FITP - Sede legale: Box 001 Centro Uffici (T) Viale Ammiraglio Del Bono, 20 - 00122 Roma Segreteria del Presidente nazionale: Via Sapienza, 20 - 71013 - S. Giovanni Rotondo - Tel. e fax 0882 441108 n. 4 IL FOLKLORE D’ITALIA ANNO XIV luglio / agosto 2012 n. 03 / 2012 Rivista bimestrale della Federazione Italiana Tradizioni Popolari www.fitp.org Federazione Italiana Tradizioni Popolari Consulta Scientifica UFFICIO TESSERAMENTO Via San Sebastiano, 16/18 98122 Messina Tel. e Fax: 090.771398 [email protected] SEGRETARIO GENERALE Contrada Chiusa Lotto 4/b Loc. Simeri Mare Villaggio Santa Lucia 88050 Simeri Crichi (CZ) Tel.: 0961.881609 - 0961.794388 Fax: 0961.881491 [email protected] UFFICIO TESORERIA C.da Conca d’Oro, Garden Ville, 16 98168 Messina Tel.: 090.355604 [email protected] UFFICIO STAMPA Cdp Service - San Severo (FG) www.cdpservice.it Tel. e Fax: 0882 375761 [email protected] EMILIA ROMAGNA Sauro Casali (commissario) PRESIDENTE Mario Atzori MOLISE VICEPRESIDENTE Patrizia Resta PIEMONTE FRIULI VENEZIA GIULIA Giampiero Crismani PUGLIA LAZIO Ivo Di Matteo COMPONENTI Gian Luigi Bravo Sergio Bonanzinga Pino Gala Vincenzo Spera Leonardo Alario SEGRETERIA PRESIDENZA NAZIONALE Via Sapienza, 20 71013 San Giovanni Rotondo (FG) Tel. e Fax: 0882.441108 [email protected] MARCHE Mario Borroni Antonio Giuliani Bernardo Beisso Fedele Zurlo Nino Agostino SARDEGNA Consiglio Nazionale Vittorio Fois Mario Pau Luigi Usai Daniel Meloni COORDINATORE NAZIONALE SICILIA Maria L. De Dominicis Consiglieri ABRUZZO Maria L. De Dominicis BASILICATA Pasquale Casaletto CALABRIA Carmine Gentile Maria Teresa Portella CAMPANIA Fabio Del Mastro Leonardo Bianco FRIULI VENEZIA GIULIA Mario Srebotuyak LAZIO Giuseppe d’Alessandro LIGURIA Luciano Della Costa LOMBARDIA Luigi Sara Giovanni Bossetti LOMBARDIA Giancarlo Castagna MARCHE Pamela Trisciani Antonella Castagna Santo Gitto MOLISE Ivo Polo TOSCANA PIEMONTE Andrea Flamini TRENTINO ALTO ADIGE PUGLIA Tommaso Russo UMBRIA SARDEGNA Giommaria Garau VALLE D’AOSTA SICILIA Alfio Russo VENETO TOSCANA Francesco Castelli Marco Fini Miriam Betti Pederiva Francesco Pilotti Susi Lillaz Gianni Marini EMILIA ROMAGNA Sauro Casali LIGURIA Milena Medicina Presidenti Comitati Regionali ABRUZZO Fidio Bianchi BASILICATA Pietro Basile CALABRIA Michele Putrino CAMPANIA Francesco Coccaro TRENTINO ALTO ADIGE Miriam Betti Pederiva UMBRIA Floriano Zangarelli VALLE D’AOSTA Susi Lillaz (commissario) VENETO Adriano Bissoli IL FOLKLORE D’ITALIA 6 Italia e Regioni Chianciano Terme sede della 31^ edizione del Raduno nazionale targato FITP Chianciano terme 10 n. 04 / 2012 IL FOLKLORE D’ITALIA Bimestrale d‘informazione Anno XIV n. 4 - LUGLIO / AGOSTO 2012 Registrazione al Tribunale di Foggia n. 9 dell’8 aprile 2008 DIRETTORE RESPONSABILE Benito Ripoli COORDINAMENTO RED.LE Antonio d’Amico Leo Conenno Elvira La Porta Rita Laguercia PROGETTO GRAFICO Sinkronia studio - www.sinkronia.it STAMPA Grafiche Lucarelli - Ariano Irpino Notizie e curiosità sulla città della salute tappa dell’edizione 2012 di “Italia e Regioni” FEDERAZIONE ITALIANA TRADIZIONI POPOLARI PRESIDENTE NAZIONALE Benito Ripoli 12 VICE PRESIDENTI Nino Indaimo Luigi Scalas Tradizioni popolari e antropologia culturale Un “viaggio” a cura del presidente della consulta scientifica, Mario Atzori Balli a poesia nella Toscana meridionale 20 Nel testo di Pino Gala, componente della consulta scientifica, un excursus dettagliato 22 Il matrimonio e i suoi rituali Al convegno di Baranello storie di ieri e di oggi www.fitp.org ASSESSORI EFFETTIVI Donatella Bastari Gerardo Bonifati Fabrizio Cattaneo Enzo Cocca Fabio Filippi Gesualdo Pierangeli ASSESSORI SUPPLENTI Giuliano Ierardi Renata Soravito SEGRETARIO GENERALE Franco Megna TESORIERE Tobia Rinaldo VICE TESORIERE Nicola Fabrizio COLLEGIO SINDACI REVISORI Francesco Fedele (presidente) Giovanni Soro (vicepresidente) Ancilla Cornali (membro effettivo) Giampiero Cannas (membro supplente) COLLEGIO PROBIVIRI Gavino Fadda (membro effettivo) Franco Folzi (membro effettivo) Dionigi Garofoli (membro effettivo) Sauro Casali (membro supplente) COMITATO D’ONORE FITP Past President Lillo Alessandro Presidente Onorario Luciano Della Costa Comitato Dei Saggi Luciano Della Costa Aldo Secomandi Staff del Presidente Bruno Bordoni Mario Borroni Monica Castrilli Francesca Grella Concetta Masciale Cerimoniere Michele Putrino www.fitp.org 3 { editoriale La vita è un dono meraviglioso e una splendida poesia di Benito Ripoli Presidente Nazionale FITP 4 Negli ultimi tempi mi capita spesso di sognare. Sogno di volare e sovrastare le caducità, le debolezze e le fragilità dell’uomo. Sogno di essere un personaggio biblico o un condottiero della togata Storia. Sogno di essere, una volta un grande calciatore, un’altra un astronauta, un’altra ancora un eroe d’altri tempi. La mattina mi sveglio e del sogno non rimane che un velato ricordo. L’inconscio ci fa vivere, con i sogni, suggestioni inappagate, altre mai desiderate. Curioso è stato il sogno della notte appena trascorsa. Ho sognato di essere il comandante di un veliero d’altri tempi. Intento a dirigere, con perizia ed orgoglio, le operazioni di navigazione, non mi accorgo che dalla parte oppo- sta della plancia di comando, uno sparuto gruppo di uomini, guidati da un “novello profeta del nulla”, cerca di sovvertire l’ordine di bordo. La determinata reazione dell’equipaggio impedisce l’ammutinamento e i rivoltosi, arrestati, vengono chiusi nella stiva (triste fine di arrivisti e ambiziosi). Le prime luci dell’alba, che hanno appena allontanato il buio della notte, salutano il mio risveglio, ma con le immagini vive del sogno notturno. Mi chiedo perché questo sogno si è impresso, a differenza di altri, nel mio inconscio. Che significato può avere? Il grande Pascoli mi dà la sua risposta: “Il sogno è l’infinita ombra del vero” (Alexandros). Questa immagine fortifica il mio animo, nutre il mio cuore e mi spinge a proseguire, nel cammino, perché le colombe volano libere nell’azzurro cielo, i gufi vivono nell’ombra, nel nulla del nulla. Di buon mattino, mi avvio verso gli uffici della Federazione con la mente obnubilata da contrastanti pensieri. Entro in sede e non ho più tempo per pensare, subito preso dal mio lavoro con i gruppi, i presidenti e, soprattutto, con i miei giovani. Il mio umore cambia del tutto nel momento in cui apro la posta e leggo una missiva del dottor Michele Putrino, memoria storica della Federazione e, da sempre, mio punto morale di riferimento, che, in ogni occasione, mi offre pillole di saggezza, che illuminano e indirizzano le mie decisioni. La lettera ha il potere di liberare la mia mente dai foschi pensieri, provocati dal sogno. Decido di rispondergli e lo faccio, con lettera aperta, per testimoniargli l’importanza dell’“exempla trahunt” del vescovo di Ippona, da lui, mirabilmente, incarnato. “Chi semina virtù, fama raccoglie” (Leonardo da Vinci). “Sento sempre nostalgia della tua voce, dei tuoi ammonimenti…” Siamo in un punto buio della notte, ci siamo ormai persi la sentinella biblica a cui chiedere notizie sull’arrivo di un’agognata alba, forse ci siamo abituati alle luci artificiali e il tempo dell’attesa si è come impigliato in una nube tossica di oblìo, d’indolente distrazione, di colpevoli amnesie, che assediano il nostro presente. Nei momenti di scoramento, le tue lettere, i tuoi IL FOLKLORE D’ITALIA FITP - Sede legale: Box 001 Centro Uffici (T) Viale Ammiraglio Del Bono, 20 - 00122 Roma Segreteria del Presidente nazionale: Via Sapienza, 20 - 71013 - S. Giovanni Rotondo - Tel. e fax 0882 441108 n. 3 ANNO XIV maggio / giugno 2012 Rivista bimestrale della Federazione Italiana Tradizioni Popolari Festival e tournée un’estate tutta da vivere www.fitp.org dianamente, un dono prezioso da custodire con cura. C’è chi la vive in tutta pienezza, chi ne è soltanto spettatore, chi decide di viverla a modo proprio, chi invece “si lascia vivere”. Ogni esperienza diventa un frammento della nostra anima, che andrà a costruire le persone che siamo. La vita è una splendida poesia e va riempita di valori (legge morale di Kantiana memoria). Michele (e tutti Voi Padri del Folklore) la tua saggezza continuerà a irradiare luce e calore. A me, a tanti, a tutti. Sempre ci indicherai la via maestra. “Una via fatta anche di ideali, poiché un uomo senza sogni e ideali è solo un pupazzo che si agita nel nulla”, come affermava Catullo. ANNO XIV N. 2 MARZO/APRILE 2012 1 NOTIZIARIO BIMESTRALE DELLA FEDERAZIONE ITALIANA TRADIZIONI POPOLARI - VIA F. STILICONE, 191 - 00175 ROMA - SEGRETERIA DEL PRESIDENTE: VIA SAPIENZA, 20 - 71013 - S. GIOVANNI ROTONDO - TEL. E FAX 0882 441108 - WWW.FITP.ORG di un vacuo immaginario di un’etica pubblica. “I giovani sono la speranza e la primavera della vita” (Pierre de Ronsard). Mi chiedo. Michele, dov’è la Pasqua della responsabilità sociale e della convivialità culturale? Anche la Chiesa pare più votata all’autodifesa che non all’annuncio. Io dico, ne sono certo, che noi, forgiati alla scuola della FITP, dobbiamo denunciare il male, non per stimolare cinismo e rassegnazione, ma per allenare la coscienza alla ricerca del bene, del giusto, del bello. Dobbiamo ricercare il profilo dell’aurora, anche quando ci sentiamo sprofondati nel buio degli abissi. La vita è un dono meraviglioso, come Voi Padri c’insegnate quoti- NOTIZIARIO BIMESTRALE DELLA FEDERAZIONE ITALIANA TRADIZIONI POPOLARI - VIA F. STILICONE, 191 - 00175 ROMA - SEGRETERIA DEL PRESIDENTE: VIA SAPIENZA, 20 - 71013 - S. GIOVANNI ROTONDO - TEL. E FAX 0882 441108 - WWW.FITP.ORG scritti, le tue preghiere, le tue sacre sfuriate (rare), la tua dolcezza accogliente, sono fasci di luce che illuminano i miei passi. Vedi Michele, (ripenso, per un momento, al mio sogno), la crisi del mondo scopre le sue carte persino con un meschino “ominicchio”, che, eruttando infingardaggini e ipocrisie, crea momenti di sconcerto a chi cerca di