Diamoci una mossa prima della scossa. [rif. ING: Enzo Boschi]

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Diàmoduna mossa
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La Garfagnana, il krlivese, la Manica, il &sentino e la Sila E
ancora, in Sicilia, a Milazzo e a sud di Catania Sette
.zone minacciate da un sisma Perché farsi cogiiere irnpreparati?
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di Franco Bordieri
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o Stato deve provvedere subito a
rafforzare i suoi edifici: gli ospeUL
dali, le scuole, le prefetture, le sedi
delle forze dell'ordiner. Enzo Boschi,
presidente dell'Istituto nazionale di
geofisica e docente di sismologia all'università di Bologna, non ha dubbi:
uCi sono in Italia sette zone dove un
- evento sismico, cioè un terremoto, è
ormai diventato altamente probabile.
Non sappiamo quando avverrii: se fra
un anno, fra cinque o fra venti. E nessuno pud dirlo. Non sarà mai violento
come quello del Messico. Ma sappiamo che ci sarà,.
Dove? Cinque delle zone di rischio
sono nella penisola: la Garfagnana, il
Forlivese, la Marsica, il Cosentino e la
Sila. Le altre due sono in Sicilia: la zona tra Capo d'Orlando e Milazzo, sulla
costa nord, e la zona sud-orientale
dellliaola, tra Catania e i manti Iblei.
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A destra: Il prohuor Enzo Boschi,
preszdsnto delIWtuto nazioneb di
geoiisica
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Alla baSe 'CleB mevisioni ci sono
due strumenti conai &ali ~oschi-;i
suoi collaboratori hanno cominciato a
lavorare cinque anni fa, dopo il terremoto dellJ1rpinia: il catalogo sismico
italiano e il com utei.. a11 nostro paese,, spiega il pro essor Francesco Mulargia, docente di fisica terrestre all'università di Bolo na, udispone del
piii completo catafogo sismico del
monclo. Abbiamo notizie su terremoti
del 1500 avanti Cristo e dati affidabili
su 40 mila terremoti dall'anno Mille a
oggi. Questo perche l'Italia è piccola
ed è stata abitata anche in tempi remoti da popolazioni civilizzate che
quindi annotavano gli eventb.
Circa diecimila di questi terremoti,
con la loro durata e intensità, insieme
alle caratteristiche geofisiche delie
zone dove si sono verificati, Boschi e i
suoi collaboratori li hanno fatti analizzare dal computer. Ne hanno ricavato la carta sismica d'Italia e soprattutto la Storia sismica di ciascuna delle sette zone di cui stiamo parlando.
aOgnuna di esse ha una storia sismica diversa^, dice Boschi, che è anche membro della commissione grandi rischi della Protezione civile.
aAlcune si caratterizzano per terremoti poco distruttivi con frequenza di
alcuni decenni, come la Garfagnana e h,
il Cosentino. Altre hanno una storia, .
scandita da sismi catastrofici che si "'
verificano a distanza di alcuni secoli.
È il caso della Sicilia sud-orientale:,':.
.nel
1693 ci fu un terremoto che fece .- --- - -___
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DOVE LA TERRA
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;FOBRE 1985
EUROPEO/S OTTOBRE 198'
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I consigli del ministro Zamberletti in caso di terremoto
inistro Zamberletti, cosa debbono fare gli abitanti delle sette zone a ri-
parecchie decine di migliaia di vittime e da allora la zona è rimasta tranuilla. Ma è quella che ci preoccupa
ai più,).
Boschi tiene a precisare due cose:
nessuno può dire con certezza quando e dove ci sarà un terremoto e questo perché sappiamo troppo poco su
quei cento chilometri di crosta terrestre che ci sta sotto i piedi. Allo stesso
tempo, tuttavia, sappiamo che il terremoto si scatenerà erché l'energia
che dall'interno del a Terra p-.m e
contro la crosta a iscesempre e perche le statisiiche tficono che in deterniiriati punti il terremoto c'è sempre
stato: segno che quell'energia, a intervalli più o meno regolari, provoca
fratture nelle rocce.
