Il Giornale 10/02/2014 Pagina : 20 20 Lunedì 10 febbraio 2014 il Giornale Album «MAGAZZINO 18» Questaseraalle23,45andràinondasuRaiuno«Magazzino18»,ilmonologoreci- Stasera (alle 23,45!) su Raiuno il monologo di Cristicchi tatoecantatodaSimoneCristicchiconl’OrchestraSinfonicaeilCorodeibambini del Friuli Venezia Giulia, dedicato ai 350mila italiani di Fiume, Istria e Dalmazia che all’indomani del Trattato di pace del 1947 abbandonarono le proprie terre, invase dall’esercito di Tito. Lo spettacolo prende il titolo dal luogo nel Porto Vecchio di Trieste dove gli esuli lasciavano le loro proprietà. IL GIORNO Ma nella lotteria delle date a vincere è sempre l’oblio a 17 marzo, 24 maggio, 2 giugno e 4 novembre l’amor patrio s’è perso 5 aprile a parte...). Invece la nostra storia va onorata quotidianamente a prima pagina artificialmentetenuteinvi2giugnoconlaparatamilie soprattutto il 25 aprile èpoil’unicagiornatarimadavverofestivanelcalendaL’unico evento nazionale i unificate non è associato a ricorrenza ma è il rituale orsodifineannoagliitaliael capo dello Stato prima cenone. Ma se dovessimo siderarequellecelebraziolivello popolare, se doveso cioè dire cosa dicono lle date al cuore della genovremmo concludere che a davvero ben poco, suscio residui risentimenti ma pre più vaghi sentimenti. efinitiva non c’è in Italia giornata dedicata almor patrio, una festa nazioe sentita e condivisa che ci eghi alla storia e in positialla fondazione della nonazione e non solo alla rracivileemondialedelseo scorso. e foibe finirono nell’omerndaquandofuronoperpee. Perché tiravano in ballo esponsabilità del Pci e di alacospicuadellalottaparana nei massacri, perché inavano il rapporto con la TRE LE DIVISIONI egame comunitario n può ridursi patto costituzionale na Jugoslavia di Tito, perc’era il tabù della cortina rrochespartivaiduemon’occidente filoamericano Est filosovietico. Furono decenni il ricordo atroce na minoranza di profughi icordopolemicodiunamianzadi«patrioti»,inprevaa legati al vecchio Movintosocialeitalianoeaimochici. Solo mezzo secolo o cominciarono lentantearisaliredalbuioeacirrenelPaese,adaffacciarsi damente nei libri di testo lle commemorazioni uffi, a strappare il messaggio capi dello Stato e infine a ersi in tv in sceneggiati asdulcorati in cui mai si pardi partigiani comunisti solo vagamente di titini e e non si capiva cosa fosse mente accaduto, sembrao storie private, locali e faliari, vicende avulse dalla storia.Infineavvennel’ufficializzazione del ricordo con l’istituzione della giornata. Ma è durata pochi anni l’attenzione, legata in prevalenza alla destra al governo, a volte alimentatadall’assurdapretesa di bilanciare l’enfasi via via crescente negli anni alla Shoah. Tuttavia per ogni ricordo delle foibe ce n’erano dieci e forse cento istituzionali e mediatici della Shoah. Ma l’Olocausto, come impropriamente si definisce lo sterminio degli ebrei, riguarda più popoli e più Paesi, le foibe riguardano piùspecificamentegliitaliani, i dalmati, gli istriani, i giuliani. Inumeridellevittimesonoimparagonabili. La storia delle foibe assume grande rilievo, numericamente più rilevante della stessa Shoah, se si inserisce come il capitolo che ci tocca più da vicino del più terribile ciclo di vittime del comunismo nel mondo, che si contano-comesisa-indecinedimilioni. Ma le comparazioni sono odiose e insensate. Ora il giorno del ricordo rischiadi tornarenelbuio, dopo lasua veloce parabola.