lavorare con serietà, coscienza e responsabilità. Oggi che l’economia appiccica prezzi e toglie valore alle persone; la mercificazione non ha il senso del limite e anche i bambini sono merce-lavoro, esposti a qualsivoglia violazione; i vecchi sono delocalizzati dalla finanza domestica e rottamati o esiliati; le donne pagano a prezzo salatissimo la rivendicazione della propria libertà-dignità; oggi che incombe la stagione degli acchiappa fantasmi, è splendido il tuo esempio, nella sua semplicità. Come si può rimanere indifferenti dinanzi alla tua accorata apologia della Federazione e dei comportamenti di tutti i suoi figli, in occasione de “Il Fanciullo e il Folklore” ad Alberobello...? Speriamo che i nostri giovani (sono certo e fiducioso), seguendo il tuo esempio e quello di tutti i Padri del Folklore, si tengano lontani dalla ruvida antropologia dell’antisemitismo, tengano a debita distanza la fredda cattedra di realismo benpensante, che non si occupa di poveri, disoccupati, di esuberi, di quelle “pietre di scarto”, che nel Vangelo sono le “pietre angolari” della salvezza: quelli che girano lo sguardo da un’altra parte, quelli che fingono di non vedere l’orrore. Quelli sono gli eroi di cartapesta n. 04 / 2012 ANNO XIV N. 1 GENNAIO/FEBBRAIO 2012 Vi aspettiamo ad Alberobello Il Fanciullo e il Folklore 2012 20/22 aprile 5 ABBONATI A “IL FOLKLORE D’ITALIA” Per ricevere a casa la rivista bimestrale “Il Folklore d’Italia” basterà compilare il modello in pdf e sottoscrivere l’abbonamento con le indicazioni previste sul sito www.fitp.org www.fitp.org italia e regioni Le Tradizioni Popolari nella terra delle terme Dal 14 al 16 settembre tre giorni di folklore a Chianciano di Leo Conenno Redazione FITP 6 CHIANCIANO TERME (SIENA) E’ di nuovo “Italia e Regioni”, il Raduno nazionale dei gruppi folklorici affiliati alla Federazione Italiana Tradizioni Popolari. La storica kermesse della FITP compie 31 anni e si proietta in una nuova esaltante dimensione. Dopo il successo della scorsa edizione a Fano (Pesaro-Urbino), quest’anno la carovana del folklore si è data appuntamento a Chianciano Terme (Siena), dal 14 al 16 settembre, per una “tre giorni” nel nome delle tradizioni popolari. Una scadenza e un momento esaltante se si considera il ritorno in terra toscana del mondo pieno di luci, colori e suoni che si porta dietro la FITP. Quanto basta per ribadire lo sforzo della presidenza e della giunta della Federazione di rendere sempre più “nazionali” le manifestazioni del calendario ufficiale con il baricentro spostato più a Nord. Dalle Marche alla Toscana con il sogno nel cassetto di tornare in terre molto care come la Lombardia o in Veneto o Piemonte. «Una programmazione - commenta il presidente nazionale Benito Ripoli - che va in questa direzione, con l’intento di rendere sempre più italico il nostro movimento e allargando ancora più alle regioni del Nord che tanto hanno da insegnarci e regalarci in materia di folklore e tradizioni popolari». Tre giorni intensi in Toscana, come al solito, per regalare emozioni uniche ai gruppi partecipanti grazie alla magia e alla ospitalità della Terra Senese. Un lungo weekend tutto da vivere, come in ogni edizione. La macchina organizzativa è al lavoro da mesi per preparare ogni minimo dettaglio del Raduno. Il presidente nazionale, la giunta federale, lo staff organizzativo, di concerto con la consulta scientifica della FITP, stanno curando tutti i particolari della kermesse, che si profila ricca di novità grazie anche alle offerte e potenzialità che Chianciano Terme metterà a disposi- zione della Federazione Italiana Tradizioni Popolari. Fra canti e balli, abiti tipici e tradizioni popolari, l’accogliente cittadina termale diventerà per tre giorni capitale del folklore. Scalda i motori anche l’importante momento della ricerca con lo Spettacolo-Laboratorio. Tema del 2012 “La partenza”. In terra toscana si prevede la solita “invasione” dei circa mille partecipanti con oltre venti gruppi provenienti da ogni parte d’Italia. Chianciano Terme è pronta ad accogliere il mondo delle tradizioni popolari. Alle terme, al paesaggio, alla tradizione, all’arte, all’offerta enogastronomica e alla cultura, che costituiscono un ineguagliabile valore aggiunto, se ne aggiungerà un altro: il folklore. Italia e Regioni 2012 Chianciano Terme (Siena) PROGRAMMA VENERDI’ 14 SETTEMBRE Ore 20,00 PER LE VIE DEL BORGO DEL CENTRO STORICO DI CHIANCIANO TERME Gastronomie a confronto “Italia in piazza con i cuochi” Parata e Cerimonia inaugurale con l’Orchestra Nazionale FITP Ore 20,30 PIAZZALE DEI GIARDINI PUBBLICI Gala del Folklore Italiano. Spettacolo prima serata SABATO 15 SETTEMBRE Ore 09,00 STADIO COMUNALE DI CHIANCIANO TERME Campionato Nazionale Giochi Popolari Ore 12,00 Partita di Calcio Nazionale FITP - Politici e Bancari Ore 15,00 PARCO FUCOLI DELLE TERME DI CHIANCIANO Spettacolo-Laboratorio. Tema “La Partenza” Ore 20,30 PIAZZALE DEI GIARDINI PUBBLICI Gala del Folklore italiano. Spettacolo seconda serata DOMENICA 16 SETTEMBRE Ore 10,00 PARCO ACQUASANTA o CHIESA DI SANT’ANTONIO Santa Messa Ore 11,00 DAL PARCO DELLE TERME A PIAZZA ITALIA Grande Parata del Folklore Ore 11,30 PIAZZA ITALIA Premiazioni, scambio doni e saluti 7 www.fitp.org italia e regioni di Gabriella Ferranti Sindaco di Chianciano Terme 8 Chi si occupa di “Folklore” (dal sassone folk = “popolo”, e lore = “sapere”) studia le culture, in particolare quelle tramandate oralmente, riguardanti usi, costumi e leggende riferite ad una determinata area geografica o ad una determinata popolazione ed è proprio con il “Folklore” che si recupera la tradizione popolare e quindi le usanze e tradizioni che abbracciano i temi del ciclo della vita umana, delle feste e sagre e usanze del calendario, delle dimore rurali, della vita agricola, marinara e pastorale, della letteratura, prosa, drammaturgia, canto, danza e musica, della magia, della superstizione e credenze popolari, della religiosità, dell’arte. Gli anni successivi alla seconda guerra mondiale furono difficili per gli studi etno-antropologici in Italia. Ernesto de Martino, fu uno degli autori che con le sue opere e i suoi studi rilanciò queste discipline che oggi, fortunatamente, hanno grande rilievo. Se da un lato il mondo accademico ha moltiplicato ricerche e sviluppato la disciplina indagan- do la nostra cultura materiale e immateriale negli ambiti del folklore, delle arti e delle usanze popolari, le tradizioni e la cultura tradizionale italiana ha avuto, ed ha, un intenso sviluppo grazie alle volontà di associazioni, enti e cittadini attivi che con grande impegno e ricerca metodologica, lavorano sul territorio per valorizzare e recuperare la “nostra storia”. Due sono i momenti storici dello sviluppo dei Gruppi Folklorici Italiani. Prima, dal 1945, anno di fondazione dell’ENAL (Ente Nazionale Assistenza Lavoratori) - che si proponeva di promuovere l’impegno delle ore libere dei lavoratori con diverse iniziative, tra cui le iniziative culturali, la promozione di feste folkloristiche, concorsi canori e musicali -, i Gruppi Folklorici Italiani, sono stati supportati nel recupero delle tradizioni popolari, in seno all’ENAL, da un comitato scientifico coordinato da eminenti cattedratici e ricercatori in ambito antropologico (Paolo Toschi, Giorgio Nataletti, Tullio Tentori, Giovanni Bronzini, Cesare Cor- IL FOLKLORE D’ITALIA noldi, Diego Carpitella, Giuseppe Profeta, Biancofiori, Anna Maria Pezzella - solo per citarne alcuni ma l’elenco sarebbe lunghissimo). Più tardi, nel 1970, i Gruppi Folklorici Italiani aderenti all’ENAL, hanno costituito un organismo autonomo e nel momento in cui l’ente viene sciolto, nel 1978, nasceva la Federazione Italiana Tradizioni Popolari (FITP). Nella consulta scientifica della FITP, oggi presieduta da Mario Atzori, ordinario di Storia delle Tradizioni Popolari presso l’Università di Sassari, emeriti docenti e studiosi delle tradizioni popolari italiana (Patrizia Resta, Gian Luigi Bravo, Sergio Bonanzinga, Leonardo Alario, Pino Gala e Vincenzo M. Spera) collaborano con i Gruppi Folklorici Italiani per valorizzare il nostro patrimonio materiale e immateriale demoetnoantropologico. Alla giunta nazionale della FITP, presieduta da Benito Ripoli, al segretario genarale Franco Megna, ai componenti il consiglio nazionale, ai dirigenti e comitati regionali e provinciali e ai gruppi folklorici italiani i miei complimenti per il grande lavoro che state svolgendo. Mi preme, infine, che una vecchia tela, un reperto archeologico, un vaso antico non sono solo “oggetti” ma testimoniano in modo tangibile il nostro passato. Il grado di tutela e di valorizzazione della cultura materiale ed immateriale delle culture è l’unico segno “irrinunciabile” da preservare per le generazioni future. Auguro agli organizzatori della XXXI^ edizione della manifestazione “Italia e Regioni” che si svolgerà nella nostra cittadina termale, Chianciano Terme, dal 14 al 16 settembre, buon lavoro. n. 04 / 2012 di Paolo Piccinelli di Loredano Fanelli Assessore al Turismo Comune di Chianciano Terme Organizzazione “Italia e Regioni 2012” Le tradizioni, il folklore, la cultura sono le basi su cui una società dovrebbe basare il proprio sviluppo per crescere cittadini che guardino al futuro senza mai dimenticare ciò che altri prima di noi hanno fatto perché rimanesse un segno, un messaggio. Le tradizioni sono inoltre eccellenze che rappresentano il nostro paese nel mondo capaci di integrare e di unire le persone. Chianciano Terme è onorato di poter ospitare una manifestazione che al di là dell’importanza turistica offre un messaggio culturale e di senso civico profondo. La mia personale speranza é che si riesca a diffondere questo messaggio fin dentro le scuole affinché i giovani si avvicinino alle tradizioni popolari garantendo sempre nuove forze e aiutandoci a non far interrompere questo filo con il passato. “Italia e Regioni”, il