
Tale Patto è stato definito
una volte per tutte nella pre-eternità, allorché
all’uomo è stato chiesto di riconoscere la propria condizione di servitore e il
conseguente dovere di adorazione nei confronti del suo Signore.
Questa è una delle ragioni per cui si dice che il “Cristianesimo è la religione
dell’amore” mentre “l’Islam è la religione della giustizia” .
Qui sta proprio la ragione profonda per
cui l’Islam non è solo una religione, ma
soprattutto una cultura, una civiltà, un
modo di vivere in cui la relazione con la
divinità era certo cruciale ma tale da
lasciare
spazio
all’intervento
del
temporale.
13
Nell’Islam, infatti, la distinzione tra sacro e profano, tra eterno e temporale, è riflessa
non tanto nella sfera etica, quanto nella teoria giuridica, nella Sharia, tecnicamente la
via retta che conduce a un luogo dove dissetarsi e quindi la via maestra per la
salvezza.
La Sharia, quindi è la Legge rivelata da Dio per guidare il credente
nell’espressione pratica della sua fede e della sua condotta in direzione della
ricompensa finale nell’aldilà.
La Sharia distingue tra ibadat e mu’amalat, dove le prime stanno ad indicare le
norme attinenti alle manifestazioni del rapporto tra Dio e l’uomo; mentre le seconde
dettano le regole che governano le azioni e le relazioni del credente con gli altri
esseri umani.
Le ibadat sono essenzialmente i cinque pilastri della religione (shahadaprofessione di fede, salat-adorazione formale/preghiera, zakat-elemosina, sawndigiuno di Ramadan, hajj-pellegrinaggio) a cui i radicali islamici aggiungono il sesto
pilastro: il jihad-sforzo di persuasione /impegno. 3
L’unico vero dogma dell’Islam è la proclamazione della proposizione enunciatrice
della fede islamica: “Non c’è Dio se non Dio e Muhammad è il suo inviato”.
3
G VERCELLIN., Istituzioni del mondo musulmano, Einaudi, Torino, 2002, p. 8-15
14
1.3
I "Cinque Pilastri" dell'Islam
I cinque principali doveri religiosi dei musulmani sono generalmente noti come i
“cinque pilastri”.
Nel Corano, Maometto ne ricevette le istruzioni basilari, ma l’elaborazione della
pratiche proseguì durante il corso della sua vita e anche in seguito. I giuristi hanno
voluto riformularne le regole. 4
Alla base della vita musulmana e quindi obbligatori per ogni fedele musulmano
sono: la fede, la preghiera, l’elemosina obbligatoria, il digiuno durante il mese di
Ramadan e il pellegrinaggio alla Mecca per coloro che sono in grado di farlo.
a) LA FEDE
Fondamentale per ogni musulmano è professare la propria fede mediante la
shahada; questo termine rimanda etimologicamente al verbo testimoniare e significa
anche “certificato, diploma”.
Essa consiste in due affermazioni che racchiudono praticamente tutta l’essenza
dell’islam: “Non vi è alcun Dio al di fuori di Dio e Muhammad è il suo Profeta”.
Questa dichiarazione di fede consiste in una semplice formula che tutti i fedeli
pronunciano: nella prima frase si enuncia l’importanza del monoteismo; la seconda
attesta l’importanza del messaggio profetico di Muhammad, che con la sua esistenza
ha tratto fuori l’umanità dalle tenebre del politeismo alla luce del monoteismo.
Anche la conversione all’Islam avviene mediante la shahada, infatti, se un
individuo vuole diventare musulmano, non sono necessarie funzioni particolari come
avviene per i cristiani con il battesimo; ma è
necessario ad un processo interiore , senza figure
intermedie come angeli, santi, sacerdoti.
L’Islam pone solo il fedele dinanzi a Dio.
4
W.M. WATT, Breve storia dellIislam, Il Mulino, Bologna, 2005, p. 65
15
Una volta compresa la shahada, il neomusulmano la deve pronunciare davanti a
due testimoni musulmani, dopodiché diventa ufficialmente islamico e può professare
i riti del culto come tutti i fedeli. Inoltre è pronunciato dai musulmani in ogni
occasione, perché rappresenta la buona parola portatrice di luce e benessere.
b) LA PREGHIERA
Il pilastro più importante è senza dubbio la preghiera -salat- : pregare rappresenta
la base della fede. In effetti quella che chiamiamo preghiera non è la stessa che
intendono i cristiani, ma consiste in una complessa serie di operazioni che portano il
fedele in uno stato di sacralizzazione totale che lo avvicina ad Allah, infatti l’islam
pone solo il credente dinanzi a Dio. E’ fondamentale, quando si prega, l’intenzione
del fedele, poiché secondo il Profeta, la preghiera è “l’ascensione del credente”.
Salat è il nome delle preghiere obbligatorie che si recitano cinque volte al giorno e
che costituiscono il legame diretto tra il credente e Dio.
Queste cinque preghiere contengono versetti del Corano e sono recitate in lingua
araba, -la lingua della Rivelazione, tuttavia suppliche personali possono essere
recitate nella lingua di ogni fedele.
Le preghiere si recitano all’alba, a
mezzogiorno, a metà pomeriggio, al
tramonto e quando cade la notte,
scandendo così il ritmo dell’intera
giornata. Per determinare l’esatto inizio
delle preghiere è nata una vera e propria
disciplina che ha codificato con preciso
rigore scientifico i momenti in cui
iniziare a pregare; oggi sui giornali arabi
esistono delle tabelle con gli orari delle preghiere.
In generale l’inizio di ciascuna salat è data dall’annuncio dato da un addetto
chiamato muezzin , il quale conosce con estrema precisione i momenti in cui scandire
l’annuncio; l’annuncio recita così:
16
Dio è il più grande, venite alla preghiera, più la pronuncia della shahada, poi venite
alla salvezza, Dio è più grande-Allah akbar (ripetuto quattro volte). Dopo un breve
tempo utile per far giungere i fedeli alla moschea, inizia la preghiera vera e propria,
preceduta da un altro appello, scandito dalla frase “ecco si compie la preghiera”.
Il fedele deve effettuare la preghiera sempre nell’orario canonico; se dovesse
dimenticarsi o non pregare nel tempo stabilito, la salat cade in prescrizione e deve
essere successivamente recuperata.
Si può pregare individualmente o collettivamente. Le preghiere collettive sono
raccomandabili soprattutto perché cementano la comunità e rafforzano i legami tra i
fedeli che frequentano una stessa moschea. Esse sono condotte da una guida (imam)
che esegue per primo la ritualistica ed è la figura islamica più vicina al nostro prete;
egli pronuncia una serie di invocazioni alle quali l’assemblea risponde con altre.
Di solito ogni moschea possiede un imam, che diviene un punto di riferimento stabile
nella comunità e che ha un enorme valore sia religioso che sociale.
Chi visita il mondo arabo rimane colpito dall’ importanza delle preghiere nella
vita quotidiana delle persone.
5
c) LA ZAKAT6
Uno dei principi fondamentali dell’Islam è
che tutte le cose appartengono a Dio e quindi la
ricchezza è data in affidamento al genere umano.
La parola Zakat significa sia purificazione, sia
crescita. I nostri averi sono purificati mettendo
da parte una porzione di essi per i bisognosi e,
come avviene quando si pota una pianta, questo
taglio consente una nuova crescita. 7 Ogni Musulmano calcola il proprio zakat
5
6
G. FILORAMO, Islam, Laterza, Bari, 2002
www.arab.it/conoscere_islam.htm
Il Profeta ha detto: “Anche accogliere un tuo fratello con un sorriso è un gesto caritatevole”.
“La Carità è un dovere per ogni Musulmano,” Gli fu chiesto: “E se una persona non possiede
nulla?” Il Profeta rispose: “Dovrebbe lavorare con le proprie mani a proprio beneficio e poi
dare qualcosa del suo guadagno in carità”. I Compagni gli chiesero: “E se costui non può
lavorare?” Il Profeta disse: “Dovrebbe aiutare i poveri e i bisognosi.” I Compagni chiesero
ancora: “E se non può fare nemmeno questo?”.
17
individualmente. In generale questo implica il pagamento annuale del 2,5% del
proprio capitale.
Una persona pia può dare quello che desidera come zakat, e preferibilmente in
modo riservato, - è proprio il Corano che richiede che la tassa sia pagata in segreto
per evitare ogni forma di ostentazione.
Sebbene il termine possa essere tradotto come carità volontaria, si tratta di una
vera e propria tassa imposta ai fedeli, per allentare avarizia e cupidigia.
Compito della zakat è anche quello di allontanare l’usura, crimine considerato tra i
più abietti e ripugnanti che l’uomo possa compiere. Anche in questo caso è
fondamentale l’intenzione, perché un’elemosina non intenzionale è nulla; 8 oggetto
della tassazione sono tutti i beni tangibili che si acquistano legittimamente grazie al
proprio lavoro e rappresentano il superfluo, ossia che non alterano il bilancio
familiare.
Per attuare l’elemosina il bene deve essere posseduto da almeno un anno ed è
esentato da zakat tutto ciò che, se venduto, mini la stabilità economica della famiglia;
del mondo animale sono vendibili ovini, bovini, camelidi, ma non animali domestici,
cavalli, ed animali da lavoro. Per ogni bene viene utilizzato un limite minimo
vendibile e alcune aliquote che variano da bene a bene; nel regno vegetale sono
tassabili tutti i prodotti tipici di una determinata regione; nel regno minerale è
possibile vendere l’oro, l’argento e altri minerali preziosi.
Alla
riscossione
della
zakat
provvedono appositi esattori, i quali
hanno il compito di incassare la tassa e
di distribuirla fra i bisognosi, le cui
classi vengono codificate dal Corano. 9
7
Z. SARDAR, In che cosa credono i musulmani, Avallardi, Milano, 2007, p. 91
G. FILORAMO, Islam, Laterza,Bari, 2002
9
G. FILORAMO, Islam, Laterza,Bari, 2002
8
18
d) IL DIGIUNO
Al digiuno -sawn-, altro importante pilastro della religione islamica, è dedicato un
intero mese, il nono del calendario islamico, il Ramadan;
tale mese è molto importante perché in esso venne rivelato il Corano. 10 Il digiuno è
un esercizio fisico molto elevato. Nell’Islam non si digiuna per penitenza, ma per
esercitare la propria sicurezza e il proprio autocontrollo.
Il digiuno favorisce l’unione tra i credenti, e dal punto di vista sociale, colloca il
ricco e il povero sullo stesso piano, infatti nella loro esperienza personale, entrambi
devono affrontare le stesse privazioni; inoltre purifica l’organismo e rende più
disciplinati i credenti stessi.
11
Ogni anno, durante il mese di Ramadan, tutti i musulmani digiunano dall’alba al
tramonto, astenendosi da cibo, bevande e rapporti sessuali. Gli ammalati, i vecchi,
chi si trovi in viaggio e le donne in stato interessante o che allattino, sono autorizzati
a interrompere il digiuno, osservando poi nel corso dell’anno un numero di giorni di
digiuno equivalente a quelli non effettuati. Coloro che sono fisicamente
impossibilitati a osservare il digiuno debbono offrire cibo a una persona bisognosa
per un numero di giorni uguale a quello in cui non si è osservato il digiuno. I bambini
iniziano a digiunare (e a recitare le preghiere) dalla pubertà, sebbene molti inizino
ancora prima.
Il digiuno, anche se molto salutare, viene
osservato principalmente come metodo di
autopurificazione.
Chi digiuna, anche se per breve tempo, si pone
in sintonia con tutti coloro che digiunano e nel
contempo, cresce spiritualmente.
10
11
G. FILORAMO, Islam, Laterza, Bari, 2002
Z. SARDAR, In che cosa credono i musulmani, Avallardi, Milano, 2007, p. 89
19
Centrale nella religione islamica è l’esatta determinazione del digiuno: per i
musulmani, infatti, il tempo non è una quantità aritmetica misurabile, come lo
intendiamo noi, e quindi risulta impossibile determinare aritmeticamente il primo
giorno di Ramadan, anche perché il profeta Maometto disse che “ in verità Dio è il
tempo”, quindi i momenti temporali non sono prevedibili, ma derivano dalla volontà
divina; dunque non appena inizia il ventinovesimo giorno del mese di Sha’ban, i
musulmani alzano gli occhi al cielo per cercare i segni della nuova lunazione, e se un
testimone dichiara di averla vista, si proclama ufficialmente l’inizio del mese di
Ramadan e quindi del digiuno. 12
e) IL PELLEGRINAGGIO (l’Hajj)
Il pellegrinaggio annuale alla Mecca - l’Hajj - è un dovere per tutti coloro che
siano in grado di adempierlo sia fisicamente, sia economicamente. Circa due milioni
di fedeli, provenienti da ogni parte del mondo, si recano ogni anno alla Mecca e ciò
rappresenta, tra l’altro, un’opportunità unica di incontro tra individui di diverse
nazionalità. Sebbene la Mecca sia sempre piena di visitatori, il pellegrinaggio
annuale inizia il dodicesimo mese dell’anno islamico (che è lunare, non solare,
quindi sia l’Hajj, sia il Ramadan cadono talvolta in estate, talvolta in inverno).
I pellegrini indossano vesti speciali: indumenti semplici che cancellano ogni
distinzione sociale e culturale, affinché tutti siano uguali davanti a Dio.
12
G. FILORAMO, Islam, Laterza, Bari, 2002
20
Il rito dell’Hajj, che risale a Abramo, vuole che si compiano sette giri attorno alla
Ka’ba e che si percorra sette volte il tragitto tra le alture di Safa e Marwa, come fece
Hagar, moglie di Abramo, mentre era alla ricerca dell’acqua per suo figlio Ismaele.
Poi i pellegrini si raccolgono nell’ampia spianata di Arafat e si uniscono in preghiera
per impetrare il perdono divino (cosa che viene spesso vista come anticipazione del
Giudizio Universale).
La fine del pellegrinaggio è segnata da una festività - Eid al-Adha - che si celebra
con preghiere e scambio di doni in seno alle varie comunità musulmane. Questa
ricorrenza, assieme a quella di Eid al-Fitr, giorno in cui si festeggia la fine del
Ramadan, sono le due più importanti feste religiose del calendario Musulmano.
21
1.4
Il Corano
Il Corano (in arabo Qur’ān) è la testimonianza delle parole rivelate da Dio attraverso
l'Arcangelo Gabriele al Profeta Muhammad. Memorizzato da Muhammad e dettato ai
suoi Compagni, la sua scrittura venne affidata agli scribi che ne riscontrarono
l'esattezza mentre il Profeta era in vita.
Non
una
parola
di
quelle
che
compongono i 114 capitoli - le Sure - è stata
cambiata
nel
corso
dei
secoli,
e di
conseguenza il Corano è l'unico, miracoloso
testo rivelato a Muhammad quattordici
secoli fa.
Il Corano, l'ultimo Verbo di Dio rivelato, è la fonte primaria della fede e della
pratica religiosa musulmana. Tratta di ogni argomento che ci riguardi in quanto
esseri umani: saggezza, dottrina, culto e legge, ma il tema centrale è il rapporto tra
Dio e le sue creature; allo stesso tempo fornisce le linee guida per una società giusta,
per un corretto comportamento degli uomini e per un equo sistema economico.
Il termine Corano, in arabo significa proclamazione ad alta voce, recitazione; si
tratta della Parola di Dio rivelata in lingua araba durante un periodo di 23 anni;
inizialmente è orale e solo in un secondo momento, all’incirca dopo vent’anni dalla
scomparsa del profeta e di coloro che lo avevano accompagnato e ascoltato, vi fu la
necessità di raccogliere e fissare i versetti fin allora tramandati oralmente. Infatti,
solo nel 656 fu messo a punto quello che può essere definito il testo scritto canonico
del Corano.13
Da quando è stato rivelato, è rimasto immutato: non una parola, una virgola sono
stati modificati; poiché rimuovendo anche una sola nota,
il testo perde la sua
sincronia. I musulmani di tutto il mondo lo imparano a memoria nella sua interezza
e lo portano nei loro cuori e nelle loro menti.
13
G. VERCELLIN, Istituzioni del mondo musulmano, Einaudi,Torino, 2002, p. 54
22
Il Corano si definisce “ Libro guida” e rivolge il suo messaggio all’intera umanità;
essenzialmente si concentra
sulla natura e sulle finalità della vita religiosa. La
maggior parte del Corano si occupa di analizzare gli attributi di Dio e di descrivere le
caratteristiche di una vita giusta e ispirata al bene; circa un terzo del Corano è
dedicato a acclamare le virtù della ragione.
L’essenza del messaggio del Corano è che Dio non ha bisogno di inviare un’altra
rivelazione, non solo perché attraverso il Corano ha dato all’uomo un’esposizione
perfetta della Sua volontà; ma anche perché desidera che gli uomini scoprano ed
elaborino da soli i diversi modi in cui la Sua volontà può essere compresa e messa in
pratica.
Il Corano ribadisce il ruolo dell’etica religiosa nella formazione della società, ma
il concentrarsi troppo sulla Rivelazione è stato un errore che ha pesato troppo sulla
società islamica.
Tra le tematiche principali del Corano vi sono: l’unicità di Dio, gli esseri umani
come singoli e come comunità, la natura e l’ambiente, la rivelazione, la vita dopo la
morte e la natura del male.
Il Corano si concentra anche su alcuni eventi della vita del Profeta Maometto,
sulla comunità musulmana della Mecca, sulla nascita della nuova società islamica a
Medina e sulla storia della prima civilizzazione musulmana.
