001_006_PRIME_PAGINE 27-07-2007 14:17 Pagina 3 RAMÓN LUCAS LUCAS yr op C ORIZZONTE VERTICALE Senso e significato della persona umana ht ig SAN PAOLO 001_006_PRIME_PAGINE 27-07-2007 14:17 Pagina 4 ht ig yr op C © EDIZIONI SAN PAOLO s.r.l., 2007 Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (Milano) www.edizionisanpaolo.it Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l. Corso Regina Margherita, 2 - 10153 Torino ISBN 978-88-215-6010-1 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 291 CAPITOLO XI ANTROPOLOGIA DELLA SESSUALITÀ UMANA C yr op La condizione corporea dell’uomo ci introduce in un ulteriore tema: la sessualità come modo di essere inerente alla struttura essenziale della persona umana. È necessario precisare subito che quando si parla di sessualità il riferimento non è solo a una realtà di ordine genitale, ma più profondamente a una dimensione fondamentale dell’essere umano come tale, una potenzialità di amore che investe tutto il suo essere spiritualecorporeo (spirito incarnato) e rappresenta un valore affidato alla sua responsabilità. La sessualità umana non è riconducibile a un oggetto o a una funzione, ma alla conformazione strutturale della persona, a una sua struttura significativa prima ancora che a una sua funzione. 1. La dualità sessuale a. Diversità sessuale Antropologia della sessualità umana ht ig L’essere sessuati è per l’uomo e per la donna un dato originario. La persona umana, nella sua costituzione psico-somatica, è un essere sessuato, e questa caratteristica specifica il suo essere. È evidente che l’uomo non esiste in astratto. Egli esiste piuttosto sempre e soltanto in due possibilità, che sono “il modo della mascolinità” o “il modo della femminilità”. Sia l’uno sia l’altro modo dell’esistenza umana rivelano uno specifico atteggiamento di base, manifestano una loro particolare logica, tendono verso una propria maniera di progettare il mondo, e sono inconfondibili nel loro operare. L’uomo va inteso antropologicamente, dunque, come una realtà uni-duale, perché la sessualità di ogni persona comporta intrinsecamente una irriducibile correlazione unificatrice con le altre. Se ogni persona umana può essere considerata “totalmente” umana, in quanto ognuna ha tutte le caratteristiche proprie della natura umana, non può avere, però, la pretesa di essere il “tutto” umano, perché per la sua specificità sessuata è diversificato dall’altro ed è mancante delle ca291 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 292 ht ig yr op C ratteristiche peculiari dell’altra modalità sessuata1. La dualità sessuale è uno dei dati fondamentali dell’essere umano, e nessuna corrente di pensiero egualitaria potrà misconoscerla. La dualità sessuale è il modo specifico dell’uomo di vivere nel mondo e di rapportarsi agli altri. Mascolinità e femminilità sono le uniche due possibilità dell’essere-umano. Il termine stesso di “sesso” viene fatto derivare dal latino secare, che significa separare, distinguere ciò che era unito. L’etimologia indica già questa dualità, questa differenza di due che essendo stati “separati” tendono a ricostruire l’unità originaria. Questo è anche il senso dei miti greci, e ad esso fa anche allusione il primo capitolo della Genesi. Ma, a differenza dei miti, il racconto della Genesi (1,27: «Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò») mette in evidenza che il dato originario è l’unità nella diversità: «saranno una sola carne». La perfezione homo è attuata nella duplice polarità sessuale, del maschile e del femminile. Questa duplicità non è conseguenza di una caduta primitiva, come si riteneva nella mitologia, ma il modo originario di essere homo. Il Convivio di Platone è interamente dedicato al tema dell’amore e il nucleo è costituito dal noto mito raccontato da Aristofane: «Anzitutto occorre che voi impariate a conoscere la natura umana e le vicende che essa subì; giacché, in antico, la nostra natura non era quella ch’è ora, ma diversa [...]. La figura di ogni uomo era tutta rotonda, con dorso e fianchi in cerchio, quattro mani e lo stesso numero di gambe, e due volti, in tutto eguali, su un collo cilindrico; e con una sola testa per entrambi i visi rivolti in senso contrario, e quattro orecchie, e due genitali, e tutto il resto come si potrebbe figurare in conseguenza. E camminava pure eretta come ora, in quale dei due sensi preferisse [...]. Erano terribili per forza e per vigoria, e di grande animo, sì da assalire gli dei; e quel che Omero narra di Efialte e di Oto va inteso come detto di loro: il tentativo di scalare il cielo, per avventarsi sugli dei. Zeus e gli altri numi, quindi, tenevano consiglio su quel che loro convenisse fare, e restavano in imbarazzo: non potendo infatti, da una parte, ucciderli e annientarne la razza fulminandoli come i giganti – giacché sarebbero insieme spariti i culti e i sacrifici resi a loro dagli uomini – né, d’altra parte, lasciarli così insolentire. Finalmente, dopo lunga riflessione, dice Zeus: “Mi pare d’aver trovato un rimedio, perché gli uomini possano continuare ad esistere e nello stesso tempo, divenuti più deboli, cessino dalla loro tracotanza. Ora, ecco, li spaccherò ciascuno in due, e così essi diverranno tanto più deboli quanto più utili a noi, per l’aumento che si produrrà nel loro numero. E cammineranno eretti su due gambe [...]”. Detto questo, 1 Non aveva tutti i torti Feuerbach quando parlava dell’uomo come «essenza generica» (Gattung Wesen), intendendo, appunto, il maschio e la femmina. 292 Orizzonte verticale 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 293 yr op C si mise a tagliare in due gli uomini, come quelli che spaccano le sorbe per metterle in conserva, o le uova con un crine; e a ognuno che tagliava, ordinava ad Apollo di rivoltargli il viso e la metà del collo dalla parte del taglio, affinché l’uomo, vedendo sempre la propria scissura, fosse più mansueto: e di risanargli, poi, tutto il resto. E lui rovesciava la faccia, e stirando da ogni lato la pelle verso il punto che ora si chiama ventre, al modo di quelle borse che si stringono, e facendovi una specie di bocca, la legava nel mezzo del ventre, nel luogo detto ora ombelico [...]. Ma quando l’organismo umano fu così diviso in due, ciascuna metà, desiderando l’altra, le andava incontro; e gettandosi le braccia al collo, e avviticchiandosi insieme per la brama di connaturarsi di nuovo, morivano di fame e d’accidia, non volendo far nulla l’una senza l’altra. E quando una delle metà moriva e l’altra restava in vita, quella rimasta ne cercava un’altra [...]. Da così lungo tempo, quindi, è innato negli uomini l’amore reciproco, che riconduce verso l’antico stato, tendendo a fare, di due esseri, uno solo, e a ricostituir sana l’umana natura. Ciascuno di noi è dunque come un contrassegno d’uomo, tagliato com’è, a somiglianza delle sogliole, da uno in due; e cerca quindi sempre il contrassegno a lui corrispondente»2. Il mito risolve così il fatto della dualità sessuale. Dualità che non contraddice l’identità fondamentale; se da una parte il dato biologico costituisce il punto di partenza della differenziazione sessuale, dall’altra parte mostra l’identità costitutiva di entrambi i sessi: individui della stessa natura. «La connotazione sessuale di ogni soggetto riguarda non già la natura umana, che è una ed identica in ciascuno, ma la caratterizzazione in due distintive fondamentali modalità del loro essere, quello della maschilità e quello della femminilità che costituiscono i due poli sessuati fondanti dell’umano»3. ht ig b. Differenze genetico-biologiche: il sesso biologico Dal punto di vista della scienza biologica4 l’appartenenza al sesso maschile o femminile è determinata, fin dal concepimento, da fattori genetici, gonadici, ormonali e morfologici. 2 PLATONE, Convivio, 189d - 191d. Nel mito si spiega anche l’attrazione omosessuale. Il discorso di Aristofane è criticato alla fine da Diotima. 3 G. BONOMI, «Piacere sessuale», in G. RUSSO (cur.), Enciclopedia di bioetica e sessuologia, Torino-Leumann, Elle Di Ci, 2004, p. 1369. 4 Cfr. L. DE MARINIS - A. BARBARINO - A. SERRA, «Biologia della differenziazione sessuale», in Medicina e Morale, 2 (1984), 155-165. A. LUCISANO - M.L. DI PIETRO, Sessualità umana. Una guida per conoscere e per capire, Cinisello Balsamo (MI), San Paolo, 1994. Antropologia della sessualità umana 293 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 294 1) Sesso cromosomico yr op C È costituito dalla presenza o assenza del cromosoma Y nel corredo genetico dell’individuo. Il sesso femminile, oltre agli altri 44 cromosomi, è determinato da due cromosomi uguali, che vengono indicati con la lettera X; nella specie umana la femmina è costituita geneticamente dalla formula 44+XX. Il sesso maschile, oltre agli altri 44 cromosomi, ha un cromosoma sessuale uguale all’X della femmina, e un altro diverso indicato con la lettera Y; il maschio è specificato geneticamente dalla formula 44+XY. Già dal periodo unicellulare l’embrione contiene l’informazione relativa al sesso di appartenenza in questi due cromosomi. Dal punto di vista scientifico e obiettivo è il sesso genetico-cromosomico a determinare normalmente le altre componenti biologiche del sesso. «Il sesso nasce prima di noi. Siamo stati maschi o femmine il giorno del concepimento e lo siamo stati in maniera irreversibile. Lo sviluppo ormonale, la centralizzazione neurologica, la ciclicità fisiologica e la configurazione morfologica della nostra sessualità non sono altro che fenomeni susseguenti, ma anche conseguenti al fenomeno della determinazione genetica del sesso»5. 2) Sesso gonadico 3) Sesso duttale ht ig Il sesso cromosomico orienta lo sviluppo delle gonadi in senso maschile (testicoli) o femminile (ovaie). Il cromosoma Y o X attiva alcuni geni responsabili della differenziazione delle gonadi. La crescita e la differenziazione delle ghiandole sessuali avvengono progressivamente su una base di tessuti differenti, sotto l’influenza di geni deputati al meccanismo di differenziazione gonadica in senso maschile o femminile. Il sesso gonadico è, dunque, basato sulle caratteristiche istologiche delle gonadi; il maschio possiede tessuto testicolare, la femmina possiede tessuto ovarico. Le gonadi producono le cellule germinali atte alla riproduzione: gli spermatozoi per il maschio e l’ovocita per la femmina. Le gonadi, inoltre, producono determinati ormoni che influiscono nella successiva formazione e fisiologia degli organi genitali, il che fa parlare di sesso ormonale. Sono il testosterone prodotto dal testicolo maschile, e gli estrogeni e il progesterone prodotti dalle ovaie femminili. È formato in base ai geni e alle gonadi. Nel maschio è composto dall’epididimo, dai dotti deferenti, dalle vescicole seminali, dalla prostata, 5 G. BOIARDI, «Sessualità maschile e femminile tra natura e cultura», in Medicina e Morale, 1 (1983), 19. 294 Orizzonte verticale 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 295 dalle ghiandole bulbouretrali e da parte dell’uretra. Nella femmina dall’utero, dalle tube o trombe di Falloppio e da parte della vagina. 4) Sesso fenotipico o genitale yr op C È determinato dalle caratteristiche anatomiche a livello di genitali esterni. Mentre il sesso interno (cromosomico e gonadico) deriva da strutture diverse nei due sessi, i genitali esterni hanno un abbozzo embrionale comune che poi, sotto l’influsso genetico e degli ormoni sessuali maschili o femminili, si sviluppa in modo differente: glande, pene e scroto nel maschio; clitoride, piccole e grandi labbra, che formano la vulva, nella femmina. È in base a questo livello di riferimento che avviene, all’atto della nascita, l’attribuzione civile e sociale del sesso6. Lo sviluppo successivo porta, nella pubertà e nella maturità, alla crescita degli organi sessuali interni ed esterni secondo le caratteristiche proprie di ciascuno dei due sessi. 5) Differenze genetico-biologiche ht ig In base a queste precisazioni terminologiche e concettuali si può dire che l’individuo cresce e si sviluppa, in base al patrimonio genetico, sotto l’azione di sostanze eccitanti e inibenti, che si chiamano ormoni. Nella formazione dell’organismo, rispettivamente maschile o femminile, hanno importanza fondamentale gli ormoni sessuali, prodotti dalle gonadi testicolare od ovarica, che a loro volta dipendono dai geni Y e X. In condizioni normali l’organismo si plasma nei suoi componenti genetici, anatomici, morfologici e fisiologici in modo diverso e complementare. Quello femminile in maniera da essere un giorno atto a tutte le funzioni della maternità. Quello maschile in modo da svolgere le funzioni della paternità. La diversità-complementarità riguarda, dunque, i caratteri cromosomici (presenza di X o Y nell’ultima coppia di cromosomi), i caratteri endocrino-neurologici, i caratteri fenotipici e quelli fisiologici. Dal punto di vista anatomico-morfologico la differenziazione riguarda gli organi genitali e la forma generale del corpo. Nel maschio gli organi genitali concernenti la riproduzione sono: i testicoli, il pene, i canali per l’emissione del liquido spermatico e le ghiandole annesse, come la prostata, le ghiandole seminali, le ghiandole di Cooper. L’identità anatomico-genitale del maschio è chiaramente protesa all’altro, con fenomeni fisiologici che egli non può sopprimere né occultare. Nella femmina gli organi riproduttori sono la vulva, il clitoride, la vagina, l’utero, le tube di 6 Cfr. F. BELLONE - V. BRUNI, Ginecologia dell’infanzia e dell’adolescenza, Roma, Società Editrice Universo, 1990. Antropologia della sessualità umana 295 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 296 7 ht ig yr op C Falloppio, le ovaie. L’identità anatomico-genitale femminile manifesta una diffusione più ampia nel corpo, un’apertura ricettiva e accogliente, e un grado più elevato di immanenza. Oltre alle differenze strettamente connesse agli organi della riproduzione, si danno le differenze morfologiche generali: statura, scheletro, cute, peli ecc. In rapporto all’uomo, la donna ha il bacino più largo, le proporzioni tronco-arti diverse; la statura più piccola (in media 10 cm); l’apparato scheletrico e muscolare più minuto, il tessuto adiposo più abbondante, il sistema peloso dolce e soave, l’apparato fonetico più delicato. Le forme del corpo femminile differiscono abbastanza da quelle del corpo maschile. «Nel corpo della donna la carne ha sempre finissime curvature»7. Qualsiasi parte del corpo della donna, sia pure quella meno differenziata dall’uomo, manifesta la femminilità. Perché «non sono le forme corporali, che dopo chiamiamo femminili, quelle che ci mostrano un modo di essere profondamente distinto dal maschile e che chiamiamo femminilità, ma il contrario: tutte e ciascuna parte del corpo femminile ci mostrano l’intimità di quell’essere che è la donna, e questa femminilità interna si manifesta nel corpo e lo rende femminile. L’osservazione sembra paradossale, ma è innegabile: non è il corpo femminile chi ci svela l’anima femminile, ma è l’anima femminile chi ci fa vedere femminile il suo corpo»8. Alexis Carrel, autore del celebre libro L’uomo, questo sconosciuto, riguardo al problema femminile scrive: «Le differenze che esistono tra uomo e donna non sono dovute semplicemente alle forme particolari degli organi della generazione, alla presenza dell’utero, alla gestazione, o al modo di educazione. Esse derivano da una causa più profonda, l’impregnazione di tutto l’organismo di sostanze chimiche, prodotte dalle ghiandole sessuali. È l’ignoranza di questo fatto fondamentale che ha portato i promotori del femminismo all’idea che i due sessi possono avere la medesima educazione, le medesime occupazioni, gli stessi poteri, le stesse responsabilità. In realtà la donna è profondamente diversa dall’uomo. Ogni cellula del suo organismo porta l’impronta del suo sesso. La medesima cosa è dei sistemi organici, e soprattutto del suo sistema nervoso. Le leggi fisiologiche sono così inesorabili come le leggi siderali. Non è possibile sostituirle con i desideri umani. Siamo obbligati ad accettarle come sono»9. Tutta la corporeità nella sua morfologia, da quella più esterna alla più intima, rimane segnata dalla differenziazione sessuale. Dal punto di vista fisiologico il metabolismo basale fin dalla nascita è J. ORTEGA Y GASSET, El hombre y la gente, cit., p. 168 (tr. L’uomo e la gente, cit., p. 118). Ibid., p. 167 (tr., pp. 117-118). A. CARREL, L’Homme, cet inconnu, Paris, Plon, 1935, pp. 103-104 (tr. L’uomo questo sconosciuto, Milano, Piemme, 1990, p. 108). 8 9 296 Orizzonte verticale 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 297 C più basso nella donna; la temperatura è incostante, si abbassa prima della rottura del follicolo ovarico, subisce un incremento dopo. L’andatura è più sottile, il ritmo fluttuante. Lo sviluppo della donna segue un ritmo diverso da quello dell’uomo. Raggiunge la pubertà in media due anni prima. La maturità sessuale è accompagnata da fenomeni più intensi; la produzione degli ovuli è ciclica, con i fenomeni che ne rendono possibile l’annidamento. Il concepimento e lo sviluppo di un nuovo essere avvengono in grembo alla donna, per lo spazio di nove mesi. Il parto è proprio della donna. yr op c. Stati d’intersessualità biologici e psichici Nella sessualità fisica normale c’è armonia e concordanza tra le predette componenti. Esistono, però, situazioni anomale dal punto di vista genetico come nella sindrome di Turner nella quale si ha una sola “X”, o nella sindrome di Klinefelter, nella quale si ha “XXY”. Possono darsi altri casi come “XXX” o “XXXY”. Come si può empiricamente accertare, dove c’è la “Y”, anche se vi sono più “X”, si dà un fenotipo prevalentemente maschile, anche se anomalo; invece quando manca la “Y” il fenotipo è prevalentemente femminile. Esistono, inoltre, stati di intersessualità se vi è discordanza fra i caratteri genetici, gonadici e fenotipici del sesso. Si possono descrivere i seguenti. 1) Pseudoermafroditismo 2) Ermafroditismo vero ht ig C’è discordanza fra i caratteri fenotipici e quelli gonadici e cromosomici; ciò si può verificare in due situazioni: – pseudoermafroditismo femminile: i genitali sono maschili (più o meno differenziati) mentre le gonadi e il corredo cromosomico sono femminili, ad esempio nel caso della sindrome adrenogenitale congenita; – pseudoermafroditismo maschile: i genitali sono femminili, ma le gonadi e il corredo cromosomico sono maschili, cioè testicolari (sindrome di Morris o del testicolo femminizzante). È molto raro. Vi sono tessuti ovarici e testicolari contemporaneamente; il caso più comune è quello che presenta un fenotipo prevalentemente maschile, anche se con genitali esterni rudimentali, talora con la concomitanza di mestruazioni dopo la pubertà dovute alla presenza di un utero rudimentale. È necessario distinguere queste varie forme di anomalie, che ben Antropologia della sessualità umana 297 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 298 possono chiamarsi patologie cliniche, e che riguardano le componenti fisico-biologiche del sesso, dal transessualismo vero e proprio, e ancora di più dall’omosessualità e dal travestitismo. 3) Transessualismo C yr op Il transessualismo è la situazione di inadeguatezza e discordanza tra il sesso fisico-biologico nelle sue componenti sopraelencate, e la tendenza psicologica che è percepita in senso opposto. Quest’inadeguatezza spesso si manifesta in forma di conflitto tra la dimensione biologica e quella psicologica. Il tratto distintivo del transessuale è la percezione consapevole di sentirsi appartenente al sesso opposto a quello genetico, endocrino, fenotipico e, ovviamente, anche anagrafico che possiede. Questo sentirsi “altro” è accompagnato da una tendenza a identificarsi fisicamente, psichicamente e culturalmente con “l’altro sesso”. Tendenza che spesso è seguita da un comportamento psico-sessuale di tipo nettamente opposto a quello previsto dal sesso anatomico. Nell’analisi del fenomeno transessuale il caso più frequente avviene in persone di sesso fisico maschile che psicologicamente si sentono donne, e tendono a identificarsi con il sesso femminile, sia nelle caratteristiche biologiche, sia in quelle psicologiche e culturali. Tendenza che spesso si associa al desiderio ossessivo di liberarsi degli attributi genitali posseduti e acquistare quelli del sesso opposto. Se questa tendenza e questo comportamento sono profondamente radicati nella persona, arrivano a una certa irreversibilità che porta la persona a chiedere l’intervento chirurgico modificativo. 