più importante appuntamento della Federazione Italiana Tradizioni Popolari, farà tappa a Chianciano Terme dal 14 al 16 settembre 2012. Siamo orgogliosi di ospitare in Toscana la 31.ma edizione del Raduno nazionale dei gruppi folklorici affiliati alla FITP. La scelta di Chianciano Terme, favorita dalla posizione centrale e strategica, ma anche per l’immensa disponibilità dell’amministrazione comunale e delle strutture ricettive, sarà ricambiata da tanto calore e ospitalità. Stiamo lavorando con grande intensità, con persone capaci, per un’edizione affascinante, assolutamente da non perdere. Questa nuova kermesse del Folklore Italiano, in programma nell’accogliente cittadina termale di Chianciano Terme, porterà con se il suo splendido fascino, la sua scia di colori, di costumi, danze, canti e tanta amicizia. I gruppi folklorici e tutti coloro che parteciperanno alla 31.ma edizione di “Italia e Regioni” porteranno tanto entusiasmo. Noi li accoglieremo con calore. Sarà un’edizione da incorniciare. www.fitp.org 9 italia e regioni La città della salute e dell’ospitalità Benvenuti a Chianciano Terme 10 D ici Chianciano Terme e non puoi che pensare alle Terme. D’altra parte, quando già nel nome si dichiara apertamente una certa vocazione, il profilo di un luogo è ben tracciato. E Chianciano Terme è senza dubbio una località il cui nome non è scindibile dal concetto di benessere termale, visto che da tempi immemorabili qui l’uomo si è applicato nello sfruttare tutti i benefici delle acque terma- li, che in questa cittadina sgorgano abbondanti. Dagli Etruschi ai Romani, poi attraverso il rinascimento, fino ai giorni nostri, Chianciano Terme si è evoluto fino a diventare un esempio assoluto di “Città Termale”, senza rinnegare le proprie radici, che mantiene gelosamente in un centro storico tra i più graziosi del territorio. Chianciano Terme, in provincia di Siena, conta circa 7.000 abitanti. IL FOLKLORE D’ITALIA Ubicato nella Val di Chiana meridionale, è una tra le più importante stazioni termali d’Italia, dotata di efficienti e moderne strutture turistiche. Si devono agli Etruschi le origini del primo nucleo abitato, giunti su queste terre proprio per le proprietà curative delle loro acque. Chianciano è una cittadina moderna ed elegante, composta principalmente di alberghi e pensioni, spaziosi viali alberati fiancheggiati da negozi, caffè e aiuole. Nei numerosi verdissimi parchi si trovano gli stabilimenti termali, organizzati secondo i più avanzati criteri moderni; il più grande è quello delle Fonti dell’Acqua Santa nel bellissimo Parco delle Fonti e nel Parco Fucoli. Sempre nel comprensorio idro-termale si trova la “Sorgente di Sant’Elena”. Poco lontano dal moderno centro termale, su un panoramico colle, sorge il centro storico di Chianciano, di origine probabilmente etrusca. L’assetto urbanistico è tipicamente medievale, con numerosi e suggestivi vicoli che si irradiano dal centro della cittadina verso l’estrema “Via delle Mura”. Varcata la Porta Rivellini, di aspetto rinascimentale, percorrendo via Casini, si giunge alla Torre dell’Orologio con lo stemma mediceo. Nelle vicinanze si trova la Chiesa dell’Immacolata con l’affresco della Madonna della Pace. Apprezzabile anche il Palazzo De Vegni di proprietà comunale che fu del noto architetto settecentesco Leonardo Massimiliano De Vegni. La Torre dell’Orologio di epoca medievale sulla fronte riporta lo stemma dei Medici aggiunto quando Firenze ebbe il pieno controllo della città. Pochi metri a sinistra si arriva a piazza Matteotti, adornata di una n. 04 / 2012 bella fontana settecentesca. Interessante è la visita alla Collegiata, al Museo di Arte Sacra nel Palazzo dell’Arcipretura e al vicino Palazzo del Podestà, ornato da stemmi del XV e XVI secolo. Il Museo della Collegiata sfoggia, tra le altre cose, un grande Crocifisso della scuola di Duccio di Buoninsegna e un polittico “Madonna con Bambino” di un seguace di Nicola Pisano. Da vedere il Museo Archeologico delle Acque con una interessante esposizione di numerosi reperti archeologici sopratutto etruschi. La cinquecentesca Chiesa della Madonna della Rosa si raggiunge con una breve passeggiata fuori dal paese: interessanti i suoi connotati del tardo Rinascimento. Chianciano Terme può essere anche un’ottima base per raggiungere altre interessanti cittadine in provincia di Siena. Sebbene la maggior attrattiva del luogo sono proprio le terme, è possibile anche praticare attività sportive e ricreative, godere di una sana alimentazione, vivere a contatto con la natura e ovviamente usufruire dei trattamenti e delle cure termali. La zona intorno alle terme di Chianciano si presenta in stile moderno, mentre la parte vecchia conserva la bellezza di altre epoche. Ovviamente tra gli apprezzamenti che si possono fare a questi luoghi non può mancare quello sull’enogastronomia locale. www.fitp.org 11 la ricerca Tradizioni popolari e antropologia culturale di Mario Atzori Presidente Consulta Scientifica FITP 12 1. Il viaggio per gli etno-antropologici, tra i quali si collocano gli studiosi di tradizioni popolari, costituisce l’approccio metodologico sul quale si fondano le ricerche per la scoperta dei prodotti culturali degli uomini nelle diverse realtà e, in senso lato, per la conoscenza dell’uomo nel suo essere nel mondo e nel suo fare cultura; da qui il fondamento dell’antropologia e la base degli oggetti e degli argomenti delle sue ricerche, ovvero, gli uomini nelle loro diversità e alterità sia fisiche, sia etniche e sia culturali. A partire dalla prima metà del Novecento, tra gli studiosi di scienze umane, viene condivisa la definizione di antropologia come “lo studio dell’uomo”. Da qui le specifiche distinzioni di antropologia �isica che si occupa dei caratteri fisici della specie umana; di antropologia archeologica che indaga sulle formazioni culturali e sociali del passato; di antropologia socioculturale che studia i prodotti sociali e culturali dove rientrano le tradizioni popolari dei paesi di cultura occidentale. 2. L’antropologia culturale può essere distinta in diversi orientamenti di indagine, nei quali, anche in questo caso, il comune denominatore è costituito dagli uomini, inquadrati nei loro specifici contesti socio-culturali. In tali contesti gli studiosi individuano i modelli universali da correlare tra tutte le culture: le semplici e le complesse, le antiche e le moderne. Uno fra questi orientamenti è rivolto alla conoscenza della storia delle culture degli uomini e del loro sviluppo. L’approccio considera validi, nei rispettivi contesti, sia la cultura classica ateniese, sia quella del cacciatore papuaso, sia i Romani, sia i loro antenati del Pleistocene. In questo indirizzo la storia degli uomini viene esaminata nella sua vasta complessità senza stabilire primati e differenze tra diversi contesti e situazioni, ciascuno dei quali risulta valido per ciò che esso è stato come quadro ed esito storico. Nella storia del pensiero antropologico, a partire dal secolo XVIII gli studiosi hanno compiuto una grande quantità di viaggi per scoprire realtà socio-culturali diverse da quella europea. Per esempio, dopo Le storie di Erodoto, La Germania di Tacito, nell’antichità e Il Milione di Marco Polo, nel Medioevo, opere queste realizzate a seguito di viaggi fatti presso po- IL FOLKLORE D’ITALIA polazioni con culture differenti da quelle dei rispettivi autori, uno dei primi lavori di vera documentazione etnografica è l’opera Costumi dei selvaggi americani comparati con quelli dei tempi antichi, pubblicata nel 1724 dal gesuita Joseph-François Lafitau che visse come missionario tra gli Indiani storico degli antropologi americani che si formarono intorno a Franz Boas che, tra la fine dell’Ottocento e i primi quarant’anni del Novecento, ha studiato gli Eschi- I Kwakiutl, isola di Vancouver, ( F. Boas) Irochesi, Canada (F. Lafiteau) Uroni ed Irochesi, nelle regioni dei grandi laghi del Nord America, tra il Canada e gli Stati uniti. Il metodo di studio è quello evoluzionistico teso a comparare le culture al fine di commisurare la differenza di progresso raggiunto dagli indiani rispetto a quello degli europei. In questo filone di indagini si colloca la concezione teorico-metodologica interessata alle trasformazioni culturali compiute dagli uomini, quali, per esempio, il passaggio dalla scheggiatura delle selci e delle ossidiane fino alla moderna rivoluzione industriale e alla globalizzazione economica. Un altro orientamento è quello che si interessa dei cambiamenti culturali e soprattutto della validità delle differenze fra le culture, intese ciascuna positiva di per sé e, quindi, di fatto ognuna relativa e indipendente dalle altre. Questo indirizzo ha costituito la base del relativismo o particolarismo mesi Inuit dell’Alasca e gli indiani Kwakiutl della costa nordoccidentale del continente americano; Boas è stato un intellettuale fortemente impegnato contro il razzismo; alla sua scuola della Columbia University si formarono antropologi che con le loro spedizioni scientifiche hanno contribuito a consolidare l’antropologia; per esempio Ruth Benedict ha studiato gli indiani del Nuovo Messico mettendo in risalto come essi elaborino modelli sociali differenti; sulla nozione di modelli culturali ha pubblicato nel 1934 l’opera Modelli di cultura e ha messo le basi dell’indirizzo antropologico definito di “cultura e personalità”. Questa metodologia porta a valutare le implicazioni psicologiche che gli individui e i gruppi sociali realizzano in rapporto con la società e in cui operano. Per diversi decenni, tale metodo ha caratterizzato l’antropologia americana. In esso l’attenzione è rivolta a cogliere quanto l’ambiente sociale possa condizionare il modo di pensare n. 04 / 2012 degli uomini, e come, a sua volta, lo stesso modo di pensare possa formare e riplasmare il patrimonio culturale di una data società. Rientrano nel filone di “cultura e personalità” gli studi condotti sulle etnie papua della Nuova Guinea da Gregory Bateson che, nel 1936, pubblicava Naven. Bateson analizza un rituale di iniziazione tramite travestimento, nel quale non si verificherebbe una deviazione psicologica dell’iniziando, ma l’assunzione di una nuova identità di status; nello stesso quadro teorico rientrano i lavori di Margaret Mead che, alla fine degli anni ‘20, nelle Isole Danza Balinese, isola di Bali (M.Mead) Samoa, nell’Oceano Pacifico, studiò il comportamento psicologico e di socializzazione delle adolescenti; in L’adolescente in una società primitiva apparso nel 1928 la Mead dimostrava come l’adolescenza in una società cosiddetta “primitiva”, ovvero in una società “semplice ed omogenea”, fosse una fase della vita meno esposta a traumi di quanto non avvenisse nella società americana. 