UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PADOVA FACOLTA’ DI FARMACIA CORSO DI LAUREA IN FARMACIA DIPARTIMENTO DI BIOLOGIA TESI DI LAUREA STUDI CLINICI IN OMEOPATIA RELATORE: CH.MO PROF. ROSAMARIA CANIATO LAUREANDO:FABRIZIO MODA ANNO ACCADEMICO 1997-1998 La disciplina omeopatica vuole essere giudicata solo dai risultati che riesce ad ottenere. C.F.Samuel Hahnemann Vorrei ringraziare tutte le persone che mi hanno aiutato nella stesura di questa tesi, senza il cui contributo difficilmente avrebbe visto la luce. Un grazie particolare rivolgo al dr. Dimitri Mitropoulos, docente del Corso Triennale Teorico Pratico di Medicina Omeopatica di Padova, alla dr.ssa Lucia Billeri, specialista in allergologia del Laboratorio Centrale dell'Azienda Ospedaliera di Padova, al dr. Roberto Vivian, specialista ORL del Policlinico Ospedaliero di Padova, al dr. Nicola Zadra, specialista in Anestesia e Rianimazione della Chirurgia Pediatrica dell'Azienda Ospedaliera di Padova, nonché tutte le Aziende che si sono prestate a fornire il materiale in loro possesso. 1 INTRODUZIONE In Europa, il 60% del mercato farmaceutico è coperto dalle medicine alternative (se ne contano più di 600) e sono usate dal 20 al 50% della popolazione, a seconda dei paesi. Negli ultimi anni, anche in Italia, si sta assistendo ad un forte impulso delle principali forme di medicina definite "non convenzionali" oppure "naturali" o appunto "alternative", come la fitoterapia, l'agopuntura e l'omeopatia. Per la fitoterapia si tratta in realtà di una riscoperta, dato che ancor oggi, la maggior parte dei farmaci tradizionali derivano, direttamente o indirettamente, da estratti di piante medicinali. L'uso di pozioni ed infusi d'erbe, si ritrovano infatti in tutti i popoli in tutte le epoche. L'agopuntura, medicina "da sempre", data 3.000 anni prima di Cristo, è stata recentemente accettata dalla medicina ufficiale occidentale, grazie soprattutto alla scoperta che i punti nei "meridiani d'agopuntura" hanno una minore resistenza elettrica rispetto a tutto il resto della superficie corporea, inoltre, nella cura del dolore, è stata dimostrata la stretta relazione fra agopuntura e produzione di oppioidi endogeni, e fra questi ed effetti analgesici. L'omeopatia ha una storia più breve, anche se certamente molto tormentata, ha compiuto da poco 200 anni e dalla fine della II Guerra Mondiale, vive un periodo di continua ascesa; sempre più persone infatti si rivolgono ad essa (12 milioni in Italia, secondo recenti stime Doxa, di cui 4 la usano come cura principale), così come cresce il numero dei medici che la praticano, sia esclusivamente (2.000), sia come compendio della loro prassi (3.000). Il numero delle farmacie che vendono prodotti omeopatici è di oltre 7.000, con un fatturato medio annuo di 140 miliardi. Nonostante questi numeri, negli altri paesi occidentali la situazione è notevolmente più avanzata. In Francia, il prodotto antinfluenzale più venduto in assoluto, è un farmaco omeopatico, negli USA, un medico su quattro usa l'omeopatia e le visite di medicina alternativa superano in numero quelle di medicina convenzionale, in Germania si permettono uno studio, su un prodotto omeopatico, svolto su 3.5 milioni di persone. Ma a differenza della fitoterapia e dell'agopuntura, dove esiste un razionale della pratica terapeutica, il "rimedio omeopatico", con la sua totale assenza di molecolarità, o comunque con una presenza di principio attivo così bassa da non essere in grado di reggere una qualunque relazione dose-risposta, lascia esterrefatti. Siamo quindi di fronte o a un meccanismo sconosciuto di integrazione e modulazione cellulare, sul quale, qualunque esso sia, l'omeopatia agisce (si parla molto in proposito delle "onde coerenti" presenti nel farmaco omeopatico che andrebbero ad interagire con 2 le vibrazioni della materia vivente e che potrebbero attivare i recettori in maniera "fisica" anziché con la classica via "chimica"), o viceversa, ci troviamo dinanzi ad una delle più grandi bufale della storia della medicina, dove l'efficacia dell'omeopatia è attribuibile solo alle enormi - quanto purtroppo sconosciute - potenzialità, dell'effetto placebo. L'efficacia dei prodotti omeopatici, potrebbe anche essere semplicemente, l'inefficacia dei farmaci tradizionali in relazione a patologie destinate comunque all'autoguarigione. L'enorme numero di farmaci prescritti per questo tipo di patologie, che le stesse associazioni mediche criticano, fatte per "far contento il paziente" o perché "il paziente si aspetta una cura" o per "evitare complicazioni", potrebbero esplicare un effetto negativo, allontanando il tempo della guarigione spontanea. Il rimedio omeopatico quindi, agirebbe da superplacebo, avendo a disposizione tutte le potenzialità del placebo (che è una terapia a tutti gli effetti), ma non gli effetti tossici delle medicine convenzionali. Non avendo la possibilità di ricercare un razionale nel meccanismo d'azione del farmaco omeopatico, non rimane che la ricerca clinica per giungere a qualche conclusione. La ricerca clinica è cioè in grado di valutare se, quando e quanto l'omeopatia funzioni, non come funzioni. Scopo della tesi è stato quello di verificare il lavoro scientifico svolto a livello omeopatico, per valutare l'opportunità di un approccio terapeutico omeopatico, razionale e fondato su solide basi, in alternativa al trattamento tradizionale. Per raggiungere l'obiettivo, sono stati raccolti tutti i trial clinici omeopatici possibili presenti nelle riviste mediche tradizionali, (tramite l'utilizzo di banche dati MEDLINE, ENBASE ecc.), nelle più famose riviste omeopatiche (British Homoeopathic Journal, Homeopathy, Medicina Naturale ecc.) e di tutta una serie di riviste minori facenti capo ad industrie farmaceutiche di settore. Sono state quindi prese in considerazione solo le patologie dove il numero degli studi fosse sufficiente a comporre un quadro abbastanza completo della situazione. In particolare, sono stati selezionati la terapia del dolore, le patologie ORL e la rinite allergica stagionale. Sono stati inoltre presi contatti con persone specializzate in ogni settore, per valutare la correttezza dell'impianto scientifico prodotto. 3 L'OMEOPATIA L'omeopatia è una metodologia medica nata sul finire del XVIII secolo dalle ricerche di un medico tedesco, S. Hahnemann. In omeopatia sono analizzate meticolosamente tutte le manifestazioni che la malattia produce sul paziente, non solo sul piano somatico come avviene generalmente in medicina classica (dolori, eritemi, parestesie), ma anche sul piano psichico ed emozionale (paure, ansie, collera, rassegnazione, depressioni, vergogna, timidezza), nonché il modo con cui questi sintomi migliorano o peggiorano (con il caldo o con il freddo, con il movimento o col riposo, mangiando o col digiuno). Dopo questa particolareggiata anamnesi, seguirà la prescrizione del "rimedio" omeopatico. Il farmaco omeopatico avrà la caratteristica di aver provocato, in un individuo sano, tutti i sintomi, fisici e psichici, lamentati dal paziente in esame "legge del simile". Sarà inoltre sempre enormemente diluito (anche ben oltre il n° di Avogadro), ed energicamente scosso in ogni passaggio di diluizione (processo detto di dinamizzazione o potentizzazione). Cenni storici L'opera di Hahnemann (1755-1843), s'inserisce in un contesto storico-sanitario molto degradato. La medicina occidentale stava vivendo gli ultimi scampoli del proprio medioevo. L'invenzione del termometro di De Réaumur (1683-1757), del manometro di Hales (1677-1761), gli studi sull'elettrofisiologia di Galvani (1737-1798) non mutavano il desolante quadro sanitario dell'epoca. Salassi, purghe e digiuno rappresentavano ancora la roccaforte terapeutica tradizionale, in un mondo dove più del 50% dei bambini nati vivi moriva entro i primi due anni di vita, seguivano carestie, epidemie, guerre… e la medicina tradizionale appunto. Il Delfino di Francia morì "nonostante" le decine di purghe e salassi cui fu sottoposto in meno di 10 giorni. Ma nel 1796, quasi in concomitanza con gli scritti di Hahnemann, Jenner sperimentava con pieno successo il vaccino antivaioloso. Il vaccino, "simile" ed in "piccole dosi", sembrava il coronamento della tesi omeopatica. Ne rappresenterà invece, l'inizio della fine. Ciò che di buono nasce al tramonto del 18° secolo, sarà trasformato in lotta ideologica per oltre 150 anni. I risultati non saranno mai valutati. Il cammino medico percorso da Hahnemann lo aveva portato a nutrire una profonda sfiducia nelle capacità terapeutiche della medicina accademica, sfiducia che sfociava in laceranti conflitti interiori ogniqualvolta doveva "curare" i figli o moglie. 4 Lasciò così la professione e si dedicò alla chimica, alle scienze e ad opere di traduzione di testi scientifici (conosceva sei lingue oltre alle classiche). Fu proprio nel lavoro di traduzione di un autore inglese, Cullen, che s'imbatte nella singolare proprietà della corteccia di china (allora ampiamente usata nella lotta contro la malaria), responsabile di provocare in chi la raccoglieva e maneggiava, una sintomatologia con febbri intermittenti "simile" alla malaria, sintomatologia che svaniva però nel giro di pochi giorni di riposo. L'idea di somministrare un piretico ad una persona febbricitante, in una società letteralmente falcidiata dalla febbre, era quantomeno eretica. Lo salvarono Ippocrate e Paracelso, suoi illustri quanto inattaccabili predecessori, che avevano ampiamente trattato le malattie non solo con l'opposto (contraria contrariis), ma anche col simile (similia similibus curentur). Nonostante le feroci critiche, il dato presentato da Cullen era incontrovertibile. Hahnemann lo sperimentò su se stesso e l'esito lo indusse ad intraprendere una ricerca serrata per verificare se lo stesso principio fosse applicabile anche ad altre sostanze e per altre patologie. Il frequente ricorso a droghe eroiche, lo costrinse alla ricerca della minor quantità di sostanza ancora in grado di produrre un effetto terapeutico. Con sua gran sorpresa, notò che questo non era attenuato, per quanto diluisse la tintura madre (TM) di partenza, anzi, le forti diluizioni portavano alla luce nuove proprietà terapeutiche, annullando al contempo gli effetti tossici. Un'ulteriore acquisizione, data dall'esperienza, fu la necessità dello scuotimento per ottenere un farmaco attivo. Senza questo processo, ci si trovava di fronte un'inutile diluizione della TM. Esperimenti in triplo cieco (Wiesenauer et al. 1983, Wiesenauer e Gaus 1985), 170 anni più tardi, dimostrarono quest'assunto (certamente non con dati incontrovertibili, che meriterebbero ricerche ben più accurate). La teoria del simile, ripresa da Cullen, e quella della diluizione e dinamizzazione, vennero da Hahnemann, mirabilmente riunite in un unico procedimento medico. E' il 1796, uscì alle stampe "Saggio su un nuovo principio per scoprire le virtù curative delle sostanze medicinali" di C.F.S. Hahnemann. Nacque così l'omeopatia. Ippocrate rivoluzionò la medicina, non solo per le conoscenze in campo di anatomia, fisiologia, patologia, chirurgia, dietetica, ostetricia, ma anche perché la portò da un livello sacerdotale, di casta, cioè una medicina fatta in "nome di dio", ad uno dove l'uomo non la patologia, né il farmaco ne è il centro e fine unico. Creò una medicina fatta dall'uomo per l'uomo (Speciani P. 1996). 5 Hahnemann fece proprio questo concetto e portò l'arte medica a livello di scienza. Da ciò che è soggettivo a ciò che è oggettivo. La raccolta anamnestica fu ricca e particolareggiata. Investì il piano fisico, emozionale e psichico. Nulla di quello che sente e prova il paziente fu tralasciato. Non ci fu farmaco che Hahnemann non sperimentò sui suoi familiari, amici, collaboratori e sempre su se stesso. Non ci fu dato o procedura, per quanto piccola e insignificante che non fosse trascritto accuratamente. Tutto fu provato, riprovato e codificato. Ricordando le esortazioni all'igiene, come lavarsi e cambiarsi spesso, la necessità di un'alimentazione adeguata, evitando gli eccessi e gli alimenti "non neutri" come alcool e caffè, l'importanza dell'esercizio fisico e dell'aria aperta (Lockie A., Geddes N. 1995), si può affermare che con Hahnemann non nasce solo l'omeopatia, nasce anche un nuovo modo di fare medicina (Speciani P. 1996). 6 COME NASCE UN FARMACO OMEOPATICO L'origine del farmaco omeopatico è tossicologica. La ricerca cioè, è eseguita su soggetti sani, che abbiano assunto a scopo di ricerca la sostanza da testare (sperimentazione patogenetica) o, meno frequentemente, in seguito ad avvelenamenti provocati ed intenzionali (medicina legale) e da quelli involontari ed accidentali. E' una differenza basilare rispetto alla medicina tradizionale dove è il malato e l'agente eziologico della malattia ad essere al centro della ricerca farmacologica. Questa strategia comporta la necessità di avere a disposizione sempre nuovi farmaci per combattere germi sempre meno sensibili ai "vecchi" chemioterapici, o molecole che, al pari di attività, abbiano tossicità minore. In omeopatia questo non è necessario. Il germe non è mai combattuto direttamente, ledendone strutture o funzioni. Tutti gli sforzi sono mirati a promuovere le capacità dell'individuo di rispondere all'infezione, aumentandone le difese. Il germe non può diventare insensibile al sistema immunitario del paziente. Non c'è tossicità nella naturale risposta dell'organismo all'agente lesivo che non passi con qualche giorno di riposo. Eventuali sintomi di una certa importanza, potranno essere trattati con l'adeguato farmaco omeopatico, che indirizzerà le difese contro quel particolare sintomo. Anche la rincorsa al nuovo prodotto è radicalmente diversa. In omeopatia nessun farmaco diventa obsoleto. L'Arnica usata da Hahnemann 200 anni fa, è lo stesso farmaco usato oggi con le stesse indicazioni. L'organismo sano infatti, reagisce sempre in egual modo all'introduzione di una medesima sostanza tossica. La ricerca è quindi finalizzata, da un lato a reperire sostanze in grado di combattere quadri sintomatologici sempre più peculiari, sempre più "simili", dall'altro, con i complessisti, a produrre cocktail attivi su patologie specifiche. La sperimentazione patogenetica La patogenesi omeopatica è la minuziosa raccolta di tutto il quadro sintomatologico - mentale, emozionale e fisico - che l'introduzione si sostanze di qualsivoglia natura, provoca in un gruppo di individui sani. L'insieme di questi esperimenti (proving), costituisce la "Materia Medica", enorme raccolta, continuamente aggiornata, di tutte le sostanze testate nei proving e che abbiano poi effettivamente guarito quei sintomi. Introdotta dallo stesso Hahnemann come fondamento nella ricerca di farmaci, oggi nelle più moderne aziende è condotta su un notevole numero di persone, in doppio cieco, per evitare l'inquinamento da sintomi fasulli e con personale esperto in omeopatia e selezionato per salute fisica e mentale. 7 La somministrazione per esempio, d'arsenico in dosi crescenti, farà ad un certo punto, comparire il quadro d'intossicazione da As. Quasi tutti gli sperimentatori (provers), riferiranno perciò sintomi comuni, dovuti all'azione specifica e lesiva di questo veleno, dovuta dell'interazione con cellule, organi ed apparati, come in pratica l'As aggredisce l'organismo, e in PIU' dei sintomi detti "idiosincrasici" che nulla hanno a che fare con l'As in sé, ma che sono dovuti alla reattività individuale, il modo di quell'individuo di rispondere all'insulto che ne definisce la particolarità, come cioè l'organismo reagisce all'As. Somministrando successivamente ai provers che hanno mostrato questi sintomi caratteristici Arsenicum 30 CH, preparazione nella quale non vi può più essere traccia alcuna di qualsivoglia atomo d'As, ricomparirà integralmente tutta la sintomatologia idiosincrasica (reattività individuale), mentre mancherà del tutto la sintomatologia da intossicazione (Capria R. 1990) Questo è il simillimum. La totale sovrapposizione del quadro patogenetico della sostanza, con i sintomi del paziente PIU', la sintomatologia idiosincrasica. Attraverso questa sperimentazione sono rese evidenti le differenze con la farmacologia classica. In virtù dell'esistenza del recettore e di uno stimolo adatto, tutti i soggetti devono rispondere allo stesso modo. Le risposte idiosincrasiche sono "alterazioni della normalità". In omeopatia l'idiosincrasia è la "ciliegina sulla torta", è quanto di più individuale e specifico vi sia nella risposta individuale, è il farmaco che sicuramente funzionerà. Diluizioni e dinamizzazioni Già Paracelso individuava nella dose la differenza fra tossicità ed effetto farmacologico di una sostanza, Hahnemann portò questo concetto alle estreme e, di per sé, francamente molto difficilmente credibili, conseguenze. Avendo a che fare molto spesso con sostanze estremamente tossiche (aconito, piombo, ecc.) e pare, pure "scottato" da certi esperimenti, cercò nel meccanismo delle diluizioni il modo per ovviare alla tossicità, restando comunque nell'ambito terapeutico. Notò inoltre, che più era alto il grado di similitudine, più il paziente poteva trarre beneficio dalle alte diluizioni, riducendo nello stesso tempo, fino ad azzerarli, gli effetti tossici. La dinamizzazione, è il processo di forte scuotimento del flacone appena diluito, e non era altro che la tecnica farmaceutica allora in uso, per ottenere una perfetta omogeneizzazione del preparato. Solo successivamente si rese conto che quest'operazione era indispensabile perché vi restasse "imprigionato" ed anzi aumentato, il potere di guarigione del preparato. 8 Resosi conto dell'importanza della dinamizzazione la descrisse nei dettagli "il flacone, riempito per 4/5 deve essere tenuto in pugno e sbattuto contro una superficie dura ma elastica, come un grosso libro rilegato in pelle, per 100 volte". La preparazione del farmaco omeopatico E' ottenuto, sia con procedimenti manuali sia automatici, da un concentrato di principi attivi, vegetali, animali o minerali, detto "Tintura Madre". La raccolta delle piante officinali è rigorosa. Le piante devono crescere in ambienti privi di inquinanti industriali, lontano da strade o autostrade, senza l'uso di pesticidi o fertilizzanti, possibilmente allo stato selvatico. Devono essere sane e raccolte ovviamente nel periodo balsamico. Anche i raccoglitori sono sottoposti a severi controlli. Non basta la conoscenza del proprio lavoro. In certe ditte è richiesta una visita medica prima di ogni giornata lavorativa. Nessuno raccoglie piante col raffreddore. Per le droghe di origine animale valgono le stesse raccomandazioni. Esistono vari modi per diluire la T.M. Le diluizioni più usate sono le centesimali hahnemanniane (CH, C, c), le decimali (D, DH, X, x), le korsakoviane (K) e le cinquantamillesimali (LM). Nella diluizione centesimale, la tintura madre è diluita 1:100 con solvente e fortemente scossa costituisce la CH 1; la diluizione 1:100 della CH 1, anch'essa fortemente scossa, costituisce la CH 2, che rappresenta quindi una diluizione 1:10.000 della TM, e così via fino alla diluizione desiderata. Nelle diluizioni decimali lo stesso procedimento è applicato per diluizioni 1:10. Siccome la forza (potenza) di un preparato omeopatico si misura da quanto è stata diluita la TM e dal numero di scuotimenti che ha ricevuto, si desume che a parità di "numero" (CH"6" e D"6") è più potente la CH 6, avendo ricevuto lo stesso numero di scosse ("6"X100=600), ma essendo stata diluita un milione di volte di più, mentre a parità di diluizione, per esempio uno a mille miliardi (CH 6 e D12), è più potente la D 12 perché 600 volte più dinamizzata (6 passaggi in più, per 100 scosse alla volta). Le cinquantamillesimali, introdotte da Hahnemann sul finire della sua vita per evitare il cosiddetto aggravamento omeopatico (vedi oltre), si eseguono partendo da una CH 3 su cui, con due passaggi alla volta si ottengono le diluizioni 1:50.000. La tradizione vuole che le diluizioni Korsakoviane abbiano avuto origine durante la campagna di Russia di Napoleone. Ammalatosi dopo la presa di Mosca, chiese aiuto a Korsakoff, ufficiale medico delle truppe zariste, allievo di Hahnemann e prigioniero dei francesi. Data la povertà di 9 mezzi di cui disponeva, Korsakoff usava sempre lo stesso flacone per le diluizioni, lo scuoteva, lo svuotava e lo riempiva di solvente di nuovo. Usò lo stesso procedimento anche per l'Imperatore e l'effetto fu tale - chiamala potentizzazione o effetto placebo - che ancor oggi questo tipo di diluizione è in uso. Praticamente, dopo aver bagnato il flacone con la tintura madre, agitato 100 volte e svuotato completamente, si introducono 5 ml di acqua distillata (che provocano una diluizione di circa 1:100), si scuote 100 volte e si ottiene la prima diluizione korsakoviana o 1 K, si svuota il flacone, altri 5 ml di acqua distillata, altre 100 scosse e siamo arrivati alla 2 K, e così via fino alla 199 K. L'ultimo passaggio, che porta la potenza alla classica formulazione 200 K, è fatto utilizzando alcool a 70°. Per le dinamizzazioni si usano sia metodi meccanici, sia manuali. Molte ditte usano ancora quest'ultimo metodo, preferito da Hahnemann. Vi è comunque concordanza nell'imprimere 100 scosse a ogni diluizione. 