4) Omosessualità ht ig Nella omosessualità gli aspetti della sessualità non vengono sentiti in senso ambiguo e conflittuale; spesso vengono usati in vista della soddisfazione erotico-affettiva riposta nel soggetto dello stesso sesso. L’omosessuale non desidera cambiare sesso, ma semplicemente avere rapporti sessuali e affettivi con soggetti dello stesso sesso10. Dal punto di vista dell’analisi esistenziale umana l’omosessualità è antica quanto l’uomo. Già la filosofia greca cercava di darne una spiegazione nel famoso mito dell’androgino. Significativo è il passaggio del Convivio di Platone: «Dapprima, infatti, eran tre i generi degli uomini, non due come sono ora, il maschile e il femminile, essendocene in più un terzo, che accomunava in sé entrambi i precedenti, e di cui ora è rimasto solo il nome, mentre esso è sparito: ed era questo, allora, l’androgino, unico e composto del ma10 CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Homosexualitatis problema. Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali, in AAS 79 (1987), 543-554. 298 Orizzonte verticale 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 299 yr op C schile e del femminile [...]. La causa, poi, per cui i sessi erano tre, e di tale aspetto, era questa: che il maschile aveva avuto origine dal sole, il femminile dalla terra, e il terzo, partecipe d’ambedue i precedenti, dalla luna, dato che anche la luna partecipa del sole e della terra»11. Gli uomini si ribellarono contro gli dei e Zeus, per punirli, li tagliò in due. «Ma quando l’organismo umano fu così diviso in due, ciascuna metà, desiderando l’altra, le andava incontro; e gettandosi le braccia al collo, e avviticchiandosi insieme per la brama di connaturarsi di nuovo, morivano di fame e d’accidia, non volendo far nulla l’una senza l’altra. E quando una delle metà moriva e l’altra restava in vita, quella rimasta ne cercava un’altra e le si avvinghiava, sia che le capitasse la metà d’una donna intera – quella, cioè, che ora si chiama una donna – sia che s’imbattesse in quella d’un uomo; [Zeus fece in modo che,] se nell’amplesso si trovassero insieme maschio e femmina, generassero e si perpetuasse la razza; se, invece, maschio e maschio, venisse loro almeno la sazietà dell’amplesso, e smettessero e si volgessero al lavoro e a tutte le altre cure della vita»12. L’analisi dell’omosessualità non è semplice e molti fattori concorrono in essa. La cultura attuale l’ha portata all’attenzione dei mass-media e della politica. La filosofia, tuttavia, non può accontentarsi della costatazione dei fenomeni, ma ha il compito di una riflessione seria sulle loro cause13. La prima distinzione, molto importante, che bisogna fare e mai sottovalutare, è quella tra tendenza omosessuale e comportamenti omosessuali14. Vi sono omosessuali “non-attivi”, che rifiutano l’etichetta di “gay”, si astengono da comportamenti e atti omosessuali; tuttavia essi sperimentano la tendenza omosessuale come un aspetto innegabile della loro psicologia e personalità. Queste persone vivono una profonda divisione tra i valori in cui credono e le loro tendenze sessuali. L’altro grup11 PLATONE, Convivio, 189d - 191d. Ibid., 189d - 191d. Cfr. E. CANTARELLA, Secondo natura. La bisessualità nel mondo antico, Milano, BUR, 20065. Per una visione storica, S. POLITO, Impronte. Percorsi storici e sociali dell’omosessualità maschile, Civitavecchia, Prospettiva Editrice, 2005. 13 Cfr. G. ZUANAZZI, «La condizione omosessuale: definizione e fattori causali», in AA.VV., Antropologia cristiana e omosessualità, Città del Vaticano, L’Osservatore Romano, 1997, pp. 49-68. 14 Qui parliamo della tendenza omosessuale. Cfr. J. NICOLOSI, Reparative Therapy of Male Homosexuality. A New Clinical Approach, Northvale (N.J.), Jason Aronson, 1997 (tr. Omosessualità maschile: un nuovo approccio, Milano, Sugarco Edizioni, 2002); IDEM, Healing Homosexuality. Case Stories of Reparative Therapy, Northvale (N.J.), Jason Aronson, 1993 (tr. Oltre l’omosessualità: Ascolto terapeutico e trasformazione, Cinisello Balsamo [MI], San Paolo, 2007); J. NICOLOSI - L. NICOLOSI, A Parent’s Guide to Preventing Homosexuality, Downers Grove (Ill.), InterVarsity Press, 2002 (tr. Omosessualità. Una guida per i genitori, Milano, Sugarco Edizioni, 2003). Consiglio vivamente la lettura dei libri di Nicolosi che mi sono serviti da guida nella redazione di questo paragrafo. G. VAN DEN AARDWEG, Homosexuality and Hope. A Psychologist Talks about Treatment and Change, Ann Arbor (Mich.), Servant Books, 1985 (tr. Omosessualità e Speranza. Terapia e guarigione nell’esperienza di uno psicologo, Milano, Ares, 1995); S. TEISA, Le strade dell’amore. Omosessualità e vita cristiana, Roma, Città Nuova, 2002; AA.VV., Antropologia cristiana e omosessualità, Città del Vaticano, L’Osservatore Romano, 1997. Per quanto riguarda la valutazione morale del comportamento omosessuale, vedi più avanti in questo capitolo il paragrafo su «Sessualità e disordini morali sessuali». 12 ht ig Antropologia della sessualità umana 299 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 300 15 411. 16 ht ig yr op C po sono gli omosessuali “attivi”, quelli che si riconoscono gay, vivono come tali, praticano gli atti omosessuali e rivendicano per questo comportamento e stile di vita un riconoscimento di parità con quello eterosessuale, anche al livello giuridico del matrimonio. Questo gruppo intende vivere e far valere un’identità sociopolitica e uno stile di vita omosessuale, tipicamente rappresentato nei “gay-pride days”. Nell’analisi che segue lascio da parte il secondo gruppo e molti aspetti di tipo psicologico, sociale, politico, ideologico, economico ecc. che concorrono alla pratica e alla diffusione dell’omosessualità perché la loro trattazione esula dallo scopo di questo lavoro. Più pertinente è la chiarificazione del primo gruppo, cioè: come spiegare la “tendenza” omosessuale? Nella comprensione delle tendenze omosessuali bisogna tenere conto dei diversi aspetti implicati: biologico, psicologico e sociologico. Dal punto di vista biologico un’attenta analisi dei dati scientifici rivela che i fattori genetici e ormonali non svolgono un ruolo determinante nello sviluppo omosessuale, sebbene vi possano essere alcuni fattori predisponenti. Viene certamente escluso il fattore ereditario; uno sbilanciamento ormonale potrà avere qualche ruolo, ma questo in ogni caso sarà minimo. Anche se qualche ricercatore omosessuale cerca ancora di dimostrare il contrario, studiosi come Masters, Johnson e Kolodny affermano che «oggi la teoria genetica dell’omosessualità è quasi totalmente scartata»15; e Karlen conclude che «la realtà dei fatti dimostra sempre più decisamente che i geni non causano l’omosessualità»16. La ragione per cui non si può attribuire a una causa biologica la tendenza omosessuale si trova nel fatto che la biologia non ha un influsso determinante sul comportamento morale. Si può ammettere l’esistenza di alcuni fattori fisiologici che possono predisporre a carenze sessuali, e di conseguenza all’omosessualità, ma non di fattori predeterminanti e tanto meno del “gene dell’omosessualità”. Inoltre, attribuire l’omosessualità a cause biologiche sarebbe una “condanna senza appello” per la persona omosessuale, perché le impedirebbe di sperare nella possibilità di un cambiamento e bloccherebbe qualsiasi tentativo di crescita. Superando la spiegazione biologica dell’omosessualità, bisogna riconoscere l’influsso causale dei fattori psicologici e sociali. Già nella seconda metà del secolo scorso Perloff affermava che «l’omosessualità è un fenomeno puramente psicologico, che non dipende in alcun modo dalla struttura ormonale, né è passibile di cambiamenti a causa di sostanze endocrine»17. Successivamente, nel 1984, Hoult sostenne con chiarezza che W. MASTERS - V. JOHNSON - R. KOLODNY, Human Sexuality, Boston, Little, Brown, 19852, p. A. KARLEN, Sexuality and Homosexuality: a New View, New York, W.W. Norton, 1971, p. 337. W. PERLOFF, «Hormones and Homosexuality», in J. MARMOR (cur.), Sexual Inversion, New York, Basic Books, 1965, p. 68. 17 300 Orizzonte verticale 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 301 ht ig yr op C «gli studiosi del comportamento che danno un approccio sociale alla questione dei comportamenti sessuali umani stanno lavorando su un terreno più sicuro di quello del metodo biologico»18. Tra le cause dell’omosessualità quella psicologica della mancata identità sessuale sembra giocare un ruolo di primaria importanza. Un fatto è chiaro a psicologi ed educatori: è molto importante che il bambino/a trovi la sua identità sessuale e s’identifichi con essa nei primi anni dell’infanzia. Una mancata realizzazione in questo campo non rimarrà senza gravi conseguenze. Nell’omosessuale risultano evidenti carenze nell’identità sessuale. L’identità sessuale sostanziale si conserva intatta – e in ciò si distingue dal transessuale – ma c’è una percezione soggettiva di incompleta identificazione sessuale che si ripercuote nella psicologia della persona. Queste carenze d’identità sessuale si riferiscono a una situazione interiore asincronica rispetto al proprio sesso, e ne fanno percepire l’inadeguatezza nell’espressione del proprio io. Detta inadeguatezza si manifesta prevalentemente nella psicologia e nella personalità, e non necessariamente si rende esplicita in tratti di effeminatezza o mascolinità. Ci sono degli omosessuali maschi decisamente virili e delle lesbiche marcatamente femminili. Perciò questa carenza è più interiore e psicologica che non esteriore, è più un’inadeguatezza psicologica che un’inadeguatezza sociale a un dato modello culturale di mascolinità o femminilità. Per dirla con altre parole, non è il ruolo sociale che crea la tendenza omosessuale, ma è la tendenza stessa, originata dalla mancata identità sessuale, che può inclinare la persona verso certi ruoli o funzioni sociali. La mancata identità sessuale è spesso un problema dello sviluppo, legato a rapporti familiari problematici tra padre e figlio, e tra madre e figlia. «Quando il rapporto con il padre è fallimentare, il ragazzo non riesce a interiorizzare completamente l’identità sessuale maschile e diventa omosessuale. Questo è il modello clinico più comune»19. Detto così, sembra che ogni rapporto fallimentare tra padre e figlio conduca necessariamente all’omosessualità, mentre la realtà dei fatti ci mostra situazioni di conflitto che non hanno generato questa tendenza. Sembra, perciò, che la causa primaria dell’omosessualità maschile non sia tanto il conflitto o l’assenza della figura paterna, quanto l’incapacità del bambino di identificarsi con la propria sessualità maschile a causa di un rifiuto psicologico-emotivo verso – o da parte di – una figura maschile importante. Fintanto che il bambino è ricettivo all’influenza maschile, la figura paterna con cui è in conflitto o che è assente può essere sostituita da altri uomi18 T. HOULT, «Human Sexuality in Biological Perspective», in J. DE CECCO - M. SHIVELY (cur.), Bisexual and Homosexual Identities: Critical Theoretical Issues, New York, Haworth Press, 1984, p. 137. G. ZUANAZZI, «La condizione omosessuale»..., cit., pp. 49-68. 19 J. NICOLOSI, Reparative Therapy..., cit. (tr. Omosessualità maschile..., cit., p. 29). Antropologia della sessualità umana 301 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 302 yr op C ni, come un fratello maggiore, lo zio, l’educatore, un amico di famiglia ecc.; ma quando questo impulso è frustrato, la tendenza omosessuale emerge come “sforzo riparatore”20. Nei consultori di psicologia e nei centri di attenzione specializzata si è constatato che un atteggiamento iperprotettivo materno, un eccessivo autoritarismo paterno, conflitti tra padre e figlio – anche inconsci – non risolti, l’assenza paterna non sostituita da altra figura maschile possono essere i principali fattori nel sorgere della tendenza omosessuale. Questa prospettiva evidenzia che l’“approccio determinista” all’omosessualità, secondo cui omosessuali si nasce e non c’è nulla da fare, può essere superato dall’“approccio ricostitutivo” basato sul ricupero dell’identità sessuale. Il ricupero di rapporti familiari autentici, l’autoaccettazione e la rimozione dei sensi di colpa, la cura di una sana autostima, lo sviluppo delle buone amicizie sono elementi fondamentali in questo approccio21. Ricostruire si può, soprattutto quando la persona prende coscienza che ciò non è una fatalità deterministica che l’attanaglia, ma un percorso aperto. 5) Travestitismo II travestitismo, come tendenza, è una sindrome nella quale non vi è desiderio profondo di cambiare sesso, ma semplicemente un bisogno psichico di indossare indumenti dell’altro sesso come condizione necessaria per il raggiungimento dell’eccitazione sessuale: il rapporto sessuale è rivolto verso soggetti del sesso opposto, a meno che non sia presente anche un atteggiamento omosessuale. d. Differenze psichiche: il sesso psichico ht ig Le differenze anatomiche e fisiologiche profondamente legate alla costituzione maschile e femminile non possono che incidere nella vita psichica dell’uomo e della donna22. La sessualità umana è stata da sempre un tema controverso nelle sue interpretazioni e spiegazioni. Al giorno d’oggi questa controversia si è cristallizzata in tre paradigmi volti a spiegare il rapporto tra la sessualità biologica e la sessualità psichica della persona o, detto con terminologia più in voga, tra sesso e genere. Questi 20 E. MOBERLY, Homosexuality: A New Christian Ethic, Greenwood (SC), The Attic Press, 1983, p. X. 21 Per quanto riguarda l’aspetto etico, vedi più avanti in questo capitolo il paragrafo «Sessualità e disordini morali sessuali». 22 Cfr. T. VECCHI - Z. CATTANEO, Psicologia delle differenze sessuali, Roma, Carocci, 2006. 302 Orizzonte verticale 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 303 tre paradigmi danno luogo a tendenze e atteggiamenti spesso opposti tra loro. I tre paradigmi sono: primo, identità tra sesso e genere; secondo, separazione e indipendenza; terzo, complementarità nella differenza. 1) Primo paradigma: identità sesso/genere C yr op Il primo paradigma si può dire che appartenga più al passato che al presente, almeno nella cultura occidentale. Esso vede un’identità tra sesso e genere, per cui l’aspetto cromosomico e biologico determina la dimensione psichica e culturale della persona. Il sesso maschile corrisponde in toto al genere maschile, e il sesso femminile al genere femminile. I sessi, e dunque anche i generi, sono differenti e disuguali. Si dà inferiorità, subordinazione e dipendenza del sesso/genere femminile rispetto a quello maschile. A ogni sesso/genere corrispondono, per determinazione biologica, delle funzioni sociali e dei comportamenti culturali, che sono fissi e invariabili. 2) Secondo paradigma: separazione e indipendenza sesso/genere: l’ideologia del genere ht ig Il secondo paradigma caratterizza fortemente l’attuale cultura occidentale. Esso presenta una separazione così radicale tra sesso e genere che ha portato molti studiosi a denominarlo “ideologia del genere”. Vi è una separazione e un’interindipendenza tra la dimensione biologica e quella psichico-culturale della persona, per cui si può decidere la propria identità sessuale e a quale genere appartenere, indipendentemente dal sesso biologico che si possiede. L’ideologia del genere si è presentata negli ultimi anni come la proposta di passare dalla dualità sessuale (maschile/femminile) a quella di genere, parola che nasconde un’ideologia che cerca di abbandonare la bipolarità sessuale degli esseri umani23. La proposta contempla cinque generi: maschile, femminile, ermafrodita, omosessuale, transessuale. I rappresentanti di quest’ideologia24 affermano che le differenze tra uomo e donna, al di fuori delle ovvie differenze anatomiche, non corrispondono a una natura fissa che faccia alcuni esseri umani maschi e altri femmine. Sostengono, piuttosto, che le differenze nel modo di pensare e agire sono prodotto di culture ed epoche determinate; sarebbe l’ambiente socio-culturale quello che assegna alle 23 M. SCHOOYANS, L’Évangile face au désordre mondial, Paris, Fayard, 1997, cap. 2 (tr. Nuovo disordine mondiale, Cinisello Balsamo [MI], San Paolo, 2000, cap. 2). 24 Cfr. R. LUCAS LUCAS, «¿Familias o familia en el tercer milenio? El punto de vista antropológico», in AA.VV., Educación, familia y vida, Actas Congreso Internacional Universidad Católica San Antonio, Murcia, Universidad Católica San Antonio, 2001, pp. 47ss. Antropologia della sessualità umana 303 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 304 25 41. ht ig yr op C persone caratteristiche specifiche in base alle convenienze delle strutture di detta cultura. «Benché molti credano che l’uomo e la donna siano l’espressione naturale di un piano genetico, il genere è prodotto della cultura e del pensiero umano, una costruzione sociale che crea la vera natura di ogni individuo»25. «Il genere è una costruzione culturale; di conseguenza non è il risultato causale del sesso, né così fisso come esso. [...] Nel dire che il genere è una costruzione radicalmente indipendente dal sesso, il genere stesso è un artificio libero da ogni legame; di conseguenza uomo e maschile potrebbero significare tanto un corpo femminile come uno maschile; donna e femminile, tanto un corpo maschile come uno femminile»26. Tutti e due sono naturali. La mascolinità e la femminilità non appaiono in modo alcuno come derivanti naturali del sesso biologico. Ciò fa sì che, con indipendenza dal sesso, gli individui possano identificarsi e manifestarsi in uno o più dei cinque generi, senza che da ciò si debbano inferire delle anomalie. Sono tutti stati normali della sessualità. Se il genere è una costruzione culturale radicalmente indipendente dal sesso, l’obiettivo dell’ideologia del genere sarà quello di eliminare la bipolarità sessuale: «Il traguardo non è solo quello di finire con il privilegio maschile, ma con la distinzione sessuale: le differenze genitali non hanno importanza culturale»27. Quest’ideologia intende sopprimere la differenza naturale tra uomo e donna e affermare che non esiste una “forma naturale” maschile o femminile. Sopprimendo la forma naturale della sessualità, si intende arrivare alla piena liberazione sessuale, nella quale tutti i generi sono uguali, cioè sono modi di comportamento sessuale. Ognuno può scegliere il tipo di genere al quale desidera appartenere, e lo Stato deve assicurare il riconoscimento giuridico dell’uguaglianza di tutti i generi: eterosessuali, omosessuali, bisessuali. «Dal momento che le differenze tra uomo e donna devono essere abolite, la mascolinità o la femminilità, che sono proprie di ciascun essere umano, non hanno più nulla da esprimere riguardo alla persona»28. Un altro obiettivo, insieme alla liberazione sessuale, è l’istaurazione della pluralità di forme di famiglia, e il conseguente ridimensionamento – o addirittura la distruzione – della famiglia naturale. «Il finale della faL. GILBER - P. WESBSTER, The Dangers of Feminity, Gender Differences: Sociology or Biology?, 26 J. BUTLER, Gender Trouble: Feminism and the Subversion of Identity, New York, Routledge, 1990, p. 6 (tr. Scambi di genere. Identità, sesso e desiderio, Milano, Sansoni, 2004). 27 S. FIRESTONE, The Dialectic of Sex, New York, Bantam Books, 1971, p. 12. 28 M. SCHOOYANS, L’Évangile face..., cit. (tr. Nuovo disordine..., cit., p. 45). Questa discussione fu accolta dall’ONU nel 1995 nell’ambito della Conferenza Mondiale sulla donna tenutasi a Beijing. L’autore ha studiato l’influsso di quest’ideologia nei più alti organismi internazionali. Vedi anche: M.D. VILA-CORO, La bioética en la encrucijada. Sexualidad, Aborto, Eutanasia, Madrid, Dykinson, 2003, pp. 53-54. 