Progetto Collaborativo Valutazione dell’efficacia di un intervento integrato per la razionalizzazione della prescrizione e il controllo della spesa farmaceutica nel territorio della ASL di Bergamo Newsletter Numero 12 - Ottobre 2007 In questo numero Spesa farmaceutica: i conti reggono. Dalla letteratura… Pillole di buona pratica prescrittiva: Misurazione della pressione arteriosa. Consumo di omega 3 e pressione arteriosa. Nuove limitazioni per la nimesulide. Polimorfismi genetici e ipertensione arteriosa. Mal di schiena: quali terapie. IVU e antibioticoterapia. Osteoporosi e bifosfonati. Risultati dell’indagine sui criteri di scelta degli inibitori della pompa protonica. Bacheca siti internet utili: Biblioteca Medica Virtuale. Bergamo: la Città Alta SPESA FARMACEUTICA Tengono i conti della spesa farmaceutica del SSN La spesa farmaceutica netta a carico del SSN nel mese di luglio 2007 è diminuita del -5,4% rispetto a luglio 2006. Prosegue, quindi, anche a luglio il calo di spesa già fatto registrare negli ultimi mesi del 2006 e nei primi sei mesi del 2007 (gennaio: -6,7%; febbraio: 8,5%; marzo -10%; aprile: -7,5%; maggio: -12,1%; giugno: -11,7%; luglio: -5,4%). Il calo di spesa a luglio è più contenuto rispetto a quello fatto registrare dai mesi precedenti, sia perché il confronto è effettuato con luglio 2006, quando hanno cominciato a produrre i propri effetto di contenimento i tagli selettivi dei prezzi dei medicinali a maggior impatto sulla spesa, introdotti dall'AIFA, sia perché luglio 2007 registra un forte incremento del numero delle ricette (+9,4%). Complessivamente la spesa farmaceutica netta SSN nei primi sette mesi del 2007 è diminuita del -8,9%, attestandosi a 6.863 milioni di euro, pari a 116,83 euro per ciascun cittadino. Al calo di spesa non corrisponde una diminuzione del consumi che, al contrario, sono in aumento. Nel mese di luglio 2007, in particolare, il numero delle ricette è aumentato del +9,4%. Complessivamente, nei primi sette mesi del 2007 il numero delle ricette è aumentato del +4,3%, attestandosi a oltre 310 milioni, pari a 5,28 ricette per ciascun cittadino. Nei primi sette mesi del 2007 sono state erogate a carico del SSN circa 574 milioni di confezioni di medicinali, quasi 10 confezioni per ciascun cittadino italiano. A fronte dell'aumento del numero delle ricette, è evidente come il calo di spesa nei primi sette mesi del 2007 sia dovuto alla riduzione del valore medio di ciascuna ricetta (-12,7%): vengono, cioè, prescritti più farmaci di prezzo mediamente più basso. Tale risultato è il frutto degli interventi sui prezzi dei medicinali varati dall'Agenzia del Farmaco (taglio selettivo dei prezzi dei farmaci a maggior impatto sulla spesa, in vigore dal 15 luglio 2006, e ulteriore taglio generalizzato del 5% dei prezzi di tutti i medicinali, in vigore dal 1° ottobre 2006), ma anche degli interventi di contenimento varati dalle Regioni. A tale proposito si segnalano l'estensione SPESA FARMACEUTICA NETTA SSN: CONFRONTO 2006 - 2007. del rimborso di riferimento alla categoria degli inibitori di pompa protonica, applicata da alcune Regioni, gli interventi sui ticket, la distribuzione diretta da parte delle strutture pubbliche ovvero tramite le farmacie, a seguito di specifici accordi, di medicinali acquistati dalle ASL. A seguito degli interventi sui ticket, l'incidenza delle quota di partecipazione a carico dei cittadini sulla spesa lorda è passata dal 3% dei primi sette mesi del 2006 al 4,1% dello stesso periodo del 2007. Nelle Regioni che non applicano ticket (dove i cittadini pagano solo l'eventuale differenza tra prezzo di riferimento e prezzo della specialità medicinale più costosa) le quote di partecipazione hanno un'incidenza sulla spesa lorda tra lo 0,9% e l'1,3% e nelle Regioni con ticket più incisivo