Anno diciassettesimo settembre 2012 Focus on... Intervento combinato di Impianto endovitreale di Desametasone a lento rilascio (OZURDEX) ed estrazione di cataratta con impianto di IOL: descrizione di un caso clinico Silvana Guerriero, Luisa Micelli Ferrari, Ermete Giancipoli, Lorenza Ciracì, Claudio Furino, Francesco Boscia Istituto di Clinica Oculistica dell’Università di Bari Dipartimento di Neuroscienze ed Organi di Senso Piazza Giulio Cesare 11, 70124, Bari INTRODUZIONE focus 190 Le uveiti sono un gruppo eterogeneo di patologie oculari che causano il 10 -15% dei casi di cecità nei paesi industrializzati1. Le forme non infettive sono trattate con terapia immunosoppressiva e gli steroidi rappresentano il farmaco di prima scelta2. Gli steroidi possono essere somministrati per via topica, locale (sottocongiuntivale, sottotenoniana, retro bulbare) e sistemica, la via topica è la meglio tollerata, ma è efficace solo nelle forme anteriori e, come sappiamo, le forme più gravi sono le uveiti intermedie e posteriori, dove l’infiammazione coinvolge la retina ed il nervo ottico. In questi casi è necessaria una terapia immunosoppressiva sistemica. Purtroppo molti pazienti sono intolleranti a terapie immunosoppressive sistemiche o agli elevati dosaggi necessari perché una dose adeguata del farmaco superi la barriera emato oculare3. Per questo motivo, già in passato, le uveiti posteriori resistenti a terapia sistemica venivano trattate con iniezioni endovitreali di steroidi4-5. Questa via ha reso possibile la somministrazione di alte dosi di farmaco direttamente nella parte infiammata, con importante riduzione delle dosi e degli effetti collaterali sistemici. Dopo la somministrazione di singole dosi di steroide con effetti limitati nel tempo, sono stati introdotti dispositivi a lento rilascio con effetto molto prolungato che portavano a un miglioramento del quadro uveitico, ma spesso anche a complicanze locali di difficile gestione6. Recentemente è stata introdotta una nuova forma di cortisone a lento rilascio endovitreale composto da Desametasone e da un mix di polimeri di acido polilattico e poliglicolico, iniettabile con procedura ambulatoriale (Ozurdex, Allergan, Inc, Irvine, California)7. Questo impianto intravitreale, è attualmente autorizzato dalla FDA per il trattamento dell’edema maculare secondario a occlusione della vena centrale e di branca della retina, e per il trattamento delle uveiti intermedie e posteriori non infettive. Riportiamo di seguito la descrizione di un caso di una paziente con vasculite retinica idiopatica resistente a terapia sistemica immunosoppressiva e cataratta, in cui è stato effettuato un intervento combinato di FACO+IOL ed impianto endovitreale di OZURDEX. Questa procedura ha consentito un miglioramento del quadro clinico ed una progressiva riduzione della dose della terapia immunosoppressiva sistemica con grande soddisfazione della paziente. Caso Clinico Nel settembre 2011 giungeva alla osservazione del servizio di patologie infiammatorie oculari della Clinica Oculistica di Bari una donna di 42 anni che riferiva episodi di vasculite retinica bilaterale ricorrente dal 2009. All’anamnesi non si rilevavano patologie sistemiche associate. Portava in visione gli esami di laboratorio eseguiti all’esordio della malattia e durante il follow up, relativi al periodo compreso tra il 2009 e il 2011 che apparivano nella norma e non evidenziavano patologie infettive, reumatologiche o autoimmuni, (non era presente positività per ANA, anti ds DNA, ENA, ANCA, gli anticorpi per Toxoplasmosi, HIV, HVS, HVZ, HBV, Bartonella, Borrelia, Brucella, salmonellosi, lue, il quantiferon gold test, ACE ed RX torace erano negativi, non vi erano caratteristiche HLA correlabili a particolari forme