EUROPA la Voce del popolo ASPETTANDO ILSEMESTRE ITALIANO economia & finanza www.edit.hr/lavoce Anno 10 • n. 324 giovedì, 26 giugno 2014 regole statistiche L’INTERVISTA imprese Prodotto interno lordo, fanno testo anche il sesso e le droghe Vivere e lavorare all’estero: quando la crisi detta le regole Associazione degli Imprenditori Italiani Assemblea generale a Zagabria Su richiesta degli organismi internazionali cambiano le regole per il calcolo del Pil degli Stati. Gli economisti non nascondono la loro perplessità. Colloquio con Eliano D’Onofrio che dopo una laurea a Milano ha deciso di trasferirsi in Slovenia per tentare un percorso imprenditoriale. Si è tenuta a Zagabria, presso la Camera d’Economia croata, la prima Assemblea Generale dell’Associazione degli Imprenditori Italiani in Croazia (AIIC). 2 4|5 8 2 economia&finanza giovedì, 26 giugno 2014 NUOVI STANDARD la Voce del popolo a cura di Mauro Bernes UNA SVOLTA RICHIESTA DAGLI ORGANISMI INTERNAZIONALI PER MISURARE PIÙ CORRETTAMENTE LE ATTIVITÀ DI UN PAESE, CHE PERÒ LASCIA PERPLESSI GLI ECONOMISTI UE,NELPIL ANCHESESSO EDROGA I l Pil di diversi Paesi Ue conterrà anche la ricchezza generata da prostituzione e traffico di droghe. Una svolta richiesta dagli organismi internazionali per misurare più correttamente le attività di un Paese, che però lascia perplessi gli economisti, sopratutto per il rischio di non poter più contare su statistiche affidabili e credibili. I Paesi Ue approteranno alcune modifiche di calcolo al Prodotto interno lordo. Nell’indice che computa la ricchezza generata all’interno di un Paese verranno calcolate, con delle stime, anche le attività legate a prostituzione e traffica di droga. Per il Regno Unito si stima che il nuovo calcolo possa determinare un aumento del Pil britannico di circa 6,6 miliardi di euro, come riferisce il quotidiano finanziario Wall Street Journal. L’Italia introdurrà anche il computo del contrabbando per definire il Prodotto interno lordo generato dalla economia sin dal 2014, come Gran Bretagna, Irlanda e Belgio, così come è probabile che gli altri Stati membri si adegueranno nel corso dell’anno oppure del prossimo al nuovo metodo di calcolo. La novità è stata determinata dall’adozione da parte di Eurostat, l’ufficio di statistica dell’Unione europea, di ESA 2010. Questo nuovo standard sostituisce il precedente ESA 95 con cui veniva rilevato il Pil nei Paesi che facevano parte dell’Ue. La novità lascia perplessi parte degli economisti, anche se gli istituti di statistica hanno rimarcato come in realtà già con ESA 95 erano computate stime sulle attività illegali. Attraente e ingannevole Il Wall Street Journal rimarca come per diversi Stati potrebbe sembrare attraente il nuovo metodo di calcolo, visto il peso politico e finanziario rappresentato dal dato del Prodotto interno lordo. Il Pil è il denomimatore del rapporto che esprime lo stato di indebitamento, annuale e complessivo, di un Paese. Per le regole comunitarie fissate nei diversi trattati fiscali, come il Patto di Stabilità e Crescita del 1997 e il Fiscal Compact, il Pil serve per definire i limiti all’indebitamento consentito. La tentazione di drogare il Prodotto interno lordo tramite un computo esagerato sarebbe però ingannevole. Se in questo modo uno Stato potrebbe beneficiare di un Pil artificiosamente più alto per non smaltire i propri debiti, lo stesso Stato dovrebbe aumentare i propri contributi all’Ue. Ogni Paese membro dell’Unione europea deve erogare una quota di denaro per il funzionamento delle istituzioni comunitarie, ed essa viene calcolata come percentuale del Pil. Un Prodotto interno lordo più alto significa esborso più consistente a beneficio di Bruxelles. L’adozione dell’ESA 2010 segue una raccomandazione dell’Onu che rimarcava i rischi nella non rilevazione delle attività economiche illegali. Se un ipotetico Paese spendesse metà del suo reddito in droghe, senza una stima di questa attività si