3. Mentre in America si affermavano il relativismo culturale di Boas e il neoliberismo economico che segnavano l’inizio della fine del protezionismo coloniale di tradizione ottocentesca, dopo la Prima Guerra Mondiale, in Eurowww.fitp.org 13 la ricerca pa, al contrario, gli antropologi inglesi e francesi erano interessati a rafforzare e migliorare l’apparato amministrativo dei rispettive colonie. Da qui gli studi compiuti da Bronislaw Malinowski nelle Isole Trobriand in Melanesia; nel 1922, egli pubblicò la nota opera Argonauti del Pacifico occidentale Scambio Kula, isole Trobriand, Melanesia ( B. Malinowski) 14 nella quale considerava lo scambio rituale kula di bracciali e collane di conchiglie come un commercio. Grazie a questo lavoro e all’interpretazione economica del kula ebbe l’insegnamento di antropologia nella London School of Economics dove venivano formati i quadri dirigenti dell’Inghilterra coloniale. In tale contesto veniva istituita la corrente antropologica funzionalista, secondo la quale ogni cultura “funziona” in modo organico; ovvero, la disfunzione di un singolo organismo determinerebbe la disfunzione globale della società. In questo contesto dell’antropologia inglese, inoltre, rientrano le ricerche di Alfred Radcliffe-Brown nelle Isole Andamane nel Golfo del Bengala prima e poi in Australia (1922, Gli isolani delle Andamane; 1931, L’organizzazione sociale delle tribù australiane) e quelle di Edward Evans-Pritchard in Africa centro- Danza Nuer, Sudan meridionale (E. Evans- Pritchard) orientale tra gli Azande e i Nuer (1937, Stregoneria, oracoli e magia tra gli Azande; 1940, I Nuer. Un’anarchia ordinata) (foto n. 5); quest’ultima opera è particolarmente importante per capire i sistemi sociali segmentari nei quali una popolazione, che condivide lingua e cultura, non è retta da un comune capo (monarca o istituzione statale democratica) ma è suddivisa in gruppi differenziati, retti ciascuno da patriarchi o capi clanici e familiari. Per quanto riguarda gli antropologi francesi, tra gli anni ’20 e ’40 del Novecento, si deve partire dalla ristrutturazione dell’amministrazione coloniale francese alla quale è connessa la missione etnografica Dakar-Gibuti organizzata nel 1931 da Marcel Griaule, con lo scopo ufficiale di raccogliere dati sulle lingue e sulle culture delle regioni, in gran parte, sotto il controllo coloniale francese. Qualche anno prima, l’amministrazione coloniale era stata fortemente criticata da André Gide, allora deputato del Partito Comunista Francese e che, nel 1928, aveva pubblicato un diario di viaggio, Le retuor du Tchad, suite de voyage au Congo. Carnet de route, nel quale vengono denunciati i soprusi dei funzionari coloniali nei confronti delle po- Danza delle maschere Dogon, Mali (M. Griaule) polazioni locali. Con la missione di Griaule non solo fu possibile studiare le maschere rituali dei Dogon (1938, Machere dogon), ma anche il sistema logico di conoscenze, le relative concezioni religiose e sociali di popolazioni diverse da quelle mediterranee (1948, Dio d’acqua). Nel medesimo quadro dell’antropologia coloniale francese si inseriscono gli studi compiuti, in Nuova Caledonia, sul rapporto mito e personalità da Murice Leenhard (1947, Do Kamo. La persona e il mito nel mondo melanesiano) e da Robert Montagne che si è occupato delle realtà socio-culturali berbere nella Catena dall’Atlante (1930, I berberi e il Makhzen; 1947, La civiltà del deserto). 4. Nell’ambito degli studi sulle trasformazioni sociali si colloca il particolare indirizzo che si occupa dei cambiamenti che caratterizzano le società cosiddette forkloriche, nelle quali sono presenti dislivelli economicoculturali e sociali; in tali società si riscontra una cultura egemonica dei gruppi sociali dominanti e culture subalterne, proprie dei ceti definiti popolari, riscontrabili nelle realtà sociali rurali e nel proletariato urbano. In questo quadro le ricerche sono rivolte ad evidenziare le fasi di rapida IL FOLKLORE D’ITALIA trasformazione che attraversano e subiscono le realtà sociali nel passaggio dalla condizione economico-culturale tradizionale o definibile anche subalterna verso quella dell’economia di mercato e del sistema produttivo industriale e postindustriale. Si correlano a questo ambito di studi e gli interessi di ricerca rivolti ad individuare le condizioni e i fattori che stimolano o ritardano il mutamento economico e culturale, riferendo le stesse forze autoctone del mutamento al contatto tra le culture e alla relativa dimensione internazionale. Per esempio, negli ultimi decenni, il processo di globalizzazione, ormai diffuso a livello planetario, sta accelerando la trasformazione dei vari sistemi tradizionali che non riescono a resistere al processo di occidentalizzazione ideologica e socio-economica. Da qui derivano la resistenza, tramite varie forme di fondamentalismo ideologico-religioso, e la revisione circa i processi di “acculturazione” rispetto a quelli verificatisi nel passato con le emigrazioni e le conquiste coloniali. La cultura materiale e le tecnologie, nella correlazione tra uomo e oggetto-strumento e nelle implicazioni sociali e culturali determinate dalla realizzazione e dall’uso del manufatto o prodotto, costituiscono un ulteriore indirizzo delle ricerche dell’antropologia culturale e delle analisi sulle tradizioni popolari. Questo indirizzo si collega agli studi storici e a quelli archeologici che si connettono all’antropologia biologica; infatti, la cultura è il prodotto della specie umana, ma l’evoluzione cultu- rale della medesima specie è, di fatto, l’esito realizzato tramite la stessa cultura. In questo filone di studi rientra la particolare tradizione di ricerca etnografica italiana particolarmente interessata alle realtà folkloriche. A partire dalla fine dell’Ottocento, questa tradizione si è intersecata facilmente con gli studi linguistici di dialettologia. Successivamente ha avuto come sbocco teorico lo storicismo crociano, secondo il quale nelle tradizioni popolari si possono cogliere soltanto pochi elementi artistici o come sostiene Paolo Toschi il “popolare” sarebbe ciò che indica “un tono psicologico di semplicità, di spontaneità, di primitività”, recuperando così una certa nostalgia romantica per “l’anima popolare”, per il “primitivo” e il contadino “cafone”. In tale contesto vanno viste le numerose indagini compiute da una grande quantità di studiosi per documentare tradizioni orali, religiose e materiali che caratterizzano le complesse e tra loro differenti realtà culturali delle diverse regioni; tra queste, molto spesso quelle meridionali ed insulari sono state oggetto di particolari attenzioni e, in questi luoghi, sono stati condotti numerose ricerche. A solo titolo di esempio, si possono ricordare quelle di Raffaello Corso nella sua Calabria, di Paolo Toschi che ha condotto ricerche in quasi tutte le regioni italiane per studiare le origini del teatro e dell’arte popolare. A questa metodologia di studi, nell’immediato dopoguerra e nei decenni successivi, reagirono diversi studiosi che si dissociaro- n. 04 / 2012 Taranta di Maria di Nardï, Galatina (E. de Martino) no in gran parte dallo storicismo crociano; tra questi vanno ricordati Ernesto de Martino, Alberto Mario Cirese, Giuseppe Bonomo, Vittorio Lanternari, Tullio Tentori, Vinigi Gottanelli (foto n. 9), Giovanni Battista Bronzini, Antonino Buttitta, Gian Luigi Bravo, Aurelio Rigoli, Luigi Lombardi Satriani, Clara Gallini, Francesco Remotti, Ugo Fabiletti ed altri. Gli indirizzi metodologici seguiti, in un primo tempo, furono orientati dal materialismo storico filtrato da Antonio Gramsci; in seguito, furono rivolti allo strutturalismo e all’analisi semiologica dei fatti culturali; negli ultimi decenni ci sono stati diversi interessi per la metodologia dell’antropologia interpretativa proposta Clifford Geertz, del quale si farà cenno più avanti. 5. Le interrelazioni tra linguaggio e cultura costituiscono un particolare ambito di indagine antropologica che presuppone le conoscenze delle metodologie linguistiche per ricostruire la storia e le strutture dei linguaggi elaborati dagli uomini al fine di comunicare le proprie conoscenze ai propri simili e agli “altri”, intesi come “diversi”, con i quali si entra www.fitp.org 15 la ricerca in rapporto. Un orientamento di indagini improntate a questa concezione teorica è quello che ha come oggetti di ricerca le strutture sociali e l’organizzazione politica di realtà socio-culturali sia preindustriali che postindustriali. Interessa studiare il loro sistema di leggi e di governo, le forme o sistemi di produzione, di distribuzione e di consumo dei beni; inoltre, studia la religione, ovvero, le visioni del mondo, le credenze di fede e i rituali. In tale ambito metodologico si collocano le indagini in Amazzonia tra i Bororo e Nambikwara condotte da Claude LéviStrauss e raccontate nel 1956 nel noto lavoro Tristi tropici, scritto 16 Danza Bororo, Mato Grosso, Brasile ( C. LÇvy-Strauss) Danza Bororo, Mato Grosso, Brasile (C. LÇvy-Strauss) diversi anni dopo la fondamentale opera del 1949 Le strutture elementari della parentela, dove sono messe le basi all’approccio strutturalistico dell’antropologia contemporanea. Si devono tenere presenti, inoltre, gli orientamenti di indagine più recenti. Campi specifici di queste attenzioni sono le condizioni di disastro (naturali e sociali), le condizioni di marginalità (malattia mentale, ospedalizzazione, disadattamenti sociali, conflitti generazionali, povertà, analfabetismo), le crisi di valori e i problemi correlati della obsolescenza del proprio orientamento, dell’esclusione e dell’autoesclusione, dell’integrazione alla nuova realtà culturale, tanto nel caso dell’emigrazione come dell’immigrazione, dove l’individuo è posto di fronte al una cultura “altra” per sua scelta, così come nel caso della modernizzazione della società tradizionale, nella quale l’individuo è nato, si è sviluppato e dove deve comunque adattarsi. 