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e
spec ro
iale
1
Giugno-Luglio 2016
La nuova frontiera per la cura dei tumori
IMMUNONCOLOGIA
con il Prof. Michele Maio, Italia leader
e Siena tra i primi centri al mondo
Direttore responsabile
Franco Nobile
Segretaria
Daniela Pilli
Grafica e Impaginazione
Stefania Foderi
Stampa
Industria Grafica Pistolesi
Editrice Il Leccio S.r.l.
Loc. Badesse - Monteriggioni (SI)
legatumori senese
Via Massetana Romana, 44
53100 Siena
Tel. 0577 285147
Fax 0577 44104
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www.legatumori.siena.it
ISCRIZIONE AL REGISTRO DEI PERIODICI
Presso il Tribunale di Siena
n. 673 del 22/3/1999
IL CONSIGLIO DI
legatumori senese
FRANCO NOBILE (presidente)
oncologo
GAIA TANCREDI (vicepresidente)
giornalista
DANIELA PILLI (consigliere)
direttrice C.P.O.
NICOLA MARINI (consigliere)
magistrato
GIORGIA ROMEO (consigliere)
naturalista
ANGELA ANNESE (presidente onorario)
magistrato
SINDACI REVISORI
STEFANO ANDREADIS
MARCO FOSSI
PAOLA SERPI
L’immuno-oncologia parla italiano. Il nostro Paese ha guidato i più importanti studi clinici con questa nuova arma e Siena è la capofila a livello
mondiale. In dieci anni nella città toscana più di 700 pazienti sono stati
trattati con queste terapie innovative che stimolano il sistema immunitario a combattere il cancro. Il melanoma ha rappresentato l’apripista in
sperimentazioni che si sono poi allargate a molti tipi di tumore, da quelli
del polmone, del rene, della prostata, del colon-retto e del cervello, fino al
mesotelioma e ad altre neoplasie rare.
L’immunoterapia Oncologica del Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena, diretta dal prof. Michele Maio, è tra i primi centri al mondo per numero
di patologie trattate con questo nuovo approccio.
Proprio la città toscana ha ospitato il XIII Congresso NIBIT (Network Italiano per la Bioterapia dei Tumori) con la partecipazione dei più importanti
esperti a livello internazionale. E da Siena arriva l’appello dei ricercatori
perché queste terapie innovative siano subito disponibili per i pazienti.
“Il nostro centro è nato dieci anni fa – spiega Maio, che è anche presidente
del NIBIT e della Fondazione NIBIT. All’inizio poteva sembrare una sfida.
Oggi l’immuno-oncologia si è affermata come la quarta arma disponibile
per sconfiggere il cancro in grado di generare grandi benefici sia nei tumori solidi che in quelli ematologici. Il primo farmaco immuno-oncologico approvato, ipilimumab, ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza a lungo
termine nel melanoma in fase avanzata: nel 20% dei pazienti la malattia si
ferma o scompare del tutto, e aumenta la sopravvivenza a lungo termine: in
questo tumore della pelle è ormai possibile evitare la chemioterapia.
Un passaggio che avverrà a breve anche nel tumore del polmone, con importanti vantaggi per i pazienti perché oggi uno su cinque trattato con un
nuovo farmaco immuno-oncologico, nivolumab, è vivo a tre anni. Siamo di
fronte a un risultato straordinario in una delle patologie a maggior impatto,
con 41.000 nuove diagnosi stimate in Italia nel 2015”.
Il 21 luglio scorso la Commissione Europea ha approvato nivolumab nel
tumore del polmone non a piccole cellule squamoso localmente avanzato o
metastatico, precedentemente trattato con la chemioterapia.
Il 22 settembre l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha inserito il farmaco
nella lista prevista dalla legge 648/96, consentendo così a 1.400 pazienti
colpiti da questa forma di neoplasia non inclusi nel programma di uso
compassionevole, di poter disporre del trattamento a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale. Nivolumab, così come un altro anticorpo diretto
contro PD-1, pembrolizumab, però non è stato ancora approvato nel nostro
Paese nel melanoma. “E’ importante che anche i pazienti con questo tipo
di tumore della pelle, che nel 2015 in Italia colpirà circa 11.300 persone
possano accedere quanto prima alla terapia innovativa – continua il prof.
Maio – Studi recenti hanno dimostrato l’efficacia della combinazione di
ipilimumab e nivolumab. L’associazione ha evidenziato una riduzione delle
dimensioni del tumore, cioè tassi di risposta non solo maggiori rispetto ai
due farmaci somministrati in monoterapia ma anche più veloci e duraturi”.
Il regime di combinazione nel melanoma è stato approvato recentemente negli Stati Uniti dall’ente regolatorio americano, la Food and Drug Administration (FDA), ma spesso i pazienti italiani devono attendere molti
mesi prima di poter accedere a queste armi. Chiediamo alle Istituzioni di
prevedere approvazioni accelerate quando si tratta di terapie realmente
innovative.
L’obiettivo di cronicizzare la malattia già raggiunto in alcuni pazienti con
melanoma, potrà essere esteso a altri tipi di tumore grazie all’associazione
di queste molecole.
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Siena per legatumori
“I risultati degli studi nel melanoma rafforzano le nostre convinzioni che le future terapie consisteranno nella combinazione di più
farmaci immuno-oncologici, tra cui nivolumab e ipilimumab, che possono modulare
il sistema immunitario per offrire ai pazienti
con tumore opzioni di maggiore efficacia,
più di quanto si possa ottenere con gli attuali approcci terapeutici – sottolinea il prof.
Giorgio Parmiani , past president NIBIT e
già direttore dell’Unità Immuno-Bioterapia
del Melanoma e Tumori Solidi dell’Istituto
Scientifico Fondazione San Raffaele.