Queste
tematiche
non vengono delineate
sistematicamente
un’unica
in
soluzione,
ma si presentano in
diversi
passaggi,
lungo tutto il testo,
pertanto
strutturato
una
linea
non
è
secondo
narrativa
23
unitaria, né i suoi versetti sono in ordine cronologico; sono utilizzate metafore,
allegorie e parabole. Obiettivo ultimo della vita del musulmani è l’impegno a
confrontarsi con il testo del Corano e a interpretarlo all’interno del suo contesto,
rapportandolo, inoltre,
alla vita del Profeta. Ogni generazione di credenti deve
reinterpretare il Corano alla luce delle proprie esperienze. 14
Dopo il Corano, la Sunna, ossia la pratica e l'esempio del Profeta, costituisce la
seconda fonte della legge islamica.
La Sunna è divisa in due categorie: i detti del profeta e gli atti del Profeta che sono
trasmessi tramite gli hadit. Durante la loro vita terrena, i musulmani dovrebbero
seguire l’esempio del Profeta ed è per questo che i musulmani pregano come pregava
Lui, si vestono come vestiva Lui, portano la barba lunga come Lui, ma non sempre il
loro comportamento corrisponde a quello del Profeta, poiché egli era indulgente,
generoso, giusto. Pertanto si rileva che i musulmani imitano il Profeta nell’aspetto
esteriore, ma tralasciano l’aspetto interiore che è più profondo e duraturo. I detti del
Profeta sono diventati l’oggetto di una disciplina vera e propria; un’intera scienza si
sviluppata al fine di raccogliere, selezionare, curare e compilare gli hadit.
Tale operazione è scandita in due momenti:
in un primo, i detti autentici dovevano essere raccolti e, a tal fine molti furono
incaricati di viaggiare attraverso il mondo musulmano alla ricerca di persone che
avevano avuto contatto diretto con il Profeta o con uno dei suoi compagni; in un
secondo momento, si procedeva ad un esame diretto degli hadit affinché la lingua
utilizzata fosse quella del Profeta e il contenuto risultasse coerente e corrispondente
agli insegnamenti del Corano.
Seguire la Sunna significa, seguire gli insegnamenti del Profeta. Ciò in se non crea
problemi, ma nel corso dei secoli si sono create differenze di setta tra le varie
tradizioni che furono raccolte dopo la morte del Profeta.
14
Z. SARDAR, In che cosa credono i musulmani, Avallardi, Milano, 2007, p. 65-69
24
Bisognerebbe però fare attenzione al fatto che Maometto era un uomo di altri
tempi e pertanto qualunque cosa facesse e dicesse, nonostante fosse guidato da Dio
stesso, era tutto riferito al contesto in cui viveva; quindi non tutto quello che ha detto
o fatto può essere universalizzato o trasformato in principio generale. Ciò che più
conta è guardare allo spirito, ai valori fondamentali delle sue parole e delle sue
azioni.
Corano e Sunna, quindi, stabiliscono l’ordine divino della condotta umana e ogni
musulmano è tenuto a realizzare quest’ordine, sia nell’esistenza individuale sia nella
collettività. Dal Corano e dalle Sunna deriva la Sharia, ossia la “Legge divina”, la
via tracciata da Dio.
Vivere la propria vita in accordo con il dettato della Sharia significa realizzare la
volontà divina e molti musulmani considerano la Sharia stessa divina. Essa riguarda
aspetti spirituali, mentali, fisici, sociali e istituzionali del comportamento, e ciò
riguarda sia la fede che la vita pratica.
25
CAPITOLO SECONDO
2 L’ISLAM NEL MONDO
2.1 La diffusione dell’Islam
La popolazione musulmana mondiale
conta circa 1,5 miliardi di persone.
Attualmente l’Islam è diffuso in 162
paesi: il 30% vive nel subcontinente indiano,
il 20% nell’Africa sub sahariana, il 17%
nell’Asia sud orientale, il 18% nel mondo
arabo, il 10% nell’ex Unione Sovietica e in
Cina.
In Turchia, in Iran e in Afghanistan
risiede il 10% dei musulmani non arabi.
Sebbene
minoranze
musulmane
siano
presenti in quasi tutte le aree geografiche,
inclusa l’America Latina e l’Australia, le più numerose risiedono nell’ex Unione
Sovietica, in India e nell’Africa Centrale. Vi sono 5 milioni di musulmani negli Stati
Uniti. In Italia ve ne sono attualmente oltre un milione.15
Una delle ragioni della rapida e pacifica diffusione dell'Islam sta nella semplicità
della sua dottrina: l'Islam insegna ad avere fede e adorare un Unico Dio. Inoltre
insegna all'uomo il buon uso del potere dell'intelletto e della capacità di riflessione.
Nel volgere di pochi anni, nacquero grandi civiltà e università, poiché, secondo il
Profeta l'approfondimento della conoscenza è un dovere per ogni musulmano, uomo
o donna che sia.
La sintesi del pensiero orientale e di quello occidentale e una nuova concezione
della tradizione permisero grandi progressi in campi quali la medicina, la
matematica, la fisica, l'astronomia, la geografia, l'architettura, l'arte, la letteratura e la
15
http://www.arab.it/islam/conoscere_islam.htm
26
storia. Molti sistemi, di importanza cruciale, quali l'algebra, i numeri arabi, nonché il
concetto di zero (vitale per lo sviluppo del pensiero matematico….), furono trasmessi
dall'Islam all'Europa del Medioevo. Furono messi a punto sofisticati strumenti che
resero possibili i lunghi viaggi europei di scoperta, come ad esempio, l'astrolabio, il
quadrante e accurate carte per la navigazione.
"L'Europa è sempre più una provincia dell'Islam, una colonia dell'Islam". Così
afferma Oriana Fallaci nel suo nuovo libro, La Forza della Ragione. Per quanto
riguarda la situazione in Europa, sono circa 17 milioni musulmani che vivono oggi
nell’Unione Europea. Erano 800.000 nel 1950, e 15 milioni nel 2003. Infatti la
popolazione musulmana è raddoppiata nell'ultimo trentennio e raddoppierà ancora
entro il 2015.
Secondo alcune statistiche nel 2050 sarà di fede islamica un cittadino europeo su
cinque. Nonostante ciò non è facile fornire cifre esatte, perché la religione islamica
non prevede un registro dei fedeli come le nostre ‘parrocchie’, e la maggior parte
degli Stati
europei rifiuta
l’identificazione
all’appartenenza religiosa.
27
dei propri
cittadini
in
base
2.2 Islam in Italia
Nella storia repubblicana del nostro Paese il fenomeno dell’ immigrazione è
relativamente recente. Per lungo tempo l’Italia è stata territorio di emigrazione e solo
da pochi decenni le nostre città sono divenute luogo di destinazione – e non solo di
passaggio – dell’immigrazione straniera.
La convivenza tra popoli di diverse culture e religioni si è dunque trasformata in
un’esigenza comune che ha incontrato, però, qualche difficoltà. Ad alimentarle sono
stati principalmente due fattori: la diffidenza generata dagli attacchi terroristici
dell’11 settembre 2001 e l’affermazione politica di partiti contrari all’immigrazione.
Attualmente l’Islam è la seconda religione in Italia, contando su circa un milione e
duecentomila fedeli, 130 moschee ufficiali, 123 centri culturali, 50.000 ragazzi e
bambini già iscritti nelle scuole statali.
Queste, inoltre, sono tutte cifre in ascesa, per il
flusso continuo di nuovi arrivi dall’estero (in cima
alla lista il Marocco con il 31% degli immigrati
musulmani; poi l’Albania con il 15,8%, e la
Tunisia con l’11%) e anche per l’aumento dei
convertiti italiani, forse oltre 10.000, quasi sempre
donne conquistate da Allah per via di un
matrimonio misto.
Al fine dell’integrazione è necessario da parte dei musulmani accettare i principi
della cultura occidentale, quali, la laicità dello Stato, la libertà religiosa, l’uguale
dignità tra uomo e donna; mentre sono da negoziare alcuni aspetti della convivenza,
come la costruzione di luoghi di culto e di sepoltura, gli ospedali e le mense, gli spazi
e i tempi di preghiera, nonché i programmi di formazione dei docenti destinati a
insegnare la religione musulmana nelle scuole.
28
Per il raggiungimento di tali obiettivi sarebbe necessaria un’intesa tra le comunità
musulmane e lo Stato italiano ma il problema è la mancanza di una rappresentatività
all’interno delle comunità musulmane che possa trattare con le istituzioni dello
Stato.16
Probabilmente non sono ancora maturi i tempi, poiché prima di raggiungere
un’intesa, è indispensabile un maggiore radicamento dei musulmani in Italia, tenendo
conto che il diritto italiano garantisce, indipendentemente dalla stipulazione di intese,
la libertà di espressione, di religione, di associazione, per i musulmani, come per tutti
gli altri cittadini e residenti.
17
Bisogna, però, prendere atto del fatto che, per quel che riguarda le pratiche
fondamentali per l’osservanza islamica in Italia, i musulmani non hanno avuto grossi
problemi; basti pensare alla possibilità di
ottenere l’autorizzazione a macellare gli
animali secondo il rito islamico, ad
ottenere spazi cimiteriali propri all’interno
dei cimiteri esistenti, alla possibilità per gli
imam di visitare ospedali e carceri in
qualità di assistenti spirituali. 18
Infatti pian piano le strutture pubbliche (ma anche aziende che consentono piccole
pause agli immigrati musulmani per le preghiere) stanno prendendo atto della
presenza islamica sul suolo italiano: complessi scolastici, carcerari, sanitari ed
assistenziali si sono resi disponibili, in molte città, a permettere lo svolgimento delle
pratiche rituali (preghiere, digiuno) e/o a rispettare alcuni precetti alimentari propri
della religione musulmana (nell’ospedale torinese materno-infantile Sant’AnnaRegina Margherita, ad esempio, è stato pubblicato un libretto d’orientamento al
servizio ospedaliero, educazione sanitaria, anche in lingua araba, indirizzato al
16
E. PASERO, Islam e Italia, rispetto reciproco la condizione dell’uguaglianza, in
www.abuondiritto.it
17
A. PACINI, I musulmani in Italia, in Musulmani in Italia, a cura di Silvio Ferrari,
Il Mulino, Bologna, 2002, p. 52
18
A. PACINI, I musulmani in Italia, in Musulmani in Italia, a cura di Silvio Ferrari,
Il Mulino, Bologna, 2002, p. 36
29
pubblico extracomunitario che si trova di fronte al non sempre accessibile percorso
sanitario italiano).
Nelle carceri italiane, inoltre, dal dicembre 1998, il Ministero di Grazia e Giustizia
ha autorizzato i musulmani detenuti a seguire il ramadan, accogliendo la richiesta
dell’U.C.O.I.I. (Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia) di
garantire a tutti i reclusi di fede islamica la possibilità di rispettare le regole ed i ritmi
del periodo del digiuno sacro. Sono anche autorizzate le preghiere comunitarie del
Venerdì, precedute dalle abluzioni rituali.
Anche a livello informativo, culturale, conoscitivo, le istituzioni pubbliche, da
qualche anno, si stanno movendo: molti sono i corsi di lingua araba organizzati da
comuni e regioni per i propri dipendenti che, nell’attività quotidiana, si trovano a
comunicare con immigrati arabofoni.
Per quanto riguarda il luogo di culto, in Italia sono presenti circa 750 moschee,
nate per accogliere le preghiere dei fedeli della religione islamica che, nella sola
Nazione sono oltre 10.000. La maggior parte delle moschee si trova nell’Italia del
Nord. Se ne contano, infatti, oltre 60 in Lombardia e circa 50 in Emilia Romagna e in
Piemonte. Sono, inoltre presenti moschee in Friuli, Trentino e Liguria. Tuttavia,
nonostante l’ingente numero di queste strutture nel Paese, solo due sono
effettivamente riconosciute: la moschea di Roma e quella di Milano.
Le moschea di Roma è una costruzione che si estende a nord della città e che per
le sue dimensioni risulta essere la più grande d’Europa: è una struttura dall’elegante
architettura interna valorizzata da ceramiche dai colori tenui. Per la sua bellezza e
maestosità questa struttura risulta essere, oltre ad un luogo di preghiera ed un punto
di aggregazione di vari ambiti relativi alla cultura e alla religione islamica, un vero
capolavoro architettonico.
30
2.3 Islam in Germania
Il paese che ospita un gran numero di fedeli musulmani è proprio la Germania,
secondo alcune ricerche, oggi nella Repubblica federale ci sono circa 3,5 milioni, di
cui 2 milioni turchi.
Quando negli anni ‘60 turchi in gran numero venivano come “operai ospiti” in
Germania, nessuno prevedeva che essi rimanessero lì per la maggior parte della loro
vita attiva e facessero venire anche le loro famiglie. L’arrivo dei primi musulmani
era visto come quello degli italiani o spagnoli, cioè come fattore economico senza
indovinare che potrebbe un giorno creare problemi umani dell’integrazione nella
società tedesca.
L’inizio dei primi problemi dell’integrazione coincide, negli anni ’70 nel campo
dell’educazione, con i cambiamenti del pensiero. I cambiamenti tentavano ad
introdurre principi moderni dell’educazione, della politica e delle relazioni tra i sessi,
che erano dopo rifiutati dai musulmani. Cosi nacque l’immagine dell’Islam come
religione anti-moderna, sostenuta politicamente dallo shock della rivoluzione
islamica in Iran nel 1979.
Al contrario di altri paesi europei, nel sistema
tedesco, la neutralità religiosa comporta che anche
le comunità musulmane godono degli stessi diritti
partecipativi alla vita pubblica di cui godono le
Chiese cristiane; tutto ciò si riflette su ogni aspetto
della
vita
e
principalmente
nel
campo
dell’istruzione, dove l’insegnamento religioso è una materia curriculare, anche
perché l’istruzione religiosa è parte fondamentale dell’individuo.
31
Tenuto conto che la società tedesca è caratterizzata dalla multireligiosità, è molto
importante che non si crei un distacco nei confronti della religione, ma è necessario
permettere ai giovani di confrontarsi con determinate idee e convinzioni, poiché chi
non conosce almeno in minima parte la visione religiosa della vita non può
adeguatamente conoscere le diversità e le affinità, né farle proprie. Ciò apporta un
sostanziale contributo all’espressione del principio di libertà religiosa e al dialogo
nella scuola.
Infatti il governo del Nordreno-Westfalia, il più popoloso dei Länder tedeschi, ha
introdotto da quest’anno l’insegnamento della religione musulmana alle elementari.
Una scelta imposta dalla realtà dei fatti, visto che nella regione vive un terzo di tutti i
seguaci di Maometto presenti Oltrereno. La decisione è stata presa a larga
maggioranza, come spesso accade nella politica tedesca, con il sostegno anche dei
cristiano-democratici all’esecutivo rosso-verde. Sono state coinvolte 44 scuole e
circa 2.500 alunni e si presume che nei prossimi anni ci saranno vari aumenti.
Per quanto riguarda l’abbigliamento da indossare nell’ora di religione islamica, è
consentito all’insegnante indossare l’abbigliamento tipico, affinché l’insegnante
possa essere identificato come musulmano o musulmana.
Per gli studenti, invece, non vi sono né proibizioni, né obblighi, per cui possono
indossare anche capi di abbigliamento che rivelino uno specifico legame con la
propria religione. In virtù del principio di tolleranza, quindi, in Germania, non vi è
nessun problema nell’indossare il velo. Relativamente all’abbigliamento, le difficoltà
sorgono nell’ora di educazione fisica in cui le studentesse musulmane per motivi
religiosi si rifiutano di partecipare alla lezione a causa dell’abbigliamento da
indossare, con articolare riferimento alle classi miste.
Lo Stato dovrebbe provvedere alla sperimentazione della lezione in classi
separate, ma dovrebbe stare attento a combinare tutti gli interessi.
Nonostante tutto i musulmani che vivono in Germania oggi non danno di sé
un’immagine uniforme. Essi sono individui, che hanno differenti modi di vedere
secondo la loro educazione, formazione e Paese d’origine.
La giovane generazione, che pratica consapevolmente la propria religione, se ne
dà pensiero e approfitta della chance di trovare la propria strada al di fuori dei confini
32
di tendenze tradizionali. Per essi la Germania è diventata la patria, sia per la
cittadinanza tedesca, sia per la pluriennale permanenza qui. Dei circa 3 milioni di
musulmani, che vivono attualmente in Germania, sempre più numerosi saranno
coloro che diverranno cittadini di questo Paese, dove già oggi si contano circa
250.000 musulmani di discendenza tedesca. Essi sono cittadini tedeschi e secondo le
norme della Costituzione hanno il diritto di vivere secondo il loro credo religioso.
Secondo l’art. 4.1 della Costituzione Federale, la libertà delle professioni di fede
religiose e di visione del mondo sono inviolabili.
Vi è da riflettere sul perché nel nostro tempo, nonostante l’avvicinamento fisico di
persone, di culture e religioni differenti e del profluvio di informazioni su altri
popoli, sorgono sempre difficoltà quando le persone vogliono vivere secondo la loro
fede. Da alcuni anni è aumentato da tutte le parti l’interesse di aprirsi reciprocamente
e sapere maggiormente dell’altro. Tutto ciò si manifesta negli incontri personali e nei
diversi settori lavorativi, ma anche nel rispetto delle pratiche, dei rituali e delle
festività delle altre religioni.
Uffici divini comuni e multireligiosi e festività in diverse occasioni sono
importanti passi per l’avvicinamento e rendono possibile la partecipazione di
musulmani in svariati settori della società civile.