tra il 6,7% e il 7,6%. Fonte: http://www.federfarma.it 1 Newsletter Numero 12 - Ottobre 2007 Dalla letteratura… e non solo: pillole di buona pratica prescrittiva A cura del Gruppo di lavoro sugli antipertensivi CONFRONTO DELL’ACCURATEZZA PROGNOSTICA TRA LA MISURAZIONE DELLA PRESSIONE ARTERIOSA AMBULATORIALE GIORNALIERA E NOTTURNA Studi eseguiti verso la fine degli anni ’80 avevano documentato, per la prima volta, che una riduzione anche poco marcata della pressione arteriosa notturna si associava ad un aumento significativo nel rischio di ictus. Successivamente altre ricerche hanno dimostrato che un aumento della pressione arteriosa notturna determina un rischio maggiore di eventi cardiovascolari. Tuttavia, queste osservazioni sono state oggetto di diverse critiche, perché caratterizzate da limitazioni importanti nel disegno dello studio (erano osservazioni prevalentemente retrospettive) e influenzate da potenziali fattori confondenti. Per ovviare a questi problemi, è stato istituito un Consortium (International Database on Ambulatory blood pressure monitoring in relation to Cardiovascular Outcomes, IDACO) con lo scopo di studiare in modo dettagliato l’accuratezza prognostica della misurazione della pressione arteriosa giornaliera e notturna in regime ambulatoriale. Nel database generato sono state raccolte informazioni relative a 7458 pazienti (provenienti da Danimarca, Belgio, Giappone, Svezia, Ungheria e Cina) sottoposti a valutazioni periodiche della pressione arteriosa nell’arco della giornata e seguiti per un periodo mediano di 9.6 anni. Le analisi statistiche hanno dimostrato che la pressione arteriosa notturna prediceva in modo altamente significativo (p<0.01) sia la mortalità totale, che le mortalità per eventi cardiovascolari e non legate ad eventi cardiovascolari. Per contro, la pressione arteriosa giornaliera si associava in modo significativo solo alla morte per eventi non-cardiovascolari (p<0.05). Lo studio ha comunque dimostrato che la misura della pressione arteriosa giornaliera prediceva, indipendentemente dai valori notturni, l’outcome composito di eventi fatali e non fatali. Tuttavia questo trend non era confermato nei pazienti in trattamento con farmaci antipertensivi. I risultati di questa ricerca confermano l’importanza prognostica del monitoraggio della pressione arteriosa nel corso di tutta la giornata, confermando la necessità di eseguire valutazioni periodiche notturne. Tratto da Boggia et al, Lancet 2007; 370: 1219-1229 e Laurent, Lancet 2007; 370: 1192-1193 (commentary) RELAZIONE TRA CONSUMO DI ACIDI GRASSI OMEGA-3 E PRESSIONE ARTERIOSA: LO STUDIO “INTERMAP” Molti dubbi persistono sulla reale efficacia di una supplementazione con acidi grassi poli-insaturi della serie omega-3 per la prevenzione e il controllo degli eventi cardiovascolari nei pazienti a rischio e nella popolazione generale. I pochi studi a disposizione hanno dimostrato che gli omega-3 riducevano in modo significativo la pressione arteriosa in soggetti ipertesi, mentre non ci sono dati sugli effetti di queste sostanze nella popolazione generale. Il gruppo di ricerca INTERMAP (International Study of Macro- and Micro-nutrients and Blood Pressure) è nato con l’obiettivo di rispondere a questa domanda, analizzando i dati di 4680 soggetti con età compresa tra 40 e 59 anni coinvolti in uno studio epidemiologico cross-sezionale della durata complessiva di 2 settimane. Lo studio ha evidenziato associazioni inverse significative tra il consumo di acidi omega-3 e la pressione arteriosa sia nei soggetti ipertesi che normotesi. Queste associazioni sono risultate particolarmente significative in chi consumava abitualmente cibi contenenti acido linolenico, (presente principalmente nella frutta e verdura). Il consumo di omega-3 ha determinato