Nel 2011, la sopravvivenza a lungo termine
in pazienti con melanoma metastatico era
un risultato impensabile, ma l’introduzione
di ipilimumab ha aiutato a rendere questo
obiettivo una realtà per il 20% dei pazienti.
Ora stiamo incrementando questi successi
con nivolumab, il primo inibitore di
PD-1 a dimostrare un aumento benefico in
termini di sopravvivenza. Inoltre l’utilizzo
delle tecniche di genomica consente oggi di
identificare gli antigeni, cioè i bersagli verso cui il paziente può sviluppare una risposta
immunologica efficace attivata dagli anticorpi immunomodulanti”.
“Stiamo assistendo a risultati importanti
anche nel tumore del rene-continua il prof.
Parmiani – Nivolumab infatti ha dimostrato
di ridurre il rischio di morte del 27% nelle
persone colpite dalla malattia in fase metastatica rispetto alla terapia standard”.
L’utilizzo di queste terapie non comporta
necessariamente un incremento dei costi
per il sistema sanitario nazionale. Infatti si
tanno indentificando marcatori tumorali per
indentificare in anticipo i pazienti in cui i
farmaci immuno-oncologici potranno essere efficaci. “Così sarà possibile risparmiare
risorse – continua il prof. Maio – Ad esempio nel tumore del colon-retto è stata identificata una sottopopolazione di pazienti con
specifiche caratteristiche molecolari che rispondono molto bene all’immunoterapia. Il
carcinoma del colon-retto finora non è stato
considerato un modello di sperimentazione
per l’immunoterapia perché ritenuto poco
immunogenico, ma oggi i dati preliminari
stanno evidenziando risultati impressionanti in determinate categorie di pazienti. Uno
degli obiettivi del NIBIT è proprio quello di
promuovere sperimentazioni pre-cliniche e
cliniche in grado di portare risultati immediati al letto del paziente”. Il NIBIT riunisce
in rete le più importanti strutture italiane,
circa 50, che si occupano di bioterapia dei
tumori.
“Questo ente - conclude il prof. Maio – vuole sviluppare studi spontanei con finalità
non commerciali che si occupano di alcune
patologie “di nicchia”. Partendo dai dati generali dal nostro centro a Siena nel corso di
sperimentazioni spontanee sono nati studi
registrativi internazionali ad esempio nel
mesotelioma, per il quale la prossima settimana partirà da Siena uno studio clinico che
combinerà i due anticorpi tremelimumab e
durvalumab diretti contro le molecole CTLA4 e PD-1”.
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Siena per legatumori
DAI NOSTRI INVIATI
AL CONGRESSO ASCO
epigenetico nel trattamento del melanoma metastico, e lo studio NIBIT- Meso-1, primo trial al
Al 52° congresso mondo che valuterà l’associazione di due antiannuale dell’ASCO – American Society of Cli- corpi immunomodulanti nel trattamento del menical Oncology – a Chicago, la Fondazione NI- sotelioma maligno. “Entrambi gli studi sono stati
Chicago, 3 giugno 2016 -
BIT – Network Italiano per la Bioterapia Tumori disegnati per patologie nelle quali c’è grande bipresenta due anteprime assolute nella ricerca sogno di esplorare nuovi approcci terapeutici e
in immuno-oncologia: nella sessione “Trial in sono una conferma ulteriore che la Ricerca ItaProgress”,
dedicata ai trial in fase iniziale di liana è capofila nell’immunoterapia dei tumori a
sviluppo clinico e con pazienti già
arruolati, livello Internazionale, afferma il Presidente della
saranno presentati NIBIT-M4, studio disegnato Fondazione NIBIT Michele Maio, Direttore della
per valutare per la prima volta la combinazione U.O:C. Immunoterapia Oncologica della Azienda
di un farmaco immunoterapico e di un farmaco Ospedaliera Universitaria Senese.
NIBIT – NETWORK ITALIANO
PER LA BIOTERAPIA DEI TUMORI
zione e di sviluppo clinico di nuove e più efficaci
strategie di bioterapia delle neoplasie maligne.
NIBIT – Network Italiano Per La Bioterapia Dei Tumori In particolare. Il NIBIT ha lo scopo di:
c/o U.O.C. Immunoterapia Oncologica Azienda a) favorire e sviluppare l’interazione scientifica,
professionale ed operativa tra professionisti
Ospedaliera Universitaria Senese
Viale Bracci, 16 – 53100 SIENA
di vari settori (accademia, industria, agenzie
www.nibit.org
regolatorie) coinvolti nella bioterapia dei tumori;
Il NIBIT è una rete cooperativa che raggruppa e b) mettere a punto e condurre studi clinici di
coordina l’attività dei diversi gruppi che, in Italia,
bioterapia dei tumori;
si occupano di bioterapia dei tumori. Dal 2006 il c) sviluppare iniziative tese ad indirizzare ed inNIBIT si è costituito come Associazione senza
formare i pazienti oncologici su trials clinici
scopo di lucro svolgendo una attività di promo-
attivi nel network.
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Siena per legatumori
ESTRATTO DAL CURRICULUM VITAE
DEL PROF. MICHELE MAIO
Curriculum degli Studi e Professionale
1982
Laurea in Medicina e Chirurgia presso la 2a Facolta’ di Medicina e Chirurgia
dell’Universita’ degli Studi di Napoli, conseguita il 25.10.1982. Tesi sperimentale su “Forte associazione tra carcinoma tiroideo e sistema HLA”. Votazione
110/110 e lode.
dal 1983
Iscritto all’Albo dell’Ordine dei Medici-Chirurghi di Salerno.
1984
Equiparazione del curriculum degli studi svolti in Italia e del Titolo di Medico
Chirurgo al Titolo di “Doctor of Medicine” conseguibile presso College o Università accreditate negli U.S.A.
1978-84
Internato pre/post laurea presso il Laboratorio di Immunologia della 2a Facolta’ di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Napoli (Direttore:
Prof. S. Zappacosta).