Tuttavia non è ancora diventata normalità una vita senza problemi e libera da
pregiudizi. Gli avvenimenti devastanti dell’ 11 settembre e le relative conseguenze
hanno portato in questo sviluppo un cambiamento che deve essere visto nei suoi lati
sia negativi che positivi. In questa evoluzione è negativo che, come spesso si sente
esprimere, la situazione dei musulmani in Occidente sia mutata drasticamente. Sono
numerose le notizie di dichiarazioni sprezzanti sui musulmani e anche i soprusi sono
fino a oggi numerosi. Nonostante questi atti siano diminuiti, i musulmani avvertono
di essere visti e osservati con altri occhi.
33
Nel nostro tempo gli innumerevoli mezzi di comunicazione svolgono un ruolo
decisivo nella formazione delle opinioni, delle valutazioni e dei pregiudizi. Influisce
sulla nostra percezione l’accettazione acritica delle notizie e il fascino di filmati e
fotografie. Per questo motivo è apprezzato che accanto alle numerose
rappresentazioni negative comincino a essere visti anche resoconti e film
documentari imparziali e obiettivi, pur se in quantità molto modesta.
Il lato positivo è che durante questo tempo il numero dei convegni sull’Islam è
aumentato all’improvviso. Questi convegni sono importanti pietre miliari per la
reciproca conoscenza e per saperne vicendevolmente di più.
Si spera da questa evoluzione positiva che si faciliti e si favorisca una vita nella pace
reciproca, nonostante le diversità esistenti.
Ma il problema dell’integrazione?
La maggior parte dei musulmani cerca di integrarsi in questa società, nella quale
considerano di trovarsi a casa loro e in cui tuttavia appartengono a una minoranza.
Integrazione non può né deve significare assimilazione e in nessun caso condurre alla
rinuncia della propria identità.
Il fine comune di noi tutti è di poter vivere gli uni con gli altri in pace e letizia. In
questo le molteplici religioni e culture, con i loro contenuti di saggezza accumulati
nei millenni passati, possono dare un grande aiuto.
Tutto ciò ci porta a dire che la Germania in materia religiosa è aperta a tutte le
comunità e consente l’esercizio del culto nella vita pubblica.
34
2.4 Islam nel Regno Unito
La religione islamica nel Regno Unito inizia dalla nascita di un bambino …
Maometto è diventato il nome più popolare
tra i bambini in Inghilterra e nel Galles. Nel
2009 il nome Oliver si è rivelato il primo in
classifica solo perché la graduatoria formale
conta separatamente i molti modi che esistono
di trascrivere “Maometto” nella lingua inglese.
Se questi si sommassero, come sarebbe giusto, il
nome del profeta dell’Islam, attribuito a 7.515
bambini, sorpasserebbe Oliver, Jack e altri,
confermando così la multietnicità di questo Paese. Infatti secondo Justin Gest,
sociologo della London School of Economics e di Harvard, autore di un libro sui
musulmani che vivono in Occidente, «i musulmani considerano il nome Mohammed
un paragone di eccellenza, cercano di emulare la sua vita e seguire i suoi consigli.
Anche chi non è fervente praticante, ma si identifica culturalmente con l’Islam, fa
una scelta ovvia chiamando Mohammed il proprio figlio maschio». Secondo alcune
statistiche sull’ immigrazione, dopo la Seconda Guerra Mondiale le varie comunità
musulmane hanno incominciato a stabilirsi in maniera permanente in territorio
britannico ed a influire in vari modi nella sfera sociale del Regno Unito.
Nei primi anni ’50, quando il flusso di lavoratori provenienti dal subcontinente
indiano era nella sua fase iniziale, la popolazione musulmana in Gran Bretagna era di
circa 23.000 persone. Nel 1961 era già salita a 82.000; nel 1971 a 369.000; nel 1981
a 553.000; e dal 1991 si poteva già parlare di circa 1 milione di persone, fino ad
arrivare all’oltre 1 milione e mezzo di oggi.
35
Sebbene la popolazione musulmana britannica comprenda un numero consistente
di arabi, malaysiani, iraniani, turchi, ciprioti, nigeriani e altri, l’80 per cento circa dei
musulmani residenti in territorio britannico sono originari del Pakistan, Bangladesh e
India. Non deve dunque sorprendere che proprio questo gruppo abbia influenzato,
più di altri, la società britannica.
Il Regno Unito si caratterizza oggi come uno stato multirazziale, multiculturale e
multireligioso, con oltre 58 milioni di persone. Analizzando la storia dei musulmani
in Gran Bretagna è possibile identificare la causa dei primi movimenti migratori
degli anni ’50 e ’60 in fattori economici.
Molti di coloro che per primi emigrarono erano dei manovali; essi possedevano
un’educazione elementare nella loro lingua, ma non in inglese. Mostrarono, anzi, uno
scarsissimo desiderio di imparare
l’inglese.
Giunsero
in
Gran
Bretagna con l’intima intenzione di
ritornare nelle loro terre di origine
dopo qualche anno di permanenza
nel Regno Unito. La caratteristica
dominante
dell’immigrazione
musulmana nel suo complesso fu che all’inizio riguardò solo uomini, i quali, in
seguito, furono raggiunti dalle loro mogli e dalle loro famiglie.
Negli anni ’60 e ’70 tale orientamento cambiò in favore di uno stanziamento
permanente. Conseguentemente la seconda generazione non desiderava portare su di
sé l’etichetta di "immigrati" e considerava la Gran Bretagna come la propria casa.
Questa crescente tendenza ad uno stanziamento permanente portò le varie
organizzazioni etniche, socio-economiche e religiose a cercare di provvedere ai
bisogni delle varie comunità.
"I musulmani", ci informa il Prof. Noibi, "cominciarono ad enfatizzare le loro
tradizioni culturali e religiose, cominciarono a costruire moschee e a fornire un
insegnamento religioso ai loro figli.
36
Nonostante il fatto che in Gran Bretagna vivono più di 1,5 milioni di musulmani
le comunità musulmane non sono comunque distribuite uniformemente in tutto il
paese. Lo stanziamento di musulmani in Gran Bretagna è stato un fenomeno
geograficamente irregolare. Da una parte, si possono notare gli stanziamenti nelle
grandi città. Infatti quasi la metà dei musulmani che si trovano in Gran Bretagna vive
a Londra e nei suoi dintorni. La posizione della popolazione musulmana all’interno
del mercato del lavoro rappresenta un aspetto fondamentale per capire la loro
collocazione nella società britannica. Il tipo di lavoro che essi svolgono non solo
determina il loro reddito ma aiuta a
decidere in quale aree della città essi
devono
vivere,
frequentare
ai
quali
loro
scuole
figli,
far
come
interagiscono con la popolazione non
musulmana, quali sono le loro possibilità
di partecipazione nella vita pubblica,
insomma la loro condizione complessiva
nella società. I musulmani sono impiegati soprattutto nell’industria manifatturiera, in
particolare in quella tessile e in quella metallurgica.
Comunque, esiste un numero sempre crescente di uomini d’affari musulmani, di
medici musulmani che lavorano per il British National Healt Service (il Servizio
Sanitario Nazionale), di insegnanti, ingegneri e altri tipi di professionisti. Dunque, il
contributo dei musulmani, e delle altre minoranze etniche, all’economia britannica è
enorme ed è destinato ad aumentare nel futuro a causa della giovane età della
popolazione musulmana.
Un discorso a parte va fatto per i convertiti. "In Gran Bretagna", ci informa il Dr.
Muhammad Usanah, "la conversione all’Islam non è mai stata tanto significativa
quanto in altri paesi europei. Il numero dei nativi britannici che si sono convertiti
all’Islam può essere stimato intorno alle 3000 - 5000 unità, anche se tale numero
sembra destinato a crescere molto rapidamente. Non è comunque possibile stabilire
con esattezza quanto siano i convertiti, in primo luogo perché per esser musulmani
non è necessario essere iscritti in qualche moschea od organizzazione islamica; in
37
secondo luogo poiché i convertiti sono sparsi per tutto il paese e non vivono in una
comunità. Gran parte dei convertiti è venuto a conoscenza dell’Islam attraverso
contatti personali e questi hanno giocato un ruolo fondamentale per la loro
conversione. Tante donne, ad esempio, sono diventate musulmane dopo avere
sposato arabi o pakistani. Bisogna comunque ricordare che il matrimonio con un
musulmano non implica necessariamente la conversione della donna, perciò la
proporzione tra i convertiti uomini e le donne è pressoché identica.
Si tratta comunque di cifre sorprendenti, data la cattiva stampa di cui è oggetto
l’Islam e rispondendo alla domanda perché si abbiano tante conversioni, Fiyaz
Mughal, direttore dell’istituto Faith Matters, ricorda la crescita d’importanza
dell’Islam nella sfera pubblica e l’interesse e la curiosità per questa religione che ne
conseguono. Infatti tanti abbandonano la ricerca ma la maggior parte finiscono con
l’appassionarsi e convertirsi.
Nonostante ciò la conversione all’Islam è indubbiamente favorita dalla facilità con
cui avviene: basta recitare con convinzione la dichiarazione di fede (la Shahada).
Bisogna comunque sempre ricordare che l’Islam è una religione universale che va
al di là dei limiti nazionali ed etnici. I convertiti britannici ritengono che nei paesi
musulmani l’Islam sia misto alla cultura e alle tradizioni locali ed essi vogliono
praticare un Islam che sia più "coranico", più vicino cioè alle autentiche tradizioni
del Profeta.
Per quanto riguarda l’educazione, le scuole pubbliche britanniche sono delle scuole
multiculturali, infatti
le varie organizzazioni musulmane, gli educatori e gli
intellettuali musulmani hanno incominciato da tempo a fare sentire la loro voce e
sono riusciti ad ottenere importanti concessioni da parte delle autorità governative.
Tali concessioni riguardano: la forniture di cibo halal nelle mense scolastiche, la
possibilità di giustificare l’assenza degli studenti musulmani per svolgere la
preghiera del venerdì nelle moschee, la concessione di utilizzare spazi stabiliti per la
preghiera nelle scuole, preservare la modestia femminile nell’abbigliamento nelle
lezioni di educazione fisica o nuoto, l’ampliamento della presenza di personale
38
musulmano e l’insegnamento non solo della religione islamica ma anche dei valori,
della cultura, dell’etica e della storia islamica.
Alla base dell’educazione c’è anche la famiglia che rappresenta una delle pietre
miliari della società islamica.
La famiglia viene vista come un’istituzione fondata, per volontà di Dio, con il
concepimento di Adamo ed Eva. L’obbedienza e il rispetto per i genitori sono dei
doveri costantemente puntualizzati nell’insegnamento islamico. Il mantenimento di
stretti legami familiari è stato, ed è, senza dubbio, una delle prerogative fondamentali
per potere conservare uno stile di vita tipicamente musulmano anche in un paese
straniero come la Gran Bretagna.
39
CAPITOLO TERZO
3 LA CULTURA ISLAMICA
3.1 Islam e alimentazione
In tutte le religioni il cibo non è solo un elemento naturale e materiale ma è
considerato un dono di Dio o degli Dei, e l’atto di alimentarsi diventa, per questo
motivo, un atto sacro, anche di ringraziamento all’Entità superiore che l’ha donato
all’uomo per assicurarne la sopravvivenza. Come atto sacro l’assunzione di cibo
deve anche rispondere all’esigenza spirituale di moderazione e virtù propria di
ciascuna religione.
Anche nel mondo musulmano il rapporto con il cibo è particolare, infatti, il
codice che i musulmani osservano vieta che si mangi carne di maiale o che si assuma
qualsiasi tipo di bevanda intossicante. Ma per individuare tutti gli alimenti “leciti” o
“proibiti” esistono Centri di Certificazione di Qualità Halāl, che hanno il compito di
garantire l’osservanza delle norme alimentari.
Halāl è una parola araba che significa "lecito" e, in Occidente, si riferisce
principalmente al cibo preparato in modo accettabile per la legge islamica. Questa
parola include tutto ciò che è permesso secondo l'Islam, la condotta e le norme in
materia di alimentazione, in contrasto a ciò che è harām,
“proibito”. Secondo coloro che aderiscono a questa visione,
perché il cibo possa essere considerato ḥalāl non deve essere
una sostanza proibita e la carne deve essere stata macellata
secondo le linee guida tradizionali indicate nella Sunna (gli
animali devono essere coscienti al momento dell'uccisione che deve essere procurata
recidendo la trachea e l'esofago e sopravvenire per il dissanguamento completo
dell'animale).
40
Il Profeta riteneva che il corpo ha dei diritti sulla persona, e il consumo di cibi
sani e un corretto stile di vita sono da considerarsi obblighi religiosi. 19
Tali privazioni provengono direttamente dal Corano dove possiamo leggere:
Oggi è reso lecito a voi il buon cibo; gli alimenti di quelli che
hanno ricevuto le [sacre] Scritture sono leciti per voi, e i vostri
alimenti sono leciti per loro. E del pari le donne oneste fra le
musulmane e quelle oneste fra quelli cui sono state date le
Sacre Scritture prima di voi; purché diate loro la loro dote,
vivendo con rispetto, non commettendo fornicazione e non
prendendo amanti. Chi rinnegherà
il buon comportamento, vanificherà
il suo operato e nella vita futura
sarà fra i perdenti.
Corano, Vª5
19
Il Profeta disse: "Chiedi ad Allah la certezza (nella fede) e la rettitudine; che dopo la certezza
nessuno concede un dono migliore della salute." www.arab.it/islam/conoscere_islam.htm
41
3.2 La famiglia
La famiglia è il fondamento della società islamica.
La pace e la sicurezza date da una stabile unità familiare sono molto apprezzate e
sono considerate essenziali per la crescita spirituale dei suoi membri. Un ordine
sociale armonico è dato dall'esistenza di
famiglie patriarcali, dove i figli sono
doni preziosi e raramente lasciano la
casa di origine prima del matrimonio.
L'Islam considera la donna, sia essa
nubile o sposata, come un individuo con
propri diritti, con la facoltà di disporre
di beni e denari propri. Una dote nuziale viene data dallo sposo alla sposa per suo uso
personale; ella conserva il proprio cognome piuttosto che assumere quello del marito.
Sia gli uomini che le donne indossano vestiti semplici e dignitosi; i vestiti
tradizionali femminili che si trovano in alcuni paesi Musulmani sono spesso
espressione di usanze locali.
Il Messaggero di Dio disse:
"Il più perfetto nella fede tra tutti i credenti è colui il quale tratta la propria moglie
con i modi più gentili."
La religione islamica è stata rivelata a tutte le società e in varie epoche e quindi si
è ampiamente adattata alle diverse esigenze sociali. Le circostanze possono
richiedere di dover prendere un'altra moglie, ma il diritto viene accordato, secondo il
Corano, solo a condizione che il marito sia un uomo scrupolosamente equo.
42
Il matrimonio musulmano non è un
sacramento, ma un semplice accordo
legale, nel quale ogni partner è libero di
includere clausole. Gli usi in tale ambito
variano molto da paese a paese. Il
divorzio non è comune, anche se non è
proibito, essendo considerato come
estrema risorsa.
Secondo l'Islam, nessuna ragazza musulmana può essere indotta a sposarsi contro
la sua volontà: i suoi genitori le potranno semplicemente suggerire i giovani da essi
ritenuti più idonei.
A conferma dell’importanza della famiglia viene il modo di considerare e trattare
gli anziani. Nel mondo islamico non esistono case di riposo per anziani. Lo sforzo di
prendersi cura dei propri genitori in questa difficile stagione della loro vita è
considerato un onore ed anche un'opportunità di crescita spirituale. Dio ci chiede non
solo di pregare per i nostri genitori, ma di comportarci con infinita misericordia,
ricordandoci che quando eravamo bimbi inermi loro hanno anteposto noi a loro
stessi.
Le madri sono particolarmente venerate: il Profeta riteneva che il Paradiso è ai
piedi delle madri. Quando sono avanti negli anni i genitori musulmani sono trattati
con benevolenza, gentilezza e abnegazione.
Nell'Islam servire i propri genitori è un dovere che viene dopo soltanto quello
della preghiera, e tale aspettativa è un loro diritto; è considerato deprecabile
manifestare irritazione quando, non per loro colpa, gli anziani divengono difficili. 20
20
Il Corano dice: “Il tuo Signore ti ha ordinato di non adorare nessuno all’infuori di Lui, e di
essere benevolo con i tuoi genitori. Se uno di loro od ambedue raggiungeranno un’età avanzata,
nel corso della tua vita, non dir loro parole di disprezzo, non respingerli, ma rivolgiti a loro con
rispetto”.
“E con bontà inclina verso di loro l’ala dell’umiltà e protezione, e dì: O mio Signore, concedi
loro la tua misericordia perché loro si sono presi cura di me nella mia infanzia" (Corano 17:23,
24)
43
Ritroviamo una certa analogia tra le tre fedi
monoteistiche relativamente al loro modo di vedere la
morte. Come gli Ebrei e i Cristiani, i Musulmani
credono che la vita presente sia solo una prova in
attesa della vita dopo la morte.
I punti fondamentali della fede comprendono:
il Giorno del Giudizio, la Resurrezione, il Paradiso e l'Inferno. Quando un
musulmano muore, viene lavato, generalmente da un familiare, avvolto in un
lenzuolo candido e sepolto con una semplice preghiera, di preferenza lo stesso giorno
del decesso. I musulmani considerano questo uno dei servizi finali da offrire ai propri
cari e un'opportunità per ricordare la brevità della vita su questa Terra.
Il Profeta riteneva che tre cose possono continuare ad aiutare una persona, anche
dopo la morte: la carità che aveva profuso, la conoscenza che aveva trasmesso e le
preghiere dette per loro da parte di un figlio giusto.