uveitiche). La paziente era seguita anche presso il reparto di Immunologia del Policlinico di Bari ed era in terapia con: Prednisone 5 mgx2/die, Ciclosporina 150 mg/ die, methotrexate 15 mg/die. La paziente riferiva inoltre di aver effettuato nel 2009 e nel 2010 due iniezioni intravitreali di triamcinolone (Kenacort o.1 ml) in OS per comparsa di edema maculare cistoide. OtticaFisiopatologica ® fig. 1 A: retinografia di OS prima dell’intervento. È evidente la scarsa trasparenza dei mezzi diottrici. B: OCT della macula prima dell’intervento. Si evidenzia un lieve EMC ed una sottile membrana epiretinica (spessore maculare medio 300 microns). C: tempo tardivo dell’esame fluorangiografico: è presente abbondante fluodiffusione da tutti i vasi del polo posteriore. D: OCT dopo 3 mesi dall’intervento che mostra una riduzione dell’EMC (spessore maculare medio 260 microns). E: fluorangiografia 3 mesi dopo l’intervento: la fluodiffusione vasale appare notevolmente ridotta. Alla biomicroscopia del segmento anteriore, la paziente presentava: occhio destro nella norma, occhio sinistro: cataratta sottocapsulare posteriore grado III secondo la classificazione LOC III. In OS era presente corpuscolatura vitreale (Haze +2, misurato mediante scala fotografica standardizzata), il fundus evidenziava in OO una papilla rosea, in OD esiti di vasculite retinica con pigmentazioni paravascolari periferica, in OS edema maculare, alcuni manicotti perivascolari, in parte pigmentati in periferia. In data 15/09/2011, veniva eseguito un esame fluorangiografico che evidenziava in OD: nessuna alterazione significativa, in OS: fluodiffusione dei vasi nei tempi intermedi e tardivi, lieve EMC. Il visus corretto era di 9/10 in OD e di 2/10 in OS, la IOP era: TOD 14 mmHg e TOS 18 mmHg. Nel novembre 2011 la paziente tornava alla nostra osservazione presentando un quadro clinico non migliorato. Il centro immunologico le modificava la terapia: Ciclofosfamide 50 mg 5 volte a settimana, Ciclosporina 150 mg/die, Prednisone 10 mg/die. Dopo 2 mesi, per mancanza di miglioramento la terapia immunosoppressiva sistemica veniva incrementata: prednisone 12.5 mg lun-merc-ven-dom, 15 mg mar-giov sab; Ciclosporina 150 mg/die; Ciclofosfamide 50 mg/6 volte a settimana. In data 05/12/2011 la paziente effettuava una nuova fluorangiografia, dove si evidenziavano ancora i segni di vasculite retinica attiva con fluodiffusione vasale non migliorata rispetto al precedente esame. Data la mancata regressione del 191 focus quadro vasculitico e la presenza di una cataratta capsulare posteriore, in data 20/03/2012 la paziente, dopo consenso informato, vieniva sottoposta in anestesia topica, ad intervento di facoemulsificazione della cataratta, impianto di IOL nel sacco e iniezione intravitreale di Ozurdex. La paziente veniva quindi sottoposta a multipli follow up, a partire dal periodo immediatamente successivo all’impianto di Desametasone. A distanza di una settimana (27/03/2012) la paziente presentava: visus corretto di 10/10 in OD e di 9/10 in OS, TOD: 15 mmHg, TOS: 17 mmHg. All’esame biomicroscopico il vitreo appariva disorganizzato e al fundus oculi si apprezzava una notevole riduzione dell’edema retinico. L’iniziale regressione permetteva una riduzione della terapia generale: Deltacortene 12.5 mg/ die; Sandimmun 150 mg/die; Endoxan 50 mg/die per 6 volte alla settimana. Nella valutazione eseguita a distranza di circa un mese dall’intervento (03/05/2012) la paziente presentava: visus invariato in entrambi gli occhi, rispetto al controllo precedente. TOD: 16 mmHg, TOS: 20 mmHg. Nella stessa data la paziente veniva sottoposta ad esame fluorangiografico che mostrava una notevole riduzione della fluodiffusione vascolare, relegata unicamente alle arcate vascolari temporali. Si