6. Attualmente, più che nel passato, il problema della diversità degli “altri” richiede dare risposte, cioè, capire e stabilire chi siamo “noi”. Tali approcci di verifica impongono nella ricerca confronti e paragoni. Per questi motivi, infatti, l’indagine antropologica deve agevolare l’incontro tra le culture, in primo luogo quella dell’antropologo e quella dei cosiddetti “nativi”. A questo scopo negli ultimi decenni, le riflessioni critiche sui principi dell’antropologia hanno portato ad una revisione dell’approccio verso le “alterità” culturali differenti e talvolta anche diverse dalla cultura dell’antropologo osservante. Si è colto che l’antropologia si nuove tra due poli, quello dell’esperienza e quello dell’interpretazione; l’esperienza è prima di tutto esperienza della diversità culturale. Ma non è tale solo in questo senso. Esperienza è anche lo scenario ‘pratico’ nel quale l’antropologo compie le sue mosse teoriche; è il contesto, fatto di altri esseri umani, in cui egli effettua scelte esemplificative in cui mettere in atto strategie di ricerca, proprio come fanno altri ricercatori e studiosi nei loro laboratori e nelle loro biblioteche. In antropologia esperienza ed interpretazione stanno in una continua situazione di ambiguità. Infatti, tramite l’esperienza si identificano i dati di una cultura, i quali, a loro volta, vengono tradotti con opportuni linguaggi e quindi interpretati. Però, la traduzione dei dati, tramite opportuni significanti, non può mai rispecchiare l’esatto significato dei dati; da qui la relativa precarietà e ambiguità delle interpretazioni di quei dati. Una soluzione a tale questione è quella offerta da un approccio di tipo interpretativo dei dati individuati con l’esperienza; in questo tipo di analisi l’ambiguità dei termini “significato”, “traduzione”, “interpretazione” è minore; infatti, chi traduce o descrive una cultura deve conoscere due orizzonti culturali o linguistici, quello della cultura osservata e quello della cultura verso la quale intende effettuare la traduzione dei dati. In sostanza, l’antropologo sostitu- IL FOLKLORE D’ITALIA isce sistematicamente parole e sequenze di parole in modo tale da produrre un testo equivalente (ovvero, i dati dell’esperienza antropologica). A questo livello, il testo tradotto racconterà ‘più o meno la stessa storia’ (cioè, i dati saranno tradotti più o meno esattamente come essi sono nella realtà), presenterà ‘più o meno le stesse idee’, descriverà ‘più o meno la stessa situazione’ del testo di cui è una traduzione. Nel livello dell’interpretazione si avrà una situazione differente a quella dell’esperienza e della tradu- zione, in quanto i dati sono stati già tradotti in un linguaggio di tipo scientifico e, quindi, l’interprete dovrà utilizzare un unico linguaggio, quello dell’analisi del senso dei significati dai dati raccolti accostandoli il più possibile alla propria capacità interpretativa e a quella dei lettori dei suoi studi, così come ritiene Clifford Geertz nella nota opera Interpretazione di culture (1973) frutto di diverse ricerche per studiare le realtà culturali berbere di Sefrou in Marocco e, in Indonesia, quelle di Giava e di Bali. n. 04 / 2012 Da qui si possono trovare indicazioni e stimoli per i gruppi folklorici della FITP che hanno l’importante responsabilità di dover saper tradurre, con linguaggi attuali, nelle manifestazioni a cui partecipano, i patrimoni culturali delle regioni e comunità di origine; da qui la validità delle interpretazioni e della traduzione, nelle messe in scena degli spettacoli che i gruppi folklorici preparano, delle tradizioni popolari delle rispettive località, così come la validità della loro funzione sociale, culturale e pedagogica. 17 Fiuggi 13-11-2011; 1° premio per la rappresentazione e interpretazione del centocinquantennale dell’Unità d’Italia (G.F. Pro Loco Castrovillari) www.fitp.org la ricerca Identità percepite identità esibite L’abbigliamento tradizionale come espressione identitaria di Gianna Saba Dottoranda in Antropologia Università di Sassari 18 Al pari della lingua, l’abbigliamento è una delle rappresentazioni evidenti delle relazione che lega l’uomo all’ambiente in cui vive, biologicamente e culturalmente inteso. Accanto all’esigenza primaria della protezione del corpo, infatti, l’abbigliamento possiede anche una funzione estetica, non rigidamente separabile da quella funzionale, che accentua alcuni elementi simbolici, cerimoniali, in ultima istanza, culturali. In passato, famiglia di provenienza, sesso e professione erano indicatori fondamentali delle identità individuali; ad ognuno di questi ruoli corrispondevano comportamenti ed atteggiamenti da mettere in pratica, la trasgressione ai quali veniva considerata una pericolosa deviazione rispetto alla norma sociale. Da ciò nasceva, nelle società tradizionali, l’esigenza di definire i propri ruoli sociali attraverso indicatori che permettessero una immediata riconoscibilità: tra questi, il modo di vestirsi e di adornarsi era uno dei più evidenti. In alcuni casi, a particolari categorie di individui, ritenuti marginali, venivano disposti specifici codici di abbigliamento con l’emanazio- ne di adeguate leggi suntuarie: ad esempio, a Milano, nel 1515, le prostitute indossavano fuori casa, come segni di riconoscimento, un fazzoletto bianco sul capo ed una cintura rossa in vita, nella Venezia del XV secolo, calze gialle, a Perugia nel secolo XVII erano invece obbligate, per legge, ad indossare un velo turchino. Nelle culture contemporanee, in cui le identità culturali (individuali e collettive) subiscono, in maniera repentina rispetto al passato, fenomeni di innovazione, evoluzione, contatto e trasformazione, gli esseri umani hanno più libertà nello scegliere, quotidianamente, come presentarsi e rappresentarsi ai propri simili. A questo proposito, si parla di performance: come un attore sulla scena, l’uomo contemporaneo decide quali sono i significati e i valori che egli vuole veicolare col suo abbigliamento. Progettare e costruire un’immagine di sé, per poi presentarla come naturale e non intenzionale, è una delle caratteristiche cui tendono le pratiche di abbigliamento nell’Occidente contemporaneo. Con quelli che sono veri e propri gesti di abbigliamento (Ugo Volli 2002:61), si veicolano quindi im- IL FOLKLORE D’ITALIA portanti significati da condividere. Scegliere di indossare l’abito tradizionale significa nel mondo contemporaneo, non costruire una nuova immagine di sé, quanto rivelare la propria identità, considerata vera, autentica, preferibile ad altre. In questo processo l’identificazione si fonda sulla tradizione, sul riconoscimento reciproco consentito dall’ uso di un simbolo di un passato conosciuto e condiviso da una comunità specifica, in opposizione a stili di abbigliamento contemporanei che tendono, spesso, a omologare. In passato, gli elementi significativi e immediatamente riconoscibili dell’abito tradizionale identificavano comunità specifiche: un esempio classico è il caregon dei contadini sloveni di Trieste, un cappello di pelliccia che provocava la derisione dei contadini di lingua italiana. Al giorno d’oggi, l’abito tradizionale, ormai ritualmente indossato (interpretato, quindi, come costume) consiste, in molti casi, dell’abito quotidiano in disuso, reso “importante”, considerato prezioso, proprio in virtù del carattere di autenticità che ad esso viene riconosciuto. Spetta a Pëtr G. Bogatyrëv il merito di aver rintracciato le modificazioni che hanno portato al passaggio dell’abito quotidiano al costume rituale, che avviene spesso nella seguente sequenza: costume “di tutti i giorni”- abbigliamento della festa o costume rituale. Il passaggio da quotidiano a rituale si riscontra, ad esempio, in Carnia, per quanto riguarda l’uso del quadri: fazzoletto di uso quotidiano fino agli anni ‘60 del ‘900, poi diventato copricapo e segno di lutto. Un altro esempio, per quanto riguarda l’abbigliamento tradizionale sardo, è la scelta di confezionare, per i neonati e i bambini molto piccoli, piccoli abiti da gala, simili in tutto e per tutto a quelli degli adulti, da utilizzare nelle processioni. Inoltre, all’orgoglio dell’identità esibita si aggiungono i valori dell’affetto e della trasmissione dei valori famigliari: a prescindere dall’originaria funzione o foggia dell’abito (quotidiano o festivo, tipico di una determinata classe sociale o di un’altra) l’abito tradizionale diventa, in molti casi, un’eredità trasmessa di padre in figlio, di madre in figlia. Uno dei fini più evidenti delle mode contemporanee non è tanto quello di trasmettere significati codificati, ma di orientare o attirare l’attenzione (in ultima analisi, di sedurre). ). Indossare l’abito tradizionale significa anche, per un tempo determinato, sottrarsi a questa logica. Ciò è ben evidente nell’abbigliamento tradizionale femminile, che propone un modello antagonista a quello della femme fatale,, ed è l’espressione di un’attitudine di comportamento incentrata