304 Orizzonte verticale 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 305 yr op C miglia biologica – dice Alison Jagger – eliminerà anche il bisogno della repressione sessuale. L’omosessualità maschile, il lesbismo e i rapporti fuori del matrimonio non saranno più visti come opzioni anormali [...] L’umanità potrà tornare alla sua sessualità polimorfa naturale [...] La distruzione della famiglia biologica, che Freud non ha mai intravisto, permetterà il sorgere di donne e uomini nuovi»29. Le radici dell’ideologia del genere possono ricondursi ad un’interpretazione neomarxista della storia. Il sesso implica classe, la classe presuppone disuguaglianza, la disuguaglianza genera alienazione e discriminazione. Non mi sembra azzardato dire che Friedrich Engels abbia stabilito le fondamenta dell’ideologia del genere quando nel suo libro L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato scrisse: «Il primo contrasto di classe della storia coincide con lo sviluppo del contrasto tra l’uomo e la donna uniti nel matrimonio monogamo, e la prima forma di oppressione di classe è quella del sesso femminile da parte del sesso maschile»30. È chiaro che alcuni promotori e difensori dell’ideologia del genere si trovano in ambienti liberali lontani da concezioni e visioni marxiste della storia; ma è anche vero che sono piuttosto rare le posizioni marxiste che non le offrono il proprio sostegno. 3) Terzo paradigma: complementarità nella differenza sesso/genere ht ig I sessi sono differenti, maschile e femminile, ma complementari. Le differenze non toccano soltanto la dimensione biologica, ma anche quella psichica e culturale. Questa differenza, tuttavia, si dà in una uguaglianza di dignità e diritti derivante dalla medesima natura umana. Tra i sessi si dà interdipendenza, corrispondenza, corresponsabilità e complementarità. Tutto ciò è quanto voglio sviluppare in seguito; e quanto ci permetterà di fare anche una valutazione critica del primo e del secondo paradigma. 4) Dualità e identità sessuale tra natura e cultura La differenza sessuale tra uomo e donna non è un semplice dato biologico ma coinvolge anche la dimensione psichica ed esprime l’apertura di tutta la persona verso l’altro. Le differenze psichiche si possono dedurre dall’intima relazione che esiste tra lo spirito e l’organismo biolo- 29 A. JAGGER, «Political Philosophies of Women’s Liberation», in AA.VV., Feminism and Philosophy, Totowa (N.J.), Littlefield, Adams and Co., 1977, pp. 13-14. 30 F. ENGELS, Der Ursprung der Familie, des Privateigenthums und des Staats, Stuttgart, Dietz, 1894, p. 52 (tr. L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato in rapporto alle indagini di Lewis H. Morgan, Roma, Editori Riuniti, 1963). Antropologia della sessualità umana 305 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 306 ht ig yr op C gico da esso informato. L’essere umano non è un dualismo spirito-materia, ma un’unità, ed esiste un’interazione fra la dimensione biologica e quella psichica. La differenziazione sessuale assume nell’uomo e nella donna una peculiare originalità in quanto si è maschio o femmina in una dimensione e a un livello diversi che negli animali: la femminilità e la mascolinità della persona, proprio perché espresse nel e dal corpo, portano la densità e la vitalità di tutto l’essere, spirito e materia. Non si ha un corpo sessuato, ma è sessuata la persona umana. L’unità dell’uomo, dal punto di vista biologico, dipende primariamente dal sistema nervoso e dalle ghiandole endocrine, che producono gli ormoni; il sistema nervoso dirige e controlla il funzionamento degli organi. Questa differenziazione endocrina influisce sulla totalità dell’individuo. La differenziazione non si limita ad alcune caratteristiche biologiche, ma segna in profondità e nel tempo tutta la persona. È lo spirito, è l’io personale che è uomo o donna e non soltanto il corpo, proprio perché è lo spirito che anima, informa e fa vivere la corporeità propriamente umana. Perciò la persona non soltanto ha un sesso determinato, ma è uomo o donna, e la sua vocazione personale nel mondo non potrà realizzarsi armonicamente se non accettando e valorizzando questo determinato e concreto modo di essere. Anche la sessualità ha quindi una sua carica emozionale e un suo mondo psicologico. Alcuni psicologi, a partire dallo psichismo, e per giunta dallo psichismo inconscio, hanno voluto interpretare tutti i comportamenti umani e sociali in una visione totalizzante chiamata pansessualismo31. In questa visione la sessualità viene considerata come un’energia dirompente e istintuale che determina ogni attività umana; essa è una forza originaria, di carattere biopsichico, che ha le radici nell’inconscio e determina tutte le espressioni dell’uomo. Secondo questa visione di Freud, non è la persona a esprimersi attraverso la sessualità, ma è la sessualità che determina la persona con le sue pulsioni legate all’inconscio e ai meccanismi di difesa: sublimazione, repressione, fuga, aggressività, complessi ecc. Il neofreudismo di Wilhelm Reich32 vede la sessualità come un evento puramente biologico che va dalla tensione (ricerca del piacere) alla distensione (soddisfazione del piacere). In tempi più recenti, a partire da quella che fu chiamata “rivoluzione sessuale”, la sessualità si trova nell’ambiguità di essere considerata un 31 S. FREUD, Abriss der Psychoanalyse: das Unbehagen in der Kultur, in Gesammelte Werke, vol. XVII, London, Imago Publishing, 19461(1ª rist), pp. 63ss (tr. Compendio di psicoanalisi, in Opere, vol. XI, Torino, Boringhieri, 19891(5ª rist), pp. 567ss). Vedi anche: IDEM, Über libidinöse Typen, in Gesammelte Werke, vol. XIV, Frankfurt, Fischer, 19684, pp. 507-513 (tr. Tipi libidici, in Opere, vol. XI, Torino, Boringhieri, 19891(5ªRist), pp. 51-58). 32 Cfr. W. REICH, Die Sexualität im Kulturkampf, Copenhagen, Sexpol Verlag, 1936 (tr. La rivoluzione sessuale, Milano, Feltrinelli, 1963). 306 Orizzonte verticale 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 307 ht ig yr op C evento puramente biologico o un fatto puramente culturale, frutto di una scelta personale e sociale. Si arriva così, come si è visto nel paragrafo precedente, alla cancellazione di ogni differenza maschile e femminile e alla proposta dell’“ideologia del genere” e dell’“unisex”, non soltanto nell’abbigliamento, ma nella visione dell’uomo. Pur senza disconoscere le differenze biologiche tra i due sessi, la sessualità fondamentale viene ridotta a una questione di cultura e a una scelta della persona. «La femminilità, la mascolinità, l’eterosessualità non sarebbero, infatti, stati di natura, ma “ruoli artificiali” né definitivi, né determinanti. Ogni individuo deve sentirsi, allora, libero di scegliere il proprio orientamento sessuale: maschile, femminile, transessuale, omosessuale maschio e omosessuale femmina. Una lettura gravemente distorta e un tentativo per far rientrare nella “normalità” anche situazioni di disorientamento sessuale, cancellando l’insopprimibile specificità del maschile e del femminile»33. Mi sembra evidente che nelle posizioni estreme prima descritte ci sia una vera e propria “ideologia del genere” che finisce per non prendere in seria considerazione e che perde di vista l’interrelazione tra natura e cultura. Esse non vanno mai contrapposte, né assolutizzate in maniera univoca. Infatti l’esasperazione del rapporto tra natura e cultura e l’avvento del nuovo pensiero femminista hanno portato a considerare irrilevanti le differenze biologico-sessuali e a rifiutare il sesso come realtà già data, per preferire il “genere” o meglio i “generi”, che si esprimono nelle varie tipologie e forme sessuali. Chiaramente in questa prospettiva tutto diventa lecito e anche le deviazioni e le perversioni sessuali diventano un modo legittimo per esprimere la propria sessualità. Contrapporre “natura” a “cultura” è anacronistico. Piuttosto bisognerebbe considerare gli influssi di entrambe sull’identità del soggetto e su ogni particolare comportamento umano. Come giustamente riconosce G. Boiardi, «l’identità psico-sessuale dell’uomo e della donna è certamente costruita su radici genetiche, ma non è vissuta in pienezza, se non sui punti di interferenza delle lunghezze d’onda che provengono dalla natura e dalla cultura»34. Visioni eccessive come quelle sopra segnalate sono da evitare, tuttavia non si può negare che la vitalità psichica arricchisce, condiziona e drammatizza anche la vita sessuale e viceversa. Anche nello psichismo, come nella corporeità, si rende viva la differenziazione dei sessi e la loro reciproca attrazione. Se la mascolinità e la femminilità venissero ridotte al solo dato biologico, il loro concetto dovrebbe essere identico in tutte le culture; d’altra parte se si riducesse al solo fatto psichico e culturale, ci 33 E. SGRECCIA - A. SPAGNOLO - M.L. DI PIETRO (cur.), Bioetica. Manuale per i Diplomi Universitari della Sanità, Milano, Vita e Pensiero, 1999, p. 315. 34 G. BOIARDI, «Sessualità maschile...», cit., p. 14. Antropologia della sessualità umana 307 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 308 yr op C troveremmo di fronte a una realtà troppo eterogenea35. Perciò in base all’unità psico-fisica della persona si può affermare che mascolinità e femminilità sono il risultato della natura umana, che non è soltanto biologica, ma pure psichica e spirituale. L’uomo non è soltanto un essere naturale, ma anche culturale. Non c’è dubbio che la cultura può presentare, come caratteristiche proprie della mascolinità o della femminilità, dati che sono piuttosto il risultato di un contesto educativo, sociale e storico mutevole; in questo senso la cultura occidentale, di cui sto parlando, soprattutto nell’ultimo periodo del medioevo e nel rinascimento non ha favorito molto la donna36. Può non essere facile distinguere ciò che dipende dalla modalità maschile o femminile fondamentale, e ciò che invece viene dalla cultura37. È importante stabilire l’origine culturale di alcuni caratteri, ma ciò che conta, soprattutto, è sapere che esiste una differenziazione psicologica legata alla personalità maschile e femminile, che si manifesta e genera anche 308 ht ig 35 Uno dei rappresentanti più significativi della corrente antropologica che considera queste differenziazioni come il solo risultato della cultura è Simone de Beauvoir. Ecco in sintesi la sua posizione: «Donna non si nasce: lo si diventa. Nessun destino biologico, psichico, economico, definisce la figura che riveste in seno alla società la femmina umana: è l’insieme della società che elabora questo prodotto...» (S. DE BEAUVOIR, Le deuxième sexe, vol. II, Paris, Gallimard, 1949, p. 13). 36 Esiodo, primo teologo greco del periodo postarcaico, poeta, teorico e storico del mondo degli dèi (Teogonia), ci ha lasciato con Le opere e i giorni un documento prezioso sulla vita in Grecia. I suoi scritti, riflesso della cultura greca dell’epoca, mostrano un’accentuata discriminazione della donna e anche disprezzo per essa: «Zeus creò la donna per punire il delitto di Prometeo che aveva rubato il fuoco al cielo: perché da lei è uscita la razza, la genia maledetta delle donne, terribile flagello impiantato tra gli uomini mortali [...] Zeus che tuona dalle nuvole, per la maggiore disgrazia dei mortali, ha creato le donne, seguite dovunque da opere di angoscia e le ha dotate di un male invece di un bene» (ESIODO, Teogonia, 560-605). Altrove nella stessa opera Le opere e i giorni, dice: «Non ti faccia perdere la testa una donna in ghingheri [...] Chi si affida a una donna si affida ai ladri» (373375); «Abbi una donna comprata, non già sposata, la quale occorrendo segua i buoi» (405). La donna greca è relegata nel gineceo, non partecipa alla vita pubblica o ai fasti della vita privata. Cura solo le figlie (i maschi sono affidati ai pedotribi e ginnasiarchi). Viene considerata macchina per fare figli e custodire la casa. La Grecia, così raffinata culturalmente, è l’unico Paese a indicare consciamente la donna con una parola neutra (tÕ okoÚrhma: ciò che custodisce la casa). Demostene, il grande oratore, arriva a dire: «Abbiamo delle cortigiane per il piacere, delle concubine per essere ben curati, delle spose per avere dei figli legittimi». Aristotele ha posizioni simili: ARISTOTELE, Politica, cit., I, 12-13; IDEM, Etica nicomachea, cit., VIII, 12, 1160b 32ss. Con lo scorrere dei secoli, le cose non sono migliorate. È noto che le speculazioni medioevali attribuivano alla donna un ruolo puramente passivo e di inferiorità, perfino nella procreazione, giacché la vita viene dall’uomo e la donna soltanto la riceve. Il maschio dovrebbe normalmente produrre un altro maschio, ma accidentalmente ciò non succede e nasce la donna, che è un “maschio deficitario” (homo deminuitus; mas occasionatus). Anche l’arte, riflesso della mentalità di un’epoca, ha raccolto quest’idea come in questi versetti d’opera: «La donna è mobile / qual piuma al vento, / muta d’accento / e di pensier. / Sempre un amabile / leggiadro viso, / in pianto o in riso,/ è menzogner. / È sempre misero / chi a lei s’affida, / chi le confida, / mal cauto il cor! / Pur mai non sentesi / felice appieno / chi su quel seno, / non liba amor!» (G. VERDI, Rigoletto, Atto 3, Scena 2). 37 Cfr. G. SIMMEL, Zur Philosophie der Geschlechter: das Relative und das Absolute im Geschlechter-Problem, in Gesamtausgabe, vol. XIV, Frankfurt, Suhrkamp, 1996, pp. 219-255; IDEM, Zur Philosophie der Kultur: Weibliche Kultur, in Gesamtausgabe, vol. XIV, Frankfurt, Suhrkamp, 1996, pp. 417-459. Orizzonte verticale 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 309 ht ig yr op C forme culturali, e che questa non deve essere presa come pretesto per la dominazione dell’uno sull’altro. Da tutto ciò e da quanto ancora si dirà, appare chiaro che le differenze psicologiche non si possono annullare o attribuire completamente agli influssi socio-culturali38. Non è la cultura che da sola costituisce la differente psicologia uomo-donna. La cultura può certamente influire nell’accentuare certi ruoli e indurre certi pregiudizi e false sensibilità (uomo attivo/donna passiva; uomo forte/donna debole...), ma non a creare la psicologia maschile o femminile. L’educazione, l’ambiente, la cultura possono influire, modificando, migliorando o deformando, ma in genere non creano e non trasformano completamente la personalità39. Vi sono indubbiamente delle caratteristiche diverse tra uomo e donna: non si tratta di un fattore puramente culturale, ma queste differenze hanno un fondamento biologico e costituiscono una specificità sessuale. È vero che si possono verificare conflittualità e difficoltà tra la sessualità biologica e quella psicologica, non soltanto nello sviluppo, ma anche vere e profonde anomalie dello psichismo per cui il sesso fisico non viene accettato e si fa appello alla sessualità psichica per il cambiamento di quella fisica40, il che conferma il discorso sul fondamento biologico, e non solo culturale, dei caratteri specifici. D’altra parte, pure nel caso di quei caratteri dipendenti strettamente da una forma culturale, ciò non significa che essi siano privi di valore. Tutte le culture hanno una divisione di ruoli e di compiti più o meno accentuata. L’alterità, la complementarità, l’orientamento dell’uno verso l’altro nel rispetto reciproco costituiscono un valore culturale positivo. Ciò che bisogna eliminare non sono le differenziazioni e le divisioni di ruoli, ma la discriminazione che esse possono provocare. Bisogna inoltre dire che il termine “ruolo” distorce il problema. Il “ruolo” viene definito come la rappresentazione teatrale, filmica... che una persona, vestita in modo particolare, svolge conforme a un copione scritto. L’uso del termine “ruolo” trasmette necessariamente la sensazione di qualcosa di artificiale imposto alla persona. Al contrario, se “ruolo” viene sostituito da altri termini, come “vocazione”, si evidenzia che vi sono delle realtà che non sono né possono essere viste come “ruoli”. Vocazione indica qualcosa di autentico, non artificiale, una chiamata a essere ciò che si è. Questo è il senso della vocazione femminile alla maternità, perché la maternità non è un “ruolo”. Quando la madre concepisce il figlio, inizia un 38 Cfr. A. ALES-BELLO - A.M. PEZZELLA (cur.), Il femminile tra Oriente e Occidente. Religioni, letteratura, storia, cultura, Roma, Città Nuova, 2005. 39 Cfr. V. MARCOZZI, Il valore della vita, Roma, Editrice Gregoriana, 1982, pp. 197ss; G. BOIARDI, «Sessualità maschile...», cit., pp. 12-24. 40 Cfr. F. CASTAGNET, Sexe de l’âme sexe du corps, Paris, Le Centurion, 1981. Antropologia della sessualità umana 309 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 310 41 ht ig yr op C rapporto con lui che dura tutta la vita. Questo rapporto definisce la donna-madre, le pone delle responsabilità e tocca tutta la sua vita. Non rappresenta il ruolo di madre; è una madre. La cultura certamente influisce sul modo in cui la donna adempie le sue responsabilità materne; le espressioni e forme culturali in questo sono molto differenti, ma la cultura non crea delle madri. Tutte queste ragioni ci permettono di sottolineare la concorrenza del fattore biologico, del fattore psichico e dell’influsso culturale nella specificazione della sessualità umana. Pur restando innegabile che l’origine e l’orientamento della sessualità sono inscritti a livello biologico, si deve anche riconoscere che nella sua maturazione e manifestazione intervengono fattori di tipo psicologico e socio-culturale: l’educazione, l’ambiente familiare, le amicizie ecc. Si verificano così una compresenza e un’interazione che fanno dell’individuo sessuato, maschio o femmina, un individuo sessuale: uomo o donna. Per Boiardi l’identità biologica (“accetta quello che sei”) deve farsi identità psicologica (“diventa ciò che sei”) e infine identità relazionale (“scegli ciò che non sei”), nel senso che i due ordini di identità, maschile e femminile, devono saper stare in relazione41. La corretta assegnazione del sesso anagrafico, che si verifica al momento della nascita, è molto importante perché condiziona profondamente non soltanto la vita del bambino, ma anche il comportamento delle persone che verranno a contatto con lui, particolarmente i genitori. È evidente che i genitori «alla nascita e immediatamente dopo assumono un atteggiamento diverso, organizzano stimolazioni ambientali diverse a seconda del sesso»42 del proprio bambino. Pertanto il loro ruolo è fondamentale nel determinare la psicologia e il comportamento nel bambino. Essi sono chiamati a inviare segnali chiari e non equivoci o negativi, per consentirgli un’adeguata identificazione con il proprio sesso e una netta differenziazione dall’altro. Il bambino comincia a sviluppare la propria identità psichica soprattutto attraverso le relazioni con i genitori e impara a conformarsi ai modelli di uomo o di donna appresi principalmente dai suoi genitori. Secondo J. Money, «La nostra identità non può differenziarsi in maschile o femminile in assenza dello stimolo sociale così come la gonade indifferenziata da cui ha inizio la nostra vita non si sarebbe potuta trasformare in testicoli o in ovaie senza lo stimolo dei cromosomi Y o X»43. Oggi la maggior parte degli studiosi ritiene che l’interazione tra natura e cultura, tra fattori biologici e psico-sociali, contriG. BOIARDI, «Sessualità maschile...», cit., pp. 12-24. L. MACARIO, «Dalla programmazione maschio-femmina alla formazione della coscienza sessuale», in Rivista di sessuologia, 4 (1980, II), 60. 43 J. MONEY - P. TUCKER, Essere uomo essere donna. Uno studio sull’identità di genere, Milano, Feltrinelli, 1989, pp. 72-73. Si metta in rapporto questo dato con ciò che si è detto precedentemente sull’origine della tendenza omosessuale. 