1983-84
Internato post-laurea presso la Divisione di Ematologia dell’Ospedale “A. Cardarelli” di Napoli (Primario: Prof. R. Montuori).
1982-85
Corso di Specializzazione in Ematologia Generale, Clinica e Laboratorio conseguita presso l’Universita’ Cattolica di Roma il 30.10.1985. Tesi sperimentale
su “Effetto degli analoghi della citidina sull’espressione degli antigeni HLADR in cellule leucemiche umane”. Votazione 70/70 e lode.
1984-87
Post-doctoral fellow presso il Department of Microbiology and Immunology,
New York Medical College, Valhalla, N.Y. (Chairman: Prof. S. Ferrone).
1987-91
Corso di Specializzazione in Oncologia conseguita presso la 2a Facolta’ di
Medicina e Chirurgia dell’Universita’ degli Studi di Napoli il 25.10.1991. Tesi
sperimentale su “Immunoterapia attiva specifica in pazienti affetti da melanoma avanzato con anticorpi monoclonali murini antiidiotipo generati con anticorpi singenici diretti verso lo High Molecular Weight-Melanoma Associated
Antigen”.
1987-90
Medico contrattista e successivamente assistente medico di ruolo presso la
Divisione di Oncologia Sperimentale 2, del Centro di Riferimento Oncologico
di Aviano.
dal 1990
Aiuto medico incaricato e successivamente di ruolo presso la Divisione di Oncologia Sperimentale 2, del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano.
1992-2010
Responsabile delle attività funzionali e gestionali della “Unità Terapie Immunologiche Innovative” del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano, successivamente ridenominata “U.O. Bioimmunoterapia dei Tumori” ed inserita
nel Dipartimento di Oncologia Medica.
dal 2003
Direttore U.O.C. Immunoterapia Oncologica, Azienda Ospedaliera Universitaria Senese.
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Siena per legatumori
Incarichi di insegnamento presso atenei e istituti di ricerca, esteri e
internazionali, di alta qualificazione
1988-2002
1989-2000
2002 dal 2006 dal 2010
Cultore della Materia , Immunologia ,Facoltà di Medicina e Chirurgia, Universita’ degli Studi di Udine
Adjunct Associate Professor of Microbiology and Immunology, presso il New York Medical College, Valhalla, NY, U.S.A.
Insegnamento Adjunct Professor, College of Science and Biotechnology, Center for Biotechnology, Temple University, Philadelphia, PA, U.S.A.
Docente dell’insegnamento “Tecniche Complementari in Chirurgia Oncologica” del 6° anno della Scuola di Specializzazione in Chirurgia Generale-Indirizzo Chirurgia Generale, della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Siena.
Membro del Collegio della Scuola di Dottorato di ricerca in Genetica, Oncologia e Medicina Clinica
Riconoscimenti per l’attivita’ scientifica svolta
2004 Vincitore del “Premio Internazionale Città di Afragola “Ruggero II° il Normanno”,
XIV Edizione, come testimonianza della sua grande operosità profusa nel campo socio-medico-scientifico, 12 Novembre, Afragola.
2009 Vincitore del “Premio Internazionale S. Caterina Oro Città di Siena 2009”, per la sua
ricerca ed i risultati terapeutici nel settore della ricerca e cura del melanoma, 28
Febbraio, Siena.
2009 Vincitore del “Premio della Scuola Medica Salernitana alla Ricerca in Medicina”, 18
Dicembre, Salerno.
Il prof. Michele Maio
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Siena per legatumori
Periodi di permanenza per qualificazione all’estero
1981
1981
1982
1984-87
1989
Permanenza di 4 settimane presso il Dipartimento di Genetica Umana dell’Universita’ di Leiden, Olanda (Supervisore: Prof. P. Meera Kahn).
“Summer School” presso il Dipartimento di Ematologia dell’Universita’ di
Cambridge, Inghilterra (Supervisore: Prof. F. J. G. Hayhoe).
Permanenza di 4 settimane presso l’Istituto di Immunologia dell’Universita’
di Monaco, Germania (Supervisore: Dr. T. Meo).
Post-doctoral Fellow, Department of Microbiology and Immunology, N.Y.
Medical College, Valhalla, N.Y. (Chairman Prof. S. Ferrone).
Permanenza di 8 settimane presso il Department of Microbiology and Immunology, N.Y. Medical College, Valhalla, N.Y. (Chairman Prof. S. Ferrone).
La consegna del
premio “S. Caterina
d’Oro” nel 2009
L’immunoncologia
è un innovativo oncologica presenta aspetti differenziali imporstrumento terapeutico che si affianca alle armi tanti. Il primo, è che non agisce direttamente
tradizionali fino a oggi utilizzate per la cura dei sulla distruzione della massa tumorale, ma sui
tumori, come la chemioterapia, la radioterapia e meccanismi di difesa messi in atto dal sistema
la chirurgia. L’obiettivo dell’immunoncologia è immunitario; il secondo dipende dal meccanicombattere il tumore stimolando il sistema im- smo d’azione e riguarda gli effetti anti-tumorali
munitario che è il meccanismo di difesa presente dell’immunoterapia che si manifestano in tempi
nel nostro organismo. Le cellule che appartengo- più lunghi: spesso si osserva un iniziale aumenno al sistema immunitario in genere si attivano to della massa tumorale, seguito in un secondo
contro tutto ciò che riconoscono come estraneo, tempo, anche dopo 16-20 settimane dall’ultima
ad esempio le cellule tumorali. Nel caso dei tu- somministrazione, dalla regressione del tumore.
mori, le cellule “impazzite” adottano stratagem- L’immunoterapia ha effetti collaterali diversi da
mi per ingannare il controllo del sistema immuni- quelli tipici della chemioterapia. I più frequenti
tario ed aumentare indisturbate di numero.
sono a carico del sistema gastroenterico (diar-
L’immunoterapia oncologica si è dimostrata in rea, ecc.) e della cute (prurito e dermatite). Anche
grado di bloccare il meccanismo di “maschera- il tempo di insorgenza di questi sintomi è diverso,
mento” delle cellule tumorali e quindi il sistema meno immediato rispetto a ciò che succede con
immunitario, non più ingannato, riesce a colpire la chemioterapia tradizionale tanto che possono
efficacemente il tumore.
passare alcune settimane dalla somministrazio-
Rispetto alla chemioterapia, l’immunoterapia ne del farmaco immunoterapico.