10 IL SIMILE La concezione del "simile" gioca un ruolo fondamentale in omeopatia. Ne è il cardine. Le estreme diluizioni dei principi attivi e il processo di dinamizzazione, pure così importanti per ottenere farmaci attivi e poco tossici sono, al paragone, secondari. Si può fare omeopatia anche con dosi ponderali di farmaci, come tinture madri, alcolati ed altro, utilizzandoli però, secondo il principio del simile. Data la sintomatologia di un certo paziente, il "simile" è quella sostanza che, introdotta in un individuo sano, provocherà quella sintomatologia. Tutti noi abbiamo esperienza del bruciore agli occhi e della lacrimazione che seguono la manipolazione di una cipolla. Il rimedio omeopatico ricavato dalla cipolla (Allium cepa) curerà tutte le manifestazioni patologiche simili all'uso della cipolla. Non ha importanza la causa, basta che: 1) risponda al quadro "secrezioni brucianti e copiose dagli occhi e dal naso, le palpebre e gli occhi siano gonfi", 2) la costituzione dell'individuo sia compatibile con Allium cepa. Paura + pelle calda e arrossata, tosse secca e dura, febbre alta, freddo, brividi e inquietudine sono sintomi tipici influenzali. L'introduzione di dosi tossiche in una persona sana di Aconitum, provocherà esattamente questi sintomi (quadro patogenetico di Aconitum). Perciò qualunque persona presenti questi sintomi, potrà usare Aconitum per guarire rapidamente dall'influenza o da qualsiasi altra patologia con gli stessi sintomi. La ricerca del simillimum Compito del medico omeopata, è la certosina raccolta di tutti i sintomi che il paziente riferisce (processo detto di repertorizzazione) e di trovare nella Materia Medica, quella sostanza che più di ogni altra "abbia causato quei sintomi in un individuo sano". In alternativa va ricercato il minor numero di farmaci che copra il maggior numero di sintomi. Se nel corso della malattia i sintomi dovessero modificarsi, anche la cura dovrà cambiare di conseguenza. Da questo si desume come in omeopatia non abbia tanto importanza il "nome" della malattia, quanto come il paziente vive, risponde, si approcci a "quella" qualsivoglia malattia, che fa dire al mondo omeopatico, "non esiste la malattia", bensì "il malato". Non decade, beninteso, la concezione nosografica di malattia, resta utile, non basilare né unica. 11 Facciamo un esempio: artrite reumatoide piuttosto che allergia o polmonite. In allopatia è fondamentale la diagnosi, fondata sul riscontro di segni il più patognomonici possibili (alterazioni radiografiche, esami ematochimici ecc.), seguiranno le cure che dipenderanno essenzialmente dalla storia naturale della malattia, quindi cortisonici, FANS o metotressato per l'artrite, cortisonici, antistaminici e broncodilatatori per l'allergia, antibiotici e antinfiammatori per la polmonite (tutti farmaci anti- come spregiativamente dicono gli omeopati). In omeopatia, il medico lascia parlare liberamente il paziente dei propri disturbi, aiutandolo a esprimersi se taciturno o guidandolo se parla troppo, pone delle domande specifiche che il paziente non ha espresso, cominciando così la disamina di tutto l'individuo. Si parte di solito dal sistema gastrointestinale, sede e sfogo di molte malattie e stati d'animo nonché facilmente esprimibili dal paziente, per poi portare l'analisi su aspetti via via più intimi e personali. E' valutata la sintomatologia mentale, il carattere, si cerca di capire come il paziente si pone verso il mondo esterno e verso se stesso, di come vive la sua situazione non meno di tutti i più piccoli segni fisici della malattia e di come questi migliorano o peggiorano. Seguirà la disamina di questi sintomi e la prescrizione del farmaco più appropriato ("acqua fresca" come non meno spregiativamente dicono gli allopati). Gli esami ematochimici e strumentali sono impiegati ogni qualvolta vi sia la necessità di non sottovalutare patologie che potrebbero richiedere l'intervento del chirurgo, e un massiccio intervento farmacologico tradizionale, è comunque praticato quando questo sia notoriamente più efficiente di quello omeopatico, come l'adrenalina nello choc ipovolemico, e l'antibiotico nella meningite batterica. Ma anche l'antidolorifico per una cefalea o l'antipiretico per una febbre troppo alta sono ben accetti. L'omeopata è comunque un laureato in Medicina e Chirurgia che possiede in più l'arma omeopatica. Arma che userà spesso in acuto e sempre nel cronico, dove la ritiene insostituibile. Come già accennato nella "patogenesi", la particolarità della ricerca del farmaco simile risiede nel trovare non i sintomi comuni a tutti i pazienti che presentino quella patologia (diagnosi), bensì quelli caratteristici, propri dell'individuo, che lo differenziano da tutte le altre persone che pure presentino la stessa malattia (stessa diagnosi). Mentre nella patologia acuta è spesso sufficiente la disamina dei sintomi esteriori, somatici del paziente, nella patologia cronica è necessaria una similitudine superiore, che investa il piano emozionale e mentale della persona. Nella malattia cronica, l'eziologia non è minimamente presa in considerazione. La malattia cronica, non è la causa della sofferenza del paziente, ma è un effetto di cause ben più profonde. 12 IL SINTOMO Il sintomo è per definizione soggettivo, non oggettivo, altrimenti prende il nome di segno. I sintomi del malato costituiscono la guida nella ricerca del farmaco. Mentre i sintomi specifici, patognomonici di una malattia, rivestono ancora una certa utilità nella patologia acuta, non lo sono assolutamente più in quella cronica. I sintomi importanti diventeranno quelli psichici, spirituali, idiosincrasici, quelli che caratterizzano nel modo più specifico possibile la persona (Kohler G.). Vanno inoltre raccolti tutti, su tutti i piani della persona, senza accatastarli, ma interpretandoli in maniera dinamica, trovando il modo di "agire unico" (Rizzatto 1996). Il sintomo è il modo con cui l'organismo reagisce alle perturbazioni esterne ed interne, è lo stress da adattamento. Ognuno ha il proprio metro per decidere cosa provoca disagio e cosa no, e ognuno risponde al disagio a modo suo. C'è uno strettissimo rapporto tra sintomo e disagio: il primo rappresenta quest'ultimo. Il sintomo è il simbolo di un sottostante disagio. Quindi il sintomo farà da guida per trovare il farmaco adatto, il "simile" (Rodinis L. 1996). Sintomi chiave Sono tipici di un determinato rimedio e lo caratterizzano in modo inequivocabile. Anacardium per esempio, ha come sintomo chiave il fatto che il mangiare migliora tutti i sintomi, qualunque sia la patologia. Sintomi psichici Il sintomo psichico è più importante di quello somatico. Di fondamentale importanza nella patologia cronica. Tali sintomi possono generare patologie somatiche. Sintomi somatici Il sintomo principale indirizzerà verso un organo o un sistema, ma un'attenta valutazione dei caratteri, del decorso e delle modalità, porterà alla scelta del rimedio giusto, che tenga conto della totalità dell'individuo. Modalità Per modalità s'intende quando un sintomo migliora o peggiora, quando si modifica. E' molto importante, in quanto personalizza subito la malattia in quell'individuo. 13 Gli esempi sono tantissimi. Si può migliorare o peggiorare col caldo o col freddo, col movimento o col riposo, stando proni o supini, al mare o in montagna al lago o in pianura, col riposo o coll'esercizio fisico, prima, dopo o durante la minzione, all'alba o al tramonto, o in rapporto alle fasi lunari. I sintomi possono apparire e scomparire lentamente o velocemente, in fase di veglia o di sonno, possono essere generati o possono provocare ansie, paure, fobie, tristezza, spavento, ira, umiliazione ed altro. La "direzione" del sintomo (legge di Hering) Costantine Hering (1800-1880) descrisse il decorso della malattia verso la guarigione. Gli stessi principi, in ordine inverso, sono validi anche per il passaggio dallo stato di salute a quello di malattia. • Dall'interno all'esterno. La malattia non scompare di punto in bianco, ma viene eliminata dagli organi più profondi a quelli più superficiali. La comparsa di eruzioni cutanee rappresenta l'ultimo stadio prima della guarigione definitiva. • In ordine inverso a come sono apparsi. Un eczema soppresso con cortisone può dar luogo ad una bronchite, che può trasformarsi in bronchite asmatiforme e quindi in asma. Il processo di guarigione ripercorrerà le tappe in ordine inverso, fino alla comparsa della bronchite e quindi dell'eczema. • Dallo psichico al fisico, o dall'alto verso il basso. Il miglioramento di un sintomo psichico è un segno prognostico positivo migliore di uno fisico. Soppressione dei sintomi Tutti gli omeopati sono concordi nel ritenere deleterie le attuali cure allopatiche basate sulla somministrazione di farmaci "anti", non tanto per la iatrogenicità dei preparati, spesso riconosciuta dalla stessa medicina convenzionale, ma per la soppressione del sintomo che ne deriva. Il sintomo è ritenuto il modo con cui l'organismo tenta di liberarsi dei fattori lesivi che lo hanno colpito, il sintomo non è la malattia, ma la risposta dell'organismo alla causa della malattia. Sopprimerlo significa privare l'organismo della migliore arma che possiede per guarire. La soppressione di un eczema, della tosse, della febbre o di una diarrea, provocherà un miglioramento momentaneo, pagato con l'incancrenirsi della malattia a un livello più profondo, coinvolgendo organi e funzioni più importanti. La malattia da acuta diverrà cronica. Secondo la legge di Hering ed in omotossicologia (vedi dopo), la soppressione porta alla vicariazione progressiva della patologia fino alla lesione delle strutture cellulari, ed alla de-differenziazione cellulare. Sebbene per altri motivi, anche in allopatia si sono resi conto dell'importanza di non bloccare le difese dell'organismo. Le gastroenteriti dei bambini non sono più arrestate, ma con la semplice terapia reidratante, 14 si permette alla malattia di fare il suo corso e all'organismo di rispondere nel modo più appropriato (in realtà è il sistema immunitario del paziente a fare "il suo corso"), non sono più prescritti antibiotici ad ogni colpo di tosse e se i dermatologi si ostinano a riempire di pomate ogni più piccola chiazza del corpo umano, dovranno, prima o poi anche loro, uscire da questa visione "cortisonicocentra" della medicina. Gerarchizzazione dei sintomi Non tutti i sintomi presentati dai pazienti hanno la stessa importanza. Nella ricerca del simile è sì indispensabile rilevarli tutti, ma vanno poi catalogati in ordine alla loro capacità di indirizzare il medico verso il farmaco adatto. Vanno cioè gerarchizzati. Il primo passo consiste nel dar maggior peso ai sintomi chiari, netti, intensi, riportati spontaneamente dal paziente. In secondo luogo va dato maggior peso ai sintomi mentali, che prevalgono sui sintomi generali somatici e questi sui sintomi locali. Vanno annotate le modalità di comparsa o miglioramento dei sintomi, i desideri o le avversioni sessuali o alimentari, il tipo di sonno e i sogni, gli scoli. Di particolare importanza appaiono i sintomi detti "keynotes", questi sono i più strani, inusuali, rari, stravaganti e del tutto personali, non sono spiegabili o inquadrabili razionalmente. Essendo del tutto specifici del paziente, ne rappresentano emblematicamente la reattività. Sono importanti per l'omeopata, perché cristallizzano un quadro altrimenti confuso, o mettono un sigillo ad una situazione già chiara. Sono i sintomi del "come se", perché il paziente così li definisce, "come se avessi una persona dietro le spalle", importantissimi. Nell'anamnesi vanno inolTre differenziati i sintomi che appaiono con la malattia, da quelli precedenti, essendo i primi, di solito, di maggior interesse. I segni patognomonici, pur indispensabili nella diagnosi, offrono in questo caso, uno scarso contributo, essendo tipici della malattia e non della risposta del paziente a quella malattia. Nel lavoro di repertorizzazione e di gerarchizzazione dei sintomi, di indubbia utilità si dimostra l'uso di un repertorio, e il "Repertorio del Kent", scritto nel 1877 appare ancor oggi il migliore. Quest'opera, oltre alla ricchezza e alla completezza dei dati, offre una suddivisione in tre gradi dell'importanza dei sintomi descritti (come appare del resto, anche in quello di von Boenninghausen, altra pietra miliare). In "neretto" appaiono quelli di primaria importanza, i sintomi guida, detti di terzo grado, in "corsivo" quelli di valore secondario, detti di secondo grado ed in "italico" quelli di minor valore, detti di primo grado. Esistono anche repertori su supporto informatico. 15 Va infine ricordata l'importanza di porre le domande nel giusto modo, sia per non influenzare la risposta del paziente, sia per non far dire al paziente ciò che il medico si aspetta di sentire per confortare la tesi, che fino a quel momento si è fatta. Le domande devono essere generiche (cosa mangia di solito, come dorme ecc.), le risposte particolareggiate (quanto, quando, cosa, a che ore, è uno stimolo forte? ecc.). Cautela va posta nel sondare aspetti personali del paziente, problemi che rappresentino nervi scoperti, zone fragili, situazioni che potrebbero far venire meno il rapporto di fiducia medico-paziente, con conseguente degrado della qualità del racconto. Buona norma per il medico è prendere nota subito, con segni convenzionali (per es. uno o più "+"), della qualità del sintomo, in modo da affrontare il successivo passo, la ricerca del farmaco simile, senza doversi affidare alla memoria. A questo punto, si prendono i 6-7 sintomi più importanti e si controlla, uno per uno, nel Kent a quale farmaco corrisponde. Il farmaco che ricorre con maggior frequenza e con alti punteggi (terzo grado) sarà quello da somministrare, il simile. Nel caso questo farmaco coprisse la totalità dei sintomi lamentati dal paziente, saremmo di fronte al simillimum. I segni Anche i segni, soprattutto nella patologia acuta, hanno la loro importanza. Fra questi, merita una citazione il segno anatomo-patologico. Le lesioni epato-cellulari prodotte in corso di epatite virale, sono, infatti, molto simili a quelle indotte da avvelenamento da fosforo. Phosphorus sarà quindi il rimedio di molte forme di epatite. Il sintomo regna sovrano in omeopatia, ma non è il sintomo il bersaglio della terapia. Il bersaglio è l'amplificazione dei sistemi di difesa individuali, peculiari di ogni persona. 16 VACCINOSI Il termine fu introdotto da J.C. Burnett per indicare le patologie croniche indotte dalla pratica vaccinale. Parlar male dei vaccini è come parlar male di Dio ai tempi dell'inquisizione. I milioni d'individui salvati dai vaccini rappresentano d'altronde un dato inconfutabile. L'omeopatia si pone in modo critico di fronte alle pratiche di vaccinazione di massa, soprattutto per vaiolo, morbillo ed influenza, dove lo scotto pagato per il beneficio di pochi è un trauma immunitario per molti, esattamente il contrario di quanto dovrebbe essere. Gli stessi vaccini usati nei paesi del terzo e quarto mondo, rappresenterebbero un vantaggio sanitario incommensurabile. Lì, un piccolo scotto iniziale, terrebbe in vita milioni di bambini. Le condizioni sociali, igieniche e sanitarie di Calcutta non sono quelle di Milano. In un caso, un'epidemia di morbillo può fare una strage, soprattutto per superinfezioni dell'albero bronchiale, nell'altro può portare all'ospedalizzazione di qualche ragazzo, dove l'encefalite è la più terribile delle conseguenze. Per tentare di arginare lo scompenso immunitario provocato dai vaccini, sono stati testati molti prodotti. Già Burnett propose l'uso di Thuya. Oggi, oltre a questo farmaco si aggiunge, spesso prima della vaccinazione, Sulfur. L'elettroagopuntura secondo Voll, (un metodo impedenzometrico praticato sui punti di agopuntura che permette di vedere a quali sostanze o farmaci un soggetto è sensibile), consente inoltre di identificare quali vaccini abbiano maggiormente compromesso il sistema reattivo individuale, e di prescrivere di conseguenza, lo stesso prodotto diluito e dinamizzato (nosode). 17 TERRENO COSTITUZIONI DIATESI E MIASMI L'omeopatia dà molta importanza alla reattività individuale. Ritiene che una persona con una reattività ottimale, abbia numerose probabilità di rimanere in buona salute, e viceversa, una con scarsa reattività, si ammali facilmente. La reattività di una persona è esplicitata nel concetto di "terreno". Il terreno è la predisposizione genetica di rispondere agli stimoli esterni nocivi. Il terreno è il DNA. Secondo L.A. Rousseau e J. Tetau il terreno è "l'organismo vivo considerato come un sistema completo". Uno dei modi più semplici per capire il terreno di una persona, è l'analisi costituzionale, cioè lo studio della persona dal punto di vista fisico e si deve soprattutto alla scuola francese di L. Vannier. Una delle classificazioni più accettate prevede l'esistenza di quattro tipi costituzionali, cui corrispondono altrettanti medicinali capostipiti: COSTITUZIONI E FARMACI CAPOSTIPITI CARBONICA Calcarea carbonica E' una persona che ama il cibo e ingrassa facilmente, freddolosa, lo sport lo preferisce alla TV. Metodica, riflessiva, tranquilla, ossequiosa dell'autorità ed obbediente agli ordini. SULFURICA FLUORICA FOSFORICA Sulfur Calcarea fluorica Calcarea phosphorica E' una E' il bambino E' un'atleta, persona pestifero, iperattivo ed magra, inosservante estroverso, delle regole e da affaticabile e odia la vita con poco adulto si sedentaria e gli appetito, ma dimostra hobby di pazienza. aggressivo verso dolce, timida, Ottimista, vive se stesso o verso creativa, con le gioie della gli altri. Sempre intelligenza astratta. vita al presente irrazionale, e il Presenta un genio senza pensare di cambiare la incompreso o il grande amore realtà. E' un tossicodipendent per la scienza e. e l'arte. vincitore, un manager. Un altro modo per definire e qualificare l'individuo è il ricorso alla definizione dei quadri miasmatici o diatesici, già definiti da Hahnemann. A differenza del terreno, che rappresenta il DNA dell'individuo, la diatesi rappresenta il vissuto, le modificazioni del quadro genetico ad opera del vivere quotidiano (stress, traumi, gioie, dolori, malattie, alimentazione ecc.) Eccone, per sommi capi, le caratteristiche: 18 Psora La psora è la più superficiale e quindi la meno grave delle diatesi. Tutto ciò che è esterno e che riguarda la pelle è psorico. L'individuo psorico tipicamente "si gratta", presenta eczemi, è atopico. Ha una forte tendenza alle parassitosi, sia cutanee sia intestinali. La psora è caratterizzata dalla periodicità delle malattie, dal loro alternarsi, anziché sovrapporsi. Sono patologie che presentano frequenti recidive e che abbisognano di convalescenze prolungate. Evolvono per crisi. Sicosi La sicosi è l'addensamento dei tessuti, l'ipertrofia, sono le cheloidi che esitano da una ferita, o la cicatrice del vaccino antivaioloso. Tutto è votato all'eccesso e all'ipertonia, si formano calcoli, placche ateromatose, depositi di acido urico. La sicosi si alimenta di tutte le terapie soppressive tradizionali come l'uso di antibiotici, cortisonici e FANS, nonché dei ripetuti ed inappropriati stimoli antigenici come vaccinazioni e sieroterapie. La strada della sicosi porta alle neoformazioni di natura prevalentemente benigna, più raramente maligna. Il sicotico è sempre stanco, soprattutto di mattina, migliora di sera e col movimento per quanto abbia bisogno spesso di riposarsi. Migliora anche al mare, con il caldo e con il tempo secco. Peggiora nettamente in montagna e con l'umidità. Luesinismo Come la sicosi è caratterizzata dall'eccesso, così nel luesinismo predomina la colliquazione, la distruzione dei tessuti. Il luetico presenta ulcerazioni profonde, suppurazioni. Tutti gli organi possono essere colpiti, in particolar modo il sistema nervoso, osseo e ghiandolare. Il luesinico è l'instabile psichico, sempre di cattivo umore, volgare, intollerante persino perfido, può, al contrario essere brillante e versatile, sempre ostile alle costrizioni, incapace di mantenere a lungo gli amici, il lavoro. Nel luetico tutto peggiora di notte, i bambini scambiano il giorno per la notte, e gli adulti vedono riacutizzarsi tutti i loro malanni. Nottambuli, affogano nell'alcool e nelle droghe la propria insoddisfazione, che solo l'alba lenirà. 19 L'AMBITO TERAPEUTICO OMEOPATICO L'omeopatia si occupa di tutte le affezioni dove è possibile combattere la malattia migliorando la reattività individuale. Reattività è la parola chiave. Tutta la medicina omeopatica ruota attorno al concetto di ristabilirla, aumentandola o modulandola. Dove, per qualsiasi causa, cessi, lì finisce l'omeopatia. Patologia iperacuta Non è pertinenza dell'omeopatia. Quando le difese dell'organismo sono completamente travolte dall'azione lesiva sull'organismo (grave trauma della strada, shock anafilattico, ictus), è necessario l'intervento della medicina o della chirurgia classica. Nell'iperacuto l'omeopatia può giocare solo un ruolo di supporto o complementare quali l'attenuazione degli effetti di un trauma. Patologia acuta Le forme più comuni e benigne rispondono ottimamente, non c'è motivo di rischiare la tossicità dei farmaci allopatici avendo a disposizione quelli omeopatici altrettanto efficienti e pochissimo tossici. Mentre per quelle più maligne (sepsi, polmoniti, meningiti), occorre l'intervento allopatico. Qui il rischio iatrogeno è irrisorio rispetto a quello della malattia e l'omeopatia non offre sicurezze adeguate. Patologia cronica Rappresenta il campo d'azione omeopatico quasi per definizione. Come un centro di pronto soccorso e una rianimazione rappresentano l'istanza prima per l'iperacuto, così l'omeopatia rappresenta il centro di riferimento per il cronico. Terapia sostitutiva L'omeopatia non può vicariare funzioni completamente assenti nell'organismo. Ruolo prettamente allopatico. Età Ritorna il concetto di reattività. L'età è una variabile indipendente della reattività di un individuo, essendo massima alla nascita e minima alla morte. Rispetto ad un adulto, i bambini reagiscono al prodotto omeopatico in maniera più pronta, veloce e completa. Gli anziani, per contro, mostrano una pigrizia d'azione, questa è lenta e parziale; raramente si ottengono risultati stupefacenti. 