42 310 Orizzonte verticale 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 311 yr op C buisca alla strutturazione dell’identità, anche se non si conosce bene quale sia l’equilibrio tra gli uni e gli altri. L’identità sessuale è, dunque, un fatto di natura e di cultura insieme. Angelo Serra, genetista, in uno studio sull’argomento afferma: «In realtà, a un’analisi completa della natura e intensità di questa forza nell’uomo – analisi che non può prescindere da una logica metabiologica, la quale considera la totalità della persona – pur ammettendo che l’origine e l’orientamento sono in essa inscritti al livello biologico, si deve riconoscere che la sua natura non è solo di ordine biologico, e la sua intensità non è quantificabile tenendo presente questo solo livello. Infatti è ben dimostrabile che, nel costituirsi nella sua totalità, nel suo caratterizzarsi ed esprimersi, intervengono simultaneamente, durante tutto lo sviluppo, altre componenti di ordine psicologico e mentale, derivanti dalle relazioni che si stabiliscono tra il singolo soggetto umano e l’ambiente familiare e socio-culturale, nel quale è concepito, nasce e cresce, e dall’esercizio della propria capacità raziocinativa e volitiva, che si sviluppano attraverso l’apprendimento e l’educazione»44. Perciò possiamo concludere con Money: «È sbagliato seguire l’esempio di alcuni autori che giustappongono sesso e genere, attribuendo il sesso al corpo e a ciò che chiamano biologia (come se non ci fosse una biologia della mente!) e il genere alla mente e all’apprendimento sociale, apparentemente dimentichi della biologia dell’apprendimento»45. 5) Differenze psichiche fondamentali 44 ht ig Ciò premesso, possiamo domandarci quali siano le differenze psichiche fondamentali tra uomo e donna. Avverto, ancora una volta, che non si tratta di presenza o assenza di doti particolari, ma di variazioni d’intensità e di tonalità in ciascuno dei due sessi. Non bisogna nemmeno dimenticare che le differenze tra gli individui sono importanti, e ciò che in generale si dice della mascolinità o della femminilità può essere contraddetto da individui concreti nei quali si trova una diversa realizzazione. Ad esempio, se si dice che l’uomo è più razionale e la donna più intuitiva, si troveranno poi anche uomini molto intuitivi e donne molto razionali. Dal punto di vista psichico si può dire che nella mascolinità è presente la femminilità, ma predomina la mascolinità, e perciò è una persona maschile. Allo stesso modo nella femminilità è presente la mascolinità, ma predomina la femminilità, e perciò è una persona femminile. Maschio e femmina hanno un modo tipico e differente di vivere le caratte- A. SERRA, Sessualità: natura e cultura, p. 51. J. MONEY, Amore e mal d’amore: sessualità, differenza di genere e legame di coppia, Milano, Feltrinelli, 1983, p. 32. 45 Antropologia della sessualità umana 311 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 312 ristiche psichiche comuni. Detto ciò, ci sono alcuni aspetti più accentuati nell’uno o nell’altro sesso. ht ig yr op C (a) La donna è in genere più sensibile Attenta ai piccoli particolari, avverte più cose che all’uomo possono sembrare insignificanti. Ortega y Gasset descrive questa differenza in alcune pagine che possono essere criticabili. Al di là di questi aspetti criticabili, legati certamente a un momento storico e culturale, vorrei capire l’intuizione profonda dell’autore riguardo all’identità psicologica femminile46. Anche se Ortega non è sulla scia filosofica di Tommaso d’Aquino, anzi, è molto critico e distante da questo pensiero filosofico, mi sembra che l’idea di fondo sia quella tomista dell’unità sostanziale tra corpo e spirito, per cui c’è un influsso reciproco delle due dimensioni nell’unità della persona. La donna ha un rapporto più intenso con il proprio corpo, che trascende le sensazioni organiche e tocca la dimensione psichica. «Si dimentica troppo spesso che il corpo femminile è dotato di una sensibilità interna più viva che quello dell’uomo, cioè che le nostre sensazioni organiche intracorporali sono vaghe e come sorde rispetto a quelle della donna [...]. Dalla relativa iperestesia delle sensazioni organiche della donna discende che il suo corpo esiste per lei più che per l’uomo il proprio. [...] Nella donna l’attenzione è sollecitata costantemente dalla vivacità delle sue sensazioni intracorporali: sente in ogni momento il suo corpo come interposto tra il mondo ed il suo io, lo ha sempre presente davanti a sé, come uno scudo che protegge e come un ostaggio vulnerabile. Le conseguenze sono chiare: tutta la vita psichica della donna è più fusa con il suo corpo di quanto non lo sia nell’uomo»47. Al di là delle espressioni, prima facie il dato che emerge è la profonda unità tra corpo e psiche, per cui la persona è il suo corpo e si manifesta in esso. Niente di più naturale allora, dice Ortega, della tendenza femminile alla cura, all’ornamento e abbellimento del proprio corpo. La proverbiale vanità femminile è spiegabile in base a questa sensibilità per il proprio corpo e alla cura dei particolari. La naturale struttura fisiologica spinge la donna a coltivare e curare il proprio corpo48. (b) La donna è più affettiva ed emotiva Tutti abbiamo emozioni e sperimentiamo quotidianamente il loro influsso nel nostro comportamento. L’emotività non è esclusiva della don- 46 Cfr. J. ORTEGA Y GASSET, El hombre y la gente, cit., pp. 167-173 (tr. L’uomo e la gente, cit., pp. 117-124). È noto lo squisito rapporto di rispetto e simpatia che Ortega aveva con le donne, e l’ammirazione con cui era visto da loro; non credo gli si possa attribuire alcun sentimento discriminatorio nei loro confronti. 47 Ibid., pp. 171-172 (tr., pp. 122-123). 48 Cfr. IDEM, La percepción del prójimo, in Obras completas, vol. VI, Madrid, Alianza Editorial Revista de Occidente, 1983, pp. 162-163. 312 Orizzonte verticale 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 313 yr op C na, ma è fortemente presente in tutte le persone e si manifesta secondo il loro carattere e temperamento. Tuttavia, in generale si può dire che la donna si commuove più facilmente dell’uomo. Espressioni tipiche dell’emotività come il sorriso, il pianto, i cambiamenti dello stato d’animo sono più dominanti nella donna. L’affettività emotiva ha il grande vantaggio dell’empatia, il che porta la donna ad essere più compassionevole, più tenera dell’uomo. A causa dell’affettività, c’è nella donna l’inclinazione a far prevalere il linguaggio del cuore più di quello della ragione49. Ma come è ben noto e provato da studi riconosciuti per la loro serietà, la sensibilità e l’emotività influiscono sulle facoltà intellettive50, e l’intelligenza della donna si esplica generalmente in modo diverso da quella dell’uomo. Daniel Goleman parla delle due “menti” per spiegare il diverso modo di comprensione della realtà: una è la “mente razionale”, l’altra la “mente emotiva”: «A tutti gli effetti abbiamo due menti, una che pensa, l’altra che sente. Queste due modalità della conoscenza, così fondamentalmente diverse, interagiscono per costruire la nostra vita mentale. La mente razionale è la modalità di comprensione della quale siamo solitamente coscienti: dominante nella consapevolezza e nella riflessione, capace di ponderare e di riflettere. Ma accanto ad essa c’è un altro sistema di conoscenza – impulsiva e potente, anche se a volte illogica –, c’è la mente emozionale»51. Tutta la vita di Miguel de Unamuno è una lotta tra la ragione e l’emotività; egli aveva messo in evidenza l’importanza dell’intelligenza emotiva all’inizio della sua opera Del sentimiento trágico de la vida: «Si dice che l’uomo è un animale razionale. Non so perché non viene meglio definito come animale affettivo o sentimentale»52. Si può definire l’intelligenza emotiva come la capacità di comprendere la realtà attraverso la gestione della nostra emotività. Non c’è dubbio che in questo la donna abbia capacità molto più sviluppate che l’uomo. ht ig (c) L’intelligenza della donna è più intuitiva Se l’intelligenza della donna è più intuitiva, quella dell’uomo è più discorsiva. In collegamento con il punto precedente si trova anche questo dell’intelligenza intuitiva. La capacità di comprendere le cose si può esplicare in due modi: per intuizione e per ragionamento discorsivo. Il ragionamento discorsivo ha bisogno spesso di una lunga e attenta elaborazione. L’intuizione è una specie di lampo e folgorazione intellettiva, per cui si apprende con un solo atto e in un istante la causa nell’effetto. Uomo e donna godono di ambedue i modi di apprendere; ma la donna sem- 49 Cfr. B. PASCAL, Pensées, cit. (ed. Chevalier, n. 477; ed. Brunschwicg, n. 277) (tr. Pensieri, cit., n. 477): «Le cœur a ses raisons, que la raison ne connaît point». 50 Cfr. D. GOLEMAN, Emotional Intelligence, cit. (tr. Intelligenza emotiva, cit.). 51 Ibid. (tr., p. 27). 52 M. DE UNAMUNO, Del sentimiento..., cit., p. 129. Antropologia della sessualità umana 313 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 314 yr op C bra più ricca d’intuizioni. L’intelligenza intuitiva, aiutata dall’amore, brucia le tappe e arriva subito dove l’intelligenza discorsiva giunge molto più tardi. Si pensi alle intuizioni che la madre ha nei riguardi dei figli o la sposa nei riguardi del marito. Il senso analitico femminile è più di tipo affettivo che razionale; è intuitivo, concreto. Tolkien in una lettera a suo figlio Michael, sull’argomento del matrimonio e delle relazioni fra i sessi, fa un’analisi perspicace delle peculiarità psichiche della donna. Per quanto concerne l’intelligenza e l’influsso su di essa dell’emotività femminile dice: «Ogni insegnante lo sa. Quanto rapidamente una donna intelligente può apprendere, afferrare le idee dell’insegnante, capire il suo punto di vista, e come (tranne rare eccezioni) non possa andare oltre, quando si stacca dall’insegnante o quando smette di nutrire per lui un interesse personale»53. Quante volte, nel rapporto tra genitori e figli, la madre – anche senza elementi razionali – intuisce che qualcosa non va con la figlia: nei gesti, nel tono della voce, nei comportamenti ecc. intuisce un qualcosa che poi i dati oggettivi e razionali riveleranno anche al padre, ma che lei, come mamma, ha già percepito, anche se non può darne spiegazione razionale esauriente. ht ig (d) La donna è allocentrica, l’uomo è egocentrico Questa caratteristica sembrerebbe a prima vista in contrasto con la “iperestesia delle sensazioni organiche” femminili di cui parlavo prima. Ciò che intendo dire è ben descritto nel libro di Gina Lombroso, L’anima della donna 54, e si può riassumere così: la donna ha un centro d’interesse fuori di sé, in una persona distinta da sé, cui comunicare e manifestare la sua affettività. Il tradizionale stereotipo dell’uomo chiuso nel suo lavoro, mentre la donna si prende cura della vita familiare ed è protesa verso il marito e i figli, non è senza fondamento. Come l’uomo anche la donna ama, ma più dell’uomo vuole sentirsi amata. Chi ha avuto un po’ di esperienza con coppie sa che l’amore, nella donna, oltrepassa generalmente il problema del piacere, per compenetrare completamente il dominio psichico; e l’unione morale, sentimentale e spirituale con colui che ama prende facilmente il posto principale nel suo animo e oltrepassa il piacere fisico sessuale. La tragedia di tutti è non amare, ma ciò è specialmente tragico per la donna: «La donna che non ha alcuno a cui appassionarsi e per cui agire; che non ha alcuno a cui dedicarsi e che a lei si dedichi, la zitella che non ha fratelli, nipoti, bambini, ai quali affezionarsi e di cui sia la passione; dei disgraziati, a cui alleviare i dolori e di cui essere la consolatrice; che non ha modo di impiegare i suoi istinti al53 J.R.R. TOLKIEN, La realtà in trasparenza. Lettere 1914-1973, Milano, Bompiani, 2001, p. 58 (Lettera del 6-8 marzo 1941). 54 Cfr. G. LOMBROSO, L’anima della donna, Bologna, Zanichelli, 1920. 314 Orizzonte verticale 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 315 C truistici, la sua intuizione, la sua attività, i suoi tesori d’affetto; che non è maestra, non è suora, che non ha uno scopo vivo, cioè un amore nella vita, s’inasprisce e si deforma fisicamente e moralmente”»55. La stessa struttura biologica femminile evidenzia questa sua struttura psicologica di recezione ed accoglienza. L’uomo, invece, è più incline a farsi una posizione, un nome, una reputazione, come si dice, a far carriera. Il maschio sente più marcatamente l’esigenza di un’attività esterna, in cui plasmare i propri progetti e sviluppare la propria personalità. e. Diversi ma complementari e con gli stessi diritti yr op 55 ht ig Dopo quanto si è detto, possiamo dedurre e sostenere che è erronea l’affermazione: “la donna è uguale all’uomo”. La donna non è uguale all’uomo. Altra cosa è dire che la donna ha gli stessi diritti dell’uomo. Questo è vero, perché i diritti seguono la natura; l’uomo e la donna hanno la stessa natura. Nella Genesi si narra che quando Dio creò l’uomo disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza: maschio e femmina li creò» (Gn 1,26-27). Ambedue hanno la stessa natura umana, la stessa dignità, gli stessi valori. Per un credente, ambedue sono creati a immagine e somiglianza di Dio56. Perciò hanno gli stessi diritti, perché questi derivano dalla natura ontologica. Ma poiché hanno diversa personalità («maschio e femmina li creò»), hanno il diritto che sia osservata e rispettata la loro diversa personalità. La dualità uomo-donna è una completa parità, se si tratta della dignità umana, e una meravigliosa complementarità se si tratta degli attributi, delle proprietà e dei compiti uniti alla mascolinità ed alla femminilità dell’essere umano. Si potrebbe affermare che «l’umanità è compiuta a livello dell’individuo. Ma è completa a livello della reciprocità sessuale. La mascolinità realizza una versione essenziale dell’umano. Come la femminilità ne è una modulazione fondamentale»57. La dualità e la differenziazione sessuale maschile e femminile sono importanti, ma non indicano una differenza di valore tra l’uno e l’altro sesso. Influiscono nello sviluppo della personalità, segnano le peculiarità proprie dell’attività maschile e femminile, ma non stabiliscono la superiorità di un sesso sull’altro. Per l’essere umano la dualità sessuale è una complementarità e perfezione con l’altro sesso. Uomo e donna sono complementari l’uno del- Ibid., p. 46. A questo punto potrebbe sorgere una difficoltà: se Dio non è sessuato, come può essere la sessualità immagine di Dio nell’uomo? La risposta si trova più avanti in questo capitolo nel paragrafo «Sessualità e castità consacrata». 57 S. PALUMBIERI, Antropologia della sessualità, Torino, SEI, 1996, p. 61. 56 Antropologia della sessualità umana 315 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 316 ht ig yr op C l’altra: l’uomo, il vir, non è pienamente homo senza la presenza della donna, né questa è esaustivamente umana senza il complemento dell’uomo58. Ogni separazione teoretica o istituzionale dell’uomo dalla donna, ogni accentuata preferenza dell’essere maschile a scapito di quello femminile possono contraddire la natura stessa dell’essere umano. Uomo e donna sono progettati come esseri corrispondenti l’uno all’altro, sullo stesso piano; si confrontano nel dialogo, nelle attività, nella sofferenza e nella gioia, nella conoscenza e nell’amore. Nel mito raccontato da Aristofane nel Convivio di Platone è precisamente l’amore che ricrea l’antica unità. «Se il gran fabbro Efesto chiedesse loro: Cos’è che volete, o uomini, voi l’uno dall’altro? E rimanendo quelli dubbiosi, di nuovo chiedesse: Forse che desiderate soprattutto essere sempre quanto più possibile una cosa sola l’uno con l’altro, affinché notte e giorno mai dobbiate lasciarvi? Se questo desiderate, sono disposto a fondervi e plasmarvi in un essere solo, affinché, di due divenuti uno, possiate vivere entrambi così uniti come un essere solo, e quando vi colga la morte, anche laggiù nell’Ade, siate uno invece di due in un’unica morte. Ognuno vedrebbe in questa proposta la realizzazione del suo più profondo desiderio, perché tale era l’antica nostra natura, e noi eravamo tutti intieri: a questa brama di intierezza, al proseguirla, diamo il nome di amore [...]. Io dico che, ecco, noi potremmo essere felici solo se portassimo a compimento il nostro amore e se ciascuno di noi s’imbattesse con l’essere gemello, restaurando così l’antica natura»59. La dualità uomo e donna è dunque una uni-dualità-complementare. La particella copulativa “e” che si pone tra le due componenti dell’umano, “uomo e donna”, “maschio e femmina”, ha valore certamente “disgiuntivo” in quanto indica l’esistenza di due distinti soggetti umani, aventi ciascuno una propria personalità pur con una stessa natura, ma anche e soprattutto ha un valore “congiuntivo” in quanto le due modalità dell’umano sono fatte per porsi in intima ed irremovibile relazione duale, coniugale, al fine di poter realizzare, attraverso l’intima unione ed integrazione delle due personalità sessuate, la totalità e la pienezza dell’umano60. Questa uni-dualità e complementarità si manifesta con chiarezza nella coniugalità, cioè nell’unione fisica, psichica e spirituale con il sesso opposto. L’unione interessa la totalità della persona e non soltanto una sua parte. Nell’atto coniugale, quando esso è pienamente umano, sono coinvolti il corpo, la psiche e lo spirito della persona. Ridurre l’atto a una di 58 «La donna è il complemento dell’uomo, come l’uomo è il complemento della donna: donna e uomo sono tra loro complementari» (GIOVANNI PAOLO II, A voi donne. Lettera alle donne, del 29 giugno 1995, 7; il testo è stato scritto in occasione alla IV Conferenza Mondiale sulla Donna, Pechino, settembre 1995). 59 PLATONE, Convivio, 192d-193c. 60 Cfr. G. BONOMI, «Piacere sessuale», cit., p. 1369. 316 Orizzonte verticale 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 317 ht ig yr op C queste dimensioni significa impoverirlo, renderlo incompleto e oggettivamente falso, perché il corpo umano non ha senso se non come dimensione integrante della totalità della persona. Perché l’uomo non è la donna, perché l’uno non è uguale all’altro, in quanto non ha le caratteristiche correlative dell’altro, ciascuno è portato a porsi di fronte all’altro come un “tu”. Ora il “tu” dice sempre relazione all’“io” e viceversa. Nell’unione congiugale ciascuno si pone nell’altro, dona il suo sé all’altro e, per questo reciproco donarsi, l’uno fa essere l’altro, dà valore all’altro, realizza e compie l’altro. È per questo reciproco essere ciascuno in sé nell’altro, che gli elementi della relazione coniugale, cioè le due persone sessuate, diventano una cosa sola, l’“unum” dell’umano, realizzando il «facciamo l’uomo» della Genesi, inteso come unità-totalità dell’«uomo e donna li creò». In quanto componente fondamentale della persona, la sessualità condiziona il modo in cui ci si manifesta e relaziona con gli altri: «se la persona è un “io” aperto al “tu”, è un “essere in relazione”, la sessualità possiede un’essenziale dimensione relazionale. È il segno e il luogo dell’apertura, dell’incontro, del dialogo, della comunicazione e dell’unità delle persone tra di loro»61. Così intesa, la sessualità si presenta come bisogno di uscire dalla propria solitudine, di comunicare con gli altri, di ritrovarsi negli altri. L’uomo e la donna percepiscono la differenza sessuale e si sentono attratti ed orientati l’uno verso l’altra: «l’uomo maschio in quanto uomo è da sempre presso la sua contro-immagine, la donna, senza tuttavia mai arrivarci, come anche viceversa la donna rispetto all’uomo [...] l’io umano, da sempre, cercandosi muove verso il tu e anche lo trova, senza (però) poter mai avere possesso di questa alterità. Questo dunque non solo perché la libertà del tu non può mai essere, a partire dall’io, controllata da nessun sovra-concetto trascendentale, dato che ogni libertà umana si apre dal suo luogo soltanto verso la libertà assoluta e infinita, ma anche perché questa insufficienza si incarna nella costituzione diversa e complementare dei sessi»62. In questo contesto prende un diverso significato la dualità sessuale: «La distinzione sessuale, dunque, che appare come una determinazione dell’essere umano, è diversità, ma nella parità di natura e di dignità. La persona umana, per sua intima natura, esige una relazione di alterità, implicante una reciprocità di amore. I sessi sono complementari: simili e dissimili nello stesso tempo; non identici, uguali però nella dignità della persona; sono pari per intendersi, diversi per complementarsi reciproca- 61 D. TETTAMANZI, «L’etica sessuale», in AA.VV., Sessualità da ripensare, Milano, Vita e Pensiero, 1990, p. 28. 