procedeva inoltre ad una valutazione immunologica e, considerato il parziale miglioramento del quadro clinico, ad una riduzione della terapia sistemica: Anno diciassettesimo settembre 2012 focus 192 Prednisone 12.5 mg/die (lunedì - mercoledì - venerdì - domenica) e 10 mg/die (martedì - giovedì sabato); Ciclosporina 150 mg/die; Ciclofosfamide 50 mg/die per 6 volte a settimana. In data 01/06/2012, la paziente giungeva a nostra osservazione per l’ultimo controllo postoperatorio, presentando un visus di 10/10 in entrambi gli occhi, una IOP di 16 mmHg in OD e di 18 mmHg in OS. Alla biomicroscopia si evidenziava un segmento anteriore privo di alterazioni cliniche rilevanti in entrambi gli occhi. Nell’occhio di sinistra si apprezzava un vitreo disorganizzato e assenza di edema retinico al polo posteriore e lungo le arcate. Veniva dunque consigliato alla paziente di proseguire per ancora tre mesi la terapia immunosoppressiva sistemica, come mantenimento Attualmente, a 3 mesi dall’intervento, la paziente presenta: VCOS: 10/10, TOS 17 mmHg. Alla biomicroscopia in OS si evidenzia un segmento anteriore privo di alterazioni cliniche, il vitreo presenta haze = +0,5, l’edema retinico al polo posteriore e lungo le arcate è regredito, quadro confermato anche da esame fluorangiografico. La terapia sistemica sta venendo progressivamente ridotta e, ad ora, non si evidenziano riacutizzazioni della vasculite. Discussione Il trattamento delle uveiti posteriori presenta particolari difficoltà. La barriera emato oculare riduce fortemente la possibilità di penetrazione dei farmaci somministrati sia locale che sistemica, rendendo così difficile il raggiungimento di dosi efficaci3. Molte forme di uveiti posteriori hanno inoltre decorso cronico e necessitano di terapie steroidee prolungate, ciò si accompagna a molti effetti collaterali, sia sistemici, come ritenzione idrica, aumento di peso, ulcera gastrica, ipertensione, iperglicemia, aumento della suscettibilità alle infezioni, osteoporosi, alterazione dell’umore e psicosi, sia locali, come insorgenza di cataratta e di glaucoma. Già negli anni passati è stata utilizzata la somministrazione endovitreale dello steroide per raggiungere rapidamente dosi adeguate di farmaco nella sede di infiammazione minimizzando gli effetti collaterali. Il farmaco più usato è stato il Triamcinolone4, che si è dimostrato efficace in molti casi, ma che aveva un effetto limitato nel tempo. Pertanto si rendevano necessarie iniezioni endovitreali ogni 2-3 mesi che spesso comportavano l’insorgenza di effetti collaterali. Lo sviluppo farmaceutico ha portato poi alla messa a punto di dispositivi a lento rilascio endovitreale di farmaco. Uno dei primi è stato l’impianto di Fluorcinolone acetonide (0,59 mg/dose), che si è dimostrato efficace in molte uveiti posteriori e che aveva una durata di 3 anni, ma che, come effetto collaterale, portava all’insorgenza di cataratta in quasi tutti i pazienti e spesso a glaucoma farmaco resistente8. Il Desametasone è uno steroide altamente idrofilico 5 volte più potente del triamcinolone9, ed è stato usato per iniezioni endovitreali, ma la sua durata di azione è molto inferiore, con una emivita di 3-6 ore9. per questo motivo è stato sviluppato un sistema a lento rilascio (Ozurdex®, Allergan, Inc, Irvine, CA). Questo dispositivo è formato da un polimero solido biodegradabile composto da una matrice di acido polilattico - poli glicolico (PLGA) che in vivo si dissolve in acido lattico e acido glicolico che vengono poi convertiti in diossido di carbonio e acqua e quindi facilmente eliminati. Questa matrice è saturata con 0,7 mg di desametasone7. Man mano che il polimero si dissolve, il desametasone viene lentamente rilasciato e raggiunge i tessuti infiammati. Questo