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Siena per legatumori
CON L’IMMUNONCOLOGIA,
LA LOTTA AI TUMORI SI FA FURBA
di Michele Maio (presidente Nibit e Fondazione Nibit, direttore Uoc Immunoterapia
Oncologica Aou Senese Policlinico S.Maria alle Scotte)
L’immunoncologia parla italiano. Il nostro
Paese ha guidato i più importanti studi clinici
con questa nuova arma e Siena è la capofila a livello mondiale. In dieci anni nella città
toscana più di 700 pazienti sono stati trattati
con queste terapie innovative che stimolano il
sistema immunitario a combattere il cancro.
Il melanoma ha rappresentato l’apripista in
sperimentazioni che si sono poi allargate a
molti tipi di tumore, da quelli del polmone,
del rene, della prostata, del colon-retto e del
cervello, fino al mesotelioma e ad altre neoplasie rare.
L’immunoterapia Oncologica del Policlinico
Santa Maria alle Scotte di Siena è tra i primi centri al mondo per numero di patologie
trattate con questo nuovo approccio.
Proprio la città toscana dall’8 al 10 ottobre
2015 ha ospitato il XIII Congresso Nibit
(Network italiano per la Bioterapia dei tumori) con la partecipazione dei più importanti
esperti a livello internazionale. E da Siena
arriva l’appello dei ricercatori perché queste
terapie innovative siano subito disponibili
per i pazienti. Il centro senese è nato dieci
anni fa, all’inizio poteva sembrare una sfida.
Oggi l’immuno-oncologia si è affermata
come la quarta arma disponibile per sconfiggere il cancro, in grado di generare grandi
benefici sia nei tumori solidi che in quelli
ematologici. Il primo farmaco immuno-oncologico approvato, ipilimumab, ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza a lungo
termine nel melanoma in fase avanzata: nel
20% dei pazienti la malattia si ferma o scompare del tutto, e aumenta la sopravvivenza a
lungo termine. In questo tumore della pelle è
ormai possibile evitare la chemioterapia.
Un passaggio che avverrà a breve anche nel
tumore del polmone, con importanti vantaggi
per i pazienti perché oggi uno su cinque trat-
tato con un nuovo farmaco immuno-oncologico, nivolumab, è vivo a tre anni. Siamo di
fronte a un risultato straordinario in una delle patologie a maggiore impatto, con 41.000
nuove diagnosi stimate in Italia nel 2015.
Il 21 luglio scorso la Commissione europea
ha approvato nivolumab nel tumore del polmone non a piccole cellule squamose localmente avanzato o metastatico, precedentemente trattato con la chemioterapia.
Il 23 settembre l’Aifa ha inserito il farmaco
nella lista prevista dalla legge 648/96, consentendo così a 1.400 pazienti colpiti da
questa forma di neoplasia, non inclusi nel
programma di uso compassionevole, di poter disporre del trattamento a totale carico
del Servizio Sanitario Nazionale, Nivolumab,
così come un altro anticorpo diretto contro
il PD-1, pembrolizumab, però non sono stati
ancora approvati nel nostro Paese per il melanoma. E’ importante che anche i pazienti
con questo tipo di tumore della pelle, che nel
2015 in Italia colpirà circa 11.300 persone,
possano accedere quanto prima alla terapia
innovativa. Studi recenti hanno dimostrato
l’efficacia della combinazione di ipilimumab
e nivolumab.
L’associazione ha evidenziato una riduzione
delle dimensioni del tumore, cioè tassi di risposta non solo maggiori rispetti ai due farmaci somministrati in monoterapia ma anche più veloci e duraturi.
Il regime di combinazione nel melanoma
americano è stato approvato recentemente
negli Stati Uniti dalla Food ad Drug Administration (FDA), ma spesso i pazienti italiani
devono attendere molti mesi prima di poter
accedere a queste armi. Chiediamo alle Istituzioni di prevedere approvazioni accelerate
quando si tratta di terapie realmente innovative. L’obiettivo di cronicizzare la malattia,
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Siena per legatumori
già raggiunto in alcuni pazienti con melanoma, potrà essere esteso ad altri tipi di tumore
grazie all’associazione di queste molecole. I
risultati degli studi nel melanoma rafforzano
le nostre convinzioni che le future terapie
consisteranno nella combinazione di più farmaci immuno-oncologici, tra cui nivolumab
e ipilimumab, che possono modulare il sistema immunitario per offrire ai pazienti
con tumore opzioni di maggiore efficacia,
più di quanto si possa ottenere con gli attuali
approcci terapeutici.
Nel 2011, la sopravvivenza a lungo termine
in pazienti con melanoma metastatico era
un risultato impensabile, ma l’introduzione
di ipilimumab ha aiutato a rendere questo
obiettivo una realtà per il 20% dei pazienti.
Ora stiamo incrementando questi successi
con nivolumab, il primo inibitore di PD-1 a
dimostrare un aumentato beneficio in termini di sopravvivenza. Stiamo assistendo
a risultati importanti anche nel tumore del
rene. Nivolumab infatti ha dimostrato di ridurre il rischio di morte del 27% nelle persone colpite dalla malattia in fase metastatica rispetto alla terapia standard. Gli studi di
fase I sono fondamentali per implementare
questo tipo di conoscenze, anche se in Italia
sono in netto calo.