riduzioni medie di 0.5 – 2 mm Hg. Questi risultati suggeriscono che un’alimentazione ricca in acidi grassi omega-3 potrebbe contribuire alla prevenzione dell’ipertensione nella popolazione generale. Tratto da Ueshima et al, Hypertesion 2007; 50: 313-319 NIMESULIDE: introdotta dall’AIFA una limitazione alla dispensazione L’AIFA ha modificato la classificazione del regime di fornitura dei medicinali contenenti nimesulide con il passaggio della dispensazione da ricetta ripetibile a ricetta utilizzabile una sola volta. Dopo l’opinione espressa dall’EMEA, la Commissione Tecnico Scientifica (CTS) dell'AIFA, nella riunione di ottobre 2007, ha stabilito un'ulteriore azione limitativa modificando la classificazione del regime di fornitura dei medicinali contenenti nimesulide con il passaggio della dispensazione da ricetta ripetibile a ricetta utilizzabile una sola volta (o ricetta non ripetibile, RNR). Tale azione è finalizzata a limitare l'esposizione dei pazienti scoraggiando fenomeni di uso improprio e/o abuso del medicinale, soprattutto nei casi in cui i sintomi presentati possono essere trattati con farmaci da banco. Contestualmente, l'intervento dell'AIFA lascia la disponibilità del medicinale ai pazienti ritenuti idonei per una terapia con nimesulide. La prescrizione medica da rinnovare volta per volta, prevista in particolare per i medicinali già soggetti a prescrizione il cui uso continuato può comportare stati tossici o rischi particolarmente elevati per la salute, ripropone in modo più restrittivo il significato della necessità di una ricetta, con un maggiore coinvolgimento anche della responsabilità del farmacista che deve ritirare e conservare la RNR per sei mesi. Nel caso della nimesulide, la prescrizione effettuata dal medico, dopo attenta valutazione del profilo complessivo di rischio del singolo paziente, va trattenuta e conservata dal farmacista che, solo nel rispetto di questa modalità, potrà dispensarla. In un primo momento le confezioni potranno essere commercializzate anche senza la specifica frase nell'imballaggio esterno "Da vendersi dietro presentazione di ricetta medica utilizzabile una sola volta".In ogni caso il trattamento con nimesulide dovrà durare il minor tempo possibile e non superare i 15 giorni. 2 Fonte: http://www.agenziafarmaco.it Newsletter Numero 12 - Ottobre 2007 Dalla letteratura… Pillole di buona pratica prescrittiva A cura del Gruppo di lavoro sugli antipertensivi RUOLO DEI POLIMORFISMI SUL GENE DELLA RENINA NEL PREDIRE LA PRESSIONE ARTERIOSA E LA RISPOSTA AL TRATTAMENTO CON INIBITORI DEL SISTEMA RENINA-ANGIOTENSINA La renina è l’enzima che catalizza il primo passaggio della reazione di conversione da angiotensinogeno ad angiotensina I. Studi precedenti hanno dimostrato che pazienti ipertesi con elevati livelli plasmatici di renina presentano un rischio maggiore di infarto del miocardio rispetto a soggetti con livelli ridotti. Inoltre, esistono evidenze che i livelli plasmatici di renina possono influenzare la risposta al trattamento farmacologico anti-ipertensivo. Alla luce di questi risultati diventa importante identificare i fattori che giocano un ruolo primario nel regolare i livelli di renina plasmatica. Recentemente è stato identificato un polimorfismo (-C5312T) che si associa ad un aumento del 50% nella trascrizione del gene che codifica per la renina, con aumento conseguente dei livelli plasmatici di questo enzima. Il significato clinico di questo polimorfismo non è tuttavia noto. Un gruppo di ricercatori irlandesi ha studiato la frequenza di distribuzione di questo polimorfismo in una popolazione di 387 impiegati e le potenziali correlazioni con i valori di pressione arteriosa. La variante allelica, riscontrata nel 35% dei soggetti considerati, è risultata associata a livelli medi di pressione