sul concetto di decoro. Quello che l’abito tradizionale mette in scena è un corpo femminile tabuizzato.. In alcune occasioni, la preservazione del corpo femminile era assoluta: per la festa di Sant’Agata a Catania, ad esempio, è descritto l’uso, nel secolo XVII, le contadine provenienti dalla campagna si recavano alla festa portando gli occhiali,, un telo bianco ricadente dal capo fino a coprire tutto il volto, provvisto di n. 04 / 2012 due tagli all’altezza degli occhi per poter vedere e camminare. L’uso di copricapi femminili più leggeri, come il velo, ha comunque lo scopo di celare ciò che, espressione della sensualità, deve essere preservato e tenuto distante dallo sguardo, occultando la dignità femminile e preservando l’onore maschile. Indossare il velo di un abito tradizionale significa, quindi, lasciar intravedere ciò che è proibito senza però distruggere il carattere misterioso di una femminilità intima, racchiusa, alternativa ai valori contemporanei. Nel precedente numero de “Il Folklore d’Italia” l’articolo “Spettacolo-Laboratorio: la partenza” era a firma di Gianna Saba. 19 www.fitp.org la ricerca Balli a poesia nella Toscana meridionale di Pino Gala Consulta Scientifica FITP 20 I^ parte La Toscana viene considerata a giusta causa la culla della lingua italiana e terra elettiva dell’estro letterario. Due elementi che si sono condizionati fra loro sin dal Medioevo, ottenendo, grazie ad una serie di fattori concomitanti, un riconoscimento progressivo di volgare illustre atto a sostituire il latino nell’espressione artistica e poi nella trattazione scientifica1. Molti letterati di altri comuni, signorie, stati o regioni venivano a risiedere in Toscana per acquisire meglio le regole del “parlar toscano” e mettersi in relazione con altri scrittori, poi cercavano un mecenate di riferimento per ottenere committenze o vitalizi. Anche nella cultura popolare è considerata la terra dei poeti, intendendo per tali i versificatori estemporanei, prevalentemente per ottava rima (strofa di otto endecasillabi concatenati con schema rimico ABABABCC - CDCDCDEE). Appartenenti ad ogni ceto sociale - molti anche contadini analfabeti - i poeti si affidavano alla loro buona memoria orale (tenevano a mente migliaia di versi dei grandi poeti di letteratura) e all’abile destrezza nel maneggiar le parole per improvvisare testi in rima. Nella tradizione di alcune regioni dell’Italia centrale e della Sardegna si è conservato l’antico concetto di poesia come canto (i carmina latini) in metri sillabici e in rima. Erano i ritrovi con gli amici, le osterie, le veglie e le questue rituali o drammatiche come le befanate, la segalavecchia o le maggiolate, le occasioni adatte per dar sfogo alle capacità di improvvisare ottave e di confrontarsi a tenzone poetico con altri loro colleghi. Nelle lunghe “veglie” invernali (intrattenimenti domestici serali e notturni di parenti e vicinato) le famiglie contadine erano solite radunarsi a casa di qualcuno a turno per intrattenersi fra un racconto ed una fatto di cronaca, fra lavori domestici e chiacchierate, fra canti, suonate, mangiate, bevute, balli e contrasti poetici in ottava rima. La veglia, più di altre feste ufficiali, era un interessante contesto di socializzazione e di coesione della comunità locale. Poi c’erano le feste da ballo svolte in casa, col suonatore di organino o fisarmonica, o più anticamente con i suonatori di violino e chitarra posti a sedere su un tavolo o una madia al centro o all’angolo della sala, mentre in un’altra zona si allestiva un piccolo buffet di vivande e tutt’intorno delle seggiole addossate alle pareti, in IL FOLKLORE D’ITALIA modo da lasciare più spazio possibile al centro della sala per il ballo. Anche nella pratica dei balli tradizionali si inseriva il canto a poesia. Ancora oggi è praticato un genere di balli cantati che impone l’obbligo per il caposala (o capoballo) di saper cantare in versi: si tratta soprattutto dei balli a invito. Questi balli, che dall’Ottocento si basano sui modelli formali in tempo binario della polka, passetto o marcetta, o ternari su ritmo di valzer o mazurka, prevedono come trama che un uomo dia inizio al ballo prendendo una donna (si usava partire dalla moglie del padrone della casa ospitante) e facendo un breve giro, si fa suggerire da questa in un orecchio il nome del cavaliere con cui vuole ballare, così il caposala, quando il suonatore inizia il motivo musicale del canto, invita con formula stereotipata o improvvisativa l’uomo scelto per nome, costruendoci su questo un’apposita rima. Così facendo invita al ballo tutte le coppie presenti in misura dello spazio disponibile per il ballo. L’ultima donna il caposala la tiene per sé, in alcune aree con apposita rima. Vi sono schemi coreutici che prevedono anche di disfare le coppie nell’ordine inverso fino a rimandare progressivamente tutti a posto. In qualche caso a prendere l’iniziativa ed avviare il ballo poteva essere anche una donna di carattere forte ed estroverso. Di balli a invito nella Toscana meri- dionale c’erano il ballo del chiamo o della chiama, il ballo della sorte e il ballo al fiasco. Il ballo del chiamo o della chiama Il ballo a invito più diffuso e più praticato ancora oggi in Italia è senz’altro il ballo del chiamo (Toscana, Lazio e Umbria occ. e con varianti in Emilia, Romagna, Veneto e Montefeltro), detto ballo della sala sul versante adriatico (Marche e Abruzzo). Si tratta di un’ampia famiglia etnocoreutica composta di poche varianti coreografiche ma di numerose versioni testuali e musicali peraltro poco diversificate rispetto ad un prototipo comune, attestato già nel Medioevo. Un suo archetipo si rintraccia nella canzone a ballo citata da Boccaccio nel Decameron dall’incipit “L’acqua corre alla borrana”. Una prima citazione del testo di questa canzone a ballo si trova in un codice manoscritto della Biblioteca di Lucca del XIV sec., ma più interessante risulta la riconferma della presenza della medesima danza due secoli dopo circa. Un commentatore cinquecentesco del Decameron compie nel 1552 un’interessante ricerca etnografica proprio nelle campagne in cui si svolge la vicenda di monna Belcolore di Varlungo (giornata VIII, novella II) per comprendere la tipologia della canzone a ballo. La ritrova ancora in funzione nell’immediata cam- NOTE 1 Tra le ragioni dell’affermazione del toscano come lingua nazionale dell’Italia, molto prima dell’unità politica del XIX sec. vanno menzionate il prestigio economico-artistico internazionale del Comune delle Arti e della Signoria medicea, la grande diffusione della produzione letteraria, la posizione geografica centrale della regione, la vicinanza linguistica al latino e l’itineranza continua di artisti, letterati, banchieri, mercanti dall’epicentro fiorentino e senese-pisano che hanno funzionato da mediatori linguistici. n. 04 / 2012 pagna fiorentina e ne riporta due varianti testuali. Allora si trattava di una carola (cioè danza in cerchio) cantata con pari numero di uomini e di donne. L’acqua corre alla borrana, / e l’uva è già vermiglia; / e ‘l mio amore mi vuol gran bene, / e datemi quella figlia. // Questo ballo none sta bene, / e potrebbe star meglio. / E tu, ... compagno mio, / vanne a lato al tuo desio, /e quivi ti sta fermo. Il modello ha sempre mantenuto la funzione di un “cantaballo” ad invito. Nel XIX sec. la danza circolare si è trasformatala in ballo di sala a coppie legate e autonome fra loro, su un impianto di percorso circolare, come dettavano i balli di sale dell’epoca. Ne diamo qui la versione di Lucignano (AR) in Valdichiana, detto ballo della chiama. Questo ballo non va bene / se Carlino al ballo ‘un viene / meglio è e meglio sarà / se Carlino verrà a balla’ // Per saperlo il su’ casato / “lo spavento” vien chiamato. 21 Classica collocazione del suonatore durante una veglia: sulla madia (o su un tavolo) per farsi sentire meglio (la base faceva da cassa di risonanza) e per controllare le fasi del ballo. [Foto Gala, 1996] www.fitp.org il convegno Il matrimonio e i suoi rituali Storie di ieri e di oggi che s’incontrano di Francesca Grella 22 BARANELLO (Campobasso) «Così vestivano i nostri padri, le nostre donzelle, le nostre madri che soffrivano nella speranza di un mondo migliore». Con queste parole il presidente nazionale della FITP, Benito Ripoli, coordinatore d’eccezione per l’evento, ha aperto il convegno “La tradizione popolare foriera de crescita culturale”, che si è tenuto nel suggestivo borgo di Baranello (Campobasso). Nella cornice di Palazzo Zurlo, sede del museo storico, dopo il saluto del sindaco Marco Maio e del presidente della Provincia, Rosario de Matteis, la Compagnia di Cultura Popolare “Le Bangale”, ha “aperto le danze” di un denso excursus sui rituali del matrimonio. «C’è nel Molise una cultura folklorica eccezionale che non può e non deve passare inosservata ed è per questo, che un gruppo storico come il vostro deve entrare a far parte della grande famiglia FITP», ha detto Ripoli rivolgendosi a Paola Pinella, presidente de “Le Bangale”. Il costume storico del gruppo è segno tangibile dell’importanza storica della cittadina di Baranello, così come di ogni paese nel mondo. E’ il degno testimone della sua cultura e della sua ricchezza, non solo materiale, che La comunità indiana che vive sul territorio va a raffrontarsi ogni giorno con le molteplici culture straniere presenti sul territorio baranellese, quali la comunità indiana, presente con i suoi tipici abiti dai colori sgargianti e quella rumena. Sarà proprio la Pinella a mostrare e comparare con reperti video, forniti proprio dalle suddette comunità, gli usi e i costumi di due zone lontane tra loro, non solo territorialmente, ma soprattutto per religione, usi e costumi. «Un popolo si costruisce sulle proprie tradizioni e la cultura fa crescere IL FOLKLORE D’ITALIA i popoli. Atti eroici di piccoli uomini, che ne fanno la