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non rientrare in casa senza che essa sia stata controllata d~g!iesperti.
aCome dico da anni, e come la nuova legge all'esame del Parlamento prevede, è più importante prevenire le sciagure che intervenire dopo. Nel caso
del rischio sismico, gli abitanti di quelle zone possono preparare le case a resistere al terremoto. Riattare una vecchia unità abitativa costa circa 15 milio- ,
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A complicare le cose per il nostro
paese ci si mette anche la sua posizione nel Mediterraneo, al centro fra le
immense zolle africana ed euroasiatica. Sono due delle circa venti zolle in
cui, secondo la teoria scientifica più
accreditata. è suddivisa la crosta terrestre. Queste zolle, come enormi zattere di roccia spesse decine di chilometri, galleggiaao si11 mantello, quella fascia interna del globo terrestre
dello spessore di circa tremila chilometri compresa tra il nucleo e la croSta terrestre.
Il mantello è una massa viscosa che
lentissimamente si muove: in corrispondenza delle zone più calde sale
fino a lambire la parte inferiore della
crosta; quindi perde calore e ridiscende lateralmente andando a sostituire
in basso quella parte che nel frattempo, riscaldata a sua volta, ha cominciato a salire. È questa massa hmovimento che, nelle zone in cui la crosta
è indebolita da fratture, provoca i terremoti.
La nostra penisola si trova premuta
tra la zolla euroasiatica, che spinge
verso sud, e uella africana che spinge verso nor]. La zolla africana spinge davanti a se la Sicilia, che a sua
volta preme contro l'arco della penisola calabra, tendendo a piegarlo.
Questo s iega la sismicità e il vulcanesimo Sella fascia che va dalllAppennino Calabro alla Sicilia meridionale.
Ma questa piattaforma preme anche contro la piccola zolla adriatica,
che comprende la parte orientale degli Appennini e la costa jugoslava; e
questo spiega la sismicità della dorsale della penisola. Ma non sono solo
queste le forze che agiscono nel Mediterraneo: la zolla anatolica preme da
est contro la penisola greca, dando
origine ai terremoti di questi due paesi, mentre da ovest la zolla iberica si
incunea tra quella africana e quella
euroasiatica, provocando i sismi del
Nord Africa.
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Tutti questi movimenti, naturalmente, awengono in modo lentissimo
e per noi impercettibile. «Ma essi
comportano l'accumulo di energia nei
unti di contatto e di attrito fra le zolIeri, spiega Boschi, ue quando essa vince la resistenza delle rocce, queste si
rompono e si ha il terremoto,.
Le zone sismiche dell'lrpinia e del
Friuli sono quelle in cui più di recente
si è scaricata l'energia accumulata
nelle rocce della crosta terrestre e sono quindi considerate tranquille. Anche lo stretto di Messina vero e proprio per il niomento viene considerato
tranquillo dai sismologi. tenuto conto
degli intervalli di tempo che caratterizzano la sua storia sismica.
Per quelle che il ministero della
Protezione civile definisce «zone ad
alto rischio sismico*, invece, i sismologi hanno anche cercato di calcolare
le probabilità di «evento sismico, da
oggi all'anno 2075. Esse sono già abbastanza alte per la Sicilia sud-orientale. In questa ipotetica graduatoria
di probabilith seguono la zona di Capo
d'orlando, il Cosentino, la Sila, la Garfagnana, la Marsica e il Forlivese.
Graduatoria ipotetica, abbiamo detto, perché nulla assicura che il terremoto verrà prima proprio 18 dove i
calcoli statistici - fatti in base alla storia sismica della zona - lo danno per
più probabile in un dato momento.
.L'evoluzione dei terremoti*, spiega
Boschi, a& in qualche modo collegata
ai meccanismi di modificazione della
Provatea clire d e n m o h m video
di Mario Pastore
i è capitato di dare notizia di un terremoto nello stesso momento in cui
succedeva: l'informazione mi veniva dalle lampade che oscillavano vigorcwsmeiifdsoffitto dekstudta teMsfvo. E &capitatudi annmrctare un terremoto che non c'è stato. In tutti e due i casi ho dovuto decidere in
pochl secondi che cosa dire e come dirlo. I1 terremoto non awenuto è quello d e b primavera scorsa nell'bppennino Toscoemiliano. I tecnici e il minlt* della Protezione cjvile decisero di
awisare la popolazione dopo averne discusso a lungo; ma ai conduttori dei
teiegiornali 11comunicato piombb sul tavolino ne1 bel mezzo della trasmis
sione. Se la cavarono col buonsenso e dovettero regolare i1 loro comportamento (leggere il comunicato?riassumerlo? commentarlo?)al momento.