arteriosa di circa 2.5 mm Hg superiori rispetto a quanto osservato nei soggetti senza il polimorfismo –C5312T (wild type). Nella seconda parte dello studio gli autori hanno inoltre valutato l’impatto del polimorfismo in posizione –C5212T del gene per la renina sulla risposta farmacologica in 259 pazienti ipertesi trattati con un antagonista della renina (aliskiren) o con un bloccante dei recettori per l’angiotensina II (losartan). Lo studio ha dimostrato che i pazienti portatori della variante allelica dell’enzima erano più sensibili all’effetto antiipertensivo di losartan, specialmente nelle ore notturne, mentre i soggetti wild type rispondevano meglio al trattamento con aliskiren. Queste informazioni potrebbero essere utili nella pratica clinica per indirizzare il medico verso la scelta dell’antiipertensivo ottimale per ogni paziente, promuovendo il concetto di personalizzazione della terapia. Tratto da Moore et al, Hypertension 2007; 50: 340-34 Dalla letteratura… Pillole di buona pratica prescrittiva TRATTAMENTI FARMACOLOGICI E NON NEL MAL DI SCHIENA I pazienti affetti da mal di schiena hanno numerose alternative nella scelta del trattamento: terapie comportamentali, esercizi fisici e manipolazioni spinali sono i migliori trattamenti non farmacologici attualmente disponibili, che sono risultati migliori del placebo e che possono essere impiegati nel caso in cui il mal di schiena perduri da oltre 4 settimane, migliorando la funzionalità del 10-20%. L’agopuntura e lo yoga potrebbero inoltre risultare efficaci, ma le evidenze disponibili sono scarse mentre trattamenti laser, supporti lombari, stimolazione elettriche transcutanee, trazioni e ultrasonografie possono risultare inutili se non dannose. I pazienti con dolore acuto da meno di 4 settimane possono trovare giovamento scaldando la zona lombare con coperte o panni caldi e la manipolazione spinale può essere una buona alternativa. Tra i trattamenti farmacologici, il paracetamolo ed i FANS sono efficaci nelle forme acute e croniche riducendo il dolore del 10-20%, mentre tramadolo ed oppioidi dovrebbero essere impiegati solo se è necessaria una maggiore riduzione del dolore. I miorilassanti contribuiscono a diminuire il dolore nelle forme acute, i triciclici hanno un modesto effetto nelle forme croniche, mentre i corticosteroidi non risultano efficaci in nessuno dei due casi. Fonte: Ann Intern Med. 2007 Oct 2;147(7):492-504 DIFFERENTI VIE DI SOMMINISTRAZIONE DEGLI ANTIBIOTICI NEL TRATTAMENTO DELLE INFEZIONI GRAVI E SINTOMATICHE DELLE VIE URINARIE. Revisione Cochrane La revisione si propone di valutare l’effetto della via di somministrazione della terapia antibiotica relativamente alla frequenza di successo terapeutico, re-infezione e cicatrizzazione renale. Sono stati presi in considerazione 15 RCTs per un totale di 1.743 pazienti e sono stati confrontati i seguenti regimi terapeutici: • orale vs parenterale • orale vs trattamento con switch (passaggio da somministrazione IV o IM a terapia orale) • Trattamento con switch vs parenterale • Singola dose parenterale seguita da terapia orale vs orale o trattamento con switch. Dal punto di vista dell’efficacia la terapia orale non si è dimostrata meno efficace della terapia parenterale o di switch nel trattamento delle gravi infezioni delle vie urinarie ed è pertanto possibilie concludere che la via di somministrazione non determina il successo della terapia. Fonte: Cochrane Database 2007 17;(4) SICUREZZA DEI BIFOSFONATI NEL TRATTAMENTO DELL’OSTEOPOROSI Questa revisione sistematica affronta gli eventi avversi (ADR) del tratto gastrointestinale superiore (GIS), la nefrotossicità, le sindromi similinfluenzali, l'osteonecrosi della mandibola associati all’uso dei bifisfonati. Le ADR del tratto GIS, comprese ulcere esofagee, esofagiti