La dieta della Salute del Dott. Fabrizio Moda

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PADOVA
FACOLTA’ DI FARMACIA
CORSO DI LAUREA IN FARMACIA
DIPARTIMENTO DI BIOLOGIA
TESI DI LAUREA
STUDI CLINICI IN OMEOPATIA
RELATORE: CH.MO PROF. ROSAMARIA CANIATO
LAUREANDO:FABRIZIO MODA
ANNO ACCADEMICO 1997-1998
La disciplina omeopatica vuole
essere giudicata solo dai risultati
che riesce ad ottenere.
C.F.Samuel Hahnemann
Vorrei ringraziare tutte le persone che mi hanno aiutato nella
stesura di questa tesi, senza il cui contributo difficilmente avrebbe visto la
luce. Un grazie particolare rivolgo al dr. Dimitri Mitropoulos, docente del
Corso Triennale Teorico Pratico di Medicina Omeopatica di Padova, alla
dr.ssa Lucia Billeri, specialista in allergologia del Laboratorio Centrale
dell'Azienda Ospedaliera di Padova, al dr. Roberto Vivian, specialista
ORL del Policlinico Ospedaliero di Padova, al dr. Nicola Zadra,
specialista in Anestesia e Rianimazione della Chirurgia Pediatrica
dell'Azienda Ospedaliera di Padova, nonché tutte le Aziende che si sono
prestate a fornire il materiale in loro possesso.
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INTRODUZIONE
In Europa, il 60% del mercato farmaceutico è coperto dalle medicine
alternative (se ne contano più di 600) e sono usate dal 20 al 50% della
popolazione, a seconda dei paesi.
Negli ultimi anni, anche in Italia, si sta assistendo ad un forte
impulso delle principali forme di medicina definite "non convenzionali"
oppure "naturali" o appunto "alternative", come la fitoterapia, l'agopuntura
e l'omeopatia.
Per la fitoterapia si tratta in realtà di una riscoperta, dato che ancor
oggi, la maggior parte dei farmaci tradizionali derivano, direttamente o
indirettamente, da estratti di piante medicinali. L'uso di pozioni ed infusi
d'erbe, si ritrovano infatti in tutti i popoli in tutte le epoche.
L'agopuntura, medicina "da sempre", data 3.000 anni prima di Cristo,
è stata recentemente accettata dalla medicina ufficiale occidentale, grazie
soprattutto alla scoperta che i punti nei "meridiani d'agopuntura" hanno una
minore resistenza elettrica rispetto a tutto il resto della superficie corporea,
inoltre, nella cura del dolore, è stata dimostrata la stretta relazione fra
agopuntura e produzione di oppioidi endogeni, e fra questi ed effetti
analgesici.
L'omeopatia ha una storia più breve, anche se certamente molto
tormentata, ha compiuto da poco 200 anni e dalla fine della II Guerra
Mondiale, vive un periodo di continua ascesa; sempre più persone infatti si
rivolgono ad essa (12 milioni in Italia, secondo recenti stime Doxa, di cui 4
la usano come cura principale), così come cresce il numero dei medici che
la praticano, sia esclusivamente (2.000), sia come compendio della loro
prassi (3.000). Il numero delle farmacie che vendono prodotti omeopatici è
di oltre 7.000, con un fatturato medio annuo di 140 miliardi. Nonostante
questi numeri, negli altri paesi occidentali la situazione è notevolmente più
avanzata. In Francia, il prodotto antinfluenzale più venduto in assoluto, è
un farmaco omeopatico, negli USA, un medico su quattro usa l'omeopatia e
le visite di medicina alternativa superano in numero quelle di medicina
convenzionale, in Germania si permettono uno studio, su un prodotto
omeopatico, svolto su 3.5 milioni di persone.
Ma a differenza della fitoterapia e dell'agopuntura, dove esiste un
razionale della pratica terapeutica, il "rimedio omeopatico", con la sua
totale assenza di molecolarità, o comunque con una presenza di principio
attivo così bassa da non essere in grado di reggere una qualunque relazione
dose-risposta, lascia esterrefatti. Siamo quindi di fronte o a un meccanismo
sconosciuto di integrazione e modulazione cellulare, sul quale, qualunque
esso sia, l'omeopatia agisce (si parla molto in proposito delle "onde
coerenti" presenti nel farmaco omeopatico che andrebbero ad interagire con
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le vibrazioni della materia vivente e che potrebbero attivare i recettori in
maniera "fisica" anziché con la classica via "chimica"), o viceversa, ci
troviamo dinanzi ad una delle più grandi bufale della storia della medicina,
dove l'efficacia dell'omeopatia è attribuibile solo alle enormi - quanto
purtroppo sconosciute - potenzialità, dell'effetto placebo.
L'efficacia dei prodotti omeopatici, potrebbe anche essere
semplicemente, l'inefficacia dei farmaci tradizionali in relazione a patologie
destinate comunque all'autoguarigione. L'enorme numero di farmaci
prescritti per questo tipo di patologie, che le stesse associazioni mediche
criticano, fatte per "far contento il paziente" o perché "il paziente si aspetta
una cura" o per "evitare complicazioni", potrebbero esplicare un effetto
negativo, allontanando il tempo della guarigione spontanea.
Il rimedio omeopatico quindi, agirebbe da superplacebo, avendo a
disposizione tutte le potenzialità del placebo (che è una terapia a tutti gli
effetti), ma non gli effetti tossici delle medicine convenzionali.
Non avendo la possibilità di ricercare un razionale nel meccanismo
d'azione del farmaco omeopatico, non rimane che la ricerca clinica per
giungere a qualche conclusione. La ricerca clinica è cioè in grado di
valutare se, quando e quanto l'omeopatia funzioni, non come funzioni.
Scopo della tesi è stato quello di verificare il lavoro scientifico svolto
a livello omeopatico, per valutare l'opportunità di un approccio terapeutico
omeopatico, razionale e fondato su solide basi, in alternativa al trattamento
tradizionale.
Per raggiungere l'obiettivo, sono stati raccolti tutti i trial clinici
omeopatici possibili presenti nelle riviste mediche tradizionali, (tramite
l'utilizzo di banche dati MEDLINE, ENBASE ecc.), nelle più famose
riviste omeopatiche (British Homoeopathic Journal, Homeopathy,
Medicina Naturale ecc.) e di tutta una serie di riviste minori facenti capo ad
industrie farmaceutiche di settore.
Sono state quindi prese in considerazione solo le patologie dove il
numero degli studi fosse sufficiente a comporre un quadro abbastanza
completo della situazione. In particolare, sono stati selezionati la terapia del
dolore, le patologie ORL e la rinite allergica stagionale.
Sono stati inoltre presi contatti con persone specializzate in ogni
settore, per valutare la correttezza dell'impianto scientifico prodotto.
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L'OMEOPATIA
L'omeopatia è una metodologia medica nata sul finire del XVIII
secolo dalle ricerche di un medico tedesco, S. Hahnemann.
In omeopatia sono analizzate meticolosamente tutte le manifestazioni
che la malattia produce sul paziente, non solo sul piano somatico come
avviene generalmente in medicina classica (dolori, eritemi, parestesie), ma
anche sul piano psichico ed emozionale (paure, ansie, collera,
rassegnazione, depressioni, vergogna, timidezza), nonché il modo con cui
questi sintomi migliorano o peggiorano (con il caldo o con il freddo, con il
movimento o col riposo, mangiando o col digiuno).
Dopo questa particolareggiata anamnesi, seguirà la prescrizione del
"rimedio" omeopatico.
Il farmaco omeopatico avrà la caratteristica di aver provocato, in un
individuo sano, tutti i sintomi, fisici e psichici, lamentati dal paziente in
esame "legge del simile". Sarà inoltre sempre enormemente diluito (anche
ben oltre il n° di Avogadro), ed energicamente scosso in ogni passaggio di
diluizione (processo detto di dinamizzazione o potentizzazione).
Cenni storici
L'opera di Hahnemann (1755-1843), s'inserisce in un contesto
storico-sanitario molto degradato. La medicina occidentale stava vivendo
gli ultimi scampoli del proprio medioevo. L'invenzione del termometro di
De Réaumur (1683-1757), del manometro di Hales (1677-1761), gli studi
sull'elettrofisiologia di Galvani (1737-1798) non mutavano il desolante
quadro sanitario dell'epoca.
Salassi, purghe e digiuno rappresentavano ancora la roccaforte
terapeutica tradizionale, in un mondo dove più del 50% dei bambini nati
vivi moriva entro i primi due anni di vita, seguivano carestie, epidemie,
guerre… e la medicina tradizionale appunto.
Il Delfino di Francia morì "nonostante" le decine di purghe e salassi
cui fu sottoposto in meno di 10 giorni. Ma nel 1796, quasi in concomitanza
con gli scritti di Hahnemann, Jenner sperimentava con pieno successo il
vaccino antivaioloso. Il vaccino, "simile" ed in "piccole dosi", sembrava il
coronamento della tesi omeopatica. Ne rappresenterà invece, l'inizio della
fine. Ciò che di buono nasce al tramonto del 18° secolo, sarà trasformato in
lotta ideologica per oltre 150 anni. I risultati non saranno mai valutati.
Il cammino medico percorso da Hahnemann lo aveva portato a
nutrire una profonda sfiducia nelle capacità terapeutiche della medicina
accademica, sfiducia che sfociava in laceranti conflitti interiori
ogniqualvolta doveva "curare" i figli o moglie.
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Lasciò così la professione e si dedicò alla chimica, alle scienze e ad
opere di traduzione di testi scientifici (conosceva sei lingue oltre alle
classiche).
Fu proprio nel lavoro di traduzione di un autore inglese, Cullen, che
s'imbatte nella singolare proprietà della corteccia di china (allora
ampiamente usata nella lotta contro la malaria), responsabile di provocare
in chi la raccoglieva e maneggiava, una sintomatologia con febbri
intermittenti "simile" alla malaria, sintomatologia che svaniva però nel giro
di pochi giorni di riposo.
L'idea di somministrare un piretico ad una persona febbricitante, in
una società letteralmente falcidiata dalla febbre, era quantomeno eretica. Lo
salvarono Ippocrate e Paracelso, suoi illustri quanto inattaccabili
predecessori, che avevano ampiamente trattato le malattie non solo con
l'opposto (contraria contrariis), ma anche col simile (similia similibus
curentur).
Nonostante le feroci critiche, il dato presentato da Cullen era
incontrovertibile. Hahnemann lo sperimentò su se stesso e l'esito lo indusse
ad intraprendere una ricerca serrata per verificare se lo stesso principio
fosse applicabile anche ad altre sostanze e per altre patologie.
Il frequente ricorso a droghe eroiche, lo costrinse alla ricerca della
minor quantità di sostanza ancora in grado di produrre un effetto
terapeutico. Con sua gran sorpresa, notò che questo non era attenuato, per
quanto diluisse la tintura madre (TM) di partenza, anzi, le forti diluizioni
portavano alla luce nuove proprietà terapeutiche, annullando al contempo
gli effetti tossici.
Un'ulteriore acquisizione, data dall'esperienza, fu la necessità dello
scuotimento per ottenere un farmaco attivo. Senza questo processo, ci si
trovava di fronte un'inutile diluizione della TM.
Esperimenti in triplo cieco (Wiesenauer et al. 1983, Wiesenauer e
Gaus 1985), 170 anni più tardi, dimostrarono quest'assunto (certamente non
con dati incontrovertibili, che meriterebbero ricerche ben più accurate).
La teoria del simile, ripresa da Cullen, e quella della diluizione e
dinamizzazione, vennero da Hahnemann, mirabilmente riunite in un unico
procedimento medico. E' il 1796, uscì alle stampe "Saggio su un nuovo
principio per scoprire le virtù curative delle sostanze medicinali" di C.F.S.
Hahnemann.
Nacque così l'omeopatia.
Ippocrate rivoluzionò la medicina, non solo per le conoscenze in
campo di anatomia, fisiologia, patologia, chirurgia, dietetica, ostetricia, ma
anche perché la portò da un livello sacerdotale, di casta, cioè una medicina
fatta in "nome di dio", ad uno dove l'uomo non la patologia, né il farmaco
ne è il centro e fine unico. Creò una medicina fatta dall'uomo per l'uomo
(Speciani P. 1996).
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Hahnemann fece proprio questo concetto e portò l'arte medica a
livello di scienza. Da ciò che è soggettivo a ciò che è oggettivo.
La raccolta anamnestica fu ricca e particolareggiata. Investì il piano
fisico, emozionale e psichico. Nulla di quello che sente e prova il paziente
fu tralasciato.
Non ci fu farmaco che Hahnemann non sperimentò sui suoi familiari,
amici, collaboratori e sempre su se stesso. Non ci fu dato o procedura, per
quanto piccola e insignificante che non fosse trascritto accuratamente.
Tutto fu provato, riprovato e codificato.
Ricordando le esortazioni all'igiene, come lavarsi e cambiarsi spesso,
la necessità di un'alimentazione adeguata, evitando gli eccessi e gli alimenti
"non neutri" come alcool e caffè, l'importanza dell'esercizio fisico e
dell'aria aperta (Lockie A., Geddes N. 1995), si può affermare che con
Hahnemann non nasce solo l'omeopatia, nasce anche un nuovo modo di
fare medicina (Speciani P. 1996).
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COME NASCE UN FARMACO OMEOPATICO
L'origine del farmaco omeopatico è tossicologica. La ricerca cioè, è
eseguita su soggetti sani, che abbiano assunto a scopo di ricerca la sostanza
da testare (sperimentazione patogenetica) o, meno frequentemente, in
seguito ad avvelenamenti provocati ed intenzionali (medicina legale) e da
quelli involontari ed accidentali.
E' una differenza basilare rispetto alla medicina tradizionale dove è il
malato e l'agente eziologico della malattia ad essere al centro della ricerca
farmacologica.
Questa strategia comporta la necessità di avere a disposizione sempre
nuovi farmaci per combattere germi sempre meno sensibili ai "vecchi"
chemioterapici, o molecole che, al pari di attività, abbiano tossicità minore.
In omeopatia questo non è necessario.
Il germe non è mai combattuto direttamente, ledendone strutture o
funzioni. Tutti gli sforzi sono mirati a promuovere le capacità
dell'individuo di rispondere all'infezione, aumentandone le difese. Il germe
non può diventare insensibile al sistema immunitario del paziente. Non c'è
tossicità nella naturale risposta dell'organismo all'agente lesivo che non
passi con qualche giorno di riposo. Eventuali sintomi di una certa
importanza, potranno essere trattati con l'adeguato farmaco omeopatico,
che indirizzerà le difese contro quel particolare sintomo.
Anche la rincorsa al nuovo prodotto è radicalmente diversa. In
omeopatia nessun farmaco diventa obsoleto. L'Arnica usata da Hahnemann
200 anni fa, è lo stesso farmaco usato oggi con le stesse indicazioni.
L'organismo sano infatti, reagisce sempre in egual modo all'introduzione di
una medesima sostanza tossica.
La ricerca è quindi finalizzata, da un lato a reperire sostanze in grado
di combattere quadri sintomatologici sempre più peculiari, sempre più
"simili", dall'altro, con i complessisti, a produrre cocktail attivi su patologie
specifiche.
La sperimentazione patogenetica
La patogenesi omeopatica è la minuziosa raccolta di tutto il quadro
sintomatologico - mentale, emozionale e fisico - che l'introduzione si
sostanze di qualsivoglia natura, provoca in un gruppo di individui sani.
L'insieme di questi esperimenti (proving), costituisce la "Materia
Medica", enorme raccolta, continuamente aggiornata, di tutte le sostanze
testate nei proving e che abbiano poi effettivamente guarito quei sintomi.
Introdotta dallo stesso Hahnemann come fondamento nella ricerca di
farmaci, oggi nelle più moderne aziende è condotta su un notevole numero
di persone, in doppio cieco, per evitare l'inquinamento da sintomi fasulli e
con personale esperto in omeopatia e selezionato per salute fisica e
mentale.
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La somministrazione per esempio, d'arsenico in dosi crescenti, farà
ad un certo punto, comparire il quadro d'intossicazione da As. Quasi tutti
gli sperimentatori (provers), riferiranno perciò sintomi comuni, dovuti
all'azione specifica e lesiva di questo veleno, dovuta dell'interazione con
cellule, organi ed apparati, come in pratica l'As aggredisce l'organismo, e in
PIU' dei sintomi detti "idiosincrasici" che nulla hanno a che fare con l'As in
sé, ma che sono dovuti alla reattività individuale, il modo di quell'individuo
di rispondere all'insulto che ne definisce la particolarità, come cioè
l'organismo reagisce all'As.
Somministrando successivamente ai provers che hanno mostrato
questi sintomi caratteristici Arsenicum 30 CH, preparazione nella quale
non vi può più essere traccia alcuna di qualsivoglia atomo d'As,
ricomparirà integralmente tutta la sintomatologia idiosincrasica (reattività
individuale), mentre mancherà del tutto la sintomatologia da intossicazione
(Capria R. 1990)
Questo è il simillimum. La totale sovrapposizione del quadro
patogenetico della sostanza, con i sintomi del paziente PIU', la
sintomatologia idiosincrasica.
Attraverso questa sperimentazione sono rese evidenti le differenze
con la farmacologia classica. In virtù dell'esistenza del recettore e di uno
stimolo adatto, tutti i soggetti devono rispondere allo stesso modo. Le
risposte idiosincrasiche sono "alterazioni della normalità".
In omeopatia l'idiosincrasia è la "ciliegina sulla torta", è quanto di
più individuale e specifico vi sia nella risposta individuale, è il farmaco che
sicuramente funzionerà.
Diluizioni e dinamizzazioni
Già Paracelso individuava nella dose la differenza fra tossicità ed
effetto farmacologico di una sostanza, Hahnemann portò questo concetto
alle estreme e, di per sé, francamente molto difficilmente credibili,
conseguenze.
Avendo a che fare molto spesso con sostanze estremamente tossiche
(aconito, piombo, ecc.) e pare, pure "scottato" da certi esperimenti, cercò
nel meccanismo delle diluizioni il modo per ovviare alla tossicità, restando
comunque nell'ambito terapeutico.
Notò inoltre, che più era alto il grado di similitudine, più il paziente
poteva trarre beneficio dalle alte diluizioni, riducendo nello stesso tempo,
fino ad azzerarli, gli effetti tossici.
La dinamizzazione, è il processo di forte scuotimento del flacone
appena diluito, e non era altro che la tecnica farmaceutica allora in uso, per
ottenere una perfetta omogeneizzazione del preparato. Solo
successivamente si rese conto che quest'operazione era indispensabile
perché vi restasse "imprigionato" ed anzi aumentato, il potere di guarigione
del preparato.
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Resosi conto dell'importanza della dinamizzazione la descrisse nei
dettagli "il flacone, riempito per 4/5 deve essere tenuto in pugno e sbattuto
contro una superficie dura ma elastica, come un grosso libro rilegato in
pelle, per 100 volte".
La preparazione del farmaco omeopatico
E' ottenuto, sia con procedimenti manuali sia automatici, da un
concentrato di principi attivi, vegetali, animali o minerali, detto "Tintura
Madre".
La raccolta delle piante officinali è rigorosa. Le piante devono
crescere in ambienti privi di inquinanti industriali, lontano da strade o
autostrade, senza l'uso di pesticidi o fertilizzanti, possibilmente allo stato
selvatico. Devono essere sane e raccolte ovviamente nel periodo balsamico.
Anche i raccoglitori sono sottoposti a severi controlli. Non basta la
conoscenza del proprio lavoro. In certe ditte è richiesta una visita medica
prima di ogni giornata lavorativa. Nessuno raccoglie piante col raffreddore.
Per le droghe di origine animale valgono le stesse raccomandazioni.
Esistono vari modi per diluire la T.M.
Le diluizioni più usate sono le centesimali hahnemanniane (CH, C,
c), le decimali (D, DH, X, x), le korsakoviane (K) e le cinquantamillesimali
(LM).
Nella diluizione centesimale, la tintura madre è diluita 1:100 con
solvente e fortemente scossa costituisce la CH 1; la diluizione 1:100 della
CH 1, anch'essa fortemente scossa, costituisce la CH 2, che rappresenta
quindi una diluizione 1:10.000 della TM, e così via fino alla diluizione
desiderata. Nelle diluizioni decimali lo stesso procedimento è applicato per
diluizioni 1:10.
Siccome la forza (potenza) di un preparato omeopatico si misura da
quanto è stata diluita la TM e dal numero di scuotimenti che ha ricevuto, si
desume che a parità di "numero" (CH"6" e D"6") è più potente la CH 6,
avendo ricevuto lo stesso numero di scosse ("6"X100=600), ma essendo
stata diluita un milione di volte di più, mentre a parità di diluizione, per
esempio uno a mille miliardi (CH 6 e D12), è più potente la D 12 perché
600 volte più dinamizzata (6 passaggi in più, per 100 scosse alla volta).
Le cinquantamillesimali, introdotte da Hahnemann sul finire della
sua vita per evitare il cosiddetto aggravamento omeopatico (vedi oltre), si
eseguono partendo da una CH 3 su cui, con due passaggi alla volta si
ottengono le diluizioni 1:50.000.
La tradizione vuole che le diluizioni Korsakoviane abbiano avuto
origine durante la campagna di Russia di Napoleone. Ammalatosi dopo la
presa di Mosca, chiese aiuto a Korsakoff, ufficiale medico delle truppe
zariste, allievo di Hahnemann e prigioniero dei francesi. Data la povertà di
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mezzi di cui disponeva, Korsakoff usava sempre lo stesso flacone per le
diluizioni, lo scuoteva, lo svuotava e lo riempiva di solvente di nuovo. Usò
lo stesso procedimento anche per l'Imperatore e l'effetto fu tale - chiamala
potentizzazione o effetto placebo - che ancor oggi questo tipo di diluizione
è in uso.
Praticamente, dopo aver bagnato il flacone con la tintura madre,
agitato 100 volte e svuotato completamente, si introducono 5 ml di acqua
distillata (che provocano una diluizione di circa 1:100), si scuote 100 volte
e si ottiene la prima diluizione korsakoviana o 1 K, si svuota il flacone, altri
5 ml di acqua distillata, altre 100 scosse e siamo arrivati alla 2 K, e così via
fino alla 199 K. L'ultimo passaggio, che porta la potenza alla classica
formulazione 200 K, è fatto utilizzando alcool a 70°.
Per le dinamizzazioni si usano sia metodi meccanici, sia manuali.
Molte ditte usano ancora quest'ultimo metodo, preferito da Hahnemann. Vi
è comunque concordanza nell'imprimere 100 scosse a ogni diluizione.