44
3.3 Il matrimonio
Il matrimonio islamico non ha la natura sacramentale, propria del matrimonio
cattolico, ma è un vincolo (aqd) consensuale che si perfeziona attraverso la lettura
pubblica degli elementi di un accordo esplicito, che consistono nell’offerta (ijab)
fatta alla sposa che agisce tramite il suo curatore matrimoniale (walì) normalmente il
parente più prossimo in linea maschile e nell’accettazione (qubul) da parte dello
sposo o del suo delegato.
Questo però non vuol dire che il matrimonio
islamico non ha connotati religiosi, anzi nel
Corano si afferma che se il legame avesse solo
natura
di
contratto
di
diritto
privato,
perderebbe la sua specificità di patto religioso:
sarebbe solo un matrimonio di diritto positivo;
in realtà,
tutti gli istituti che derivano dalle prescrizioni coraniche hanno carattere religioso.
I diritti e i doveri tra i coniugi, derivanti dal matrimonio sono lo specchio di una
concezione gerarchica tra uomo e donna; infatti la donna ha il dovere di obbedienza
totale e assoluta al marito.
Punto cardine di questa religione sta proprio nel fatto che “l’Islam ha innalzato la
disparità tra uomo e donna ad architettura sociale”.
Tale concezione deriva proprio dal Corano: poiché l’uomo ha il dovere di
mantenere e proteggere la donna e figli. Il marito deve astenersi dal maltrattare la
moglie e assicurare una parità di trattamento a tutte le mogli in caso di matrimonio
poligamico; inoltre il marito ha la funzione di guida della famiglia, ed è a lui che
spetta l’educazione dei figli, anche nel periodo in cui sono affidati alla custodia
della madre; nel caso di matrimoni misti tra un musulmano e una cristiana o ebrea, i
figli devono sempre seguire la religione del padre.
L’uomo ha l’ulteriore compito di fungere da intermediario tra la donna e Dio, ed
egli stesso, a sua volta, è sottomesso a Dio; la moglie, quindi ha il dovere di
45
coabitazione e non può rifiutarsi di seguirlo in caso di trasferimento domiciliare,
salvo che il contratto matrimoniale non stabilisca diversamente o che ricorrano delle
circostanze tali da giustificare il suo rifiuto; il dovere di obbedienza, però, non si
estende fino al punto di disobbedire ai precetti religiosi.
La donna, comunque è molto tutelata dal punto di vista patrimoniale; infatti è
titolare di un suo patrimonio di cui può disporre liberamente, senza dover rendere
conto al marito; questo perché rientra tra i doveri del marito mantenere la famiglia,
quindi nel caso in cui la donna lavori, il guadagno rientra nel suo patrimonio e non è
tenuta all’utilizzo dei suoi beni per il mantenimento della famiglia.
L’unione matrimoniale (nikah), che letteralmente significa accoppiamento, si
contrappone a qualsiasi altra forma di unione sessuale considerata
invece zina
(adulterio) con la sola eccezione del rapporto tra padrone e schiava.
Dal punto di vista del Corano e della Shari’a inoltre il matrimonio assicura la
perpetuazione della specie,
infatti la Shari’a attribuisce notevole rilevanza alla
consumazione del matrimonio e al dovere coniugale, ma sempre tenendo presente la
superiorità dell’uomo.
4
46
3.4
La condizione della donna
La condizione della donna nell’Islam mette in evidenza le profonde differenze tra
le culture. Il rapporto tra donne musulmane e Islam, spesso viene affrontato
contrapponendole al modello femminile di cultura occidentale.
La differenza tra uomo e donna è espressamente sancita dal Corano che stabilisce la
sottomissione della donna all’uomo, ma la gerarchia tra i sessi non è intesa come
inferiorità della donna rispetto all’uomo, ma come espressione della diversità
naturale di posizione all’interno della comunità di credenti. Inoltre l’uomo funge da
intermediario tra la donna e Dio. In realtà tali prescrizioni rispondono alla struttura
sociale derivante dalla disuguaglianza di funzioni propria della vita religiosa. La
religione è una delle componenti che contribuiscono a formare la regolamentazione
delle principali sfere di vita sociale e pertanto è importante per la comprensione dei
diversi modelli di realizzazione della libertà
religiosa.
Uno dei simboli più evidenti di identità
culturale e religiosa della spiritualità islamica
è la
copertura
del
capo delle
donne
musulmane. Il velo non costituisce un segno
esteriore di mortificazione della donna, come
appare alla cultura occidentale; ma per le
donne musulmane rappresenta la manifestazione di fede alla religione islamica, alle
sue norme, alle sue tradizioni. Rappresenta il simbolo visibile della sottomissione a
Dio. Il velo rappresenta la separazione tra sfera privata e pubblica; preserva la
purezza spirituale della donna e per il suo tramite della comunità. In tal senso il velo
diviene uno strumento di controllo dell’integrità dei valori in cui ci si riconosce.
Per quanto riguarda la donna e l’aborto, nell’occidente esiste la possibilità di
abortire in caso di gravidanze indesiderate o nel caso in cui il feto abbia delle
malformazioni, naturalmente con determinati limiti temporali e morali.
47
La legge islamica proibisce l’interruzione
della gravidanza soprattutto quando il feto ha
più di 120 giorni di vita dall’istante del
concepimento, salvo il caso in cui la madre
rischi
di
morire.
centoventesimo
un’espressione
L’importanza
giorno
del
Profeta
deriva
del
da
Muhammad
secondo la quale in quel momento Dio infonde l’anima nel nascituro, la cui esistenza,
da allora esige una maggiore protezione. Attualmente le leggi che regolano l’aborto
nei Paesi arabo-islamici sono molto restrittive. 21
Un pò in disparte rispetto al problema dell'aborto, c'è la contraccezione. Ci si
chiede quale sia la condotta dell’Islam nel caso in cui
famiglie non possono ragionevolmente educare e
nutrire un certo numero di bambini, se in tali casi
ricorrono a mezzi contraccettivi.
Il principio generale tenderebbe ad opporsi alla
contraccezione,
ma
i
casi
particolari
che la
permettono sono numerosi, infatti alcuni sapienti
hanno rilevato che il Profeta aveva lasciato fare ai
compagni che praticavano la contraccezione naturale
tramite il coito interrotto. Per questi teologi era
chiaro che lo scopo dell'atto sessuale non è solo la procreazione ma anche il piacere.
Il principio generale, quando è enunciato, non dovrebbe certo concedere
un'autorizzazione de facto della contraccezione, ma dovrebbe ai loro occhi,
comportare un possibile ampliamento del suo uso, per lo meno quando è naturale.
Vi sono poi le situazioni specifiche, studiate caso per caso. Troppi bambini,
impossibilità di sopperire ai loro bisogni, la salute, la situazione della società
circostante, ecc.
21
A. DARIUSCH , Islam e aborto, Medicina e morale, 1993, fasc.4, p 711-731.
48
Tutte le situazioni in cui esistono circostanze particolari che portano una coppia a
porsi la questione della contraccezione devono essere studiate in modo specifico.
Quando i fatti sono quelli e non si tratta di garantire atteggiamenti egoisti, frivoli o
che escono dal quadro dell'etica, si potrà porre il problema e la contraccezione potrà
essere autorizzata.
Dunque, dall’analisi effettuata deriva che la vita della donna sia legata quasi
esclusivamente al matrimonio, che nella società islamica gioca un ruolo
fondamentale nella vita sociale del singolo e dell’intera società. Il ruolo della donna
nella società è determinato da una serie di fattori, di cui l’analisi delle disposizioni
giuridiche e religiose riesce cogliere solo alcuni aspetti. Nel mondo islamico le
donne rivestono anche cariche importanti e di potere, come giudici, ambasciatrici,
ministri.
Si ricercano nell’Islam le cause dei mali che affiggono le donne, ma la causa
principale di questi mali è l’ignoranza della propria tradizione di appartenenza e solo
un’autentica conoscenza di questa potrà permettere loro di inserirsi serenamente in
una società pluralista, nel mantenimento della propria identità religiosa.
49
CONCLUSIONE
L’ISLAM: E’ SOLO UN FATTO RELIGIOSO?
“Islam: è solo un fattore religioso?”, è una domanda che oggi ci si pone
frequentemente e a cui non vi è una risposta univoca.
L’Islam, religione dell’assoluta realtà teologale, è sfociata di fatto in una pluralità
sociale; non fa differenza tra mondo e fede e in questo senso non è propriamente una
religione (cioè rivolta all’aldilà), ma un modo di vivere, di operare nel mondo;
l’Islam, è dunque anche politica e non distingue tra laico e religioso; è una religione
che comprende tutto, che domina ogni aspetto della vita.
Uno dei fenomeni più importanti e significativi del mondo contemporaneo è il
risveglio dell’Islam. Il primo passo verso la reciproca comprensione e accettazione è
la conoscenza di quello che ognuno è, della sua cultura, del suo modo di pensare e di
vivere. Poiché l’Islam, per il suo carattere totalizzante, permea la vita di un
musulmano in tutti gli aspetti e ne condiziona il modo di pensare e di vivere, è
opportuno che si abbia un’idea precisa dei caratteri di questa religione e cultura.
Bisogna, però,
ricordarsi, che l’Islam è prima di tutto una religione; questa si
confronta, con l’occidente cristiano, ma nonostante ciò le due culture si ignorano
reciprocamente, in maniera quasi assoluta da parte dei musulmani. Ma per la prima
volta nella storia, l’Islam si trova ad affrontare una civiltà che rischia di privarla della
sua compattezza ideologica, sociale e politica: una civiltà secolarizzata e
materialistica dell’occidente, con le sue strutture politiche, con i suoi stili di vita
ispirati all’individualismo e al consumismo.
Il dialogo tra queste due religioni non è facile, anche perché il Corano è
fortemente critico nei confronti della religione cristiana e quindi esso stesso ne riduce
fortemente la possibilità di dialogo, soprattutto perché le due religioni si
contrappongono su argomenti essenziali, quali la fede e la morale. Ma tali malintesi
sono dovuti essenzialmente all’ignoranza, e pertanto, potrebbero essere superati
mediante incontri costruttivi.
50
La condizione sociale degli appartenenti alla cultura musulmana che si
relazionano con l’occidente, crea non pochi problemi di integrazione, poiché essi
stessi molte volte sono costretti a scegliere tra la loro religione e l’integrazione; ciò
crea confusione, in quanto si trovano a vivere secondo i canoni della loro religione,
ma in un mondo che sostanzialmente ne è agli antipodi.
Al fine di ottenere una reale integrazione, sarebbe necessario cercare un punto di
incontro, al fine di offrire ai giovani musulmani che vivono in Italia, o comunque nel
mondo occidentale, la possibilità di non dover scegliere tra essere musulmani e
vivere liberamente, studiando, lavorando e decidendo di sposare chi desiderano
indipendentemente dalla religione professata e dal sesso. A tal fine, sarebbe
necessario un cambiamento nel modo di considerare la donna; la sua condizione di
inferiorità e sottomissione all’uomo, è discriminante e ciò è del tutto in contrasto con
la cultura occidentale dove la posizione della donna è paritaria rispetto a quella
dell’uomo.
51
Tale differenza non permette un’effettiva integrazione, anzi, continua a creare
barriere che impediscono ai musulmani di integrarsi nel mondo occidentale, senza
dovere rinunciare ai valori della loro religione. E’ nelle generazioni future che si
confida, poiché crescendo da un mondo libero da vincoli religiosi, ma non per questo
ateo, possano liberamente scegliere la religione in cui credere, senza però, farsi
soffocare al punto di morire in nome di Dio, né farsi sottomettere e maltrattare da un
uomo solo perché questo è quello che qualcuno vuole far credere. Per superare
queste difficoltà sarebbe innanzitutto necessaria un’adeguata istruzione, perché solo
con la conoscenza si è veramente liberi di scegliere, e solo in tal modo si possono
rispettare le diversità culturali senza diventarne succubi. Ottenere una vera
integrazione, non è una meta irraggiungibile.
52
SEZIONE
LINGUA INGLESE
53
INTRODUCTION
“… The world is sweet and green and verily Allah is going to install you as
successors upon it…” - Muhammad I decided to analyze this subject because of my passion and curiosity about different
cultures and customs of populations and obviously the interest in a word that
involves the entire world and all our lives… religion!
Islam is one of the three major monotheistic religions in the world; in fact there are
an estimated 1.5 billion believers.
The main teachings of this religion are unity, humility, forgiveness and simply
love for God and the Koran (the primary text of Islam) extols knowledge and
rationality. The Life of Muhammad (the Islamic prophet) confirms the values of
tolerance, social justice and brotherhood. In spite of this, the Islamic world is always
associated with fanaticism, violence and fundamentalism.
In my dissertation I will try to analyze the main points of Islam starting with a brief
history after which I will examine the main characteristics of this religion. I will also
deal with the problems between Islam and Europe.
During the three years spent at university I studied the cultures of my native
country, Germany, Italy and England and this is why I decided to analyze the Islamic
situation in these nations. To conclude my dissertation I chose a very important and
topical theme, the family, with particular reference to the position of women in the
Islamic community.
54
In the first chapter I write about the
historical background of Islam, because to
understand a religion it is necessary to
know its history and if we want to
understand a religion which is so different
from Christianity we
everything
about
the
have to learn
customs
and
traditions of Muslims. This is followed
with a theoretical explanation of the Koran and the most important behaviours of
Muslims.
In the second chapter I discuss the spread of Islam in the world, its history and
evolution to the present day. As Europe was, and still is involved in the phenomenon
of immigration, I will speak about the main differences between this religion and
others, that albeit well known has never been fully understood by people from the
West. I begin with the spread of Islam in our country, in particular the increasing
number of Muslims in Italy and their difficult integration. Another country where
we find this problem is Germany, initially with the arrival of Turkish people in the
50s and obviously the current situation of Muslims in Germany. Lastly, I will discuss
the history and the increase in
the number of Muslims in the
United Kingdom. By analyzing
these three countries we can
better understand that although
they are very different from
each other immigration is a
significant problem in each of
them and produces different
difficulties and issues.
55
The third and last chapter deals with several topics, such as the relation between
food and Islam. Today, it is difficult to find people with a wide knowledge of the
various religions and for this reason there are not many people who understand the
significance of Ramadan for a Muslim or the issue of not eating pork. Another
fundamental theme in this section of my dissertation is the family. The meaning of
this word, education and the forming of a nucleus called “family”.
This nucleus in most religions starts with a marriage, but there are many differences
between a Muslim marriage and Christian one . I will conclude by discussing the
condition of women in the Islamic world. How is it seen through the eyes of the rest
of the world. How is she considered by her husband and by men in general? These
are all questions with very specific answers.
56
CHAPTER ONE
1 A SHORT HISTORY OF ISLAM
1.1 Islam and Muhammad
The history of Islam basically goes hand in hand with the life of Muhammad, its
Prophet and founder.
The life of the Prophet is known as Sirah and it plays an essential role in the life
of a Muslim because Muhammad is not only a prophet, but a model to follow.
Therefore, to understand how Muslims live we need to know the main episodes of
the Prophet’s life.
Muhammad means "highly praised" and he was born in the city of Mecca around
570 AD, at a time when Christianity had not yet fully established itself in Europe. He
belonged to the clan of Hashim and like other men of his clan he was a merchant. His
parents died when he was still young and he was brought up by his grandfather.
When his grandfather died he stayed with his uncle Abu-Talib. As he grew up he was
known for his great love for the truth, for his generosity and sincerity. Historians
describe him as a calm and reflective man. Muhammad was a deeply religious person
and detested the decadence of the customs of his time. Occasionally he would retreat
to meditate in the cave of Hira near the Summit of Jabal al-Nur, the mountain of
light, close to Mecca. As an adolescent, Muhammad loved to sit in solitude; he spent
long periods in the wilderness and in caves near Mecca to think and meditate.
He was a highly respected and honest person. At the age of twenty he met a
wealthy widow, Khadija, who fell in love with him and offered him her hand in
marriage and he accepted. They had six children, including two sons who died very
young. When he was nearing the age of forty, Muhammad became increasingly
disenchanted with the conflicts, lawlessness, vice, cruelty and moral squalor which
he saw around him and he began to retreat from time to time to the cave on Mount
Hira near Mecca.
57
It was while he was meditating in the cave that he received the first revelation
from the Archangel Gabriel. He continued to receive revelations over the following
twenty-three years and he wrote them down in what today is known as the Koran.
Soon he began to recite the words he had heard from Gabriel and to preach the
truth that God had revealed to him. Muhammad and his small group of followers
suffered a series of persecutions which became so severe that God ordered them to
emigrate. Before the Prophet died at the age of 63 much of Arabia was Muslim and
only a century after his death Islam had already spread to Spain and the West. The
life of the Prophet is known as the Sirah and it plays a central role in defining the
behavior and way of thinking of Muslims and in understanding the reality of the
Muslim world. Reading the Sirah is the first priority in Islamic education as it is a
source for the rules of conduct and legislation. It is written in chronological form
and focuses more on the battles and journeys of the Prophet than on his personality.
58
1.2 What is the meaning of Islam?
In the Arabic language the word Islam means submission and derives from a word
meaning peace. In a religious sense it means "concrete and active submission to the
will of one God” and its followers are called Muslims.
The term Mohammedan is completely misleading as it implies that Muslims
worship Muhammad rather than God. Allah is the term for God in Arabic and is used
by both Muslims and Christian Arabs.
To be a Muslim it suffices to have the intention of being one by simply saying:
"There is no god but God, and Muhammad is the Messenger of God".