Il ruolo del Nibit. Uno degli obiettivi del
Nibit (Network italiano per la bioterapia
dei tumori) è proprio quello di promuovere sperimentazioni pre-clinche e cliniche in
grado di portare risultati immediati al letto
del paziente. Il Nibit riunisce in rete le più
importanti strutture italiane, circa 50, che si
occupano di bioterapia dei tumori. Nel 2012,
da una costola del network è nata la Fondazione Nibit.
Questo ente vuole sviluppare studi spontanei
con finalità non commerciali che si occupano di alcune patologie “di nicchia”. Partendo dai dati generati dal nostro centro a Siena nel corso di sperimentazioni spontanee
sono nati studi registrativi internazionali, ad
esempio nel mesotelioma, per il quale partirà
nella città del Palio uno studio clinico che
combinerà i due anticorpi tremelimumab e
durvalumab diretti contro le molecole Ctla4 e Pd-1.
L’Abc dell’immunoterapia oncologica
L’immunoterapia applicata al trattamento
dei tumori è la nuova arma di disposizione
dell’oncologo medico: si affianca alle terapie
tradizionali – chirurgia, radioterapia e chemioterapia – e contrasta la malattia attraverso la stimolazione del sistema immunitario.
Nel cancro, le cellule maligne possono evadere attraverso vari meccanismi il controllo
immunitario, “arrestando” la risposta immune e continuando a replicarsi.
Il tempo di latenza. Un farmaco immuno-oncologico non genera risultati visibili
nell’immediato, poiché non colpisce direttamente le cellule tumorali, ma va ad attivare
il sistema immunitario per ottenere la risposta desiderata. Il reale beneficio clinico non
deve quindi essere valutato nei tempi e con le
metodiche standard della terapia oncologica
“classica”. Infatti è possibile notare un iniziale aumento della massa tumorale, seguito
solo in un secondo tempo da una riduzione.
In alcuni casi, possono trascorrere anche
16-20 settimane perché si possa evidenziare radiologicamente una risposta. Una volta che ciò è avvenuto, però, si instaura una
“memoria immunologica”, per cui le risposte o le stabilità di malattia possono essere
durature nel tempo, con un chiaro impatto
sulla sopravvivenza dei pazienti. Un’altra
differenza importante rispetto alle terapie
classiche è che, col tempo, queste ultime
possono selezionare ceppi di cellule tumorali con una maggiore resistenza ai farmaci,
con una conseguente evoluzione rapida della
neoplasia. Nel caso dell’immunoterapia, invece, non agendo direttamente sulla cellula
tumorale, ma sul sistema immunitario, non
avviene tale selezione e, anche quando la malattia progredisce, l’evoluzione tende a essere
più lenta.
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Siena per legatumori
In entrambe le foto
la biologa
Erica Bertocci
valuta l’effetto di
farmaci demetilanti
sulle cellule di
melanoma A375
I LINFOCITI T
“escape” immunitario, che permette al tumore
Le cellule che il sistema immunitario produce per di diffondersi. Un aspetto della ricerca immuscovare e distruggere i microorganismi che cau- no-oncologica include inoltre lo studio di come
sano la malattia sono chiamate cellule T. Le te- i tumori riescono ad adattarsi per evitare la loro
rapie immuno-oncologiche interagiscono con il distruzione e non essere riconosciuti dal sistema
sistema immunitario per stimolare la produzione immunitario, limitando così l’efficacia di alcuni
e l’attivazione delle cellule T (o linfociti T), che a trattamenti. Analogamente, i ricercatori stanno
loro volta identificano e distruggono le cellule anche studiando vie che possano potenziare la
tumorali per prevenire la diffusione del tumore. produzione di cellule T, così come quelle vie che
Talvolta, tuttavia le cellule tumorali riescono ad inibiscono la rapida crescita delle stesse cellule
adattarsi e non sono riconosciute dal sistema T e la loro capacità di distruggere le cellule tuimmunitario, secondo un processo denominato morali.
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Siena per legatumori
Faccia a Faccia fra Giovanni Minoli
e Michele Maio
Il medico che dirige l’Immunoncologia di Siena risponde
alle domande del fondista su Radio 24
Perché l’ immunoterapia riesce dove la chemio e la radio non ce la fanno?
“L’immunoterapia rieduca il nostro sistema immunitario a tenere sotto controllo il tumore”.
Come funziona?
“Utilizziamo dei farmaci somministrati per via endovenosa, che non devono distruggere le cellule tumorali ma
devono attivare il sistema immunitario aiutandolo a tenere sotto controllo la malattia”.
E’ il risveglio del sistema immunitario?
“Molte volte il sistema immunitario di ciascuno di noi elimina le cellule trasformate. Ma può succedere che nel
corso della nostra vita tali cellule si modifichino e sfuggano al controllo, così con l’immunoterapia riattiviamo
le possibilità dell’organismo di reagire e colpire le cellule modificate”.
La chemio invece distrugge anche le cellule sane?
“Con la chemio si agisce in maniera indiscriminata, distruggendo anche le cellule normali. I capelli cadono
perché distruggiamo le cellule che li producono, la chemio ha effetti collaterali importanti”.
Gli effetti collaterali della chemio sono pesanti e quelli dell’immunoterapia?
“Gli effetti collaterali sono molto diversi, per esempio non cadono i capelli, non c’è nausea, né vomito. Con
l’immunoterapia gli effetti collaterali possono essere anche importanti, legati al meccanismo di attivazione del
sistema immunitario ma sappiamo comunque tenerli sotto controllo”.
Che effetti si possono riscontrare?
“Diarrea, alterazioni della funzionalità epatica, manifestazioni endocrine cutanee e neurologiche, ma in
percentuali molto ridotte”.
E’ vero che funziona meglio contro i tumori più aggressivi?