potrebbe erroneamente pensare che questi soldi verrebbero risparmiati invece che consumati. Gli economisti interrogati dal Wall Street Journal rimarcano però come la rilevazione di attività illegali come la vendita della droga o l’acquisto del sesso nei Paesi dove la prostituzione è illegale possano inficiare il dato complessivo del Pil. Il problema è che l’illecito può essere solo stimato, come rimarca Claus Vistesen, capo economista di Pantheon Macroeconomics. Per Thomas Costerg, economista della banca inglese Bank Standard Chartered, i governi non vogliono modificare il calcolo del Pil per falsificarlo. Rimane però il rischio che nella popolazione sia rafforzato il sentimento di scetticismo che alberga in merito alle statistiche. I calcoli effettuati i in materia di droga e prostituzione saranno giocoforza stime approssimative. L’ufficio statistico del Regno Unito dividerà ad esempio le droghe in sei tipologie, e poi calcolerà l’attività economica in base al numero di consumatori rilevato dalle indagini della polizia. Dovranno poi essere tolte da questo dato le stime su quante siano le droghe importate in Gran Bretagna. Un esempio di quanto sia difficile un calcolo preciso in quest’ambito, come rimarca il Wall Street Journal. L’Europa è il Continente dove al momento “nascono” meno nuovi milionari, e la caccia alle opportunità più redditizie offre migliori chanche in posti lontani dalla crisi della moneta unica. Accettare le critiche Molti milionari hanno avuto bisogno di tempo per sviluppare le idee che hanno determinato la loro ricchezza. L’attitudine solipstica non aiuta, e i consigli per migliorare le proprie aziende, specie nella fase iniziale, devono essere accettate. La maggior parte delle nuove aziende che si sono sviluppate con successo mostrano come chi le ha fondate sia riuscito a consolidarle solo con il supporto altrui. Le statistiche Le norme da seguire per chi vuole conquistare una vita molto agiata Sette regole per diventare milionari Come si diventa milionari? Per la gran parte della società avere ricchezze superiori al milione di euro appare un sogno irrealizzabile. Il quotidiano tedesco Die Welt ha compilato sette caratteristiche che si trovano spesso nei milionari, che possono essere considerati come regole da seguire per chi vuole conquistare una vita molto agiata. Importanza relativa del denaro Per molti milionari la ricchezza non è mai stata un obiettivo in se. Questo dato è rimarcato dal professor Thomas Druyen dell’Università Sigmund Freud di Vienna. L’accademico ha parlato con centinaia di ricchi, e per molti di loro lo scopo della loro esistenza era la realizzazione di un’idea, di un progetto. Le statistiche sui milionari che arrivano dagli Usa, il Paese che ne ospita di più, indicano come per chi è molto ricco sia più facile finire senza soldi, un apparente paradosso che vale sia per chi ha accumulato ricchezza col proprio lavoro che per chi ha vinto una lotteria. Lavoro prima della vacanza Die Welt racconta l’esperienza di due imprenditori tedeschi, che sono diventati milionari grazie alla cessione di due start-up nel commercio online. La prima cosa che hanno fatto dopo esser diventati così ricchi è stato fondare nuove società per valorizzare altri progetti. Entrambi questi imprenditori hanno rimarcato al quotidiano tedesco come da tempo le loro vacanze si limitino a pochi giorni all’anno. Forza delle proprie relazioni Negli Usa solo il 20 p.c. dei milionari è diventato così ricco grazie all’eredità. Un dato che rimarca come la ricchezza ingente sia frutto del proprio lavoro. Per raggiungere questo obiettivo è però necessario costruire relazioni molto solide, che aumentano notevolmente la capacità di concludere affari. I diversi dati elaborati sui milionari evidenziano simili educazioni, ed esperienze professionali spesso intrecciate. Sesso maschile Secondo diverse statistiche elaborate dalle banche sulla condizione patrimoniale dei propri