e esofagiti erosive, sono state segnalate soprattutto in studi postmarketing. Sono dovute soprattutto ad una scarsa adesione dei pazienti alle istruzioni per una corretta assunzione. I bifosfonati endovena di prima generazione (es. etidronato) sono stati associati ad insufficienza renale acuta, mentre quelli di ultima generazione (es. ibadronato) hanno dimostrato una migliore tollerabilità renale. Le sindromi similinfluenzali sono spesso descritte come una reazione di fase acuta con astenia, febbre, mialgie e artralgie. Questi sintomi sia per i bifosfonati orali che endovena, sono transitori e solitamente non si ripresentano ad una successiva somministrazione. Infine l'osteonecrosi della mandibola è stata associata al trattamento con bifosfonati endovena, in particolare in pazienti trattati con alti dosaggi di farmaco. Nei pazienti oncologici (in trattamento anche con immunosoppressori) questa ADR è stata segnalata anche in seguito all'assunzione di bifosfonati orali. Globalmente il profilo di sicurezza e tollerabilità che emerge è favorevole ed una terapia a lungo termine non sembra comportare eccessivi rischi di eventi avversi gravi. 3 Fonte: . Drug Safety 2007; 30:755-763 Newsletter Numero 12 - Ottobre 2007 RISULTATI DELL’INDAGINE SUI CRITERI DI SCELTA DEGLI INIBITORI DELLA POMPA PROTONICA A cura del Gruppo di Lavoro IPP e FANS L’indagine è stata promossa dal gruppo di lavoro sull’impiego come gastroprotettori degli inibitori della pompa protonica (IPP) e dei farrmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) per avere un quadro rappresentativo dei criteri che guidano le scelte dei medici nella ASL di Bergamo e poter quindi mettere in atto strategie formative mirate. L’indagine si è svolta mediante un questionario di 10 domande a risposte predefinite e/o aperte elaborato dal gruppo di lavoro. Il questionario è stato fatto pervenire a 686 medici di medicina generale (MMG) dell’ASL di Bergamo: hanno risposto 101 medici di cui 55 con almeno una specialità (Tabella 1). Secondo il 47% dei medici non vi sono differenze di efficacia tra i diversi IPP dal punto di vista clinico, mentre il 53% sostiene che gli IPP hanno una diversa efficacia clinica (Figura 1). Ciò è ritenuto vero nel 8% dei casi in presenza di patologie importanti, nel cui trattamento alcuni IPP darebbero risultati maggiori e nel 15% perché sono state osservate risposte differenti nella pratica clinica anche sotto il profilo della tollerabilità. Figura 1. Differenze tra IPP (53% medici) 90 80 % medici 70 Comunque, nella maggioranza dei casi (77%) le differenze tra i diversi IPP sono attribuite ai differenti parametri farmacologici che ne determinano la rapidità d’azione, la durata dell’effetto terapeutico, le interazioni e l’efficacia clinica. Nella scelta dell’IPP da prescrivere il costo relativo al dosaggio equivalente viene tenuto in considerazione globalmente dal 97% dei medici (Figura 2) per ragioni legate in particolare al controllo della spesa sanitaria. Infatti tra i medici attenti a questo problema, l’84% ritiene che gli IPP a più basso costo garantiscono comunque nella maggior parte dei casi la medesima efficacia clinica, permettendo di risparmiare risorse che possono quindi essere ridistribuite. Il 7% sostiene invece che, nonostante vi siano modeste differenze di efficacia, queste non giustificano differenze di costo notevoli; ed infine il 3% ritiene che nella maggioranza dei casi in cui è necessario prescrivere un IPP sia sufficiente prescriverne uno di bassa o media potenza. Figura 2. Valutazione del costo del dosaggio equivalente (97% medici) 90 80 70 % medici 60 50 40 30 20 10 0 Stessa efficacia a minor Modeste differenze di costo efficacia non giustificano differenze di costo IPP media potenza Imposizione ASL 60 50 40 30 20 10 0 Rapidità