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IL SIMILE
La concezione del "simile" gioca un ruolo fondamentale in
omeopatia. Ne è il cardine.
Le estreme diluizioni dei principi attivi e il processo di
dinamizzazione, pure così importanti per ottenere farmaci attivi e poco
tossici sono, al paragone, secondari.
Si può fare omeopatia anche con dosi ponderali di farmaci, come
tinture madri, alcolati ed altro, utilizzandoli però, secondo il principio del
simile.
Data la sintomatologia di un certo paziente, il "simile" è quella
sostanza che, introdotta in un individuo sano, provocherà quella
sintomatologia.
Tutti noi abbiamo esperienza del bruciore agli occhi e della
lacrimazione che seguono la manipolazione di una cipolla. Il rimedio
omeopatico ricavato dalla cipolla (Allium cepa) curerà tutte le
manifestazioni patologiche simili all'uso della cipolla. Non ha importanza
la causa, basta che: 1) risponda al quadro "secrezioni brucianti e copiose
dagli occhi e dal naso, le palpebre e gli occhi siano gonfi", 2) la
costituzione dell'individuo sia compatibile con Allium cepa.
Paura + pelle calda e arrossata, tosse secca e dura, febbre alta,
freddo, brividi e inquietudine sono sintomi tipici influenzali. L'introduzione
di dosi tossiche in una persona sana di Aconitum, provocherà esattamente
questi sintomi (quadro patogenetico di Aconitum). Perciò qualunque
persona presenti questi sintomi, potrà usare Aconitum per guarire
rapidamente dall'influenza o da qualsiasi altra patologia con gli stessi
sintomi.
La ricerca del simillimum
Compito del medico omeopata, è la certosina raccolta di tutti i
sintomi che il paziente riferisce (processo detto di repertorizzazione) e di
trovare nella Materia Medica, quella sostanza che più di ogni altra "abbia
causato quei sintomi in un individuo sano". In alternativa va ricercato il
minor numero di farmaci che copra il maggior numero di sintomi. Se nel
corso della malattia i sintomi dovessero modificarsi, anche la cura dovrà
cambiare di conseguenza.
Da questo si desume come in omeopatia non abbia tanto importanza
il "nome" della malattia, quanto come il paziente vive, risponde, si approcci
a "quella" qualsivoglia malattia, che fa dire al mondo omeopatico, "non
esiste la malattia", bensì "il malato". Non decade, beninteso, la concezione
nosografica di malattia, resta utile, non basilare né unica.
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Facciamo un esempio: artrite reumatoide piuttosto che allergia o
polmonite. In allopatia è fondamentale la diagnosi, fondata sul riscontro di
segni il più patognomonici possibili (alterazioni radiografiche, esami
ematochimici ecc.), seguiranno le cure che dipenderanno essenzialmente
dalla storia naturale della malattia, quindi cortisonici, FANS o metotressato
per l'artrite, cortisonici, antistaminici e broncodilatatori per l'allergia,
antibiotici e antinfiammatori per la polmonite (tutti farmaci anti- come
spregiativamente dicono gli omeopati).
In omeopatia, il medico lascia parlare liberamente il paziente dei
propri disturbi, aiutandolo a esprimersi se taciturno o guidandolo se parla
troppo, pone delle domande specifiche che il paziente non ha espresso,
cominciando così la disamina di tutto l'individuo. Si parte di solito dal
sistema gastrointestinale, sede e sfogo di molte malattie e stati d'animo
nonché facilmente esprimibili dal paziente, per poi portare l'analisi su
aspetti via via più intimi e personali. E' valutata la sintomatologia mentale,
il carattere, si cerca di capire come il paziente si pone verso il mondo
esterno e verso se stesso, di come vive la sua situazione non meno di tutti i
più piccoli segni fisici della malattia e di come questi migliorano o
peggiorano. Seguirà la disamina di questi sintomi e la prescrizione del
farmaco più appropriato ("acqua fresca" come non meno spregiativamente
dicono gli allopati).
Gli esami ematochimici e strumentali sono impiegati ogni qualvolta
vi sia la necessità di non sottovalutare patologie che potrebbero richiedere
l'intervento del chirurgo, e un massiccio intervento farmacologico
tradizionale, è comunque praticato quando questo sia notoriamente più
efficiente di quello omeopatico, come l'adrenalina nello choc ipovolemico,
e l'antibiotico nella meningite batterica. Ma anche l'antidolorifico per una
cefalea o l'antipiretico per una febbre troppo alta sono ben accetti.
L'omeopata è comunque un laureato in Medicina e Chirurgia che possiede
in più l'arma omeopatica. Arma che userà spesso in acuto e sempre nel
cronico, dove la ritiene insostituibile.
Come già accennato nella "patogenesi", la particolarità della ricerca
del farmaco simile risiede nel trovare non i sintomi comuni a tutti i pazienti
che presentino quella patologia (diagnosi), bensì quelli caratteristici, propri
dell'individuo, che lo differenziano da tutte le altre persone che pure
presentino la stessa malattia (stessa diagnosi).
Mentre nella patologia acuta è spesso sufficiente la disamina dei
sintomi esteriori, somatici del paziente, nella patologia cronica è necessaria
una similitudine superiore, che investa il piano emozionale e mentale della
persona.
Nella malattia cronica, l'eziologia non è minimamente presa in
considerazione. La malattia cronica, non è la causa della sofferenza del
paziente, ma è un effetto di cause ben più profonde.
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IL SINTOMO
Il sintomo è per definizione soggettivo, non oggettivo, altrimenti
prende il nome di segno.
I sintomi del malato costituiscono la guida nella ricerca del farmaco.
Mentre i sintomi specifici, patognomonici di una malattia, rivestono ancora
una certa utilità nella patologia acuta, non lo sono assolutamente più in
quella cronica. I sintomi importanti diventeranno quelli psichici, spirituali,
idiosincrasici, quelli che caratterizzano nel modo più specifico possibile la
persona (Kohler G.).
Vanno inoltre raccolti tutti, su tutti i piani della persona, senza
accatastarli, ma interpretandoli in maniera dinamica, trovando il modo di
"agire unico" (Rizzatto 1996).
Il sintomo è il modo con cui l'organismo reagisce alle perturbazioni
esterne ed interne, è lo stress da adattamento. Ognuno ha il proprio metro
per decidere cosa provoca disagio e cosa no, e ognuno risponde al disagio a
modo suo.
C'è uno strettissimo rapporto tra sintomo e disagio: il primo
rappresenta quest'ultimo. Il sintomo è il simbolo di un sottostante disagio.
Quindi il sintomo farà da guida per trovare il farmaco adatto, il "simile"
(Rodinis L. 1996).
Sintomi chiave
Sono tipici di un determinato rimedio e lo caratterizzano in modo
inequivocabile. Anacardium per esempio, ha come sintomo chiave il fatto
che il mangiare migliora tutti i sintomi, qualunque sia la patologia.
Sintomi psichici
Il sintomo psichico è più importante di quello somatico.
Di fondamentale importanza nella patologia cronica. Tali sintomi
possono generare patologie somatiche.
Sintomi somatici
Il sintomo principale indirizzerà verso un organo o un sistema, ma
un'attenta valutazione dei caratteri, del decorso e delle modalità, porterà
alla scelta del rimedio giusto, che tenga conto della totalità dell'individuo.
Modalità
Per modalità s'intende quando un sintomo migliora o peggiora,
quando si modifica.
E' molto importante, in quanto personalizza subito la malattia in
quell'individuo.
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Gli esempi sono tantissimi. Si può migliorare o peggiorare col caldo
o col freddo, col movimento o col riposo, stando proni o supini, al mare o
in montagna al lago o in pianura, col riposo o coll'esercizio fisico, prima,
dopo o durante la minzione, all'alba o al tramonto, o in rapporto alle fasi
lunari.
I sintomi possono apparire e scomparire lentamente o velocemente,
in fase di veglia o di sonno, possono essere generati o possono provocare
ansie, paure, fobie, tristezza, spavento, ira, umiliazione ed altro.
La "direzione" del sintomo (legge di Hering)
Costantine Hering (1800-1880) descrisse il decorso della malattia
verso la guarigione. Gli stessi principi, in ordine inverso, sono validi anche
per il passaggio dallo stato di salute a quello di malattia.
• Dall'interno all'esterno. La malattia non scompare di punto in bianco, ma
viene eliminata dagli organi più profondi a quelli più superficiali. La
comparsa di eruzioni cutanee rappresenta l'ultimo stadio prima della
guarigione definitiva.
• In ordine inverso a come sono apparsi. Un eczema soppresso con
cortisone può dar luogo ad una bronchite, che può trasformarsi in
bronchite asmatiforme e quindi in asma. Il processo di guarigione
ripercorrerà le tappe in ordine inverso, fino alla comparsa della bronchite
e quindi dell'eczema.
• Dallo psichico al fisico, o dall'alto verso il basso. Il miglioramento di un
sintomo psichico è un segno prognostico positivo migliore di uno fisico.
Soppressione dei sintomi
Tutti gli omeopati sono concordi nel ritenere deleterie le attuali cure
allopatiche basate sulla somministrazione di farmaci "anti", non tanto per la
iatrogenicità dei preparati, spesso riconosciuta dalla stessa medicina
convenzionale, ma per la soppressione del sintomo che ne deriva. Il
sintomo è ritenuto il modo con cui l'organismo tenta di liberarsi dei fattori
lesivi che lo hanno colpito, il sintomo non è la malattia, ma la risposta
dell'organismo alla causa della malattia. Sopprimerlo significa privare
l'organismo della migliore arma che possiede per guarire. La soppressione
di un eczema, della tosse, della febbre o di una diarrea, provocherà un
miglioramento momentaneo, pagato con l'incancrenirsi della malattia a un
livello più profondo, coinvolgendo organi e funzioni più importanti. La
malattia da acuta diverrà cronica.
Secondo la legge di Hering ed in omotossicologia (vedi dopo), la
soppressione porta alla vicariazione progressiva della patologia fino alla
lesione delle strutture cellulari, ed alla de-differenziazione cellulare.
Sebbene per altri motivi, anche in allopatia si sono resi conto
dell'importanza di non bloccare le difese dell'organismo. Le gastroenteriti
dei bambini non sono più arrestate, ma con la semplice terapia reidratante,
14
si permette alla malattia di fare il suo corso e all'organismo di rispondere
nel modo più appropriato (in realtà è il sistema immunitario del paziente a
fare "il suo corso"), non sono più prescritti antibiotici ad ogni colpo di tosse
e se i dermatologi si ostinano a riempire di pomate ogni più piccola chiazza
del corpo umano, dovranno, prima o poi anche loro, uscire da questa
visione "cortisonicocentra" della medicina.
Gerarchizzazione dei sintomi
Non tutti i sintomi presentati dai pazienti hanno la stessa importanza.
Nella ricerca del simile è sì indispensabile rilevarli tutti, ma vanno poi
catalogati in ordine alla loro capacità di indirizzare il medico verso il
farmaco adatto. Vanno cioè gerarchizzati.
Il primo passo consiste nel dar maggior peso ai sintomi chiari, netti,
intensi, riportati spontaneamente dal paziente.
In secondo luogo va dato maggior peso ai sintomi mentali, che
prevalgono sui sintomi generali somatici e questi sui sintomi locali.
Vanno annotate le modalità di comparsa o miglioramento dei
sintomi, i desideri o le avversioni sessuali o alimentari, il tipo di sonno e i
sogni, gli scoli.
Di particolare importanza appaiono i sintomi detti "keynotes", questi
sono i più strani, inusuali, rari, stravaganti e del tutto personali, non sono
spiegabili o inquadrabili razionalmente. Essendo del tutto specifici del
paziente, ne rappresentano emblematicamente la reattività. Sono importanti
per l'omeopata, perché cristallizzano un quadro altrimenti confuso, o
mettono un sigillo ad una situazione già chiara. Sono i sintomi del "come
se", perché il paziente così li definisce, "come se avessi una persona dietro
le spalle", importantissimi.
Nell'anamnesi vanno inolTre differenziati i sintomi che appaiono con
la malattia, da quelli precedenti, essendo i primi, di solito, di maggior
interesse.
I segni patognomonici, pur indispensabili nella diagnosi, offrono in
questo caso, uno scarso contributo, essendo tipici della malattia e non della
risposta del paziente a quella malattia.
Nel lavoro di repertorizzazione e di gerarchizzazione dei sintomi, di
indubbia utilità si dimostra l'uso di un repertorio, e il "Repertorio del Kent",
scritto nel 1877 appare ancor oggi il migliore. Quest'opera, oltre alla
ricchezza e alla completezza dei dati, offre una suddivisione in tre gradi
dell'importanza dei sintomi descritti (come appare del resto, anche in quello
di von Boenninghausen, altra pietra miliare). In "neretto" appaiono quelli di
primaria importanza, i sintomi guida, detti di terzo grado, in "corsivo"
quelli di valore secondario, detti di secondo grado ed in "italico" quelli di
minor valore, detti di primo grado. Esistono anche repertori su supporto
informatico.
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Va infine ricordata l'importanza di porre le domande nel giusto
modo, sia per non influenzare la risposta del paziente, sia per non far dire al
paziente ciò che il medico si aspetta di sentire per confortare la tesi, che
fino a quel momento si è fatta. Le domande devono essere generiche (cosa
mangia di solito, come dorme ecc.), le risposte particolareggiate (quanto,
quando, cosa, a che ore, è uno stimolo forte? ecc.). Cautela va posta nel
sondare aspetti personali del paziente, problemi che rappresentino nervi
scoperti, zone fragili, situazioni che potrebbero far venire meno il rapporto
di fiducia medico-paziente, con conseguente degrado della qualità del
racconto. Buona norma per il medico è prendere nota subito, con segni
convenzionali (per es. uno o più "+"), della qualità del sintomo, in modo da
affrontare il successivo passo, la ricerca del farmaco simile, senza doversi
affidare alla memoria.
A questo punto, si prendono i 6-7 sintomi più importanti e si
controlla, uno per uno, nel Kent a quale farmaco corrisponde. Il farmaco
che ricorre con maggior frequenza e con alti punteggi (terzo grado) sarà
quello da somministrare, il simile. Nel caso questo farmaco coprisse la
totalità dei sintomi lamentati dal paziente, saremmo di fronte al simillimum.
I segni
Anche i segni, soprattutto nella patologia acuta, hanno la loro
importanza. Fra questi, merita una citazione il segno anatomo-patologico.
Le lesioni epato-cellulari prodotte in corso di epatite virale, sono, infatti,
molto simili a quelle indotte da avvelenamento da fosforo. Phosphorus sarà
quindi il rimedio di molte forme di epatite.
Il sintomo regna sovrano in omeopatia, ma non è il sintomo il
bersaglio della terapia. Il bersaglio è l'amplificazione dei sistemi di difesa
individuali, peculiari di ogni persona.
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VACCINOSI
Il termine fu introdotto da J.C. Burnett per indicare le patologie
croniche indotte dalla pratica vaccinale.
Parlar male dei vaccini è come parlar male di Dio ai tempi
dell'inquisizione. I milioni d'individui salvati dai vaccini rappresentano
d'altronde un dato inconfutabile.
L'omeopatia si pone in modo critico di fronte alle pratiche di
vaccinazione di massa, soprattutto per vaiolo, morbillo ed influenza, dove
lo scotto pagato per il beneficio di pochi è un trauma immunitario per
molti, esattamente il contrario di quanto dovrebbe essere. Gli stessi vaccini
usati nei paesi del terzo e quarto mondo, rappresenterebbero un vantaggio
sanitario incommensurabile. Lì, un piccolo scotto iniziale, terrebbe in vita
milioni di bambini. Le condizioni sociali, igieniche e sanitarie di Calcutta
non sono quelle di Milano. In un caso, un'epidemia di morbillo può fare
una strage, soprattutto per superinfezioni dell'albero bronchiale, nell'altro
può portare all'ospedalizzazione di qualche ragazzo, dove l'encefalite è la
più terribile delle conseguenze.
Per tentare di arginare lo scompenso immunitario provocato dai
vaccini, sono stati testati molti prodotti. Già Burnett propose l'uso di Thuya.
Oggi, oltre a questo farmaco si aggiunge, spesso prima della vaccinazione,
Sulfur. L'elettroagopuntura secondo Voll, (un metodo impedenzometrico
praticato sui punti di agopuntura che permette di vedere a quali sostanze o
farmaci un soggetto è sensibile), consente inoltre di identificare quali
vaccini abbiano maggiormente compromesso il sistema reattivo
individuale, e di prescrivere di conseguenza, lo stesso prodotto diluito e
dinamizzato (nosode).
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TERRENO COSTITUZIONI DIATESI E MIASMI
L'omeopatia dà molta importanza alla reattività individuale. Ritiene
che una persona con una reattività ottimale, abbia numerose probabilità di
rimanere in buona salute, e viceversa, una con scarsa reattività, si ammali
facilmente.
La reattività di una persona è esplicitata nel concetto di "terreno". Il
terreno è la predisposizione genetica di rispondere agli stimoli esterni
nocivi. Il terreno è il DNA. Secondo L.A. Rousseau e J. Tetau il terreno è
"l'organismo vivo considerato come un sistema completo".
Uno dei modi più semplici per capire il terreno di una persona, è
l'analisi costituzionale, cioè lo studio della persona dal punto di vista fisico
e si deve soprattutto alla scuola francese di L. Vannier.
Una delle classificazioni più accettate prevede l'esistenza di quattro
tipi costituzionali, cui corrispondono altrettanti medicinali capostipiti:
COSTITUZIONI E FARMACI CAPOSTIPITI
CARBONICA
Calcarea
carbonica
E' una persona
che ama il cibo e
ingrassa
facilmente,
freddolosa, lo
sport lo
preferisce alla
TV. Metodica,
riflessiva,
tranquilla,
ossequiosa
dell'autorità ed
obbediente agli
ordini.
SULFURICA
FLUORICA
FOSFORICA
Sulfur
Calcarea fluorica
Calcarea
phosphorica
E' una
E' il bambino
E' un'atleta,
persona
pestifero,
iperattivo ed
magra,
inosservante
estroverso,
delle regole e da affaticabile e
odia la vita
con poco
adulto si
sedentaria e gli
appetito, ma
dimostra
hobby di
pazienza.
aggressivo verso dolce, timida,
Ottimista, vive se stesso o verso creativa, con
le gioie della gli altri. Sempre intelligenza
astratta.
vita al presente irrazionale, e il
Presenta un
genio
senza pensare
di cambiare la incompreso o il grande amore
realtà. E' un tossicodipendent per la scienza
e.
e l'arte.
vincitore, un
manager.
Un altro modo per definire e qualificare l'individuo è il ricorso alla
definizione dei quadri miasmatici o diatesici, già definiti da Hahnemann. A
differenza del terreno, che rappresenta il DNA dell'individuo, la diatesi
rappresenta il vissuto, le modificazioni del quadro genetico ad opera del
vivere quotidiano (stress, traumi, gioie, dolori, malattie, alimentazione ecc.)
Eccone, per sommi capi, le caratteristiche:
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Psora
La psora è la più superficiale e quindi la meno grave delle diatesi.
Tutto ciò che è esterno e che riguarda la pelle è psorico. L'individuo
psorico tipicamente "si gratta", presenta eczemi, è atopico. Ha una forte
tendenza alle parassitosi, sia cutanee sia intestinali. La psora è
caratterizzata dalla periodicità delle malattie, dal loro alternarsi, anziché
sovrapporsi. Sono patologie che presentano frequenti recidive e che
abbisognano di convalescenze prolungate. Evolvono per crisi.
Sicosi
La sicosi è l'addensamento dei tessuti, l'ipertrofia, sono le cheloidi
che esitano da una ferita, o la cicatrice del vaccino antivaioloso. Tutto è
votato all'eccesso e all'ipertonia, si formano calcoli, placche ateromatose,
depositi di acido urico. La sicosi si alimenta di tutte le terapie soppressive
tradizionali come l'uso di antibiotici, cortisonici e FANS, nonché dei
ripetuti ed inappropriati stimoli antigenici come vaccinazioni e sieroterapie. La strada della sicosi porta alle neoformazioni di natura
prevalentemente benigna, più raramente maligna. Il sicotico è sempre
stanco, soprattutto di mattina, migliora di sera e col movimento per quanto
abbia bisogno spesso di riposarsi. Migliora anche al mare, con il caldo e
con il tempo secco. Peggiora nettamente in montagna e con l'umidità.
Luesinismo
Come la sicosi è caratterizzata dall'eccesso, così nel luesinismo
predomina la colliquazione, la distruzione dei tessuti. Il luetico presenta
ulcerazioni profonde, suppurazioni. Tutti gli organi possono essere colpiti,
in particolar modo il sistema nervoso, osseo e ghiandolare. Il luesinico è
l'instabile psichico, sempre di cattivo umore, volgare, intollerante persino
perfido, può, al contrario essere brillante e versatile, sempre ostile alle
costrizioni, incapace di mantenere a lungo gli amici, il lavoro. Nel luetico
tutto peggiora di notte, i bambini scambiano il giorno per la notte, e gli
adulti vedono riacutizzarsi tutti i loro malanni. Nottambuli, affogano
nell'alcool e nelle droghe la propria insoddisfazione, che solo l'alba lenirà.
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L'AMBITO TERAPEUTICO OMEOPATICO
L'omeopatia si occupa di tutte le affezioni dove è possibile
combattere la malattia migliorando la reattività individuale.
Reattività è la parola chiave. Tutta la medicina omeopatica ruota
attorno al concetto di ristabilirla, aumentandola o modulandola.
Dove, per qualsiasi causa, cessi, lì finisce l'omeopatia.
Patologia iperacuta
Non è pertinenza dell'omeopatia. Quando le difese dell'organismo
sono completamente travolte dall'azione lesiva sull'organismo (grave
trauma della strada, shock anafilattico, ictus), è necessario l'intervento della
medicina o della chirurgia classica. Nell'iperacuto l'omeopatia può giocare
solo un ruolo di supporto o complementare quali l'attenuazione degli effetti
di un trauma.
Patologia acuta
Le forme più comuni e benigne rispondono ottimamente, non c'è
motivo di rischiare la tossicità dei farmaci allopatici avendo a disposizione
quelli omeopatici altrettanto efficienti e pochissimo tossici. Mentre per
quelle più maligne (sepsi, polmoniti, meningiti), occorre l'intervento
allopatico. Qui il rischio iatrogeno è irrisorio rispetto a quello della malattia
e l'omeopatia non offre sicurezze adeguate.
Patologia cronica
Rappresenta il campo d'azione omeopatico quasi per definizione.
Come un centro di pronto soccorso e una rianimazione rappresentano
l'istanza prima per l'iperacuto, così l'omeopatia rappresenta il centro di
riferimento per il cronico.