In Carfagnana ci fu qualche caso di panico per quei preannuncio, e naturalmente la colpa fu data ai giornalistf televisivi. I1 problema per i1 Futuro rimane. Ci sono da una parte i giornalisti, per i quaii una notizia è anzituUo una notizia: spetta a loro valutarne la :
portata e decidere come diffonderla, tenendo
conto degli effetti che la notizia pub avere se
data dalla tv in diretta. Dall'altra parte cisono
persone e istituti cui spettano le decisioni di .
merito dalle quali la notizia pub scaturire.
Far arrivare in redazione d'ultimo momento un comunicato che ub suscitare coàsc
guenze gravi, con l'aria
volerne imporre la .
lettura integrale, è l'opposto di quello che si '
deve fare. Fino s che punto la rofesslonaiità h
dei giornalisti pub 90pperIre a l t care117.e deile
autorità? Nel caso del mancato terremoto in
- -Garfagnana ci fu poi un amichevole chiari- W P G ~
mento con il ministro delìa Protezione civile
Zamberletti. Ma in futuro?
Le redazioni possono essere fàdlmente avvertite dell'imm&enza di una
comunicazionegrave e si pub perfino concordare il modo di riferirla. Spesso il giornalista pub dare al poiitico e al tecnico consigii validi. Questo vale
nelllpotesi di una revisione di terremoto, ma anche nella fase dei soccorsi
e deile misure peru
!i h n t e iun disastro gih accaduto.
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crosta terrestre che essi stessi provocano e su cui sappiamo ancora troppo
poco*.
E possibile avere un preawiso tale
da permettere alla gente di mettersi
in salvo? La risposta, purtroppo, è negativa, anche erché nulla garantisce
che quello cRe dal punto di vista
scientifico si può considerare un
preallarme sarà certamente se uito
dalla scossa vera e propria. Lo imostra quanto è accaduto all'inizio di
quest'anno in Garfagnana: dopo la segnalazione di uno asciamen di microscosse, il ministero della Protezione
civile awertì la popolazione ma non ci
fu nessun terremoto.
Quel che è certo che ora ogni
scossa sismica, anche la più debole,
viene rilevata dalla rete nazionale dei
sismografi. E fatta di circa 60 sensori
distribuiti strategicamente su tutto il
territorio. Nello stesso istante in cui
c'è la scossa, il sensore ne trasmette
via cavo telefonico le caratteristiche
al computer centrale dell'Istituto di
eofisica a Roma. I1 computer decodifica il segnale ricevuto e lo trasforma
in segno grafico sul rullo di carta,
cioè il sismografo, corrispondente al
sensore da cui è partito il segnale. Sia
il com uter che gli strumenti sono
sorvegEati 24 ore su 24 da due sismo-
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logi che dail'esame dei grafici valutano l'entità della scossa. In futuro, i
sensori saranno collegati al computer
anche via satellite, in modo che la trasmissione dei dati non dipenda soltanto dalla rete telefonica, la quale
pub anche guastarsi.
aCon le misure opportune*, conclude Boschi, ual terremoto si pub resistere. Sapendo dove può colpirci si
possono evitare le vittime costruendo
case antisismiche e rinforzando quelle esistenti in modo che non crollino
addosso alle persone. Costa troppo?
Nel solo dopoguerra i danni dei terremoti ci sono già costati 100 mila miliardi. Se ci pensiamo prima, tutto ci
costerà molto meno, soprattutto in
termini di vite umane,.
D'altra pane il terremoto è una
specie di condizione permanente della Terra. È la manifestazione concreta dell'energia che anima dall'interno
il nostro pianeta, l'energia che ha dato vita ai vulcani attraverso i quali sono nati l'atmosfera e il carbonio, il
primo mattone della vita, la stessa
energia che ha dato vita alle montagne, ai continenti, e con essi al clima,
alla diversità della natura. I1 giorno in
cui i terremoti finiranno sarà segno
che quell'energia è finita. Sui pianeti
O
morti non ci sono terremoti.
EUROPEO15 OTTOBRE 1985
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