d'azione, durata effetto, interazioni Risposta clinica efficacia nelle patolgie più gravi Vi è poi una piccola percentuale di medici (6%) che ritiene che vi sia un’imposizione da parte dell’ASL nella scelta dell’IPP a più basso costo. L’IPP ritenuto più efficace è l’esomeprazolo, messo al primo posto dal 51% dei medici. Con percentuali notevolmente inferiori sono stati scelti gli altri IPP: pantoprazolo 16%, lansoprazolo 13%, omeprazolo 9% e rabeprazolo 1%. Per il 10% dei medici non vi sono invece differenze di efficacia tra gli IPP. Si è però osservato un andamento opposto tra i gruppi di medici con laurea conseguita prima e dopo il 1981: tra i primi l’esomeprazolo è stato messo al primo posto dal 42% dei medici, mentre tra i medici del secondo gruppo dal 60% (differenza statisticamente significativa). Il 69% dei medici ritiene che il farmaco generico sia un farmaco di pari efficacia rispetto al farmaco di marca (Figura 3). Tra le ragioni riportate dai medici a favore dell’equivalenza terapeutica tra il generico e il farmaco di marca, la più rappresentativa (76%) è riconducibile al parametro della bioequivalenza, che consente di ottenere identici effetti terapeutici, essendo garantita dalla documentazione sottoposta a valutazione dall’industria produttrice presso l’AIFA. Il 10% dei medici sostiene invece che la certezza dell’equivalenza deriva da evidenze ottenute in ambito clinico; il 7% ritiene poi il generico di pari efficacia, ma sostiene di aver osservato a volte un effetto clinico differente a seconda dell’industria produttrice del generico. 4 Newsletter Numero 12 - Ottobre 2007 RISULTATI DELL’INDAGINE SUI CRITERI DI SCELTA DEGLI INIBITORI DELLA POMPA PROTONICA A cura del Gruppo di Lavoro IPP e FANS % medici Il rimanente 7% ritiene infine che solamente i generici prodotti da industrie con provata esperienza europea o internazionale nella produzione dei farmaci possiedono le caratteristiche che lo rendono efficace quanto i farmaci di marca. I medici che ritengono invece che il generico non abbia pari efficacia rispetto al farmaco di marca sono il 31% del campione totale (Figura 4). Tra le motivazioni principali vi sono: diminuzione della biodisponibilità e dell’efficacia del farmaco generico a causa dell’effetto degli eccipienti (36%); minor biodisponibilità del generico, riconducibile all’intervallo di accettabilità dei valori di biodisponibilità e percepiti come una riduzione del 20% circa della quantità di principio attivo (32%); valutazione clinica ottenuta dalla risposta dei pazienti (18%); differenze nei metodi di preparazione del farmaco (7%) e differenze nella qualità del principio attivo del farmaco di marca e di quello generico (3,5%). Il rimanente 3,5% sostiene infine di non avere esperienze cliniche personali per poter sostenere l’equivalenza terapeutica del generico. L’80% dei medici sostiene di prescrivere come farmaco di prima scelta un farmaco generico e tra costoro (Figura 5) l’80% Figura 3. Equivalenza terapeutica tra generico e specifica che le ragioni principali che inducono questa scelta farmaco di marca (69% medici) sono di tipo farmaco-economico, poiché a fronte di un minor 80 costo viene garantita un’equivalente efficacia dal punto di vista 70 terapeutico; tutto ciò avviene a meno di resistenze da parte del 60 paziente (10%) o di patologie e/o sintomi importanti (5%). Il 50 10% dei medici afferma invece di prescrivere il generico dietro 40 invito esplicito da parte dell’ASL, mentre il 7% sostiene di 30 prescriverlo solamente se prodotto da ditte con provata 20 esperienza europea o internazionale nella produzione di 10 farmaci. 