Islam is not a new religion, but the same truth revealed by God to all his prophets
since the creation of the world. For one-fifth of the world's population, Islam is both
a religion and a lifestyle. In Islam there is a direct relationship between God and the
believer; there is no church or priesthood. Spiritual guides are the ' learned ' (Ulemas
and Mullahs), dedicated to the study of holy writs. His faithful waiver is not required,
because the basis of the relationship between man and God is a Pact, freely granted
by the Lord to his servant or slave who agreed to become a believer and undertakes
to implement the provisions.
This is one reason why it is said that "Christianity is the religion of love" and
"Islam is the religion of justice."
Here lies the profound reason why Islam is
not only a religion, but also a culture, a
civilization and a way of life. The only true
dogma of Islam is the proclamation of the
Islamic faith:
"There is no god but God and Muhammad is
his envoy".
59
1.3 The “Five Pillars” of Islam
The five main religious duties of Muslims are generally known as the "five
pillars" which are faith, prayer, almsgiving to the needy, fasting during the month of
Ramadan and the pilgrimage to Makkah for those who are able to do so.
They form the basis of Muslim life and are therefore obligatory for every Muslim.
a) FAITH
It is very important for Muslims to profess their faith through Shahada.
Etymologically speaking, this term in Arabic literally means “witnessing” but also
"certificate, qualification".
It consists in two statements that contain virtually all the essence of Islam:
"There is none worthy of worship except God and Muhammad is the messenger of
God." This declaration of faith is a simple formula that all the faithful pronounce.
The significance of this declaration is the belief that the only purpose of life is to
serve and obey God and that this is achieved through the teachings and practices of
the Last Prophet, Muhammad.
Conversion to Islam also comes about through the
Shahada. In fact, if an individual wants to become a
Muslim there is no need for special functions like
baptism in the Christian faith as it is a private inner
process without intermediary figures such as angels,
saints or priests. Islam is the only truth before God.
60
b) PRAYER
The most important pillar is undoubtedly prayer, in Arabic salat. Prayer is the
basis of faith. In fact, the meaning of prayer for a Muslim is very different from what
it means to a Christian and consists of a complex set of steps that lead the faithful to
a state of total sacralization closer to Allah.
Salah is the name for the obligatory prayers that are recited five times a day and
are a direct link between the worshipper and God. There is no hierarchical authority
in Islam and there are no priests. Prayers are led by a learned person who knows the
Koran and is generally chosen by the congregation.
Prayers are said at dawn, mid-day,
late-afternoon, sunset and nightfall and
thus determine the rhythm of the entire
day. These five prescribed prayers
contain verses from the Koran and are
said in Arabic, the language of the
Revelation.
Personal
supplications,
however, can be offered in one's own
language and at any time. Although it is
preferable to worship together in a mosque, a Muslim may pray almost anywhere,
such as in fields, offices, factories and universities. Oftentimes visitors to the Muslim
world are struck by the centrality of prayers in daily life.
c) ZAKAT
An important principle of Islam is that
everything belongs to God and that wealth is
therefore held by human beings in trust. The
word
zakat
means both
"purification"
and
"growth." Our possessions are purified by setting
aside a proportion for those in need and for
society in general.
61
Like the pruning of plants, this cutting back balances and encourages new growth.
Each Muslim calculates his or her own zakah individually. This involves the annual
payment of a fortieth of one's capital, excluding such items as primary residence, car
and professional tools. An individual may also give as much as he or she pleases as
sadaqa-h, and does so preferably in secret.
Although this word can be translated as "voluntary charity" it has a broader meaning.
The Prophet said: "Even meeting your brother with a cheerful face is an act of
charity." The Prophet also said: "Charity is a necessity for every Muslim." He was
asked: "What if a person has nothing?" The Prophet replied: "He should work with
his own hands for his benefit and then give something out of such earnings in
charity." The Companions of the Prophet asked: "What if he is not able to work?"
The Prophet said: "He should help the poor and needy." The Companions then asked:
"What if he cannot do even that?" The Prophet said: "He should urge others to do
good." The Companions said: "What if he is also unable to do that?" The Prophet
said: "He should check himself from doing evil. That is also an act of charity."
d) FASTING
Fasting, siyam in Arabic, another important
pillar of Islam, has an entre month dedicated to
it – Ramadan - the ninth on the Islamic
calendar. This month is very important because
it was the month when the Koran was revealed.
Fasting is a physical exercise and in Islam
people do not fast for penance, but to exercise
self-restraint, seek nearness to Allah and
increase one’s piety.
Fasting fosters unity between believers, and from a social point of view, it puts the
rich and the poor on an equal footing in their personal experience as everybody faces
the same hardships; it also purifies the body and makes believers more disciplined.
62
Every year during the month of Ramadan, all Muslims fast from dawn to dusk
abstaining from food, drink and sexual intercourse. The sick, the old, people who are
traveling, pregnant women or those who are breastfeeding, are exempted from
fasting as long as later in the year they fast for the same number of days when they
did not fast during Ramadan.
Those who are physically unable to observe fasting should offer food to a needy
person for a number of days equal to those in which they did not fast. Children
usually begin to fast (and to recite the prayers) in puberty, although many start
earlier. Fasting, although very healthy, is seen primarily as a method of selfpurification.
e) PILGRIMAGE (the hajj)
The pilgrimage to Makkah (the hajj) is an obligation only for those who are
physically and financially able to do so. Nevertheless, over two million people go to
Makkah each year from every corner of the globe providing a unique opportunity for
those of different nations to meet one another.
The annual hajj begins in the twelfth month of the Islamic year which is lunar, not
solar, so that hajj and Ramadan fall sometimes in summer, sometimes in winter.
Pilgrims wear special clothes, simple garments that strip away distinctions of class
and culture, so that all stand equal before God. The rites of the hajj, which are of
Abrahamic origin, include going around the Ka'bah seven times and going seven
times between the hills of Safa and Marwa as Hagar (Hajir, Abraham's wife) did
during her search for water. The pilgrims later stand together on the wide plains of
'Arafat (a large expanse of desert outside Makkah) and join in prayer for God's
forgiveness in what is often thought as a preview of the Day of Judgment.
The close of the hajj is marked by a festival, the 'Id al Adha, which is celebrated
with prayers and the exchange of gifts in Muslim communities everywhere. This and
the 'Id al Fitr, a festive day celebrating the end of Ramadan, are the only two
holidays on the Islamic calendar.
63
1.4 The Koran
The Koran (in Arabic Qur'ān) is the testimony of the words revealed by God
through the Archangel Gabriel to the Prophet Muhammad. Memorized by
Muhammad and dictated to his companions, the writing was entrusted to scribes who
checked the accuracy while the Prophet was alive.
Not one word of the 114 chapters – the
suras- has been changed over the centuries
and therefore the Koran is the only script
miraculously
revealed
to
Muhammad
fourteen centuries ago.
The Koran, the last revealed Word of God, is the primary source of faith and
religious practice. It covers every topic that affects us as human beings: wisdom,
doctrine, worship and law, but the central theme is the relationship between God and
His creatures. At the same time it provides guidelines for a just society, for man’s
correct behavior and for a fair economic system.
The term Qur'an in Arabic means the act of reciting; it is the word of God
revealed in the Arabic language over a period of 23 years. Initially it was passed
down orally and only later, twenty years after the death of the Prophet and those who
had accompanied him and listened, was there the need to collect the verses and
compile a written version. In fact, only in the year 656 what may be termed as the
canonical text of the Koran was established during the reign of the Third Caliph,
Hazrat Usman.
Furthermore the Koran calls itself "Guide Book" and it addresses its message to
all humanity substantially focusing on the nature and purpose of religious life. The
main part deals with analyzing the attributes of God and describing the
characteristics of a life inspired by God for the good of humanity; about a third of it
is dedicated to acclaiming the virtues of reason.
64
The essence of the Koran’s message is that God does not need to send another
revelation. The main themes of the Koran include the oneness of God, human beings
as individuals and as a community, nature and the environment, revelation, life after
death and the nature of evil.
It also focuses on certain events in the Prophet Muhammad’s life, the Muslim
community in Makkah, the birth of the new Islamic society in Medina and the history
of early Muslim civilization. But remember that each generation of believers must
reinterpret the Koran in light of their own experiences.
65
CHAPTER TWO
2 ISLAM IN THE WORLD
2.1 The Spread of Islam
Currently Islam is practiced in 162 countries and there are about 1.5 billion Muslims
worldwide:
30% live in the Indian
subcontinent, 20% in sub-Saharan Africa,
17% in South-East Asia, 18% in the Arab
world and 10% in the former Soviet Union
and in China. Ten per cent of non-Arab
Muslims
live
in
Turkey,
Iran
and
Afghanistan. Although Muslim minorities
are present in almost all regions, including
Latin America and Australia, the most
numerous reside in the former USSR, in
India and in Central Africa. There are 5
million Muslims in the United States. In
Italy there are currently over one million.
One of the reasons for the rapid and peaceful spread of Islam lies in the simplicity
of its doctrine: Islam teaches that one’s faith must be pure and that one must worship
one God. It also teaches that man should make proper use of his intellect and
capacity for reflection. In a few years, great civilizations and universities were born
because according to the Prophet the deepening of knowledge is a duty for every
Muslim, male and female alike.
The synthesis of Eastern and Western thought and a new conception of tradition
allowed great progress in fields such as medicine, mathematics, physics, astronomy,
geography, architecture, art, literature and history.
66
Many different systems, such as algebra, the Arabic numerals, as well as the concept
of zero (vital to the development of mathematical thinking ....), were conveyed from
Islam to Europe in the Middle Ages.
"Europe is more and more a province of Islam, a colony of Islam(…)".
So wrote Oriana Fallaci in her second bestselling diatribe against Islam, “The Force
of Reason”. There are about 17 million Muslims living in the EU today. There
number increased from 800,000 in 1950 to 15 million in 2003. In fact, the Muslim
population has doubled in the last thirty years and will double again by 2015.
According to several statistics, in 2050 one European citizen in five will be of the
Islamic faith. However, it is not easy to provide exact figures, because the Islamic
religion does not have a register of the faithful like our 'parishes' and the majority of
European countries reject the identification of its citizens based on religious
affiliation.
67
2.2 Islam in Italy
In the Republican history of our country, the phenomenon of immigration is
relatively recent and although the coexistence between peoples of different cultures
and religions has become an increasingly reciprocal necessity it has met some
difficulties. The two main factors are the distrust generated by the terrorist attacks of
September 11, 2001 and the affirmation of political parties opposed to immigration.
Today, Islam is the second most practiced
religion in Italy, with around 1,200,000 faithful,
130 official mosques, 123 cultural centers and
50,000 children from Muslim families already
enrolled in various schools. These figures are
bound to rise due to the continuous flow of new
arrivals from abroad (Morocco is at the top of the
list with 31% of Muslim immigrants, followed by
Albania with 15.8 percent and Tunisia with 11%)
and also because of the increasing number of
converts, estimated at around 10,000, almost always women who decide to embrace
Islam after marrying a Muslim.
For their integration to be successful it is necessary that Muslims accept the tenets
of Western culture such as State secularism, religious freedom and equal dignity
between women and men while other aspects of coexistence are negotiable such as
the construction of places of worship and burial, hospitals and cafeterias, spaces and
times for prayer, as well as training programs for teachers to teach the Muslim
religion in schools.
68
We must, however, take note of the fact that, as regards fundamental practices for
Islamic observance in Italy, Muslims have not had to face too many problems.
One only has to think of the possibility
for them to obtain permission to slaughter
animals according to Islamic rite, of
having their own burial area in existing
cemeteries and the possibility for Imams to
visit hospitals and prisons as Christian
chaplains do.
Also public institutions at both informative and cultural level have changed in
recent years. Many Arabic language courses are organized by local councils and
regional governments for their employees who have to communicate with Arabicspeaking immigrants as part of their daily job duties. As regards places of worship, in
Italy there are about 750 mosques built to accommodate the faithful of Islam when
they gather to pray.
All in all, there has been quite a lot of support for and a positive attitude towards
Muslims in Italy.
69
2.3
Islam in Germany
Germany is one of the European countries with the highest number of Muslims.
According to several surveys currently in the Federal Republic there are about 3.5
million of which 2 million are Turks.
When large numbers of Turks came to Germany as “guest workers” in the ‘60s, no
one foresaw that they would remain there for most of their working life and would
also bring their families to join them. Initially, the arrival of the Muslims was seen as
that of the Italians or Spaniards i.e. as a purely economic factor and no one realized
that one day it would lead to problems of integration in German society.
The first problems regarding integration occurred in the ‘70s and coincided with a
more modern approach to education, politics and the issue of gender equality, all
things that were not readily accepted by the Muslim community. Unlike other
European countries, in Germany religious neutrality means that even Muslim
communities enjoy the same participatory rights in
public life enjoyed by the Christian churches; all
this is reflected in every aspect of life and mainly in
the field of education where religious instruction is
a curricular subject, partly because religious
instruction is a fundamental part of the individual.
70
Bearing in mind that German society is characterized by multi-religiosity, it is
very important not to create a detachment toward religion as the young must be given
the opportunity to compare different ideas and beliefs, because those who do not
have at least a minimally religious vision of life cannot properly understand the
differences and similarities, nor decide which best suits them.
This makes a substantial contribution towards the expression of the principle of
religious freedom and dialogue in schools.
Despite this, the Muslims living in Germany today do not give us a uniform
image. They are individuals who have different ways of seeing the world depending
on their education, training and country of origin. The young generations which
consciously practice their own religion, take advantage of the chance to find their
own way outside the confines of traditional trends. For them Germany has become
their homeland, firstly because they have German citizenship, secondly because of
the length of time they have been in the country.
An increasing number of the approximately 3 million Muslims who are currently
living in the country will become German citizens, where today there are around
250,000 Muslims of German descent. They are German citizens and in compliance
with the Constitution they have the right to live according to their religious beliefs. In
recent years a great effort has been made between faiths to open up towards each
other and gain a more authentic reciprocal knowledge.
This is manifested in personal meetings and in various working sectors, but also in
respect for practices, rituals and festivals of other religions.
71
But the problem of integration?
Most Muslims seek to integrate into this society which they consider to be their
home although they belong to a minority. Integration cannot and must not mean
assimilation and in no case must it lead to loss of identity.
The common purpose of all of us is to be able to live with each other in peace and
happiness and as far as religious matters are concerned, Germany is open to all
communities and allows the practice of their religion in public life.
72
2.4 Islam in the United Kingdom
The religion of Islam in the United Kingdom begins with the birth of a child ...
Mohammad has become the most popular
name among children in England and Wales. In
2009, the name Oliver was the first on the leader
board only because the formal ranking counts
separately the many ways that exist to transcribe
"Muhammad" in English. If all the various
spellings were counted as the same name, as
would be fair, the name of the Prophet of Islam,
attributed to 7,515 children, would exceed the number of Olivers, Jacks and many
others, thus confirming the multi-ethnicity of the country. In fact, according to Justin
Gest, a sociologist at the London School of Economics and Harvard, author of a
book on Muslims living in the West, “Muslims consider the name Mohammad a
touchstone of excellence, they seek to emulate his life and follow his advice. Even if
you are not a fervent practitioner but you identify culturally with Islam, it is an
obvious choice to call your son Muhammad”. According to statistics on immigration,
the various Muslim communities began to settle permanently in British territory after
the Second World War and to influence UK society in various ways
. In the early ‘50s, when the flow of workers from the Indian subcontinent was in
its initial phase, the Muslim population in Britain was about 23,000. In 1961 it had
already risen to 82,000; in 1971 to 369,000; in 1981 to 553,000; and from 1991 to
date their number has risen to above 1 million.
73
Although the British Muslim population includes a large number of Arabs,
Malaysians, Iranians, Turks, Cypriots, Nigerians and others, 80% of the Muslims
living in Britain were originally from Pakistan, Bangladesh and India. The United
Kingdom with its population of over 58 million, stands out today as a multiracial,
multicultural and multireligious nation.
An analysis of the history of Muslims in Britain shows that the reason behind the
early migratory movements in the ‘50s and ‘60s was based on economic factors.
Many of those who emigrated were unskilled workers; they had an elementary
education in their own language, but not in English. They arrived in Britain with the
intention of returning to their countries of origin after a few years spent in the United
Kingdom.
The dominant feature of Muslim immigration as a whole was that it initially
involved only men, who were later
joined by their wives and their
families. In the '60s and '70s things
changed in favor of permanent
settlement.
Consequently
the
second generation did not wish to
be labeled as "immigrants" and
regarded Britain as their home.
This growing trend towards permanent settlement resulted in the ethnic, religious
and socio-economic organizations trying to provide for the needs of different
communities. As Dr. Noibi, an erudite Islamic scholar and member of the British
Islamic Council wrote, "The Muslims began to emphasize their cultural and religious
traditions; they began to build mosques and provide a religious education for their
children”.
74
Despite the fact that more than 1.5 million Muslims live in Britain, Muslim
communities are not evenly distributed across the country. The settlement of
Muslims in Britain was a geographically uneven phenomenon. In fact, the majority
settled in the large cities and almost half of the Muslims in Britain live in London
and its surroundings. The position of the Muslim population within the labor market
is a fundamental aspect to understand their place in British society. The type of work
they perform not only determines their
income but it helps them to decide in
which areas of the city to live, what
schools to send their children to, how they
interact with the non-Muslim population
and what their chances of participating in
public life are; in short their overall status
in
society.
Muslims
are
employed
primarily in manufacturing, particularly in textiles and metallurgy.
For converts the question is very different. "In Britain," says Dr. Muhammad
Usanah, member of the Muslim Educational Trust in London, "converting to Islam
has never been as significant as in other European countries.
The number of British natives who have converted to Islam can be estimated at
around 3000-5000 units, although that number looks set to grow very quickly. It is
not possible to determine the exact number of converts firstly because to be a
Muslim it is not necessary to be a member of a mosque or Islamic organization and
secondly because the converts are scattered throughout the country and do not live in
a community.