62 H.U. VON BALTHASAR, Teodrammatica. Le persone del dramma: l’uomo in Dio, vol. 2, Milano, Jaca Book, 1982, p. 345. Antropologia della sessualità umana 317 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 318 C mente»63. La struttura propria dell’uomo è la dualità per l’unità. Nati diversi come uomo e come donna, ma nati per l’unità, ed è appunto attraverso il proprio corpo maschile o femminile che questa unità si realizza. «La femminilità realizza l’“umano” quanto la mascolinità, ma con una modulazione diversa e complementare. [...] Femminilità e mascolinità sono tra loro complementari non solo dal punto di vista fisico e psichico, ma anche ontologico. È soltanto grazie alla dualità del “maschile” e del “femminile” che l’“umano” si realizza appieno»64. 2. La specificità della sessualità umana yr op a. La sessualità come dimensione e struttura costitutiva dell’uomo ht ig La sessualità è uno degli elementi fondamentali della propria identità. Oltre al dato biologico-morfologico, è una componente essenziale della persona, un suo modo di essere, di manifestarsi, di comunicare con gli altri, di sentire, di esprimere e di vivere l’amore umano. L’uomo deve misurarsi con questo dato costitutivo. Si può applicare alla sessualità quello che K. Rahner afferma in tema di fecondazione in vitro: «L’uomo deve accogliere liberamente la sua natura così com’è, ivi compreso il fatto di essere già predeterminato. Egli infatti non è un essere chiamato all’esistenza di sua propria iniziativa [...]. Tutto ciò, anche rifacendosi alla “deduzione trascendentale”, si presenta come necessariamente connesso alla natura stessa dell’uomo»65. Come dice Cornelio Fabro: «Il nascere uomo o donna non è un fatto indifferente per l’essere del singolo; non è una circostanza che incide solamente sull’impalcatura anatomica dell’organismo, sulla fisionomia delle membra e sulle funzioni biologiche, ma porta in sé una condizione di essere che orienta ben presto in direzioni obbligate il movimento della coscienza che deve “progettarsi” per il futuro»66. L’identità sessuale umana viene determinata dall’insieme delle componenti biologiche, psicologiche e spirituali. A causa di questa unità-identità psico-fisica la sessualità impregna tutta la persona, come bene ha potuto scrivere il grande medico spagnolo Gregorio Marañón: se «si studia con criteri più sottili e profondi la differenziazione dei sessi, tutti convengono che non può darsi una classificazione 63 CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Orientamenti educativi sull’amore umano, 1° novembre 1983, 25. 64 GIOVANNI PAOLO II, A voi donne, 7. Vedi anche le catechesi sull’antropologia biblica nelle udienze generali del mercoledì, dal settembre 1979 al maggio 1981. 65 K. RAHNER, «Il problema della manipolazione genetica», in CIF (cur.), Uomo-Donna. Progetto di vita, Roma, CIF-UECI, 1985, pp. 370-371. 66 C. FABRO, Problemi dell’esistenzialismo, cit., p. 87. 318 Orizzonte verticale 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 319 yr op C completa, giacché l’impronta del sesso si ritrova assolutamente in tutte le manifestazioni della vita»67. Perciò, la sessualità è una realtà che interessa tutto l’uomo nelle profondità del suo essere, là dove si trova l’“io” come nucleo personale. È una dimensione costitutiva che emana dall’essenza stessa della persona. Infatti la persona è un essere essenzialmente interpersonale e costitutivamente relazionale68. Nella sua costituzione essenziale l’uomo non è isolato, ma porta già nel suo genere, nel fatto di essere uomo o donna, il rimando all’altro, alla donna o all’uomo. Egli non potrà essere compreso veramente, nella sua interezza, senza tener conto di questa apertura strutturale verso “un altro” che, proprio perché “diverso”, lo qualifica nella sua identità69. L’“io” si costituisce soltanto in rapporto al “tu”, e la sessualità è la realtà che manifesta questa comunione del “noi”. L’essenza della sessualità umana sta proprio in questa relazione di un “io” con un “tu” diverso nelle sue componenti biologiche, psicologiche e spirituali, che trova il suo fondamento nella costituzione relazionale della persona. Come dice Maurice Merleau-Ponty, «non c’è sessualità chiusa in se stessa» perché la sessualità è sempre «qualcosa di diverso da se stessa, e, se si vuole, il nostro essere intero»70. b. La sessualità oltre la genitalità: tridimensionalità fisica, psichica e spirituale 1) La sessualità è una dimensione di tutta la persona ht ig La persona umana è così profondamente influenzata dalla sessualità che questa viene considerata come uno dei fattori che danno alla vita di ciascuno i tratti principali che la distinguono. «Dal sesso, infatti, la persona umana deriva le caratteristiche che, sul piano biologico, psicologico e spirituale, la fanno uomo o donna, condizionando così grandemente l’iter del suo sviluppo verso la maturità e il suo inserimento nella società»71. «La sessualità caratterizza l’uomo e la donna non solo sul piano fisico, ma anche su quello psicologico e spirituale, improntando ogni loro espressione»72. Questi due testi indicano bene che la sessualità, co- 67 G. MARAÑÓN, La evolución de la sexualidad y los estados intersexuales de la especie humana, Madrid, Morata, 1930, p. 6 (tr. L’evoluzione della sessualità e gli stati intersessuali, Bologna, Zanichelli, 1934, p. 7). 68 Vedi il capitolo IX, «La dimensione interpersonale». 69 P. BALESTRO, Sesso e persona. Verso una nuova etica sessuale, Milano, Bompiani, 1967. 70 M. MERLEAU-PONTY, Phénoménologie..., cit., p. 199 (tr. Fenomenologia..., cit., pp. 239-240). 71 CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Persona humana. Dichiarazione circa alcune questioni di etica sessuale, in AAS 68 (1976), 1. 72 CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Orientamenti educativi..., cit., 4. Antropologia della sessualità umana 319 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 320 73 ht ig yr op C me dimensione costitutiva della persona, è polivalente proprio perché fa riferimento al livello fisico, psichico e spirituale dell’uomo, e così diventa œroj, fil…a e ¢g£ph 73. In questo modo coinvolge i valori corporei, psichici, intellettivo-volitivi, spirituali e religiosi. «A livello personale spirituale la sessualità umana non è soltanto l’energia finalizzata alla funzione biologica della generazione della prole, ma è quasi un principio di configurazione dell’intera esistenza dell’uomo; infatti essa modifica e personalizza anche le attività interiori del pensiero, della volontà, della percezione dei valori e del mondo circostante»74. Senza voler fare della sessualità una panacea che offra la spiegazione di tutti i fenomeni umani, bisogna accogliere la positività del dato della psicologia, che presenta la sessualità diffusa in tutta la vita organica e psichica. Gregorio Marañón, al di sopra di ogni sospetto ideologico, cita queste parole di Nietzsche: «Il grado e la natura della sessualità penetrano fino al punto più elevato dello spirito umano». E aggiunge: «Mi si dirà, allora, che tutta la vita umana è influenzata in certa maniera dal sesso. Ed è necessario rispondere di sì»75. La sessualità è, dunque, una dimensione integrale della persona. Esiste un’osmosi tra sessualità ed esistenza, un influsso reciproco tra sessualità e modo di essere. Per Romano Guardini la sessualità «non costituisce un ambito particolare circoscrivibile, ma si fa valere invece in tutto ciò che si chiama essere umano. Questo significa, però e viceversa, che anche tutta la natura umana si ripercuote nella sessualità»76. Per comprendere meglio il significato “umano” della sessualità si potrebbe prendere lo spunto dal significato umano del volto. Considerando il volto come realtà anatomica, isolatamente dalla totalità della persona, non sarà mai possibile vedere in esso le espressioni specificamente umane. Soltanto se il volto è visto nella totalità della persona, anche il suo significato umano diventa visibile: il volto è espressione e manifestazione dell’intimità della persona e la sua struttura fisiologica forma parte dell’insieme dell’uomo. Una cosa analoga si verifica per la struttura uomo-donna e per il significato “umano” di questa struttura. Uomo e donna non sono solo strutture oggettive: biologiche, psicologiche, spirituali, che si trovano espresse in singoli individui e che secondariamente possono anche aprirsi all’altro per incontrarsi e unirsi. “Sesso” e “corpo” si riferiscono a elementi materiali e oggettivi dell’uomo, sono realtà controllabili e misurabili. Ora, come la corporeità è soggettivazione del corpo e ha dimensioni e signi- Cfr. BENEDETTO XVI, Deus caritas est, nn. 3-8. R. FRATTALLONE, La vita e l’amore. Problemi di morale sessuale e matrimoniale, Messina, ESURIgnatianum, 1992, p. 20. 75 G. MARAÑÓN, Tres ensayos sobre la sexualidad, Madrid, Biblioteca Nueva, 1934, p. 42. 76 R. GUARDINI, Ethik, cit., p. 670 (tr. Etica, cit., p. 639). 74 320 Orizzonte verticale 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 321 ficati più ampi, così la sessualità è soggettivazione del sesso e possiede significati e dimensioni più larghi. La sessualità è il modo di essere costitutivo dell’umano; non un esercizio temporale di determinate funzioni, ma un modo permanente di essere, che si configura pertanto necessariamente o come mascolinità o come femminilità. C 2) Dimensione dialogica e relazionale della sessualità: amore e procreazione 77 ht ig yr op La sessualità va al di là del puro dato bio-fisio-organico-genitale e si presenta come relazionalità con l’altro essere umano77. Il significato umano dell’uomo e della donna si trova precisamente nella relazione tra persone. Tutto il mistero della sessualità umana è in quest’alterità interpersonale, che va vissuta in rapporto alle condizioni corporee78. Si può affermare con Y. Pellé-Douël: «In modo particolare va affermato che la sessualità umana è data unicamente nelle relazioni tra esseri umani che si riconoscono come tali; bisogna insistere sull’aggettivo “umano”. Ciò significa che la sessualità non è né maschile né femminile, ma che essa è il fatto dell’uomo, homo, che è due e si manifesta nella reciprocità. Reciprocità si dà unicamente là dove due esseri esistono pienamente, cioè là dove si dà alterità»79, diversità e complementarità. In questo contesto dell’incontro interpersonale si rivelano le possibilità “umane” di tutte le componenti dell’uomo e della donna: differenze fisiologiche, psicologiche, culturali ecc. Si rivela anche che la sessualità è un’alterità feconda. Infatti, la differenza sessuale dell’uomo e della donna non è un semplice dato biologico, ma esprime la forma di amore volta alla comunione di persone e aperta alla trasmissione della vita80. La fecondità non è soltanto predisposta nella struttura biologica e fisiologica maschile e femminile, ma riveste anche una dimensione interpersonale: l’instaurazione di un nuovo dialogo con un nuovo essere mediante la procreazione. L’unione sessuale è un atto che coinvolge, nella totalità e nella reciprocità, due persone e pone le premesse per la chiamata all’esistenza di una nuova vita umana. È un atto, dunque, nel quale sono intrinsecamente unite due dimensioni: l’amore e la procreazione. Procreare è, perciò, una realtà molto più profonda della capacità biotecno- Cfr. C. CIPOLLA (cur.), La sessualità come obbligo all’alterità, Milano, Franco Angeli, 2005. Cfr. G. VERONESE, Corporeità e amore: la dimensione umana del sesso, Roma, Città Nuova, 1986. 79 Y. PELLÉ-DOUËL, «L’homme et la femme», in Études philosophiques, 23 (1968), 153. 80 CONFERENCIA EPISCOPAL ESPAÑOLA, Hombre y mujer los creó, 26 dicembre 2004: «Il matrimonio si basa sulla differenza sessuale che è condizione essenziale per esprimere con verità la comunione coniugale. Per quel motivo il matrimonio è un’istituzione essenzialmente eterosessuale, cioè non può essere contratto che da persone di diverso sesso: una donna ed un uomo. Il matrimonio è sempre e solo l’unione coniugale di un uomo e di una donna». 78 Antropologia della sessualità umana 321 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 322 81 ht ig yr op C logica di far sorgere una nuova vita in laboratorio. «Procreare significa donare la vita nel dono delle persone: un dono che trascende e trasfigura il fatto biologico»81. Procreare non è produrre; perciò, parlando con precisione, l’uomo non si riproduce, ma procrea. Nell’atto coniugale è la persona stessa che si dona nell’amore. L’amore-dono è fecondo. Ora, abbiamo visto come l’amore implica un io e un tu, i quali unendosi danno vita a un noi. Per tale ragione l’amore coniugale ha come elemento costitutivo la fecondità. L’amore autentico, infatti, non è mai isolato, egoista, limitato. I coniugi, unendosi in una sola carne, esprimono proprio una donazione totale e originaria. Attraverso l’atto coniugale gli sposi confermano il reciproco dono fatto di sé nel matrimonio e si aprono alla nuova vita. Dunque, sono due le dimensioni che compongono l’unione coniugale: unitiva e procreatrice. Staccare queste due dimensioni significherebbe pregiudicare la verità più profonda della sessualità. La paternità responsabile consiste precisamente nell’assumere la sessualità nella sua verità. È così che, «di fronte alla scelta se avere o distanziare o evitare un concepimento, la coppia potrà decidere se porre gli atti coniugali in momenti in cui è possibile o meno un concepimento, senza che questo alteri la verità oggettiva di quell’atto. Sotto questa accezione non è invece responsabile manipolare l’atto coniugale di modo che esprima la sola dimensione psicologico-affettiva e non quella procreativa, oppure esprima soltanto un fatto biologico-fisico e non anche l’unione affettiva e spirituale»82. È questa anche una delle ragioni di fondo per cui la fecondazione artificiale è profondamente immorale: si scinde l’atto sessuale unitivo e l’atto procreatore. Non si tratta di mettere in questione le tecniche di fecondazione artificiale per il semplice fatto che sono artificiali; la posta in gioco non è l’elemento tecnico, ma il fatto che l’origine di una persona umana, in virtù della dignità che le è propria, deve essere il frutto della donazione di amore tra i genitori, e non un prodotto tecnico. Si verifica una spersonalizzazione dell’atto procreatore che diventa un processo tecnologico, rendendo l’essere umano proprietà d’uso di chi è in grado, in laboratorio, di generarlo. La figura stessa del “genitore” viene stravolta, ridotta al rango di prestatore di un materiale biologico con cui generare un “figlio”. Contraddice, inoltre, lo statuto antropologico della sessualità e il suo nesso inscindibile con la procreazione, la quale non è un dato puramente biologico, ma implica tutta la persona. L’immoralità non è doE. SGRECCIA - A. SPAGNOLO - M.L. DI PIETRO (cur.), Bioetica, cit., p. 328. Ibid., p. 328. Cfr. M. RHONHEIMER, «Anticoncepción, mentalidad anticonceptiva y cultura del aborto: valoraciones y conexiones», in R. LUCAS LUCAS (cur.), Comentario interdisciplinar a la Evangelium Vitae, cit., pp. 435-452 (tr. «Contraccezione, mentalità contraccettiva e cultura dell’aborto: valutazioni e connessioni», in IDEM, Commento interdisciplinare alla Evangelium Vitae, cit., pp. 435-452). 82 322 Orizzonte verticale 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 323 ht ig yr op C vuta a una prescrizione “religiosa”, ma al fatto oggettivo che detta scissione contraddice un’antropologia integrale. Evandro Agazzi può così parlare di una “riproduzione senza sessualità”, staccata da un “vissuto sessuale” e perciò lontana da un “vissuto umano”, come nella contraccezione si ha una sessualità staccata dalla procreazione. Queste possibilità tecniche vanno considerate «con una notevole dose di preoccupazione, dal momento che siamo qui in presenza di un salto qualitativo enorme, ossia del fatto che l’essere umano non viene alla vita per un processo di generazione, ma di produzione. [...] La riproduzione, da azione umana, tende a trasformarsi interamente o quasi in operazione tecnica»83. Quanto poi alla fecondazione artificiale eterologa e alla pratica del cosiddetto utero in affitto, «le regole di filiazione ne risultano sconvolte. Il caso estremo per un bambino-provetta può essere di avere tre madri (biologica, portatrice e legale) e due padri (biologico e legale). Un figlio può quindi essere fabbricato utilizzando vari elementi disgiunti – sperma, ovulo, embrione, utero – assemblati poi in base a formule diverse. Di fronte a simili sconvolgimenti, le speranze terapeutiche che questi progressi portano con sé vengono subito ridimensionate dai cruciali interrogativi che sollevano e dai nuovi rischi che pongono alla società umana»84. Nella sessualità umana non si tratta, dunque, soltanto di una funzione o attività genitale, bensì dell’essere personale umano totale e della realizzazione dell’uomo in quanto uomo. «La genitalità – dice René Habachi – è solo una funzione localizzata, [...] mentre la sessualità è un modo di essere, un modo unico e necessario di appartenenza al genere umano. La sessualità è un modo di essere “in situazione” nell’universo»85. Con ciò non diciamo che la sessualità sia la componente principale ed esclusiva dell’uomo, però essa permea la sua costituzione corporea, il suo sentimento, la sua sensibilità, la sua volontà, il suo pensiero e perfino il suo rapporto con Dio. L’amore, la solidarietà, il pensiero, la contemplazione estetica, la preghiera, la pietà... portano il marchio della sessualità. Sono, cioè, espressioni sessuate di una persona maschile o femminile e portano i segni caratteristici e differenziali di essa; non sorgono e non toccano direttamente il livello genitale. Persino Freud, nell’opera Compendio di psicoanalisi, dice chiaramente che «bisogna distinguere nettamente tra i due concetti di sessuale e genitale. Il primo è più ampio e comprende molte attività che non hanno nulla a che fare con i genitali»86. 83 E. AGAZZI, «La filosofia di fronte al problema delle manipolazioni genetiche», in AA.VV., Manipolazioni genetiche e diritto, Milano, Giuffrè, 1986, pp. 95-98. 84 F. LENOIR, Il tempo della responsabilità, Torino, SEI, 1994, p. 39. 85 R. HABACHI, Il momento dell’uomo. Inizi della creatura. La colonna spezzata di Baalbeck, Milano, Jaca Book, 1986, p. 64. 