0 Tra il 20% dei medici che invece non utilizza il generico come bioequivalenza evidenze cliniche evidenze cliniche, solo se prodotti da farmaco di scelta il 33% sostiene di affidare comunque al ma differente ditte con paziente la scelta del farmaco da utilizzare e il 17% preferisce risposta a seconda esperienza utilizzare nell’eventualità farmaci con brevetto scaduto, ma della marca internazionale prodotto da ditte note. L’IPP maggiormente prescritto per la gastroprotezione è il lansoprazolo (87%), seguito dal pantoprazolo (17%), dall’esomeprazolo (11%) e dall’omeprazolo (5.5%). Il rabeprazolo non è stato indicato da nessun medico come farmaco più frequentemente prescritto. Conclusioni I dati ottenuti dal questionario sono stati sottoposti ad analisi statistica per vedere se i risultati ottenuti fossero statisticamente significativi, ma a causa del numero ridotto di medici cha ha risposto al questionario, le differenze osservate raramente sono Figura 5. Ragioni di preferenza del generico (80% medici) 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 patologie o sintomi importanti resistenze da parte del paziente scelta del generico farmacoeconomia invito da parte solo se ditte con perché richiesto dell'ASL esperienza dal paziente internazionale dipende dalla marca del generico Figura 4. Non equivalenza terapeutica tra generico e farmaco di marca (31% medici) % medici risultate significative dal punto di vista statistico. Le differenze rilevate, per essere confermate, necessiterebbero di un campione più ampio. Da questo “piccolo” campione emerge comunque che dal punto di vista generale il farmaco generico è scelto dall’80% dei medici come farmaco di prima scelta e ciò avviene principalmente per ragioni di tipo farmaco-economico. Tra gli IPP il lansoprazolo è il farmaco maggiormente prescritto per la gastroprotezione nonostante dal punto di vista dell’efficacia l’esomeprazolo, sia ritenuto il più valido (51%) ed il lansoprazolo sia solo al terzo posto (13%) nella classifica degli IPP ritenuti più efficaci. Bisogna tuttavia notare che questo dato è in netta contraddizione con quanto sostenuto dai MMG quando è stato 40 35 30 25 20 15 10 5 0 effetto degli riduzione del eccipienti 20% di p.a. evidenze cliniche differenti differente metodi qualità p.a. preparazione nessuna esperienza clinica loro chiesto se tenevano in considerazione il costo del dosaggio equivalente durante la prescrizione. Infatti il 97% dei medici sostiene di tenere in considerazione questo aspetto durante la prescrizione e nella maggioranza dei casi (84%) ciò è stato attribuito alla sovrapponibile efficacia clinica garantita dagli IPP. Inoltre quando è stato esplicitamente chiesto se tra i singoli IPP vi fossero delle differenze sul piano dell’efficacia comparativa, solamente il 47% dei medici ha affermato di ritenere gli IPP ugualmente efficaci, mentre la maggioranza ha identificato nella rapidità d’azione, durata dell’effetto e rischio di interazioni, il fattore maggiormente responsabile della differente efficacia degli IPP e l’esomeprazolo è stato così indicato come l’IPP più efficace. 5 Newsletter Numero 12 - Ottobre 2007 Per approfondire… “Spazio Aperto” all'informazione dell'Industria Le iniziative di formazione Cosa si sa quando viene approvato un nuovo farmaco Sala Lombardia ASL di Bergamo Via Gallicciolli, 4 27 settembre 2007 dalle 9.00 alle 12.30 Per informazioni/iscrizioni: tel 035/4535313 Dipartimento Cure Primarie e Comunità Assistenziale ASL Bergamo Piano Formativo Aziendale 2007 per MMG e PLS II semstre 2007 Per informazioni prendere contatti con il Dipartimento Cure Primarie e Comunità Assistenziale ASL Bergamo Il Dipartimento Funzionale Interaziendale di Farmacologia Clinica degli Ospedali Riuniti di Bergamo, in condivisone con la Direzione Aziendale, dal mese di giugno del 2005 ha istituito presso i locali dell'USC Farmacia un momento di incontro e dibattito settimanale con l'Informazione dell'Industria (farmaci e