Terapia sostitutiva
L'omeopatia non può vicariare funzioni completamente assenti
nell'organismo. Ruolo prettamente allopatico.
Età
Ritorna il concetto di reattività. L'età è una variabile indipendente
della reattività di un individuo, essendo massima alla nascita e minima alla
morte.
Rispetto ad un adulto, i bambini reagiscono al prodotto omeopatico
in maniera più pronta, veloce e completa. Gli anziani, per contro, mostrano
una pigrizia d'azione, questa è lenta e parziale; raramente si ottengono
risultati stupefacenti.
20
REGOLE POSOLOGICHE
Le regole posologiche sono direttamente collegate al grado di
diluizione e dinamizzazione del farmaco, il quale, a sua volta, è scelto sulla
base delle funzioni su cui deve andare ad agire.
I farmaci sono classicamente suddivisi in tre categorie: basse, medie
ed alte potenze
Basse diluizioni (basse potenze)
L'ambito delle basse potenze si estende dalla TM, che non è
comunque un prodotto omeopatico, mancando sia della diluizione sia della
dinamizzazione, fino alla 7CH, 14D, 9LM, 30K, valori certamente elastici
per tipo di scuola e mentalità. Per inciso, si tratta di diluizioni dove
certamente possiamo ritrovare la presenza, a volta anche cospicua, della
TM di partenza.
Sono farmaci adatti alle manifestazioni locali di patologie acute e
vanno somministrati da una volta ogni 15-30 minuti fino ad una volta al
giorno, soprattutto in funzione dell'intensità del sintomo, diradando la
somministrazione col miglioramento del paziente, e comunque per periodi
molto limitati.
Facili da usare, non abbisognano di una ricerca rigorosa del simile, è
spesso sufficiente un inquadramento diagnostico tradizionale, materia per il
consiglio in farmacia nonché, farmaci di autoprescrizione per tutti quelli
che "masticano" un po’ di questa materia. Non lasciano generalmente,
sequele se mal prescritti, se non quelle, ovviamente, di un mancato effetto.
Medie diluizioni (medie potenze)
Si spingono fino a 30 CH, 200 K, 20 D e 12 LM. In alcune, le meno
diluite possiamo ancora trovare qualche residua traccia delle molecole
contenute nella TM di partenza, dopo la 12 CH invece si è "al di là" del
numero di Avogadro.
Si somministrano da 2-3 volte al giorno o alla settimana, sino a una
volta ogni 7-15 giorni, a seconda della tossicità della TM di partenza.
La media potenza è usata nella cura di sintomi generali. Molte delle
problematiche che nascono dalle vaccinazioni, per esempio, possono essere
limitate dall'uso di Sulfur 30 CH prima e Thuya 30 CH dopo la
vaccinazione. Qui la scelta del simile dev'essere più accurata e va affidata
ad un medico. Il consiglio del farmacista non può giocare un ruolo
notevole, potendo interferire sulle successive cure mediche omeopatiche.
Anche l'autoprescrizione è sconsigliata. Potrebbero già verificarsi effetti
iatrogeni.
21
Alte diluizioni (alte potenze)
Non c'è quasi limite al numero di diluizioni e dinamizzazioni cui può
essere sottoposto un rimedio omeopatico, esempi sono le 1.000 CH, 10.000
D, 10.000 K, 24 LM. Hanno uno spiccato tropismo mentale, agiscono
rimuovendo l'imprinting della malattia o del trauma e sull'equilibrio
psichico del paziente. Sono particolarmente indicate nella cura delle
malattie croniche. Presentano la necessità di un alto grado di similitudine
con il quadro clinico del paziente, possibilmente il simillimum.
La prescrizione presuppone uno studio accurato del paziente, sia per
la difficoltà di trovare un alto grado di similitudine, sia per evitare gli
altrimenti facili insuccessi terapeutici. Spesso non bastano tre o quattro
visite di un'ora per arrivare allo scopo. Se nella patologia acuta si cura
"quella malattia in quel paziente" e l'inquadramento poteva essere svolto
tramite i canoni della medicina tradizionale, qui si cura "quel paziente con
quella malattia".
I fattori eziopatogenetici dell'allopatia sono completamente
sconvolti, s'indaga soprattutto sul mentale, sullo psichico.
I danni iatrogeni, a livello mentale e fisico, per una terapia sbagliata
e protratta, potrebbero aggravare anziché migliorare la malattia.
Ovviamente questo campo esula dai normali consigli in farmacia. La
somministrazione avviene ad intervalli lunghi (ogni settimana, 15 giorni o
un mese) e per tempi molto lunghi (anche molti anni).
22
CLASSI FARMACOLOGICHE
Gli unitari
Sono i farmaci singoli. Arnica montana 5 CH per esempio.
Rappresentano la classe più conosciuta e più usata di prodotti omeopatici.
Tutte le sostanze in tutte le dinamizzazioni sono rappresentate e non c'è
scuola omeopatica che non né faccia uso, i "puristi" sempre, i
"complessisti" in casi mirati.
Gli unitari in "accordo di potenza"
Sono farmaci unitari di uso classico, ma presenti in diverse
dinamizzazioni. Aconitum D6-D12-D30-D200. Secondo gli estimatori di
questa tecnica, le basse diluizioni andrebbero ad agire sul tessuto leso, le
medie sulla funzionalità d'organo, le alte avrebbero tropismo mentale. In
"accordo di potenza", sono reperibili solo sostanze di largo impiego in
clinica omeopatica.
I complessi
La difficoltà di trovare il simillimum, è eliminata dalla
contemporanea presenza di tutte le sostanze che si siano dimostrate attive
in quella patologia. Per esempio, febbre: esordio brusco senza sudorazione
= Aconitum, esordio brusco con sudorazione = Belladonna, esordio
graduale con sete intensa = Bryonia e così via. Nei complessi tutti questi
farmaci (generalmente dai 3-4 ai 10-12 più importanti), sono associati nel
"rimedio contro la febbre".
Di scelta a volte dubbia per il professionista, (dipende dallo scopo),
sono di sicura utilità come farmaco di primo soccorso in viaggio, dove
pochi flaconi possono coprire i piccoli problemi del momento.
In omotossicologia i complessi sono ottenuti associando funzioni
diverse, ai diversi livelli di uno stesso problema. Per esempio, trauma:
alcuni farmaci andranno ad agire sul dolore, altri sull'infiammazione e
sull'edema, altri sui meccanismi di riparazione tessutali, altri sulla
rimozione del trauma psichico. Esiste tutta una linea imperniata su questo
concetto.
I nosodi (bioterapici)
Metodologia omeopatica introdotta per opera di C. Hering, tratta la
malattia con l'agente biologico capace di provocare o trasmettere quella
malattia. Il materiale è tratto da pustole, pus, escreato, fibromi, ateromi,
carcinomi e quant'altro di vi possa essere come manifestazione tipica di una
malattia. I nosodi sono un cardine sia nell'elettroagopuntura secondo Voll,
sia nell'omotossicologia di Reckeweg.
Il nosodo è detto anche "isopatico", specialmente quando manchi
ancora la patogenesi (Schmidt). Presuppone una filosofia basata sull'uso
23
dell'uguale", anziché del simile. Hahnemann, pur non utilizzando questa
tecnica, scrisse che la diluizione e la dinamizzazione trasformano l'uguale
in simile. E comunque funziona.
Sono utilizzati nelle malattie acute a scopo profilattico o per
rafforzare le difese immunitarie specifiche. Sono altresì impiegati per
variare il modo di reattività individuale (Comito R.1993).
Catalizzatori intermedi
Derivano dagli acidi carbossilici del ciclo di Krebs, da chinoni e
derivati. La loro funzione è quella di stimolare o regolare le più vitali
reazioni chimiche dell'organismo e del ciclo di Krebs in particolare.
Si basano sul principio che le reazioni enzimatiche decorrono tanto
più velocemente quanto più scarso è il substrato (principio dell'effetto
inverso). Le dosi omeopatiche dei substrati enzimatici introdotti,
agirebbero in questo senso da starter.
Questa terapia è particolarmente indicata nelle fasi cellulari, della
malattia (tavola omotossicologica), dove siano evidenti i danni strutturali
della cellula e della catena respiratoria dei mitocondri in particolare.
Allopatici omeopatizzati
Si tratta dei più comuni e tossici farmaci usati nella medicina
classica. Dal fenobarbital all'ASA, dal cortisolo alle tetracicline.
Funzionano come antidoti dei rispettivi farmaci in dosi ponderali e sono
usati per disintossicare e disassuefare l'organismo.
I "suis" (organoterapici)
Preparati da organo di suino sempre in accordo di potenza. Sono
particolarmente utili nelle malattie croniche o quando vi sia danno
d'organo.
Il maiale è considerato l'animale filogeneticamente più affine
all'uomo, con il più alto grado di somiglianza degli antigeni HLA. Da ogni
parte dell'artiodattilo (cuore, lingua, vescica, cartilagine, prostata, ovaie,
retina ecc.), si traggono dei preparati che andranno ad agire
specificatamente sulla stessa parte del paziente. Funge da guida per il
sistema immunitario del paziente, gli indica dove deve maggiormente agire.
Esistono analoghi tratti da bovini e ovini, che non sembrano avere la stessa
potenza terapeutica.
24
FORME FARMACEUTICHE
Spaziano da forme tipiche del mondo omeopatico, come i granuli a
forme largamente impiegate anche in medicina tradizionale come le gocce
o gli iniettabili. Più raramente usate altri tipi di formulazioni, come le
compresse, cui siamo da lungo tempo abituati.
I granuli
Sono sfere di piccola dimensione con peso di circa 50 mg, Costituite
la lattosio e saccarosio, fungono da carrier per il farmaco omeopatico di cui
sono imbevute nel rapporto volume/peso dell'1%. Sono messi in
commercio in tubi contenenti circa 80 granuli, e assunti 3-5 per volta per
via sottolinguale.
Si tratta della forma farmaceutica omeopatica per antonomasia e
sono disponibili per tutti i farmaci e in tutte le diluizioni, soprattutto come
unitario.
I globuli
Di composizione e funzione identica alla precedente, hanno
dimensione 10 volte più piccola e sono presentati in tubi-dose. I tubi-dose
contengono circa 200 globuli che vanno assunti in un'unica
somministrazione sempre per via sottolinguale, lasciandoli sciogliere
lentamente. E' una forma farmaceutica riservata alle medie e alte diluizioni.
Le gocce
Riservate alle basse potenze, sono preparate in veicolo alcolico, idroalcoolico o idro-alcol-glicerico a seconda della sostanza di base.
Sono assunte sia direttamente per via sottolinguale, sia diluite in
acqua.
Trattandosi di basse potenze saranno di frequente somministrazione,
due o più volte al giorno. Per le forme liquide è consigliata una forte
agitazione del flacone prima dell'uso (10-15 scosse), in modo da variare la
dinamizzazione del sistema ad ogni somministrazione. Questa tecnica
potenzia l'azione del farmaco. Già Hahnemann la consigliava nel suo
Organon, e sembra particolarmente importante per le terapie protratte.
Avendo a disposizione solo granuli è possibile scioglierli in acqua e
alcool per poterli dinamizzare ad ogni assunzione.
Le supposte
Rara forma farmaceutica in omeopatia, riservata ai neonati per aver
la certezza della somministrazione. Il preparato di base in alcol al 30% è
incorporato in burro di cacao o in gliceridi semisintetici nel rapporto
12,5/100. E' possibile dare il farmaco per il neonato allattato al seno, alla
madre. Con il latte, il "principio curativo" passerà al bambino.
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Gli iniettabili
In uso principalmente in Germania, stanno rapidamente
diffondendosi in tutto il mondo omeopatico.
Entrando direttamente nell'organismo senza doverne attraversare le
barriere, questa forma possiede una forza e una rapidità d'azione superiore
a tutte le altre. Può inoltre essere inoculata nelle vicinanze del processo
patologico, presentando così una potenza ancora superiore (cuffia articolare
nelle periartriti scapolo omerale, in vena nelle vene varicose ecc.), può
infine essere iniettata nei punti di agopuntura, entrando in sinergismo con
questa metodica.
Presuppongono la presenza di uno specialista per l'inoculazione in
punti particolari (la mesoterapia con prodotti omeopatici promette faville),
o di una seconda persona per le iniezioni intramuscolo o sottocute. In
alternativa, rinunciando ad una parte degli effetti, gli iniettabili possono
essere assunti anche per os, dopo diluizione in acqua, avendo cura di
dilazionare la dose in 3-4 parti.
Le fiale bevibili
Rappresentano un escamotage per by-passare la rigidità della
legislazione italiana. Le fiale in quanto tali costituiscono una forma
farmaceutica sottoposta ad una severa regolamentazione. Non possiedono
assolutamente le caratteristiche per uso interno, e vanno assunte per os con
un po’ di acqua.
I fialoidi
Sono riservati agli organo terapici. Si assumono senza preparazione
per os dopo averli tenuti un po’ in bocca.
Le compresse
Infrequente formulazione, vanno assunte lasciandole sciogliere
lentamente sotto la lingua. Sono preparate per compressione del lattosio
impregnato o del preparato triturato. Contengono generalmente più di un
farmaco ed è una forma che sta prendendo piede.
Gli ovuli - bastoncelli - candelette vaginali
Di composizione analoga alle supposte, non sono al momento molto
impiegate. Il loro uso è d'altronde in rapida crescita dato l'aumento della
domanda di prodotti sicuri e naturali. Molte aziende possiedono già tutta
una linea dedicata all'igiene e alla terapia intima.
La denominazione non è secondaria, dato che la candeletta è
considerata in quanto tale "farmaco", l'ovulo "presidio medico-chirurgico",
il bastoncello grosso modo "cotton-fioc". Le implicazioni di ordine
giuridico ed economico sono ovvie.
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Gli sciroppi
Molto usati nelle tossi. Rappresentano una forma farmaceutica molto
gradita ai bambini, principali fruitori.
Le pomate
D'origine tedesca, usano glicerina o vaselina/lanolina come
eccipienti per il farmaco idro-alcoolico omeopatico. Grazie soprattutto al
successo di un preparato antalgico locale hanno raggiunto una forte
diffusione. Rappresenta una forma nuova per l'omeopatia, ma possibile
d'ulteriori sviluppi, come in estetica o per stimolazione dei punti di
agopuntura.
27
MODALITA' DI SOMMINISTRAZIONE E
CONSERVAZIONE
Alcune semplici regole sono utili per ottenere dal farmaco
omeopatico il massimo effetto.
L'assorbimento sub-linguale
L'assunzione deve avvenire 10-15 minuti prima dei pasti o due ore
dopo, evitando di avere in bocca aromi come menta o camomilla,
responsabili in alcune persone d'antagonizzare l'effetto. Tutte le essenze
forti sono comunque sconsigliate. Avere la bocca pulita e trattenere per
qualche minuto il farmaco in bocca è una buona regola. E' raccomandato
l'uso di un dentifricio omeopatico.
Non è noto il motivo per cui certe essenze come la menta possano
inattivare il rimedio omeopatico. Un motivo banale potrebbe essere la
vasocostrizione che provocano nella bocca (effetto fresco), con relativa
difficoltà del farmaco a passare in circolo. E' una problematica antica se già
Hahnemann faceva inalare canfora ai provers per interrompere la
sperimentazione.
Uso simultaneo di più farmaci
Dovendo assumere più farmaci omeopatici è meglio alternarli,
mentre la contemporanea presenza di prodotti allopatici andrà diminuita o
eliminata nei limiti del possibile. La presunta incompatibilità tra le due
forme di terapia in realtà non è così assoluta. Per quanto diverse scuole
vietino l'uso di certi farmaci come cortisonici e antibiotici, il pensiero
prevalente non pone controindicazioni assolute. Alberto Lodispoto, uno dei
massimi esperti italiani di omeopatia, recentemente scomparso, affermava
"Chemioterapia e omeopatia, un matrimonio che si deve fare!" (Lodispoto
A. 1994).
E' utile, nel corso della terapia, limitare l'uso di sigarette e alcolici,
oltre a quelli di caffè e thè, considerate sostanze farmacologicamente attive
e non semplici cibi.
Conservazione
Va rispettata la data di scadenza e, per legge, si conservano per un
massimo di cinque anni, sebbene l'attività terapeutica del prodotto
omeopatico sia pressoché illimitata.
Tutti i preparati omeopatici presentano una marcata vulnerabilità al
calore, per cui vanno conservati in ambiente fresco e pulito.
L'aggravamento omeopatico
Fra le buone regole per un corretto uso del preparato omeopatico non
va dimenticato il rapporto con il medico. Questo dev'essere informato dei
28
cambiamenti sintomatologici nel corso della terapia, in particolare, certi
farmaci mostrano un'accentuazione dei disturbi lamentati o la fugace
ricomparsa di malanni del passato (aggravamento omeopatico) e talvolta
questo fenomeno assume aspetti veramente notevoli. E' compito del medico
stabilire se si tratta appunto di un aggravamento omeopatico che
rappresenta un fattore prognostico positivo o, viceversa un peggioramento
reale delle condizioni del paziente.
L'aggravamento può essere evitato non ricorrendo subito alle alte
potenze, le maggiori responsabili di questo fenomeno.
Mancando per legge! qualsiasi foglietto illustrativo sulle
caratteristiche del prodotto, medico e farmacista diventano, nel loro
rispettivo campo d'azione i punti di riferimento del paziente.
29
I DIVERSI TIPI DI OMEOPATIA
Alla morte di Hahnemann, nacquero diverse scuole di pensiero. La
dottrina filosofica che perseguivano ha portato l'omeopatia su strade
metodologiche, diagnostiche e terapeutiche diverse.
Gli unicisti
Rappresentano i ferrei prosecutori dell'idea hahnemanniana,
ricercano unicamente il simillimum, che somministrano ad altissime
diluizioni a grandi intervalli di tempo. "Un solo farmaco per tutta la vita"
potrebbe essere il loro motto. Per il raggiungimento di questo obiettivo, si
affidano alla studio della materia medica, privilegiano nella diagnosi i segni
psichici e i sintomi mentali, mentre gli strumenti medici tradizionali sono
messi almeno in secondo piano. Al vantaggio terapeutico che si raggiunge
alla scoperta del simillimum si deve contrapporre l'estrema difficoltà della
ricerca e la frustrazione ad ogni insuccesso.
Potremmo anche definirli i puristi o gli ortodossi dell'omeopatia,
discepoli in senso stretto, di Hahnemann hanno raccolto e sviluppato il
concetto di sintomo e l'uso delle alte diluizioni. Non hanno mai portato
all'omeopatia innovazioni originali. Questa scuola si è sviluppata grazie
soprattutto all'opera di J.T.Kent, medico americano vissuto a cavallo del
1900 e autore di una colossale opera editoriale il "Repertorio di Kent",
immancabile presenza nella biblioteca di ogni omeopata. La visione della
malattia è mistica, spiritualistica. La causa potrebbe essere il peccato
originale, ma sicuramente non il microbo. La malattia è vista come l'effetto
della sofferenza, non come la causa. Stati Uniti, Gran Bretagna e paesi
anglosassoni, India in particolare, nonché il Sudamerica sono i paesi dove è
maggiormente rappresentata questa scuola.
I pluralisti
Questa strategia terapeutica è particolarmente sviluppata in Francia e
nei paesi francofoni.
Individuano i farmaci in base a considerazioni di ordine tipologicocostituzionale, grazie al lavoro di A. Nebel e della sua scuola. Sempre
dovuto al lavoro di Nebel è il concetto di drenaggio, in pratica l'uso di
medicamenti, a tropismo locale, che favoriscono l'eliminazione di tossine e
di scorie metaboliche, favorendo l'azione del rimedio di fondo.
D. Demarque sviluppa la concezione olistica dell'omeopatia, dove
strutture organiche e forme mentali non rappresentano che le due facce
della stessa medaglia. Utilizzano molti farmaci simultaneamente, sia a bassi
dosaggi per il drenaggio, sia a medi dosaggi per la tipologia costituzionale,
che ad alte potenze per farmaci di fondo.
30
I complessisti
Di scuola tedesca, si riconoscono maggiormente nella medicina
tradizionale come inquadramento nosologico del malato. Prescrivono un
gran numero di rimedi associati e complementari fra loro, tutti con uno
spiccato organotropismo specifico. Nasce il rimedio "in accordo di
potenza", vale a dire con la mescolanza di più dinamizzazioni. La scuola
non differisce molto da quella francese di Nebel e del suo allievo Vannier,
ne porta più avanti le conseguenze.
E' il regno delle basse potenze e del pragmatismo. Il simillimum è
visto come una chimera, così difficile da trovare che non si perde tempo a
cercarlo.
Da questo humus culturale, dalla potenza economica e culturale
tedesca, ma anche da una concezione fortemente pragmatica della
medicina, nasce, per opera di H.H.Reckeweg l'omeopatia antiomotossica o
omotossicologia.
31
L'OMOTOSSICOLOGIA
L'omotossicologia rappresenta certamente il punto più vicino, quasi
un anello di congiunzione fra l'omeopatia e la medicina tradizionale. Vi è
una correlazione lineare PATOLOGIA → SINTOMATOLOGIA →
FARMACO. Il linguaggio e le procedure diagnostiche pressoché identiche,
e condivisibile è il concetto di malattia. Questa, infatti, è vista come la lotta
quotidiana che l'organismo compie per neutralizzare ed espellere tutti i
fattori lesivi per l'organismo stesso. Questi fattori vengono genericamente
detti tossine. Tossine sono i virus, batteri e funghi, ma anche rumori, luci e
suoni, tossine sono gli inquinanti ambientali, lo smog e i cibi e le acque
degradate che assumiamo e ancora le droghe, l'alcool il fumo e i farmaci
che prendiamo. Tossine, infine, sono anche i prodotti del metabolismo.
Molte tossine verranno eliminate senza alcun disturbo soggettivo, altre, per
la loro virulenza e numero provocheranno una netta variazione
sintomatologia, che viene definita malattia.
La tavola omotossicologica
Rappresenta la stadiazione della malattia
determinata.
nosograficamente
La tabella presenta in ascissa 6 fasi di gravità crescente della malattia
da sin. a dx., in ordinata invece i vari tipi di tessuti, con le diverse
suddivisioni embrionali. Le 6 fasi sono divise in 3 dette umorali e 3 dette
cellulari. Nelle prime, la localizzazione tossinica extracellulare permette un
prognosi favorevole, nelle seconde invece, dato l'interessamento cellulare,
la prognosi merita una riserva tanto maggiore quanto più si è spostati a
destra.