86 S. FREUD, Abriss der Psychoanalyse..., cit., p. 75 (tr. Compendio di psicoanalisi, cit., p. 579). Antropologia della sessualità umana 323 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 324 3) La sessualità è più della genitalità ht ig yr op C Per questo la sessualità non può essere considerata come localizzata o limitata alla genitalità87. La prima comprende, ma non si esaurisce nella seconda. Ovviamente tutti i fenomeni genitali sono sessuali; ci sono però tanti fenomeni sessuali che non hanno niente a che vedere con la genitalità. L’equazione sessuale = genitale non esiste. La sessualità è una dimensione globale della persona; una dimensione non solo fisica ma anche psichica e spirituale. Essere maschio o essere femmina appartiene all’essere costitutivo della specie homo, ed è una determinazione fondamentale e centrale dell’essere umano; esercitare la sessualità mediante atti genitali esce dall’ambito ontologico e si colloca nell’ambito degli atti accidentali dell’uomo. Come l’atto non esaurisce la facoltà (un atto di pensiero non esaurisce la facoltà di pensare che è l’intelligenza), né la facoltà esprime tutta la persona (l’uomo non è soltanto intelligenza), analogicamente dobbiamo dire che l’esercizio dei singoli atti della vita sessuale non esprime la totalità della sessualità, né la vita sessuale realizza tutta la persona. Il livello della genitalità, dunque, non può essere totalizzante nella comprensione della sessualità, che si presenta molto più vasta. La genitalità è un dato anatomico e una funzione fisiologica. La sessualità umana non è né puro dato, né un oggetto, né una funzione; è una dimensione costitutiva della persona che permea tutto il suo essere. Con crudezza Money dice che è necessario mettere insieme «il sesso che sta in mezzo alle gambe a quello che sta in mezzo alle orecchie»88; anche se forte, l’espressione è carica di significato non soltanto antropologico, ma anche biologico; infatti “il sesso che sta in mezzo alle gambe” nulla è e nulla fa senza le indicazioni che arrivano da quello che “sta in mezzo alle orecchie”, cioè l’ipotalamo, l’ipofisi, la corteccia cerebrale ecc. Uomo e donna stabiliranno con gli altri sempre e necessariamente “relazioni sessuate” ma non “relazioni sessuali-genitali”89. È noto come Freud aveva ridotto tutto il comportamento umano a un insieme di impulsi sessuali-genitali. Viktor Frankl, anch’egli psichiatra, non seguì Freud su questa linea. Nel suo libro Das Leiden am sinnlosen Leben presenta una visione più personalista e integrale della sessualità. «Freud così affermava: “Nel momento in cui ci si interroga sul senso e sul valore della vita si è malati, giacché i due problemi non esistono in senso oggettivo; si è solo riconosciuto che si possiede una provvista di li- 87 K. WOJTYL/A, Amore e responsabilità, cit., p. 42: «dalla filosofia dipende una visione completa della tendenza sessuale strettamente legata all’esistenza della specie homo e presentante per ciò stesso – come abbiamo detto poc’anzi – non soltanto un carattere biologico ma anche esistenziale». 88 J. MONEY, Amore..., cit., p. 31. 89 D. TETTAMANZI, «L’etica sessuale», cit., p. 29; IDEM, «La sessualità umana: prospettive antropologiche, etiche e pedagogiche», in Medicina e Morale, 2 (1984), 129-134. 324 Orizzonte verticale 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 325 yr op C bido insoddisfatta”. Personalmente sono di altra opinione»90. La ragione è che la sessualità va oltre la genitalità e tocca tutta la persona o, come egli dice, «il sesso umano è sempre qualcosa di più che mero sesso. E questo nella misura in cui – sul piano umano – costituisce un veicolo di una relazione personale, transessuale [...]. Sul piano specificamente umano, infatti, la sessualità ha una funzione espressiva: essa esprime una relazione d’amore, una “incarnazione” dell’amore o anche soltanto dell’essere innamorato»91. Che la sessualità vada oltre la genitalità e costituisca una perfezione della persona era già noto a sant’Agostino e a san Tommaso, i quali sostengono che il sesso risorgerà92. Quest’ultimo distingue nella natura umana una “prima perfectio”, legata a necessità ed emergenze terrene, e una “ultima perfectio”, più propria della risurrezione. Ora il significato della sessualità, considerata nel suo agire genitale, si esaurisce all’interno dei confini della vita terrena; ma il suo essere dimensione fondamentale dell’uomo sorpassa questi confini e sfocia nella risurrezione. Ma a qual fine? Perché l’essere sessuato appartiene alla perfezione della natura umana nella specie come nell’individuo93, e siccome nella risurrezione vi sarà tutto ciò che a tale perfezione appartiene, ne consegue che nella risurrezione sarà presente la sessualità come perfezione ontologica della persona, benché l’agire genitale accidentale non esista più94. c. Antropologia della sessualità e morale sessuale 1) Sessualità e castità consacrata 90 ht ig Il significato perfettivo della personalità, proprio della sessualità, è tale da giustificare la sua presenza nella persona umana, anche a prescindere dal fatto che tale sessualità venga esercitata a livello genitale. Questo è per san Tommaso il caso del Verbo Incarnato, il quale, assumendo un corpo umano, ne ha assunto la sessualità, non però allo scopo di esercitarla nei rapporti genitali95, ma perché anch’essa fa parte della perfezione della natura umana. Questo è anche il caso del celibato sa- V.E. FRANKL, Das Leiden..., cit., p. 26 (tr. La sofferenza..., cit., pp. 25-26). Ibid., p. 24 (tr., pp. 23-24). 92 Cfr. AGOSTINO, De Civitate Dei, XXII, 17 (PL 41, 778-779): «Sed mihi melius sapere videntur qui utrumque sexum resurrecturum esse non dubitant. [...] Aequales utique Angelis inmortalitate ac felicitate, non carne; sicut nec resurrectione, qua non indiguerunt Angeli»; TOMMASO D’AQUINO, Summa Theologiae, Suppl., q. 81, a. 3: «sexus resurget». 93 Ibid., q. 81, a.4, ad 2m. 94 IDEM, Summa Theologiae, I, q. 99, a. 2. 95 Cfr. IDEM, In Libros Sententiarum, III, d. 12, q. 3, aa. 1 e 2: «Utrum Christus debuit aliquem sexum accipere». 91 Antropologia della sessualità umana 325 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 326 96 97 326 ht ig yr op C cerdotale e religioso, per il quale l’esperienza vissuta della castità è segno escatologico. Su questo sfondo si comprende quanto il concilio Vaticano II ha presentato circa la vita religiosa come segno prefigurativo della stessa vita della risurrezione96. La castità è un vivere la sessualità come sarà vissuta quando raggiunge la sua perfezione suprema nell’aldilà. Il rapporto affettivo tra uomo e donna, nella mutua coordinazione delle qualità spirituali proprie di entrambi, costituisce il modello ultimo di castità per tutti gli uomini, qualunque sia il loro stato di vita. Questo modo di vivere la sessualità senza ricorso alla genitalità è ciò che avviene quando si stabilisce una relazione tra persone di sesso diverso improntata a stima, rispetto, amicizia, affettività. Occorre guardare, quindi, a questa condizione finale di perfezione come al modello definitivo del nostro agire morale in questa vita. L’insistenza e la focalizzazione nella vita presente del modello escatologico della castità contribuiranno a valutare giustamente il rapporto tra uomo e donna, anche indipendentemente dallo stato di vita, e a vedere con occhio diverso le seducenti attrattive dell’erotismo. La perfezione ultima della sessualità umana (prospettiva escatologica) ci fa capire che la sessualità umana non esaurisce il suo compito nella prospettiva, sia pur santa ma in fin dei conti soltanto terrena, della generazione fisica nel matrimonio, ma estende il suo influsso a tutto l’ambito della persona, alle sue potenze e alle sue attività, ponendo le basi per un rapporto tra uomo e donna, rappresentato in questa terra dalla castità religiosa, ben più profondo del mero rapporto genitale: un rapporto tra uomo e donna che deve costituire la fiamma interiore di qualunque altro rapporto più superficiale, genitale o non genitale che sia, e che diventa la garanzia di una donazione di amore veramente interpersonale97. Della castità viene data spesso un’immagine sbagliata, e cioè quella di negazione della sessualità. Alcune forme di vivere la castità sono certamente negative, come quelle basate sulla repressione, l’inibizione, il disprezzo e il rifiuto. Ma la castità positiva e autentica non è rifiuto della sessualità né disistima dei suoi valori. La castità è energia spirituale che sa difendere l’amore dall’egoismo e dall’aggressività e sa promuoverlo verso la piena realizzazione. La castità nella sessualità non conduce né al disprezzo del corpo né alla svalutazione della vita sessuale, ma innalza il valore del corpo sessuato al livello del valore della persona. Per questo essa stessa è un valore, perché, riconoscendo l’esercizio della sessualità come valore, sa collocarlo in un ambito di valori più grandi. Fin dall’inizio la Chiesa ha compreso questa prospettiva e, di fronte a forme di castità negative (manichee, gnostiche, dualistiche, catare...) che disprezzaCfr. CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Lumen gentium, 44. K. WOJTYL/A, Amore e responsabilità, cit., p. 153. Orizzonte verticale 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 327 98 ht ig yr op C vano il matrimonio, ha affermato simultaneamente il valore sia della castità consacrata sia del matrimonio. Da ciò ne consegue che l’esercizio dell’attività genitale, che si esprime attraverso gli organi genitali, non è l’unico modo per esprimersi come uomo o donna e non è deterministicamente necessario che la singola persona eserciti l’attività genitale perché possa dirsi realizzata come persona e vivere la propria sessualità. Ciò è vero a una condizione essenziale: la persona che rinuncia all’unione sessuale-genitale deve rimanere fedele alla sua propria struttura sessuale differenziata e realizzare in modo diverso dall’unione genitale il senso profondo di tutta la sua sessualità, che è comunicazione, dialogo e dono di se stessa. Detto in altro modo: l’attività sessuale-genitale non è l’unico modo di amare, di donarsi, di vivere lo spirito di famiglia98. Se non si coglie tale differenza non si comprende la scelta della verginità fatta nella vita religiosa e sacerdotale: il fatto di aver scelto di vivere la propria sessualità senza un’attività genitale non rende di certo né meno uomini né meno donne. La sessualità è inscritta nell’essere umano, è quindi radicata nella natura umana, contrassegna tutto l’essere umano, ma nello stesso tempo non lo esaurisce. Nessuno potrà vivere senza un corpo in questo mondo e nessuno potrà vivere se non essendo uomo o donna, ma l’essere persona è più grande e del corpo e della sessualità. Questa verità, evidente in sé, comporta che nella gerarchia dei beni personali la sessualità, mentre inerisce alla persona nella sua globalità, non la esaurisce nella sua pienezza. Il bene totale della persona sta al primo posto con tutta la sua ricchezza trascendente e spirituale. Se perciò è vero che nessuno può rifiutare di essere uomo o donna, non è, però, altrettanto necessario né possibile che l’esercizio genitale della sessualità esprima tutta la vita e che ogni persona sia necessitata a esprimere la totalità delle sue capacità sessuali. Anzi. Se si considera la sessualità come dimensione costitutiva e relazionale dell’io personale, si vedrà che l’“io” che attua un incontro profondo con un “tu” può anche rinunciare per tutta la vita all’attuazione della sessualità genitale senza che ciò significhi impoverimento di sé. È quanto capita nella vita religiosa e sacerdotale: l’uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio, fatto per il “Tu” di Dio, integra il suo “io” con il “Tu” trascendente anche durante la vita terrena. L’integrazione verginale con Dio si fonda sulla relazionalità costitutiva della sessualità e allo stesso tempo la manifesta. La storia ci presenta la vita di tante persone celibi, che attraverso questa “consacrazione a Dio” sono riuscite a realizzarsi pienamente, raggiungendo una perfezione eccelsa: la santità. Questo modo di vivere la sessualità si capisce perché essa è primariamente e costitutiCfr. J.-M. AUBERT, L’exil féminin, Paris, Cerf, 1988, p. 192. Antropologia della sessualità umana 327 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 328 328 ht ig yr op C vamente apertura, dono, amore. L’uomo è stato fatto per amore e per l’amore; la sua realizzazione consiste precisamente in donarsi e amare. Quando si apre agli altri e ama con generosità, l’amore diventa fecondo, tanto più fecondo quanto più largo è il raggio d’azione. L’amore di chi si sposa privilegia un numero ridotto di persone; l’amore del celibe per il Regno dei cieli si volge interamente verso colui che è venuto al mondo per amore, e in Lui e come Lui ama tutti gli uomini. Ciò che dà senso alla castità consacrata è la prospettiva del Regno dei cieli: «vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il Regno dei cieli. Chi può capire, capisca» (Mt 19,12). San Paolo nella prima lettera ai Corinzi, capitolo 7, dice così: «Quanto alle vergini, non ho alcun comando dal Signore, ma do un consiglio, come uno che ha ottenuto misericordia dal Signore e merita fiducia. Penso dunque che sia bene per l’uomo, a causa della presente necessità, di rimanere così. Ti trovi legato a una donna? Non cercare di scioglierti. Sei sciolto da donna? Non andare a cercarla. Però se ti sposi non fai peccato; e se la giovane prende marito, non fa peccato. Tuttavia costoro avranno tribolazioni nella carne, e io vorrei risparmiarvele [...] Io vorrei vedervi senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito. Questo poi lo dico per il vostro bene, non per gettarvi un laccio, ma per indirizzarvi a ciò che è degno e vi tiene uniti al Signore senza distrazioni» (1Cor 7,25-28.32-35). «Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro. Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io; ma se non sanno vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere» (1Cor 7,7-9). Questa estensione e amplificazione del senso della sessualità indica che non possiamo ridurre la sessualità a una mera funzione biofisica del corpo. Infatti la sessualità abbraccia tutta la persona umana. Essere uomo o essere donna appartiene all’essere costitutivo della persona. La sessualità, perciò, non è una condizione “aggiunta” della persona, ma è una determinazione fondamentale e centrale del suo essere umano. E allora l’influenza della sessualità nel mondo personale si ripercuote in tutte le manifestazioni della vita personale e relazionale. Dal momento che il sesso non è qualcosa di accessorio per la natura dell’uomo e non è soltanto una sua capacità funzionale, ma è radicato nella sua totalità personale, ne deriva che il rapporto tra l’uomo e la donna può essere realizzato nella maniera giusta unicamente come comunione personale. Qui trova anche fondamento il fatto che la sessualità sia “immagine” Orizzonte verticale 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 329 ht ig yr op C della Trinità. Se Dio non è sessuato, come può essere la sessualità umana immagine di Dio? La risposta si trova, appunto, nel carattere relazionale della sessualità. Come il Padre è per il Figlio ed il Figlio per il Padre ed entrambi per lo Spirito Santo e lo Spirito Santo per entrambi, così in modo analogo il maschio è per la femmina e la femmina per il maschio. La sessualità mostra che essere persona non è essere autosufficiente, chiuso nel proprio guscio, ma sempre un essere per l’altro. L’uomo è immagine e somiglianza di Dio perché la sessualità umana prima e soprattutto più che una struttura biologica è un dato della nostra natura umana, e l’essenziale di questa natura è l’apertura, la donazione, l’intersoggettività, la relazione, l’uscire da sé e l’aprirsi all’altro. La sessualità umana si configura, secondo la Genesi, come relazionalità perché voluta e creata “a immagine e somiglianza” di Dio, che è UniTrinità di relazioni di amore. Esiste, quindi, una perfetta, anche se misteriosa, analogia tra la relazionalità sessuale umana e quella divina, perché ponendosi Dio come modello esemplare e causale della coppia le indica il procedere più perfetto e qualificante della realizzazione dell’umano secondo la sua particolare natura sessuata, irriducibilmente relazionale. L’umano è “a immagine e somiglianza di Dio” non solamente perché è strutturato nel suo “essere” duale, cioè contraddistinto nei due poli sessuati, ma perché orientato essenzialmente nel suo “divenire”, nel cercare il suo compimento attraverso l’agire sessuale, raggiungendo l’unità e pienezza dell’umano analogamente all’unità e pienezza di Dio. L’essere umano si attua, e soprattutto si perfeziona, quando le due persone sessuate consentono di provocare le loro innate e potenziali capacità di reciproca apertura e di dono interpersonale, offerto dalla loro costituzione sessuata, per realizzare attraverso un’intrinseca e irriducibile comunicabilità sessuale, la più intima e totale comunione di amore sul modello della relazionalità e dell’amore di Dio99. 2) Sessualità e disordini morali sessuali Sul piano antropologico, sviluppo e maturità sessuale tendono verso una crescente integrazione della sessualità nella totalità della persona. Per contro, l’isolamento egoistico della sessualità si oppone all’integrazione e genera neurosi. La disintegrazione della sessualità per l’esclusione dei rapporti interpersonali significa una regressione e un disordine; in fin dei conti è una svalutazione della sessualità in quanto disumanizzazione della stessa100. Da ciò deriva l’aspetto etico: tutta la vita sessuale dovrà essere ac199 100 Per l’ultimo brano, cfr. G. BONOMI, «Piacere sessuale», cit., p. 1370. V.E. FRANKL, Das Leiden..., cit., p. 23 (tr. La sofferenza..., cit., p. 22). Antropologia della sessualità umana 329 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 330 ht ig yr op C compagnata dalla libertà responsabile. Responsabilità vuol dire accettare e vivere la sessualità per quello che essa è – come dimensione costitutiva di uno spirito incarnato – e per quello che essa comporta nei suoi significati e conseguenze. È vero che la persona non esaurisce tutto il suo essere nella sessualità, ma è altrettanto vero che la sessualità implica e coinvolge tutta la persona. Il fatto che la sessualità non si possa ridurre alla genitalità non significa che, una volta che la genitalità venga esercitata, non impegni tutta la persona. Io sono libero di aderire a un’associazione sportiva, non sono obbligato né necessitato, né vivo soltanto per fare sport, ma una volta che decido di aderire sono tenuto ad adempiere e rispettare i regolamenti statutari che determinano la natura dell’associazione; la mia adesione non mi impegna soltanto nell’atto puntuale di prendere la tessera, ma per tutto il tempo che dura l’adesione. La morale non è così frutto di una costrizione esterna a me, ma piuttosto la realizzazione della pienezza del mio essere nella consapevolezza dell’agire. Perciò, in materia di morale sessuale, l’illiceità non deriva tanto da una norma “esterna” di tipo religioso, quanto dalla natura intrinseca della sessualità umana; in questo campo si tratta di comportamenti valutati dalla “legge morale naturale”, che possono poi essere convalidati da una legge positiva “religiosa”. I criteri etici qui presentati scaturiscono dall’ambito proprio della natura umana. Il cristianesimo, per essere fedele al messaggio rivelato, deve cominciare col riaffermare i valori propri della natura umana nella sua integrità ed essere fedele a questa natura dell’uomo, cosciente che sia il messaggio rivelato sia la creazione naturale hanno come autore lo stesso Dio. Da questa visione antropologica della sessualità derivano alcune conseguenze sul piano etico101. La morale sessuale si riferisce alla totalità della persona, corpore et anima unus. Il giudizio morale, dunque, non va ridotto né ai soli dati biologici, né alla pura soggettività psichica senza riferimento ai dati biologici. La masturbazione 102 è intrinsecamente negativa perché implica strutturalmente un ripiegamento egoistico dell’individuo su se stesso. È così che nell’atto di autoerotismo la persona manifesta un comportamento egocentrico, contrario al senso dialogico e aperto proprio della sessualità103. «In che cosa consiste l’atto impuro? Si può ben 101 Non entro qui nel merito di stati soggettivi e di condizioni patologiche che sicuramente influiscono nel determinare la moralità dell’atto e che devono esser presi in considerazione nella cura pastorale; mi riferisco semplicemente al dato obiettivo. Per questi problemi vedi CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Persona humana, cit., 77-96. 