20 REGOLE POSOLOGICHE Le regole posologiche sono direttamente collegate al grado di diluizione e dinamizzazione del farmaco, il quale, a sua volta, è scelto sulla base delle funzioni su cui deve andare ad agire. I farmaci sono classicamente suddivisi in tre categorie: basse, medie ed alte potenze Basse diluizioni (basse potenze) L'ambito delle basse potenze si estende dalla TM, che non è comunque un prodotto omeopatico, mancando sia della diluizione sia della dinamizzazione, fino alla 7CH, 14D, 9LM, 30K, valori certamente elastici per tipo di scuola e mentalità. Per inciso, si tratta di diluizioni dove certamente possiamo ritrovare la presenza, a volta anche cospicua, della TM di partenza. Sono farmaci adatti alle manifestazioni locali di patologie acute e vanno somministrati da una volta ogni 15-30 minuti fino ad una volta al giorno, soprattutto in funzione dell'intensità del sintomo, diradando la somministrazione col miglioramento del paziente, e comunque per periodi molto limitati. Facili da usare, non abbisognano di una ricerca rigorosa del simile, è spesso sufficiente un inquadramento diagnostico tradizionale, materia per il consiglio in farmacia nonché, farmaci di autoprescrizione per tutti quelli che "masticano" un po’ di questa materia. Non lasciano generalmente, sequele se mal prescritti, se non quelle, ovviamente, di un mancato effetto. Medie diluizioni (medie potenze) Si spingono fino a 30 CH, 200 K, 20 D e 12 LM. In alcune, le meno diluite possiamo ancora trovare qualche residua traccia delle molecole contenute nella TM di partenza, dopo la 12 CH invece si è "al di là" del numero di Avogadro. Si somministrano da 2-3 volte al giorno o alla settimana, sino a una volta ogni 7-15 giorni, a seconda della tossicità della TM di partenza. La media potenza è usata nella cura di sintomi generali. Molte delle problematiche che nascono dalle vaccinazioni, per esempio, possono essere limitate dall'uso di Sulfur 30 CH prima e Thuya 30 CH dopo la vaccinazione. Qui la scelta del simile dev'essere più accurata e va affidata ad un medico. Il consiglio del farmacista non può giocare un ruolo notevole, potendo interferire sulle successive cure mediche omeopatiche. Anche l'autoprescrizione è sconsigliata. Potrebbero già verificarsi effetti iatrogeni. 21 Alte diluizioni (alte potenze) Non c'è quasi limite al numero di diluizioni e dinamizzazioni cui può essere sottoposto un rimedio omeopatico, esempi sono le 1.000 CH, 10.000 D, 10.000 K, 24 LM. Hanno uno spiccato tropismo mentale, agiscono rimuovendo l'imprinting della malattia o del trauma e sull'equilibrio psichico del paziente. Sono particolarmente indicate nella cura delle malattie croniche. Presentano la necessità di un alto grado di similitudine con il quadro clinico del paziente, possibilmente il simillimum. La prescrizione presuppone uno studio accurato del paziente, sia per la difficoltà di trovare un alto grado di similitudine, sia per evitare gli altrimenti facili insuccessi terapeutici. Spesso non bastano tre o quattro visite di un'ora per arrivare allo scopo. Se nella patologia acuta si cura "quella malattia in quel paziente" e l'inquadramento poteva essere svolto tramite i canoni della medicina tradizionale, qui si cura "quel paziente con quella malattia". I fattori eziopatogenetici dell'allopatia sono completamente sconvolti, s'indaga soprattutto sul mentale, sullo psichico. I danni iatrogeni, a livello mentale e fisico, per una terapia sbagliata e protratta, potrebbero aggravare anziché migliorare la malattia. Ovviamente questo campo esula dai normali consigli in farmacia. La somministrazione avviene ad intervalli lunghi (ogni settimana, 15 giorni o un mese) e per tempi molto lunghi (anche molti anni). 22 CLASSI FARMACOLOGICHE Gli unitari Sono i farmaci singoli. Arnica montana 5 CH per esempio. Rappresentano la classe più conosciuta e più usata di prodotti omeopatici. Tutte le sostanze in tutte le dinamizzazioni sono rappresentate e non c'è scuola omeopatica che non né faccia uso, i "puristi" sempre, i "complessisti" in casi mirati. Gli unitari in "accordo di potenza" Sono farmaci unitari di uso classico, ma presenti in diverse dinamizzazioni. Aconitum D6-D12-D30-D200. Secondo gli estimatori di questa tecnica, le basse diluizioni andrebbero ad agire sul tessuto leso, le medie sulla funzionalità d'organo, le alte avrebbero tropismo mentale. In "accordo di potenza", sono reperibili solo sostanze di largo impiego in clinica omeopatica. I complessi La difficoltà di trovare il simillimum, è eliminata dalla contemporanea presenza di tutte le sostanze che si siano dimostrate attive in quella patologia. Per esempio, febbre: esordio brusco senza sudorazione = Aconitum, esordio brusco con sudorazione = Belladonna, esordio graduale con sete intensa = Bryonia e così via. Nei complessi tutti questi farmaci (generalmente dai 3-4 ai 10-12 più importanti), sono associati nel "rimedio contro la febbre". Di scelta a volte dubbia per il professionista, (dipende dallo scopo), sono di sicura utilità come farmaco di primo soccorso in viaggio, dove pochi flaconi possono coprire i piccoli problemi del momento. In omotossicologia i complessi sono ottenuti associando funzioni diverse, ai diversi livelli di uno stesso problema. Per esempio, trauma: alcuni farmaci andranno ad agire sul dolore, altri sull'infiammazione e sull'edema, altri sui meccanismi di riparazione tessutali, altri sulla rimozione del trauma psichico. Esiste tutta una linea imperniata su questo concetto. I nosodi (bioterapici) Metodologia omeopatica introdotta per opera di C. Hering, tratta la malattia con l'agente biologico capace di provocare o trasmettere quella malattia. Il materiale è tratto da pustole, pus, escreato, fibromi, ateromi, carcinomi e quant'altro di vi possa essere come manifestazione tipica di una malattia. I nosodi sono un cardine sia nell'elettroagopuntura secondo Voll, sia nell'omotossicologia di Reckeweg. Il nosodo è detto anche "isopatico", specialmente quando manchi ancora la patogenesi (Schmidt). Presuppone una filosofia basata sull'uso 23 dell'uguale", anziché del simile. Hahnemann, pur non utilizzando questa tecnica, scrisse che la diluizione e la dinamizzazione trasformano l'uguale in simile. E comunque funziona. Sono utilizzati nelle malattie acute a scopo profilattico o per rafforzare le difese immunitarie specifiche. Sono altresì impiegati per variare il modo di reattività individuale (Comito R.1993). Catalizzatori intermedi Derivano dagli acidi carbossilici del ciclo di Krebs, da chinoni e derivati. La loro funzione è quella di stimolare o regolare le più vitali reazioni chimiche dell'organismo e del ciclo di Krebs in particolare. Si basano sul principio che le reazioni enzimatiche decorrono tanto più velocemente quanto più scarso è il substrato (principio dell'effetto inverso). Le dosi omeopatiche dei substrati enzimatici introdotti, agirebbero in questo senso da starter. Questa terapia è particolarmente indicata nelle fasi cellulari, della malattia (tavola omotossicologica), dove siano evidenti i danni strutturali della cellula e della catena respiratoria dei mitocondri in particolare. Allopatici omeopatizzati Si tratta dei più comuni e tossici farmaci usati nella medicina classica. Dal fenobarbital all'ASA, dal cortisolo alle tetracicline. Funzionano come antidoti dei rispettivi farmaci in dosi ponderali e sono usati per disintossicare e disassuefare l'organismo. I "suis" (organoterapici) Preparati da organo di suino sempre in accordo di potenza. Sono particolarmente utili nelle malattie croniche o quando vi sia danno d'organo. Il maiale è considerato l'animale filogeneticamente più affine all'uomo, con il più alto grado di somiglianza degli antigeni HLA. Da ogni parte dell'artiodattilo (cuore, lingua, vescica, cartilagine, prostata, ovaie, retina ecc.), si traggono dei preparati che andranno ad agire specificatamente sulla stessa parte del paziente. Funge da guida per il sistema immunitario del paziente, gli indica dove deve maggiormente agire. Esistono analoghi tratti da bovini e ovini, che non sembrano avere la stessa potenza terapeutica. 24 FORME FARMACEUTICHE Spaziano da forme tipiche del mondo omeopatico, come i granuli a forme largamente impiegate anche in medicina tradizionale come le gocce o gli iniettabili. Più raramente usate altri tipi di formulazioni, come le compresse, cui siamo da lungo tempo abituati. I granuli Sono sfere di piccola dimensione con peso di circa 50 mg, Costituite la lattosio e saccarosio, fungono da carrier per il farmaco omeopatico di cui sono imbevute nel rapporto volume/peso dell'1%. Sono messi in commercio in tubi contenenti circa 80 granuli, e assunti 3-5 per volta per via sottolinguale. Si tratta della forma farmaceutica omeopatica per antonomasia e sono disponibili per tutti i farmaci e in tutte le diluizioni, soprattutto come unitario. I globuli Di composizione e funzione identica alla precedente, hanno dimensione 10 volte più piccola e sono presentati in tubi-dose. I tubi-dose contengono circa 200 globuli che vanno assunti in un'unica somministrazione sempre per via sottolinguale, lasciandoli sciogliere lentamente. E' una forma farmaceutica riservata alle medie e alte diluizioni. Le gocce Riservate alle basse potenze, sono preparate in veicolo alcolico, idroalcoolico o idro-alcol-glicerico a seconda della sostanza di base. Sono assunte sia direttamente per via sottolinguale, sia diluite in acqua. Trattandosi di basse potenze saranno di frequente somministrazione, due o più volte al giorno. Per le forme liquide è consigliata una forte agitazione del flacone prima dell'uso (10-15 scosse), in modo da variare la dinamizzazione del sistema ad ogni somministrazione. Questa tecnica potenzia l'azione del farmaco. Già Hahnemann la consigliava nel suo Organon, e sembra particolarmente importante per le terapie protratte. Avendo a disposizione solo granuli è possibile scioglierli in acqua e alcool per poterli dinamizzare ad ogni assunzione. Le supposte Rara forma farmaceutica in omeopatia, riservata ai neonati per aver la certezza della somministrazione. Il preparato di base in alcol al 30% è incorporato in burro di cacao o in gliceridi semisintetici nel rapporto 12,5/100. E' possibile dare il farmaco per il neonato allattato al seno, alla madre. Con il latte, il "principio curativo" passerà al bambino. 25 Gli iniettabili In uso principalmente in Germania, stanno rapidamente diffondendosi in tutto il mondo omeopatico. Entrando direttamente nell'organismo senza doverne attraversare le barriere, questa forma possiede una forza e una rapidità d'azione superiore a tutte le altre. Può inoltre essere inoculata nelle vicinanze del processo patologico, presentando così una potenza ancora superiore (cuffia articolare nelle periartriti scapolo omerale, in vena nelle vene varicose ecc.), può infine essere iniettata nei punti di agopuntura, entrando in sinergismo con questa metodica. Presuppongono la presenza di uno specialista per l'inoculazione in punti particolari (la mesoterapia con prodotti omeopatici promette faville), o di una seconda persona per le iniezioni intramuscolo o sottocute. In alternativa, rinunciando ad una parte degli effetti, gli iniettabili possono essere assunti anche per os, dopo diluizione in acqua, avendo cura di dilazionare la dose in 3-4 parti. Le fiale bevibili Rappresentano un escamotage per by-passare la rigidità della legislazione italiana. Le fiale in quanto tali costituiscono una forma farmaceutica sottoposta ad una severa regolamentazione. Non possiedono assolutamente le caratteristiche per uso interno, e vanno assunte per os con un po’ di acqua. I fialoidi Sono riservati agli organo terapici. Si assumono senza preparazione per os dopo averli tenuti un po’ in bocca. Le compresse Infrequente formulazione, vanno assunte lasciandole sciogliere lentamente sotto la lingua. Sono preparate per compressione del lattosio impregnato o del preparato triturato. Contengono generalmente più di un farmaco ed è una forma che sta prendendo piede. Gli ovuli - bastoncelli - candelette vaginali Di composizione analoga alle supposte, non sono al momento molto impiegate. Il loro uso è d'altronde in rapida crescita dato l'aumento della domanda di prodotti sicuri e naturali. Molte aziende possiedono già tutta una linea dedicata all'igiene e alla terapia intima. La denominazione non è secondaria, dato che la candeletta è considerata in quanto tale "farmaco", l'ovulo "presidio medico-chirurgico", il bastoncello grosso modo "cotton-fioc". Le implicazioni di ordine giuridico ed economico sono ovvie. 26 Gli sciroppi Molto usati nelle tossi. Rappresentano una forma farmaceutica molto gradita ai bambini, principali fruitori. Le pomate D'origine tedesca, usano glicerina o vaselina/lanolina come eccipienti per il farmaco idro-alcoolico omeopatico. Grazie soprattutto al successo di un preparato antalgico locale hanno raggiunto una forte diffusione. Rappresenta una forma nuova per l'omeopatia, ma possibile d'ulteriori sviluppi, come in estetica o per stimolazione dei punti di agopuntura. 27 MODALITA' DI SOMMINISTRAZIONE E CONSERVAZIONE Alcune semplici regole sono utili per ottenere dal farmaco omeopatico il massimo effetto. L'assorbimento sub-linguale L'assunzione deve avvenire 10-15 minuti prima dei pasti o due ore dopo, evitando di avere in bocca aromi come menta o camomilla, responsabili in alcune persone d'antagonizzare l'effetto. Tutte le essenze forti sono comunque sconsigliate. Avere la bocca pulita e trattenere per qualche minuto il farmaco in bocca è una buona regola. E' raccomandato l'uso di un dentifricio omeopatico. Non è noto il motivo per cui certe essenze come la menta possano inattivare il rimedio omeopatico. Un motivo banale potrebbe essere la vasocostrizione che provocano nella bocca (effetto fresco), con relativa difficoltà del farmaco a passare in circolo. E' una problematica antica se già Hahnemann faceva inalare canfora ai provers per interrompere la sperimentazione. Uso simultaneo di più farmaci Dovendo assumere più farmaci omeopatici è meglio alternarli, mentre la contemporanea presenza di prodotti allopatici andrà diminuita o eliminata nei limiti del possibile. La presunta incompatibilità tra le due forme di terapia in realtà non è così assoluta. Per quanto diverse scuole vietino l'uso di certi farmaci come cortisonici e antibiotici, il pensiero prevalente non pone controindicazioni assolute. Alberto Lodispoto, uno dei massimi esperti italiani di omeopatia, recentemente scomparso, affermava "Chemioterapia e omeopatia, un matrimonio che si deve fare!" (Lodispoto A. 1994). E' utile, nel corso della terapia, limitare l'uso di sigarette e alcolici, oltre a quelli di caffè e thè, considerate sostanze farmacologicamente attive e non semplici cibi. Conservazione Va rispettata la data di scadenza e, per legge, si conservano per un massimo di cinque anni, sebbene l'attività terapeutica del prodotto omeopatico sia pressoché illimitata. Tutti i preparati omeopatici presentano una marcata vulnerabilità al calore, per cui vanno conservati in ambiente fresco e pulito. L'aggravamento omeopatico Fra le buone regole per un corretto uso del preparato omeopatico non va dimenticato il rapporto con il medico. Questo dev'essere informato dei 28 cambiamenti sintomatologici nel corso della terapia, in particolare, certi farmaci mostrano un'accentuazione dei disturbi lamentati o la fugace ricomparsa di malanni del passato (aggravamento omeopatico) e talvolta questo fenomeno assume aspetti veramente notevoli. E' compito del medico stabilire se si tratta appunto di un aggravamento omeopatico che rappresenta un fattore prognostico positivo o, viceversa un peggioramento reale delle condizioni del paziente. L'aggravamento può essere evitato non ricorrendo subito alle alte potenze, le maggiori responsabili di questo fenomeno. Mancando per legge! qualsiasi foglietto illustrativo sulle caratteristiche del prodotto, medico e farmacista diventano, nel loro rispettivo campo d'azione i punti di riferimento del paziente. 29 I DIVERSI TIPI DI OMEOPATIA Alla morte di Hahnemann, nacquero diverse scuole di pensiero. La dottrina filosofica che perseguivano ha portato l'omeopatia su strade metodologiche, diagnostiche e terapeutiche diverse. Gli unicisti Rappresentano i ferrei prosecutori dell'idea hahnemanniana, ricercano unicamente il simillimum, che somministrano ad altissime diluizioni a grandi intervalli di tempo. "Un solo farmaco per tutta la vita" potrebbe essere il loro motto. Per il raggiungimento di questo obiettivo, si affidano alla studio della materia medica, privilegiano nella diagnosi i segni psichici e i sintomi mentali, mentre gli strumenti medici tradizionali sono messi almeno in secondo piano. Al vantaggio terapeutico che si raggiunge alla scoperta del simillimum si deve contrapporre l'estrema difficoltà della ricerca e la frustrazione ad ogni insuccesso. Potremmo anche definirli i puristi o gli ortodossi dell'omeopatia, discepoli in senso stretto, di Hahnemann hanno raccolto e sviluppato il concetto di sintomo e l'uso delle alte diluizioni. Non hanno mai portato all'omeopatia innovazioni originali. Questa scuola si è sviluppata grazie soprattutto all'opera di J.T.Kent, medico americano vissuto a cavallo del 1900 e autore di una colossale opera editoriale il "Repertorio di Kent", immancabile presenza nella biblioteca di ogni omeopata. La visione della malattia è mistica, spiritualistica. La causa potrebbe essere il peccato originale, ma sicuramente non il microbo. La malattia è vista come l'effetto della sofferenza, non come la causa. Stati Uniti, Gran Bretagna e paesi anglosassoni, India in particolare, nonché il Sudamerica sono i paesi dove è maggiormente rappresentata questa scuola. I pluralisti Questa strategia terapeutica è particolarmente sviluppata in Francia e nei paesi francofoni. Individuano i farmaci in base a considerazioni di ordine tipologicocostituzionale, grazie al lavoro di A. Nebel e della sua scuola. Sempre dovuto al lavoro di Nebel è il concetto di drenaggio, in pratica l'uso di medicamenti, a tropismo locale, che favoriscono l'eliminazione di tossine e di scorie metaboliche, favorendo l'azione del rimedio di fondo. D. Demarque sviluppa la concezione olistica dell'omeopatia, dove strutture organiche e forme mentali non rappresentano che le due facce della stessa medaglia. Utilizzano molti farmaci simultaneamente, sia a bassi dosaggi per il drenaggio, sia a medi dosaggi per la tipologia costituzionale, che ad alte potenze per farmaci di fondo. 30 I complessisti Di scuola tedesca, si riconoscono maggiormente nella medicina tradizionale come inquadramento nosologico del malato. Prescrivono un gran numero di rimedi associati e complementari fra loro, tutti con uno spiccato organotropismo specifico. Nasce il rimedio "in accordo di potenza", vale a dire con la mescolanza di più dinamizzazioni. La scuola non differisce molto da quella francese di Nebel e del suo allievo Vannier, ne porta più avanti le conseguenze. E' il regno delle basse potenze e del pragmatismo. Il simillimum è visto come una chimera, così difficile da trovare che non si perde tempo a cercarlo. Da questo humus culturale, dalla potenza economica e culturale tedesca, ma anche da una concezione fortemente pragmatica della medicina, nasce, per opera di H.H.Reckeweg l'omeopatia antiomotossica o omotossicologia. 31 L'OMOTOSSICOLOGIA L'omotossicologia rappresenta certamente il punto più vicino, quasi un anello di congiunzione fra l'omeopatia e la medicina tradizionale. Vi è una correlazione lineare PATOLOGIA → SINTOMATOLOGIA → FARMACO. Il linguaggio e le procedure diagnostiche pressoché identiche, e condivisibile è il concetto di malattia. Questa, infatti, è vista come la lotta quotidiana che l'organismo compie per neutralizzare ed espellere tutti i fattori lesivi per l'organismo stesso. Questi fattori vengono genericamente detti tossine. Tossine sono i virus, batteri e funghi, ma anche rumori, luci e suoni, tossine sono gli inquinanti ambientali, lo smog e i cibi e le acque degradate che assumiamo e ancora le droghe, l'alcool il fumo e i farmaci che prendiamo. Tossine, infine, sono anche i prodotti del metabolismo. Molte tossine verranno eliminate senza alcun disturbo soggettivo, altre, per la loro virulenza e numero provocheranno una netta variazione sintomatologia, che viene definita malattia. La tavola omotossicologica Rappresenta la stadiazione della malattia determinata. nosograficamente La tabella presenta in ascissa 6 fasi di gravità crescente della malattia da sin. a dx., in ordinata invece i vari tipi di tessuti, con le diverse suddivisioni embrionali. Le 6 fasi sono divise in 3 dette umorali e 3 dette cellulari. Nelle prime, la localizzazione tossinica extracellulare permette un prognosi favorevole, nelle seconde invece, dato l'interessamento cellulare, la prognosi merita una riserva tanto maggiore quanto più si è spostati a destra. Data la natura di una tossina e il terreno su cui agisce, qualsiasi fase può essere colpita come inizio della malattia, questa poi potrà evolvere in senso orizzontale o verticale, (processo detto di vicariazione), determinando in un caso l'aggravamento della patologia che colpisce il tessuto in questione, nell'altro il passaggio del processo morboso, da un tessuto ad un altro. La tavola può rappresentare una guida per il farmacista. Le patologie della fase umorale, data la loro prognosi favorevole, rappresentano un campo per il consiglio in farmacia, quelle umorali necessitano l'intervento del medico. Un esempio interessante è la stipsi o la cefalea, considerati nella medicina convenzionale poco meno di una condizione fisiologica o parafisiologica, mentre per gli omotossicologi sono patologie di fase 3-4 se non 5, quindi malattie profonde che hanno bisogno di un'appropriata analisi medica. 32 Le tre leggi fondamentali dell'omotossicologia • Sinergismo del Burgi Tutti i preparati omeopatici sono scelti per dare, in quella patologia, un effetto superiore alla somma dei singoli componenti. Si tratta ovviamente di cocktail di farmaci, associati per dare complementarietà d'azione e uno spiccato organo-tropismo. Si possono prescrivere cioè, dopo una classica diagnosi allopatica. • Arndt-Schulz o dell'effetto inverso Afferma che alte dosi di una sostanza attiva hanno effetto inibente la funzionalità di una cellula, mentre basse dosi della stessa sostanza hanno un effetto stimolante. Molti esperimenti, come quelli di Hauss, mostrano l'effetto inibente del cortisone sul connettivo di cellule di topo alle normali concentrazioni terapeutiche e l'azione attivante delle diluizioni omeopatiche. Il rapporto passa da un miliardo di molecole per cellula a 1000 molecole per cellula in una D10. • Legge del simile E' la stessa dell'omeopatia classica enunciata da Hahnemann. Nessun omeopata prescinde da questo principio. 