storia», ha continuato Ripoli, passando poi la parola ad un gruppo di esperti che si è avvicendato sul palco d’onore. In primis Mario Atzori, ordinario di Storia delle Tradizioni Popolari dell’Università di Sassari e presidente della consulta scientifica della FITP, che partendo dai popoli africani è giunto fino alla sua Sardegna. Atzori ha sottolineato l’importanza di definire l’abito, non come costume, ma come “abbigliamento”, che identifica ogni uomo e che non è statico e, i gioielli, definiti non come tali, ma come ornamenti. «L’abbigliamento copre il corpo, lo difende dal freddo, così come dal caldo. Serve per comunicare agli altri ciò che siamo». Il suo intervento ha fatto viaggiare i presenti lungo tutta l’isola sarda, attraverso l’abbigliamento maschile e femminile tipico delle zone di Sassari, Oristano, Cagliari e Nuoro. Il testimone è passato poi a Vincenzo Spera, ordinario di Storia delle Tradizioni Popolari dell’Università del Molise e membro della consulta scientifica della FITP, che ha illustrato attraverso i Relatori e ospiti del convegno di Baranello dipinti di pittori famosi quali Fabris, Goya, Della Gatta, i costumi e la loro evoluzione. Dall’abito pesante e serio del Medioevo all’abito più ricco dell’Umanesimo. E poi la volta dell’epoca Illuminista e Romantica, in cui il popolo fa da padrone. Copiando e interpretando a proprio modo quelli che sono gli abiti di Corte, della nobiltà del tempo. Non solo su tela, ma anche sulla ceramica e la porcellana, quale quella pregiata di Capodimonte, dove sono ritratte scene di vita quotidiana. «L’abito fa il monaco. Anche nella società moderna determina il ruolo di ognuno di noi», ha concluso Spera, prima di passare la parola a Giuliana Bagnoli, studiosa di fenomeni migratori. Presente al convegno, per la FITP, anche l’assessore Enzo Cocca. Era inoltre seduta in prima fila, dalle prime battute, la signora Rosa, vera testimone e portavoce dell’evoluzione che il matrimonio ha subito negli anni e dei suoi 101 anni. Sposata da 73 anni, racconta come si viveva ai suoi giorni, il matrimonio, come ad esempio, nella settimana che succedeva le nozze, in cui sposi non dovevano uscire n. 04 / 2012 Un momento dei lavori Relatori al convegno Rosa, 101 anni, un’anziana di Baranello neanche a far la spesa. Alla domanda un po’ biricchina di molti: «Che si faceva in quella settimana», la signora Rosa con estrema sincerità e purezza d’animo, ha risposto: «Si pregava!». L’applauso del pubblico presente e il saluto conclusivo di Ripoli, hanno calato il momentaneo sipario su un tema dal quale scaturirono opere e poesie: l’amor, che move il sole e l’altre stelle (Dante), che vede come giusto coronamento, il matrimonio e i suoi rituali. www.fitp.org 23 eventi 24 SAN GINESIO (Macerata) - Si arricchisce di un nuovo evento il lungo cartellone di appuntamenti della Federazione Italiana Tradizioni Popolari. E il debutto è col segno positivo, per numeri e consensi. I Paesi Bandiera Arancione hanno festeggiato, con la musica popolare dei gruppi FITP, i tre giorni in cui si è svolta la loro 11.ma Rassegna nazionale. San Ginesio, protettore dei musicisti, ha visto portare sulla scena “Le Nuove Sonorità Popolari” rappresentate da gruppi provenienti dalla Puglia, Molise, Abruzzo, Umbria, Campania e Marche: “Santu Pietru cu tutte le chiai” di San Pietro Vernotico (Brindisi), “Giuseppe Moffa” di Riccia (Campobasso), “Coro Selva in Folk” di Mosciano Sant’Angelo (Teramo), “I Sonidumbra” di Terni, “I Terrasonora” di Napoli, “La Mannola” di Amandola (Fermo), “La Campagnola” di Montecosaro (Macerata). Eccellente l’accoglienza logistica dell’amministrazione comunale di San Ginesio (Macerata); tutti partecipi con in testa il sinda- Le nuove sonorità popolari Buona la “prima” co Mario Scagnetti e l’assessore alla cultura, Simone Tardella. Per l’occasione, è stato messo a disposizione della FITP uno stand appositamente allestito, dove sono state promosse le attività della Federazione. Complessivamente sono stati allestiti 150 stand con eccellenze enogastronomiche e artigianato artistico di altrettante aziende provenienti dai Paesi Bandiera Arancione dei quali 64 hanno inviato delegazioni composte dai rispettivi sindaci e/o amministratori comunali. Quello di San Ginesio è stato un pubblico attento che ha seguito l’alternarsi dei gruppi sul palco, allestito in piazza Gentili. Un evento passato sotto i riflettori mediatici nazionali nonché regionali, con riprese effettuate dalle emittenti locali e da Rai 3, articoli sulle maggiori testate giornalistiche. Sono intervenuti, tra gli altri, l’on. Fausto Bertinotti, il sen. Francesco Casoli, il governatore delle Marche, Gian Mario Spacca, il presidente della Provincia, Antonio Pettinari, il presidente dell’Associazione Paesi Bandiera Arancione, Fulvio Gazzola, il direttore strategie territoriali del Touring Club Italiano, Marco Girolami. L’organizzazione dell’evento, per la FITP, è stato curato dall’assessore Donatella Bastari. Nelle foto di Stefano Menchi alcuni momenti della Rassegna in terra marchigiana IL FOLKLORE D’ITALIA n. 04 / 2012 I costumi molisani in bella mostra Il costume che si è classificato al primo posto: G.F. “I Matesini” di Campochiaro FROSOLONE (Isernia) - C’erano tutti i giusti ingredienti e tutte le dovute aspettative affinché la manifestazione sui costumi caratteristici molisani tenutasi a Frosolone (Isernia) fosse destinata a diventare un evento di livello. Il suggestivo scenario offerto da Largo Vittoria, una partecipazione di pubblico attento e contemplativo, una giuria competente e molto obiettiva nelle sue valutazioni, hanno fatto da corredo al protagonista principale: il costume molisano. Circa 20 costumi, rappresentativi di altrettanti paesi molisani, han- no sfilato sfoggiando le loro leggendarie bellezze non solo nel vestiario ma anche nei magnifici ori che ornavano le bellissime pacchiane molisane. La manifestazione organizzata dalla Pro Loco Frosolone è stata condotta dal presidente Michele Colavecchio e da Rossella Colavecchio; componenti della giuria Benito Ripoli presidente nazionale della FITP, Tonino Scasserra, esperto di costumi molisani e non solo, l’assessore alla provincia di Isernia, Florindo Di Lucente e Emilia Vitullo, Nicola Di Niro del Moligal. Le pacchiane hanno mostrato il meglio di sé nell’indossare un abito che mantiene ancora vivo l’interesse per le tradizioni e per le vecchie usanze contadine del territorio. Una fierezza nei loro sguardi che traspariva in ogni loro gesto e nella “passeggiata” che le portava accompagnate dal loro cavaliere davanti alla giuria dopo aver percorso mezza piazza Vittoria. La giuria là pronta a fare domande, molto professionali, che sempre hanno trovato la giusta risposta da parte di ragazze che per un momento si sono ritrovate al centro della scena e dell’attenzione del numeroso pubblico presente. Una sfilata di costumi che ha visto come vincitrice la pacchiana di Campochiaro. Al secondo posto si è classificato il costume di Baranello e al terzo ex-aequo Frosolone e Roccamandolfi. L’emozione della pacchiana vincitrice al termine della gara e il pianto di gioia, se ce n’era bisogno, ha denotato ancora una volta la passione e l’orgoglio paesano per una usanza che per un attimo ha riportato a rivivere le atmosfere magiche degli avi e del fiero popolo molisano. In serata lo spettacolo del Gruppo Folklorico “La Morgia” di Pietracatella, diretto da Ivo Polo, presidente regionale della FITP. Cala il sipario su una giornata tra le più belle e suggestive vissute negli ultimi anni a Frosolone. www.fitp.org 25 vita dei gruppi Stello Mangano con la poetessa Maria Costa 26 MESSINA - Il folklore al centro dello sviluppo pedagogico nel mondo scolastico, con la partecipazione attiva di allievi, dall’infanzia alla primaria di primo e secondo grado, che hanno aderito al Patto territoriale, promosso in collaborazione dell’assessorato alle politiche scolastiche del Comune di Messina. 400 i ragazzi protagonisti, che si sono cimentati nella ricerca, trasposizione scenica di canti e danze, leggende, elementi essenziali del proprio patrimonio culturale. Il saggio finale al “Palacultura Antonello”, curato sinergicamente con gli insegnanti referenti. Il progetto ha visto impegnati esperti della materia, con in testa il presidente dell’Associazione “I Picciotti Missinisi”, Stello Man- La giornata di folklore nella scuola con i “Picciotti missinisi” gano (vicepresidente del comitato regionale Sicilia della FITP), membro della commissione del “Premio Internazionale Elio Vittorini”. Significativo di valori, integrazione e solidarietà tra i popoli, è stato il momento in diretta televisiva, grazie al collegamento web tra il palco dell’auditorium, che vedeva in scena i compagni di classe di “Omaima”, la bambina assistita da casa dalle insegnanti facenti parte di un progetto di istruzione domiciliare. «Il folklore che unisce, rende tutti uguali dinanzi al diritto di partecipazione e di istruzione» ha sottolineato il sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, complimentandosi per il risultato conseguito dal progetto. Concetti ripresi da Giovanni Ardizzone, dell’Assemblea Regionale Siciliana, che ha patrocinato la manifestazione. Il deputato ha riconosciuto la validità dell’iniziativa dei “Picciotti Missinisi”, con il supporto della società “Fata Morgana”, rappresentata dall’insegnante Liliana Sparicio. Testimonial dell’evento la poetessa messinese Maria Costa, che ha ricevuto l’onorificenza “Tesoro Umano Vivente Unesco”, a cui è stato dedicato una sezione del progetto, premiata da Ardizzone per il contributo culturale dato all’intera comunità. L’intervento è stato diffuso sul sito ufficiale dell’Unesco, Firstpost, significativo riconoscimento alla caratura culturale del progetto sostenuto in particolare dall’as- Il collegamento in diretta con “Omaima”, da casa seguita nell’ambito di un progetto scolastico