clienti le persone più ricche sono in grande maggioranza uomini. Negli Usa l’88 p.c. dei milionari è di sesso maschile. Per le donne diventare così ricche è al momento un obiettivo molto difficile, come dimostra lo squilibrio esistente nelle cariche apicali delle società. La finanza paga Il duro lavoro oppure un’idea innovativa non sono le uniche vie per raggiungere ricchezze ingenti. Secondo il più recente studio del Boston Consulting Group sulla ricchezza a livello mondiale, i patrimoni si moltiplicano più facilmente con investimenti sui mercati finanziari. Un’azione rischiosa, ma efficace per poter arrivare a ricchezze significative che si realizzano con maggiori difficoltà con soli redditi da lavoro. Via dall’Europa Lo studio del Boston Consulting Group indica inoltre come nel prossimo futuro la maggior parte dei nuovi milionari arriverà dall’Asia. del popolo IL PUNTO L a crisi economica nonostante tutti i tentativi sembra non voler arretrare e continua a mettere a dura prova la fiducia nel futuro. A confermarlo sono i dati inerenti a una triste statistica analizzata da un gruppo di ricercatori britannici, il cui studio, pubblicato sul British Journal of Psychiatry, rivela che il numero dei suicidi è aumentato in modo rilevante sia in Europa sia in America settentrionale. Le cause principali del gesto estremo sono la perdita di un posto di lavoro, della casa e di altri beni, i debiti. Ma lo studio rivela anche – riporta la Bbc – che nei Paesi dove sono in funzione validi strumenti e politiche di supporto psicosanitario, come in Svezia, Finlandia e Austria, il numero dei giovedì, 26 giugno 2014 3 di Christiana Babić LE OPPORTUNITÀ DELLA CRISI suicidi non è aumentato. “Una domanda cruciale per la politica e la pratica psichiatrica è se l’aumento dei suicidi è davvero inevitabile”, ha commentato Aaron Reeves, uno dei ricercatori, che ha lanciato così uno spunto di riflessione importante agli esperti del settore. Che già non mancano di interrogarsi sugli effetti della crisi e sui meccanismi da utilizzare per trasformarla in una chance. Così, ad esempio, gli psicologi fanno notare che dalla crisi nascono eventi che creano cambiamento e danno nuove possibilità. Come dire: la crisi economica può essere un fattore di riflessione e quindi di riconciliazione, con se stessi, ma anche con il partner, diventando anche un deterrente oggettivo delle separazioni legato a mere ragioni di sopravvivenza economica. Questo perché, guardando a livello sociale, il dato economico rappresenta una delle risorse più importanti e quindi può influire sulla coppia. E magari salvarla, a patto di cambiare matrice mentale e di non osservare tutto nell’ottica di disponibilità di una quantità di denaro sufficiente per soddisfare i bisogni, ma soprattutto come scambio. Un meccanismo applicabile anche a livello di comunità – e quindi anche a livello di Unione europea – per impostare un cambio di rotta e dare davvero la priorità alle politiche per la crescita e l’occupazione. Un’impostazione che scaturisce dalle priorità del semestre di presidenza italiana dell’UE, che si aprirà il 2 luglio, che sottolinea l’importanza di trovare un accordo che consenta di puntare sulle politiche per la crescita, costruendo su questa valutazione un clima di fiducia reciproca. E che invitano a mettersi d’accordo sulle grandi linee con le quali si producono crescita e lavoro, cioè sulle riforme strutturali e sugli investimenti, trovando la strada per fare dei passi avanti più rapidi possibili verso la traduzione di questi principi generali in misure specifiche, nell’ambito dell’insieme delle regole che già ci sono, che sono sufficientemente ampie e hanno già la flessibilità necessaria per recepire i principi e tradurli in misure e in raccomandazioni. REUTERS/INTS KALNINS economia&finanza la Voce 4 lalaVoce Voce del popolo del popolo giovedì, 26 giugno 2014 UE. l EVENTI di Francesca Mary OLTRE LE REGOLE VALORIZZARE LE IDEE