“I maggiori risultati si sono ottenuti con il melanoma cutaneo. Di questo tumore fino a qualche anno fa si
moriva senza scampo, ora abbiamo allungato le aspettative di vita dei pazienti e in alcuni casi
verosimilmente abbiamo ottenuto la guarigione”.
Abbiamo sentito un paziente curato nel suo centro che
presentava tumori dappertutto con moltissimi linfonodi
colpiti, metastasi al cervello e alle ossa, ora è guarito.
Non c’è più traccia di tumore da nessuna parte in questo
paziente? Una volta questi si chiamavano miracoli…
“No, non parlerei di miracoli, è il risultato della terapia grazie alla
quale il paziente non presenta più malattia”.
Quanti pazienti ha in cura?
“Tanti, centinaia e centinaia. A Siena
vediamo pazienti che vengono da tutta
Italia e dall’estero, perché abbiamo
una ampia gamma di sperimentazioni
cliniche e possiamo trattare la maggior
parte dei tumori”.
Di
quanto
si allunga
la
prospettiva di vita?
“L’immunoterapia tende a migliorare la
sopravvivenza, quando funziona,
per molti mesi. L’obbiettivo
ultimo è di aumentare
la
sopravvivenza
a
lunghissimo termine”.
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Siena per legatumori
Monitoraggio delle sperimentazioni clinico-farmaceutiche nell’Immunoncologia di Siena
Allungare la vita apre il cuore anche a voi?
“L’obbiettivo è quello di cercare di aumentare la percentuale dei pazienti che tornano alla vita di prima o a una
nuova vita”
Un ascoltatore chiede se funziona con il tumore al cervello?
“I tumori al cervello sono stati sempre esclusi dall’immunoterapia. Oggi il concetto sta cambiando, proprio in
questo periodo stiamo sperimentando una cura per un tumore che nasce nel cervello, mentre da
tempo stiamo curando pazienti con metastasi cerebrali di melanoma con ottimi risultati”.
I farmaci che lei usa hanno un nome?
“Sono degli anticorpi che si legano a molecole del sistema immunitario e le
attivano”.
E’ vero che c’è un vaccino in Germania che cura il tumori?
“I vaccini che attivano il sistema immunitario si usano da anni, come
certi ricercatori tedeschi che conosco molto bene”
Dica la verità i tedeschi hanno speso la sua invenzione?
“Hanno speso una possibilità terapeutica che noi conosciamo da
molto tempo, l’hanno comunicata in maniera efficace, in modo da
fare notizia”.
Perchè si parla di loro e non di voi?
“Credo che sia colpa di tutti noi, una corretta informazioni sulle
tante cose competitive che facciamo in Italia in molto casi manca”.
Lei ha studiato in America e poi è tornato in Italia….
“Sono rientrato in Italia perché volevo mettere in piedi un
programma sull’immunoterapia in cui credevo molto. Non è stato
facilissimo, ma ora i risultati si vedono”.
Le sue nuove sfide quali sono?
“Dalla fine dell’anno avremo nuovi farmaci, nuove molecole che
utilizzeremo verso nuovi bersagli immunologici, saremo ancora più
forti nel rispondere al tumore”.
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Siena per legatumori
L’INTERVISTA CON LA LILT
“A Chicago abbiamo
presentato lo studio
unico al mondo per la
cura del mesotelioma”
In arrivo nuove molecole per sconfiggere i tumori:
il lavoro di Michele Maio e del suo staff
A cura di Gaia Tancredi
Vice Presidente LILT siena
Al 52° congresso annuale dell’ASCO, American
Society of Clinical Oncology, che si è appena concluso a Chicago è stato protagonista assoluto il
centro diretto dal dottor Michele Maio di Immunoncologia di Siena: l’unico esistente in Italia. Lo
ha intervistato Gaia Tancredi, vicepresidente di
Legatumori Senese.
Quali nuove possibilità di cura avete illustrato
alla comunità scientifica mondiale?
“Abbiamo presentato due studi importanti e soprattutto unici al mondo. Il primo studio è finalizzato alla cura del mesotelioma pleurico, tumore
per il quale non abbiamo nessun’altra cura possibile. La cura combina due anticorpi diversi che
hanno entrambi la capacità di attivare il sistema
immunitario agendo su due fronti. Non abbiamo
presentato i risultati dello studio, lo faremo l’anno prossimo, visto che abbiamo già inserito nella
sperimentazione trenta pazienti dei quaranta affetti da mesotelioma pleurico che si sono rivolti al
nostro centro per la cura”.
Siena si è distinta anche per un altro studio molto importante e anch’esso unico al mondo, di che
cosa si tratta?
“Lo studio anch’esso unico al mondo combina un
farmaco immunoterapico che sappiamo funziona
bene nel melanoma con un farmaco epigenetico. I
farmaci epigenetici agiscono sul DNA delle cellule tumorali, rendendole visibili al sistema immunitario. L’idea è quella di usare un farmaco epigenetico e attivare con l’anticorpo, che conosciamo
molto bene, il sistema immunitario. La sequenza dei trattamenti può dare risultati notevoli. Il
futuro dell’Immunoterapia del resto va verso la
combinazione di farmaci che possano potenziarsi reciprocamente”.
Il grande merito di queste possibilità terapeutiche è quello di saper attrarre un gran numero di
pazienti su Siena che provengono da altri bacini,
come accade solo per le eccellenze.
Siena per legatumori
“Il mesotelioma è una malattia che praticamente
non esiste a Siena, quindi tutti i pazienti che abbiamo provengono dal resto d’Italia e dall’estero”.
La notorietà del centro senese cresce ogni giorno
di più. Riusciamo a far fronte a tutte le richieste?