33 TOSSICITA' Sono scarsi gli effetti tossici provocati dal farmaco omeopatico, se paragonato con il farmaco tradizionale. La scuola di origine anglosassone e francese, vede nell'effetto omeopatico un rapporto tipo chiave-serratura, se il farmaco è appropriato guarirà, se non appropriato non sortirà alcun effetto, né terapeutico né tossico. La scuola tedesca, di impronta omotossicologica, vede la possibilità di danni in caso di prescrizioni opposte a quelle considerate ideali. Per esempio, somministrando ad un paziente con una forte infiammazione al fegato un farmaco attivante la funzionalità epatica, avrà come conseguenza un peggioramento dell'epatite, cosi come un farmaco modulante l'attività epatica, provocherà in un epatopatico cronico un ulteriore deplezione della già scarsa attività residua. Queste due visioni rispecchiano d'altronde due modi diversi di fare omeopatia; in un caso ricerca del simillimum con alte diluizioni di un unico farmaco (e quindi assenza di "molecolarità"), nell'altro, uso di cocktail di farmaci a basse diluizioni (e quindi con una possibile alta presenza della TM di partenza), alla ricerca della guarigione del sintomo locale. Con queste premesse non è sorprendente trovare indici di tollerabilità "ottimi" in omeopatia classica, e "buoni" in omotossicologia, dove la presenza di principio attivo, per quanto scarsa, può ancora determinare idiosincrasie individuali. Mancando l'effetto tossico "collaterale", cioè insito nell'azione farmacologica, la tossicologia omeopatica è costituita da poca cosa: Aggravamento omeopatico Riconosciuto da tutte le scuole, rappresenta il segno premonitore dell'efficacia del trattamento. Si manifesta con un'apparente peggioramento della sintomatologia di base o con la comparsa di eruzioni cutanee come risultato di una "esteriorizzazione" della patologia. L'aggravamento omeopatico fu descritto per la prima volta già da Hahnemann, il quale propose, verso la fine della sua vita, le diluizioni 50millesimali per contrastarne l'effetto. Sono possibili anche sovraccarichi agli emuntori, con comparsa di diarrea, poliuria e sudorazioni. Non è un fenomeno sempre presente e pone al medico l'incombenza di doverlo differenziare dall'aggravamento della malattia naturale. Persone sensibili Esistono persone che non tollerano nessun farmaco omeopatico, anche a dosi sicuramente al di là del numero di Avogadro. Quando ne assumono uno, ne fanno il proving, mostrano cioè, in maniera leggera o 34 violenta, tutta la sintomatologia legata all'assunzione in dosi tossiche di quel farmaco. Esistono farmaci per antidotare questi effetti (per quasi tutti i farmaci omeopatici esistono degli antidoti specifici che ne annullano gli effetti, sia positivi sia negativi, facilmente reperibili nel Kent), che si risolvono comunque nel giro di poche ore. Si può continuare la terapia con lo stesso farmaco a dinamizzazione più bassa o con un numero minore di globuli o di gocce. Alte diluizioni Sono quelle maggiormente implicate in possibili effetti tossici, non per numerosità di eventi, ma per gravità. Vi è un generale consenso nel ritenere che la somministrazione di dosi troppo ravvicinate di farmaci completamente sbagliati e altamente potentizzati, possa influire sull'equilibrio psichico del paziente. Nondimeno, si tratta di errori che assai difficilmente potrebbero colpire un medico con un minimo di esperienza in omeopatia. Mancando totalmente la molecolarità, non sono possibili effetti idiosincrasici tipici dell'allopatia, ma sono quelle che presentano più spesso il tipico aggravamento omeopatico. Basse diluizioni Da un lato presentano un tropismo eminentemente somatico, per cui non sono in grado di alterare, anche se erroneamente prescritti, le funzioni superiori dell'essere umano, dall'altro, la presenza di concentrazioni ponderali di principio attivo può provocare, per im, una relativamente alta percentuale di effetti tossici, generalmente infiammazioni locali, rapidamente reversibili. Assunzione accidentale di grosse quantità di farmaco Di solito da parte dei bambini - scopi suicidi non risultano agli atti -, rappresentano unicamente un danno economico. La dose in omeopatia è un fattore secondario, 3, 30 o 3000 granuli non fanno molta differenza o non ne fanno per niente. Diverso è il meccanismo di ripetizione della dose, cioè se il bambino decide di mangiarsi una "caramellina" altamente diluita al giorno, per molti giorni. In questo senso il farmaco omeopatico assomiglia alla tossicità da cortisone, un'unica dose, per quanto grande, avrà effetti molto minori della stessa dose divisa per venti e somministrata per venti giorni consecutivi. De-slatentizzazione E' una pseudo tossicità. Non è infrequente, in omeopatia, risolvere una patologia e scoprirne sotto un'altra, magari opposta. Questa seconda malattia non è dovuta alla 35 tossicità del preparato (come succede spesso in allopatia), ma al riemergere di un'affezione preesistente. Per esempio, diarrea persistente. Alla fine del trattamento compare stipsi. La stipsi era già presente prima, la cura della diarrea ha solo reso possibile il manifestarsi di una patologia sottostante. Tossicità da eccipiente Reazioni allergiche verso il tipo di alcol o di solvente usato è quantitativamente e qualitativamente modesta, interessando non più di una persona su 10.000 e provocando irritazioni ed infiammazioni locali. Una situazione più grave potrebbe crearsi con gli eccipienti di creme ed unguenti, data la maggior superficie con cui possono venire in contatto. La sospensione della somministrazione è sufficiente ad evitare problemi allergici. Il punto di vista allopatico La medicina classica, non riconosce alcun effetto terapeutico o tossico all'omeopatia, ad eccezione ovviamente dei possibili effetti negativi dovuti al dilazionamento della terapia classica. I risultati sono imputati all'effetto placebo, cioè a un'azione psicologica di suggestione positiva o, in alternativa, a una disassuefazione terapeutica con effetto anti-iatrogeno (Lodispoto A. 1992). Non va sottovalutata infine, la tossicità dovuta a preparazioni inquinate, mal conservate, prodotte in modo incongruo, con materie prime scadenti o contraffatte, o all'effetto nocebo (azione psicologica di suggestione negativa). 36 LA LEGISLAZIONE OMEOPATICA Va fatta distinzione tra "medicina omeopatica" come disciplina medica e "medicinale omeopatico" come farmaco principalmente usato da questa disciplina. Medicina omeopatica Ufficialmente in Italia l'omeopatia" non è mai esistita, né esiste a tutt'oggi. Nonostante la moneta unica, i medici che affiancano alla scritta "medico-chirurgo" quella di "omeopata" vengono ripresi e sanzionati dall'ordine. La Corte di Cassazione ha infatti recentemente deciso (1999), che la specializzazione in omeopatia ottenuta in altri Stati, (in Italia non esiste), non è riconoscibile nel nostro paese e quindi l'illiceità della qualifica di omeopata. Prima dell'unità d'Italia, l'omeopatia era riconosciuta nel Regno delle due Sicilie e nel ducato di Parma. Poi il nulla. Medicinale omeopatico Attualmente il "medicinale omeopatico" è regolato dal DL 17 marzo 1995, n.185, attuativo della direttiva CEE n.73 del 22 settembre 1992. Ai medicinali omeopatici possono essere applicate due procedure. La prima riguarda le disposizioni concernenti le specialità medicinali, quasi improponibili in omeopatia come farmaco unico, dato che richiedono prove di attività terapeutica e costi considerevoli, ma possibili per farmaci complessi, la seconda procedura, detta semplificata, non prevede l'onere della dimostrazione dell'efficacia terapeutica, ma attua delle restrizioni di ordine tecnico e commerciale. In particolare: • La diluizione deve essere almeno 1:10.000 della TM (in pratica, la più alta concentrazione di principio attivo compatibile con la denominazione omeopatica viene fissata in CH 2 o D 4, e comunque non deve essere presente più di 1/100 della più piccola dose usata in medicina convenzionale dove sia obbligo la ricetta medica. • La via di somministrazione deve essere orale o esterna. • Il prodotto non deve vantare attività terapeutiche, né dirette né indirette. Sono vietati anche i nomi di fantasia, in quanto potrebbero richiamare alla mente attività terapeutiche non provate. • E' vietata qualsiasi forma di pubblicità. Storicamente i rimedi omeopatici ricadono sotto il DM del 1977, che controllava ogni singolo aspetto della terapia. • Nel 1978, il Consiglio Superiore della Sanità considera i prodotti omeopatici al di fuori al di fuori della regolamentazione dei prodotti medicinali e li tratta come magistrali. 37 • Nel 1981, lo stesso consiglio approva l'importazione di prodotti omeopatici dai paesi dove l'omeopatia è regolamentata giuridicamente, mentre gli stessi prodotti, fabbricati in Italia, continuano ad essere considerati galenici. • Nel 1985, in ossequio alle disposizioni CEE (65/66, 318 e 319/75), il M.d.S. emana un DL con norme per la produzione e il commercio di prodotti omeopatici. • Nel 1987, il M.d.S. vieta i prodotti omeopatici come specialità. • Nel 1988, le spese per visite e medicinali omeopatici, diventano detraibili dalla denuncia dei redditi. • Nel 1989, appare una circolare del M.d.S. che finalmente regolamenta pur con molte carenze - la materia dei farmaci omeopatici. • Nel 1995, viene pubblicato il DL 17 marzo 1995 n. 185 in attuazione della direttiva CEE 92/73 in materia di medicinali omeopatici 38 LE DIFFICOLTA' NEI TRIAL OMEOPATICI Molto è stato detto sulla scarsità e inaffidabilità degli studi clinici controllati in omeopatia e quindi sull'impossibilità di verificare praticamente l'efficacia di una terapia piuttosto di un'altra. Ciò è sicuramente vero, ed è tanto più grave pensando che Hahnemann non scriveva una riga (e scrisse migliaia di pagine), senza averla prima sperimentata. Questo non toglie che la guerra fra allopatia e omeopatia si sia combattuta quasi unicamente sul piano filosofico anziché, sperimentale. La medicina convenzionale, su questo piano ha stravinto, ma le va riconosciuto di aver stravinto anche sul piano sperimentale. Storicamente, la sperimentazione omeopatica iniziò nel 1831, in seguito ad un'epidemia di colera. L'omeopatia riportò dati di decessi nell'ordine del 4% contro il 59% delle "cure" allopatiche (consistenti nell'introdurre il paziente in enormi pentoloni di acqua bollente! E poi sostengono che Hahnemann c'è l'aveva troppo con la medicina convenzionale). Nel 1854, durante un'altra epidemia di colera che colpì Londra, la Camera dei Comuni comunicò che negli ospedali omeopatici la percentuale dei decessi era del 16.4, contro il 59.2 degli ospedali convenzionali. Questi dati rimasero purtroppo isolati, l'ostracismo del mondo accademico relegò l'omeopatia nel suo mondo semiclandestino, dilaniato all'interno da feroci lotte intestine. Anche fra gli omeopati, le discussioni filosofiche presero il sopravvento sulla sperimentazione clinica. Molto d'altronde è cambiato negli ultimi 30 anni, sia per effetto di personalità particolari, sia per il lavoro paziente e certosino di migliaia di medici che solo grazie agli effetti terapeutici ottenuti hanno potuto sopportare la nomea di "stregoni". Un radicale cambiamento di mentalità e i soldi arrivati al seguito del business omeopatico, stanno proiettando l'omeopatica nell'ambito scientifico voluto dal suo fondatore e dalle leggi della scienza; gli studi clinici (oltre ai test su animali ed in vitro), stanno oramai aumentando in maniera esponenziale. La natura dell'omeopatia pone delle difficoltà oggettive nello svolgimento dei trial clinici controllati. Non per difendere l'indifendibile mancanza di sperimentazione clinica, ma per molto tempo, si è ritenuto addirittura impossibile poterla eseguire. I problemi ci sono e bisogna conoscerli nella istituzione di un lavoro e nella valutazione dei dati. Quando si progetta un lavoro e si valutano i dati, il primo e più grande ostacolo è il concetto di malattia nosograficamente determinata. Accettando solo i sintomi e rifiutando le diagnosi (come asma, gastrite o colecistite), l'omeopatia classica rifiuta il confronto fra cure diverse. Il 39 sintomo insomma come fede, anziché come mezzo per individuare il farmaco adatto. Nel 1986 Reilly spazzò via questo vecchio concetto, accettando la diagnosi "raffreddore da fieno" e con uno studio in doppio-cieco controllato, poi pubblicato da Lancet, mise in subbuglio tutto il mondo scientifico e quello "accademico" omeopatico in particolare. Non fu questo l'unico merito, egli infatti, utilizzò come farmaco un estratto di 12 pollini maggiormente responsabile di allergie nella contea dove si svolgeva lo studio, escludendo in buona parte il problema del singolo farmaco. In medicina convenzionale è prassi verificare l'efficacia di un solo farmaco rispetto ad un altro od a un placebo. In omeopatia questo non è possibile. Bisogna ogni volta cercare il farmaco a seconda dei sintomi lamentati dai pazienti e dalla loro costituzione individuale. Con il suo cocktail isopatico, Reilly evitò tutto il duro lavoro di repertorizzazione, confidando nella bontà dell'approccio e nel numero di partecipanti per minimizzare l'elevato numero di no-responders che una tecnica omeopatica non personalizzata inevitabilmente produce. Affrontò infine, il tabù allopatico per definizione: le altissime diluizioni. Il cocktail utilizzato è diluito alla 30 CH, neanche l'ombra di una molecola di principio attivo. Questo studio, criticato soprattutto dagli omeopati puristi per la mancanza di correlazione tra sintomi totali del paziente-farmaco, ha rappresentato un punto di svolta per l'omeopatia, evidenziandone al contempo i limiti. Non sarà seguito infatti, come capita sempre in allopatia, da tutta una serie di studi satelliti atti a verificarne il risultato. La conferma di un esperimento, nel mondo scientifico, è importante quanto l'esperimento stesso. Un approccio diverso, ampiamente usato, prevede la repertorizzazione di ogni singolo paziente, dopo il suo arruolamento nello studio. E' un lavoro particolarmente snervante lavorando in doppio-cieco, non potendo mai attribuire il fallimento terapeutico a un errore nella prescrizione o all'appartenenza del soggetto nel gruppo placebo. Il paziente va inoltre rivisto ad intervalli regolari, dovendo cambiare terapia in caso di modificazione della sintomatologia. Tutto questo lavoro è ovviamente assente in allopatia, dove, una volta somministrato il farmaco, basta attendere il risultato. Una terza possibilità di ricerca, prevede di stabilire a priori il farmaco da utilizzare, lasciando al lavoro di repertorizzazione il compito di includere nel lavoro solo le persone che si suppongono responsive a quel farmaco. Un esempio può essere l'uso di Baryta carbonica per la cura dell'ipertensione. Si studiano 100 pazienti con ipertensione essenziale, si 40 selezionano quelli che per caratteristiche psicofisiche possono rispondere al farmaco Baryta carbonica e solo su queste si effettua l'esperimento. Al vantaggio di testare un farmaco singolo, tipico della procedura allopatica, si unisce l'enorme riduzione del numero dei partecipanti, inficiando, spesso del tutto, l'analisi statistica. In ogni caso, la suddivisione dei pazienti per patologia nosograficamente determinata, va pienamente accettata. Non si può utilizzare nessun'altra metodologia. Un singolo farmaco omeopatico, per quanto potente, potrà agire al massimo sul 10-20% della popolazione non repertorizzata. In uno studio su 60 pazienti, supponendo un'efficacia del farmaco del 15%, avremo quindi solo 9 pazienti responders, di cui la metà eliminati per l'appartenenza al gruppo placebo. Dato l'alto numero di fattori confondenti, 4 o 5 risultati positivi su 30 pazienti non potrà, quasi mai, far raggiungere la positività statistica richiesta. Uno studio così proposto, avrà cioè, una bassissima potenza. Come unica e ragguardevole eccezione a questa regola, va ricordato il prodotto Arnica montana. Molto attiva sui traumatismi, è considerata efficace indipendentemente dalle caratteristiche del soggetto. Non dovendo repertorizzare i pazienti, è stata molto usata negli studi clinici. La contrapposizione ideologica omeopatia-allopatia, ha poi gettato ombre anche sui pochi risultati ottenuti. Ogni ricerca che dimostrava l'efficacia di un preparato omeopatico su una determinata patologia, diventava la dimostrazione dell'efficacia di tutta l'omeopatia, così come uno studio negativo provava l'assurdità di tutta l'omeopatia. Ciò non corrisponde esattamente ai canoni della scientificità. Lo studio di Reilly (1986), non dimostra l'efficacia dell'omeopatia, dimostra (se confermato!), l'efficacia di Pollens 30 CH nella cura della rinite allergica stagionale nella popolazione di quella contea. Non solo non è corretto utilizzare quel Pollens 30 CH in altri paesi, che avranno necessariamente altri tipi di polline, ma non è corretto neanche trasportare il risultato in altri paesi utilizzando i 12 pollini più frequenti in quei paesi. La reattività del sistema immunitario, può cambiare da polline a polline, così come possono esserci reattività diverse in popolazioni diverse. Lo studio negativo di Andrade (1991), non dimostra l'inefficacia dell'omeopatia, può dimostrare, se confermato, l'inefficacia di quel particolare approccio omeopatico per quella determinata patologia. 41 Se era vero, che qualunque medico incrociasse l'omeopatia sulla propria strada, ne rimaneva prigioniero, ora, noi tutti, abbiamo la possibilità di poter verificare le parole di Hahnemann "giudicatela dai fatti". 42 IL DOLORE Il dolore è una delle più spiacevoli, e a volte traumatiche esperienze della vita di tutti i giorni. E' tanto indispensabile come segnale d'allarme, per avere la garanzia che l'individuo metta in atto tutte le difese necessarie alla propria integrità fisica, quanto può distruggere la qualità della vita, in chi lo deve sopportare quotidianamente. Un evento così comune come il dolore, trova, come per assurdo, delle difficoltà ad essere ben determinato, basti pensare che ci può essere dolore senza alcuna lesione, come vi può essere assenza di dolore anche in presenza di ferite molto gravi, come nei campi di battaglia, dove si può arrivare alla completa dissociazione fra trauma e dolore (Warfield C.A. 1995). La "Association for the Study of Pain", lo definisce: "Un'esperienza sensoriale ed emotiva spiacevole, associata a danno tessutale in atto o potenziale, oppure descritta in termini di tale danno", ed è quindi chiaro, quanto peso abbia la valutazione soggettiva nella sua valutazione. Il dolore va distinto nella forma acuta e cronica. Il dolore acuto ha una durata limitata al tempo di guarigione delle ferite e non supera mai, per convenzione, i sei mesi. E' inoltre, spesso associato a modificazioni neurovegetative (tachicardia, diaforesi, ipertensione, midriasi, pallore), ma soprattutto perché è facilmente identificato dal paziente (White P. 1995). Rappresenta il tipico campo d'azione dell'anestesiologia, ed il suo trattamento è soprattutto farmacologico. Il dolore cronico perdura oltre il tempo della guarigione, mancano a volte, le modificazioni dell'iperattività vegetativa, tipiche dell'acuto, così com'è meno definita la sintomatologia. Il dolore cronico comporta notevoli modificazioni della personalità e nello stile di vita, di cui andrà tenuto conto nel trattamento (Edwards W.T. e Asdourian C.P. 1996). La terapia farmacologica si avvale, oltre agli analgesici, di tutta una serie di farmaci adiuvanti, come gli anticonvulsivanti, gli antidepressivi e gli ansiolitici. Può essere a sua volta suddiviso in dolore cronico maligno (il dolore da cancro) e dolore cronico benigno (non associato a neoplasia). Misurazione del dolore La misurazione del dolore rappresenta un aspetto molto importante, sia per svelare eventuali simulazioni, sia soprattutto, per monitorare il paziente durante la terapia. Le misurazioni oggettive sono poche, complesse e applicabili in pochi ambiti terapeutici. Una misurazione soggettiva, basata su una valutazione personale del paziente, resta quindi l'unica strada percorribile. Esistono tutta una serie di scale per la valutazione soggettiva del dolore, alcune molto semplici basate 43 su disegni d'espressioni facciali (scala di Whaley e Wong), destinata ai bambini, altre molto complesse, come il "McGill Pain Questionnaire", che definiscono il dolore in maniera molto precisa, ma destinate ad un'utenza con un ampio vocabolario. Nel campo del dolore acuto, la più usata, per semplicità e attendibilità è la "Scala analogica visiva" (VAS), scala lineare della lunghezza di 10 cm (ritenuta ottimale), dove ad un capo c'è l'assenza del dolore, dall'altro, il peggior dolore immaginabile. Il paziente deve solo tracciare una linea in corrispondenza di quello che ritiene essere il suo stato. La misurazione è eseguita calcolando in millimetri, la distanza dal punto "assenza di dolore" a quello segnato dal paziente. Farmaci utilizzati nella medicina convenzionale Le classi farmacologiche normalmente utilizzate nella terapia del dolore sono gli analgesici narcotici, i non narcotici, gli anestetici locali nonché tutti i farmaci che vanno ad agire sull'eziologia del dolore o che possano aumentare (adiuvanti) la compliance del paziente (Edwards W.T. e Asdourian C.P. 1996). Analgesici narcotici Capostipite di questo gruppo è la morfina, isolata dall'oppio, sostanza conosciuta da almeno 6000 anni, è utilizzata, con tutti i derivati semisintetici e sintetici (Fentanyl, Meperidina, Ossicodone, Idromorfone, ecc.), sia nel forte dolore acuto, sia nel cronico, dove, dati i problemi di abitudine e dipendenza, l'uso deve essere attentamente vagliato. Agiscono legandosi a specifici siti recettoriali (δ, µ, κ e δ), presenti in varie strutture del SNC (corna dorsali del midollo spinale e varie regioni sottocorticali), coinvolte nella trasmissione e modificazione dello stimolo nocicettivo. Analgesici non narcotici L'aspirina (ASA) e gli antinfiammatori non steroidei o FANS (Ibuprofene, Naprossene, Acetaminofene, Fenoprofene ecc.), agiscono perifericamente bloccando, tra l'altro, la produzione di PgE2, sostanza in grado di sensibilizzare i tessuti all'effetto algogeno della bradichinina e di altre sostanze. Agiscono sul dolore lieve o moderato, e presentano tutti un ventaglio di effetti tossici simile, dai problemi gastrointestinali, all'alterazione della funzionalità epatica e piastrinica. Anestetici locali Derivano dagli studi sulla cocaina, primo anestetico locale utilizzato, poi soppiantato, per gli effetti tossicomanigeni, dalla procaina prima e dalla lidocaina poi e ritenuta il capostipite di questa classe farmacologica. Agiscono bloccando reversibilmente la conduzione assonica dell'impulso nervoso, per blocco del canale del sodio. 