dispositivo è stato sviluppato per essere impiantato sterilmente via pars plana tramite un applicatore 22 gauge, come tutte le iniezioni endovitreali, per via ambulatoriale. Studi clinici hanno dimostrato la permanenza del farmaco nel vitreo fino a 6 mesi, con un picco della sua concentrazione al secondo mese10 e una successiva riduzione nei 2-4 mesi successivi. L’assorbimento sistemico è minimo, anche questo con un picco al secondo mese10. In letteratura ormai sono riportati numerosi studi che dimostrano l’efficacia di questo impianto intravitreale a lento rilascio sul controllo delle uveiti posteriori resistenti alla terapia sistemica11-12, inoltre gli effetti collaterali sembrano essere molto minori rispetto al fluocinolone e al triamcinolone, probabilmente per la maggiore idrofilia del OtticaFisiopatologica ® rilascio ci consentirà, una nuova somministrazione qualora dopo i 4-6 mesi si dovesse notare una riaccensione del processo flogistico. Riassunto Obiettivo: gli Autori presentano un caso di vasculite retinica cronica resistente alla terapia immunosoppressiva sistemica e cataratta secondaria, proponendo una tecnica combinata di facoemulsificazione del cristallino catarattoso, impianto di lente intraoculare e contemporanea iniezione endovitreale di dispositivo a lento rilascio di desametasone. Procedure di base: FACO + IOL + IV OZURDEX. Risultati: si è ottenuto un miglioramento del quadro infiammatorio, del visus, e una riduzione della dose necessaria di terapia immunosoppressiva sistemica. Conclusioni: questa terapia combinata ha consentito un rapido recupero visivo, un migliore controllo della infiammazione oculare ed una riduzione della terapia immunosoppressiva sistemica, infine ha consentito di minimizzare la infiammazione postchirurgica che in questi occhi affetti da uveite deve essere sempre temuta. Bibliografia 1) Darrell RW, Wagener HP, Kurland LT. Epidemiology of uveitis: incidence and prevalence in a small urban community. Arch Ophthalmol 68: 502-514, 1962 2) Taylor SR, Isa H, Joshi L, Lightman S. New developments in corticosteroid therapy for uveitis. Ophthalmologica 224 Suppl 1: 46-53, 2010 3) Hosoya K, Tachikawa M. Inner blood-retinal barrier transporters: role of retinal drug delivery. Pharm Res 26(9): 2055-2065, 2009 4) Couch SM, Bakri SJ. 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Nel nostro caso un ulteriore aiuto al miglioramento del quadro clinico è stato dato dall’associazione dell’intervento di cataratta che ha causato un immediato miglioramento del visus, seguito successivamente da un rischiaramento dei mezzi diottrici e dalla riduzione dell’edema maculare. Abbiamo ritenuto utile associare le due procedure sia per ottenere più rapidamente un miglioramento della funzione visiva, ma anche perché, a nostro avviso, lo stress chirurgico e la conseguente infiammazione successivi all’intervento di cataratta, potevano essere ridotti dalla presenza steroide intraoculare. Il favorevole risultato in termini di miglioramento clinico soggettivo ed obiettivo, il buon controllo della infiammazione post chirurgica, la soddisfazione della paziente che finalmente può ridurre la terapia sistemica, con conseguente riduzione dei ben noti effetti collaterali, la stabilità del quadro clinico a oltre 3 mesi dall’intervento, la mancanza di insorgenza di effetti collaterali legati all’uso dell’impianto intravitreale di ozurdex, ci spinge a considerare favorevolmente la combinazione di queste metodiche in tutti quei casi, purtroppo non rari, dove alla patologia infiammatoria uveale posteriore sia associata una cataratta secondaria alla infiammazione stessa e /o al prolungato uso di steroidi. Inoltre, la facilità della somministrazione di questo tipo di impianto intravitreale a lento