“Ce la facciamo solo se riusciamo a lavorare tutti
nella direzione in cui bisogna lavorare, dobbiamo potenziare il sistema per dare una risposta a
una percentuale sempre maggior di pazienti che
si rivolgono a noi e che vengono da tutta Italia e
da molte parti del mondo. Sanno di trovare una
fortissima competenza nella cura e nelle ricerca per le sperimentazioni cliniche. Dopo l’estate
avremo a disposizione nuove molecole e nuovi
farmaci mai utilizzati a Siena per la cura di alcuni
tumori, sarà uno dei tre centri in Europa a poterli
sperimentare. Ma abbiamo 550 pazienti in lista,
potenziare diventa primario per poter accogliere
tutte le richieste”.
In alto:
Gaia Tancredi
intervista il Prof. Maio
In basso:
Maio confronta
con i propri
collaboratori i metodi
di identificazione
degli antigeni con la
citofluorimetria
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UTILIZZO DEI VACCINI IN ONCOLOGIA
Michele Maio, Luana Calabrò, Arianna Burigo –
U.O.C. Immunoterapia Oncologica Azienda Ospedaliera Universitaria Senese
INTRODUZIONE
L’oncologia è una disciplina medica in continua e rapida evoluzione grazie ai numerosi progressi che la ricerca scientifica sta compiendo nella cura dei tumori sia a livello pre-clinco che clinico. Oggi disponiamo di più opzioni terapeutiche che prevedono, in aggiunta alle terapie convenzionali di provata efficacia clinica (chirurgia, chemioterapia, radioterapia, ormonoterapia), nuovi approcci di bioterapia dei tumori derivati dalla conoscenza di molteplici meccanismi
coinvolti nella trasformazione neoplastica e nella progressione di malattia.
Tra le differenti strategie di bioterapia, attualmente utilizzate prevalentemente nell’ambito di studi clinici, la vaccinoterapia altrimenti detta immunoterapia attiva specifica, rappresenta un trattamento che mira ad indirizzare l’attività del
sistema immunitario del paziente affetto da cancro contro le proprie cellule tumorali. Tale approccio terapeutico, largamente utilizzato in clinica, rappresenta un trattamento in continua evoluzione grazie alle sempre più approfondite
conoscenze dei meccanismi immunologici che regolano l’interazione tumore-ospite, cioè l’interazione tra la malattia
ed il sistema immunitario del paziente affetto da tumore.
IN BREVE
Cos’è la vaccinoterapia: è una strategie terapeutica innovativa utilizzata nella terapia dei tumori.
Come funziona: il vaccino “addestra il sistema immunitario del paziente a riconoscere e combattere le cellule tumorali
con maggiore efficacia.
Quando si utilizza: nel caso dei tumori la vaccinoterapia è una strategia terapeutica di norma utilizzata in presenza di
malattia.
COS’E’ LA VACCINOTERAPIA ANTI-TUMORALE
La vaccinoterapia in oncologia non ha lo scopo di prevenire l’insorgenza del tumore bensì di curare pazienti che ne
sono già affetti pertanto è più correttamente definita come “vaccinazione terapeutica”. Al contrario, la vaccinazione
diretta contro agenti infettivi, ad esempio nel caso del vaccino anti-influenzale, è una modalità terapeutica intrapresa
per prevenire la malattia. Solamente nel caso del carcinoma della cervice uterina e dell’epatocarcinoma il vaccino può
essere impiegato, in ambito oncologico, con finalità preventiva proprio perché, in questi casi, agisce contro l’agente
infettivo coinvolto nell’insorgenza di tali specifici tipi di tumore.
L’obiettivo principale della vaccinoterapia è di stimolare una risposta immunitaria anti-tumorale nel paziente affetto
da cancro, tramite l’utilizzo di antigeni tumorali che vengono somministrati in forme diverse. Ciò significa che il sistema immunitario viene “addestrato” a rispondere e a combattere il tumore più efficacemente.
COME FUNZIONA ?
Le cellule tumorali possono presentare sulla loro superficie alcune proteine o frammenti di proteine denominati antigeni tumore-associati (TAA) che possono essere riconosciuti come estranei da parte del sistema immunitario dell’ospite , stimolando quindi una specifica ed efficacie risposta immunitaria diretta contro le stesse cellule tumorali che li
esprimono. Tuttavia, il sistema immunitario, soprattutto nel corso della progressione neoplastica, non riesce sempre
a riconoscere e distruggere le cellule neoplastiche per cause che dipendono:
• dalla capacità delle cellule neoplastiche di adattarsi ad un microambiente sfavorevole eludendo quindi la sorveglianza immunitaria;
• da alterazioni del sistema immune del paziente affetto da tumore.
Questo significa che il sistema immunitario non è sempre in grado di svolgere efficacemente la sua funzione ovvero di
eliminare le cellule tumorali, le quali possono continuare a crescere e a svilupparsi indisturbate con una conseguente
progressione di malattia.
La vaccinoterapia agisce inducendo o aumentando il riconoscimento specifico delle cellule neoplastiche da parte del
sistema immunitario del paziente affetto da tumore, rompendo questo stato di “tolleranza immunologica” indotto dal
tumore, e generando risposte cellulari e/o anticorpali, dirette verso gli antigeni tumore-specifici, in grado di eliminare
le cellule trasformate.
TIPI DI VACCINI UTILIZZATI IN CLINICA
I vaccini anti-tumorali possono essere costituiti da cellule tumorali autologhe o allogeniche, lisati cellulari, anticorpi
anti-idiotipici, cellule dendritiche caricate con peptidi (piccoli frammenti proteici) tumorali antigenici e/o DNA. Questi
vaccini sono in genere somministrati insieme ad adiuvanti, cioè in associazione a sostanze che potenziano la risposta
immunitaria.