Data la natura di una tossina e il terreno su cui agisce, qualsiasi fase
può essere colpita come inizio della malattia, questa poi potrà evolvere in
senso orizzontale o verticale, (processo detto di vicariazione),
determinando in un caso l'aggravamento della patologia che colpisce il
tessuto in questione, nell'altro il passaggio del processo morboso, da un
tessuto ad un altro.
La tavola può rappresentare una guida per il farmacista. Le patologie
della fase umorale, data la loro prognosi favorevole, rappresentano un
campo per il consiglio in farmacia, quelle umorali necessitano l'intervento
del medico. Un esempio interessante è la stipsi o la cefalea, considerati
nella medicina convenzionale poco meno di una condizione fisiologica o
parafisiologica, mentre per gli omotossicologi sono patologie di fase 3-4 se
non 5, quindi malattie profonde che hanno bisogno di un'appropriata analisi
medica.
32
Le tre leggi fondamentali dell'omotossicologia
• Sinergismo del Burgi
Tutti i preparati omeopatici sono scelti per dare, in quella patologia, un
effetto superiore alla somma dei singoli componenti.
Si tratta ovviamente di cocktail di farmaci, associati per dare
complementarietà d'azione e uno spiccato organo-tropismo. Si possono
prescrivere cioè, dopo una classica diagnosi allopatica.
• Arndt-Schulz o dell'effetto inverso
Afferma che alte dosi di una sostanza attiva hanno effetto inibente la
funzionalità di una cellula, mentre basse dosi della stessa sostanza hanno
un effetto stimolante. Molti esperimenti, come quelli di Hauss, mostrano
l'effetto inibente del cortisone sul connettivo di cellule di topo alle
normali concentrazioni terapeutiche e l'azione attivante delle diluizioni
omeopatiche. Il rapporto passa da un miliardo di molecole per cellula a
1000 molecole per cellula in una D10.
• Legge del simile
E' la stessa dell'omeopatia classica enunciata da Hahnemann. Nessun
omeopata prescinde da questo principio.
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TOSSICITA'
Sono scarsi gli effetti tossici provocati dal farmaco omeopatico, se
paragonato con il farmaco tradizionale.
La scuola di origine anglosassone e francese, vede nell'effetto
omeopatico un rapporto tipo chiave-serratura, se il farmaco è appropriato
guarirà, se non appropriato non sortirà alcun effetto, né terapeutico né
tossico. La scuola tedesca, di impronta omotossicologica, vede la
possibilità di danni in caso di prescrizioni opposte a quelle considerate
ideali. Per esempio, somministrando ad un paziente con una forte
infiammazione al fegato un farmaco attivante la funzionalità epatica, avrà
come conseguenza un peggioramento dell'epatite, cosi come un farmaco
modulante l'attività epatica, provocherà in un epatopatico cronico un
ulteriore deplezione della già scarsa attività residua.
Queste due visioni rispecchiano d'altronde due modi diversi di fare
omeopatia; in un caso ricerca del simillimum con alte diluizioni di un unico
farmaco (e quindi assenza di "molecolarità"), nell'altro, uso di cocktail di
farmaci a basse diluizioni (e quindi con una possibile alta presenza della
TM di partenza), alla ricerca della guarigione del sintomo locale.
Con queste premesse non è sorprendente trovare indici di tollerabilità
"ottimi" in omeopatia classica, e "buoni" in omotossicologia, dove la
presenza di principio attivo, per quanto scarsa, può ancora determinare
idiosincrasie individuali.
Mancando l'effetto tossico "collaterale", cioè insito nell'azione
farmacologica, la tossicologia omeopatica è costituita da poca cosa:
Aggravamento omeopatico
Riconosciuto da tutte le scuole, rappresenta il segno premonitore
dell'efficacia del trattamento. Si manifesta con un'apparente peggioramento
della sintomatologia di base o con la comparsa di eruzioni cutanee come
risultato di una "esteriorizzazione" della patologia.
L'aggravamento omeopatico fu descritto per la prima volta già da
Hahnemann, il quale propose, verso la fine della sua vita, le diluizioni
50millesimali per contrastarne l'effetto.
Sono possibili anche sovraccarichi agli emuntori, con comparsa di
diarrea, poliuria e sudorazioni.
Non è un fenomeno sempre presente e pone al medico l'incombenza
di doverlo differenziare dall'aggravamento della malattia naturale.
Persone sensibili
Esistono persone che non tollerano nessun farmaco omeopatico,
anche a dosi sicuramente al di là del numero di Avogadro. Quando ne
assumono uno, ne fanno il proving, mostrano cioè, in maniera leggera o
34
violenta, tutta la sintomatologia legata all'assunzione in dosi tossiche di
quel farmaco.
Esistono farmaci per antidotare questi effetti (per quasi tutti i farmaci
omeopatici esistono degli antidoti specifici che ne annullano gli effetti, sia
positivi sia negativi, facilmente reperibili nel Kent), che si risolvono
comunque nel giro di poche ore. Si può continuare la terapia con lo stesso
farmaco a dinamizzazione più bassa o con un numero minore di globuli o
di gocce.
Alte diluizioni
Sono quelle maggiormente implicate in possibili effetti tossici, non
per numerosità di eventi, ma per gravità. Vi è un generale consenso nel
ritenere che la somministrazione di dosi troppo ravvicinate di farmaci
completamente sbagliati e altamente potentizzati, possa influire
sull'equilibrio psichico del paziente. Nondimeno, si tratta di errori che assai
difficilmente potrebbero colpire un medico con un minimo di esperienza in
omeopatia.
Mancando totalmente la molecolarità, non sono possibili effetti
idiosincrasici tipici dell'allopatia, ma sono quelle che presentano più spesso
il tipico aggravamento omeopatico.
Basse diluizioni
Da un lato presentano un tropismo eminentemente somatico, per cui
non sono in grado di alterare, anche se erroneamente prescritti, le funzioni
superiori dell'essere umano, dall'altro, la presenza di concentrazioni
ponderali di principio attivo può provocare, per im, una relativamente alta
percentuale di effetti tossici, generalmente infiammazioni locali,
rapidamente reversibili.
Assunzione accidentale di grosse quantità di farmaco
Di solito da parte dei bambini - scopi suicidi non risultano agli atti -,
rappresentano unicamente un danno economico. La dose in omeopatia è un
fattore secondario, 3, 30 o 3000 granuli non fanno molta differenza o non
ne fanno per niente. Diverso è il meccanismo di ripetizione della dose, cioè
se il bambino decide di mangiarsi una "caramellina" altamente diluita al
giorno, per molti giorni. In questo senso il farmaco omeopatico assomiglia
alla tossicità da cortisone, un'unica dose, per quanto grande, avrà effetti
molto minori della stessa dose divisa per venti e somministrata per venti
giorni consecutivi.
De-slatentizzazione
E' una pseudo tossicità.
Non è infrequente, in omeopatia, risolvere una patologia e scoprirne
sotto un'altra, magari opposta. Questa seconda malattia non è dovuta alla
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tossicità del preparato (come succede spesso in allopatia), ma al riemergere
di un'affezione preesistente. Per esempio, diarrea persistente. Alla fine del
trattamento compare stipsi. La stipsi era già presente prima, la cura della
diarrea ha solo reso possibile il manifestarsi di una patologia sottostante.
Tossicità da eccipiente
Reazioni allergiche verso il tipo di alcol o di solvente usato è
quantitativamente e qualitativamente modesta, interessando non più di una
persona su 10.000 e provocando irritazioni ed infiammazioni locali.
Una situazione più grave potrebbe crearsi con gli eccipienti di creme
ed unguenti, data la maggior superficie con cui possono venire in contatto.
La sospensione della somministrazione è sufficiente ad evitare problemi
allergici.
Il punto di vista allopatico
La medicina classica, non riconosce alcun effetto terapeutico o
tossico all'omeopatia, ad eccezione ovviamente dei possibili effetti negativi
dovuti al dilazionamento della terapia classica. I risultati sono imputati
all'effetto placebo, cioè a un'azione psicologica di suggestione positiva o, in
alternativa, a una disassuefazione terapeutica con effetto anti-iatrogeno
(Lodispoto A. 1992).
Non va sottovalutata infine, la tossicità dovuta a preparazioni
inquinate, mal conservate, prodotte in modo incongruo, con materie prime
scadenti o contraffatte, o all'effetto nocebo (azione psicologica di
suggestione negativa).
36
LA LEGISLAZIONE OMEOPATICA
Va fatta distinzione tra "medicina omeopatica" come disciplina
medica e "medicinale omeopatico" come farmaco principalmente usato da
questa disciplina.
Medicina omeopatica
Ufficialmente in Italia l'omeopatia" non è mai esistita, né esiste a
tutt'oggi. Nonostante la moneta unica, i medici che affiancano alla scritta
"medico-chirurgo" quella di "omeopata" vengono ripresi e sanzionati
dall'ordine. La Corte di Cassazione ha infatti recentemente deciso (1999),
che la specializzazione in omeopatia ottenuta in altri Stati, (in Italia non
esiste), non è riconoscibile nel nostro paese e quindi l'illiceità della
qualifica di omeopata.
Prima dell'unità d'Italia, l'omeopatia era riconosciuta nel Regno delle
due Sicilie e nel ducato di Parma. Poi il nulla.
Medicinale omeopatico
Attualmente il "medicinale omeopatico" è regolato dal DL 17 marzo
1995, n.185, attuativo della direttiva CEE n.73 del 22 settembre 1992.
Ai medicinali omeopatici possono essere applicate due procedure. La
prima riguarda le disposizioni concernenti le specialità medicinali, quasi
improponibili in omeopatia come farmaco unico, dato che richiedono prove
di attività terapeutica e costi considerevoli, ma possibili per farmaci
complessi, la seconda procedura, detta semplificata, non prevede l'onere
della dimostrazione dell'efficacia terapeutica, ma attua delle restrizioni di
ordine tecnico e commerciale. In particolare:
• La diluizione deve essere almeno 1:10.000 della TM (in pratica, la più
alta concentrazione di principio attivo compatibile con la denominazione
omeopatica viene fissata in CH 2 o D 4, e comunque non deve essere
presente più di 1/100 della più piccola dose usata in medicina
convenzionale dove sia obbligo la ricetta medica.
• La via di somministrazione deve essere orale o esterna.
• Il prodotto non deve vantare attività terapeutiche, né dirette né indirette.
Sono vietati anche i nomi di fantasia, in quanto potrebbero richiamare
alla mente attività terapeutiche non provate.
• E' vietata qualsiasi forma di pubblicità.
Storicamente i rimedi omeopatici ricadono sotto il DM del 1977, che
controllava ogni singolo aspetto della terapia.
• Nel 1978, il Consiglio Superiore della Sanità considera i prodotti
omeopatici al di fuori al di fuori della regolamentazione dei prodotti
medicinali e li tratta come magistrali.
37
• Nel 1981, lo stesso consiglio approva l'importazione di prodotti
omeopatici dai paesi dove l'omeopatia è regolamentata giuridicamente,
mentre gli stessi prodotti, fabbricati in Italia, continuano ad essere
considerati galenici.
• Nel 1985, in ossequio alle disposizioni CEE (65/66, 318 e 319/75), il
M.d.S. emana un DL con norme per la produzione e il commercio di
prodotti omeopatici.
• Nel 1987, il M.d.S. vieta i prodotti omeopatici come specialità.
• Nel 1988, le spese per visite e medicinali omeopatici, diventano
detraibili dalla denuncia dei redditi.
• Nel 1989, appare una circolare del M.d.S. che finalmente regolamenta pur con molte carenze - la materia dei farmaci omeopatici.
• Nel 1995, viene pubblicato il DL 17 marzo 1995 n. 185 in attuazione
della direttiva CEE 92/73 in materia di medicinali omeopatici
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LE DIFFICOLTA' NEI TRIAL OMEOPATICI
Molto è stato detto sulla scarsità e inaffidabilità degli studi clinici
controllati in omeopatia e quindi sull'impossibilità di verificare
praticamente l'efficacia di una terapia piuttosto di un'altra.
Ciò è sicuramente vero, ed è tanto più grave pensando che
Hahnemann non scriveva una riga (e scrisse migliaia di pagine), senza
averla prima sperimentata.
Questo non toglie che la guerra fra allopatia e omeopatia si sia
combattuta quasi unicamente sul piano filosofico anziché, sperimentale. La
medicina convenzionale, su questo piano ha stravinto, ma le va
riconosciuto di aver stravinto anche sul piano sperimentale.
Storicamente, la sperimentazione omeopatica iniziò nel 1831, in
seguito ad un'epidemia di colera. L'omeopatia riportò dati di decessi
nell'ordine del 4% contro il 59% delle "cure" allopatiche (consistenti
nell'introdurre il paziente in enormi pentoloni di acqua bollente! E poi
sostengono che Hahnemann c'è l'aveva troppo con la medicina
convenzionale). Nel 1854, durante un'altra epidemia di colera che colpì
Londra, la Camera dei Comuni comunicò che negli ospedali omeopatici la
percentuale dei decessi era del 16.4, contro il 59.2 degli ospedali
convenzionali.
Questi dati rimasero purtroppo isolati, l'ostracismo del mondo
accademico relegò l'omeopatia nel suo mondo semiclandestino, dilaniato
all'interno da feroci lotte intestine. Anche fra gli omeopati, le discussioni
filosofiche presero il sopravvento sulla sperimentazione clinica.
Molto d'altronde è cambiato negli ultimi 30 anni, sia per effetto di
personalità particolari, sia per il lavoro paziente e certosino di migliaia di
medici che solo grazie agli effetti terapeutici ottenuti hanno potuto
sopportare la nomea di "stregoni". Un radicale cambiamento di mentalità e
i soldi arrivati al seguito del business omeopatico, stanno proiettando
l'omeopatica nell'ambito scientifico voluto dal suo fondatore e dalle leggi
della scienza; gli studi clinici (oltre ai test su animali ed in vitro), stanno
oramai aumentando in maniera esponenziale.
La natura dell'omeopatia pone delle difficoltà oggettive nello
svolgimento dei trial clinici controllati. Non per difendere l'indifendibile
mancanza di sperimentazione clinica, ma per molto tempo, si è ritenuto
addirittura impossibile poterla eseguire. I problemi ci sono e bisogna
conoscerli nella istituzione di un lavoro e nella valutazione dei dati.
Quando si progetta un lavoro e si valutano i dati, il primo e più
grande ostacolo è il concetto di malattia nosograficamente determinata.
Accettando solo i sintomi e rifiutando le diagnosi (come asma, gastrite o
colecistite), l'omeopatia classica rifiuta il confronto fra cure diverse. Il
39
sintomo insomma come fede, anziché come mezzo per individuare il
farmaco adatto.
Nel 1986 Reilly spazzò via questo vecchio concetto, accettando la
diagnosi "raffreddore da fieno" e con uno studio in doppio-cieco
controllato, poi pubblicato da Lancet, mise in subbuglio tutto il mondo
scientifico e quello "accademico" omeopatico in particolare. Non fu questo
l'unico merito, egli infatti, utilizzò come farmaco un estratto di 12 pollini
maggiormente responsabile di allergie nella contea dove si svolgeva lo
studio, escludendo in buona parte il problema del singolo farmaco.
In medicina convenzionale è prassi verificare l'efficacia di un solo
farmaco rispetto ad un altro od a un placebo. In omeopatia questo non è
possibile. Bisogna ogni volta cercare il farmaco a seconda dei sintomi
lamentati dai pazienti e dalla loro costituzione individuale. Con il suo
cocktail isopatico, Reilly evitò tutto il duro lavoro di repertorizzazione,
confidando nella bontà dell'approccio e nel numero di partecipanti per
minimizzare l'elevato numero di no-responders che una tecnica omeopatica
non personalizzata inevitabilmente produce.
Affrontò infine, il tabù allopatico per definizione: le altissime
diluizioni. Il cocktail utilizzato è diluito alla 30 CH, neanche l'ombra di una
molecola di principio attivo.
Questo studio, criticato soprattutto dagli omeopati puristi per la
mancanza di correlazione tra sintomi totali del paziente-farmaco, ha
rappresentato un punto di svolta per l'omeopatia, evidenziandone al
contempo i limiti. Non sarà seguito infatti, come capita sempre in allopatia,
da tutta una serie di studi satelliti atti a verificarne il risultato. La conferma
di un esperimento, nel mondo scientifico, è importante quanto
l'esperimento stesso.
Un approccio diverso, ampiamente usato, prevede la
repertorizzazione di ogni singolo paziente, dopo il suo arruolamento nello
studio. E' un lavoro particolarmente snervante lavorando in doppio-cieco,
non potendo mai attribuire il fallimento terapeutico a un errore nella
prescrizione o all'appartenenza del soggetto nel gruppo placebo. Il paziente
va inoltre rivisto ad intervalli regolari, dovendo cambiare terapia in caso di
modificazione della sintomatologia. Tutto questo lavoro è ovviamente
assente in allopatia, dove, una volta somministrato il farmaco, basta
attendere il risultato.
Una terza possibilità di ricerca, prevede di stabilire a priori il
farmaco da utilizzare, lasciando al lavoro di repertorizzazione il compito di
includere nel lavoro solo le persone che si suppongono responsive a quel
farmaco. Un esempio può essere l'uso di Baryta carbonica per la cura
dell'ipertensione. Si studiano 100 pazienti con ipertensione essenziale, si
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selezionano quelli che per caratteristiche psicofisiche possono rispondere al
farmaco Baryta carbonica e solo su queste si effettua l'esperimento.
Al vantaggio di testare un farmaco singolo, tipico della procedura
allopatica, si unisce l'enorme riduzione del numero dei partecipanti,
inficiando, spesso del tutto, l'analisi statistica.
In ogni caso, la suddivisione dei pazienti per patologia
nosograficamente determinata, va pienamente accettata.
Non si può utilizzare nessun'altra metodologia. Un singolo farmaco
omeopatico, per quanto potente, potrà agire al massimo sul 10-20% della
popolazione non repertorizzata. In uno studio su 60 pazienti, supponendo
un'efficacia del farmaco del 15%, avremo quindi solo 9 pazienti
responders, di cui la metà eliminati per l'appartenenza al gruppo placebo.
Dato l'alto numero di fattori confondenti, 4 o 5 risultati positivi su 30
pazienti non potrà, quasi mai, far raggiungere la positività statistica
richiesta. Uno studio così proposto, avrà cioè, una bassissima potenza.
Come unica e ragguardevole eccezione a questa regola, va ricordato
il prodotto Arnica montana. Molto attiva sui traumatismi, è considerata
efficace indipendentemente dalle caratteristiche del soggetto. Non dovendo
repertorizzare i pazienti, è stata molto usata negli studi clinici.
La contrapposizione ideologica omeopatia-allopatia, ha poi gettato
ombre anche sui pochi risultati ottenuti. Ogni ricerca che dimostrava
l'efficacia di un preparato omeopatico su una determinata patologia,
diventava la dimostrazione dell'efficacia di tutta l'omeopatia, così come
uno studio negativo provava l'assurdità di tutta l'omeopatia.
Ciò non corrisponde esattamente ai canoni della scientificità.
Lo studio di Reilly (1986), non dimostra l'efficacia dell'omeopatia,
dimostra (se confermato!), l'efficacia di Pollens 30 CH nella cura della
rinite allergica stagionale nella popolazione di quella contea. Non solo non
è corretto utilizzare quel Pollens 30 CH in altri paesi, che avranno
necessariamente altri tipi di polline, ma non è corretto neanche trasportare
il risultato in altri paesi utilizzando i 12 pollini più frequenti in quei paesi.
La reattività del sistema immunitario, può cambiare da polline a polline,
così come possono esserci reattività diverse in popolazioni diverse.
Lo studio negativo di Andrade (1991), non dimostra l'inefficacia
dell'omeopatia, può dimostrare, se confermato, l'inefficacia di quel
particolare approccio omeopatico per quella determinata patologia.
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Se era vero, che qualunque medico incrociasse
l'omeopatia sulla propria strada, ne rimaneva prigioniero,
ora, noi tutti, abbiamo la possibilità di poter verificare le
parole di Hahnemann "giudicatela dai fatti".
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IL DOLORE
Il dolore è una delle più spiacevoli, e a volte traumatiche esperienze
della vita di tutti i giorni. E' tanto indispensabile come segnale d'allarme,
per avere la garanzia che l'individuo metta in atto tutte le difese necessarie
alla propria integrità fisica, quanto può distruggere la qualità della vita, in
chi lo deve sopportare quotidianamente.
Un evento così comune come il dolore, trova, come per assurdo, delle
difficoltà ad essere ben determinato, basti pensare che ci può essere dolore
senza alcuna lesione, come vi può essere assenza di dolore anche in
presenza di ferite molto gravi, come nei campi di battaglia, dove si può
arrivare alla completa dissociazione fra trauma e dolore (Warfield C.A.
1995). La "Association for the Study of Pain", lo definisce: "Un'esperienza
sensoriale ed emotiva spiacevole, associata a danno tessutale in atto o
potenziale, oppure descritta in termini di tale danno", ed è quindi chiaro,
quanto peso abbia la valutazione soggettiva nella sua valutazione.
Il dolore va distinto nella forma acuta e cronica.
Il dolore acuto ha una durata limitata al tempo di guarigione delle
ferite e non supera mai, per convenzione, i sei mesi. E' inoltre, spesso
associato a modificazioni neurovegetative (tachicardia, diaforesi,
ipertensione, midriasi, pallore), ma soprattutto perché è facilmente
identificato dal paziente (White P. 1995). Rappresenta il tipico campo
d'azione dell'anestesiologia, ed il suo trattamento è soprattutto
farmacologico.
Il dolore cronico perdura oltre il tempo della guarigione, mancano a
volte, le modificazioni dell'iperattività vegetativa, tipiche dell'acuto, così
com'è meno definita la sintomatologia. Il dolore cronico comporta notevoli
modificazioni della personalità e nello stile di vita, di cui andrà tenuto conto
nel trattamento (Edwards W.T. e Asdourian C.P. 1996). La terapia
farmacologica si avvale, oltre agli analgesici, di tutta una serie di farmaci
adiuvanti, come gli anticonvulsivanti, gli antidepressivi e gli ansiolitici.
Può essere a sua volta suddiviso in dolore cronico maligno (il dolore
da cancro) e dolore cronico benigno (non associato a neoplasia).
Misurazione del dolore
La misurazione del dolore rappresenta un aspetto molto importante,
sia per svelare eventuali simulazioni, sia soprattutto, per monitorare il
paziente durante la terapia.
Le misurazioni oggettive sono poche, complesse e applicabili in
pochi ambiti terapeutici.