44 Adiuvanti Sono tutti quei farmaci, che nel dolore cronico vanno ad agire sulle componenti della paura, dello stress, della depressione, sui disturbi del sonno e su tutte le altre componenti, oltre al dolore, che tolgono qualità alla vita. Tra i più usati gli antidepressivi (amitriptilina, nortriptilina, imipramina, trazodone, desipramina) e gli anticonvulsivanti (fenitoina, carbamazepina). Molto usate sono anche le benzodiazepine e i corticosteroidi. Farmaci omeopatici Il concetto invariabile della repertorizzazione, vale a dire associare alla sintomatologia del paziente, il farmaco che in una persona sana abbia provocato "quel" tipo di dolore, presenta qui la più clamorosa eccezione: l'arnica. Utilizzabile nel dolore acuto post-traumatico, l'arnica è sempre prescritta (Brigo B. 1994), o in somministrazioni ripetute a basse potenze o in unico tubo-dose 200 CH. È inoltre sempre presente, in tutti i preparati antalgici complessi. L'arnica non esclude la repertorizzazione, si aggiunge ad essa. In nessun caso comunque, si arriva ad un blocco totale del dolore intenso come in medicina convenzionale. Nel dolore cronico, la repertorizzazione torna ad essere indispensabile. In omotossicologia, l'uso di complessi appositamente predisposti per una certa patologia, rende la scelta del farmaco molto semplice: per l'artrosi il farmaco contro l'artrosi, per il trauma il farmaco contro il dolore acuto (Reckeweg H.H. 1981). 45 TRATTAMENTO OMEOPATICO DELL' EMICRANIA Uno studio sul trattamento dell'emicrania, condotto da Brigo e Serpelloni (1987), ha confrontato, su 60 pazienti, il trattamento omeopatico, contro placebo in doppio cieco randomizzato. Sono stati utilizzati allo scopo 8 farmaci omeopatici diversi: Belladonna, Cyclamen, Gelsemium, Ignatia, Lachesis, Natrum muriaticum, Silicea, Sulphur. Forme di emicrania, che dopo il processo di repertorizzazione, avrebbero richiesto rimedi diversi da questo protocollo, sono state escluse dalla ricerca. I farmaci sono stati prescritti tutti, in 4 tubo-dose alla potenza omeopatica di 30 CH. N° pazie nti 25 24 Ottima/Buona Discreta/Mediocre 20 15 15 Nulla/Peggioramento 11 10 5 4 2 4 0 Verum Placebo Figura 1: Valutazione finale dei pazienti dopo 4 mesi di terapia. Nel gruppo verum, la valutazione finale dei pazienti è stata ottima o buona in 24 casi su 30, discreta in 4 e nulla in 2. In particolare, il numero delle crisi/mese è passato da 10 a 1.8 (p<0.01), la durata delle crisi da 19.9 a 6.7 ore (p<0.01) e l'intensità, misurata con una scala VAS da 0 a 10, da 9.1 a 2.9 (p<0.01). Nel gruppo placebo, è stata ottima o buona in 4 casi, 11 persone hanno registrato un miglioramento di qualche entità, nulla in 14, ed un aggravamento. Il numero delle crisi è passato da 9.9 a 7.9 (p=0.04), la durata delle crisi da 18.6 a 17.9 (p=ns) e l'intensità, da 8.4 a 7.8 (p=ns). Dai risultati ottenuti, è possibile concludere che un trattamento omeopatico della cefalea non secondaria ad altre patologie e le cui caratteristiche siano quelle della patogenesi degli 8 farmaci utilizzati nel protocollo è attuabile, anche se la reale efficacia dell'omeopatia nelle cefalee, necessita di ulteriori conferme. 46 TRATTAMENTO OMEOPATICO DEL MAL DI TESTA Questo studio, condotto da Walach et al (1996) ha valutato l'effetto della terapia omeopatica su un gruppo di 98 persone affette da mal di testa di diversa natura, in doppio cieco randomizzato, dividendo i pazienti 61 nel gruppo verum e 37 nel placebo. È stata usata una metodologia omeopatica classica usando, dopo repertorizzazione, 25 farmaci omeopatici diversi, per un periodo di 12 settimane. I parametri utilizzati nella valutazione della terapia, sono stati la frequenza, la durata e l'intensità del dolore, nonché il consumo di analgesici. I risultati dello studio non mostrano nessuna variazione di rilievo tra il gruppo verum ed il placebo, tendenzialmente anzi, tutti gli indici propendono, anche se in maniera non statisticamente significativa, per il gruppo placebo. Non si propone la terapia omeopatica nella cura del mal di testa. RIDUZIONE CON UN FARMACO OMEOPATICO DELLA DURATA DEL TRAVAGLIO DA PARTO Questo lavoro è stato eseguito da Eid et al. (1994), su un gruppo di 40 donne col sistema randomizzato e in doppio cieco contro placebo. La ricerca, si prefiggeva di verificare gli effetti di Caulophyllum thalictroides nella riduzione del travaglio di parto non complicato in donne primipare. La posologia è stata di 5 granuli 7 CH ogni ora per 4 somministrazioni sublinguali durante la fase attiva del travaglio. Nel gruppo verum, la durata media della fase dilatante è stata di 210 minuti, nel gruppo placebo di 355 minuti, con una riduzione media di 145 minuti (p<0.01). Non si sono riscontrati effetti tossici, in particolare non si sono avute differenze significative per quanto riguarda il benessere e il peso fetale, il dolore, il sanguinamento e l'età gestazionale. I risultati ottenuti, sono stati inoltre confrontati retrospettivamente, con un gruppo di 30 primipare ricoverate nello stesso ospedale negli anni precedenti con travaglio spontaneo e fisiologico, non sottoposte a nessun trattamento. La differenza tra questo gruppo di controllo e quello verum, è stata di 69 minuti (p=0.04), mentre la differenza col placebo è stata di 76 minuti a favore del controllo (p=0.035). 47 355 400 279 Minuti 300 210 200 100 0 Verum Placebo Controllo Figura 2: Durata del travaglio in minuti in primigravide. L'esito dello studio, propone l'uso di Caulophyllum nella riduzione del travaglio da parto in primigravide. L'utilizzo di questo farmaco, un unitario, è molto interessante, in quanto non è necessaria la repertorizzazione, tipica di questa classe di farmaci. TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA PERIARTRITE SCAPOLO OMERALE CALCIFICA Un trattamento omeopatico della periartrite scapolo omerale calcifica (Malattia di Duplay), è stato condotto da Boracchi (1998), su 63 pazienti, utilizzando un cocktail di 10 preparati omotossicologici (complessi), per via intra e peri-articolare. Quattro di questi farmaci (Ultima Ratio, Infi*Aurum, Infi*Lachesis e come drenaggio Infi*Myosotis o Infi*Hamamelis), sono stati sempre somministrati, i rimanenti al contrario, erano scelti a seconda della durata, della eziologia e delle caratteristiche algiche della lesione. Le infiltrazioni sono state eseguite ad intervalli di una settimana, un mese e due mesi dalla prima, aggiungendo altre due sedute se permaneva la sintomatologia. Nei pazienti per i quali l'intensità del dolore era tale da non poter permettere l'attesa degli effetti della cura, sono stati somministrati (come supporto), anche due fitoterapici in TM. Dato che nei criteri di selezione era prevista la presenza di una netta calcificazione, i risultati miravano anche a valutare una sua l'eventuale modificazione. I risultati, hanno mostrato la totale scomparsa della sintomatologia algica in 56 casi su 59 (93%). In tre pazienti è rimasta una lieve 48 sintomatologia sotto sforzo e in un caso solo permaneva invariata la dolenzia notturna. Il pieno riassorbimento delle calcificazioni (non più rilevabili al controllo radiologico), è avvenuto in 43 casi (72.9%), una massiva riduzione delle stesse in 15 (25.4%), mentre solo un paziente non ha ottenuto nessuna variazione del tenore calcico del deposito periarticolare. N° pa zie nti 50 40 Dolore acuto 44 39 Dolore notturno Dolore a riposo 30 21 20 10 0 1 0 0 Pre Post Figura 3: Variazione sintomatologica pre e post trattamento. I risultati di questo lavoro sono positivi, ma il carattere aperto, non controllato e retrospettivo ne inficiano l'attendibilità. Poiché in genere i risultati della terapia convenzionale, basata sulla somministrazione di FANS, cortisonici, Roentgen terapia, ultrasuoni, elettroforesi oltre alla chirurgia tradizionale e mini-invasiva, sono comunque gravati da effetti tossici, merita proseguire l'indagine omeopatica in questa patologia. TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA FIBROMIALGIA Lo studio, eseguito da Fischer (1989), confronta su 30 pazienti un trattamento omeopatico della fibromialgia, contro placebo in doppio cieco randomizzato. E' proposto come unico farmaco Rhus toxicodendrum 6 CH, in due compresse 3 volte al giorno, selezionando al momento della randomizzazione tutti i pazienti che, per pattern sintomatologico e costituzionale, siano stati ritenuti responsivi al farmaco in questione (40% circa). Come indice dell'effetto, è stato misurato il numero di tender points, oltre ad una valutazione del dolore da parte dei pazienti, con l'ausilio della scala VAS. 49 I risultati del trial, mostrano che nel gruppo verum, il numero di tender points è stato di 10.6 contro 14.1 del placebo (p<0.005), il miglioramento della VAS, è stato di 53mm contro 27mm del gruppo placebo (p=0.005). Scala arbitraria 60 VAS (in mm) 53 N° Tender p. 50 40 27 30 20 10,6 14,1 10 0 Verum Placebo Figura 4: Valutazione dei principali parametri utilizzati nello studio. Lo studio propone l'uso di Rhus tox. 6CH (secondo la farmacopea nazionale francese), nei pazienti affetti da fibromialgia, che per caratteristiche sintomatologiche e costituzionali, (pazienti repertorizzati), siano ritenuti responsivi al farmaco in questione. Ulteriori indagini dovranno, non solo confermare questo dato, ma verificare le possibilità di una cura omeopatica nella totalità dei pazienti affetti da questa patologia. TRATTAMENTO OMEOPATICO DELL' ARTRITE REUMATOIDE Uno studio condotto nell'arco di un anno da Gibson et al., (1978), è stato mirato a confrontare gli esiti di diverse terapie per l'artrite reumatoide su tre bracci diversi: nel primo, sono stati considerati 54 soggetti sottoposti a terapia con aspirina e indometacina, a cui è stata associata la terapia omeopatica. I pazienti sono stati seguiti da 2 omeopati e sono stati saggiati più di 200 farmaci omeopatici, nel secondo, composto da 41 soggetti è stata sospesa la terapia fino allora seguita, a favore della monoterapia con ASA, seguiti da specialisti in reumatologia, ed infine il terzo gruppo, costituito da 100 pazienti di controllo in terapia con placebo. Nel primo gruppo (omeopatico), 23 pazienti hanno ottenuto un significativo miglioramento, abbandonando nel frattempo la terapia classica 50 con FANS, 13 hanno terminato lo studio con l'aiuto dei farmaci tradizionali, 4 lo hanno completato, ma senza trarre vantaggio e 14 pazienti sono usciti dallo studio per mancanza di effetti. Nessuno ha riportato effetti iatrogeni. Nel secondo gruppo (ASA), 6 pazienti su 41 hanno ottenuto un significativo miglioramento, mentre gli altri 35 hanno abbandonato la terapia prima della fine dello studio (soprattutto nei primi 4 mesi), 19 per mancanza d'effetto e 16 per effetti tossici troppo gravi. Nel terzo gruppo (placebo) tutti i pazienti sono usciti dallo studio nelle prime settimane per mancanza d'effetto. % di pazienti 100% Buono Discreto 80% Nullo 60% Peggioramento 40% 20% 0% Omeopatia ASA Placebo Figura 5: Valutazione generale dopo un anno di trattamento. Lo studio è stato condotto secondo le tradizionali modalità omeopatiche della repertorizzazione e somministrazione del simile, ma presenta aspetti oggi non più deontologicamente accettabili: la terapia placebo, per una patologia così grave, non è più pensabile. I primi due gruppi - omeopatico e allopatico - inoltre, non si sono confrontati egualmente, dato che uno ha mantenuto la terapia di base "aggiungendo" l'omeopatia, l'altro ne è stato privato, dovendo contare solo sull'azione dell'ASA, farmaco non perfettamente mirato per tale malattia. Queste carenze, riflettono forse lo scopo principale del lavoro, quello di dimostrare l'efficacia in sé dell'omeopatia, anziché proporre una valida alternativa nella cura della AR. Pesano d'altronde i 23 pazienti su 54 che hanno potuto abbandonare del tutto i farmaci tradizionali a favore della sola terapia omeopatica, traendone giovamento senza alcun effetto iatrogeno. 51 TRATTAMENTO OMEOPATICO DELL'ARTRITE REUMATOIDE Studio clinico controllato sull'efficacia dell'omeopatia nell'artrite reumatoide, condotta da Andrade et al. (1991). La ricerca, in doppio cieco, effettuata su 44 pazienti per 6 mesi, si prefiggeva lo scopo di verificare la proponibilità della terapia omeopatica, in una malattia che, per durata e tossicità dei farmaci normalmente impiegati, rappresenta ancora una sfida per la medicina. Sono stati prescritti sia farmaci di fondo, sia locali, repertorizzando i pazienti ad ogni visita mensile. Nel gruppo verum, rispetto all'inizio del trattamento, sono migliorati 4 dei 9 indici clinici e di laboratorio normalmente usati nel controllo dei pazienti. Dei 17 pazienti del gruppo, 10 hanno riscontrato un beneficio, 4 nessuna modificazione sintomatologica e 3 un peggioramento. Nel gruppo placebo, sono invece migliorati 3 indici su 9; 7 pazienti hanno registrato un miglioramento, 5 nessun cambiamento e 4 hanno accusato un peggioramento della sintomatologia. % Pe rsone 60% 59% 50% 40% 30% 20% Miglioramento 44% 23% 18% 31% 25% Nullo Peggioramento 10% 0% Verum Placebo Figura 6: Valutazione medica finale sull'efficacia della terapia omeopatica. Le conclusioni di questo lavoro, al contrario di altri, non fanno propendere per un'azione di rilievo dell'omeopatia in questa patologia, ma il basso numero di partecipanti, come rivela lo stesso autore, potrebbe non far emergere un reale beneficio del trattamento. Manca un'appropriata analisi statistica. 52 TRATTAMENTO DI MEDICINA CONVENZIONALE NELL'ARTRITE REUMATOIDE Una terapia polifarmacologica nell'AR di recente insorgenza, condotta da Biasi et al., non in cieco e non controllato, ha valutato l'efficacia di una combinazione di 3 farmaci classicamente utilizzati nella cura dell'AR, l'idrossiclorochina 400 mg/die, l'aurotiomalato 50 mg/sett., e il MTX 7.5 mg/sett., in 25 pazienti per un periodo di un anno. Risultati: dei 25 pazienti, 7 sono usciti dallo studio, 6 dei quali per gli effetti tossici dovuti principalmente all'aurotiomalato. I 18 pazienti che hanno completato lo studio, hanno riscontrato un netto miglioramento dei parametri clinici e di laboratorio, già dopo 3 mesi di trattamento, miglioramento che è continuato per tutto l'anno. In 15 casi si è potuto sospendere la terapia cortisonica. In particolare, la rigidità mattutina è passata da 105 ad 0.9 minuti (p=<0.005), il numero delle articolazioni tumefatte da 14.5 a 0.3 (p=<0.005), ed il numero delle articolazioni doloranti da 24.5 a 1.9 (p=<0.005). S ca la a rbitra ria 120 Rigidità mattutina (minuti) 105 100 80 Numero articolazioni tumefatte 60 40 20 24,5 14,5 0,90,31,9 0 Inizio cura Fine cura Numero articolazioni dolenti Figura 7: Valutazione della terapia polifarmacologica nei 18 pazienti su 25, che hanno completato lo studio. Un trattamento così aggressivo, si è rivelato indispensabile per ridurre il danno articolare. Sono state tentate molte combinazioni farmacologiche, nessuna delle quali ha dimostrato un netto vantaggio sulle altre. Questo studio, nonostante i limiti dati dall'esiguo numero di pazienti e dalla mancanza del sistema cieco - randomizzato, mostra innegabili vantaggi nei pazienti con AR, che non abbiano ancora avuto episodi di erosione delle articolazioni. Di una certa rilevanza gli effetti tossici, non 53 superiori d'altronde ad altre associazioni farmacologiche. Questa terapia non sembra fermare il danno da erosione articolare. TRATTAMENTO DEL DOLORE DOPO CHIRURGIA ORALE N° persone In questo lavoro, Lökken et al. (1995), hanno valutato gli effetti dell'omeopatia nella chirurgia orale, in uno studio controllato in doppio cieco su 24 pazienti contro placebo. In particolare, è stata valutata la riduzione del dolore, del sanguinamento, del trisma e del gonfiore, dopo estrazione di entrambi i denti del giudizio. Si sono utilizzati sei farmaci omeopatici alla 30 D, Phosphorus, Hypericum, Ledum, Staphisagria, Plantago e Arnica, farmaco quest'ultimo, classicamente impiegato nei traumi acuti, ed anche qui molto utilizzato. La terapia ha avuto inizio tre ore dopo la fine dell'intervento ed è proseguita per sette giorni dopo. Il lavoro di repertorizzazione è stato affidato a due omeopati. I risultati, dopo 7 giorni dall'intervento, mostrano come il dolore (p=0.90, IC al 95% da -27% a 42%), il sanguinamento (p=0.86, IC al 95%: da -0.26 a 0.86) e il gonfiore siano stati assolutamente identici in entrambi i gruppi. Solo per il trisma è stato rilevato un certo miglioramento nel gruppo verum, ai limiti della significatività statistica (media - 2.1, p=0.05, IC al 95%: da - 4.6 a 0.4). 14 12 10 8 6 4 2 0 Trisma 13 11 11 Gonfiore Sanguinamento 5 1 Verum 2 Placebo Figura 8: Numero di persone che alla fine dello studio, hanno preferito un trattamento nei parametri considerati. Le indicazioni emerse dal trial, (che presenta nel limitato numero di partecipanti il suo punto più debole, mancando quindi della potenza necessaria per mettere in risalto effetti che non siano eclatanti), fanno ritenere l'uso del trattamento omeopatico dopo chirurgia orale, un 54 procedimento poco o non attivo e, fino a prova contraria, da abbandonare. Dal punto di vista omeopatico, si obietta la mancanza di un trattamento preventivo con Arnica il giorno prima dell'intervento e nelle tre ore intercorse dalla fine dell'operazione all'assunzione del farmaco. TRATTAMENTO OMEOPATICO DEL DOLORE E PREVENZIONE DELLE INFEZIONI DOPO ISTERECTOMIA Lo studio di Hart et al. (1997), in doppio cieco randomizzato contro placebo, ha valutato gli effetti del prodotto omeopatico Arnica 30 CH sul dolore e sulle infezioni dopo isterectomia. Allo studio hanno preso parte 93 pazienti, 73 delle quali hanno terminato lo studio. L'arnica è stata somministrata 24 ore prima dell'intervento, e quindi tre volte al giorno per 5 giorni dopo l'intervento. I risultati del trial non dimostrano nessuna variazione nel gruppo verum da quello placebo, né per quanto riguarda il dolore (p=0.64, CI al 95%: da -5.3 a 8.6), né per il numero o la gravità delle infezioni, misurato dal numero di pazienti che sono ricorse alla terapia antibiotica (76% nel gruppo verum, 71% nel placebo). 76% % di pe rsone 80% 60% 61% 66% 71% Miglioramento del dolore 40% Peggioramento del dolore 20% Ricorso agli antibiotici 8% 6% 0% Verum Placebo Figura 9: Risultato complessivo dello studio E' quindi possibile concludere che l'uso di arnica 30 CH nella riduzione del dolore post-operatorio, soprattutto dopo isterectomia, non è consigliato. La mancanza della repertorizzazione, non inficia il risultato, dato che l'arnica, a detta di tutti gli omeopati, funziona indipendentemente dalle caratteristiche soggettive, su tutti i tipi di traumi acuti. 55 TRATTAMENTO CONVENZIONALE DEL DOLORE POST-OPERATORIO Questa meta-analisi di Moore e McQuay (1997), ha valutato su 3.453 pazienti suddivisi in 18 trial, gli effetti del tramadolo contro placebo, codeina o combinazioni di analgesici (Codeina 60mg, Tramadolo 50-75100-150mg, Aspirina 650mg + Codeina 60mg e Acetaminofene 650mg + Propossifene 100mg), nella riduzione del dolore dopo chirurgia o estrazione del terzo molare. Il parametro valutato per confrontare l'efficacia delle varie opzioni terapeutiche è stato l'NTT, cioè il numero di pazienti che bisogna trattare per ottenere in uno la scomparsa del dolore. Nel dolore dentale tutti i farmaci si sono dimostrati attivi, ad eccezione del trattamento con Codeina 60mg. Il tramadolo alla concentrazione di 100mg ha registrato un NTT di 4.6 (3.6-6.4), a quella di 150mg 4.2 (2.9-7.3), contro un valore NTT di 6.3 (4.5-9.8) per il trattamento aspirina/codeina e di 5.3 (3.4-11.4) per quello acetaminofene/propossifene. Nel dolore post-operatorio tutti i farmaci hanno mostrato un potere analgesico significativamente superiore al placebo. Il tramadolo 100mg ha prodotto un NTT di 4.8 (3.4-8.2), alla concentrazione di 150mg 2.4 (2.03.1), la combinazione aspirina/codeina 3.6 (2.5-6.3) e l'associazione acetaminofene/propossifene 4.0 (3.0-5.7). 20 50 Codeina 60mg Tramadolo 50mg 15 Tramadolo 100mg Tramadolo 150mg 10 5 9,1 6,3 5,3 4,64,2 9,1 7,1 Acetamin/Proposs. Aspirina/Codeina 4,8 2,4 4 3,6 0 Dol. dentale Post-op Figura 10: Valore di NTT medio nel dolore dentale e postoperatorio. Il tramadolo 150mg appare il miglior analgesico, anche se risulta il più gravato da effetti tossici, soprattutto vertigini, nausea e vomito, la maggior parte di lieve intensità. 56 TRATTAMENTO OMEOPATICO DEL DOLORE DOPO DISTORSIONE DELLA CAVIGLIA N° pazienti Lo studio, condotto da Zell (1989) su 73 pazienti in doppio cieco randomizzato, ha valutato l'effetto di un preparato presente nella Farmacopea Ufficiale Omeopatica Tedesca, Traumeel® pomata, nel ridurre il dolore e la mobilità articolare nelle distorsioni acute delle articolazioni astragaliche (uno dei più frequenti traumi sportivi), in associazione ad una elettroterapia di base, praticata ad entrambi i gruppi. Il trattamento è stato protratto per un massimo di 15 giorni dal giorno d'ingresso. Trattandosi di un prodotto omotossicologico (complesso), non necessitava della repertorizzazione. Nel gruppo verum, 28 pazienti su 33 non avevano più dolore dopo 10 giorni, e 17 presentavano una riduzione di almeno 10 gradi, per la differenza di escursione angolare (flessione + estensione), tra l'articolazione lesa e quella sana. Nel gruppo placebo, 13 pazienti su 36 non avevano più dolore dopo 10 giorni, e 9 presentavano un'analoga riduzione del grado di escursione angolare. La differenza dell'angolo di supinazione, non raggiungeva la significatività statistica (p=0.13). 30 25 20 15 10 5 0 28 23 13 Assenza di dolore Presenza di dolore 5 Verum Placebo Figura 11: Risultati dopo 10 giorni dal trattamento con Traumeel pomata, in pazienti con distorsione della caviglia. I risultati dello studio suggeriscono l'uso di Traumeel® pomata nelle distorsioni acute astragaliche per la riduzione del dolore a 10 giorni dall'incidente (p<0.001). Si tratta di una formulazione molto comune in Germania, dove è stata oggetto di uno studio su oltre 3,5 milioni di soggetti, studio assolutamente privo di ogni valore scientifico, ma che ben testimonia la diffusione del preparato. 