ALLA CAMERA DEI DEPUTATI UN CONVEGNO SUL DECENNALE DELL’ADESIONE ALL’UE DI DIECI PAESI. FOCUS SULLE PRIORITÀ DEL SEMESTRE DI PRESIDENZA ITALIANA DEL CONSIGLIO EUROPEO “A ndiamo in Europa forti dei risultati” elettorali per dire che “l’UE non può essere solo un clamoroso e arido insieme di regole burocratiche, di cose da fare”. Lo ha dichiarato di recente il presidente del Consiglio dei ministri italiano, Matteo Renzi. “L’Europa ha il dovere di intervenire in modo radicalmente diverso. Va cambiata alle radici e la può cambiare solo l’Italia. Perché noi finora –ha sottolineato Renzi – abbiamo fatto solo la Cenerentola. Segnatevi questa data, il 2 luglio. Quel giorno inizierà il semestre di presidenza italiana dell’Unione europea e lì l’Italia tirerà giù le carte, diremo come vogliamo cambiare l’Europa”. C’è in effetti grande attesa per il semestre di presidenza, che vedrà il premier italiano alla guida del Consiglio UE e in queste settimane che precedono l’evento sono numerose le occasioni di approfondimento. Una si è avuta nei giorni scorsi a Montecitorio, dove si è svolto il Convegno “Un’Europa Finalmente Unita. 2004-2014: il decennale dell’adesione all’Unione europea di dieci nuovi Paesi membri”, organizzato dalla Camera dei Deputati di concerto con le Ambasciate dei dieci Paesi che hanno aderito all’UE nel 2004: Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia ed Ungheria. La rotta dei prossimi anni Nel suo intervento introduttivo la presidente della Camera, Laura Boldrini ha detto: “Tra poco meno di due settimane, l’Italia sarà chiamata a presiedere il Consiglio dell’Unione europea, in una fase cruciale in cui i cittadini hanno dimostrato – votando e purtroppo anche astenendosi dal voto – quanto grande sia la disaffezione e la delusione per il progetto di integrazione europea. Un progetto che, ai loro occhi, non ha saputo fronteggiare la crisi economico-finanziaria mondiale, imponendo politiche di rigore economico e fiscale senza un’adeguata spinta propulsiva per la crescita e l’occupazione. Nei sei mesi in cui l’Italia deterrà la presidenza del Consiglio dell’UE, verranno decisi gli assetti istituzionali comunitari e verrà impostata la rotta che l’Europa dovrà seguire per i prossimi cinque anni. Una rotta che dovrà essere incentrata sulla creazione di nuovi posti di lavoro, soprattutto per i nostri giovani, e sul ritorno ad una crescita duratura e sostenibile. Ed una rotta che dovrà segnare anche un ritorno alla centralità, nel progetto di integrazione europea, della salvaguardia dello stato di diritto e dei diritti fondamentali, che ha contribuito e contribuisce al consolidamento della democrazia negli Stati che via via hanno aderito all’Unione o che ora sono candidati all’adesione.” Proseguendo, la Boldrini ha posto l’accento sui temi a lei cari e ha rilevato: “Qualche giorno prima dell’inizio del nostro Semestre, tre Paesi del Partenariato orientale sottoscriveranno i rispettivi Accordi di Associazione con l’Unione: un altro evento simbolico, che porterà benefici concreti per le economie della Georgia, della Moldavia e dell’Ucraina, nonché per quelle degli Stati membri. Con la stessa concretezza, l’Europa – ha sottolineato – dovrà saper svolgere un Diritti fondamentali: sono una priorità Non saremmo coerenti con noi stessi se nel Semestre di Presidenza italiana non ponessimo al centro dell’azione i diritti fondamentali. L’Unione europea deve essere innanzitutto diritti fondamentali. Non possiamo fare lo screening, passare ai raggi X i Paesi candidati su questo tema e poi una volta che aderiscono e diventano Paesi membri chiudere gli occhi, voltare le spalle e non introdurre un meccanismo capace di prevenire i rischi sistemici di violazione dei diritti fondamentali all’interno dell’UE. Sarà questo un fortissimo impegno che come Semestre di Presidenza italiana e come governo Renzi in Europa porteremo avanti”, ha annunciato Sandro Gozi, che ha proseguito il