dispositivi medici) dove il personale sanitario (Medici, Infermieri, Farmacisti dell'Ospedale e del Territorio) può accedere in modo libero e collegiale. L'iniziativa "spazio aperto" all'informazione dell'industria si tiene presso la sala riunioni dell'USC Farmacia. Gli incontri del mese di novembre si svolgeranno nei giorni: 7 - 14 - 21 - 28 dalle 16,00 alle 17,30 Per ulteriori informazio n i e per conferma degli appuntamenti si può contattare la Segreteria dell'USC Farmacia (Tel. 035-269737) BACHECA DEI SITI INTERNET UTILI Biblioteca Medica Virtuale (BMV) http://www.bmv.bz.it (In italiano e in tedesco) Biblioteca Medica Virtuale è un progetto voluto dalla Provincia autonoma di Bolzano e Destinato (per ora) solo agli operatori sanitari. Il sito si propone come uno strumento di supporto alla loro attività quotidiana nell’assistenza, amministrazione, educazione continua e ricerca. Gli obiettivi sono quelli di motivare gli operatori del sistema sanitario altoatesino a consultare, in modo costante e razionale, la letteratura medico-scientifica, facilitando l’accesso alle migliori conoscenze scientifiche disponibili, sviluppando un luogo virtuale di confronto e di scambio e promuovendo l’applicazione delle prove di efficacia nella pratica clinica e nella gestione dei servizi sanitari. Il sito ha un’architettura delle informazioni razionale e ordinata, accompagnata da una grafica semplice e gradevole, che permette una consultazione rapida ed efficace dei contenuti. Le aree disciplinari coperte sono diverse: biologia, farmacologia, medicina e chirurgia, medicina veterinaria, nursing, politica sanitaria, psicologia e scienze sociali. La biblioteca virtuale mette a disposizione più di 3600 riviste e alcune delle principali banche dati medico-scientifiche (quali per esempio: la Cochrane Library, Clinical Evidence, Embase e Medline). Alcune banche dati sono consultabili solo ad abbonamento (tramite la rete all’interno delle Aziende Sanitarie altoatesine), altre sono gratuite e liberamente accessibili da qualsiasi computer. Una newsletter mensile avvisa gli abbonati sulle ultime novità pubblicate: nuove risorse on-line e loro modalità di consultazione, schede sulle riviste, notizie ed eventi a carattere medico-scientifico. La sezione “Risorse biomediche” recensisce un ampio gruppo di siti, classificati per tema: motori di ricerca per la medicina, Evidence-based Health Care, farmaci, trial e risorse per specialità.Infine, tra gli strumenti utili, sono da segnalare i dizionari. Una raccolta di glossari, traduttori on-line e siti di acronimi e abbreviazioni. Riferimenti utili per l’informazione indipendente sul farmaco E’ possibile avere informazioni indipendenti sui principali problemi nell’uso razionale dei farmaci contattando gratuitamente i seguenti Servizi di Informazione sul Farmaco: Per l’uso dei farmaci in gravidanza: - Unità di Tossicologia Clinica - Centro Antiveleni AO Ospedali Riuniti di Bergamo. Numero Verde 800 88.33.00 Per l’uso dei farmaci in età pediatrica: - Centro di Informazione sul Farmaco e la Salute, Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano (dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 15). Telefono 02.3900.5070 Per l’uso dei farmaci negli anziani: - Servizio di Informazione sull’uso dei Farmaci nell’Anziano, Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano (dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17). Telefono 02.3570319 Questo numero è stato redatto a cura di Alessandro Nobili, Luca Pasina, Paola Mosconi, Maurizio Bonati, Cinzia Colombo del Servizio di Informazione sull’uso dei farmaci nell’anziano - Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano. Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito a questo numero inviando o segnalando notizie e documentazione. 6