Una misurazione soggettiva, basata su una valutazione personale del
paziente, resta quindi l'unica strada percorribile. Esistono tutta una serie di
scale per la valutazione soggettiva del dolore, alcune molto semplici basate
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su disegni d'espressioni facciali (scala di Whaley e Wong), destinata ai
bambini, altre molto complesse, come il "McGill Pain Questionnaire", che
definiscono il dolore in maniera molto precisa, ma destinate ad un'utenza
con un ampio vocabolario. Nel campo del dolore acuto, la più usata, per
semplicità e attendibilità è la "Scala analogica visiva" (VAS), scala lineare
della lunghezza di 10 cm (ritenuta ottimale), dove ad un capo c'è l'assenza
del dolore, dall'altro, il peggior dolore immaginabile. Il paziente deve solo
tracciare una linea in corrispondenza di quello che ritiene essere il suo stato.
La misurazione è eseguita calcolando in millimetri, la distanza dal punto
"assenza di dolore" a quello segnato dal paziente.
Farmaci utilizzati nella medicina convenzionale
Le classi farmacologiche normalmente utilizzate nella terapia del
dolore sono gli analgesici narcotici, i non narcotici, gli anestetici locali
nonché tutti i farmaci che vanno ad agire sull'eziologia del dolore o che
possano aumentare (adiuvanti) la compliance del paziente (Edwards W.T. e
Asdourian C.P. 1996).
Analgesici narcotici
Capostipite di questo gruppo è la morfina, isolata dall'oppio, sostanza
conosciuta da almeno 6000 anni, è utilizzata, con tutti i derivati
semisintetici e sintetici (Fentanyl, Meperidina, Ossicodone, Idromorfone,
ecc.), sia nel forte dolore acuto, sia nel cronico, dove, dati i problemi di
abitudine e dipendenza, l'uso deve essere attentamente vagliato. Agiscono
legandosi a specifici siti recettoriali (δ, µ, κ e δ), presenti in varie strutture
del SNC (corna dorsali del midollo spinale e varie regioni sottocorticali),
coinvolte nella trasmissione e modificazione dello stimolo nocicettivo.
Analgesici non narcotici
L'aspirina (ASA) e gli antinfiammatori non steroidei o FANS
(Ibuprofene, Naprossene, Acetaminofene, Fenoprofene ecc.), agiscono
perifericamente bloccando, tra l'altro, la produzione di PgE2, sostanza in
grado di sensibilizzare i tessuti all'effetto algogeno della bradichinina e di
altre sostanze. Agiscono sul dolore lieve o moderato, e presentano tutti un
ventaglio di effetti tossici simile, dai problemi gastrointestinali,
all'alterazione della funzionalità epatica e piastrinica.
Anestetici locali
Derivano dagli studi sulla cocaina, primo anestetico locale utilizzato,
poi soppiantato, per gli effetti tossicomanigeni, dalla procaina prima e dalla
lidocaina poi e ritenuta il capostipite di questa classe farmacologica.
Agiscono bloccando reversibilmente la conduzione assonica dell'impulso
nervoso, per blocco del canale del sodio.
44
Adiuvanti
Sono tutti quei farmaci, che nel dolore cronico vanno ad agire sulle
componenti della paura, dello stress, della depressione, sui disturbi del
sonno e su tutte le altre componenti, oltre al dolore, che tolgono qualità alla
vita. Tra i più usati gli antidepressivi (amitriptilina, nortriptilina,
imipramina, trazodone, desipramina) e gli anticonvulsivanti (fenitoina,
carbamazepina). Molto usate sono anche le benzodiazepine e i
corticosteroidi.
Farmaci omeopatici
Il concetto invariabile della repertorizzazione, vale a dire associare
alla sintomatologia del paziente, il farmaco che in una persona sana abbia
provocato "quel" tipo di dolore, presenta qui la più clamorosa eccezione:
l'arnica. Utilizzabile nel dolore acuto post-traumatico, l'arnica è sempre
prescritta (Brigo B. 1994), o in somministrazioni ripetute a basse potenze o
in unico tubo-dose 200 CH. È inoltre sempre presente, in tutti i preparati
antalgici complessi. L'arnica non esclude la repertorizzazione, si aggiunge
ad essa. In nessun caso comunque, si arriva ad un blocco totale del dolore
intenso come in medicina convenzionale.
Nel dolore cronico, la repertorizzazione torna ad essere
indispensabile.
In omotossicologia, l'uso di complessi appositamente predisposti per
una certa patologia, rende la scelta del farmaco molto semplice: per l'artrosi
il farmaco contro l'artrosi, per il trauma il farmaco contro il dolore acuto
(Reckeweg H.H. 1981).
45
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELL' EMICRANIA
Uno studio sul trattamento dell'emicrania, condotto da Brigo e
Serpelloni (1987), ha confrontato, su 60 pazienti, il trattamento omeopatico,
contro placebo in doppio cieco randomizzato. Sono stati utilizzati allo
scopo 8 farmaci omeopatici diversi: Belladonna, Cyclamen, Gelsemium,
Ignatia, Lachesis, Natrum muriaticum, Silicea, Sulphur. Forme di
emicrania, che dopo il processo di repertorizzazione, avrebbero richiesto
rimedi diversi da questo protocollo, sono state escluse dalla ricerca. I
farmaci sono stati prescritti tutti, in 4 tubo-dose alla potenza omeopatica di
30 CH.
N° pazie nti
25
24
Ottima/Buona
Discreta/Mediocre
20
15
15
Nulla/Peggioramento
11
10
5
4
2
4
0
Verum
Placebo
Figura 1: Valutazione finale dei pazienti dopo 4 mesi di terapia.
Nel gruppo verum, la valutazione finale dei pazienti è stata ottima o
buona in 24 casi su 30, discreta in 4 e nulla in 2. In particolare, il numero
delle crisi/mese è passato da 10 a 1.8 (p<0.01), la durata delle crisi da 19.9
a 6.7 ore (p<0.01) e l'intensità, misurata con una scala VAS da 0 a 10, da
9.1 a 2.9 (p<0.01).
Nel gruppo placebo, è stata ottima o buona in 4 casi, 11 persone
hanno registrato un miglioramento di qualche entità, nulla in 14, ed un
aggravamento. Il numero delle crisi è passato da 9.9 a 7.9 (p=0.04), la
durata delle crisi da 18.6 a 17.9 (p=ns) e l'intensità, da 8.4 a 7.8 (p=ns).
Dai risultati ottenuti, è possibile concludere che un trattamento
omeopatico della cefalea non secondaria ad altre patologie e le cui
caratteristiche siano quelle della patogenesi degli 8 farmaci utilizzati nel
protocollo è attuabile, anche se la reale efficacia dell'omeopatia nelle
cefalee, necessita di ulteriori conferme.
46
TRATTAMENTO OMEOPATICO DEL MAL DI TESTA
Questo studio, condotto da Walach et al (1996) ha valutato l'effetto
della terapia omeopatica su un gruppo di 98 persone affette da mal di testa
di diversa natura, in doppio cieco randomizzato, dividendo i pazienti 61 nel
gruppo verum e 37 nel placebo. È stata usata una metodologia omeopatica
classica usando, dopo repertorizzazione, 25 farmaci omeopatici diversi, per
un periodo di 12 settimane.
I parametri utilizzati nella valutazione della terapia, sono stati la
frequenza, la durata e l'intensità del dolore, nonché il consumo di
analgesici.
I risultati dello studio non mostrano nessuna variazione di rilievo tra
il gruppo verum ed il placebo, tendenzialmente anzi, tutti gli indici
propendono, anche se in maniera non statisticamente significativa, per il
gruppo placebo. Non si propone la terapia omeopatica nella cura del mal di
testa.
RIDUZIONE CON UN FARMACO OMEOPATICO DELLA DURATA DEL
TRAVAGLIO DA PARTO
Questo lavoro è stato eseguito da Eid et al. (1994), su un gruppo di
40 donne col sistema randomizzato e in doppio cieco contro placebo. La
ricerca, si prefiggeva di verificare gli effetti di Caulophyllum thalictroides
nella riduzione del travaglio di parto non complicato in donne primipare. La
posologia è stata di 5 granuli 7 CH ogni ora per 4 somministrazioni sublinguali durante la fase attiva del travaglio.
Nel gruppo verum, la durata media della fase dilatante è stata di 210
minuti, nel gruppo placebo di 355 minuti, con una riduzione media di 145
minuti (p<0.01). Non si sono riscontrati effetti tossici, in particolare non si
sono avute differenze significative per quanto riguarda il benessere e il peso
fetale, il dolore, il sanguinamento e l'età gestazionale.
I risultati ottenuti, sono stati inoltre confrontati retrospettivamente,
con un gruppo di 30 primipare ricoverate nello stesso ospedale negli anni
precedenti con travaglio spontaneo e fisiologico, non sottoposte a nessun
trattamento. La differenza tra questo gruppo di controllo e quello verum, è
stata di 69 minuti (p=0.04), mentre la differenza col placebo è stata di 76
minuti a favore del controllo (p=0.035).
47
355
400
279
Minuti
300
210
200
100
0
Verum
Placebo
Controllo
Figura 2: Durata del travaglio in minuti in primigravide.
L'esito dello studio, propone l'uso di Caulophyllum nella riduzione
del travaglio da parto in primigravide. L'utilizzo di questo farmaco, un
unitario, è molto interessante, in quanto non è necessaria la
repertorizzazione, tipica di questa classe di farmaci.
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA PERIARTRITE SCAPOLO
OMERALE CALCIFICA
Un trattamento omeopatico della periartrite scapolo omerale calcifica
(Malattia di Duplay), è stato condotto da Boracchi (1998), su 63 pazienti,
utilizzando un cocktail di 10 preparati omotossicologici (complessi), per via
intra e peri-articolare. Quattro di questi farmaci (Ultima Ratio, Infi*Aurum,
Infi*Lachesis e come drenaggio Infi*Myosotis o Infi*Hamamelis), sono
stati sempre somministrati, i rimanenti al contrario, erano scelti a seconda
della durata, della eziologia e delle caratteristiche algiche della lesione. Le
infiltrazioni sono state eseguite ad intervalli di una settimana, un mese e
due mesi dalla prima, aggiungendo altre due sedute se permaneva la
sintomatologia. Nei pazienti per i quali l'intensità del dolore era tale da non
poter permettere l'attesa degli effetti della cura, sono stati somministrati
(come supporto), anche due fitoterapici in TM. Dato che nei criteri di
selezione era prevista la presenza di una netta calcificazione, i risultati
miravano anche a valutare una sua l'eventuale modificazione.
I risultati, hanno mostrato la totale scomparsa della sintomatologia
algica in 56 casi su 59 (93%). In tre pazienti è rimasta una lieve
48
sintomatologia sotto sforzo e in un caso solo permaneva invariata la
dolenzia notturna. Il pieno riassorbimento delle calcificazioni (non più
rilevabili al controllo radiologico), è avvenuto in 43 casi (72.9%), una
massiva riduzione delle stesse in 15 (25.4%), mentre solo un paziente non
ha ottenuto nessuna variazione del tenore calcico del deposito
periarticolare.
N° pa zie nti
50
40
Dolore acuto
44
39
Dolore notturno
Dolore a riposo
30
21
20
10
0 1 0
0
Pre
Post
Figura 3: Variazione sintomatologica pre e post trattamento.
I risultati di questo lavoro sono positivi, ma il carattere aperto, non
controllato e retrospettivo ne inficiano l'attendibilità. Poiché in genere i
risultati della terapia convenzionale, basata sulla somministrazione di
FANS, cortisonici, Roentgen terapia, ultrasuoni, elettroforesi oltre alla
chirurgia tradizionale e mini-invasiva, sono comunque gravati da effetti
tossici, merita proseguire l'indagine omeopatica in questa patologia.
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA FIBROMIALGIA
Lo studio, eseguito da Fischer (1989), confronta su 30 pazienti un
trattamento omeopatico della fibromialgia, contro placebo in doppio cieco
randomizzato. E' proposto come unico farmaco Rhus toxicodendrum 6 CH,
in due compresse 3 volte al giorno, selezionando al momento della
randomizzazione tutti i pazienti che, per pattern sintomatologico e
costituzionale, siano stati ritenuti responsivi al farmaco in questione (40%
circa). Come indice dell'effetto, è stato misurato il numero di tender points,
oltre ad una valutazione del dolore da parte dei pazienti, con l'ausilio della
scala VAS.
49
I risultati del trial, mostrano che nel gruppo verum, il numero di
tender points è stato di 10.6 contro 14.1 del placebo (p<0.005), il
miglioramento della VAS, è stato di 53mm contro 27mm del gruppo
placebo (p=0.005).
Scala arbitraria
60
VAS (in mm)
53
N° Tender p.
50
40
27
30
20
10,6
14,1
10
0
Verum
Placebo
Figura 4: Valutazione dei principali parametri utilizzati nello
studio.
Lo studio propone l'uso di Rhus tox. 6CH (secondo la farmacopea
nazionale francese), nei pazienti affetti da fibromialgia, che per
caratteristiche sintomatologiche e costituzionali, (pazienti repertorizzati),
siano ritenuti responsivi al farmaco in questione. Ulteriori indagini
dovranno, non solo confermare questo dato, ma verificare le possibilità di
una cura omeopatica nella totalità dei pazienti affetti da questa patologia.
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELL' ARTRITE REUMATOIDE
Uno studio condotto nell'arco di un anno da Gibson et al., (1978), è
stato mirato a confrontare gli esiti di diverse terapie per l'artrite reumatoide
su tre bracci diversi: nel primo, sono stati considerati 54 soggetti sottoposti
a terapia con aspirina e indometacina, a cui è stata associata la terapia
omeopatica. I pazienti sono stati seguiti da 2 omeopati e sono stati saggiati
più di 200 farmaci omeopatici, nel secondo, composto da 41 soggetti è stata
sospesa la terapia fino allora seguita, a favore della monoterapia con ASA,
seguiti da specialisti in reumatologia, ed infine il terzo gruppo, costituito da
100 pazienti di controllo in terapia con placebo.
Nel primo gruppo (omeopatico), 23 pazienti hanno ottenuto un
significativo miglioramento, abbandonando nel frattempo la terapia classica
50
con FANS, 13 hanno terminato lo studio con l'aiuto dei farmaci
tradizionali, 4 lo hanno completato, ma senza trarre vantaggio e 14 pazienti
sono usciti dallo studio per mancanza di effetti. Nessuno ha riportato effetti
iatrogeni.
Nel secondo gruppo (ASA), 6 pazienti su 41 hanno ottenuto un
significativo miglioramento, mentre gli altri 35 hanno abbandonato la
terapia prima della fine dello studio (soprattutto nei primi 4 mesi), 19 per
mancanza d'effetto e 16 per effetti tossici troppo gravi.
Nel terzo gruppo (placebo) tutti i pazienti sono usciti dallo studio
nelle prime settimane per mancanza d'effetto.
% di pazienti
100%
Buono
Discreto
80%
Nullo
60%
Peggioramento
40%
20%
0%
Omeopatia
ASA
Placebo
Figura 5: Valutazione generale dopo un anno di trattamento.
Lo studio è stato condotto secondo le tradizionali modalità
omeopatiche della repertorizzazione e somministrazione del simile, ma
presenta aspetti oggi non più deontologicamente accettabili: la terapia
placebo, per una patologia così grave, non è più pensabile. I primi due
gruppi - omeopatico e allopatico - inoltre, non si sono confrontati
egualmente, dato che uno ha mantenuto la terapia di base "aggiungendo"
l'omeopatia, l'altro ne è stato privato, dovendo contare solo sull'azione
dell'ASA, farmaco non perfettamente mirato per tale malattia. Queste
carenze, riflettono forse lo scopo principale del lavoro, quello di dimostrare
l'efficacia in sé dell'omeopatia, anziché proporre una valida alternativa nella
cura della AR. Pesano d'altronde i 23 pazienti su 54 che hanno potuto
abbandonare del tutto i farmaci tradizionali a favore della sola terapia
omeopatica, traendone giovamento senza alcun effetto iatrogeno.
51
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELL'ARTRITE REUMATOIDE
Studio clinico controllato sull'efficacia dell'omeopatia nell'artrite
reumatoide, condotta da Andrade et al. (1991). La ricerca, in doppio cieco,
effettuata su 44 pazienti per 6 mesi, si prefiggeva lo scopo di verificare la
proponibilità della terapia omeopatica, in una malattia che, per durata e
tossicità dei farmaci normalmente impiegati, rappresenta ancora una sfida
per la medicina. Sono stati prescritti sia farmaci di fondo, sia locali,
repertorizzando i pazienti ad ogni visita mensile.
Nel gruppo verum, rispetto all'inizio del trattamento, sono migliorati
4 dei 9 indici clinici e di laboratorio normalmente usati nel controllo dei
pazienti. Dei 17 pazienti del gruppo, 10 hanno riscontrato un beneficio, 4
nessuna modificazione sintomatologica e 3 un peggioramento.
Nel gruppo placebo, sono invece migliorati 3 indici su 9; 7 pazienti
hanno registrato un miglioramento, 5 nessun cambiamento e 4 hanno
accusato un peggioramento della sintomatologia.
% Pe rsone
60%
59%
50%
40%
30%
20%
Miglioramento
44%
23%
18%
31%
25%
Nullo
Peggioramento
10%
0%
Verum
Placebo
Figura 6: Valutazione medica finale sull'efficacia della terapia
omeopatica.
Le conclusioni di questo lavoro, al contrario di altri, non fanno
propendere per un'azione di rilievo dell'omeopatia in questa patologia, ma il
basso numero di partecipanti, come rivela lo stesso autore, potrebbe non far
emergere un reale beneficio del trattamento. Manca un'appropriata analisi
statistica.
52
TRATTAMENTO DI MEDICINA CONVENZIONALE NELL'ARTRITE
REUMATOIDE
Una terapia polifarmacologica nell'AR di recente insorgenza,
condotta da Biasi et al., non in cieco e non controllato, ha valutato
l'efficacia di una combinazione di 3 farmaci classicamente utilizzati nella
cura dell'AR, l'idrossiclorochina 400 mg/die, l'aurotiomalato 50 mg/sett., e
il MTX 7.5 mg/sett., in 25 pazienti per un periodo di un anno.
Risultati: dei 25 pazienti, 7 sono usciti dallo studio, 6 dei quali per gli
effetti tossici dovuti principalmente all'aurotiomalato. I 18 pazienti che
hanno completato lo studio, hanno riscontrato un netto miglioramento dei
parametri clinici e di laboratorio, già dopo 3 mesi di trattamento,
miglioramento che è continuato per tutto l'anno. In 15 casi si è potuto
sospendere la terapia cortisonica. In particolare, la rigidità mattutina è
passata da 105 ad 0.9 minuti (p=<0.005), il numero delle articolazioni
tumefatte da 14.5 a 0.3 (p=<0.005), ed il numero delle articolazioni
doloranti da 24.5 a 1.9 (p=<0.005).
S ca la a rbitra ria
120
Rigidità mattutina
(minuti)
105
100
80
Numero
articolazioni
tumefatte
60
40
20
24,5
14,5
0,90,31,9
0
Inizio cura
Fine cura
Numero
articolazioni
dolenti
Figura 7: Valutazione della terapia polifarmacologica nei 18
pazienti su 25, che hanno completato lo studio.
Un trattamento così aggressivo, si è rivelato indispensabile per
ridurre il danno articolare. Sono state tentate molte combinazioni
farmacologiche, nessuna delle quali ha dimostrato un netto vantaggio sulle
altre. Questo studio, nonostante i limiti dati dall'esiguo numero di pazienti e
dalla mancanza del sistema cieco - randomizzato, mostra innegabili
vantaggi nei pazienti con AR, che non abbiano ancora avuto episodi di
erosione delle articolazioni. Di una certa rilevanza gli effetti tossici, non
53
superiori d'altronde ad altre associazioni farmacologiche. Questa terapia
non sembra fermare il danno da erosione articolare.
TRATTAMENTO DEL DOLORE DOPO CHIRURGIA ORALE
N° persone
In questo lavoro, Lökken et al. (1995), hanno valutato gli effetti
dell'omeopatia nella chirurgia orale, in uno studio controllato in doppio
cieco su 24 pazienti contro placebo. In particolare, è stata valutata la
riduzione del dolore, del sanguinamento, del trisma e del gonfiore, dopo
estrazione di entrambi i denti del giudizio. Si sono utilizzati sei farmaci
omeopatici alla 30 D, Phosphorus, Hypericum, Ledum, Staphisagria,
Plantago e Arnica, farmaco quest'ultimo, classicamente impiegato nei
traumi acuti, ed anche qui molto utilizzato. La terapia ha avuto inizio tre ore
dopo la fine dell'intervento ed è proseguita per sette giorni dopo. Il lavoro
di repertorizzazione è stato affidato a due omeopati.
I risultati, dopo 7 giorni dall'intervento, mostrano come il dolore
(p=0.90, IC al 95% da -27% a 42%), il sanguinamento (p=0.86, IC al 95%:
da -0.26 a 0.86) e il gonfiore siano stati assolutamente identici in entrambi i
gruppi. Solo per il trisma è stato rilevato un certo miglioramento nel gruppo
verum, ai limiti della significatività statistica (media - 2.1, p=0.05, IC al
95%: da - 4.6 a 0.4).
14
12
10
8
6
4
2
0
Trisma
13
11
11
Gonfiore
Sanguinamento
5
1
Verum
2
Placebo
Figura 8: Numero di persone che alla fine dello studio, hanno
preferito un trattamento nei parametri considerati.
Le indicazioni emerse dal trial, (che presenta nel limitato numero di
partecipanti il suo punto più debole, mancando quindi della potenza
necessaria per mettere in risalto effetti che non siano eclatanti), fanno
ritenere l'uso del trattamento omeopatico dopo chirurgia orale, un
54
procedimento poco o non attivo e, fino a prova contraria, da abbandonare.
Dal punto di vista omeopatico, si obietta la mancanza di un trattamento
preventivo con Arnica il giorno prima dell'intervento e nelle tre ore
intercorse dalla fine dell'operazione all'assunzione del farmaco.
TRATTAMENTO OMEOPATICO DEL DOLORE E PREVENZIONE DELLE
INFEZIONI DOPO ISTERECTOMIA
Lo studio di Hart et al. (1997), in doppio cieco randomizzato contro
placebo, ha valutato gli effetti del prodotto omeopatico Arnica 30 CH sul
dolore e sulle infezioni dopo isterectomia. Allo studio hanno preso parte 93
pazienti, 73 delle quali hanno terminato lo studio. L'arnica è stata
somministrata 24 ore prima dell'intervento, e quindi tre volte al giorno per 5
giorni dopo l'intervento.