102 Cfr. N. DE MARTINI, Sessualità linguaggio d’amore, Cinisello Balsamo (MI), San Paolo, 19936, pp. 214ss. 103 A. VALSECCHI, Nuove vie dell’etica sessuale. Discorso ai cristiani, Brescia, Queriniana, 1972, pp. 161-162: «È stata la concezione “personalistica” della sessualità [...] a fornire una possibilità di sostegno razionale alla condanna tradizionalmente espressa contro la masturbazione [...] La nuova visione della sessualità, come funzione intersoggettiva e potenza di oblatività e di dialogo sociale, non 330 Orizzonte verticale 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 331 ht ig yr op C dire, nell’abuso degli organi sessuali per un’attività completamente distaccata dal tu, e perciò nella mancanza di rispetto al significato della sessualità e quindi all’integrità dell’uomo»104. Il disordine della masturbazione pare proprio lo si debba collocare nella violazione di quest’ordine umano che vuole, nell’esercizio della sessualità – anche biologica –, il rapporto con un altro e che questo rapporto possa dirsi un rapporto d’amore. Non è tanto la frustrazione della finalità biologica che rende illecita la masturbazione, ma l’assenza di un vero partner amato105. Il grave disordine morale della masturbazione si basa fondamentalmente sul suo carattere di atto sessuale imperfetto e insoddisfacente poiché esclude l’orientamento essenziale di amore all’altro e distorce così la struttura biologica stessa. Un discorso analogo vale per la fornicazione, ossia per i rapporti sessuali effettuati a scopo di puro piacere, e anche per i cosiddetti rapporti prematrimoniali. La illiceità della fornicazione106 consiste nel fare della persona un oggetto, nell’essere contrari al carattere dialogico della sessualità e nell’operare una divisione all’interno della persona. L’uomo che attua questo tipo di rapporti dissocia il suo spirito dal suo corpo. L’atto sessuale dovrebbe essere espressione della totalità della persona ed invece è soltanto un gesto biologico; dovrebbe essere dono e comunicazione di sé a un “tu” e invece è solo ricerca egoistica del piacere e strumentalizzazione della persona. Ciò non è soltanto negativo dal punto di vista etico, ma paradossalmente è anche una negazione dello stesso piacere sessuale che, ricercato per se stesso, tende a svalutarsi e a rimanere insoddisfatto. Infatti, quanto più si concentra l’attenzione nel piacere, tanto più lo si distrugge e allontana; quanto più è distolta l’attenzione dal “tu” con il quale si dovrebbe vivere la relazione, tanto più è compromesso lo stesso atto sessuale, generando insoddisfazione e ripetizione anche masochista. Anche coloro che cercano il solo piacere sessuale dovrebbero rendersi conto che è nell’interesse dello stesso piacere favorire contatti sessuali che trascendano il livello puramente genitale e si collochino a un livello interpersonale. Con acutezza, avallata dall’esperienza, Viktor Frankl può non respingere il comportamento autoerotico, che da se stesso appare solipsistico e privo di qualsiasi apertura comunionale». 104 F. VON GAGERN, L’epoca della maturazione sessuale, Torino, Borla, 1966, p. 154. Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, cit., 2352: «Per masturbazione si deve intendere l’eccitazione volontaria degli organi genitali, al fine di trarne un piacere venereo». 105 Catechismo della Chiesa Cattolica, cit., 2352: «“Qualunque ne sia il motivo, l’uso deliberato della facoltà sessuale al di fuori dei rapporti coniugali normali contraddice essenzialmente la sua finalità”. Il godimento sessuale vi è ricercato al di fuori della “relazione sessuale richiesta dall’ordine morale, quella che realizza, in un contesto di vero amore, l’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana” [Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Persona humana, 9]». 106 Ibid., 2353: «La fornicazione è l’unione carnale tra un uomo e una donna liberi, al di fuori del matrimonio. Essa è gravemente contraria alla dignità delle persone e della sessualità umana naturalmente ordinata sia al bene degli sposi, sia alla generazione e all’educazione dei figli». Antropologia della sessualità umana 331 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 332 107 ht ig yr op C dice: «In seguito ad esperienze decennali nel campo clinico sento di poter affermare con tutta onestà che i disturbi della potenza e dell’orgasmo, nella maggioranza dei casi, sono da ricondurre ad un tale modello di reazione: la sessualità, cioè, è disturbata nella misura in cui si rinforza la sua intenzione e si concentra su di essa l’attenzione. Quanto più si distoglie l’attenzione dal proprio partner e la si rivolge all’atto sessuale in se stesso, tanto più il rapporto sessuale è handicappato»107. Pure nel caso dei rapporti prematrimoniali 108, dove ci sia un impegno serio di sposarsi, il gesto rimane contrario all’unità e totalità dell’uomo perché da una parte si dona totalmente il corpo, dall’altra non esistono le condizioni oggettive per un’effettiva e totale donazione della persona; l’atto fisico si svolge al presente, l’atto personale nel futuro: “ti sposerò”. In una concezione antropologica rispettosa della totalità della persona il rapporto sessuale si afferma quale espressione di una comunione tra i due voluta e decisa come totale e definitiva. Per questa ragione esso va collocato in quella situazione di totale e definitiva donazione che si realizza nel matrimonio. Al di fuori di esso, infatti, «per quanto sia fermo il proposito di coloro che si impegnano in tali rapporti prematuri», non potrà essere sufficientemente assicurata «nella sua sincerità e fedeltà la relazione interpersonale di un uomo e di una donna»109. Non si tratta soltanto di fornire garanzie giuridiche alla serietà dell’impegno, ma anche, e ben più essenzialmente, di assicurare un adeguamento ontologico tra la significatività del gesto sessuale e la vita dei due partner. L’essere umano è fatto in modo tale che attraverso i “gesti” del corpo consegna le interiori decisioni dello spirito; ora, il rapporto sessuale è un “gesto” che esprime la reciproca donazione in modo così totale da fare dei due un essere solo. Sarà dunque un gesto “vero”, e cioè adeguato alla realtà esistenziale dei due partner, solo quando si trovi a esprimere il dato di un loro impegno totale, secondo ogni loro dimensione. In caso contrario, come espressione totale di un dono che di fatto non è totale, diventerebbe – almeno per quanto riguarda i fatti e al di là delle buone intenzioni – una menzogna. Ugualmente il comportamento omosessuale110 è strutturalmente negativo perché la sessualità ha un orientamento oggettivo eterosessuale non soltanto fisico, ma pure psichico e spirituale. Perciò il comportamento omosessuale implica un rifiuto oggettivo dell’alterità fisica, psico- V.E. FRANKL, Das Leiden..., cit., p. 23 (tr. La sofferenza..., cit., p. 22). Cfr. N. DE MARTINI, Sessualità linguaggio..., cit., pp. 256ss. CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Persona humana, cit., 7, § 2. 110 Per la trattazione della tendenza omosessuale vedi all’inizio di questo capitolo il paragrafo «Stati d’intersessualità biologici e psichici»; qui si parla del “comportamento”, cioè di atti di qualsiasi tipo posti in essere. CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Homosexualitatis problema, cit., 543-554. 108 109 332 Orizzonte verticale 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 333 111 ht ig yr op C logica e spirituale intrinseca alla sessualità; questo rifiuto fa sì che, «secondo l’ordine morale oggettivo, le relazioni omosessuali siano atti privi della loro regola essenziale e indispensabile»111. L’omosessualità non esprime un’unione complementare ma è fondamentalmente caratterizzata dall’autocompiacimento che impedisce la realizzazione vera della persona. La diffusione sempre più ampia di questo comportamento impone qualche ulteriore precisazione112. Dal punto di vista fisicista e biologico si dirà che il comportamento omosessuale è negativo soltanto perché contraddice la complementarità fisiologica dei sessi ed esclude la fecondità biologica. Questo tipo di argomentazione certamente ha una verità, ma fonda il criterio morale esclusivamente nel dato biologico. L’uomo in quanto dotato di ragione trascende, però, l’ordine biologico. Il criterio biologico gioca certamente un ruolo, ma da solo non è sufficiente. All’opposto estremo, dal punto di vista puramente soggettivo, si cerca di trovare nella pura libertà individuale il criterio sufficiente della moralità. In questa visione le strutture biologiche sono elementi “infra-umani” e non si può trovare un criterio di giudizio del comportamento omosessuale nei dati biologici e fisiologici della sessualità umana. Ciò che importa non è ciò che l’individuo “è” (maschio o femmina), ma ciò che “decide” di essere usando la forza della sua libertà. Ciò quindi che è significativo sul piano morale è il ruolo maschile o femminile che il soggetto libero adotta in modo autentico e responsabile, indipendentemente dal suo essere biologico. Mi pare che la risposta soggettivista al problema omosessuale sia inumana tanto quanto la posizione biologista. L’uomo viene trattato come se fosse una pura libertà angelica, senza concreto rapporto con la sua incarnazione corporale e con la realtà delle tendenze biologiche. In realtà, la soluzione corretta del problema è molto più agile ed equilibrata. Grosso modo consiste nell’affermazione dell’importanza dell’ordine biologico, non in sé ma in riferimento alla vocazione della libertà. Si tratterà di mostrare che, tenendo conto delle connotazioni biologiche e fisiologiche, ciò che è in gioco, sul piano morale, è il modo in cui la libertà assume o meno il rapporto della persona umana, spirituale e corporale insieme, come vera alterità. Come si può mostrare a un livello semplicemente psicologico, la relazione omosessuale costituisce un vicolo cieco a livello del senso o della vocazione della libertà, perché in una tale relazione la persona adotta un comportamento di apertura radicale, cioè l’offerta del proprio corpo e della propria affettività113, in un contesto che contraddice IDEM, Persona humana, cit., 8. Cfr. J. DE FINANCE, Essai sur l’agir..., cit., pp. 115ss (tr. Saggio sull’agire..., cit., pp. 124ss). Per l’applicazione all’omosessualità seguo A. LÉONARD, Le fondement..., cit., pp. 157-160 (tr. Il fondamento..., cit., pp. 134-137). 113 Cfr. S. LEONE, Etica della vita affettiva, Bologna, Ed. Dehoniane, 2006. 112 Antropologia della sessualità umana 333 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 334 ht ig yr op C però radicalmente questa apertura. L’altro, infatti, essendo dello stesso sesso, non è veramente atto a ricevere l’offerta del proprio corpo, e tutti e due non possono aprirsi insieme alla nuova alterità di una terza persona: il figlio. D’altronde, il comportamento omosessuale rimane prigioniero del narcisismo tanto sul piano morale quanto su quello psicologico. Un giudizio morale della condotta omosessuale deve congiungere l’ordine biologico e il dinamismo della libertà in interazione tra loro. Così viene evitato il riduzionismo sia del biologismo sia della pura soggettività114. In questo contesto conviene fare breve menzione della distinzione tra matrimonio e unione omosessuale. Dal punto di vista etimologico la parola “matrimonio” viene dal latino matris munus, “compito della madre”, ovvero anche matrem munere, “proteggere la madre”. L’etimologia indicherebbe una relazione diretta tra l’alleanza d’amore dei due (uomo e donna) nell’eterosessualità e il compito della maternità/paternità che da essa scaturisce. Nel diritto romano un matrimonio era ritenuto iustum, vale a dire legittimo, solo nel momento in cui erano rispettate alcune condizioni fondamentali. Quattro, in particolare, erano i presupposti giuridici: la capacità di unione sessuale tra i coniugi, l’esogamia, la monogamia ed il conubium. La capacità di unione sessuale, componente fondamentale se si considera che la finalità del matrimonio era la prole, veniva data da tre elementi: l’eterosessualità, il raggiungimento da parte di entrambi i coniugi dell’età pubere, la concreta attitudine al congiungimento sessuale. L’esogamia è il principio in base al quale un individuo è tenuto a sposarsi con qualcuno che non appartenga al suo gruppo (famiglia, clan, tribù), cioè tra i due coniugi non ci deve essere alcun legame di parentela. Il principio di monogamia, invece, stabiliva che non si poteva avere più di un coniuge. Il conubium consisteva nel possedere le capacità di contrarre matrimonio. Cioè, laddove oggi si parla di assenza di impedimenti e quindi in senso negativo, i romani parlavano di possesso del conubium, in senso positivo; per esempio, lo status di schiavo, l’appartenenza a diversi ordini sociali, determinati rapporti di parentela escludevano il possesso del conubium. Al conubium era legata l’affectio maritalis, ovvero l’amore 114 Catechismo della Chiesa Cattolica, cit., 2357: «La Tradizione ha sempre dichiarato che “gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati” [Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Persona humana, 8]. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati»; n. 2358: «Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione». 334 Orizzonte verticale 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 335 ht ig yr op C coniugale. Nelle unioni omosessuali l’attenzione si polarizza nell’amore (anch’esso sprovisto di ogni criterio oggettivo) dimenticando tutti gli altri componenti essenziali. Perciò non si può propriamente parlare di “matrimonio” omosessuale. Ciò non significa «impedire che lo Stato cerchi di dare una risposta a situazioni nuove presenti nella società, riconoscendo alcuni diritti civili a persone anche dello stesso sesso che hanno deciso di mettere insieme le proprie vite. Quello che preme soprattutto [...] è che questo non si traduca in un indebolimento dell’istituto familiare, già tanto minacciato nella cultura moderna. Si sa che il modo migliore di estenuare una realtà o una parola è quello di dilatarla e banalizzarla, facendole abbracciare cose diverse e tra loro contraddittorie. Questo avviene se si equipara la coppia omosessuale al matrimonio tra uomo e donna. Il senso stesso della parola “matrimonio” – dal latino “compito della madre” (matris munus) – rivela l’insensatezza di tale progetto. Non si vede, oltre tutto, il motivo di questa equiparazione, potendosi salvaguardare i diritti civili in questione anche in altri modi. Non vedo perché questo dovrebbe suonare un limite e un’offesa alla dignità delle persone omosessuali, che tutti oggi sentiamo il dovere di rispettare e amare e di cui, in alcuni casi, conosco personalmente la rettitudine e la sofferenza»115. Riguardo alla contraccezione “artificiale”116 si può dire che, malgrado le apparenze ingannatrici suscitate dal vocabolario usato, non è il semplice fatto di essere “artificiale” che fonda il giudizio morale su di essa. La vera posta in gioco non è biologica ma spirituale: si esime il comportamento sessuale dalla sua responsabilità immediata di poter essere causa di una nuova vita; lo si esonera dal suo compito di essere responsabile e di agire o non agire in base a questa responsabilità. Nella contraccezione, l’atto sessuale chiamato, per natura intrinseca, a essere posto in collegamento alla libertà e alla decisione responsabile è posto slegato da esse; “l’artificio” agisce da sé e rende inutile la modificazione del comportamento sessuale. d. Caratteri specifici della sessualità umana: fattori relazionali e personalizzanti Tutto questo capitolo è stato indirizzato a mostrare che la sessualità nella persona non è qualcosa di materiale, corporale, esterno all’essere umano, ma una realtà profonda, intima, che inonda tutto il suo essere e tutte le dimensioni della personalità. Anche se con alcune analogie, nel115 R. CANTALAMESSA, Commento alla liturgia della domenica, 31 dicembre 2006. Cfr. M. RHONHEIMER, «Anticoncepción...», cit., pp. 435-452 (tr. «Contraccezione...», cit., pp. 435-452). 116 Antropologia della sessualità umana 335 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 336 yr op C la persona gli aspetti biologici hanno un senso diverso da quanto avviene nel mondo animale, e questo perché la natura biologica è unita, nell’uomo, con la natura dello spirito, dando luogo alla natura umana e alla persona. La sessualità riguarda la persona nella sua unitotalità di corpo e spirito, perciò il rapporto sessuale rientra nella categoria dell’essere persona e non dell’avere cose. Ora quello che non si ha non si può né usare né far usare; l’unico modo di relazione è il dono di amore. Per illustrare ulteriormente il concetto prendiamo, per il suo alto contenuto simbolico, tre aspetti dell’attività sessuale umana. Si tratta dell’incongruenza delle curve di eccitazione maschile e femminile, dell’assenza dei periodi di estro, del fenomeno dell’eccitazione e dell’emozione. La struttura istintiva umana, una realtà nell’apparenza puramente animale, contiene sorprendenti riferimenti a ciò che è tipicamente umano e trascende l’esperienza istintiva. L’indole sessuata dell’essere umano e della facoltà umana di generare sono differenti e superiori a quanto avviene negli stadi inferiori della vita117. Propriamente parlando, «nessuna condotta dell’uomo è il risultato di un semplice meccanismo corporeo [...] tutti i nostri gesti partecipano a modo loro a questa unica attività di spiegazione e di significazione che siamo noi stessi»118. Psicologi e biologi sono d’accordo con queste parole di Merleau-Ponty, e numerose analisi dimostrano che l’attività sessuale umana non può essere compresa come un concatenamento automatico di riflessi istintuali. José Antonio Marina sostiene che la sessualità è un fenomeno «privilegiato per lo studio della trasformazione dell’animale in essere umano [...] l’impulso animale si umanizza nell’essere sottomesso a delle regole»119, si umanizza perché la dimensione spirituale umana lo fa “umano” e non più “animale”. 1) L’incongruenza delle curve di eccitazione maschile e femminile 117 ht ig Dagli studi di anatomia e fisiologia della relazione sessuale umana è nota la differenza nell’eccitazione sessuale maschile e femminile120. Ogni persona risponde in modo diverso allo stimolo sessuale, ma esiste uno schema applicabile alla maggior parte delle persone nella maggior parte dei casi. Questo schema prevede tre fasi: desiderio, eccitazione, orgasmo; ogni fase è distinguibile dall’altra sulla base di precise risposte fisiche. Le capacità di rispondere sessualmente variano anche in base all’età delle persone. Quando il desiderio si trasforma in stato di eccitazione si veri- Cfr. CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Gaudium et spes, 51. M. MERLEAU-PONTY, Signes, Paris, Gallimard, 1960, pp. 287, 290. J.A. MARINA, El rompecabezas de la sexualidad, Barcelona, Anagrama, 2002, pp. 13-14. 120 Cfr. W.H. MASTERS - V.E. JOHNSON, Human Sexual Response, Boston, Little, Brown & Co., 1966; H.S. KAPLAN, Nuove terapie sessuali, Milano, Bompiani, 20029. 118 119 336 Orizzonte verticale 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 337 ht ig yr op C ficano diverse modificazioni fisiche. Tra le più evidenti si trovano l’accumulo di una quantità maggiore di sangue nella zona genitale, sia dell’uomo che della donna, e una involontaria tensione muscolare in tutto il corpo, detta “miotonia”, che diminuisce dopo l’orgasmo e quindi scompare. L’eccitazione maschile si produce velocemente e allo stesso modo scende d’intensità rapidamente; nella donna, al contrario, l’eccitazione e il ritorno alla normalità sono più lenti e lunghi; essi seguono un andamento ondulatorio ascendente e discendente che può raggiungere, nello stesso atto sessuale, più volte l’apice dell’orgasmo senza che si verifichi il fenomeno del “periodo refrattario” tipico dell’orgasmo maschile (durante il quale è molto difficile avere una erezione). Il periodo refrattario può durare minuti o ore, con la regola generale che più l’età è avanzata, più a lungo dura questo periodo. La donna, invece, può continuare e, con un’adeguata stimolazione, raggiungere orgasmi ripetuti. Chi giudicasse queste incongruenze e mancanze di sintonizzazione nella struttura istintiva dell’uomo e della donna soltanto dal punto di vista fisiologico potrebbe concludere che esiste un’imperfezione nella natura, e che per questa incongruenza uno dei due (per lo più la donna) si potrebbe sentire frustrato nella realizzazione dell’atto sessuale. Se ciascuno dei due, nell’esercizio di questa attività, pensasse soltanto a se stesso, sicuramente lascerebbe l’altro insoddisfatto. Ma se prendiamo la sessualità umana in ciò che essa è, vediamo che le leggi fisiologiche manifestano qualcosa che le trascende. Infatti, la diversità nelle curve di eccitazione maschile e femminile, così come le differenze anatomiche e fisiologiche, invitano l’uomo e la donna a non lasciarsi trascinare dall’istinto in maniera “animale e cieca”, e offrono ad entrambi la possibilità di realizzare l’atto in forma “umana”. Mentre gli animali si accoppiano solo per istinto con fini meramente riproduttivi, nella persona l’atto sessuale ha anche lo scopo di esprimere l’unione personale e di renderla più intima. Il proprio del “coito” (da co-ire, andare insieme) è di portare la dualità all’unità; ciascuno è in simpatia e in empatia con ciò che prova l’altro. «Conduttore del gioco, l’uomo riesce profondamente quando, invece di inventare o di imporre un ritmo, scopre nell’altra una lunghezza d’onda che lui stesso sposa»121. 