APPLICAZIONE CLINICA DELLA VACCINOTERAPIA
Nell’ultimo decennio la maggior parte dei dati clinici relativi all’utilizzo della vaccinoterapia anti-tumorale è stata prodotta nel melanoma cutaneo. Questa neoplasia, per l’assenza di valide opzioni terapeutiche quando è metastatica e
per l’approfondita conoscenza della immunobiologia delle cellule neoplastiche, rappresenta, infatti, il “modello” principale di sperimentazione clinica dei vaccini terapeutici. Peraltro, esperienze cliniche condotte inizialmente nel melanoma cutaneo sono frequentemente trasferite ad altre neoplasie umane di diverso istotipo. Differenti approcci di
vaccinoterapia sono attualmente attivi, nell’ambito di studi clinici di fase II o di fase III, in pazienti affetti da melanoma
cutaneo, tumore del polmone, della prostata, del rene, della mammella, dell’ovaio e nelle neoplasie ematopoietiche.
Peraltro, nuovi studi clinici sono in fase di attivazione per altri tumori.
MODALITA’ DI SOMMINISTRAZIONE DEL VACCINO
La via di somministrazione del vaccino dipende sostanzialmente dal tipo di vaccino utilizzato, tuttavia, nella maggior
parte dei casi, la via intramuscolare, sottocutanea o intradermica è quella principalmente utilizzata.
QUANDO E A CHI PROPORRE LA VACCINOTERAPIA?
La vaccinoterapia può essere di norma utilizzata in tutte le fasi della malattia oncologica, dagli stadi iniziali fino alla
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Siena per legatumori
malattia avanzata. Tuttavia, emerge sempre più chiaramente dall’esperienza clinica che per ottenere validi risultati
terapeutici con la vaccinoterapia è necessaria un’accurata selezione dei pazienti. I punti critici possono schematicamente riassumersi in:
• caratterizzazione biologica della lesione tumorale e delle caratteristiche immunologiche del paziente: grazie a sofisticate tecniche di alta specializzazione, è possibile stabilire il profilo genotipico, fenotipico ed immunologico del
tumore e/o del paziente, che ne rende possibile da parte dell’oncologo l’inserimento nel trattamento più adeguato.
• valutazione clinica ed identificazione del tempo ottimale per l’inizio della vaccinoterapia:
I migliori candidati ad un trattamento di vaccinoterapia sono generalmente i pazienti che hanno un ridotto quantitativo
di malattia o che non ne hanno evidenza clinica (ad es. dopo rimozione chirurgica del tumore o dopo remissione clinica
del tumore in seguito a trattamento chemioterapico) ma con alto rischio di ripresa di malattia. Infatti, a differenza della chemioterapia il cui diretto effetto tumoricida si può osservare rapidamente, anche dopo 1-2 mesi di trattamento,
la vaccinoterapia, in virtù del differente meccanismo di azione, necessita di un tempo più lungo per indurre il sistema
immunitario del paziente a combattere le cellule tumorali. Può pertanto accadere nelle fasi iniziali della vaccinoterapia,
di osservare un aumento delle lesioni tumorali in quanto il vaccino ha bisogno di ulteriore tempo per produrre i suoi
effetti.
STRATEGIA TERAPEUTICA
La vaccinoterapia si sta sempre più integrando nel percorso terapeutico complessivo del paziente oncologico, contribuendo a creare un approccio terapeutico “multimodale” che prevede l’utilizzo combinato o sequenziale di diverse
strategie terapeutiche (es. chirurgia, radioterapia, chemioterapia).
Un esempio è rappresentato dalla recente attivazione di studi clinici che prevedono l’utilizzo di vaccini antitumorali
dopo completa rimozione chirurgica della neoplasia seguita o meno da chemioterapia (es. nel tumore del polmone o
nel melanoma cutaneo).
EFFETTI COLLATERALI
La vaccinoterapia è una modalità terapeutica mirata, cioè in grado di distruggere esclusivamente o prevalentemente
le cellule tumorali, minimizzando quindi la tossicità sulle cellule sane. Pertanto, gli effetti collaterali relativi ad un trattamento di vaccinoterapia, hanno una durata limitata nel tempo e la loro comparsa ed intensità varia da soggetto a
soggetto. Schematicamente essi possono essere suddivisi in locali e sistemici:
• effetti collaterali locali:
arrossamento cutaneo di diverso grado, prevalentemente nel punto di somministrazione del vaccino, talora associato
a prurito. E’ in genere transitorio (2-3 giorni). Se persistente o di grado severo può essere praticata terapia con antistaminici e/o cortisonici.
• effetti collaterali sistemici:
a) Sindrome simil-influenzale (febbre, cefalea, mialgie) che può essere
efficacemente risolta con assunzione di paracetamolo;
b) Reazioni allergiche di vario grado fino, molto raramente, allo shock
anafilattico.
Quest’ultimo evento avverso si manifesta solitamente nelle fasi iniziali della somministrazione del vaccino. Per questo motivo i pazienti
in trattamento sono sottoposti ad attento monitoraggio dei parametri
funzionali ( pressione arteriosa, battito cardiaco, temperatura corporea,
ecc.) durante il trattamento stesso, al fine di garantire una immediata
gestione ed un adeguato trattamento di eventuali effetti collaterali che
potrebbero insorgere.
CONCLUSIONI
I risultati fino ad oggi ottenuti con la vaccinazione terapeutica dei tumori
nell’ambito di studi clinici sono promettenti, e suggeriscono fortemente
che in un prossimo futuro l’identificazione di nuovi antigeni tumorali e di
metodologie di vaccinazione più efficaci la renderanno un trattamento
standard in molte neoplasie, sia singolarmente che in associazione ad
altre modalità terapeutiche.
A lato: il dr. Antonello Lamboglia allestisce i campioni biologici dei pazienti iscritti nella sperimentazione clinica
Sotto: Le biologhe Patrizia Tunici ed Erica Bertocci valutano la crescita delle culture cellulari (ingrandimento a fianco)
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Legatumori per Siena...
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