Most of the converts became aware of Islam through personal contacts which
played an important role in their conversion. These figures are amazing given the bad
name that Islam and its converts have”. Also Fiyaz Mughal, Director of Faith
Matters, points out the growth in the importance of Islam in the public sphere and the
ensuing interest and curiosity regarding this religion. In fact, although many people
give up the search the majority decide to embrace Islam and convert.
75
However, it must be said that conversion to Islam is favored by the ease with
which it happens; one only has to recite the statement of faith (Shahada) with
conviction. It is always important to remember that Islam is a universal religion that
goes beyond national and ethnic boundaries.
British converts believe that in Muslim countries Islam is closely linked to local
culture and traditions and they want to practice an Islam that is more "of a Koranic
nature", closer to the authentic traditions of the Prophet. As regards education,
British state schools are multicultural.
In fact, Muslim organizations, educators and Muslim intellectuals began to make
their voices heard long ago and managed to obtain important concessions from
government authorities. For example, halal meals are now available in school
canteens, the absence of Muslim students to participate in Friday prayers in the
mosques is justified, spaces are provided for prayer in schools and not only Islam,
but also the values, culture, ethics and Islamic history is taught, etc. The family is
also a fundamental factor in a Muslim’s education and one of the cornerstones of
Islamic society. Without doubt maintaining close family ties was, and still is of
paramount importance to preserve a typical Muslim lifestyle in a foreign country like
Britain.
76
CHAPTER THREE
3 THE ISLAMIC CULTURE
3.1 Islam and Food
In all religions food is not only a natural and material element but is also
considered a gift from God or gods and consequently eating becomes a sacred act.
Also in the Muslim world the relationship with food is particular and the code that
Muslims observe forbids them to eat pork or drink any kind of intoxicating drink. To
distinguish the difference between "lawful" and "prohibited" food there are Centers
for Halal Quality Certification which are responsible for ensuring compliance with
food standards.
Halal is an Arabic word meaning "lawful" and in the West
mainly refers to food prepared in compliance with Islamic law.
Halal also includes the conduct and the rules of feeding allowed
to Islam, in contrast to haraam that means "forbidden". The
Prophet thought that the body has its own rights and for a
person the consumption of healthy food and lifestyle are considered religious
obligations. This concept originates directly from the Koran where we can read:
This day (all) the good things are allowed to you; and the food of those who have
been given the Book is lawful for you and your
food is lawful for them; and the chaste from
among the believing women and the chaste
from among those who have been given the
Book before you (are lawful for you); when you
have given them their dowries, taking (them) in
marriage, not fornicating nor taking them for
paramours in secret; and whoever denies faith,
his work indeed is of no account, and in the
Hereafter he shall be one of the losers.
The Koran, Chapter
77
3.2 The Family
The family is the foundation of Islamic society.
The peace and security provided by a
stable family are greatly appreciated
and are considered essential for the
spiritual growth of its members. A
harmonious social order is given by the
existence of patriarchal families where
a child is considered a precious gift.
Children rarely leave home before marriage. Islam considers women, whether
single or married, as individuals with the right to own goods, property and money. A
wedding gift is given by the groom to his bride for her personal use; she retains her
own surname rather than taking on that of her husband. In addition Islam was
revealed to different societies at different times and was then adapted to meet
different social needs. In certain circumstances a man may be required to take
another wife, but this right is granted, according to the Koran, only on the condition
that he is a scrupulously fair man.
The Muslim marriage is not a sacrament, but a simple legal agreement and both
parties are free to add clauses to it
although customs on this matter can
vary greatly from country to country.
The importance of the family can also
be seen in how Muslims consider and
treat the elderly. In the Islamic world
there are no nursing homes for the
elderly.
78
Muslims consider the commitment of taking care of their parents in the latter
years of their lives an opportunity for spiritual growth. God asks us not only to pray
for our parents, but to behave with infinite mercy towards them, reminding us that
when we were helpless children they placed our wellbeing before theirs. Mothers are
particularly revered and the Prophet stated that “Paradise lies under the feet of
mothers”.
We find a certain analogy between the three
monotheistic faiths with respect to their way of seeing
death. Similarly to Jews and Christians, Muslims
believe that this life is just a trial pending life after
death. The main points of the faith include Judgment
Day, Resurrection and Heaven and Hell.
The Prophet felt that three things can continue to help a person even after death:
the charity they practiced during their lifetime, the knowledge they imparted and the
prayers said for them by a righteous son.
79
3.3 Marriage
The Islamic marriage does not have the sacramental nature of the Christian one,
but it is a binding (aqd) consensus that becomes categorically definite through the
public reading of an explicit agreement.
This, however, does not mean that the Islamic
marriage does not have religious connotations;
in fact, every institution deriving from Koranic
precepts are of a religious nature. The rights and
duties between spouses resulting from marriage
reflect the hierarchical concept between man and
woman; in fact, the woman has the duty of total
and absolute obedience towards her husband.
The key point of this religion lies in the fact that "Islam has increased the
disparity between men and women in social architecture".
This view derives from the Koran, because men have the duty to keep and protect
their women and children. However, a woman is safeguarded from a financial point
of view and she can dispose of her possessions as she so wishes without having to
answer to her husband.
The marriage (nikah), which literally means mating, is opposed to any other form
of sexual union considered adultery (zina) with the sole exception of the relationship
between master and slave. From the point of view of the Koran and the Shari’a,
marriage also ensures the perpetuation of the species; in fact the Shari'a attaches
great importance to the consummation of the marriage and conjugal duty, but always
bearing in mind the superiority of the man.
80
3.4 Women and Islam
The status of women in Islam highlights the profound differences between
cultures. The relationship between Muslim women and Islam is often considered
with the same canons as the female model of Western culture.
The difference between men and women is expressly sanctioned by the Koran as
regards the submission of women to men, but gender hierarchy is not intended to
mean that women are inferior to men, but is simply an expression of the natural
diversity of their place within the community of believers.
One of the most obvious symbols of the cultural and religious identity of Islamic
spirituality is the veil worn by Muslim
women. However, wearing the veil is not an
outward sign of the mortification of women,
as it may appear to the Western world. For
Muslim women it is the manifestation of
their faith, Muslim standards and traditions.
Moreover it is the visible symbol of their
submission to God.
With regard to women and abortion, Islamic law prohibits abortion especially
after 120 days gestation, except when the mother’s life is at risk.
The importance of the 120th day comes from a saying (hadith) of the prophet
Muhammad which states that ensoulment occurs on this day when God insufflates
the life-spirit into the unborn child, whose existence from that moment on demands
greater protection. At present the laws governing abortion in Arab-Islamic countries
are very restrictive.
81
Therefore, from the analysis carried out it emerges that a Muslim woman's life is
tied almost exclusively to marriage that plays a crucial role both in the social life of
an individual and Islamic society as a whole. The role of women is determined by a
number of factors and an analysis of a juridical and religious nature alone excludes a
number of aspects.
Women in the Islamic world also hold positions of authority and power such as
judges, ambassadors and ministers.
The tendency is to seek in Islam itself the causes of the ills that afflict Muslim
women, but the real cause is an unawareness of their roots and traditions and only a
profound knowledge of them will enable women to serenely participate in a
pluralistic society without renouncing their religious identity.
82
CONCLUSION
IS ISLAM ONLY A RELIGION?
The frequently asked question "Is Islam only a religion?" gives rise to an
ambiguous response. Islam, a religion of absolute theological reality has resulted in
social plurality. It makes no distinction between the sacred and the secular so in this
sense it is not exactly a religion as its aspiration is not exclusively the afterlife, but a
way of life, a way of operating in the world. Islam is therefore also political and
makes no distinction between a layman and the clergy; it is a religion that embraces
everything, it dominates every aspect of life.
One of the most important and significant phenomena of the contemporary world
is the reawakening of Islam. The first step toward mutual understanding and
acceptance is having full knowledge of the “others”, their culture, their way of
thinking and way of life. Since Islam, because of its all-encompassing character,
permeates the life of a Muslim in all its aspects and affects the way he/she thinks and
lives, it is important to have a clear idea of the characteristics of this religion and
culture. We must, however, remember that Islam is first and foremost a religion and
contrasts with the Christian West and despite this the two cultures ignore each other,
on the part of Muslims almost totally. However, for the first time in history, Islam is
faced with a civilization that could well deprive it of its social, ideological and
political compactness; the secularized and materialistic civilization of the West, with
its political structures and a life style inspired by individualism and consumerism.
Dialogue between these two religions is not easy, because the Koran is harshly
critical of the Christian religion and so it strongly reduces the possibility of dialogue,
especially since the two religions are battling it out on essential topics such as faith
and morals. But such misunderstandings are largely due to ignorance and so could be
overcome through constructive encounter.
83
The social condition of Muslims in the West creates many problems of integration
since they are often forced to choose between their religion and integration.
This leads to confusion as they find themselves living according to the canons of
their religion, but in a world that is basically an antipode to their culture. In order to
achieve true integration a point of contact must be sought. Only in this way will it be
possible to offer young Muslims (be they males or females) living in Italy, or indeed
anywhere in the Western world, the possibility of not having to choose between
being a Muslim and living freely and give them the chance to study, work and decide
who they want to marry regardless of their professed religion.
To this end, they must change the way they consider women as their condition of
inferiority and submission to men is discriminatory and entirely at odds with Western
culture where women enjoy equality.
This difference does not allow for effective integration; indeed, it continues to
create barriers that prevent Muslims from integrating into the West without having to
renounce the values of their religion. We must entrust this difficult task to future
generations who will grow up in a world free from religious constraints and will be
able to choose the religion they want to embrace without being nearly suffocated to
death in the name of God; in a world where women will not be subdued and
maltreated by men simply because they are led to believe that this state of things is
“right”.
84
To overcome these difficulties the first thing that is necessary is an adequate
education, because only with knowledge is one really free to choose, and only in this
way can one understand and respect a different culture and not be dominated by it.
Achieving true integration is not an unattainable goal.
85
SEZIONE
LINGUA TEDESCA
86
EINLEITUNG
„… Die Welt ist grün und wunderschön und Gott hat euch zum Wächter darüber
ernannt …” (Muhammed)
Das Thema, das ich gewählt habe, entstand aus meiner großen Leidenschaft:
kennen und kennenlernen. Neue Kulturen, Angewohnheiten und Bräuche der
verschiedensten Menschen und natürlich ihre Religionen!
Der Islam ist eine der wichtigsten monotheistischen Religionen der Welt, denn er
hat ca. 1,5 Milliarden Gläubige. Moslems glauben an den einen, einzigartigen,
unvergleichbaren Gott; an die Engel, die von Gott erschaffen wurden; an die
Gesandten Gottes, an den Tag der Auferstehung und der Verantwortlichkeit des
Einzelnen für gute und böse Taten. Das Leben Mohammeds ist sehr wichtig, genauso
wie die erste Quelle, auf der der Islam gegründet wurde, der Koran, der für die
Gläubigen als das unverfälschte Wort Gottes die ranghöchste Quelle des Glaubens
darstellt. Aber trotz allem erscheint der Islam häufig merkwürdig und wird leider oft
mit Gewalt und Fundamentalismus gleichgesetzt.
In der vorliegenden Arbeit werde ich die Hauptaspekte des Islams analysieren,
indem ich einen kurzen historischen Abriss gebe, um danach über alle Eigenschaften
zu sprechen. Und natürlich werde ich auch die Probleme zwischen Islam und Europa
detailliert ausführen.
Da ich die verschiedenen Kulturen, nämlich die Deutschlands, Italiens und
Englands, kennengelernt habe, werde ich die Situation dieser Nationen besser
analysieren. Zum Schluss spreche ich über ein stark diskutiertes Argument: die
Bedingungen der muslimischen Frauen. Wie werden sie von der ganzen Welt
betrachtet? Was denken die Männer und Ehemänner über die Frauen? Alles Fragen,
worauf wir sehr präzise Antworten haben.
87
ERSTES KAPITEL
1 DIE GESCHICHTE DES ISLAM
1.1 Islam und Mohammed
Die Geschichte des Islams fängt mit Mohammeds Leben an, Prophet und Gründer
dieser Religion.
Sein Leben ist als Sirah bekannt: Mohammed spielt eine essenzielle Rolle im
Leben der Muslims, weil er nicht nur ein Prophet, sondern auch ein bzw. das Vorbild
für die Gläubigen ist. Daher ist es sehr wichtig, die verschiedenen Stationen seines
Lebens zu kennen, um diese Religion besser zu verstehen.
Der Prophet wurde um das Jahr 570 n. Chr. in
der Stadt Mekka in Arabien geboren. Er erhält den
Beinamen Mohammed („der Gepriesene“), denn
bereits vor seiner Geburt wird seine Bedeutung
durch legendenhafte Wunderzeichen angekündigt.
Sein Vater ist ein armer Kaufmann, der jedoch
noch vor seiner Geburt stirbt, und nachdem auch
seine
Mutter
verstorben
ist,
kommt
der
sechsjährige Knabe in die Obhut seines Onkels
Abu-Talib. Dieser ist ebenfalls Kaufmann, und
Mohammed geht bei ihm in die Lehre und begleitet den Onkel auf Karawanenreisen.
Als 12-jährigem wird ihm bereits auf einer dieser Reisen seine prophetische Sendung
geweissagt. Mit 25 Jahren tritt Mohammed als Karawanenführer in den Dienst der
reichen Kaufmannswitwe Khadija, die er 595 n. Chr. heiratet. Aus dieser Ehe gehen
sechs Söhne und Töchter hervor, die jedoch früh sterben; außerdem wird ein Sklave
adoptiert.
88
Im Jahre 610 n. Chr. widerfährt Mohammed „in der Nacht des Schicksals“ in
einer Höhle im Traum eine göttliche Offenbarung: „Lies! Im Namen deines Herrn,
der erschaffen hat, und der erschuf den Menschen aus geronnenem Blut; lies! Denn
dein Herr ist der gnädigste, der den Gebrauch der Feder gelehrt, und den Menschen
lehrt, was er nicht gewusst.“
Als er am nächsten Tag die Höhle verlässt, erscheint ihm der Erzengel Gabriel,
und von diesem Zeitpunkt an tritt Mohammed als Prophet auf, verkündet die
Offenbarung Gottes in arabischer Sprache (Koran) und fordert von den Gläubigen
die bedingungslose Unterwerfung (Islam) unter Allahs Willen.
Der starke Widerstand der Mekkaner gegen seine Tätigkeit zwingt ihn 622 n. Chr.
jedoch zur Auswanderung nach Medina (Hedschra). Dort verkündet Mohammed
nicht nur seine religiöse Lehre, sondern setzt als herrschender Emir in den nächsten
Jahren auch seine Lehren in staatspolitische, juristische und sozialethische Taten um.
Als religiöse Feinde werden durch ihr Verhalten gegenüber Mohammed nicht nur die
Mekkaner betrachtet; auch die Juden, die sich weigern, den neuen Glauben
anzunehmen, werden von Mohammed aufs Schärfste bekämpft.
Wie
Jesu
Leben
ist
auch
das
Leben
Mohammeds
mit
zahlreichen
Wundergeschichten verknüpft wie Speisungen und Heilungen, Wasserwunder oder
die Teilung des Mondes in zwei Hälften. Im Jahr 629 n. Chr. unternimmt
Mohammed eine Wallfahrt nach Mekka, und ein Jahr später zieht er mit 10.000
Mann in die Stadt ein. Mekka wird nun zur „heiligen Stadt“ des Islams erklärt.
Mohammed stirbt mit 63 Jahren in Medina und wird in der dortigen Moschee
beigesetzt.
Mohammeds politisches Wirken hat auch nach seinem Tod seine Spuren
hinterlassen, besonders in Spanien und im Westen.
89
1.2 Was bedeutet Islam?
Islam ist ein arabisches Wort und bedeutet ‚Frieden, Unterwerfung, Hingabe und
Gehorsam‘. Die Muslime nennen ihren Glauben Islam. Dieser Glaube ist die
vorbehaltslose Annahme der Anweisungen und der Rechtleitung Gottes.
Ein Muslim ist jemand, der ohne Zwang und bereitwillig die Souveränität Gottes
anerkennt, der nach einer vollständigen Neugestaltung seines Lebens nach den
offenbarten Anweisungen Gottes strebt und derjenige, der für die Gründung einer
Gesellschaftsordnung arbeitet, in der die Rechtleitung Gottes verwirklicht wird.
Daher ist auch „Mohammedanertum“ eine falsche Bezeichnung des Islams. Sie
entspricht nicht seinem wahren Geist. Denn die Muslime vergöttlichen nicht
Mohammed, sondern nur den einen und einzigen Gott, welcher den arabischen
Namen Allah trägt. Die Muslime glauben an den einen, ewigen GOTT, der Himmel
und Erde geschaffen hat und alles, was existiert. Islam ist deswegen nicht nur eine
Religion, sondern ein Lebensstil.
Islam bedeutet einfach ‚Unterwerfung‘, und die
heilige Schrift ist der Koran. Der Koran ist wie ein
Gesetzbuch für das Alltagsleben und auch für die
Gesellschaft. Im Islam haben die Gläubigen einen
direkten Kontakt zu Gott, denn es gibt keine Kirchen
und kein Priestertum.
Man sagt auch, dass das Christentum die Religion der Liebe und der Islam die
Religion der Gerechtigkeit sei. In drei einfachen Worten: Islam ist Kultur,
Zivilisation und Lebensstil.