I risultati del trial non dimostrano nessuna variazione nel gruppo
verum da quello placebo, né per quanto riguarda il dolore (p=0.64, CI al
95%: da -5.3 a 8.6), né per il numero o la gravità delle infezioni, misurato
dal numero di pazienti che sono ricorse alla terapia antibiotica (76% nel
gruppo verum, 71% nel placebo).
76%
% di pe rsone
80%
60%
61%
66%
71%
Miglioramento del
dolore
40%
Peggioramento
del dolore
20%
Ricorso agli
antibiotici
8%
6%
0%
Verum
Placebo
Figura 9: Risultato complessivo dello studio
E' quindi possibile concludere che l'uso di arnica 30 CH nella
riduzione del dolore post-operatorio, soprattutto dopo isterectomia, non è
consigliato. La mancanza della repertorizzazione, non inficia il risultato,
dato che l'arnica, a detta di tutti gli omeopati, funziona indipendentemente
dalle caratteristiche soggettive, su tutti i tipi di traumi acuti.
55
TRATTAMENTO CONVENZIONALE DEL DOLORE POST-OPERATORIO
Questa meta-analisi di Moore e McQuay (1997), ha valutato su 3.453
pazienti suddivisi in 18 trial, gli effetti del tramadolo contro placebo,
codeina o combinazioni di analgesici (Codeina 60mg, Tramadolo 50-75100-150mg, Aspirina 650mg + Codeina 60mg e Acetaminofene 650mg +
Propossifene 100mg), nella riduzione del dolore dopo chirurgia o estrazione
del terzo molare.
Il parametro valutato per confrontare l'efficacia delle varie opzioni
terapeutiche è stato l'NTT, cioè il numero di pazienti che bisogna trattare
per ottenere in uno la scomparsa del dolore.
Nel dolore dentale tutti i farmaci si sono dimostrati attivi, ad
eccezione del trattamento con Codeina 60mg. Il tramadolo alla
concentrazione di 100mg ha registrato un NTT di 4.6 (3.6-6.4), a quella di
150mg 4.2 (2.9-7.3), contro un valore NTT di 6.3 (4.5-9.8) per il
trattamento aspirina/codeina e di 5.3 (3.4-11.4) per quello
acetaminofene/propossifene.
Nel dolore post-operatorio tutti i farmaci hanno mostrato un potere
analgesico significativamente superiore al placebo. Il tramadolo 100mg ha
prodotto un NTT di 4.8 (3.4-8.2), alla concentrazione di 150mg 2.4 (2.03.1), la combinazione aspirina/codeina 3.6 (2.5-6.3) e l'associazione
acetaminofene/propossifene 4.0 (3.0-5.7).
20
50
Codeina 60mg
Tramadolo 50mg
15
Tramadolo 100mg
Tramadolo 150mg
10
5
9,1
6,3
5,3
4,64,2
9,1
7,1
Acetamin/Proposs.
Aspirina/Codeina
4,8
2,4
4 3,6
0
Dol. dentale
Post-op
Figura 10: Valore di NTT medio nel dolore dentale e postoperatorio.
Il tramadolo 150mg appare il miglior analgesico, anche se risulta il
più gravato da effetti tossici, soprattutto vertigini, nausea e vomito, la
maggior parte di lieve intensità.
56
TRATTAMENTO OMEOPATICO DEL DOLORE DOPO DISTORSIONE
DELLA CAVIGLIA
N° pazienti
Lo studio, condotto da Zell (1989) su 73 pazienti in doppio cieco
randomizzato, ha valutato l'effetto di un preparato presente nella
Farmacopea Ufficiale Omeopatica Tedesca, Traumeel® pomata, nel ridurre
il dolore e la mobilità articolare nelle distorsioni acute delle articolazioni
astragaliche (uno dei più frequenti traumi sportivi), in associazione ad una
elettroterapia di base, praticata ad entrambi i gruppi. Il trattamento è stato
protratto per un massimo di 15 giorni dal giorno d'ingresso. Trattandosi di
un prodotto omotossicologico (complesso), non necessitava della
repertorizzazione.
Nel gruppo verum, 28 pazienti su 33 non avevano più dolore dopo 10
giorni, e 17 presentavano una riduzione di almeno 10 gradi, per la
differenza di escursione angolare (flessione + estensione), tra l'articolazione
lesa e quella sana.
Nel gruppo placebo, 13 pazienti su 36 non avevano più dolore dopo
10 giorni, e 9 presentavano un'analoga riduzione del grado di escursione
angolare. La differenza dell'angolo di supinazione, non raggiungeva la
significatività statistica (p=0.13).
30
25
20
15
10
5
0
28
23
13
Assenza di
dolore
Presenza di
dolore
5
Verum
Placebo
Figura 11: Risultati dopo 10 giorni dal trattamento con Traumeel
pomata, in pazienti con distorsione della caviglia.
I risultati dello studio suggeriscono l'uso di Traumeel® pomata nelle
distorsioni acute astragaliche per la riduzione del dolore a 10 giorni
dall'incidente (p<0.001). Si tratta di una formulazione molto comune in
Germania, dove è stata oggetto di uno studio su oltre 3,5 milioni di soggetti,
studio assolutamente privo di ogni valore scientifico, ma che ben testimonia
la diffusione del preparato.
57
TRATTAMENTO OMEOPATICO DEL DOLORE IN TRAUMI SPORTIVI
% de i pazie nti
Un lavoro condotto da Böhmer e Ambrus (1992), ha valutato in
doppio cieco randomizzato, gli effetti di due prodotti omeopatici
(Traumeel-S e Traumeel-Sine), contro placebo, nei più comuni traumi
sportivi. Il trial, istituito su tre braccia, ha coinvolto 102 pazienti
egualmente suddivisi nei tre gruppi e seguiti per 15 giorni.
I parametri considerati sono stati il gonfiore e la temperatura della
pelle e, in seconda istanza, l'intensità del dolore e lo sforzo muscolare
massimo possibile.
Al termine dello studio, non è stata notata nessuna differenza sulla
temperatura cutanea nei tre gruppi. Nessuna differenza, al 5° giorno di
trattamento si è altresì evidenziata sul gonfiore e sullo sforzo massimo
eseguibile. Al contrario, al 15° giorno è stata evidenziata una differenza
significativa sia sul gonfiore (p<0.01), sia sullo sforzo massimo eseguibile
(p=0.052). Il dolore ha mostrato un significativo miglioramento già dal 5°
giorno (p=0.0016), proseguito fino al 15° giorno (p=0.0002).
Complessivamente, non si sono notate variazioni di rilievo tra
Traumeel S e Traumeel Sine (p=0.79), mentre appaiono marcate quelle tre
Traumeel S e placebo (p=0.002) e tra Traumeel Sine e placebo (p=0.006).
50%
Molto buono
40%
Buono
30%
Discreto
Nullo
20%
10%
0%
Verum 1 Verum 2 Placebo
Figura 12: Valutazione medica sull'efficacia del trattamento.
Verum 1 = Traumeel S, verum 2 = Traumeel Sine.
Come già altri studi hanno dimostrato, l'uso di Traumeel S appare
indicato nel trattamento del dolore e delle altre manifestazioni
dell'infiammazione legate a traumatismi.
58
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELL' ARTROSI DEL GINOCCHIO
% di pazienti
Una terapia della gonartrosi è proposta da Weiser e Metelmann
(1995), con Zeel® fiale. Si tratta di uno studio aperto, non controllato e
multicentrico che ha coinvolto 190 specialisti e 1.845 pazienti con artrosi
del ginocchio. La terapia è stata condotta con somministrazione del
preparato 2 volte alla settimana per via intrarticolare, per la durata di 4-5
settimane. Il 79% dei pazienti ha ricevuto anche una terapia
complementare, soprattutto con FANS e anestetici locali, il 21% solo con
Zeel® fiale.
I risultati non mostrano differenze significative tra i pazienti trattati
in mono terapia da quelli trattati in associazione. La valutazione da parte
del medico del trattamento è stata ottima nel 20.8% dei casi, buona nel
52.8%, soddisfacente nel 19.5%, nulla nel 6.2% e si è avuto un
peggioramento nel 0.6% dei casi, senza che d'altronde, si siano prodotte
lesioni permanenti.
60%
Ottimo
50%
Buono
40%
Soddisfacente
30%
Senza risultato
20%
Peggioramento
10%
0%
Monoterapia
Politerapia
Figura 13: Valutazione complessiva dopo trattamento con Zeel
fiale solo o in associazione con FANS e anestetici locali.
I risultati del lavoro suggeriscono una buona azione del preparato
nell'artrosi del ginocchio. Si tratta però di uno studio non controllato,
retrospettivo, aperto e con numerose variabili, per esempio la stessa puntura
articolare può avere effetto analgesico (riflesso-terapia). Una sincera
valutazione del prodotto, esige un riscontro più oggettivo in uno studio
controllato in doppio cieco.
59
TRATTAMENTO COMPARATO DELL'ARTROSI DEL GINOCCHIO
Scala VAS (mm)
Questo secondo studio sulla riduzione del dolore da gonartrosi
idiopatica è stato eseguito da Nahler et al. (1996), valutando in singolo
cieco randomizzato, contro una terapia con acido ialuronico, 114 pazienti
egualmente suddivisi nei due rami. Il gruppo omeopatico è stato trattato con
2 infiltrazioni a settimana per 5 settimane con Zeel® fiale, l'altro gruppo
con un preparato di acido ialuronico, Hyalart®, sempre con 10 infiltrazioni.
I principali parametri valutati sono stati l'intensità del dolore,
espressa con una scala VAS e la rigidità mattutina dopo 5 settimane di
trattamento.
Dopo 5 settimane di trattamento, il dolore provocato dal movimento
è passato, in media, da 67mm (scala VAS) a 31, con una riduzione di 36mm
con Zeel®, da 63 a 26mm, con una riduzione di 37 nel gruppo Hyalart®. Il
dolore notturno si è ridotto da 33 a 9 nel gruppo Zeel®, e da 35 a 7 nel
gruppo Hyalart®. La rigidità mattutina è passata da 5 minuti a 2 con Zeel®,
e da 5 minuti a 1 con Hyalart®. Gli unici lievi effetti tossici osservati, sono
stati dei fenomeni infiammatori locali o irritativi dopo infiltrazione
articolare, ed hanno colpito 6 pazienti trattati con Zeel® e 13 con Hyalart®.
40
30
37
36
24
28
Riduzione del
dolore al
movimento
Riduzione del
dolore notturno
20
10
0
Zeel
Hyalart
Figura 14: Andamento del dolore nei due gruppi trattati con i
preparati Zeel (omeopatico) e Hyalart (allopatico).
La terapia omeopatica si pone sullo stesso piano di efficacia di un
tradizionale trattamento di medicina convenzionale, nella cura della
gonartrosi idiopatica.
60
VALUTAZIONE COMPLESSIVA SULLA TERAPIA DEL DOLORE
Dai dati in possesso, appare abbastanza sorprendentemente, come il
prodotto Arnica, molto ben considerato in omeopatia, non abbia dimostrato
di esplicare nessuna attività nella riduzione del dolore acuto, soprattutto
post-operatorio. Maggiore interesse desta invece, il prodotto complesso
Arnica Compositum Heel, nel trattamento del dolore post-traumatico.
Nella cura del dolore cronico, come nell'artrosi, il complesso Zeel
fiale sembra ottenere risultati soddisfacenti.
I risultati controversi ottenuti nell'artrite reumatoide, se da un lato
frenano gli entusiasmi per una cura senza gli effetti tossici delle terapie
convenzionali, dall'altro pongono le basi per un uso razionale e mirato della
terapia omeopatica, che deve essere basata sulla repertorizzazione e sulla
somministrazione di uno o più farmaci simili.
Promettenti, ma bisognosi di tutta una serie di verifiche, appaiono i
risultati ottenuti nella cefalea, nella periartrite scapolo omerale, nella
riduzione del travaglio da parto e nella fibromialgia.
61
ORL
Nell'ambito ORL, sono prese in considerazione le otiti medie, le
sinusiti, le riniti croniche e le sindromi influenzali.
L'otite media acuta purulenta, è particolarmente frequente nella
prima infanzia, data l'esistenza di fattori anatomici particolari, come la tuba
corta e beante e fattori predisponenti come adenoiditi e riniti. L'infezione si
propaga per via ascendente dalle vie aeree superiori, meno frequentemente
per via transtimpanica, in seguito a lacerazioni della membrana. Lo
Streptococco ß emolitico del gruppo A è il maggior responsabile di queste
infezioni, segue il Pneumococco e molto più raramente altre forme
microbiche. Da menzionare le otiti che si sovrappongono a malattie
infettive quali morbillo, scarlattina, varicella ed influenza.
La sintomatologia è particolarmente dolorosa, ed evolve per crisi
prevalentemente notturne con febbre, astenia, insonnia e cefalea. Al
momento dell'eventuale perforazione timpanica, si ha un notevole
miglioramento sintomatologico, con fuoriuscita di una secrezione sierosa
prima e purulenta poi. Segue la fase di riparazione, che porta alla
guarigione con restituzione ad integrità delle strutture (Maurizi M. 1996).
L'otite media siero-mucosa è caratterizzata da sensazione di
pienezza e tensione auricolare, con acufeni e lieve ipoacusia ed è dovuta
principalmente ad un'alterata funzione ventilatoria e di drenaggio della tuba
d'Eustacchio, associata ad infiammazioni delle alte vie aeree.
Il trattamento tradizionale è basato sull'uso d'antibiotici per via
sistemica, antidolorifici sistemici e locali, antiflogistici ed antistaminici.
Molto importante è la decongestione delle vie aeree superiori con eventuale
bonifica del distretto rinofaringeo.
L'otite media cronica, è caratterizzata da uscita di materiale
organico dal condotto uditivo esterno e, a differenza della forma acuta, può
esitare in alterazioni anatomiche e funzionali permanenti. Trattamenti
inadeguati della forma cronica in associazione ad alterazioni sistemiche e
loco-regionali, rappresentano le cause della cronicizzazione. Fra le cause
sistemiche va ricordato il diabete, le allergie e le immunodeficienze; fra
quelle distrettuali le infiammazioni dell'oro-rino-faringe.
La flora microbica maggiormente isolata comprende Streptococchi,
Stafilococchi, Pneumococchi, Pseudodifterici il Colibacillo e il Proteus.
Sono inoltre possibili, infezioni da anaerobi.
Esistono molte forme d'otite cronica, in relazione all'eziopatogenesi e
alle alterazioni anatomo-istopatologiche. Per brevità, si ricorda l'otite a
timpano chiuso od otite catarrale, particolarmente frequente ed ad
andamento benigno. I processi regressivi dell'epitelio, portano alla
62
formazione di cellule mucipare con struttura pseudo-ghiandolare.
L'essudato è denso, e un'alterata funzionalità timpanica consente l'accumulo
del secreto nella cavità timpanica. La membrana timpanica è sempre
integra.
Nella terapia delle otiti croniche andranno prese in visione tutte le
cause in grado di supportare il processo flogistico, dalla terapia delle cause
sistemiche (rinite allergica, diabete), a quelle regionali (poliposi, sinusiti
croniche, ipertrofia dei turbinanti). Nei bambini sono indicate anche la
tonsillectomia e l'adenoidectomia. La terapia antibiotica va fatta per via
sistemica, mentre sono d'utilità i lavaggi con acido borico e le instillazioni
di corticosteroidi (Turner J.S.Jr 1991).
La presenza di secrezione patologica nelle cavità nasali è definita
rinorrea. Se la secrezione è chiara, fluida ed abbondante, si parla di rinorrea
sierosa, tipica delle manifestazioni allergiche, se densa e giallo-verdognola,
definisce il quadro di rinosinusite acuta o cronica.
Nelle sinusiti acute, i germi maggiormente coinvolti sono gli
Streptococchi, gli Stafilococchi, i Pneumococchi, l'Hemophilus influentiae
e i miceti negli immunodepressi. Oltre alla rinorrea, è presente dolore,
edema, febbre e fotofobia. La terapia si basa su antibiotici e
decongestionanti nasali.
La sinusite cronica rappresenta l'evoluzione di una forma acuta
curata in modo inadeguato, d'alterati quadri sistemici (malattie renali,
epatiche, allergiche) e soprattutto si riscontra una sinusite mascellare, molto
incline a cronicizzare. Il dolore è in genere lieve od assente, ma le
complicanze possono essere assai gravi come l'osteomielite del frontale o la
tromboflebite del seno cavernoso. La terapia è essenzialmente chirurgica, e
consiste in una toeletta del seno interessato e nella creazione di una via di
drenaggio (McConnel F.M.S. 1991).
L'influenza è un'infezione acuta caratterizzata da febbre, tosse secca
e mialgie oltre ad un quadro molto variabile di sintomi tipici di un'infezione
delle vie respiratorie. La sindrome influenzale è ubiquitaria, colpisce più
frequentemente i bambini che non gli adulti, soprattutto nei mesi invernali.
È ritenuta a torto una patologia minore; i decessi dovuti ad influenza in
ammalati cronici possono essere stimati in 1 su 1.500. la prevalenza della
malattia è altissima, colpendo il 10-50% della popolazione (Filice G. 1998).
Gli agenti eziologici della malattia sono i virus influenzali A e B,
anche se non mancano manifestazioni influenzali da altre forme virali
(rinovirus, coronarovirus, adenovirus ecc.) e non virali.
Le complicanze più frequenti sono l'otite media, la sinusite e la
polmonite. I soggetti maggiormente esposti sono gli anziani e i pazienti
affetti da malattie croniche, in particolare quelle di origine cardiovascolare
o polmonare (Couch R.B. 1991).
63
OTITE MEDIA CON ADENOIDISMO: CONFRONTO TRA TERAPIA MEDICA
CONVENZIONALE E CHIRURGIA
Questo lavoro di Vivian (1994), sull'otite media secretiva e
recidivante con adenoidismo, ha confrontato un trattamento medico con
quello chirurgico, prendendo in visione, retrospettivamente, 1250 bambini,
1150 dei quali trattati con S-carbossimetilcisteina, per tre cicli della durata
di un mese ciascuno e, come terapia di supporto, antiflogistici, antistaminici
e decongestionanti nasali, e altri 100 sottoposti a adenoidectomia
Gruppo in terapia medica: l'obiettività ORL è risultata migliorata nel
78% dei casi, stazionaria nel 18%, e peggiorata nel restante 4%. L'esame
audiometrico è migliorato nel 77% dei casi, invariato nel 18% e peggiorato
nel 5%. Pressoché sovrapponibili, i risultati dell'analisi inpedenzometrica.
Gruppo in terapia chirurgica: l'obiettività ORL è risultata migliorata
nel 79% dei casi, stazionaria nel 18% e peggiorata nel 3%. L'esame
audiometrico è migliorato nel 78% dei casi invariato nel 17% e peggiorato
in 8 casi.
80%
79%
78%
Migliorati
% di pazienti
Stazionari
60%
Peggiorati
40%
20%
18%
4%
18%
3%
0%
Medicina
Chirurgia
Figura 15: Confronto tra trattamento medico e chirurgico in
pazienti con otite media secretiva associata ad adenoidismo.
I risultati di questo studio, a carattere retrospettivo, ma condotto su un
gran numero di pazienti, rivalutano la scelta terapeutica medica nei casi
di otite media associata ad adenoidismo, riservando l'opzione chirurgica
solo ai casi che non rispondano alla terapia farmacologica, anche in
considerazione della buona tollerabilità di quest'ultima.
64
TRATTAMENTO COMPARATO OMEOPATIA - MEDICINA
CONVENZIONALE NELL'OTITE MEDIA
Lo studio, condotto da Friese et al. (1996), ha valutato i risultati
ottenuti da due diversi approcci medici: da un lato i classici rimedi
omeopatici unitari (Aconitum, Apis mel., Belladonna, Lachesis, Pulsatilla,
Silicea, Lycopodium, Chamomilla e Capsicum), prescritti, dopo
repertorizzazione, su un gruppo di 103 bambini, dall'altro la terapia
convenzionale, basata sull'uso di antibiotici, mucolitici e antipiretici su un
gruppo di 28 bambini. I parametri considerati sono stati la durata del
dolore, la durata della terapia e il numero di recidive.
La durata media della terapia nel gruppo omeopatico è stata di 2
giorni contro i 3 del gruppo di medicina convenzionale (p=0.12), la durata
della terapia di 4 giorni contro 10 (p<0.01) e le recidive hanno interessato il
29.3% del gruppo omeopatico contro il 43.5% di quell'allopatico, con un
numero medio di ricadute di 0.41 contro 0.70 (p=0.39).
10
Scala arbitraria
10
8
7
Durata della terapia
(giorni)
6
43,5
4
2
2
Durata del dolore
(giorni)
29,3
Recidive (%)
3
0
Omeopatia
Allopatia
Figura 16: Valutazione finale dell'efficacia dei due approcci
terapeutici.
I risultati del lavoro, per quanto inficiati dalla mancanza di un
sistema cieco e randomizzato, propongono l'omeopatia come valida
alternativa alla terapia convenzionale delle otiti medie, lasciando l'uso degli
antibiotici solo ai casi di reale necessità (5 su 103 nel gruppo omeopatico).
L'unico parametro che raggiunge la significatività statistica, è la durata
della terapia. Un dato, che però è insito nel diverso approccio, non potendo
una terapia antibiotica durare meno di 7 giorni, contro una terapia
omeopatica, che può risolversi all'atto della prima somministrazione.
65
TERAPIA OMEOPATICA DELL'OTITE MEDIA VERSUS TERAPIA
CONVENZIONALE
Questo lavoro di Kruse (1998), ha valutato in maniera prospettica e
multicentrica, 155 bambini, con otite media per 6 settimane. Nel gruppo A,
in terapia omeopatica, sono stati inclusi 105 piccoli pazienti trattati con
Aconitum D30, Apis D6, Belladonna D30, Capsicum D6, Chamomilla D3,
Lachesis D12 ed altri, nel gruppo B sono stati inclusi 30 bambini trattati
con le terapia tradizionale a base di antibiotici, Amoxicillina, Eritromicina,
ecc., secretolitici, Ambroxolo, Acetilcisteina, antipiretici, Paracetamolo ecc.
e simpaticomimetici come spray nasali. I principali parametri considerati
sono stati la durata del dolore, la durata della terapia e le recidive ad 1 anno.
10
10
Giorni
8
Durata della
terapia
6
4
Durata del dolore
3
4
4
2
0
Omeopatia
Allopatia
Figura 17: Confronto tra la durata del dolore e della terapia in
caso di otite media trattata con prodotti omeopatici o convenzionali.