IL FOLKLORE D’ITALIA Giovanni Ardizzone in rappresentanza dell’Assemblea Regionale Siciliana sessore alle politiche scolastiche del Comune di Messina, Salvatore Magazzù, che ha fortemente voluto inserire il progetto all’interno del Patto territoriale a cui hanno dato la loro adesione i numerosi istituti comprensivi della città. L’intento di creare l’interesse del giovane scolaro verso il proprio patrimonio culturale, ha trovato l’imprescindibile sostegno dei dirigenti scolastici e degli insegnanti referenti, come è ricordato da Domenico Venuti, docente di Beni Culturali ed Ambientali dell’Università della Pace della Svizzera Italiana, pro rettore con delega al coordinamento degli studi sul patrimonio culturale della Regione Sicilia. Lo studio ha accostato i ragazzi alla ricerca antropologica, facendo comprendere le mutazioni tra società, ponendo il folklore come espressione viva delle manifestazioni culturali artistiche delle classi sociali subalterne. I ragazzi si sono approcciati al bene culturale, ridefinendone il concetto, familiarizzando con una logica ed operatività in rapporto alla crescente domanda di autentiche identità che viene dalle forze culturali coscienti, in risposta al permanente rischio di omologazione ed annullamento nel riproduttivo forzosamente omologato: implicito alla società di massa. Gli insegnanti referenti hanno condiviso il percorso formativo con “I Picciotti Missinisi”, svi- Sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca luppando i temi assegnati dalla struttura del progetto. In chiave ludica i ragazzi hanno focalizzato il loro impegno mirato ad acquisire attraverso varie espressioni artistiche, come la danza, il teatro, la poesia, i contenuti formativi sul proprio patrimonio culturale. Così hanno rappresentato le liriche in lingua arcaica di Maria Costa, riproponendo un linguaggio che si sta estinguendo, ma rappresentativo del “borgo marinaro”. Altri si sono cimentati al rapporto tra sacro e profano, raffigurando “le feste paesane”, non mancano le rappresentazioni delle classiche leggende legate ai mitici fondatori della città di Messina o quelle mitologiche che comunque esaltano le peculiarità del paesaggio e dello scenario incantevole dello Stretto. La vita di tutti i giorni nelle trasposizioni teatrali, e poi particolare analisi ai canti di lavoro tipici del mare hanno fatto acquisire elementi di mutazione antropologica difficilmente riscontrabili e caratterizzanti particolari territori. La creazione metaforica della Sicilia, con canti e danze i ha fatto scoprire il n. 04 / 2012 modo di manifestarsi del popolo, le mutazioni, i fermenti, antichi usi e costumi su come avveniva il fidanzamento e di personaggi tipici come: U ghiusaru, u zappaturi e u marinaru. Un caleidoscopio di elementi rappresentativi che hanno descritto attraverso i loro linguaggi la storia del patrimonio etnoantropologico della Sicilia. Hanno presenziato anche Melina Prestipino, dirigente della Soprintendenza Beni Culturali di Messina, Maria Teresa Prestigiacomo, presidente dell’Accademia Euromediterranea delle Arti, il fratello del poeta Nino Ferraù, il direttore del Museo Etno-Antropologico di Castanea Domenico Gerbasi, Maria Froncillo Nicosia, presidente del Comitato Patronesse dell’Associazione D’Arma il Fante. 27 www.fitp.org vita dei gruppi La FITP al “Verega Street Festival” con cinque gruppi I Cariddi 28 MONTEGRANARO (Fermo) Molteplici artisti e gruppi folklorici provenienti da tutto il mondo, con una presenza complessiva di pubblico di oltre 100 mila persone. Cento spettacoli in sette giorni, sessanta compagnie provenienti da ogni parte del mondo: Usa, Spagna, Francia, Olanda, Belgio, Germania, Giappone, Macedonia, Argentina, Italia, (solo per citare alcuni Paesi), in rappresentanza di un universo artistico ricco e variegato. Sono questi alcuni numeri della 14.ma edizione del Veregra Street Festival, il Festival Internazionale del Teatro di Strada, che ha avuto luogo a Montegranaro (Fermo). Sancita la definitiva consacrazione della manifestazione nel panorama nazionale e internazionale. Nel corso dei vari spettacoli, organizzati dal Comune marchigiano con la collaborazione della Federazione Italiana Tradizioni Popolari, hanno partecipato per la FITP “I Cariddi” di Messsina, “Norbensis” di Norma (Latina), “Murgantia” di Baselice (Benevento), “L’Eco del Gargano” di San Giovanni Rotondo (Foggia), “La Morgia” di Pietracatella (Campobasso). Tutti i nostri gruppi folklorici si sono fatti apprezzare per i loro programmi fatti di balletti e canzoni etniche, che hanno incantato i numerosissimi presenti. Colori, suoni, danze, immagini e particolari performance. La sezione dedicata alle tradizioni popolari è stata fra le novità più apprezzate del Veregra Street, nata da una collaborazione fra il Festival marchigiano e la FITP. Una delle tante reti volute e create negli anni dal direttore artistico Giuseppe Nuciari che hanno permesso alla rassegna montegranarese di fare un ulteriore salto di qualità. Il Festival ha visto anche la partecipazione dei seguenti artisti in- ternazionali: Jessica Arpin, Adrian Conde, Remo Di Filippo, Matthias Romir, Osvaldo Carretta, Alice Comino Circuszka, Fratelli Caproni, Swing Ninja, Circo Claxon, Ciusine I Murgantia Macabre, Costrini, Andrea Fidelio, Swing ninjas, Silvestro Sentiero, Ete Clown, Strange Comedy, Rope theatre, Il Branko, Agusevi Dzambo Orkestar, Sublimit, Andrea Fidelio, Lonely Circus, Els Elegants, Juri Longhi, Sublimit, Matteo Pallotto, Bozo Clown, Vericueto, Dare D’art, Juri Longhi. (Giuseppe Nuciari, Veregra Street Festival) L’Eco del Gargano IL FOLKLORE D’ITALIA n. 04 / 2012 Fra liriche e pandette solidarietà e buona cucina Consegnato il contributo per “Il Folklore per la Vita” BERGAMO - Nulla ha potuto il meteo avverso contro la determinazione di vassalli e dignitari a godersi l’incontro conviviale che costituisce uno degli appuntamenti di più antica tradizione ducale. Così, dopo la ricca e appagante esperienza della visita al “Museo del falegname” di Tino Sana, il lungo corteo di automobili ha risalito i primi tornanti della strada che porta al ristorante “Collina” - rinomato ritrovo gastronomico in quel di Almenno S. Bartolomeo. Qui, fra un manicaretto e l’altro, il Duca Lìber Prim ha parlato al suo popolo e ha solennemente proceduto alla nomina degli avvocati Ettore Tacchini e Alberto Riva a Cavalieri J. P. e componenti della ducal Corte di Giustizia, in sostituzione degli scomparsi avvocati Arbace Mazzoleni e Giovanni Riva. Presentati da Tiziana Ferguglia si sono poi succeduti i poeti dialettali sul palcoscenico della usuale tenzone poetica; Emanuela Giovanessi, Carla Passera, Carmen Guariglia, Rita Rossi e Silverio Signorelli, che hanno letto loro composizioni, mentre il cappellano ducale mons. Ennio Provera e Giusi Bonacina si sono cimentati nella riproposizione di liriche di Giuseppe Mazza e Angelo Astolfi. Il duca, insieme a Fabrizio Cattaneo, assessore di giunta della FITP e presidente IOV-Italia, ha poi provveduto a consegnare la somma raccolta nel corso della manifestazione “Il Folklore per la Vita”, tenutasi in piazza Pontida, organizzata dal Ducato di Piazza Pontida e dal Gruppo Folklorico “I Gioppini di Bergamo”, a Silvano Manzoni, presidente dell’Associazione “Paolo Belli” e Ail (Associazione italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma). Alla manifestazione benefica hanno partecipato circa 20 gruppi folklorici provenienti da tutta la Lombardia; inoltre, ha contribuito il Gruppo Folklorico “I Contadini della Brianza” con una raccolta fondi in contemporanea, avvenuta ad Albavilla (Como). Il presidente Manzoni ha anticipato che entro due anni spera di poter approntare una nuova “Casa del sole” vicino all’ospedale in via di ultimazione presso la località alla Trucca. Alla serata sono stati ospiti il sindaco di Almenno San Bartolomeo, Giambattista Brioschi, e l’assessore alla cultura Nilo Ghisleni, che hanno ricordato come i rapporti del Ducato con il loro comune non siano di data recente. A conclusione dell’incontro Riccardo Moretti ha fatto dono di un suo quadro al Ducato. (Gianluigi Morosini) www.fitp.org 29 vita dei gruppi Festival Internazionale di Pentecoste Edizione da incorniciare a Silvi Marina 30 SILVI MARINA (Teramo) - Per gli addetti ai lavori e il pubblico, l’appuntamento 2012 del Festival Internazionale di Pentecoste è stato la migliore edizione in assoluto dei quindici finora svolti. Oltre al Gruppo Corale Folk “P.G. Lerario”, presieduto da Franco Costantini, organizzatore della manifestazione tramite la sua Associazione Culturale “Città di Silvi, hanno partecipato ben cinque ensemble stranieri, due dalla Turchia e uno rispettivamente dalla Polonia, dalla Romania e dalla Lituania, che hanno offerto uno spettacolo di danze, canti e suoni popolari sfoggiando gli straordinari e ricchi costumi tradizionali delle loro regioni di provenienza. La “tre giorni folklorica” è stata una bella occasione di fratellanza e interazione per i gruppi. Quest’anno il Festival ha trovato un’altra location che si è rivelata semplicemente straordinaria: come palco naturale il sagrato della Chiesa Madre di S. M. Assunta e come platea il piazzale sottostante la grande scalinata addobbata con una miriade di fiori, soprattutto ginestre. Uno spettacolo unico e indimenticabile per il quale occorre ringraziare sia l’Associazione “Città di Silvi” che i frati francescani conventuali, padre Maurizio e padre Nicola, che reggono la parrocchia di S. M. Assunta, nella quale è nata ed è ospitata la Corale “P. G. Lerario”. Il programma prevedeva l’apertura del Festival con un prologo di musica e balli conclusasi con lo scambio dei doni, la sfilata sul lungomare con suoni e danze lungo strade e piazze con arrivo alla Chiesa di S. M. Assunta, la messa e le due serate degli spettacoli. (Ursula Benvenuti) IL FOLKLORE D’ITALIA n. 04 / 2012 www.fitp.org