Èrimasto Simone Cristicchi, col suo spettacolo dedicato alle foibe, a mantenere acceso un filo di memoria. Le contestazioni che ha ricevuto non sono solo un atto incivile e intollerante di odio verso migliaia di vittimeinermieversochiosaricordarle, ma hanno anche un effettodidissuasioneeintimidazione che va denunciato: sono un avvertimento, una minaccia per chi voglia addentrarsi nel tema scabroso. Chi volete che si cimenti nel ricordo dellefoibesesachepoidevesottoporsiaquestiattacchieaffrontare queste censure nel silenzio pressoché generale? Meglio parlare d’altro. Di solito le giornate dedicate a ricordare nascono quando i ricordi appassiscono. Un po’ come quando un anziano comincia ad annotare sul diario quando deve prendere la pasticcaequandocadeilcompleanno della moglie: la memoria sta per andarsene, il ricordo si appanna, e allora nasce la necessità di farsi un nodo al fazzoletto della mente. Più chedall’amore e dalla premura, la necessità di fissare il ricordonascedall’arteriosclerosi galoppante, dalla mente che si fa più labile e incerta e dallo svanire di quell’evento nel nostro cuore. Quando il ricordo è forte e vivo non c’è bisognodidedicarviunagiornata ufficiale e rituale per ricordare. Se dovessi esprimere un auspicio,miaugurereichefossero abolite le giornate mnemoniche, affidando la memoria storica al corso ordinario deigiorni, attraversole lezioni scolastiche,itesti distudioedi lettura, i programmi in tv, le iniziative sul web, i convegni di studi, le manifestazioni istituzionali o spontanee. Magari concentrando in una festa d’Italia, unica e condivisa, la giornatadell’amor patrioedel nostro legame comunitario, chenonpuòridursialpattocostituzionale, alla storia del ’900 e ai suoi orrori. La peculiarità delle nostre feste civili è che vengono tenute in piedi e alimentate da un’intenzionepolemica, sono sempre feste contro qualcuno, commemorano i giorni del Male o celebrano la cacciata del Maligno, non sono giornate positivedellaconcordia. E sono sempre state feste incentrate su reduci, cioè su persone ancora viventi. In fondolefestededicateallaprimaguerramondialesispensero quando sparirono gli ultimi ragazzi del ’99; così sta accadendoconlecommemorazioni legate alla seconda guerra mondiale. Usciamo dal Novecento. Una festa nazionale ha grandevaloresimbolicoquandoannodalegenerazionieracconta un mito di fondazione che si tramanda nei secoli. Accadecol4luglionegliStatiUniti,col14luglioinFrancia,celebrazioni plurisecolari, e in molti altri Paesi. Da noi ci sarebbe il 21 aprile, Fondazione di Roma, se non si fossero sovrappostiglistucchidellaretorica imperiale... L’Italia, che è forseilPaese piùriccodistoria millenaria, converte la propria bulimia di eventi in anoressia, la propria memoria antica e sovraccarica si rovescia inamnesia. «Scurdammoce ’o passato» resta alla fine l’unico inno nazionale. Ci unisce l’oblio. Marcello Veneziani Copyright © 10/02/2014 Il Giornale FOIBA A destra, la foiba di Tarnovo, in Slovenia Sotto, Leandro Barison sulla «battana», storica barca delle coste giulianodalmate. Sotto, Marisa Brugna: passò l’adolescenza nel campo profughi di Massa di Carrara MEMORIA Sopra, Lino Vivoda con una bandiera blu con al centro la capra, simbolo dell’Istria, e le stelle europee. A destra, Alessandra Luxardo, davanti all’azienda di famiglia «Maraska» Febbraio 10, 2014 7:43 pm / Powered by TECNAVIA Il Giornale 10/02/2014 Pagina : 21 21 Lunedì 10 febbraio 2014 il Giornale La tragedia dell’esodo e la scabrosa vicenda dei due marò trattenuti in India hanno qualcosa in comune? Molto, per Eugenio Boschini, sindaco di Castelmassa, in provincia di Rovigo, che per il 12 febbraio ha invitato Fausto Biloslavo del «Giornale» a parlare di «Dignità nazionale: dall’esodo ai marò» (ore 21, Teatro Cotogni). Il dramma degli esuli INCONTRO A CASTELMASSA La perduta dignità nazionale dagli infoibati ai marò istriani,fiumaniedalmatiinfoibatiofuggitidallepersecuzioni di Tito è stato per mezzo