suo intervento al Convegno condividendo un ricordo di quanto vissuto 10 anni fa in occasione dell’allargamento europeo. “Il 30 aprile 2004 in Piazza Transalpina a Gorizia si festeggiava l’unificazione europea. Nel pavimento di quella piazza sono ben visibile le indicazioni del luogo in cui si trovava il Muro di Gorizia, meno noto del Muro di Berlino, ma altrettanto divisivo e altrettanto drammatico per noi europei. Era un muro – ha proseguito Gozi – che separava la città rimasta italiana dai quartieri periferici e dalla stazione ferroviaria della linea Transalpina, che furono annessi alla Jugoslavia e attorno ai quali sorse la città di Nova Gorica. Quei muri li abbiamo rimosso come europei e ora – ha sottolineato – dobbiamo batterci contro chi vuole innalzare muri nella nostra società e nei nostri mari. L’Unione europea – ha concluso il sottosegretario – deve rimanere sinonimo di speranza e di libertà”. Una considerazione condivisa e apprezzata dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, che ha colto l’occasione per ribadire che i diritti fondamentali “sono un punto cruciale per il futuro dell’Europa”. In tale contesto ha annunciato che a Montecitorio, in occasione del Semestre italiano, proprio su questo tema sarà organizzata una conferenza alla quale saranno invitati i rappresentanti di tutti i Paesi membri dell’UE. Da aggiungere che sui diritti fondamentali si è soffermato nel suo intervento anche l’Ambasciatore Mirošič, sottolineando che questi “devono rimanere e diventare la base vera della coesione europea” e che si devono rifiutare nuove “cortine di ferro” o “false divisioni tra Nord e Sud Europa, tra Paesi che producono e Paesi che spendono”. ruolo forte e centrale per porre fine alla crisi ucraina. La stessa forza e la stessa concretezza l’Europa dovrà dimostrarle nell’affrontare, con una sola voce, i conflitti in corso in Siria, in Libia e, non da ultimo, in Iraq: 500mila persone in fuga da Mosul, un’altra drammatica emergenza umanitaria”. Dare risposte concrete “L’Europa non può ignorare quanto accade ai propri confini meridionali, non solo perché da queste terre fuggono migliaia di uomini, donne e bambini che cercano la salvezza nei nostri Paesi, ma anche per assicurare un futuro migliore a tutti gli Stati della regione, europei e non. Nel celebrare il decennale dell’ingresso di dieci nuovi Paesi membri, dunque – questo l’auspicio della Boldrini –, l’Europa deve saper ritrovare lo slancio che portò a quell’allargamento, dando risposte concrete ai cittadini europei che hanno perso speranza nel futuro; rialzando lo sguardo oltre i propri confini, ad est come a sud; parlando con una sola voce ed agendo con la consapevolezza della propria forza, quella di uno straordinario progetto che riunisce oltre cinquecento milioni di persone”. Un ruolo centrale Il ruolo centrale dell’Italia nell’UE è stato posto in evidenza anche dal presidente del Senato, Pietro Grasso. “L’Italia, un Paese fondatore caratterizzato da una solidissima tradizione europeista, è da sempre impegnata in questa direzione convinti come siamo che questa fosse allora e resti ancora la strada per affrontare le grandi sfide che attendono l’Unione. Penso alla crisi economica e finanziaria, alle migrazioni, alla criminalità organizzata, alla grave instabilità geopolitica che alle nostre porte è causata da conflitti, da povertà e terrorismo. Penso alle politiche di vicinato, alla imperativa necessità di strategie unitarie per il Grande Mediterraneo e la nostra frontiera orientale. Penso ai nazionalismi, ai populismi, ai sentimenti di disaffezione e di sfiducia che oggi minacciano il progetto europeo e che dobbiamo contrastare per prima cosa riaffermando un’identità culturale comune, una vera comune anima europea che prevalga sugli egoismi nazionali nel nome di solidarietà, libertà, eguaglianza, giustizia, valori così faticosamente emersi dalla barbarie, dalle guerre, dai totalitarismi e dalle