57 TRATTAMENTO OMEOPATICO DEL DOLORE IN TRAUMI SPORTIVI % de i pazie nti Un lavoro condotto da Böhmer e Ambrus (1992), ha valutato in doppio cieco randomizzato, gli effetti di due prodotti omeopatici (Traumeel-S e Traumeel-Sine), contro placebo, nei più comuni traumi sportivi. Il trial, istituito su tre braccia, ha coinvolto 102 pazienti egualmente suddivisi nei tre gruppi e seguiti per 15 giorni. I parametri considerati sono stati il gonfiore e la temperatura della pelle e, in seconda istanza, l'intensità del dolore e lo sforzo muscolare massimo possibile. Al termine dello studio, non è stata notata nessuna differenza sulla temperatura cutanea nei tre gruppi. Nessuna differenza, al 5° giorno di trattamento si è altresì evidenziata sul gonfiore e sullo sforzo massimo eseguibile. Al contrario, al 15° giorno è stata evidenziata una differenza significativa sia sul gonfiore (p<0.01), sia sullo sforzo massimo eseguibile (p=0.052). Il dolore ha mostrato un significativo miglioramento già dal 5° giorno (p=0.0016), proseguito fino al 15° giorno (p=0.0002). Complessivamente, non si sono notate variazioni di rilievo tra Traumeel S e Traumeel Sine (p=0.79), mentre appaiono marcate quelle tre Traumeel S e placebo (p=0.002) e tra Traumeel Sine e placebo (p=0.006). 50% Molto buono 40% Buono 30% Discreto Nullo 20% 10% 0% Verum 1 Verum 2 Placebo Figura 12: Valutazione medica sull'efficacia del trattamento. Verum 1 = Traumeel S, verum 2 = Traumeel Sine. Come già altri studi hanno dimostrato, l'uso di Traumeel S appare indicato nel trattamento del dolore e delle altre manifestazioni dell'infiammazione legate a traumatismi. 58 TRATTAMENTO OMEOPATICO DELL' ARTROSI DEL GINOCCHIO % di pazienti Una terapia della gonartrosi è proposta da Weiser e Metelmann (1995), con Zeel® fiale. Si tratta di uno studio aperto, non controllato e multicentrico che ha coinvolto 190 specialisti e 1.845 pazienti con artrosi del ginocchio. La terapia è stata condotta con somministrazione del preparato 2 volte alla settimana per via intrarticolare, per la durata di 4-5 settimane. Il 79% dei pazienti ha ricevuto anche una terapia complementare, soprattutto con FANS e anestetici locali, il 21% solo con Zeel® fiale. I risultati non mostrano differenze significative tra i pazienti trattati in mono terapia da quelli trattati in associazione. La valutazione da parte del medico del trattamento è stata ottima nel 20.8% dei casi, buona nel 52.8%, soddisfacente nel 19.5%, nulla nel 6.2% e si è avuto un peggioramento nel 0.6% dei casi, senza che d'altronde, si siano prodotte lesioni permanenti. 60% Ottimo 50% Buono 40% Soddisfacente 30% Senza risultato 20% Peggioramento 10% 0% Monoterapia Politerapia Figura 13: Valutazione complessiva dopo trattamento con Zeel fiale solo o in associazione con FANS e anestetici locali. I risultati del lavoro suggeriscono una buona azione del preparato nell'artrosi del ginocchio. Si tratta però di uno studio non controllato, retrospettivo, aperto e con numerose variabili, per esempio la stessa puntura articolare può avere effetto analgesico (riflesso-terapia). Una sincera valutazione del prodotto, esige un riscontro più oggettivo in uno studio controllato in doppio cieco. 59 TRATTAMENTO COMPARATO DELL'ARTROSI DEL GINOCCHIO Scala VAS (mm) Questo secondo studio sulla riduzione del dolore da gonartrosi idiopatica è stato eseguito da Nahler et al. (1996), valutando in singolo cieco randomizzato, contro una terapia con acido ialuronico, 114 pazienti egualmente suddivisi nei due rami. Il gruppo omeopatico è stato trattato con 2 infiltrazioni a settimana per 5 settimane con Zeel® fiale, l'altro gruppo con un preparato di acido ialuronico, Hyalart®, sempre con 10 infiltrazioni. I principali parametri valutati sono stati l'intensità del dolore, espressa con una scala VAS e la rigidità mattutina dopo 5 settimane di trattamento. Dopo 5 settimane di trattamento, il dolore provocato dal movimento è passato, in media, da 67mm (scala VAS) a 31, con una riduzione di 36mm con Zeel®, da 63 a 26mm, con una riduzione di 37 nel gruppo Hyalart®. Il dolore notturno si è ridotto da 33 a 9 nel gruppo Zeel®, e da 35 a 7 nel gruppo Hyalart®. La rigidità mattutina è passata da 5 minuti a 2 con Zeel®, e da 5 minuti a 1 con Hyalart®. Gli unici lievi effetti tossici osservati, sono stati dei fenomeni infiammatori locali o irritativi dopo infiltrazione articolare, ed hanno colpito 6 pazienti trattati con Zeel® e 13 con Hyalart®. 40 30 37 36 24 28 Riduzione del dolore al movimento Riduzione del dolore notturno 20 10 0 Zeel Hyalart Figura 14: Andamento del dolore nei due gruppi trattati con i preparati Zeel (omeopatico) e Hyalart (allopatico). La terapia omeopatica si pone sullo stesso piano di efficacia di un tradizionale trattamento di medicina convenzionale, nella cura della gonartrosi idiopatica. 60 VALUTAZIONE COMPLESSIVA SULLA TERAPIA DEL DOLORE Dai dati in possesso, appare abbastanza sorprendentemente, come il prodotto Arnica, molto ben considerato in omeopatia, non abbia dimostrato di esplicare nessuna attività nella riduzione del dolore acuto, soprattutto post-operatorio. Maggiore interesse desta invece, il prodotto complesso Arnica Compositum Heel, nel trattamento del dolore post-traumatico. Nella cura del dolore cronico, come nell'artrosi, il complesso Zeel fiale sembra ottenere risultati soddisfacenti. I risultati controversi ottenuti nell'artrite reumatoide, se da un lato frenano gli entusiasmi per una cura senza gli effetti tossici delle terapie convenzionali, dall'altro pongono le basi per un uso razionale e mirato della terapia omeopatica, che deve essere basata sulla repertorizzazione e sulla somministrazione di uno o più farmaci simili. Promettenti, ma bisognosi di tutta una serie di verifiche, appaiono i risultati ottenuti nella cefalea, nella periartrite scapolo omerale, nella riduzione del travaglio da parto e nella fibromialgia. 61 ORL Nell'ambito ORL, sono prese in considerazione le otiti medie, le sinusiti, le riniti croniche e le sindromi influenzali. L'otite media acuta purulenta, è particolarmente frequente nella prima infanzia, data l'esistenza di fattori anatomici particolari, come la tuba corta e beante e fattori predisponenti come adenoiditi e riniti. L'infezione si propaga per via ascendente dalle vie aeree superiori, meno frequentemente per via transtimpanica, in seguito a lacerazioni della membrana. Lo Streptococco ß emolitico del gruppo A è il maggior responsabile di queste infezioni, segue il Pneumococco e molto più raramente altre forme microbiche. Da menzionare le otiti che si sovrappongono a malattie infettive quali morbillo, scarlattina, varicella ed influenza. La sintomatologia è particolarmente dolorosa, ed evolve per crisi prevalentemente notturne con febbre, astenia, insonnia e cefalea. Al momento dell'eventuale perforazione timpanica, si ha un notevole miglioramento sintomatologico, con fuoriuscita di una secrezione sierosa prima e purulenta poi. Segue la fase di riparazione, che porta alla guarigione con restituzione ad integrità delle strutture (Maurizi M. 1996). L'otite media siero-mucosa è caratterizzata da sensazione di pienezza e tensione auricolare, con acufeni e lieve ipoacusia ed è dovuta principalmente ad un'alterata funzione ventilatoria e di drenaggio della tuba d'Eustacchio, associata ad infiammazioni delle alte vie aeree. Il trattamento tradizionale è basato sull'uso d'antibiotici per via sistemica, antidolorifici sistemici e locali, antiflogistici ed antistaminici. Molto importante è la decongestione delle vie aeree superiori con eventuale bonifica del distretto rinofaringeo. L'otite media cronica, è caratterizzata da uscita di materiale organico dal condotto uditivo esterno e, a differenza della forma acuta, può esitare in alterazioni anatomiche e funzionali permanenti. Trattamenti inadeguati della forma cronica in associazione ad alterazioni sistemiche e loco-regionali, rappresentano le cause della cronicizzazione. Fra le cause sistemiche va ricordato il diabete, le allergie e le immunodeficienze; fra quelle distrettuali le infiammazioni dell'oro-rino-faringe. La flora microbica maggiormente isolata comprende Streptococchi, Stafilococchi, Pneumococchi, Pseudodifterici il Colibacillo e il Proteus. Sono inoltre possibili, infezioni da anaerobi. Esistono molte forme d'otite cronica, in relazione all'eziopatogenesi e alle alterazioni anatomo-istopatologiche. Per brevità, si ricorda l'otite a timpano chiuso od otite catarrale, particolarmente frequente ed ad andamento benigno. I processi regressivi dell'epitelio, portano alla 62 formazione di cellule mucipare con struttura pseudo-ghiandolare. L'essudato è denso, e un'alterata funzionalità timpanica consente l'accumulo del secreto nella cavità timpanica. La membrana timpanica è sempre integra. Nella terapia delle otiti croniche andranno prese in visione tutte le cause in grado di supportare il processo flogistico, dalla terapia delle cause sistemiche (rinite allergica, diabete), a quelle regionali (poliposi, sinusiti croniche, ipertrofia dei turbinanti). Nei bambini sono indicate anche la tonsillectomia e l'adenoidectomia. La terapia antibiotica va fatta per via sistemica, mentre sono d'utilità i lavaggi con acido borico e le instillazioni di corticosteroidi (Turner J.S.Jr 1991). La presenza di secrezione patologica nelle cavità nasali è definita rinorrea. Se la secrezione è chiara, fluida ed abbondante, si parla di rinorrea sierosa, tipica delle manifestazioni allergiche, se densa e giallo-verdognola, definisce il quadro di rinosinusite acuta o cronica. Nelle sinusiti acute, i germi maggiormente coinvolti sono gli Streptococchi, gli Stafilococchi, i Pneumococchi, l'Hemophilus influentiae e i miceti negli immunodepressi. Oltre alla rinorrea, è presente dolore, edema, febbre e fotofobia. La terapia si basa su antibiotici e decongestionanti nasali. La sinusite cronica rappresenta l'evoluzione di una forma acuta curata in modo inadeguato, d'alterati quadri sistemici (malattie renali, epatiche, allergiche) e soprattutto si riscontra una sinusite mascellare, molto incline a cronicizzare. Il dolore è in genere lieve od assente, ma le complicanze possono essere assai gravi come l'osteomielite del frontale o la tromboflebite del seno cavernoso. La terapia è essenzialmente chirurgica, e consiste in una toeletta del seno interessato e nella creazione di una via di drenaggio (McConnel F.M.S. 1991). L'influenza è un'infezione acuta caratterizzata da febbre, tosse secca e mialgie oltre ad un quadro molto variabile di sintomi tipici di un'infezione delle vie respiratorie. La sindrome influenzale è ubiquitaria, colpisce più frequentemente i bambini che non gli adulti, soprattutto nei mesi invernali. È ritenuta a torto una patologia minore; i decessi dovuti ad influenza in ammalati cronici possono essere stimati in 1 su 1.500. la prevalenza della malattia è altissima, colpendo il 10-50% della popolazione (Filice G. 1998). Gli agenti eziologici della malattia sono i virus influenzali A e B, anche se non mancano manifestazioni influenzali da altre forme virali (rinovirus, coronarovirus, adenovirus ecc.) e non virali. Le complicanze più frequenti sono l'otite media, la sinusite e la polmonite. I soggetti maggiormente esposti sono gli anziani e i pazienti affetti da malattie croniche, in particolare quelle di origine cardiovascolare o polmonare (Couch R.B. 1991). 63 OTITE MEDIA CON ADENOIDISMO: CONFRONTO TRA TERAPIA MEDICA CONVENZIONALE E CHIRURGIA Questo lavoro di Vivian (1994), sull'otite media secretiva e recidivante con adenoidismo, ha confrontato un trattamento medico con quello chirurgico, prendendo in visione, retrospettivamente, 1250 bambini, 1150 dei quali trattati con S-carbossimetilcisteina, per tre cicli della durata di un mese ciascuno e, come terapia di supporto, antiflogistici, antistaminici e decongestionanti nasali, e altri 100 sottoposti a adenoidectomia Gruppo in terapia medica: l'obiettività ORL è risultata migliorata nel 78% dei casi, stazionaria nel 18%, e peggiorata nel restante 4%. L'esame audiometrico è migliorato nel 77% dei casi, invariato nel 18% e peggiorato nel 5%. Pressoché sovrapponibili, i risultati dell'analisi inpedenzometrica. Gruppo in terapia chirurgica: l'obiettività ORL è risultata migliorata nel 79% dei casi, stazionaria nel 18% e peggiorata nel 3%. L'esame audiometrico è migliorato nel 78% dei casi invariato nel 17% e peggiorato in 8 casi. 80% 79% 78% Migliorati % di pazienti Stazionari 60% Peggiorati 40% 20% 18% 4% 18% 3% 0% Medicina Chirurgia Figura 15: Confronto tra trattamento medico e chirurgico in pazienti con otite media secretiva associata ad adenoidismo. I risultati di questo studio, a carattere retrospettivo, ma condotto su un gran numero di pazienti, rivalutano la scelta terapeutica medica nei casi di otite media associata ad adenoidismo, riservando l'opzione chirurgica solo ai casi che non rispondano alla terapia farmacologica, anche in considerazione della buona tollerabilità di quest'ultima. 64 TRATTAMENTO COMPARATO OMEOPATIA - MEDICINA CONVENZIONALE NELL'OTITE MEDIA Lo studio, condotto da Friese et al. (1996), ha valutato i risultati ottenuti da due diversi approcci medici: da un lato i classici rimedi omeopatici unitari (Aconitum, Apis mel., Belladonna, Lachesis, Pulsatilla, Silicea, Lycopodium, Chamomilla e Capsicum), prescritti, dopo repertorizzazione, su un gruppo di 103 bambini, dall'altro la terapia convenzionale, basata sull'uso di antibiotici, mucolitici e antipiretici su un gruppo di 28 bambini. I parametri considerati sono stati la durata del dolore, la durata della terapia e il numero di recidive. La durata media della terapia nel gruppo omeopatico è stata di 2 giorni contro i 3 del gruppo di medicina convenzionale (p=0.12), la durata della terapia di 4 giorni contro 10 (p<0.01) e le recidive hanno interessato il 29.3% del gruppo omeopatico contro il 43.5% di quell'allopatico, con un numero medio di ricadute di 0.41 contro 0.70 (p=0.39). 10 Scala arbitraria 10 8 7 Durata della terapia (giorni) 6 43,5 4 2 2 Durata del dolore (giorni) 29,3 Recidive (%) 3 0 Omeopatia Allopatia Figura 16: Valutazione finale dell'efficacia dei due approcci terapeutici. I risultati del lavoro, per quanto inficiati dalla mancanza di un sistema cieco e randomizzato, propongono l'omeopatia come valida alternativa alla terapia convenzionale delle otiti medie, lasciando l'uso degli antibiotici solo ai casi di reale necessità (5 su 103 nel gruppo omeopatico). L'unico parametro che raggiunge la significatività statistica, è la durata della terapia. Un dato, che però è insito nel diverso approccio, non potendo una terapia antibiotica durare meno di 7 giorni, contro una terapia omeopatica, che può risolversi all'atto della prima somministrazione. 65 TERAPIA OMEOPATICA DELL'OTITE MEDIA VERSUS TERAPIA CONVENZIONALE Questo lavoro di Kruse (1998), ha valutato in maniera prospettica e multicentrica, 155 bambini, con otite media per 6 settimane. Nel gruppo A, in terapia omeopatica, sono stati inclusi 105 piccoli pazienti trattati con Aconitum D30, Apis D6, Belladonna D30, Capsicum D6, Chamomilla D3, Lachesis D12 ed altri, nel gruppo B sono stati inclusi 30 bambini trattati con le terapia tradizionale a base di antibiotici, Amoxicillina, Eritromicina, ecc., secretolitici, Ambroxolo, Acetilcisteina, antipiretici, Paracetamolo ecc. e simpaticomimetici come spray nasali. I principali parametri considerati sono stati la durata del dolore, la durata della terapia e le recidive ad 1 anno. 10 10 Giorni 8 Durata della terapia 6 4 Durata del dolore 3 4 4 2 0 Omeopatia Allopatia Figura 17: Confronto tra la durata del dolore e della terapia in caso di otite media trattata con prodotti omeopatici o convenzionali. Nel gruppo A (omeopatia), 70 bambini su 99 (70.7%) non hanno avuto recidive, gli altri 29 ne hanno avute in totale 41. Nel gruppo B (allopatia), 17 bambini su 27 (64%) non hanno avuto recidive, gli altri 10 ne hanno avute 19. Nessuna differenza raggiunge la significatività statistica (p=ns). La durata della terapia è stata in media di 4 giorni nel gruppo A, con un minimo di 2 giorni e un massimo di 31. Nel gruppo B, la media è stata di 10 giorni, con un minimo di 5 giorni e un massimo di 20, mostrando una differenza significativa (p<0.05). La durata del dolore è stata in media di 3 giorni con un massimo di 10 nel gruppo A. In media di 4 giorni con un massimo di 14 giorni nel gruppo B (p=ns). Dai risultati di questo lavoro emerge la sostanziale parità di effetto terapeutico fra i due schemi terapeutici, e quindi la proponibilità della scelta terapeutica omeopatica. 66 TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA SINUSITE CRONICA Un lavoro svolto da Weiser e Clasen (1994), ha valutato, in uno studio a tre braccia, l'efficacia di due preparati omeopatici complessi, Euphorbium compositum S spray nasale costituito da 8 componenti (ECN1) e lo stesso Euphorbium costituito da soli 4 componenti (ECN2), su 155 persone in doppio cieco randomizzato contro placebo. I parametri valutati sono stati la sintomatologia soggettiva, il miglioramento della respirazione, del senso di oppressione facciale, della cefalea nonché una valutazione rinoscopica e ecografica. La posologia è stata di 2 puff per narice 4 volte al giorno, con due visite di controllo, la prima dopo due settimane, la seconda dopo quattro. Score totale 25 21,1 20 14,4 15 10 5 0 Verum (ENC 1) Placebo Figura 18: Valutazione complessiva di tutti i parametri considerati tra il gruppo ECN 1 (otto componenti) e placebo. Il gruppo ECN1 ha mostrato un significativo miglioramento della respirazione (p<0.01) e dell'oppressione (p=0.05). nessuna variazione di rilievo invece, per tutti gli altri parametri, compresi quelli strumentali, così come fra il gruppo ECN1 e ECN2 (p=0.145), e fra ECN2 e placebo (p=0.130). Una valutazione complessiva dei parametri ha rilevato un miglioramento del 21.1% nel gruppo ECN1 e del 14.4% nel placebo (p=0.016). I risultati dello studio promettono un moderato miglioramento della sintomatologia, miglioramento non obiettivabile con analisi strumentali. 67 TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLE SINUSITI ACUTE E CRONICHE. In questo lavoro, Wiesenauer et al. (1989), hanno valutato gli effetti di tre diversi trattamenti omeopatici della sinusite sia nella forma acuta sia nella cronica. Lo studio, randomizzato e in doppio cieco, ha confrontato 152 pazienti divisi in 4 gruppi. Gruppo A: Luffa oper. D 4 + Kalium bic. D 4 + Cinnabaris D3. Gruppo B: Kalium bic. D 4 + Cinnabaris D3. Gruppo C: Cinnabaris D 3. Gruppo D: placebo. Lo studio non ha messo in luce nessuna differenza di effetti terapeutici, né fra le tre proposte omeopatiche, né di queste col placebo. Per tutti i gruppi le percentuali di successo si aggirano attorno all'81% nella sinusite acuta e al 67% in quella cronica. La struttura dello studio è senz'altro rigorosa, ma la stessa cosa non si può dire per la metodologia omeopatica seguita: senza repertorizzazione e senza uso di complessi assai difficilmente si poteva arrivare a risultati soddisfacenti. L'autore, omeopata, si consola ricordando che in letteratura risultati analoghi sono ottenuti con l'uso di antibiotici, decongestionanti nasali e col drenaggio delle cavità nasali. A meno che non emergano da un lavoro di repertorizzazione, i farmaci usati, non si devono considerare attivi sulla popolazione generale in caso di sinusite acuta o cronica. TERAPIA ANTIBIOTICA DELLA SINUSITE ACUTA Questo lavoro di Stalman et al. (1997), ha valutato in doppio cieco randomizzato l'efficacia della terapia antibiotica nella sinusite acuta contro placebo su 192 pazienti. La terapia, con 100 mg di doxiciclina (una tetraciclina), è stata effettuata per 10 giorni. Come farmaci ausiliari sono stati utilizzati analgesici (paracetamolo ed altri) in caso di dolore e vasocostrittori nasali in caso di rinorrea. I parametri valutati sono stati il dolore, il tempo necessario per la ripresa della normale attività lavorativa o scolastica e il numero dei farmaci ausiliari utilizzati. Al termine del lavoro, durato due anni, l'85% dei pazienti di entrambi i gruppi è significativamente migliorato dopo 10 giorni, con il 60% di guarigioni, mentre dopo 6 settimane, il 10% presentava ancora diversi sintomi. Non è stata evidenziata quindi alcuna differenza statisticamente significativa per tutti i parametri considerati seppure, tendenzialmente, tutti i valori mostrino un miglioramento nel gruppo verum. Il 17% dei trattati ha riportato effetti tossici ed ha costretto due persone ad interrompere il trattamento. 68 8 7 6 Giorni 6 4 5 4 5 4 Fine del dolore Ritorno al lavoro o a scuola Fine dell'uso di analgesici 2 0 Verum Placebo Figura 19: Misura dei differenti parametri in sinusite acuta trattata con antibiotico e contro placebo. L'autore conclude che i risultati ottenuti sono il linea con quelli di altri studi e data l'incidenza di effetti tossici, della possibile induzione di ceppi resistenti e della natura autolimitante della patologia, l'uso degli antibiotici nella sinusite acuta non è da considerare una terapia di prima linea nella popolazione adulta non selezionata. TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA RINITE ACUTA E CRONICA Questo lavoro di Sprenger (1989), ha valutato gli effetti di un preparato omeopatico complesso, Euphorbium compositum utilizzato come spray nasale nella rinite acuta e cronica, in schema libero, su 65 pazienti. Il prodotto, costituito da Euphorbium officinarum 4D, Pulsatilla 2D, Luffa opercolata 2D, Mercurius iodatus ruber 6D, Mucosa nasalis suis 6D, Hepar sulphuris calcareum 10D, Argentum nitricum 10D e Sinusitis nosode 13D, è stato somministrato 3-5 volte al giorno, 1-2 puff per narice. Come terapia di supporto, sono state praticate solo terapie fisiche. La valutazione della terapia, da parte del medico, è stata buona in 54 casi (83%), discreta in 7 (10.8%) e nulla in 4 (6.2%). Una valutazione del tutto analoga è stata data dai pazienti, mentre la tollerabilità della terapia è stata ottima in 36 casi (55.4%) e buona in 29 (44.6%). 