secolo una pagina di storia patriavolutamentestrappata.L’odissea inIndiadi MassimilianoLatorreeSalvatoreGironehadimostrato,finoaoggi,chesiamoancoralasolitaItalietta,incapacedifarvalere la dignità nazionale, come per l’esodo a lungo taciuto. DEL RICORDO ESILIO A sinistra, Argeo Benco (ex sindaco del libero comune di Pola in esilio) immortalato sulla scogliera istriana di Verudella. Sotto, Nino, un profugo fotografato vicino alle insegne dei vari comuni istriani Fausto Biloslavo da Trieste I sopravissuti che tornano nelle loro terre, in Istria e Dalmaziaoricordanoilpadresull’orlodellafoibadove è stato scaraventato. L’esule fuggito in barca, la bimba con la valigiadicartone,igiovanidiventatiadultineicampiprofughisono stati fotografati oggi, nei luoghideilororicordi,frammentidi una tragedia taciuta per tanto tempo. Volti e storie fissati con unclicquasi70annidopolafine dellaguerra,pernonfarscomparirela memoria dell’esodo. Un progetto che ricorda quello del regista Steven Spielberg con le testimonianze filmate dei sopravissuti all’Olocausto. Esodo dimenticato è una raccolta di immagini che comprende anche i luoghi di questa tragedia, comesonooggi.Ediventeràmostra itinerante oltre a libro fotograficograzieagliscattidegliultimi due anni di Francesco Dal Sacco. Il fotografo di Treviso, a proprie spese, con l’aiuto della L’esodo dimenticato Ecco i volti (e le storie) dei sopravvissuti Il fotografo Francesco Dal Sacco ha immortalatosui luoghi della loro gioventù gli esuli superstiti, 70 anni dopo. Per non scordare la tragedia Lega nazionale, antica associazionepatriottica,harintracciato gli esuli riportandoli sui luoghi della memoria. «Mio nonno mi raccontava sempre la loro storia drammatica, che sembrava un tabù.Perildecennaledelgiorno nazionaledelricordodell’esodo ho voluto documentare i luoghi e le persone protagonisti dell’esodo, a lungo dimenticati per opportunismo politico», spiega ORGOGLIO Qui accanto, Mario Maffi, tenente dell’esercito, il primo a calarsi nella foiba di Basovizza con le foto che scattò nel ’57. A destra, Antonio Toffetti vicino alla foiba Plutone dove morì il padre Copyright © 10/02/2014 Il Giornale il fotografo.È un progetto che ricorderà per sempre il dramma di oltre 300mila italiani fuggiti dalle loro case a causa delle violenze dei partigiani di Tito. IMMAGINI SIMBOLO L’epopea di 300mila italiani costretti a lasciare la loro terra Alessandra Luxardo, erede della dinastia del famoso liquore, è immortalata di fronte al palazzo di famiglia a Zara dove c’è ancora la grande scritta «Maraska».«Nel’44granpartedella famiglia è scappata in barcaaremi. Ci sono voluti20giorniper raggiungere Trieste.Sinavigava di notte stando nascosti nelle isolette durante il giornopersfuggireai bombardamenti aerei»ricordaAndina,comelachiamanotutti,esulea 18anni.Durantela fuga suo zio con la mogliefuronoannegatidaititini,cheget- tavano le vittimeitalianeinmarecondelle pietrealcollo.IlpadrediAndina erarimastoincittàperpagaregli operai ed è sparito per sempre. SULLA RIVISTA «CANTIERI» «Dopolamorte di Tito,nel1980, sonotornataaZara-racconta-e ho pianto». Iritrattidegliesulioggisuiluoghi di allora saranno 30, in gran partegiàpronti,maillavorocontinueràtutto l’anno. A ogni scattocorrispondeunatestimonianza registrata, che da oggi si può sentire sul Giornale.it. Antonio Toffetti si è fatto fotografare vicino alla foiba Plutone, sul Carso triestino.