Nel gruppo A (omeopatia), 70 bambini su 99 (70.7%) non hanno
avuto recidive, gli altri 29 ne hanno avute in totale 41. Nel gruppo B
(allopatia), 17 bambini su 27 (64%) non hanno avuto recidive, gli altri 10
ne hanno avute 19. Nessuna differenza raggiunge la significatività statistica
(p=ns). La durata della terapia è stata in media di 4 giorni nel gruppo A, con
un minimo di 2 giorni e un massimo di 31. Nel gruppo B, la media è stata di
10 giorni, con un minimo di 5 giorni e un massimo di 20, mostrando una
differenza significativa (p<0.05). La durata del dolore è stata in media di 3
giorni con un massimo di 10 nel gruppo A. In media di 4 giorni con un
massimo di 14 giorni nel gruppo B (p=ns).
Dai risultati di questo lavoro emerge la sostanziale parità di effetto
terapeutico fra i due schemi terapeutici, e quindi la proponibilità della scelta
terapeutica omeopatica.
66
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA SINUSITE CRONICA
Un lavoro svolto da Weiser e Clasen (1994), ha valutato, in uno
studio a tre braccia, l'efficacia di due preparati omeopatici complessi,
Euphorbium compositum S spray nasale costituito da 8 componenti (ECN1)
e lo stesso Euphorbium costituito da soli 4 componenti (ECN2), su 155
persone in doppio cieco randomizzato contro placebo. I parametri valutati
sono stati la sintomatologia soggettiva, il miglioramento della respirazione,
del senso di oppressione facciale, della cefalea nonché una valutazione
rinoscopica e ecografica. La posologia è stata di 2 puff per narice 4 volte al
giorno, con due visite di controllo, la prima dopo due settimane, la seconda
dopo quattro.
Score totale
25
21,1
20
14,4
15
10
5
0
Verum (ENC 1)
Placebo
Figura 18: Valutazione complessiva di tutti i parametri
considerati tra il gruppo ECN 1 (otto componenti) e placebo.
Il gruppo ECN1 ha mostrato un significativo miglioramento della
respirazione (p<0.01) e dell'oppressione (p=0.05). nessuna variazione di
rilievo invece, per tutti gli altri parametri, compresi quelli strumentali, così
come fra il gruppo ECN1 e ECN2 (p=0.145), e fra ECN2 e placebo
(p=0.130). Una valutazione complessiva dei parametri ha rilevato un
miglioramento del 21.1% nel gruppo ECN1 e del 14.4% nel placebo
(p=0.016).
I risultati dello studio promettono un moderato miglioramento della
sintomatologia, miglioramento non obiettivabile con analisi strumentali.
67
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLE SINUSITI ACUTE E CRONICHE.
In questo lavoro, Wiesenauer et al. (1989), hanno valutato gli effetti
di tre diversi trattamenti omeopatici della sinusite sia nella forma acuta sia
nella cronica. Lo studio, randomizzato e in doppio cieco, ha confrontato
152 pazienti divisi in 4 gruppi. Gruppo A: Luffa oper. D 4 + Kalium bic. D
4 + Cinnabaris D3. Gruppo B: Kalium bic. D 4 + Cinnabaris D3. Gruppo
C: Cinnabaris D 3. Gruppo D: placebo.
Lo studio non ha messo in luce nessuna differenza di effetti
terapeutici, né fra le tre proposte omeopatiche, né di queste col placebo. Per
tutti i gruppi le percentuali di successo si aggirano attorno all'81% nella
sinusite acuta e al 67% in quella cronica.
La struttura dello studio è senz'altro rigorosa, ma la stessa cosa non si
può dire per la metodologia omeopatica seguita: senza repertorizzazione e
senza uso di complessi assai difficilmente si poteva arrivare a risultati
soddisfacenti. L'autore, omeopata, si consola ricordando che in letteratura
risultati analoghi sono ottenuti con l'uso di antibiotici, decongestionanti
nasali e col drenaggio delle cavità nasali. A meno che non emergano da un
lavoro di repertorizzazione, i farmaci usati, non si devono considerare attivi
sulla popolazione generale in caso di sinusite acuta o cronica.
TERAPIA ANTIBIOTICA DELLA SINUSITE ACUTA
Questo lavoro di Stalman et al. (1997), ha valutato in doppio cieco
randomizzato l'efficacia della terapia antibiotica nella sinusite acuta contro
placebo su 192 pazienti.
La terapia, con 100 mg di doxiciclina (una tetraciclina), è stata
effettuata per 10 giorni. Come farmaci ausiliari sono stati utilizzati
analgesici (paracetamolo ed altri) in caso di dolore e vasocostrittori nasali
in caso di rinorrea.
I parametri valutati sono stati il dolore, il tempo necessario per la
ripresa della normale attività lavorativa o scolastica e il numero dei farmaci
ausiliari utilizzati.
Al termine del lavoro, durato due anni, l'85% dei pazienti di entrambi
i gruppi è significativamente migliorato dopo 10 giorni, con il 60% di
guarigioni, mentre dopo 6 settimane, il 10% presentava ancora diversi
sintomi. Non è stata evidenziata quindi alcuna differenza statisticamente
significativa per tutti i parametri considerati seppure, tendenzialmente, tutti
i valori mostrino un miglioramento nel gruppo verum. Il 17% dei trattati ha
riportato effetti tossici ed ha costretto due persone ad interrompere il
trattamento.
68
8
7
6
Giorni
6
4
5
4
5
4
Fine del dolore
Ritorno al lavoro
o a scuola
Fine dell'uso di
analgesici
2
0
Verum
Placebo
Figura 19: Misura dei differenti parametri in sinusite acuta
trattata con antibiotico e contro placebo.
L'autore conclude che i risultati ottenuti sono il linea con quelli di
altri studi e data l'incidenza di effetti tossici, della possibile induzione di
ceppi resistenti e della natura autolimitante della patologia, l'uso degli
antibiotici nella sinusite acuta non è da considerare una terapia di prima
linea nella popolazione adulta non selezionata.
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA RINITE ACUTA E CRONICA
Questo lavoro di Sprenger (1989), ha valutato gli effetti di un
preparato omeopatico complesso, Euphorbium compositum utilizzato come
spray nasale nella rinite acuta e cronica, in schema libero, su 65 pazienti.
Il prodotto, costituito da Euphorbium officinarum 4D, Pulsatilla 2D,
Luffa opercolata 2D, Mercurius iodatus ruber 6D, Mucosa nasalis suis 6D,
Hepar sulphuris calcareum 10D, Argentum nitricum 10D e Sinusitis nosode
13D, è stato somministrato 3-5 volte al giorno, 1-2 puff per narice. Come
terapia di supporto, sono state praticate solo terapie fisiche.
La valutazione della terapia, da parte del medico, è stata buona in 54
casi (83%), discreta in 7 (10.8%) e nulla in 4 (6.2%). Una valutazione del
tutto analoga è stata data dai pazienti, mentre la tollerabilità della terapia è
stata ottima in 36 casi (55.4%) e buona in 29 (44.6%).
69
60
54
N° pazienti
50
40
30
20
7
10
4
0
Buono
Discreto
Nullo
Figura 20: Valutazione dopo trattamento omeopatico della rinite
acuta e cronica: buono = scomparsa della sintomatologia e normalizzazione
della mucosa nasale, discreto = parziale remissione dei sintomi, nullo = mancanza
di risultati.
La mancanza dello schema cieco randomizzato, non permette una
reale valutazione della bontà dell'approccio. Manca inoltre, una
suddivisione fra rinite acuta e cronica. I risultati ottenuti, sembrano
comunque in linea con quelli più aggressivi della medicina convenzionale e
la mancanza sostanziale di tossicità rende il composto abbastanza
interessante.
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA RINITE CRONICA
Un lavoro in schema libero di Zironi (1994), ha valutato l'efficacia di
un complesso omeopatico , Infi*Lachesis costituito da Lachesis D8, Arnica
D6, Echinacea D1, Formica D4, Acidum formicum D5 e Pyrogenium D15,
in un gruppo di 52 pazienti sofferenti di rinite cronica, tutti provenienti da
lunghi trattamenti rivelatisi inefficaci, per un periodo di 3 mesi.
La tecnica di somministrazione è stata l'autoemoterapia, con prelievo
di 2 cc di sangue del paziente, aggiunta del farmaco e iniezione della
miscela nel gluteo. Come farmaci di supporto, sono stati utilizzati
Maximum bio flor mirabilis in caso di disbiosi, FM*Chelidonium Complex
e FM*Phaseoulus Complex in caso di insufficienza epatopancreatica,
FMS* Bufo Complex in caso di micosi e Infi*Echinacea in caso di flogosi
70
% Pazienti
batterica cronica. I parametri valutati sono stati l'ostruzione e il prurito
nasale, la rinorrea, la reattività bronchiale e la sternutazione.
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Grave
Intermedia
Lieve
Assente
Ante-terapia
Post-terapia
Figura 21: Valutazione del sintomo "ostruzione nasale", dopo 3
mesi di cura con preparati omeopatici.
Dopo 3 mesi di cura, l'autore afferma di aver avuto un netto
miglioramento di tutti i parametri considerati, in particolar modo per
l'ostruzione nasale e l'iperreattività bronchiale (test alla metacolina).
I parametri rinorrea e la starnutazione non sono però migliorati in
maniera netta e la mancanza del sistema cieco e controllato impediscono
una franca valutazione.
TRATTAMENTO CURATIVO OMEOPATICO DELL'INFLUENZA
In questo lavoro Casanova e Gerard (1988), hanno valutato il
prodotto omeopatico Oscillococcinum® 200K nella riduzione dei sintomi
influenzali. La sperimentazione multicentrica, controllata ed in doppio
cieco contro placebo, ha coinvolto 300 soggetti afferenti in 27 studi medici
per una sindrome influenzale.
Il trattamento è stato la somministrazione mattina e sera, di un tubodose di Oscillococcinum® fino a risoluzione dei sintomi. I parametri
valutati sono stati la temperatura i brividi e la spossatezza.
La temperatura è risultata significativamente inferiore nel gruppo
verum già dal secondo giorno di trattamento. La media della temperatura
alla mattina del 4° giorno di trattamento è stata di 37.3±0.65 nel gruppo
trattato e di 38.1±1.02 nel placebo. I brividi, presenti prima del trattamento
71
in 126 soggetti nel gruppo verum e 132 in quello placebo, sono scomparsi
rispettivamente nel 55% e nel 26.5% dei casi (p<0.001). La spossatezza,
presente in 96 soggetti nel gruppo trattato e in 110 nel gruppo placebo, si è
risolta rispettivamente, nel 70% e nel 48% dei casi (p<0.001).
% pazie nti
80%
60%
40%
Verum
70%
55%
Placebo
48%
27%
20%
0%
Brividi
Spossatezza
Figura 22: Soggetti liberi dai sintomi considerati dopo 4 giorni di
terapia con Oscillococcinum in caso di sintomatologia influenzale.
Lo studio (eseguito con gli stessi risultati anche da altri autori),
propone l'utilizzo di Oscillococcinum® per favorire la guarigione
dall'influenza.
TRATTAMENTO PREVENTIVO OMEOPATICO DELL'INFLUENZA
Uno studio multicentrico di Saruggia (1995), ha valutato l'efficacia di
un preparato omeopatico Oscillococcinum® 200K nella ragione di un tubodose a settimana, nella prevenzione della sindrome influenzale, su un
gruppo di 1.349 soggetti randomizzati contro placebo.
I parametri valutati sono stati la comparsa e la durata di episodi di
sindrome respiratoria acuta, definita come presenza di tosse e/o febbre
superiore a 37.5°C e dalla associazione di almeno due dei tre sintomi
seguenti: faringodinia, cefalea e mialgie.
Dei 700 pazienti trattati, 477 (68.1%) non hanno sviluppato una
sintomatologia respiratoria secondo i criteri stabiliti. Nei 646 pazienti di
controllo, 246 (37.9%) non ha sviluppato un'analoga sintomatologia. La
differenza risulta statisticamente significativa, così come lo è quella relativa
alle persone che hanno subito 2, 3 o 4 attacchi influenzali.
72
70%
68,1%
Verum
% pa zie nti
60%
Placebo
50%
40%
37,9%
30%
36,1%
22,4%
15,8%
20%
7,7%
10%
6,5%
1,4%
0%
0
1
2
3
3,7%
0,3%
4
Figura 23: Numero di episodi di influenzali nei 2 gruppi, trattati
e non.
I risultati di questo, come di diversi altri studi, indicano il preparato
in questione come attivo nella prevenzione dell'influenza.
73
VALUTAZIONE COMPLESSIVA SULLA TERAPIA DELLE PATOLOGIE ORL
ED INFLUENZALI
I risultati degli studi presentati, pur nella loro frammentarietà,
sembrano indicare l'utilizzo della terapia omeopatica nella cura delle più
frequenti affezioni di pertinenza ORL. In particolare, "sembra" attuabile
una terapia delle forme più benigne e comuni, dove la sostanziale mancanza
di effetti tossici legata ad un'efficacia "comparabile" al tradizionale uso di
antibiotici, antipiretici, antistaminici e antidolorifici potrebbe fare
dell'omeopatia la scelta di primo impiego, lasciando ai casi più seri o non
rispondenti, l'utilizzo delle cure consuete.
Particolare interesse desta l'utilizzo di preparazioni a scopo
profilattico e curativo dell'influenza. Le implicazioni sanitarie, sociali ed
economiche sono così vaste, così come i risultati promettenti, che una
sperimentazione su vasta scala dovrebbe interessare non solo la medicina
convenzionale, ma anche gli organismi statali deputati alla salute pubblica.
Molti altri studi sono comunque necessari per avere la "certezza"
dell'attività terapeutica.
74
RINITE ALLERGICA STAGIONALE
La rinite allergica è l'insieme delle manifestazioni cliniche,
caratterizzate da rinorrea, salve di starnuti, ostruzione nasale, tosse,
lacrimazione, prurito agli occhi, eventuali cefalee ed orticaria. Le
complicazioni sono rappresentate dalla perdita dell'odorato, dalla sinusite e
dall'asma bronchiale. Tale sintomatologia può essere periodica, durante la
stagione dei pollini, o continua-intermittente senza variazioni stagionali, in
quanto correlata ad allergeni perenni (acari della polvere di casa, micofiti,
derivati epidermici animali).
La causa è un'ipersensibilità, cioè una reazione anormale, esagerata,
ad una sostanza (allergene), che viene normalmente ben tollerata dalla
maggior parte delle persone (Leonardy J.G. 1991).
I pollini, soprattutto di piante anemofile, dovendo affidare al vento il
compito di disseminare il gamete disperdono nell'ambiente grandi quantità
di allergene.
Fra le specie polliniche maggiormente responsabili, troviamo tra le
Graminacee Loglio, Codolina, Gramigna, Avena, Frumento ed Erba
palustre, tra le Composite Ambrosia, Soffione, Artemisia, tra le Urticacee il
genere Parietaria tra le piante arboree troviamo la famiglia delle Oleacee
con Ulivo, quella delle Betulacee con Betulla ed Ontano nero e bianco, tra
le Corylacee Nocciolo e tra le Conifere Cipresso.
Il contatto con l'antigene, in persone costituzionalmente predisposte
all'allergia (atopia), induce il sistema immunitario del paziente alla
produzione di grandi quantità di anticorpi particolari, le IgE specifiche su
quel particolare allergene (fase di sensibilizzazione). I linfociti T-helper dei
pazienti atopici, sono prevalentemente Th2, maggiormente predisposti a
produrre alcune citochine (IL4, IL5, IL13), che inducono i linfociti B alla
produzione di IgE, e stimolano la proliferazione ed attivazione degli
eosinofili. Queste IgE, si fisseranno su particolari cellule, i basofili,
presenti nel torrente circolatorio, e i mastociti, presenti nella mucosa
nasale, nell'albero bronchiale, nel sistema gastro-intestinale e nella cute.
In seguito ad un secondo contatto con l'allergene, verrà a formarsi il
complesso cellula-IgE-polline, responsabile di una serie di reazioni
chimiche che culmineranno nella degranulazione delle cellule stesse
(basofili e mastociti), e la messa in circolo dei mediatori chimici
dell'infiammazione, soprattutto istamina, prostaglandine e leucotrieni.
La liberazione di tutti questi mediatori, provocherà la sintomatologia
in pochi minuti (risposta immediata), ed una "up-regulation" delle molecole
di adesione sulla superficie cellulare dell'endotelio (ICAM-1, ecc.), ed
inducono il rilascio di altri mediatori (PAF, fattori chemiotattici),
responsabili dell'infiammazione locale con coinvolgimento di cellule
75
infiammatorie (granulociti neutrofili ed eosinofili) e liberazione di sostanze
lesive nei tessuti, quali l'ECP (Roitt I. 1989). Si produrrà un'immunoflogosi
responsabile del secondo picco sintomatologico (risposta tardiva).
Diagnosi
Si basa essenzialmente sulla clinica e su test cutanei con estratti
allergenici e dati di laboratorio (IgE totali e specifiche), per quanto certi
pazienti abbisognino di indagini più sofisticate.
Epidemiologia
E' oramai dimostrato che le malattie allergiche sono, negli ultimi
decenni, fortemente aumentate. La prevalenza, ad inizio secolo stimata
attorno all'1%, risulta oggi tra il 20 e il 25%. Questi dati inoltre, potrebbero
essere fortemente sottostimati, data la bassa percentuale di persone che si
recano dallo specialista per una rinite, ritenuta - a torto - una patologia
secondaria.
La patologia allergica, pur non presentando la drammaticità di quelle
cardiovascolari e neoplastiche, espone una grossa fetta della popolazione
ad una netta diminuzione della qualità della vita, ben esemplificata nella
sofferenza e nel rischio, che la forma più grave di allergia, l'asma, pone.
Il costo sanitario dell'atopia, è stimato in Europa in 45 miliardi di
EURO.
Farmaci della medicina convenzionale
L'armamentario terapeutico tradizionale è ricco di farmaci
sintomatici, profilattici, di pronto intervento e immuno-modulanti.
Glucocorticoidi: bloccano la risposta infiammatoria alla base,
inibendo la liberazione di acido arachidonico dalle membrane cellulari,
primo passo nella formazione degli eicosanoidi. Sono usati soprattutto per
via inalatoria, per ridurre al minimo l'assorbimento sistemico (Charpin D.
1994), gravato da notevoli effetti tossici (soppressione dell'asse ipotalamoipofisi-surrenalico, candidiasi e depressione immunitaria). La via sistemica
è riservata ai casi più gravi.
Antistaminici: antagonisti competitivi selettivi del recettore H₁
dell'istamina, bloccano le risposte mediate da questa sostanza, in particolar
modo la contrazione della muscolatura liscia e l'aumento della permeabilità
vascolare. Usatissimi, hanno nella sedazione il maggior effetto tossico,
nettamente ridotto negli antistaminici di nuova generazione (Masi M.
1993), che presentano anche un'azione antinfiammatoria (inibiscono il
rilascio di prostaglandine e leucotrieni, prevenendo la degranulazione dei
mastociti).
76
Broncodilatatori: attivano il recettore β-₂ adrenergico, provocando il
rilassamento della muscolatura bronchiale e quindi un aumento del lume.
Sono ritenuti farmaci sicuri ed efficaci, usati nelle forme che maggiormente
impegnano l'albero bronchiale. La teofillina, una metil-xantina, ad azione
broncodilatatrice, è usata nella cura dell'asma. Agisce aumentando il livello
intracellulare di cAMP.
Cromoni: hanno azione esclusivamente profilattica e devono essere
presi per almeno 3 settimane prima del periodo critico. Agiscono
impedendo la degranulazione dei mastociti mediata da IgE (Knottnerus
1996). Sono assunti per os o aereosol.
Modificatori della risposta immunitaria (vaccini): l'immuno terapia
(ITS), si basa sulla somministrazione sottocute o sub-linguale, degli
allergeni responsabili della malattia. Le dosi sono progressivamente
aumentate fino a raggiungere la dose massima tollerata, in modo da ridurre
i sintomi dovuti all'esposizione all'allergene causale (OMS 1998). La via
sottocute presenta il rischio di shock anafilattico, per cui questa procedura
va eseguita in centri specializzati (W.H.O. 1997). L'ITS rappresenta l'unico
modo di cambiare la storia naturale della malattia. Recenti studi dimostrano
uno shift della risposta Th2 a quella Th1; questo comporta incremento IgG
specifiche competitive e riduzione a lungo termine dell'incremento delle
IgE specifiche (soprattutto in relazione all'esposizione allergenica).
Farmaci omeopatici
Isoterapia: è la più conosciuta forma di omeopatia dopo
l'esperimento di Reilly. Consiste nel somministrare per via sub-linguale
preparati omeopatici degli allergeni maggiormente presenti nella zona. È
anche la forma più comoda, non necessitando del lavoro di
repertorizzazione. Pur essendo una delle poche procedure in cui siano stati
dimostrati degli effetti, non è usatissima, preferendo forme più tradizionali
anche se meno comode.
Omeopatia classica: si ricercano uno o più farmaci che possano
coprire il più possibile il quadro sintomatologico del paziente
(repertorizzazione), tenendo conto del suo terreno (costituzione). Nominarli
non ha molto senso, ma a titolo di esempio si può citare Apis, Hystaminum,
Sabadilla, Gelsemium, Allium cepa, Nux vomica come sintomatici a basse
diluizioni, e rimedi a medie-alte diluizioni in tubo-dose come rimedio
diatesico.
77
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA RINITE ALLERGICA STAGIONALE
Questo lavoro di Reilly et al. (1986), ha confrontato un trattamento
omeopatico standardizzato, costituito dai 12 pollini maggiormente
responsabili della rinite allergica stagionale nel Regno Unito, paese dove si
è svolto il lavoro, diluiti e dinamizzati alla 30 CH contro placebo in doppio
cieco randomizzato su 162 pazienti. I parametri utilizzati per valutare
l'efficacia del trattamento sono stati la valutazione personale dei pazienti,
espressa con una scala VAS e la diminuzione del consumo di antistaminici.
Nel gruppo verum, dopo 5 settimane di trattamento si è avuta la
diminuzione della VAS di -17.2 mm, contro -2.6 mm del placebo, con una
differenza di - 14.6 (con intervalli di confidenza al 95% da 2.5 a 26.5 mm,
p=0.02). Il consumo medio di antistaminici è stato di 11.2 compresse a
persona nel gruppo verum e 19.7 a persona nel gruppo placebo (IC al 95%:
da 1 a -16; p=0.02).Le persone che hanno potuto interrompere il consumo
di antistaminici, sono state 16 su 47 nei trattati, e 9 su 45 nel placebo.
Scala arbitraria
20
15
19,7
17,2
11,2
10
5
2,6
VAS (in mm)
Consumo
antistaminici
(n°compresse)
0
Verum
Placebo
Figura 24: Andamento dei principali parametri. Scala VAS e
consumo di compresse di antistaminici.