69 60 54 N° pazienti 50 40 30 20 7 10 4 0 Buono Discreto Nullo Figura 20: Valutazione dopo trattamento omeopatico della rinite acuta e cronica: buono = scomparsa della sintomatologia e normalizzazione della mucosa nasale, discreto = parziale remissione dei sintomi, nullo = mancanza di risultati. La mancanza dello schema cieco randomizzato, non permette una reale valutazione della bontà dell'approccio. Manca inoltre, una suddivisione fra rinite acuta e cronica. I risultati ottenuti, sembrano comunque in linea con quelli più aggressivi della medicina convenzionale e la mancanza sostanziale di tossicità rende il composto abbastanza interessante. TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA RINITE CRONICA Un lavoro in schema libero di Zironi (1994), ha valutato l'efficacia di un complesso omeopatico , Infi*Lachesis costituito da Lachesis D8, Arnica D6, Echinacea D1, Formica D4, Acidum formicum D5 e Pyrogenium D15, in un gruppo di 52 pazienti sofferenti di rinite cronica, tutti provenienti da lunghi trattamenti rivelatisi inefficaci, per un periodo di 3 mesi. La tecnica di somministrazione è stata l'autoemoterapia, con prelievo di 2 cc di sangue del paziente, aggiunta del farmaco e iniezione della miscela nel gluteo. Come farmaci di supporto, sono stati utilizzati Maximum bio flor mirabilis in caso di disbiosi, FM*Chelidonium Complex e FM*Phaseoulus Complex in caso di insufficienza epatopancreatica, FMS* Bufo Complex in caso di micosi e Infi*Echinacea in caso di flogosi 70 % Pazienti batterica cronica. I parametri valutati sono stati l'ostruzione e il prurito nasale, la rinorrea, la reattività bronchiale e la sternutazione. 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Grave Intermedia Lieve Assente Ante-terapia Post-terapia Figura 21: Valutazione del sintomo "ostruzione nasale", dopo 3 mesi di cura con preparati omeopatici. Dopo 3 mesi di cura, l'autore afferma di aver avuto un netto miglioramento di tutti i parametri considerati, in particolar modo per l'ostruzione nasale e l'iperreattività bronchiale (test alla metacolina). I parametri rinorrea e la starnutazione non sono però migliorati in maniera netta e la mancanza del sistema cieco e controllato impediscono una franca valutazione. TRATTAMENTO CURATIVO OMEOPATICO DELL'INFLUENZA In questo lavoro Casanova e Gerard (1988), hanno valutato il prodotto omeopatico Oscillococcinum® 200K nella riduzione dei sintomi influenzali. La sperimentazione multicentrica, controllata ed in doppio cieco contro placebo, ha coinvolto 300 soggetti afferenti in 27 studi medici per una sindrome influenzale. Il trattamento è stato la somministrazione mattina e sera, di un tubodose di Oscillococcinum® fino a risoluzione dei sintomi. I parametri valutati sono stati la temperatura i brividi e la spossatezza. La temperatura è risultata significativamente inferiore nel gruppo verum già dal secondo giorno di trattamento. La media della temperatura alla mattina del 4° giorno di trattamento è stata di 37.3±0.65 nel gruppo trattato e di 38.1±1.02 nel placebo. I brividi, presenti prima del trattamento 71 in 126 soggetti nel gruppo verum e 132 in quello placebo, sono scomparsi rispettivamente nel 55% e nel 26.5% dei casi (p<0.001). La spossatezza, presente in 96 soggetti nel gruppo trattato e in 110 nel gruppo placebo, si è risolta rispettivamente, nel 70% e nel 48% dei casi (p<0.001). % pazie nti 80% 60% 40% Verum 70% 55% Placebo 48% 27% 20% 0% Brividi Spossatezza Figura 22: Soggetti liberi dai sintomi considerati dopo 4 giorni di terapia con Oscillococcinum in caso di sintomatologia influenzale. Lo studio (eseguito con gli stessi risultati anche da altri autori), propone l'utilizzo di Oscillococcinum® per favorire la guarigione dall'influenza. TRATTAMENTO PREVENTIVO OMEOPATICO DELL'INFLUENZA Uno studio multicentrico di Saruggia (1995), ha valutato l'efficacia di un preparato omeopatico Oscillococcinum® 200K nella ragione di un tubodose a settimana, nella prevenzione della sindrome influenzale, su un gruppo di 1.349 soggetti randomizzati contro placebo. I parametri valutati sono stati la comparsa e la durata di episodi di sindrome respiratoria acuta, definita come presenza di tosse e/o febbre superiore a 37.5°C e dalla associazione di almeno due dei tre sintomi seguenti: faringodinia, cefalea e mialgie. Dei 700 pazienti trattati, 477 (68.1%) non hanno sviluppato una sintomatologia respiratoria secondo i criteri stabiliti. Nei 646 pazienti di controllo, 246 (37.9%) non ha sviluppato un'analoga sintomatologia. La differenza risulta statisticamente significativa, così come lo è quella relativa alle persone che hanno subito 2, 3 o 4 attacchi influenzali. 72 70% 68,1% Verum % pa zie nti 60% Placebo 50% 40% 37,9% 30% 36,1% 22,4% 15,8% 20% 7,7% 10% 6,5% 1,4% 0% 0 1 2 3 3,7% 0,3% 4 Figura 23: Numero di episodi di influenzali nei 2 gruppi, trattati e non. I risultati di questo, come di diversi altri studi, indicano il preparato in questione come attivo nella prevenzione dell'influenza. 73 VALUTAZIONE COMPLESSIVA SULLA TERAPIA DELLE PATOLOGIE ORL ED INFLUENZALI I risultati degli studi presentati, pur nella loro frammentarietà, sembrano indicare l'utilizzo della terapia omeopatica nella cura delle più frequenti affezioni di pertinenza ORL. In particolare, "sembra" attuabile una terapia delle forme più benigne e comuni, dove la sostanziale mancanza di effetti tossici legata ad un'efficacia "comparabile" al tradizionale uso di antibiotici, antipiretici, antistaminici e antidolorifici potrebbe fare dell'omeopatia la scelta di primo impiego, lasciando ai casi più seri o non rispondenti, l'utilizzo delle cure consuete. Particolare interesse desta l'utilizzo di preparazioni a scopo profilattico e curativo dell'influenza. Le implicazioni sanitarie, sociali ed economiche sono così vaste, così come i risultati promettenti, che una sperimentazione su vasta scala dovrebbe interessare non solo la medicina convenzionale, ma anche gli organismi statali deputati alla salute pubblica. Molti altri studi sono comunque necessari per avere la "certezza" dell'attività terapeutica. 74 RINITE ALLERGICA STAGIONALE La rinite allergica è l'insieme delle manifestazioni cliniche, caratterizzate da rinorrea, salve di starnuti, ostruzione nasale, tosse, lacrimazione, prurito agli occhi, eventuali cefalee ed orticaria. Le complicazioni sono rappresentate dalla perdita dell'odorato, dalla sinusite e dall'asma bronchiale. Tale sintomatologia può essere periodica, durante la stagione dei pollini, o continua-intermittente senza variazioni stagionali, in quanto correlata ad allergeni perenni (acari della polvere di casa, micofiti, derivati epidermici animali). La causa è un'ipersensibilità, cioè una reazione anormale, esagerata, ad una sostanza (allergene), che viene normalmente ben tollerata dalla maggior parte delle persone (Leonardy J.G. 1991). I pollini, soprattutto di piante anemofile, dovendo affidare al vento il compito di disseminare il gamete disperdono nell'ambiente grandi quantità di allergene. Fra le specie polliniche maggiormente responsabili, troviamo tra le Graminacee Loglio, Codolina, Gramigna, Avena, Frumento ed Erba palustre, tra le Composite Ambrosia, Soffione, Artemisia, tra le Urticacee il genere Parietaria tra le piante arboree troviamo la famiglia delle Oleacee con Ulivo, quella delle Betulacee con Betulla ed Ontano nero e bianco, tra le Corylacee Nocciolo e tra le Conifere Cipresso. Il contatto con l'antigene, in persone costituzionalmente predisposte all'allergia (atopia), induce il sistema immunitario del paziente alla produzione di grandi quantità di anticorpi particolari, le IgE specifiche su quel particolare allergene (fase di sensibilizzazione). I linfociti T-helper dei pazienti atopici, sono prevalentemente Th2, maggiormente predisposti a produrre alcune citochine (IL4, IL5, IL13), che inducono i linfociti B alla produzione di IgE, e stimolano la proliferazione ed attivazione degli eosinofili. Queste IgE, si fisseranno su particolari cellule, i basofili, presenti nel torrente circolatorio, e i mastociti, presenti nella mucosa nasale, nell'albero bronchiale, nel sistema gastro-intestinale e nella cute. In seguito ad un secondo contatto con l'allergene, verrà a formarsi il complesso cellula-IgE-polline, responsabile di una serie di reazioni chimiche che culmineranno nella degranulazione delle cellule stesse (basofili e mastociti), e la messa in circolo dei mediatori chimici dell'infiammazione, soprattutto istamina, prostaglandine e leucotrieni. La liberazione di tutti questi mediatori, provocherà la sintomatologia in pochi minuti (risposta immediata), ed una "up-regulation" delle molecole di adesione sulla superficie cellulare dell'endotelio (ICAM-1, ecc.), ed inducono il rilascio di altri mediatori (PAF, fattori chemiotattici), responsabili dell'infiammazione locale con coinvolgimento di cellule 75 infiammatorie (granulociti neutrofili ed eosinofili) e liberazione di sostanze lesive nei tessuti, quali l'ECP (Roitt I. 1989). Si produrrà un'immunoflogosi responsabile del secondo picco sintomatologico (risposta tardiva). Diagnosi Si basa essenzialmente sulla clinica e su test cutanei con estratti allergenici e dati di laboratorio (IgE totali e specifiche), per quanto certi pazienti abbisognino di indagini più sofisticate. Epidemiologia E' oramai dimostrato che le malattie allergiche sono, negli ultimi decenni, fortemente aumentate. La prevalenza, ad inizio secolo stimata attorno all'1%, risulta oggi tra il 20 e il 25%. Questi dati inoltre, potrebbero essere fortemente sottostimati, data la bassa percentuale di persone che si recano dallo specialista per una rinite, ritenuta - a torto - una patologia secondaria. La patologia allergica, pur non presentando la drammaticità di quelle cardiovascolari e neoplastiche, espone una grossa fetta della popolazione ad una netta diminuzione della qualità della vita, ben esemplificata nella sofferenza e nel rischio, che la forma più grave di allergia, l'asma, pone. Il costo sanitario dell'atopia, è stimato in Europa in 45 miliardi di EURO. Farmaci della medicina convenzionale L'armamentario terapeutico tradizionale è ricco di farmaci sintomatici, profilattici, di pronto intervento e immuno-modulanti. Glucocorticoidi: bloccano la risposta infiammatoria alla base, inibendo la liberazione di acido arachidonico dalle membrane cellulari, primo passo nella formazione degli eicosanoidi. Sono usati soprattutto per via inalatoria, per ridurre al minimo l'assorbimento sistemico (Charpin D. 1994), gravato da notevoli effetti tossici (soppressione dell'asse ipotalamoipofisi-surrenalico, candidiasi e depressione immunitaria). La via sistemica è riservata ai casi più gravi. Antistaminici: antagonisti competitivi selettivi del recettore H₁ dell'istamina, bloccano le risposte mediate da questa sostanza, in particolar modo la contrazione della muscolatura liscia e l'aumento della permeabilità vascolare. Usatissimi, hanno nella sedazione il maggior effetto tossico, nettamente ridotto negli antistaminici di nuova generazione (Masi M. 1993), che presentano anche un'azione antinfiammatoria (inibiscono il rilascio di prostaglandine e leucotrieni, prevenendo la degranulazione dei mastociti). 76 Broncodilatatori: attivano il recettore β-₂ adrenergico, provocando il rilassamento della muscolatura bronchiale e quindi un aumento del lume. Sono ritenuti farmaci sicuri ed efficaci, usati nelle forme che maggiormente impegnano l'albero bronchiale. La teofillina, una metil-xantina, ad azione broncodilatatrice, è usata nella cura dell'asma. Agisce aumentando il livello intracellulare di cAMP. Cromoni: hanno azione esclusivamente profilattica e devono essere presi per almeno 3 settimane prima del periodo critico. Agiscono impedendo la degranulazione dei mastociti mediata da IgE (Knottnerus 1996). Sono assunti per os o aereosol. Modificatori della risposta immunitaria (vaccini): l'immuno terapia (ITS), si basa sulla somministrazione sottocute o sub-linguale, degli allergeni responsabili della malattia. Le dosi sono progressivamente aumentate fino a raggiungere la dose massima tollerata, in modo da ridurre i sintomi dovuti all'esposizione all'allergene causale (OMS 1998). La via sottocute presenta il rischio di shock anafilattico, per cui questa procedura va eseguita in centri specializzati (W.H.O. 1997). L'ITS rappresenta l'unico modo di cambiare la storia naturale della malattia. Recenti studi dimostrano uno shift della risposta Th2 a quella Th1; questo comporta incremento IgG specifiche competitive e riduzione a lungo termine dell'incremento delle IgE specifiche (soprattutto in relazione all'esposizione allergenica). Farmaci omeopatici Isoterapia: è la più conosciuta forma di omeopatia dopo l'esperimento di Reilly. Consiste nel somministrare per via sub-linguale preparati omeopatici degli allergeni maggiormente presenti nella zona. È anche la forma più comoda, non necessitando del lavoro di repertorizzazione. Pur essendo una delle poche procedure in cui siano stati dimostrati degli effetti, non è usatissima, preferendo forme più tradizionali anche se meno comode. Omeopatia classica: si ricercano uno o più farmaci che possano coprire il più possibile il quadro sintomatologico del paziente (repertorizzazione), tenendo conto del suo terreno (costituzione). Nominarli non ha molto senso, ma a titolo di esempio si può citare Apis, Hystaminum, Sabadilla, Gelsemium, Allium cepa, Nux vomica come sintomatici a basse diluizioni, e rimedi a medie-alte diluizioni in tubo-dose come rimedio diatesico. 77 TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA RINITE ALLERGICA STAGIONALE Questo lavoro di Reilly et al. (1986), ha confrontato un trattamento omeopatico standardizzato, costituito dai 12 pollini maggiormente responsabili della rinite allergica stagionale nel Regno Unito, paese dove si è svolto il lavoro, diluiti e dinamizzati alla 30 CH contro placebo in doppio cieco randomizzato su 162 pazienti. I parametri utilizzati per valutare l'efficacia del trattamento sono stati la valutazione personale dei pazienti, espressa con una scala VAS e la diminuzione del consumo di antistaminici. Nel gruppo verum, dopo 5 settimane di trattamento si è avuta la diminuzione della VAS di -17.2 mm, contro -2.6 mm del placebo, con una differenza di - 14.6 (con intervalli di confidenza al 95% da 2.5 a 26.5 mm, p=0.02). Il consumo medio di antistaminici è stato di 11.2 compresse a persona nel gruppo verum e 19.7 a persona nel gruppo placebo (IC al 95%: da 1 a -16; p=0.02).Le persone che hanno potuto interrompere il consumo di antistaminici, sono state 16 su 47 nei trattati, e 9 su 45 nel placebo. Scala arbitraria 20 15 19,7 17,2 11,2 10 5 2,6 VAS (in mm) Consumo antistaminici (n°compresse) 0 Verum Placebo Figura 24: Andamento dei principali parametri. Scala VAS e consumo di compresse di antistaminici. I risultati del lavoro suggeriscono la possibilità di un trattamento omeopatico della rinite allergica stagionale. I benefici del trattamento omeopatico, non paiono gravati da effetti tossici, con solo un iniziale "aggravamento omeopatico" che ha colpito 21 persone su 47, contro le 11 su 45 nel placebo. 78 TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA RINITE ALLERGICA STAGIONALE Lo studio di Wiesenauer e Gaus (1985), si propone di valutare gli effetti del preparato omeopatico Galphimia glauca D6, nella rinite allergica stagionale ed inoltre di verificare se lo stesso prodotto, ugualmente diluito e preparato dalla stessa TM, ma non dinamizzato (cioè fortemente scosso ad ogni diluizione), sia ugualmente efficace o meno. Allo scopo, gli Autori hanno programmato un lavoro in doppio cieco su 160 pazienti diviso in tre braccia. Nel primo i pazienti hanno assunto il preparato omeopatico, nel secondo la semplice diluizione della TM non omeopatizzata, nel terzo il placebo. La valutazione dell'efficacia della terapia si è basata sul miglioramento dell'oculo-rinite prima e dopo la terapia, dividendo i pazienti in 4 classi: liberi dai sintomi, molto migliorati, poco migliorati e immodificati. Per quanto riguarda i sintomi oculari, le persone che hanno ottenuto un netto miglioramento (prime 2 classi) sono state 28 su 35 (80%) nel gruppo omeopatico, 23 su 35 (66%) nel gruppo con la sola diluizione e 24 su 37 (65%) nel placebo. Per la rinite invece, sono nettamente migliorate 28 pazienti su 36 (78%) nel gruppo omeopatico, 18 su 35 (51%) nel gruppo con la sola diluizione e 22 su 38 (58%) nel placebo. N° pazienti 20 15 Ottimo 16 13 12 10 5 Soddisfacente 98 3 5 5 12 10 10 6 Scarso Nullo 0 Verum Dil. Placebo Figura 25: Andamento dei sintomi della rinite dopo trattamento con Galphimia glauca D6, corrispondente diluito ma non scosso (non omeopatico) contro placebo. Ottimo = totale scomparsa della sintomatologia, soddisfacente = netto miglioramento, scarso = leggero miglioramento e nullo = nessuna variazione sintomatologica. 79 Lo studio, mette in evidenza una modesta attività di Galphimia D6 rispetto alla diluizione e al placebo, che sembrano avere un andamento sovrapponibile. Come lo stesso Autore ammette, il farmaco non si presta ad essere utilizzato nella cura della rinite allergica stagionale nella popolazione generale. D'altronde lo scopo del lavoro era soprattutto verificare l'importanza della dinamizzazione nel processo di formazione del farmaco omeopatico, scopo che, peraltro, non sembra essere stato ottenuto appieno. Mancando la repertorizzazione dei pazienti, le persone responsive alla Galphimia, si sono infatti diluite nella popolazione generale, conferendo allo studio una potenza molto limitata. LE OCULORINITI ALLERGICHE IN PEDIATRIA Questo lavoro, eseguito da Micciché et al. (1998) sulle oculoriniti allergiche in età pediatrica, ha confrontato il classico trattamento della medicina convenzionale, a base di antistaminici, spray e gocce vasocostrittori nasali e oculari, cortisonici per aerosol (in tre casi si rese necessario l'uso sistemico), colliri a base di cortisonici o piroxicam con il trattamento omeopatico. Questo ha escluso la ricerca del simillimum, ed anche dei farmaci diatesici, offrendo una cura standardizzata a base di un organo terapico, oligoelementi e Hystaminum, tutto a basse diluizioni, da 4 a 9 CH. Lo studio è stato avviato a stagione dei pollini iniziata, per valutare la reale efficacia delle terapie in fase acuta. Nel gruppo trattato con i preparati omeopatici, dopo il primo ciclo di terapia, si è avuta la guarigione di 22 bambini su 35, (un mese), e di altri 8 dopo un secondo ciclo. Infine, 2 bambini hanno avuto solo un lieve beneficio e 3, a causa di recidive, sono stati inviati alla cura allopatica. Questo trattamento necessita di circa 7-10 giorni per l'inizio della regressione dei sintomi. Nel gruppo trattato con l'allopatia, si è avuta la guarigione di 21 bambini su 35, altri 7 hanno avuto solo un lieve beneficio e 7 hanno dovuto interrompere il trattamento a seguito di effetti tossici. La terapia è stata somministrata per 4 mesi (tutta la durata della stagione dei pollini), con una progressiva diminuzione dopo il primo mese. I primi miglioramenti sono comparsi generalmente prima del gruppo trattato omeopaticamente. 80 30 30 Ottimo N° pazienti 25 Discreto 21 Nullo 20 15 10 5 7 7 2 3 0 Omeopatia Allopatia Figura 26: Confronto tra il trattamento delle oculoriniti allergiche con farmaci omeopatici contro farmaci tradizionali. Ottimo = totale scomparsa della sintomatologia, discreto = parziale beneficio e nullo = passaggio ad altra terapia, perché inefficace nel gruppo omeopatico e per comparsa di effetti tossici nel gruppo allopatico. I risultati dello studio propongono il trattamento omeopatico delle oculo-riniti stagionali, lasciando solo ai no-responders il più aggressivo trattamento allopatico. Ulteriori studi in doppio cieco randomizzati, sono però necessari per convalidare questa procedura. TRATTAMENTO DELLA RINITE ALLERGICA E DELL'ASMA NEI BAMBINI, CON UN NUOVO PREPARATO OMEOPATICO. Questo studio pilota, è stato eseguito da Conti e Orlandini (1998), per valutare gli effetti del Transfer Factor 22 sulle manifestazioni allergiche su bambini. Il "TF22 suppressor", contenente estratti linfocitari specifici, rivolti alle proteine dei pollini più comuni e della polvere di casa. In vivo, il TF agirebbe da commutatore della risposta immunitaria da Th2, tipica della situazione allergica, a Th1, sopprimendo i cloni Th2. Il prodotto (anche se non è un complesso), è proposto come terapia standard a tutti i pazienti atopici, quindi senza bisogno del lavoro di repertorizzazione. La valutazione dell'efficacia del prodotto è stata fatta in base alla differenza di 81 sintomatologia prima e dopo la terapia e alla diminuzione dell'uso di farmaci tradizionali. A 20 pazienti sofferenti di rinite allergica stagionale, sono stati somministrate 2 capsule al giorno di TF22. La differenza di score sintomatologico prima e dopo 30 giorni di terapia, è risultata statisticamente significativa (p<0.01). A 20 bambini allergici ai pollini stagionali, con crisi d'asma, è stata praticata, in aggiunta ai farmaci tradizionali, TF22. Le condizioni cliniche sono migliorate già dopo 2 settimane, con riduzione delle crisi dell'80% e riduzione dei farmaci tradizionali (cortisonici, ß2-stimolanti e teofillina), del 70%. I trattamenti sono proseguiti per tutta la durata della stagione dei pollini, senza effetti tossici. % di riduzione 100% 100% 100% Riduzione del n° delle crisi d'asma 80% Riduzione dei farmaci assunti 60% 40% 20% 30% 20% 0% Pre-terapia Post-terapia Figura 27: Risultati del trattamento con TF 22 durante il periodo di esposizione ai pollini. Questo studio pilota, non permette una valutazione adeguata del prodotto, che si presenta interessante, ma bisognoso di maggiori prove. TRATTAMENTO OMEOPATICO DELL'ASMA BRONCHIALE Un lavoro di Castellsagu (1992), ha valutato in maniera retrospettiva 26 pazienti sofferenti di asma bronchiale da un minimo di 18 mesi ad un massimo di 11 anni, trattati col metodo classico della repertorizzazione con farmaco unico. Sono stati prescritti 22 farmaci diversi (Sulphur, Calcarea 82 carbonica, Lycopodium, Pulsatilla i più usati) e a diverse potenze, soprattutto alla 200 K. I risultati, dopo 3 anni di trattamento, hanno mostrato 15 casi di guarigione (58%), 6 di miglioramento (23%) e 5 di insuccesso (19%). 