121 H. VAN LIER, L’intention sexuelle, Paris, Casterman, 1968, p. 62. Ecco la testimonianza di una coppia sposata da ventidue anni: «Noi facciamo di ogni atto coniugale un atto d’amore. È sufficiente arrivare a desiderarlo insieme, cosa che rispecchia ora la nostra situazione, e per questo prestare una grande attenzione al coniuge. Arriviamo il più delle volte alla soddisfazione simultaneamente. È estremamente importante, altrimenti ci si sente tutto a un tratto soli, separati dall’altro, abbandonati. Per pervenirvi, bisogna essere molto attenti l’uno all’altra e metterci del tempo. Non posso provare piacere senza un certo clima, senza tenerezza, senza carezze preliminari (ecco quello che noi non sapevamo all’inizio del nostro matrimonio). Bisogna dunque trovare l’accordo, e per questo provare un grande amore l’uno per l’altra. La soddisfazione personale e quella del coniuge si corrispondono. Per far riuscire un atto coniugale, bisogna che ciascuno pensi all’altro più che a se stesso, al pia- Antropologia della sessualità umana 337 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 338 ht ig yr op C Nell’atto coniugale è nota l’importanza, sia per l’arricchimento dell’incontro che per l’accrescimento del godimento, di quelli che vengono chiamati “giochi erotici”, o “preludi” (dal latino praeludere; ludus: gioco). Lo affermano psicologi e ne dà testimonianza diretta Xavier Lacroix, dottore in teologia, sposato, padre di tre figli, cattolico impegnato, direttore dell’Istituto di scienze della famiglia presso l’Università cattolica di Lione: «Giochi di mani, giochi di labbra, insistenze, reticenze, audacie... non sono dileggio ma addolcimento, stupore, scoperta. Ai confini del pudore e dell’impudicizia, i partner giocano con i limiti e tengono lontana la sazietà»122. Uno degli inconvenienti della “rivoluzione sessuale” è stato quello di ridurre l’atto sessuale al solo momento orgasmico, a detrimento di altri aspetti che portano alla comprensione del partner, come i preludi ed altre espressioni di tenerezza. «L’orgasmo è solo un piccolo momento dell’amplesso e sarebbe fare ingiuria agli amanti il votarli alla ricerca di un’unica sensazione»123. Se l’atto sessuale non è frutto di un cammino comune, l’incontro rischia di ridursi a due masturbazioni sincrone. Questo ragionamento ci porta a sostenere che la sessualità umana ha una specificità: il suo esercizio implica la presenza dell’uomo intero e la trascendenza della pura natura biologica, l’atto coniugale deve essere sempre un “atto umano”. La condizione umana del corpo è qualcosa in più, è qualcosa di distinto dalla pura naturalità. Questa condizione significa che in ogni istante l’uomo è chiamato a proiettarsi verso quello che è lo specifico della sua umanità, e dunque a trascendere la pura naturalità biologica124. Mentre nell’animale l’istintivo e il naturale coincidono, nell’uomo il naturale è più ampio e va oltre l’istinto, perché la sua “natura” non è soltanto biologica, ma anche razionale. La “natura umana” è l’uni-totalità di materia e spirito, e perciò il “naturale” nell’uomo non può essere ridotto all’istinto. Questa verità, che è valida per l’intera persona umana, lo è pure per il suo aspetto “corporale”, perché il corpo con la sua libido è manifestazione dell’uomo, e come l’uomo nella sua integrità è un essere dialogale, aperto all’altro, così lo è anche nella sua corporeità sessuata. La diversità nella complementarità della natura sessuale maschile e femminile impedisce, dunque, di lasciarsi dominare soltanto dall’istinto, e non per “ragioni superiori” ma per se stessa. La diversità sessuale è una cere dell’altro più che al proprio. Quando ci si ama molto, uno sente la gioia dell’altro quanto la propria» (Alliance [1980], 9-10, 13, citato da X. LACROIX, Le corps de chair, cit., [tr. Il corpo di carne, cit., p. 139]). 122 Ibid., p. 38 (tr., p. 35). 123 P. BRUCKNER - A. FINKIELKRAUT, Le nouveau désordre amoureux, Paris, Seuil, 1977, p. 258 (tr. Il nuovo disordine amoroso, Milano, Garzanti, 1979). 124 K. WOJTYLA, Amore e responsabilità, cit., pp. 263ss. 338 Orizzonte verticale 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 339 yr op C sfida che chiede una risposta responsabile. Espone l’uomo al fallimento o al trionfo nella realizzazione della sua sessualità. E, comunque, presenta la possibilità di una comunicazione umana e non soltanto di una copula animale. Per se stessa, e non per una riflessione superiore di carattere religioso, la struttura sessuata dell’uomo ha una dignità e una nobiltà proprie, in quanto elemento fondamentale dell’uomo. Non sono dunque le decisioni etiche che nobilitano la sessualità umana, ma è la struttura stessa di questa sessualità che impone all’uomo intero un atteggiamento etico. Questo è lo specifico della sessualità umana; è umana perché diretta non solo dall’intelletto e dalla volontà, ma dalla sua stessa natura. Quando la libido umana vuole se stessa, non può volersi in esclusiva, ma deve aprirsi all’altro. La sessualità umana deve portare sempre in sé l’elemento “diaconico” per non rimanere sterile e deformata. L’incongruenza della natura nelle curve di eccitazione sessuale maschile e femminile potrà essere un’imperfezione a livello biologico-naturale, ma non lo è a livello umano; precisamente per questa incongruenza si trascende l’automatismo dei processi istintivi animali e l’uomo è umano nella sua sessualità. Questa caratteristica diaconica della sessualità fa sì che, nella realizzazione dell’atto sessuale, l’uomo e la donna si aprano amorevolmente l’uno all’altra e, tenendo presente la diversità nei ritmi, diano spazio a quell’affettività generale e integrativa della copula sessuale che va oltre l’eccitazione e coinvolge l’emotività125. 2) L’assenza dei periodi di estro ht ig Questa è un’altra caratteristica della sessualità umana che manifesta il modo nel quale i fenomeni fisiologici, per il fatto di appartenere al corpo umano, trascendono un’interpretazione puramente fisiologica. Nell’animale l’attività istintiva sessuale ha un carattere totalmente automatico e determinato. L’incontro del maschio con la femmina in estro non è subordinato a nessuna decisione o scelta; ha qualche cosa di fatale. Allo stesso modo il ritmo dei periodi di estro è regolato in maniera automatica e ciclica. Questo carattere automatico non si riscontra nell’uomo. Non esiste nell’uomo “normale” nessuna attività istintiva vincolante per sé. La ragione di questo, riguardo alla sessualità, è l’assenza dei periodi di estro; al più esistono determinati stimoli ormonali, che si manifestano nell’intensificazione dell’istinto. In virtù di quest’assenza l’uomo sfugge al ciclo deterministico del tempo. 125 L’elaborazione di una visione unificante del dinamismo pulsionale all’interno della totalità corporeo-spirituale dell’uomo è l’oggetto dell’opera di Y. LEDURE, Transcendances..., cit. (tr. Trascendenze..., cit.). Antropologia della sessualità umana 339 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 340 ht ig yr op C In modo analogo a ciò che si è visto per quanto riguarda le curve di eccitazione maschile e femminile, questa assenza dei periodi di estro, e quindi l’esclusione del ritmo deterministico della natura, potrebbe sembrare, a prima vista, un difetto e una mancanza. Si potrebbe anche porre la questione se si tratti di un superamento o di una retrocessione rispetto al livello animale. La domanda è importante soprattutto se si considerano l’instabilità e il disordine che si susseguono nell’uomo per la mancanza di questi ritmi. Tra le persone umane si danno l’abuso, lo stupro, l’imposizione, la violenza; tutti aspetti negativi che l’animale si risparmia. A differenza dell’uomo, l’animale difficilmente può sbagliare o fallire in campo sessuale. L’esclusione dell’uomo dalla determinazione istintiva non è un minus, ma un’altra opportunità come segno della sua grandezza. La diminuzione della sua potenza come essere naturale offre l’opportunità di orientarsi verso la sua autodeterminazione. La vita non gli viene data già organizzata né determinata per il ciclo degli istinti; così l’uomo è esposto al rischio, e ha l’opportunità e il dovere di chiedersi quale sia il senso della sua attività sessuale. Con ciò, la possibilità di sbagliare si converte in privilegio del quale gode soltanto l’uomo: errare è umano. La mancanza di determinazione della forza naturale della sessualità umana produce, paradossalmente, una forza di umanizzazione. “Siamo per forza liberi”. Il passaggio dalla determinazione naturale ad attuazioni consapevoli e responsabili è una capacità dell’uomo e allo stesso tempo un’obbligazione. Questo passaggio, che indichiamo col nome di “autotrascendenza” dell’uomo, è già presente nella struttura istintiva sessuata della persona. Mentre nell’animale l’uso degli organi sessuali è istintuale e normale appena sono arrivati alla maturità fisiologica-funzionale, nell’uomo tutto questo deve essere inserito in un contesto di maturità psicologica, spirituale e morale, dato che l’unione corporeo-genitale deve esprimere l’unione di due persone mature. La sessualità umana, dunque, è sottratta al ritmo biologico istintivo e si colloca al livello del dono reciproco di due persone. «Perché l’esperienza della sessualità non diventi inevitabilmente fallimentare è necessario inserirla nel complesso della motivazione umana, agganciarla e porla a servizio di motivi che, non obbedendo all’impulso del momento, sfuggono alla legge dell’entropia e dell’abitudine, e, quando sono soddisfatti, crescono. Tali bisogni “di crescita” possono essere, ad esempio, la donazione personale, la collaborazione per raggiungere assieme al coniuge degli scopi a lunga portata, per realizzare insomma una “vita a due”»126. 126 A. RONCO, «La realtà biologica e psicologica della sessualità umana. Elementi per una sintesi in funzione pedagogica», in Orientamenti pedagogici, 63 (1964), 575. 340 Orizzonte verticale 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 341 3) L’eccitazione, il sentimento e l’emozione ht ig yr op C L’essere umano è soggetto a particolari reazioni in occasione dell’incontro tra mascolinità e femminilità. Questo problema, che appartiene più alla psicologia che alla biologia, è in stretto rapporto con la padronanza di sé. Un’attenta analisi della psicologia umana dimostra che nelle relazioni interpersonali, in cui si esprime l’influsso reciproco della mascolinità e della femminilità, si produce nella persona una triplice reazione: l’eccitazione, il sentimento e l’emozione. Queste tre reazioni, benché appaiano insieme, si possono distinguere riguardo al loro oggetto. La differenza oggettiva tra l’uno e l’altro genere di reazioni consiste nel fatto che l’eccitazione è anzitutto “biologica”, ed in questo senso “sessuale”; il sentimento e l’emozione, invece, sebbene suscitati dalla reciproca reazione della mascolinità e femminilità, si riferiscono soprattutto all’altra persona intesa nella sua integrità. L’eccitazione cerca anzitutto di esprimersi nella forma del piacere sensuale e corporeo e tende all’atto sessuale. Invece il sentimento e l’emozione provocati da un altro essere umano, anche se condizionati dalla femminilità o mascolinità dell’altro, non tendono di per sé all’atto sessuale, ma si orientano ad altre manifestazioni affettive. Come concepire la relazione tra eccitazione, sentimento ed emozione? Da un punto di vista, sembra che l’eccitazione, sorta da una determinata percezione visiva, tattile, olfattiva ecc., susciti nell’organismo dei processi ormonali e psichici che provocano il sentimento (espresso in forma di desiderio) e l’emozione. Da un’altra prospettiva, però, pare che l’eccitazione non stia al primo ma all’ultimo posto. La percezione della bellezza di una persona farebbe sorgere uno stato sentimentale ed emotivo profondo, provocando un movimento affettivo globale nel soggetto che conduce all’eccitazione sessuale. Per il primo punto di vista l’eccitazione è la causa dell’emozione affettiva; per il secondo ne è solo la manifestazione. Molti studiosi propendono per il secondo127. Il desiderio, il sentimento affettivo, l’emotività, chiamati anche libido, sono ciò che ci spinge a cercare un’eccitazione sessuale. Sono il magnete che ci indirizza verso altre persone e che attira queste altre persone verso di noi. È difficile descrivere in termini scientifici il desiderio affettivo, essendo associato in profondità a un centro cerebrale e quindi soggetto alle variazioni dei livelli ormonali e al funzionamento della complessa circuitazione cerebrale, nonché alla psicologia della persona. Quando il desiderio affettivo è soddisfatto si trasforma in stato di eccitazione e si verificano diverse modificazioni fisiche. Senza entrare nel merito, probabilmente ciascuno di 127 Cfr. H.S. KAPLAN, Sexual Desire Disorders. Dysfunctional Regulation of Sexual Motivation, New York, Brunner/Mazel, 1995. Antropologia della sessualità umana 341 291_342_CAPITOLO_11 27-07-2007 14:27 Pagina 342 128 129 342 ht ig yr op C questi due punti di vista contiene la sua verità. Ciò che più interessa è la singolarità umana di questo fenomeno e ciò che esso rivela. Il rapporto tra sentimento, emozione ed eccitazione, e il suo riferimento al di là del mero aspetto fisico o materiale verso il tutto della persona, appare con chiarezza nel dialogo-racconto dell’incontro di Ulisse e Penelope. Dopo lunghi anni di separazione la tenerezza degli amanti ricompare con intensità rinnovata e profonda128. Questa distinzione tra eccitazione, sentimento ed emozione è specificamente umana e del tutto estranea al mondo animale. L’animale è certamente eccitato, ma ciò non implica il coinvolgimento di un mondo affettivo. La sessualità umana, invece, deve esprimersi nella capacità di dirigere sia l’eccitazione verso il suo corretto sviluppo, sia il sentimento e l’emozione verso l’intensificazione del suo carattere disinteressato e personalizzante. Questa differenziazione non è una contrapposizione. Essa non significa che l’atto sessuale, come effetto dell’eccitazione, non comporti nello stesso tempo uno stato sentimentale, che nella forma intensa porta all’emozione. Al contrario, nell’atto sessuale umano l’unione intima dovrebbe comportare una particolare intensificazione psicologica sentimentale-emotiva che coinvolga tutta la persona e non soltanto le parti erogene eccitate. Il contrario è riduzionismo biologico manifestato drammaticamente nei fenomeni della prostituzione o dello stupro, dove l’eccitazione di uno è completamente dissociata dall’emotività di entrambi e, addirittura, dall’eccitazione dell’altro, che può essere assente. Invece, nei rapporti autenticamente umani, l’eccitazione, che diventa carezza, trascende se stessa e impregna psichicamente ed emotivamente tutta la persona. Come dice Xavier Lacroix, è necessario «operare il passaggio dalla nozione di rapporto (sessuale) a quella di relazione (intersoggettiva)»129. Per questa esperienza emozionale affettiva, l’eccitazione diventa non soltanto piacere, ma soprattutto profonda gioia e soddisfazione affettiva. L’emozione affettiva può avere una connotazione positiva, che è la soddisfazione, o una negativa, che è la sofferenza, la quale si manifesta come contrarietà sensuale, insoddisfazione, tristezza. La sofferenza emotiva legata all’atto sessuale manifesta la contrarietà della persona a vivere un atto in modo non umano. La distinzione tra eccitazione, sentimento ed emozione prova, dunque, una volta di più, la specificità della sessualità umana, che esclude qualunque riduzione unilaterale al puro istinto. Cfr. OMERO, Odissea, XXIII, 166ss. X. LACROIX, Le corps de chair, cit. (tr. Il corpo di carne, cit., p. 128). Orizzonte verticale 375_382_INDICE 27-07-2007 14:29 Pagina 380 (b) Dimensione kenotica (c) Dimensione teofanica (d) Dimensione creatrice pag. » » 247 248 248 » 250 1. Corpo e corporeità a. Körper - Leib b. Corpo e corporeità c. Corpo e spirito d. L’unione anima e corpo nell’unità della persona: dualità, ma non dualismo 2. La spazialità, la temporalità, l’essere-nel-mondo a. La spazialità umana b. La temporalità umana e la speranza c. Essere-nel-mondo 3. Lo spirito incarnato a. L’identità corporea del soggetto e la molteplicità degli individui b. Il linguaggio del corpo: corpo e persona c. “Io ho un corpo” o “io sono il mio corpo”? 4. Corporeità e valore morale a. La corporeità non è estrinseca alla morale b. Valore morale del corpo e valori umani 1) Alimentazione, vestito, abitazione, sport 2) Salute e malattia 5. Corporeità e cristianesimo a. Grandezza e limiti della corporeità dal punto di vista filosofico b. Grandezza e limiti della corporeità dal punto di vista teologico 1) Homo imago Dei 2) Homo lapsus 3) Homo imago Christi c. Ascesi cristiana e impegno temporale » » » » 251 251 252 253 » » » » » » 256 257 257 259 265 266 » » » » » » » » » 267 268 272 277 277 277 278 280 281 » 282 » » » » » 284 284 285 286 288 XI. ANTROPOLOGIA DELLA SESSUALITÀ UMANA » 291 1. La dualità sessuale a. Diversità sessuale b. Differenze genetico-biologiche: il sesso biologico 1) Sesso cromosomico » » » » 291 291 293 294 380 ht ig yr op C X. LA CORPOREITÀ UMANA Orizzonte verticale 375_382_INDICE 27-07-2007 14:29 Pagina 381 Bibliografia 294 294 295 295 297 297 297 298 298 302 302 303 303 305 305 311 312 312 313 314 315 318 318 319 319 ht ig yr op C 2) Sesso gonadico pag. 3) Sesso duttale » 4) Sesso fenotipico o genitale » 5) Differenze genetico-biologiche » c. Stati d’intersessualità biologici e psichici » 1) Pseudoermafroditismo » 2) Ermafroditismo vero » 3) Transessualismo » 4) Omosessualità » 5) Travestitismo » d. Differenze psichiche: il sesso psichico » 1) Primo paradigma: identità sesso/genere » 2) Secondo paradigma: separazione e indipendenza sesso/genere: l’ideologia del genere » 3) Terzo paradigma: complementarità nella differenza sesso/genere » 4) Dualità e identità sessuale tra natura e cultura » 5) Differenze psichiche fondamentali » (a) La donna è in genere più sensibile » (b) La donna è più affettiva ed emotiva » (c) L’intelligenza della donna è più intuitiva » (d) La donna è allocentrica, l’uomo è egocentrico » e. Diversi ma complementari e con gli stessi diritti » 2. La specificità della sessualità umana » a. La sessualità come dimensione e struttura costitutiva dell’uomo » b. La sessualità oltre la genitalità: tridimensionalità fisica, psichica e spirituale » 1) La sessualità è una dimensione di tutta la persona » 2) Dimensione dialogica e relazionale della sessualità: amore e procreazione » 3) La sessualità è più della genitalità » c. Antropologia della sessualità e morale sessuale » 1) Sessualità e castità consacrata » 2) Sessualità e disordini morali sessuali » d. Caratteri specifici della sessualità umana: fattori relazionali e personalizzanti » 1) L’incongruenza delle curve di eccitazione maschile e femminile » 2) L’assenza dei periodi di estro » 3) L’eccitazione, il sentimento e l’emozione » » 321 324 325 325 329 335 336 339 341 343 375_382_INDICE 27-07-2007 14:29 Pagina 382 ht ig yr op C Stampa 2007 Litopres sas, Druento (Torino) Printed in Italy