I risultati del lavoro suggeriscono la possibilità di un trattamento
omeopatico della rinite allergica stagionale. I benefici del trattamento
omeopatico, non paiono gravati da effetti tossici, con solo un iniziale
"aggravamento omeopatico" che ha colpito 21 persone su 47, contro le 11
su 45 nel placebo.
78
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA RINITE ALLERGICA STAGIONALE
Lo studio di Wiesenauer e Gaus (1985), si propone di valutare gli
effetti del preparato omeopatico Galphimia glauca D6, nella rinite allergica
stagionale ed inoltre di verificare se lo stesso prodotto, ugualmente diluito e
preparato dalla stessa TM, ma non dinamizzato (cioè fortemente scosso ad
ogni diluizione), sia ugualmente efficace o meno. Allo scopo, gli Autori
hanno programmato un lavoro in doppio cieco su 160 pazienti diviso in tre
braccia. Nel primo i pazienti hanno assunto il preparato omeopatico, nel
secondo la semplice diluizione della TM non omeopatizzata, nel terzo il
placebo. La valutazione dell'efficacia della terapia si è basata sul
miglioramento dell'oculo-rinite prima e dopo la terapia, dividendo i
pazienti in 4 classi: liberi dai sintomi, molto migliorati, poco migliorati e
immodificati.
Per quanto riguarda i sintomi oculari, le persone che hanno ottenuto
un netto miglioramento (prime 2 classi) sono state 28 su 35 (80%) nel
gruppo omeopatico, 23 su 35 (66%) nel gruppo con la sola diluizione e 24
su 37 (65%) nel placebo. Per la rinite invece, sono nettamente migliorate
28 pazienti su 36 (78%) nel gruppo omeopatico, 18 su 35 (51%) nel gruppo
con la sola diluizione e 22 su 38 (58%) nel placebo.
N° pazienti
20
15
Ottimo
16
13
12
10
5
Soddisfacente
98
3
5
5
12
10 10
6
Scarso
Nullo
0
Verum
Dil.
Placebo
Figura 25: Andamento dei sintomi della rinite dopo trattamento
con Galphimia glauca D6, corrispondente diluito ma non scosso (non
omeopatico) contro placebo. Ottimo = totale scomparsa della sintomatologia,
soddisfacente = netto miglioramento, scarso = leggero miglioramento e nullo =
nessuna variazione sintomatologica.
79
Lo studio, mette in evidenza una modesta attività di Galphimia D6
rispetto alla diluizione e al placebo, che sembrano avere un andamento
sovrapponibile. Come lo stesso Autore ammette, il farmaco non si presta ad
essere utilizzato nella cura della rinite allergica stagionale nella
popolazione generale. D'altronde lo scopo del lavoro era soprattutto
verificare l'importanza della dinamizzazione nel processo di formazione del
farmaco omeopatico, scopo che, peraltro, non sembra essere stato ottenuto
appieno. Mancando la repertorizzazione dei pazienti, le persone responsive
alla Galphimia, si sono infatti diluite nella popolazione generale,
conferendo allo studio una potenza molto limitata.
LE OCULORINITI ALLERGICHE IN PEDIATRIA
Questo lavoro, eseguito da Micciché et al. (1998) sulle oculoriniti
allergiche in età pediatrica, ha confrontato il classico trattamento della
medicina convenzionale, a base di antistaminici, spray e gocce
vasocostrittori nasali e oculari, cortisonici per aerosol (in tre casi si rese
necessario l'uso sistemico), colliri a base di cortisonici o piroxicam con il
trattamento omeopatico. Questo ha escluso la ricerca del simillimum, ed
anche dei farmaci diatesici, offrendo una cura standardizzata a base di un
organo terapico, oligoelementi e Hystaminum, tutto a basse diluizioni, da 4
a 9 CH. Lo studio è stato avviato a stagione dei pollini iniziata, per valutare
la reale efficacia delle terapie in fase acuta.
Nel gruppo trattato con i preparati omeopatici, dopo il primo ciclo di
terapia, si è avuta la guarigione di 22 bambini su 35, (un mese), e di altri 8
dopo un secondo ciclo. Infine, 2 bambini hanno avuto solo un lieve
beneficio e 3, a causa di recidive, sono stati inviati alla cura allopatica.
Questo trattamento necessita di circa 7-10 giorni per l'inizio della
regressione dei sintomi.
Nel gruppo trattato con l'allopatia, si è avuta la guarigione di
21 bambini su 35, altri 7 hanno avuto solo un lieve beneficio e 7 hanno
dovuto interrompere il trattamento a seguito di effetti tossici. La terapia è
stata somministrata per 4 mesi (tutta la durata della stagione dei pollini),
con una progressiva diminuzione dopo il primo mese. I primi
miglioramenti sono comparsi generalmente prima del gruppo trattato
omeopaticamente.
80
30
30
Ottimo
N° pazienti
25
Discreto
21
Nullo
20
15
10
5
7 7
2
3
0
Omeopatia
Allopatia
Figura 26: Confronto tra il trattamento delle oculoriniti
allergiche con farmaci omeopatici contro farmaci tradizionali. Ottimo =
totale scomparsa della sintomatologia, discreto = parziale beneficio e nullo =
passaggio ad altra terapia, perché inefficace nel gruppo omeopatico e per
comparsa di effetti tossici nel gruppo allopatico.
I risultati dello studio propongono il trattamento omeopatico delle
oculo-riniti stagionali, lasciando solo ai no-responders il più aggressivo
trattamento allopatico. Ulteriori studi in doppio cieco randomizzati, sono
però necessari per convalidare questa procedura.
TRATTAMENTO DELLA RINITE ALLERGICA E DELL'ASMA NEI BAMBINI,
CON UN NUOVO PREPARATO OMEOPATICO.
Questo studio pilota, è stato eseguito da Conti e Orlandini (1998),
per valutare gli effetti del Transfer Factor 22 sulle manifestazioni allergiche
su bambini. Il "TF22 suppressor", contenente estratti linfocitari specifici,
rivolti alle proteine dei pollini più comuni e della polvere di casa. In vivo, il
TF agirebbe da commutatore della risposta immunitaria da Th2, tipica della
situazione allergica, a Th1, sopprimendo i cloni Th2. Il prodotto (anche se
non è un complesso), è proposto come terapia standard a tutti i pazienti
atopici, quindi senza bisogno del lavoro di repertorizzazione. La
valutazione dell'efficacia del prodotto è stata fatta in base alla differenza di
81
sintomatologia prima e dopo la terapia e alla diminuzione dell'uso di
farmaci tradizionali.
A 20 pazienti sofferenti di rinite allergica stagionale, sono stati
somministrate 2 capsule al giorno di TF22. La differenza di score
sintomatologico prima e dopo 30 giorni di terapia, è risultata
statisticamente significativa (p<0.01).
A 20 bambini allergici ai pollini stagionali, con crisi d'asma, è stata
praticata, in aggiunta ai farmaci tradizionali, TF22. Le condizioni cliniche
sono migliorate già dopo 2 settimane, con riduzione delle crisi dell'80% e
riduzione dei farmaci tradizionali (cortisonici, ß2-stimolanti e teofillina),
del 70%. I trattamenti sono proseguiti per tutta la durata della stagione dei
pollini, senza effetti tossici.
% di riduzione
100%
100%
100%
Riduzione del n°
delle crisi d'asma
80%
Riduzione dei
farmaci assunti
60%
40%
20%
30%
20%
0%
Pre-terapia Post-terapia
Figura 27: Risultati del trattamento con TF 22 durante il periodo
di esposizione ai pollini.
Questo studio pilota, non permette una valutazione adeguata del
prodotto, che si presenta interessante, ma bisognoso di maggiori prove.
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELL'ASMA BRONCHIALE
Un lavoro di Castellsagu (1992), ha valutato in maniera retrospettiva
26 pazienti sofferenti di asma bronchiale da un minimo di 18 mesi ad un
massimo di 11 anni, trattati col metodo classico della repertorizzazione con
farmaco unico. Sono stati prescritti 22 farmaci diversi (Sulphur, Calcarea
82
carbonica, Lycopodium, Pulsatilla i più usati) e a diverse potenze,
soprattutto alla 200 K.
I risultati, dopo 3 anni di trattamento, hanno mostrato 15 casi di
guarigione (58%), 6 di miglioramento (23%) e 5 di insuccesso (19%).
15
N° pazie nti
15
10
6
5
5
0
Guariti
Migliorati
Invariati
Figura 28: Risultati sull'asma bronchiale dopo 3 anni di
trattamento con farmaci omeopatici.
Nei 15 casi curati, 8 (53%) hanno avuto bisogno di un solo farmaco
omeopatico, 4 (27%) di 2-4 rimedi e i restanti 3 (20%) di 5-9 farmaci
diversi.
Il tempo occorso per la guarigione è stato di 2-6 mesi in 5 casi
(33.3%), di un anno per altri 5 (33.3%), da 1 a 3 anni per 3 pazienti (20%)
e di un periodo superiore ai 3 anni per i restanti 2 casi (13.3%).
Il carattere aperto non controllato dello studio, non permette di trarre
delle conclusioni definitive, ciononostante i risultati ottenuti indicano un
possibile utilizzo dell'omeopatia in questa malattia cronica.
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELL'ASMA ALLERGICO
Uno studio sull'asma allergico pubblicato da Reilly et al (1994), ha
valutato gli effetti dell'immunoterapia omeopatica in doppio cieco
controllato, su 28 pazienti sofferenti di asma allergico, contro placebo.
I parametri valutati sono stati il miglioramento soggettivo con
l'ausilio della scala VAS, la reattività bronchiale dopo istamina e la
funzionalità respiratoria, tramite la misura del FEV1 e del FVC.
83
I preparati omeopatici sono stati preparati secondo le direttive della
Farmacopea Omeopatica Francese alla classica potenza di 30 CH.
Dopo 4 settimane di trattamento, sono migliorate 9 degli 11 pazienti
del gruppo omeopatico, contro 5 su 13 del gruppo placebo con una
riduzione media di 7.2 mm della scala VAS nel gruppo omeopatico contro
un aumento di 7.8 mm nel placebo (IC al 95%: da -24 a -6, p=0.003), valori
confrontati dopo 4 settimane di run-in per determinare il valore di base.
Analoghi risultati sono stati ottenuti dai test di funzionalità polmonare, con
una differenza tra i gruppi di 0.36 L nel FVC (IC al 95%: da 0.03 a 0.73,
p=0.03) e di 8.5% nel FEV1 (IC al 95%: da -3.0 a 18,, p=0.08), valore
quest'ultimo in linea con i precedenti, ma non significativo dato che gli IC
oltrepassano lo zero.
% di pa zie nti
100%
Migliorati
81,2%
Invariati
80%
61,5%
60%
40%
20%
38,5%
18,8%
0%
Verum
Figura 29: Trattamento
dell'asma bronchiale.
Placebo
con
immunoterapia
omeopatica
L'autore, in quest'articolo compie anche una metanalisi sui tre lavori
da lui eseguiti, traendone la conclusione che la probabilità, che gli effetti
positivi ottenuti siano dovuti al caso, è dello 0.04%.
I risultati dello studio sono compatibili per l'uso dell'omeopatia
nell'asma allergico.
84
TRATTAMENTO DELLA RINITE ALLERGICA STAGIONALE CON UN
CORTICOSTEROIDE INTRANASALE
Questo studio, condotto da Boner e Sette (1994) ha valutato in
maniera multicentrica, in 38 studi in doppio cieco randomizzato su 642
bambini, l'efficacia del Fluticasone propionato spray nasale acquoso, nella
riduzione dei sintomi della rinite allergica stagionale.
Lo studio è stato condotto su tre braccia: fluticasone 100 µg,
fluticasone 200 µg e placebo, con un'unica somministrazione giornaliera.
I parametri valutati sono stati la rinorrea, il naso chiuso, gli starnuti,
il prurito e l'irritazione agli occhi.
I risultati hanno mostrato un significativo miglioramento di entrambi
i gruppi trattati rispetto al placebo (p=0.01) e nessuna variazione di rilievo,
tra i due gruppi trattati con concentrazioni diverse. Il 30% dei bambini ha
ottenuto la completa remissione dei sintomi, contro il 10% del placebo,
mentre non sono state riportate le percentuali relative ai successi parziali.
Per ogni singolo sintomo, nel gruppo trattato si è avuta una remissione
media del 35-80% circa, contro il 10-60% circa del placebo.
Nonostante la mancanza di un'accurata esposizione dei dati, il
trattamento in questione appare sufficientemente efficace e sicuro.
TRATTAMENTO DELL'ALLERGIA AGLI ACARI, MEDIANTE
IMMUNOTERAPIA CONVENZIONALE NON INIETTIVA
Questo studio, condotto da Passalacqua et al. (1998) ha valutato, in
doppio cieco randomizzato su un gruppo di 20 persone, gli effetti
dell'immunoterapia sub-linguale nella rinocongiuntivite allergica perenne
da acari (polvere di casa) per due anni.
I parametri considerati sono stati la valutazione soggettiva dei
pazienti e la misurazione di diversi parametri di laboratorio, fra cui
l'ICAM-1, molecola d'adesione e d'infiammazione.
Il gruppo verum ha mostrato un deciso miglioramento già dopo 6
mesi di terapia. Alla fine del lavoro, la differenza sintomatologica è
risultata statisticamente significativa (p<0.01), come pure i dati dell'ICAM1 (p=0.01).
I risultati dello studio, vista anche la buona compliance e gli scarsi
effetti tossici (l'immunoterapia sub-linguale non espone al rischio di shock
anafilattico), propongono questo approccio nella cura delle
rinocongiuntiviti allergiche da acari.
85
VALUTAZIONE COMPLESSIVA SULLA TERAPIA OMEOPATICA DELLA
RINITE ALLERGICA STAGIONALE
Tutti gli studi sono univoci nel dimostrare l'efficacia della terapia
omeopatica nella rinite allergica stagionale ed anche nel caso di asma. I
risultati sono positivi indipendentemente dall'approccio utilizzato,
omeopatia classica, isopatia e farmaco unico somministrato senza
repertorizzazione. Come in medicina convenzionale, anche in omeopatia
siamo di fronte a varie opportunità terapeutiche, dove la scelta si pone
nell'individuare la terapia più efficiente.
I risultati ottenuti rappresentano solo l'inizio di una lunga strada da
percorrere. Sono necessari molti altri studi per validare i risultati ottenuti e
per quantificare l'efficacia della cura in rapporto al tipo di terapia e alle più
evolute tecniche di medicina convenzionale, come l'immuno terapia
specifica (ITS) sublinguale.
86
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93
94
SOMMARIO
INTRODUZIONE ...................................................................................................................................... 2
L'OMEOPATIA......................................................................................................................................... 4
Cenni storici...................................................................................................................................... 4
La sperimentazione patogenetica...................................................................................................... 7
La ricerca del simillimum ............................................................................................................... 11
Sintomi chiave................................................................................................................................. 13
Sintomi psichici ............................................................................................................................... 13
Sintomi somatici.............................................................................................................................. 13
Modalità.......................................................................................................................................... 13
La "direzione" del sintomo (legge di Hering) ................................................................................. 14
Soppressione dei sintomi................................................................................................................. 14
Gerarchizzazione dei sintomi.......................................................................................................... 15
I segni.............................................................................................................................................. 16
Psora ............................................................................................................................................... 19
Sicosi ............................................................................................................................................... 19
Luesinismo ...................................................................................................................................... 19
Patologia iperacuta......................................................................................................................... 20
Patologia acuta ............................................................................................................................... 20
Patologia cronica............................................................................................................................ 20
Terapia sostitutiva........................................................................................................................... 20
Età ................................................................................................................................................... 20
Basse diluizioni (basse potenze)...................................................................................................... 21
Medie diluizioni (medie potenze) .................................................................................................... 21
Alte diluizioni (alte potenze) ........................................................................................................... 22
Gli unitari........................................................................................................................................ 23
Gli unitari in "accordo di potenza"................................................................................................. 23
I complessi ...................................................................................................................................... 23
I nosodi (bioterapici) ...................................................................................................................... 23
Catalizzatori intermedi ................................................................................................................... 24
Allopatici omeopatizzati.................................................................................................................. 24
I "suis" (organoterapici) ................................................................................................................. 24
I granuli .......................................................................................................................................... 25
I globuli........................................................................................................................................... 25
Le gocce .......................................................................................................................................... 25
Le supposte...................................................................................................................................... 25
Gli iniettabili ................................................................................................................................... 26
Le fiale bevibili................................................................................................................................ 26
I fialoidi........................................................................................................................................... 26
Le compresse................................................................................................................................... 26
Gli ovuli - bastoncelli - candelette vaginali .................................................................................... 26
Gli sciroppi ..................................................................................................................................... 27
Le pomate........................................................................................................................................ 27
L'assorbimento sub-linguale ........................................................................................................... 28
Uso simultaneo di più farmaci ........................................................................................................ 28
Conservazione................................................................................................................................. 28
L'aggravamento omeopatico ........................................................................................................... 28
Gli unicisti....................................................................................................................................... 30
I pluralisti........................................................................................................................................ 30
I complessisti................................................................................................................................... 31
La tavola omotossicologica............................................................................................................. 32
Le tre leggi fondamentali dell'omotossicologia .............................................................................. 33
Aggravamento omeopatico.............................................................................................................. 34
Persone sensibili ............................................................................................................................. 34
Alte diluizioni .................................................................................................................................. 35
Basse diluizioni ............................................................................................................................... 35
Assunzione accidentale di grosse quantità di farmaco ................................................................... 35
De-slatentizzazione ......................................................................................................................... 35
Tossicità da eccipiente .................................................................................................................... 36
Il punto di vista allopatico .............................................................................................................. 36
95
Medicina omeopatica ...................................................................................................................... 37
Medicinale omeopatico ................................................................................................................... 37
IL DOLORE ............................................................................................................................................. 43
Misurazione del dolore ................................................................................................................... 43
FARMACI UTILIZZATI NELLA MEDICINA CONVENZIONALE ..................................................................... 44
Analgesici narcotici ........................................................................................................................ 44
Analgesici non narcotici ................................................................................................................. 44
Anestetici locali............................................................................................................................... 44
Adiuvanti ......................................................................................................................................... 45
Farmaci omeopatici ........................................................................................................................ 45
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELL' EMICRANIA .................................................................. 46
TRATTAMENTO OMEOPATICO DEL MAL DI TESTA ................................................................. 47
RIDUZIONE CON UN FARMACO OMEOPATICO DELLA DURATA DEL TRAVAGLIO DA
PARTO ................................................................................................................................................. 47
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA PERIARTRITE SCAPOLO OMERALE CALCIFICA. 48
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA FIBROMIALGIA.......................................................... 49
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELL' ARTRITE REUMATOIDE ............................................. 50
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELL'ARTRITE REUMATOIDE .............................................. 52
TRATTAMENTO DI MEDICINA CONVENZIONALE NELL'ARTRITE REUMATOIDE............. 53
TRATTAMENTO DEL DOLORE DOPO CHIRURGIA ORALE ...................................................... 54
TRATTAMENTO OMEOPATICO DEL DOLORE E PREVENZIONE DELLE INFEZIONI DOPO
ISTERECTOMIA................................................................................................................................. 55
TRATTAMENTO CONVENZIONALE DEL DOLORE POST-OPERATORIO ............................... 56
TRATTAMENTO OMEOPATICO DEL DOLORE DOPO DISTORSIONE DELLA CAVIGLIA.... 57
TRATTAMENTO OMEOPATICO DEL DOLORE IN TRAUMI SPORTIVI.................................... 58
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELL' ARTROSI DEL GINOCCHIO ........................................ 59
TRATTAMENTO COMPARATO DELL'ARTROSI DEL GINOCCHIO .......................................... 60
VALUTAZIONE COMPLESSIVA SULLA TERAPIA DEL DOLORE............................................. 61
ORL ........................................................................................................................................................... 62
OTITE MEDIA CON ADENOIDISMO: CONFRONTO TRA TERAPIA MEDICA
CONVENZIONALE E CHIRURGIA .................................................................................................. 64
TRATTAMENTO COMPARATO OMEOPATIA - MEDICINA CONVENZIONALE NELL'OTITE
MEDIA ................................................................................................................................................. 65
TERAPIA OMEOPATICA DELL'OTITE MEDIA VERSUS TERAPIA CONVENZIONALE ......... 66
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA SINUSITE CRONICA .................................................. 67
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLE SINUSITI ACUTE E CRONICHE. ............................... 68
TERAPIA ANTIBIOTICA DELLA SINUSITE ACUTA .................................................................... 68
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA RINITE ACUTA E CRONICA ..................................... 69
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA RINITE CRONICA ....................................................... 70
TRATTAMENTO CURATIVO OMEOPATICO DELL'INFLUENZA .............................................. 71
TRATTAMENTO PREVENTIVO OMEOPATICO DELL'INFLUENZA.......................................... 72
VALUTAZIONE COMPLESSIVA SULLA TERAPIA DELLE PATOLOGIE ORL ED
INFLUENZALI .................................................................................................................................... 74
RINITE ALLERGICA STAGIONALE ................................................................................................. 75
Diagnosi.......................................................................................................................................... 76
Epidemiologia ................................................................................................................................. 76
Farmaci della medicina convenzionale........................................................................................... 76
Farmaci omeopatici ........................................................................................................................ 77
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA RINITE ALLERGICA STAGIONALE......................... 78
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELLA RINITE ALLERGICA STAGIONALE......................... 79
LE OCULORINITI ALLERGICHE IN PEDIATRIA .......................................................................... 80
TRATTAMENTO DELLA RINITE ALLERGICA E DELL'ASMA NEI BAMBINI, CON UN
NUOVO PREPARATO OMEOPATICO............................................................................................. 81
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELL'ASMA BRONCHIALE .................................................... 82
TRATTAMENTO OMEOPATICO DELL'ASMA ALLERGICO ....................................................... 83
TRATTAMENTO DELLA RINITE ALLERGICA STAGIONALE CON UN CORTICOSTEROIDE
INTRANASALE .................................................................................................................................. 85
96
TRATTAMENTO DELL'ALLERGIA AGLI ACARI, MEDIANTE IMMUNOTERAPIA
CONVENZIONALE NON INIETTIVA .............................................................................................. 85
VALUTAZIONE COMPLESSIVA SULLA TERAPIA OMEOPATICA DELLA RINITE
ALLERGICA STAGIONALE.............................................................................................................. 86
BIBLIOGRAFIA...................................................................................................................................... 87
SOMMARIO ............................................................................................................................................ 95
97