15 N° pazie nti 15 10 6 5 5 0 Guariti Migliorati Invariati Figura 28: Risultati sull'asma bronchiale dopo 3 anni di trattamento con farmaci omeopatici. Nei 15 casi curati, 8 (53%) hanno avuto bisogno di un solo farmaco omeopatico, 4 (27%) di 2-4 rimedi e i restanti 3 (20%) di 5-9 farmaci diversi. Il tempo occorso per la guarigione è stato di 2-6 mesi in 5 casi (33.3%), di un anno per altri 5 (33.3%), da 1 a 3 anni per 3 pazienti (20%) e di un periodo superiore ai 3 anni per i restanti 2 casi (13.3%). Il carattere aperto non controllato dello studio, non permette di trarre delle conclusioni definitive, ciononostante i risultati ottenuti indicano un possibile utilizzo dell'omeopatia in questa malattia cronica. TRATTAMENTO OMEOPATICO DELL'ASMA ALLERGICO Uno studio sull'asma allergico pubblicato da Reilly et al (1994), ha valutato gli effetti dell'immunoterapia omeopatica in doppio cieco controllato, su 28 pazienti sofferenti di asma allergico, contro placebo. I parametri valutati sono stati il miglioramento soggettivo con l'ausilio della scala VAS, la reattività bronchiale dopo istamina e la funzionalità respiratoria, tramite la misura del FEV1 e del FVC. 83 I preparati omeopatici sono stati preparati secondo le direttive della Farmacopea Omeopatica Francese alla classica potenza di 30 CH. Dopo 4 settimane di trattamento, sono migliorate 9 degli 11 pazienti del gruppo omeopatico, contro 5 su 13 del gruppo placebo con una riduzione media di 7.2 mm della scala VAS nel gruppo omeopatico contro un aumento di 7.8 mm nel placebo (IC al 95%: da -24 a -6, p=0.003), valori confrontati dopo 4 settimane di run-in per determinare il valore di base. Analoghi risultati sono stati ottenuti dai test di funzionalità polmonare, con una differenza tra i gruppi di 0.36 L nel FVC (IC al 95%: da 0.03 a 0.73, p=0.03) e di 8.5% nel FEV1 (IC al 95%: da -3.0 a 18,, p=0.08), valore quest'ultimo in linea con i precedenti, ma non significativo dato che gli IC oltrepassano lo zero. % di pa zie nti 100% Migliorati 81,2% Invariati 80% 61,5% 60% 40% 20% 38,5% 18,8% 0% Verum Figura 29: Trattamento dell'asma bronchiale. Placebo con immunoterapia omeopatica L'autore, in quest'articolo compie anche una metanalisi sui tre lavori da lui eseguiti, traendone la conclusione che la probabilità, che gli effetti positivi ottenuti siano dovuti al caso, è dello 0.04%. I risultati dello studio sono compatibili per l'uso dell'omeopatia nell'asma allergico. 84 TRATTAMENTO DELLA RINITE ALLERGICA STAGIONALE CON UN CORTICOSTEROIDE INTRANASALE Questo studio, condotto da Boner e Sette (1994) ha valutato in maniera multicentrica, in 38 studi in doppio cieco randomizzato su 642 bambini, l'efficacia del Fluticasone propionato spray nasale acquoso, nella riduzione dei sintomi della rinite allergica stagionale. Lo studio è stato condotto su tre braccia: fluticasone 100 µg, fluticasone 200 µg e placebo, con un'unica somministrazione giornaliera. I parametri valutati sono stati la rinorrea, il naso chiuso, gli starnuti, il prurito e l'irritazione agli occhi. I risultati hanno mostrato un significativo miglioramento di entrambi i gruppi trattati rispetto al placebo (p=0.01) e nessuna variazione di rilievo, tra i due gruppi trattati con concentrazioni diverse. Il 30% dei bambini ha ottenuto la completa remissione dei sintomi, contro il 10% del placebo, mentre non sono state riportate le percentuali relative ai successi parziali. Per ogni singolo sintomo, nel gruppo trattato si è avuta una remissione media del 35-80% circa, contro il 10-60% circa del placebo. Nonostante la mancanza di un'accurata esposizione dei dati, il trattamento in questione appare sufficientemente efficace e sicuro. TRATTAMENTO DELL'ALLERGIA AGLI ACARI, MEDIANTE IMMUNOTERAPIA CONVENZIONALE NON INIETTIVA Questo studio, condotto da Passalacqua et al. (1998) ha valutato, in doppio cieco randomizzato su un gruppo di 20 persone, gli effetti dell'immunoterapia sub-linguale nella rinocongiuntivite allergica perenne da acari (polvere di casa) per due anni. I parametri considerati sono stati la valutazione soggettiva dei pazienti e la misurazione di diversi parametri di laboratorio, fra cui l'ICAM-1, molecola d'adesione e d'infiammazione. Il gruppo verum ha mostrato un deciso miglioramento già dopo 6 mesi di terapia. Alla fine del lavoro, la differenza sintomatologica è risultata statisticamente significativa (p<0.01), come pure i dati dell'ICAM1 (p=0.01). I risultati dello studio, vista anche la buona compliance e gli scarsi effetti tossici (l'immunoterapia sub-linguale non espone al rischio di shock anafilattico), propongono questo approccio nella cura delle rinocongiuntiviti allergiche da acari. 85 VALUTAZIONE COMPLESSIVA SULLA TERAPIA OMEOPATICA DELLA RINITE ALLERGICA STAGIONALE Tutti gli studi sono univoci nel dimostrare l'efficacia della terapia omeopatica nella rinite allergica stagionale ed anche nel caso di asma. I risultati sono positivi indipendentemente dall'approccio utilizzato, omeopatia classica, isopatia e farmaco unico somministrato senza repertorizzazione. Come in medicina convenzionale, anche in omeopatia siamo di fronte a varie opportunità terapeutiche, dove la scelta si pone nell'individuare la terapia più efficiente. I risultati ottenuti rappresentano solo l'inizio di una lunga strada da percorrere. Sono necessari molti altri studi per validare i risultati ottenuti e per quantificare l'efficacia della cura in rapporto al tipo di terapia e alle più evolute tecniche di medicina convenzionale, come l'immuno terapia specifica (ITS) sublinguale. 86 BIBLIOGRAFIA 1. Amodeo C.; Musso R.; Missiato A.; Caglia' P.; Veroux P.F.; Ricciotti F.: Il ruolo dell'arnica nella prevenzione della terapia infusionale protratta. Valutazione della aggregabilità piastrinica. IX Congresso Nazionale della Società Italiana di Patologia Vascolare. 6-9 giugno 1987. 2. Andrade L.E.C.; Ferraz M.B.; Atra E.; Castro A.; Silva M.S.M.: A randomized controlled trial to evaluate the effectiveness of homeopathy in rheumatoid arthritis. Scan. J. 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Aggiornamenti di Medicina Integrata. 2° semestre 1994. 93 94 SOMMARIO INTRODUZIONE ...................................................................................................................................... 2 L'OMEOPATIA......................................................................................................................................... 4 Cenni storici...................................................................................................................................... 4 La sperimentazione patogenetica...................................................................................................... 7 La ricerca del simillimum ............................................................................................................... 11 Sintomi chiave................................................................................................................................. 13 Sintomi psichici ............................................................................................................................... 13 Sintomi somatici.............................................................................................................................. 13 Modalità.......................................................................................................................................... 13 La "direzione" del sintomo (legge di Hering) ................................................................................. 14 Soppressione dei sintomi................................................................................................................. 14 Gerarchizzazione dei sintomi.......................................................................................................... 15 I segni.............................................................................................................................................. 16 Psora ............................................................................................................................................... 19 Sicosi ............................................................................................................................................... 19 Luesinismo ...................................................................................................................................... 19 Patologia iperacuta......................................................................................................................... 20 Patologia acuta ............................................................................................................................... 20 Patologia cronica............................................................................................................................ 20 Terapia sostitutiva........................................................................................................................... 20 Età ................................................................................................................................................... 20 Basse diluizioni (basse potenze)...................................................................................................... 21 Medie diluizioni (medie potenze) .................................................................................................... 21 Alte diluizioni (alte potenze) ........................................................................................................... 22 Gli unitari........................................................................................................................................ 23 Gli unitari in "accordo di potenza"................................................................................................. 23 I complessi ...................................................................................................................................... 23 I nosodi (bioterapici) ...................................................................................................................... 23 Catalizzatori intermedi ................................................................................................................... 24 Allopatici omeopatizzati.................................................................................................................. 24 I "suis" (organoterapici) ................................................................................................................. 24 I granuli .......................................................................................................................................... 25 I globuli........................................................................................................................................... 25 Le gocce .......................................................................................................................................... 25 Le supposte...................................................................................................................................... 25 Gli iniettabili ................................................................................................................................... 26 Le fiale bevibili................................................................................................................................ 26 I fialoidi........................................................................................................................................... 26 Le compresse................................................................................................................................... 26 Gli ovuli - bastoncelli - candelette vaginali .................................................................................... 26 Gli sciroppi ..................................................................................................................................... 27 Le pomate........................................................................................................................................ 27 L'assorbimento sub-linguale ........................................................................................................... 28 Uso simultaneo di più farmaci ........................................................................................................ 28 Conservazione................................................................................................................................. 28 L'aggravamento omeopatico ........................................................................................................... 28 Gli unicisti....................................................................................................................................... 30 I pluralisti........................................................................................................................................ 30 I complessisti................................................................................................................................... 31 La tavola omotossicologica............................................................................................................. 32 Le tre leggi fondamentali dell'omotossicologia .............................................................................. 33 Aggravamento omeopatico.............................................................................................................. 34 Persone sensibili ............................................................................................................................. 34 Alte diluizioni .................................................................................................................................. 35 Basse diluizioni ............................................................................................................................... 35 Assunzione accidentale di grosse quantità di farmaco ................................................................... 35 De-slatentizzazione ......................................................................................................................... 35 Tossicità da eccipiente .................................................................................................................... 36 Il punto di vista allopatico .............................................................................................................. 36 95 Medicina omeopatica ...................................................................................................................... 37 Medicinale omeopatico ................................................................................................................... 37 IL DOLORE ............................................................................................................................................. 43 Misurazione del dolore ................................................................................................................... 43 FARMACI UTILIZZATI NELLA MEDICINA CONVENZIONALE ..................................................................... 44 Analgesici narcotici ........................................................................................................................ 44 Analgesici non narcotici ................................................................................................................. 44 Anestetici locali............................................................................................................................... 44 Adiuvanti ......................................................................................................................................... 45 Farmaci omeopatici ........................................................................................................................ 45 TRATTAMENTO OMEOPATICO DELL' EMICRANIA .................................................................. 46 TRATTAMENTO OMEOPATICO DEL MAL DI TESTA ................................................................. 47 RIDUZIONE CON UN FARMACO OMEOPATICO DELLA DURATA DEL TRAVAGLIO DA PARTO ................................................................................................................................................. 47 TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA PERIARTRITE SCAPOLO OMERALE CALCIFICA. 48 TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA FIBROMIALGIA.......................................................... 49 TRATTAMENTO OMEOPATICO DELL' ARTRITE REUMATOIDE ............................................. 50 TRATTAMENTO OMEOPATICO DELL'ARTRITE REUMATOIDE .............................................. 52 TRATTAMENTO DI MEDICINA CONVENZIONALE NELL'ARTRITE REUMATOIDE............. 53 TRATTAMENTO DEL DOLORE DOPO CHIRURGIA ORALE ...................................................... 54 TRATTAMENTO OMEOPATICO DEL DOLORE E PREVENZIONE DELLE INFEZIONI DOPO ISTERECTOMIA................................................................................................................................. 55 TRATTAMENTO CONVENZIONALE DEL DOLORE POST-OPERATORIO ............................... 56 TRATTAMENTO OMEOPATICO DEL DOLORE DOPO DISTORSIONE DELLA CAVIGLIA.... 57 TRATTAMENTO OMEOPATICO DEL DOLORE IN TRAUMI SPORTIVI.................................... 58 TRATTAMENTO OMEOPATICO DELL' ARTROSI DEL GINOCCHIO ........................................ 59 TRATTAMENTO COMPARATO DELL'ARTROSI DEL GINOCCHIO .......................................... 60 VALUTAZIONE COMPLESSIVA SULLA TERAPIA DEL DOLORE............................................. 61 ORL ........................................................................................................................................................... 62 OTITE MEDIA CON ADENOIDISMO: CONFRONTO TRA TERAPIA MEDICA CONVENZIONALE E CHIRURGIA .................................................................................................. 64 TRATTAMENTO COMPARATO OMEOPATIA - MEDICINA CONVENZIONALE NELL'OTITE MEDIA ................................................................................................................................................. 65 TERAPIA OMEOPATICA DELL'OTITE MEDIA VERSUS TERAPIA CONVENZIONALE ......... 66 TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA SINUSITE CRONICA .................................................. 67 TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLE SINUSITI ACUTE E CRONICHE. ............................... 68 TERAPIA ANTIBIOTICA DELLA SINUSITE ACUTA .................................................................... 68 TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA RINITE ACUTA E CRONICA ..................................... 69 TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA RINITE CRONICA ....................................................... 70 TRATTAMENTO CURATIVO OMEOPATICO DELL'INFLUENZA .............................................. 71 TRATTAMENTO PREVENTIVO OMEOPATICO DELL'INFLUENZA.......................................... 72 VALUTAZIONE COMPLESSIVA SULLA TERAPIA DELLE PATOLOGIE ORL ED INFLUENZALI .................................................................................................................................... 74 RINITE ALLERGICA STAGIONALE ................................................................................................. 75 Diagnosi.......................................................................................................................................... 76 Epidemiologia ................................................................................................................................. 76 Farmaci della medicina convenzionale........................................................................................... 76 Farmaci omeopatici ........................................................................................................................ 77 TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA RINITE ALLERGICA STAGIONALE......................... 78 TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA RINITE ALLERGICA STAGIONALE......................... 79 LE OCULORINITI ALLERGICHE IN PEDIATRIA .......................................................................... 80 TRATTAMENTO DELLA RINITE ALLERGICA E DELL'ASMA NEI BAMBINI, CON UN NUOVO PREPARATO OMEOPATICO............................................................................................. 81 TRATTAMENTO OMEOPATICO DELL'ASMA BRONCHIALE .................................................... 82 TRATTAMENTO OMEOPATICO DELL'ASMA ALLERGICO ....................................................... 83 TRATTAMENTO DELLA RINITE ALLERGICA STAGIONALE CON UN CORTICOSTEROIDE INTRANASALE .................................................................................................................................. 85 96 TRATTAMENTO DELL'ALLERGIA AGLI ACARI, MEDIANTE IMMUNOTERAPIA CONVENZIONALE NON INIETTIVA .............................................................................................. 85 VALUTAZIONE COMPLESSIVA SULLA TERAPIA OMEOPATICA DELLA RINITE ALLERGICA STAGIONALE.............................................................................................................. 86 BIBLIOGRAFIA...................................................................................................................................... 87 SOMMARIO ............................................................................................................................................ 95 97