«Avevo5o6anni,quando con i miei coetanei lanciavamolepietre in unafoibaper giocoascoltandoilrumoredeisassi checadono»,raccontal’esuleda Dignano d’Istria. «Nel giugno 1947-ricordaToffetti-erodavantiaunabaradilegnobiancaassiemeatantealtre.Dentroavevano riposto i resti di mio padre ritrovati nella foiba Plutone, a dieci minutidimacchinadadoveabito oggi. In quel momento, da bambinodi11anni,sonodiventatobrutalmente adulto». ArgeoBenco,capelliargentoe completoblu,exsindacodelliberocomunediPolainesilio,èstato immortalato sulla scogliera istrianadiVerudelladovedapiccoloandava afareilbagno.Egea Haffner è la famosa bambina conlavaligiadicartoneelascritta «Esule giuliana» ritratta nella sua casa di Rovereto. Lino Vivoda si è fatto fotografare con una bandieraspeciale:bluconalcentrolacapra,simbolodell’Istria,e le stelle europee attorno. Sulla sua pelle ha provato l’infamia del treno di profughi bloccato a Bologna dai ferrovieri comunisti,chesputavanosugliesulibollandoli come fascisti. A Fertilia, provincia di Alghero, Leandro Barison,èairemidell’ultimabattana, la storica barca delle coste giuliano-dalmate.Nel’48faceva partediunaflottadipescherecci chesalpòdall’Istriaperraggiungere la Sardegna. Un’immagine toccanteritraeFioreFilipazvicino ai pochi ricordi della sorella neonatamortadifreddonelcampoprofughidiPadricianovicino aTrieste.TitoDeltonèfotografatosuuncampodicalciodovegiocavacomecapitanodellaFiumana, squadra del campionato nazionale dilettante degli anni ’60, ma nata a Fiume nel ’26. Tiene a precisare che il nome Tito «lo avevanovoluto i miei genitori in onore dell’imperatore romano».Nel 1945 lasciò Polaconlafamosa motonave «Toscana» e a Torinoèdiventato un calciatore.«Aogni partita gli spaltieranogremitidiesulichefacevanoiltifoperlaFiumana,motivodiorgoglio,maanche fonte di tristezza per il ricordo dellaterra natia». Deltonnon ha mai fatto ritorno in Istria. Il catalogo scomparso dell’Einaudi «fascista» Luigi Mascheroni P rima le celebrazioni, poi leriflessionicritiche.Ecosì lo scorso anno, 80º dell’Einaudi(1933-2013),sièfesteggiato, fra inevitabili aneddoti e giusteglorificazioni.Oggi,archiviatalaricorrenza,cisipuòsoffermaresugliaspettipolitico-editorialidell’avventura. Èquello che fa la rivista Cantieri, il periodico dellacasaeditriceBiblohausche dedica il numero monografico digennaio-marzo2014(scaricabile su http://www.biblohaus. it/) al primo decennio dello Struzzo. Un numero delicato perché chiarisce alcuni aspetti dellapoliticaeditorialefrail’34 e il ’44 che lo stesso Einaudi ha sempre fatto in modo non fossero documentati. Partendo dalla lettura dei cataloghi, rarissimi, di quel periodo, si fa luce su quello che VittorioMessoriinunarticolo uscito sul Corriere della sera nel 1998 (qui ripubblicato) chiamò «il giallodeilibriscomparsidell’Einaudi», rivendicando la necessità di un catalogo storico completo(maiarrivato)«senzacensure, silenzi, rimozioni, buchi imbarazzanti». Insomma, il numero di Cantieri(chepresentaancheunricchissimoeintrovabilemateriale iconografico) ricostruisce il cosiddetto «catalogo parallelo»,tanto«vergognoso»quanto pervicacemente rimosso, che Einaudi pubblicò sotto il fascismo. Si tratta di titoli di appoggio alla politica coloniale mussoliniana(sparitipersinodalcatalogo2013 che hacelebrato gli 80 anni dello Struzzo), una storia della guerra di Spagna che esaltaFranco,strani«fuoricatalogo» su inusuali temi religiosi (tra cui il titolo con il peggiore refusodellastoriaeditoriale:Le ardenti donne della Leggenda aureadiJacopodaVoragine...), i «misfatti» dell’Einaudi commissariata ai tempi della Rsi conleopere“legionarie”diPaolo Zappa (con la sovracopertina«Lacicogna»,alpostodel logo dello Struzzo). Una lettura curiosa e interessante. Senza alcuna polemica. Si tratta solotant, come scrive Massimo Gatta nell’editoriale, «diriunireanchei piccoliframmenti dimenticati di quel difficile esordio editoriale» per «restituirenuovafreschezzaall’immagine dell’Einaudi». Febbraio 10, 2014 7:45 pm / Powered by TECNAVIA