90
1.3 Die Fünf Säulen des Islams
Im Mittelpunkt der islamischen Lehre stehen fünf religiöse Pflichten. Sie werden
die Fünf Säulen des Islams genannt. Dabei handelt es sich um das
Glaubensbekenntnis, das tägliche Gebet, die Armensteuer, das Fasten während des
Ramadans und die Pilgerfahrt nach Mekka.
a) DAS GLAUBENSBEKENNTNIS
22
Das Glaubensbekenntnis lautet: „La ilaha illa Allah wa Muhammad rasul Allah.“
Das heißt so viel wie: „Es gibt keinen Gott außer Allah und Mohammed ist sein
Prophet.“ Das Bekenntnis soll mit Überzeugung aufgesagt werden, um das
Zugehörigkeitsgefühl zum Islam deutlich zu machen. Das öffentliche Aussprechen
der Formel bildet die erste Säule. Außerdem ist sie fester Bestandteil jedes rituellen
Gebetes. Man nennt das Glaubensbekenntnis auch shahada.
b) DAS GEBET
Die wichtigste Säule ist unter anderem das Gebet, salat auf Arabisch. Jeder
erwachsene Muslim soll fünfmal am Tag zu Allah beten: zu Tagesbeginn, mittags,
nachmittags, nach Sonnenuntergang und am Tagesende. In Ausnahmefällen können
die Pflichtgebete auch abends nachgeholt werden. Man kann überall beten: zu Hause,
auf der Arbeit, unterwegs oder in der Moschee, das ist das islamische Gotteshaus.
Beim Beten wendet sich ein Muslim im Stehen, Knien, Sitzen und in der Verneigung
zu Gott in Richtung Mekka zum islamischen Heiligtum der Kaaba.
22
http://www.planet-wissen.de/kultur_medien/religion/islam/islam_saeulen.jsp
91
Die fünf täglichen Gebete erinnern den Menschen an seinen Bund mit Gott und
beleben und stärken seinen Glauben stets aufs Neue. 23 Der Gläubige spricht Gebete
und Verse aus dem Koran, lobt und preist Allah oder bittet ihn um etwas. Ein
Muslim muss sich auf das Beten einstimmen und vorbereiten, denn ein muslimisches
Gebet soll tief aus dem Herzen des Gläubigen kommen. Reinheit ist dabei besonders
wichtig. Deshalb waschen sich Muslime vor jedem Gebet und beten auf einer
sauberen Unterlage (Gebetsteppich).
c) DIE ARMENSTEUER
Eine der fünf Säulen des Islams ist die
Unterstützung der Bedürftigen, auch Zakat
genannt.
Muslime,
verschuldet
sind
die
nicht
oder
selbst
unter
hoch
dem
Existenzminimum leben, sollen in der Regel 2,5
Prozent ihres „ruhenden Netto-kapitalvermögens
spenden“. Als ruhendes Vermögen gelten unter
anderem Bargeld, Schmuck und Mieterträge; ein Muslim muss mindestens ein
Mondjahr lang im Besitz dieses Vermögens sein. Je nach Besitztümer
(Bodenschätze, Tiere, landwirtschaftliche Produkte) ergibt sich eine unterschiedliche
Höhe der Zakat. Die soziale Pflichtabgabe soll in erster Linie an arme Menschen
gehen, kann aber auch zum Beispiel als Werbung für den Islam verwendet werden.
Die Spende fördert die soziale Sicherheit und das Gemeinschaftsgefühl zwischen den
Menschen. Sie ist ein wichtiger Bestandteil jeder islamischen Gesellschaft, da sie
jedem Menschen die Lebensgrundlage sichert, ohne dass sich der Empfänger
jemandem verpflichtet fühlen muss. Die Spende wird gleichzeitig als eine Art
Reinigung angesehen.
23
http://www.smb.museum/religionen/islam/colsub.php?col=2&lang=de
92
d) DAS FASTEN
Etwa 30 Tage soll ein Muslim während des Monats Ramadan fasten. Der
Ramadan hat für Muslime eine besondere Bedeutung: In diesem Monat ist der Koran
als Rechtleitung für die Menschen herabgesandt worden; dieser Zeitraum soll als ein
Monat der inneren Einkehr und Besinnung für jeden einzelnen Muslim verstanden
werden. Von Tagesanbruch bis Sonnenuntergang ist es zum Beispiel verboten, zu
essen, zu trinken, zu rauchen oder Geschlechtsverkehr zu haben. Der Ramadan ist
der neunte Monat des islamischen Kalenders. Dieser richtet sich nach dem Mond. Er
ist pro Jahr zehn oder elf Tage kürzer als der Sonnenkalender; deshalb findet der
Ramadan jedes Jahr zu einer anderen Zeit statt. Das tägliche Fasten beginnt, so steht
es im Koran, sobald man in der Morgendämmerung einen weißen von einem
schwarzen Faden unterscheiden kann. Kranke Menschen, stillende Frauen und
Reisende sind zum Beispiel vom Fasten befreit, sollten es aber später nachholen.
Kleine Kinder fasten in der Regel auch nicht. Wenn man die Fastenzeit
durchgehalten hat, kann man stolz auf sich sein und feiern. Deshalb endet der
Fastenmonat mit dem Fest des Fastenbrechens, auch Zuckerfest genannt.
e) DIE PILGERFAHRT
Einmal im Leben sollten Muslime eine Pilgerfahrt nach Mekka unternehmen,
wenn sie dazu körperlich und finanziell in der Lage sind. Jedes Jahr treffen sich im
zwölften Monat des islamischen Kalenders bis zu drei Millionen Muslime in Mekka
und umrunden gemeinsam sieben Mal die Kaaba, ein wichtiges Heiligtum des
Islams. Die Muslime glauben, dass dies ein Rest des ursprünglichen Tempels sei.
Gott, so die Überlieferung, befiehlt Abraham und seinem Sohn Ismael, die Kaaba zu
bauen. Die Männer tragen während der
Pilgerfahrt besonders einfache Kleidung,
um soziale Unterschiede nicht zu zeigen.
Alle sollen vor Gott gleich sein. Die
Pilgerfahrt nennt man Hadsch. Hadschi ist
der Ehrentitel für Moslems, die die Reise
absolviert haben. Das Ende der Pilgerfahrt
wird im großen Stil gefeiert.
93
1.4 Der Koran
Das arabische Wort Qur‘an bedeutet ‚Lesung, Vortrag, Rezitation‘. Der Koran ist
die heilige Schrift des Islams und gilt als Wort Allahs. Der Prophet Mohammed,
Begründer des Islams, empfing die Offenbarungen zwischen 610 und 632 nach
Christus und bekehrte daraufhin seine Anhänger.
Nach Mohammeds Tod wurden seine
Aussagen niedergeschrieben und in 114
Suren
(Kapiteln)
gefasst.
Der
Koran
beschreibt die Einzigartigkeit Allahs und
beinhaltet
seine
Anweisungen
an
die
Menschen. Der Mensch soll zum einzig
wahren Glauben, dem Islam, finden.
Der Koran wurde in der Muttersprache des Propheten Mohammed, nämlich in
arabischer Sprache, offenbart.
Die arabische Sprache ist im Gegensatz zu Altgriechisch, Aramäisch, Lateinisch oder
Sanskrit, also den Ursprachen der Bibel, eine lebendige Sprache, die heute noch
existiert. Sie besitzt eine sehr ausgereifte Grammatik, eine festgelegte Aussprache
sowie einen extrem reichen Wortschatz. Laut Koran hätte der Wortschatz einer
beliebigen anderen Sprache für diese letzte und perfekte Offenbarung nicht
ausgereicht, um die göttliche Botschaft eindeutig weiterzugeben. Damit ist die Rolle
des Koran im islamischen Leben sehr groß. Bereits kleine Kinder werden unterrichtet
und lernen, was im Koran steht.
Für alle Muslime stellt der Koran ein Heiligtum dar. So wird er beispielsweise
nicht berührt, wenn die eigenen Hände unrein sind. Als Symbol der Wichtigkeit des
Korans befindet sich dieser in nahezu jedem Haushalt an der höchsten Stelle des
Raumes.
94
Beim Lesen des Korans erachtet jeder Muslim jeden einzelnen Buchstaben und
jede einzelne, abgedruckte Zeile als wichtig. Für die Muslime stammt dieses
Heiligtum aus den Händen Allahs und somit wird jeder kleinen Einzelheit eine
besonders große Bedeutung zugemessen.
Der Qur`an befaßt sich außerdem mit den Fundamenten des Glaubens, der Moral,
der Geschichte der Menschheit, des Gottesdienstes, des Wissens, der Weisheit,
umfassenden Lehren, gesunden Systemen der sozialen Gerechtigkeit, der Wirtschaft,
der Politik, der Rechtswissenschaften und den Gesetzen. Ein Buch, das einfach über
alles spricht.
95
ZWEITES KAPITEL
2 ISLAM IN DER WELT
2.1 Die Verbreitung des Islams
Ein
Fünftel
der
Weltbevölkerung,
d.h.
über
1
Milliarde
Menschen,
sind Muslime. Heutzutage ist der Islam in
162 Nationen verbreitet: 30% leben im
indischen Subkontinent, 20% in Afrika,
17% in Südostasien, 18% in der arabischen
Welt, 10% in der ehemaligen Sowjetunion
und in China. In der Türkei, im Iran und in
Afghanistan
leben
10%
der
nicht-
arabischen Muslime. In den Vereinigten
Staaten dagegen wohnen ca. 5 Millionen
Moslems. In Italien zurzeit mehr als eine
Million. Die rasche Ausbreitung des Islams
in
den
ersten
Jahrhunderten
nach
Mohammed ist vor allem den militärischen
Siegen der Heere der arabischen Kalifen zu verdanken. Der Islam hat seine
unvergleichbare Verbreitung außerdem seinem religiösen Inhalt, seiner religiösen
Werte und der intelligenten Benutzung der Intelligenz zu verdanken. Dank dieser
Entwicklungen gab es viele Fortschritte, sowie in den Bereichen der Medizin,
Mathematik, Physik, Astronomie, Geographie, Kunst, Literatur und Geschichte.
In der Europäischen Union leben heutzutage ca. 17 Millionen Moslems. Im Jahre
1950 waren es 800.000 und im Jahre 2003 schon 15 Millionen. Dank dieser
Statistiken können wir annehmen, dass die islamische Religion sich immer mehr
ausbreitet, und im Jahre 2050 wird jeder fünfte Europäer Muslime sein. Diese
Angaben sind jedoch nicht exakt, da der Islam kein Register der Gläubigen so wie
unsere Kirchen besitzt.
96
2.2 Islam in Italien
In der Geschichte Italiens als Republik ist Immigration ein aktuelles Thema. Für
sehr lange Zeit war dieser Staat ein sogenannter Immigrationsstaat für viele
Ausländer aus der ganzen Welt. Daher gab und gibt es auch heute noch Probleme die
verschiedenen Kulturen und Religionen friedlich zusammenzubringen.
Der Islam ist die zweite Religion Italiens, nach dem Katholizismus natürlich.
Mittlerweile sind es 1.200.000 Gläubigen, 123
Kulturzentren und 50.000 Kinder, die in den
staatlichen italienischen Schulen angemeldet sind.
Diese Daten steigen mit der Zeit, da die
italienische Bevölkerung immer mehr zunimmt.
Um eine bessere Integration zu erreichen, müsste
der Muslim die Grundsätze der westlichen Kultur
akzeptieren, wie z.B. die Religionsfreiheit, die
gleichberechtigte Würde zwischen Mann und Frau
etc.24
Zwar gibt es in Italien bereits zahlreiche islamische Organisationen und religiösspirituelle Bruderschaften, doch ihre Repräsentation und Orientierung ist stark
umstritten, und zwischen den Gruppen besteht auch eine große Rivalität. Als
führende Organisation präsentiert sich gerne die „Unione delle Comunità e delle
organizzazioni islamiche in Italia“.
Trotz allem hat Italien nie große Probleme mit den Muslimen gehabt; auch die
staatlichen Organisationen bemühen sich immer mehr, der islamischen Kommunen
entgegenzukommen. In den Schulen z. B. wird auch der Religionsunterricht für
Muslime eingeführt. Was die Kultstätten betrifft, gibt es in Italien ca. 750 Moscheen,
die meisten im Norden. Aber nur zwei von ihnen sind wirklich anerkannt, sie
befinden sich in Rom und in Mailand.
24
http://www.nzz.ch/aktuell/startseite/articlea1nee-1.345147
97
2.3 Islam in Deutschland
In der Bundesrepublik Deutschland leben ca. 3,5 Millionen Muslims, 2 Millionen
davon kommen aus der Türkei.
Vor etwa 40 Jahren, nach dem 2. Weltkrieg, kamen die ersten Türken als
Gastarbeiter nach Deutschland. Menschen, die am Anfang als Arbeitskräfte
angeworben wurden, Menschen, die man als Gastarbeiter gern gesehen hat. Dieser
Begriff könnte so verstanden sein: Der Gastgeber war glücklich, diese Menschen als
Arbeitskräfte für den Aufbau des zerstörten Deutschland gewonnen zu haben, und
freute sich aber auch heimlich, dass der ‚Gast‘ irgendwann nach Hause geht! Der
Gast fühlte sich hier als eine Kraft, die gut funktionieren sollte und gut verdienen
konnte, um später in seiner Heimat ein besseres Leben zu haben. Diese
unausgesprochenen Gedanken ermöglichten ein Leben nebeneinander, ohne viel
Interesse für die Lebensweise des anderen zu zeigen. Aber schon in den 70er-Jahren
gab es die ersten Probleme, wie z.B. Religion, Ideale, Erziehung etc.
Man darf aber nicht vergessen, dass Deutschland
ein multireligiöses Land ist, d.h. jeder hat dieselben
Rechte
im
öffentlichen
Leben,
ohne
zu
unterscheiden, ob du ein Muslim oder ein Christ
bist.
Dies
sieht
man
hauptsächlich
Ausbildung und in der Erziehung.
98
in
der
In Nordrhein-Westfalen hat die Regierung entschieden, auch den muslimischen
Unterricht einzuführen. Das neue Fach soll nicht nur Wissen vermitteln und in die
Glaubenspraxis einführen, sondern Toleranz fördern, „Brücken bauen“ und dazu
beitragen, „das Anderssein der anderen anzuerkennen“, wie es die nordrheinwestfälische Bildungsministerin Sylvia Löhrmann (Grüne) ausdrückt.
Bis jetzt sind 44 Schulen und etwa 2.500 Schüler sehr zufrieden damit. Diese
Zahl nimmt natürlich immer mehr zu, da auch die Zahl der Muslime in ganz
Deutschland von Jahr zu Jahr steigt. Die junge Generation, die bewusst ihre Religion
ausübt, macht sich Gedanken und nutzt die Chance, außerhalb der Grenzen der
traditionellen Tendenzen eigene Wege zu finden. Für sie ist, entweder durch
deutsche
Staatsbürgerschaft
oder
aufgrund
des
langjährigen
Aufenthalts,
Deutschland zum Heimatland geworden. Sie sind Bürger dieses Landes, und gemäß
den Bestimmungen der Verfassung sind sie berechtigt, nach ihrem Glauben zu leben.
Laut Art. 4.1 des Grundgesetzes sind die Freiheit des religiösen und
weltanschaulichen Bekenntnisses unverletzlich. Und im gleichen Artikek heißt es:
„Die ungestörte Religionsausübung wird gewährleistet.“
Es ist zu überlegen, warum es in unserer Zeit trotz der räumlichen Annäherung
der Menschen unterschiedlicher Kulturen und Religionen und der Informationsflut
über andere Menschen immer wieder Schwierigkeiten bereitet, wenn Menschen nach
ihrem Glauben leben möchten. Seit einigen Jahren ist das Interesse und die
Bereitschaft, sich gegenseitig zu öffnen und mehr voneinander zu wissen, auf allen
Seiten größer geworden.
Dies zeigt sich in den persönlichen Begegnungen und den verschiedenen
Arbeitskreisen, aber auch in der Wahrnehmung der religiösen Praktiken, Rituale und
Feste der anderen Religionen. Gemeinsame multireligiöse Gottesdienste und Rituale
zu den verschiedenen Anlässen sind sehr wichtige Schritte zur Annäherung. Dieses
sind Schritte, die das Teilhaben der Muslime am gesellschaftlichen Leben (in
verschiedenen Bereichen der Gesellschaft) ermöglichen. Dennoch
ist
ein
reibungsloses und vorurteilsfreies Leben mit einander noch nicht zu einer Normalität
geworden.
99
Die verheerenden Ereignisse am 11. September und deren Folgen brachten eine
Änderung in diese Entwicklung, die sowohl negativ als auch positiv zu sehen ist.
Negativ an dieser Entwicklung ist, wie oft zu hören, dass sich die Situation der
Muslime im Westen drastisch geändert hat. Die Berichte über die verächtlichen
Äußerungen gegenüber den Muslimen und auch die Übergriffe sind bis heute
zahlreich. Obwohl diese nachgelassen haben, spüren die Muslime, dass sie mit
anderen Augen gesehen und beobachtet werden. Die zahlreichen Medien in unserer
Zeit spielen eine entscheidende Rolle in der Herausbildung von Meinungen,
Beurteilungen und Vorurteilen.
Die passive Konsumierung der Berichte und die Faszination der Bilder und
Aufnahmen beeinflussen unsere Wahrnehmung. Daher ist es begrüßenswert, dass
neben den zahlreichen negativen Darstellungen auch seit neuem sachliche und
objektive Berichterstattungen und Dokumentarfilme, wenn auch in der Zahl sehr
bescheiden, zu sehen sind. Die positive Seite ist, dass in dieser Zeit die Zahl der
Veranstaltungen über den Islam sprunghaft gestiegen ist. Diese Veranstaltungen
werden als Meilensteine zum Kennenlernen angesehen. Von dieser positiven
Entwicklung erhoffen wir, dass damit ein Leben in Frieden miteinander erleichtert
und gefördert wird, trotz bestehender Unterschiede.
100
Aber das Problem der Integration?
Die meisten Muslime versuchen, sich in diese Gesellschaft zu integrieren. In eine
Gesellschaft, die sie zwar als Zuhause betrachten, in der sie jedoch der Minderheit
angehören. Integration kann und darf aber nicht Assimilation bedeuten und
keinesfalls zur
Aufgabe der
eigenen Identität führen. Hierbei können die
vielfältigen Religionen und Kulturen mit ihren Weisheiten der vergangenen
Jahrtausende eine große Hilfeleistung sein.
Unser aller gemeinsames Ziel ist es, dass wir miteinander in Frieden und
Zufriedenheit leben können. Das alles führt uns zu einem Fazit: Deutschland
akzeptiert sämtliche verschiedene Kulturen und es gibt keine Hindernisse seine
eigene Religion öffentlich auszuüben. Deutschland versucht das Wort Frieden immer
an erster Stelle zu behalten.
101
2.4 Islam in den Vereinigten Staaten
Die islamische Religion beginnt in den Vereinigten Staaten schon mit der Geburt
eines Kindes.
Mohammed ist einer der am häufigsten
benutzten Vornamen bei Neugeborenen in
England und in Wales. Heutzutage tragen diesen
Namen 7.515 Kinder, und genau deswegen
können wir verstehen, wie multiethisch dieses
Land geworden ist. In England wuchs die
muslimische Bevölkerung in den letzten 30
Jahren um das 30-fache von 82.000 auf 1,5
Millionen. Mittlerweile gibt es über 1000
Moscheen, viele von ihnen waren früher Kirchen.
Die muslimische Bevölkerung dort besteht Schätzungen zufolge zu 46 % aus
Pakistaner, 16 % Bangladeschern und 8 % indischen Muslimen. Die ersten Muslime
kamen in den 50er-Jahren nach England, um die wirtschaftliche Situation ein wenig
zu verbessern, aber mit der Zeit wurden es immer mehr. Sie hatten keine
ausreichende Ausbildung und sprachen auch kein Englisch. Da sie nach einer Zeit
nicht als Immigranten angesehen werden wollten, fingen sie, an Moscheen zu bauen
und ihre Tradition ins Land einzuführen. All dies hauptsächlich in London und
Umgebung. Am Anfang arbeiteten die meisten Muslims in der Textil- und
Metallindustrie, heute dagegen gibt es immer mehr Geschäftsmänner die als Lehrer,
Ingenieure und Ärzte für den „British National Health Service“ arbeiten.
Ein anderes Thema ist Großbritannien als Konversionsland. Die Zahl der Briten,
die zum Islam konvertieren, hat sich in den letzten zehn Jahren verdoppelt. Wie eine
Erhebung von „Faith Matters“ zeigt, leben bis zu 100.000 Konvertiten in
Großbritannien, und jedes Jahr kommen 5.000 hinzu, wobei diese Daten nicht 100%
nachzuweisen sind, da die Muslime nicht alle in einer islamischen Organisation
gemeldet sind. Die meisten von ihnen sind persönlich auf diese Religion gestoßen;
viele Frauen z.B. heirateten einen Muslim und gleich darauf konvertierten sie auch.
102
Die Zahl der Konvertierungen ist so extrem schnell angestiegen, dass der Islam
schon bald zu einer wichtigen religiösen Kraft im Land werden wird.
„Innerhalb von 20 Jahren wird die Zahl der britischen Konvertiten genauso groß
oder größer als die der immigrierten muslimischen Gemeinschaften sein, die den
Glauben hierher gebracht haben“, sagt
Rose Kendrick, Lehrerin für religiöse
Erziehung und Autorin einer Anleitung
zum Verständnis des Korans. Sie sagt:
„Islam ist genauso eine Weltreligion wie
der Römische Katholizismus. Keine
Nationalität betrachtet ihn als sein
Eigentum.”
Was die Bildung betrifft, sind die öffentlichen, britischen Schulen multikulturell;
sie akzeptieren die muslimischen Traditionen ohne Probleme. Wie zum Beispiel die
Genehmigung des Essen halal in den Schulkantinen, die Möglichkeit der Schüler für
das wöchentliche Gebet in der Moschee, die Möglichkeit, einen Gebetsplatz in der
Schule zu haben, muslimische Bekleidung tragen zu können, und natürlich die
Möglichkeit zum muslimischen Religionsunterricht, um die Kultur zu lehren. Dank
dieser Forschungen können wir sagen, dass Muslime in den Vereinigten Staaten
keine Probleme haben und haben werden.
103
DRITTES KAPITEL
3 DIE ISLAMISCHE KULTUR
3.1 Islam und Ernährung
Das Essen und Trinken gehört zum Alltag. Es sind Handlungen, die wir mehrmals
täglich, ohne viel Nachdenken, vollziehen. Von klein auf sind uns bestimmte Regeln
beigebracht worden, die sich je nach Land und Tradition unterscheiden. Auch in der
islamischen Welt ist die Ernährung sehr wichtig; in der Tat dürfen Muslime kein
Schweinefleisch essen oder irgendein ‚vergiftetes‘ Getränk zu sich nehmen.
Muslime unterscheiden zwischen halal (‚rein, erlaubt,
statthaft‘) und haram (‚verboten, verwehrt‘), d.h. jeder Gläubige
muss diese Regeln beachten und nichts Verbotenes essen oder
trinken.
Der Prophet sagte:
„ Es gibt zwölf Verhaltensweisen, was den Esstisch betrifft und die ein Muslim
erlernen muss. Vier von ihnen sind obligatorisch, vier von ihnen sind erwünscht
(sunnah) und vier von ihnen gehören zum guten Benehmen. Die obligatorischen
sind: zu wissen, was gegessen wird, Bismillah
(d.h. im Namen Gottes) zu sagen, Dankbarkeit
und Zufriedenheit. Die erwünschten sind: auf
dem linken Schenkel sitzen, mit drei Fingern zu
essen, von dem, was am nächsten liegt zu essen,
und das Saugen der Finger. Das gute
Benehmen ist: in kleinen Stücken zu essen,
stark zu kauen, so wenig wie möglich die
Gesichter der Leute anzuschauen und die
Hände zu waschen.“
(Koran, Sure 5
104
3.2 Die Familie
Die Familie ist das Fundament der islamischen Gesellschaft.
Mit dem engeren Familienzusammenhalt sind jedoch auch die Rollen und Pflichten
der
einzelnen
ungleich
Familienmitglieder
stärker
festgelegt
und
abweichendes Verhalten wird weniger
toleriert als in der westlichen Welt.
Jedes Familienmitglied nimmt seinen
ihm
zugewiesenen
Platz
in
der
Hierarchie ein, an dessen Spitze der
Vater als das Familienoberhaupt steht,
dem alle Mitglieder hohen Respekt schuldig sind. Von den Kindern wird in ihrem
Verhalten gegenüber den Eltern Respekt und Gehorsam erwartet. Töchter
unterstehen der Kontrolle der Eltern weitaus mehr und sind stärker ans Haus
gebunden als Söhne. In der bei weitem vorherrschenden traditionellen Ehe ist der
Mann verpflichtet, den Lebensunterhalt für die Familie zu verdienen und für das
Wohlergehen seiner Familie zu sorgen. Er bestimmt die Ausbildung der Kinder, nach
ihm richtet sich ihre Religionszugehörigkeit.
Die Rechte der Ehefrau sind im Koran festgelegt und gesichert. Die Ehefrau hat
die Pflicht, sich um den Haushalt und die Kinder zu kümmern, wobei die Erziehung
der Söhne etwa ab dem siebten Lebensjahr mehr und mehr vom Vater
wahrgenommen wird. Der Frau obliegt es, ihren Mann zu beraten und zu
unterstützen, um gemeinsame Entscheidungen zu fällen. Ideal einer islamischen
Familie ist die traditionelle Form der Großfamilie mit mehreren, unter einem Dach
lebenden Generationen. Aufgrund der ökonomischen Verhältnisse und der
Veränderung der Familienstrukturen durch das Leben in der Stadt ist dieses Ideal
heute allerdings mehr Vision als Wirklichkeit
105
3.3 Die Ehe
Ehe und Familie stehen im Islam wie im Christentum unter dem besonderen
Schutz Gottes. Die Eheschließung findet vor einem islamischen Rechtsgelehrten oder
Imam statt.
Bei der Trauzeremonie stehen weniger die
Segnung der neuen Lebensgemeinschaft als
vielmehr die ökonomischen Voraussetzungen
der Ehe im Vordergrund: Es wird ein
privatrechtlicher Ehevertrag geschlossen und
besiegelt, in dem die Rechte und Pflichten von
Mann und Frau in der Ehe und für den Fall
der Scheidung geregelt werden. Festgelegt wird auch die Höhe der Morgengabe, d.h.
der für die Frau zu zahlende Brautpreis. Diese Morgengabe ist künftig ihr
persönliches Vermögen, über das sie für gewöhnlich frei verfügen kann und das ihr
im Falle des Todes ihres Mannes oder einer Scheidung einen gewissen materiellen
Schutz bietet. Dies ist wichtig, da für die Ehepartner in der islamischen Ehe
Gütertrennung besteht. Insgesamt lässt sich sagen, dass ein wesentlicher Aspekt der
islamischen Eheschließung der Abschluss und die Besiegelung eines Vertrages ist,
der die Frau ökonomisch bis zu einem gewissen Grad absichert.
Über den allgemeinen Umgang des Mannes mit seiner Ehefrau im Islam sagt
Allah, der Erhabene:
„O ihr, die ihr glaubt, euch ist nicht erlaubt, Frauen gegen ihren Willen zu
beerben. Und hindert sie nicht (an der Verheiratung mit einem anderen), um einen
Teil von dem zu nehmen, was ihr ihnen (als Brautgabe) gabt, es sei denn, sie hätten
offenkundig Hurerei begangen. Verkehrt in Billigkeit mit ihnen; und wenn ihr
Abscheu gegen sie empfindet, empfindet ihr vielleicht Abscheu gegen etwas, in das
Allah reiches Gut gelegt hat.“
(Koran 4, 19)
106
3.4 Die Bedingungen der Frau
In der allgemeinen Diskussion über den Islam ist immer wieder festzustellen, dass
ein Großteil des Interesses dem Themenbereich ‚Frau im Islam‘ gilt. 25
Die muslimische Frau mit Kopftuch oder
gar Schleier, wie man sie hierzulande auf den
Straßen,
im
Fernsehen
oder
auch
in
Zeitschriften als Blickfang für die Leser
sieht, birgt für viele Menschen etwas
Fremdes, Unbekanntes, Unnahbares. Aber
noch
heutzutage
auch
Begriffe
wie
mehr
damit
Fundamentalismus,
verbunden
werden
Rückständigkeit
und
Unterdrückung verwendet.
Dass eine Frau mit Kopftuch oft belächelt, bemitleidet oder gar auf der Straße von
Fremden angesprochen wird, kommt immer noch oft genug vor und ist eine traurige
Tatsache, die hauptsächlich auf die negative und einseitige Berichterstattung der
Medien
sowie
auf
lange
bestehende
Vorurteile
und
Missverständnisse
zurückzuführen ist. Deshalb ist es wichtig, klarzustellen, dass unter dem Kopftuch
durchaus selbstbewusste, denkende Frauen stecken, die ein Recht darauf haben, ernst
genommen zu werden. Im Islam geht es darum, unter Berücksichtigung der
Verschiedenheit der Geschlechter Gerechtigkeit zwischen beiden herzustellen. Daher
hat Gott Mann und Frau bestimmte Rechte und Pflichten zugewiesen, die ihrer
jeweiligen Natur gerecht werden. Vor Gott sind beide gleich. Aber in ihrer
Beziehung zueinander sind die jeweiligen Rechte des einzelnen unterschiedlich, wie
ja auch Mann und Frau von Natur aus unterschiedlich sind. Grundsätzlich kann man
sagen, dass sich die Rechte des einen aus den Pflichten des anderen ergeben und
umgekehrt. Mann und Frau sind vor Gott einander ebenbürtig und gleichwertig.
25
www.enfal.de
107
Diese Religion legt sehr großen Wert auf gesellschaftliches Leben, und genau
deswegen ist es sehr wichtig, die verschiedenen Bräuche der Muslime zu kennen.
Eines der eindeutigsten Symbole der
kulturellen und religiösen Identität einer
muslimischen Frau ist ihre Kopfbedeckung.
Die meisten muslimischen Geistlichen sehen
das
Tragen
des
Kopftuches
als
Glaubensgebot und nicht als Glaubenspflicht,
aber
das
gilt
Glaubensrichtungen.
keineswegs
Eine
für
alle
übergeordnete
Instanz wie den Papst, der eine allgemeinverbindliche Entscheidung fällen könnte,
existiert nicht. Es gibt unterschiedliche Deutungsmöglichkeiten. Für die meisten
Trägerinnen bedeutet das Kopftuch heute eine Glaubensausübung, etwas wie das als
individuelle Pflicht empfundene tägliche Gebet.
Wäre das Kopftuch hingegen als Symbol zu werten, gälte eine entsprechende
Vorschrift im Islam auch für Männer. Das Kopftuchgebot im Islam soll die Würde
der Frau schützen und den respektvollen Umgang von Mann und Frau fördern, soll
sexistische Annäherungen und Anmache sowie sexuelle Belästigung verhindern.
Grundlage für diese Regelungen ist die Koranstelle 24, 31 sowie ein Ausspruch des
Propheten Muhammad, nach dem von einer Frau nichts außer Gesicht und Händen
zu sehen sein soll.
Nach dieser Analyse können wir feststellen, dass das Leben einer muslimischen
Frau sehr eng mit der Ehe und dem sozialen Leben verbunden ist. Im Allgemeinen
suchen wir die Gründe des Leidens der Frauen im Islam, aber die Antwort auf all
das liegt in der Unwissenheit der eigenen Tradition und in dem Fehlen der
Bereitschaft, verschiedene Kulturen zu verstehen.
108
SCHLUSSFOLGERUNG
Islam: nur eine religiöse Tatsache?
„Islam: nur eine religiöse Tatsache?“ ist eine Frage die wir uns heute immer
häufiger stellen und worauf es keine eindeutige Antwort gibt. Der Islam ist eine
theologische Religion, er macht keine Unterschiede zwischen Welt und Glauben, und
in diesem Sinn ist er keine Religion, die auf das Jenseits gerichtet ist, sondern ein
Lebensstil, eine Religion, die für das ganze Leben nützlich sein kann.
Eine der wichtigsten Phänomene der Gegenwart ist die Wiederbelebung des
Islams. Der erste Schritt zum gegenseitigen Verständnis und zur Akzeptierung der
verschiedenen Religionen ist Kenntnis von uns selbst, unserer Kultur, Lebens- und
Denkweise zu haben.
Wir hoffen, dass die künftigen Generationen den Muslimen in der westlichen
Welt die Chance geben, selbst entscheiden zu können, welche Religion sie annehmen
wollen, ihnen mehr Arbeitsplätze anbieten und ihnen die Möglichkeit geben, in den
Schulen lernen und sich den Ehepartner selbst auswählen zu können. Eine echte
Integration zu erzielen, ist nicht unmöglich.
109
BIBLIOGRAFIA
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 G VERCELLIN., Istituzioni del mondo musulmano, Einaudi, Torino,
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der liberalen Fortschrittsgesellschaft, München, 2001
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110
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 www.arab.it/conoscere_islam.htm
 www.al-sakina.de
 www.wegzumislam.com
 www.Islam-pedia.com
 www.islamreligion.com
 www.islam.about.com
 www.ditib-ma.de
 www.wikipedia.com
 www.abuondiritto.it
 www.donne-e-islam.it
 www.islamicbulletin.com
 www.muslim-markt.de
 www.islam.de
 www.guardian.co.uk
 www.theblaze.com
111
RINGRAZIAMENTI
Dopo tre anni di duro lavoro e di grande impegno sono arrivata finalmente a
questo bellissimo traguardo.
Ringrazio tutti i miei professori, particolarmente la professoressa e direttrice
dell’ istituto, nonché mia relatrice per la lingua italiana, Adriana Bisirri.
Un grande ringraziamento va anche ai miei correlatori per la lingua inglese e
tedesca, la professoressa Marilyn Scopes ed il professore Kasra Samii.
Ed infine alla professoressa, nonché relatrice per quanto riguarda la parte
multimediale, Claudia Piemonte, che mi ha seguita durante la stesura della tesi.
Grazie!
Ringrazio tutta la mia famiglia che mi ha sempre sostenuto, nonostante i
sacrifici che comporta l’iscrizione a un’università privata a Roma. Senza il
loro supporto sarebbe stato davvero difficile raggiungere questo traguardo.
Ringrazio in particolare mamma e papà che hanno insistito con tenacia nel far
diventare qualcuno loro figlia.
Ringrazio, poi, la persona che mi è sempre stata accanto e che non ha mai
smesso di credere in me, aiutandomi a superare i periodi di difficoltà.
Grazie Luca!
Ringrazio “la casa dei matti” per questi anni di convivenza e di sopportazione
durante il mio percorso universitario.
Inoltre ringrazio Katia, la mia migliore amica, che ha condiviso con me i
momenti più belli e più brutti di questi tre anni.
Infine un ringraziamento enorme va ovviamente ad Azzurra, la persona che mi
ha fatto venire l’idea di questo bellissimo argomento, aiutandomi tantissimo
durante la stesura della tesi.
Ringrazio chiunque in questi tre anni abbia creduto in me. Grazie mille!!!
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