persecuzioni.” Ridurre le distanze Volgendo lo sguardo oltre il 2 luglio, Grasso ha proseguito: “Con questo spirito ci prepariamo ad affrontare il semestre di presidenza italiana. Dobbiamo anzitutto puntare a un vero e incisivo salto di qualità nel governo economico dell’Unione. Le misure di contenimento della spesa pubblica devono adesso essere adeguatamente bilanciate da azioni energiche per stimolare gli investimenti, la competitività e la crescita, allentando i vincoli di bilancio con una maggiore flessibilità del patto di stabilità, escludendo i costi delle riforme strutturali dal calcolo del deficit pubblico. La nuova legislatura europea dovrà essere dedicata alla occupazione giovanile, alla politica industriale, allo sviluppo sostenibile, alla politica energetica. Occorre, inoltre – ha aggiunto –, rilanciare la presenza e il peso dell’Unione nel mondo, a partire dai nostri confini meridionali ed orientali, per governare e non subire le trasformazioni degli equilibri mondiali.” “In questa direzione il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, si prepara ad illustrare al Parlamento europeo il 2 luglio un programma ambizioso che punta a ridurre la distanza che i cittadini avvertono rispetto alle istituzioni europee, puntando sull’efficienza e la democraticità dei processi decisionali. La presidenza italiana intende proporre un’agenda di politica economica incentrata al tempo stesso sulla crescita e la qualità della protezione sociale specie per le giovani generazioni; una politica dell’immigrazione più incisiva e solidale, con la piena condivisione dei problemi che affrontano i Paesi più esposti, la gestione integrata delle frontiere dell’Unione, un unitario sistema di asilo europeo e lo sviluppo dei rapporti con i Paesi di origine e transito; ed una politica estera comune più autorevole. Io – ha sottolineato Grasso – concordo pienamente con questa visione strategica del presidente Renzi e posso sin d’ora assicurare che farò uso del mio ruolo di presidente del Senato per assicurare che il Parlamento italiano sostenga l’impegno della presidenza europea e accentui ulteriormente le proficue interazioni con il Parlamento europeo”. Unificazione o allargamento “Essere qui e intervenire a questo Convegno è per me un motivo vero di soddisfazione”, ha detto in apertura del suo intervento il sottosegretario il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle Politiche europee, Sandro Gozi, ricordando la sua esperienza lavorativa a fianco di Romano Prodi ai tempi in cui questo ricopriva l’incarico di presidente della Commissione europea, e che, in quella veste, ha sottolineato, “ha investito molto per l’allargamento”, “Perché allargare?, ci chiedevano allora, e chiedono ancora oggi coloro che mettono in discussione lo stesso progetto europeo. A questi rispondevamo che non avevamo scelto noi, ma la storia, il crollo del Muro di Berlino nel 1989. Noi – così ancora Gozi – dovevamo soltanto indicare di avere il senso della storia, evidenziato già da Giovanni Paolo II quando invitava i leader dell’UE a permettere all’Europa di respirare pienamente con due polmoni, uno a Ovest e uno a Est”. È in quest’ottica, ha proseguito Gozi, che “nel 1898 Prodi ricordava che chi agisce troppo tardi è punito dalla vita”. Sottolineando, quindi, di preferire il termine “unificazione” a quello di “allargamento” perché aprendo, nel 2004, agli otto Paesi dell’Est e ai due Stati del Mediterraneo “non si faceva altro che condividere un progetto con i popoli che non potevano partecipare a questo da subito” e si poneva, a suo dire, termine al Secolo breve, che secondo il suo punto di vista non si era chiuso con la caduta del Muro di Berlino, ma appunto con l’ingresso di 10 Stati nell’UE. Il 2004 con l’adesione all’UE di 10 Paesi è stato “il proseguimento di quella rivoluzione pacifica iniziata negli Anni ’50, dopo la liberazione dal nazifascismo”. “Si volevano dare tre certezze – ha detto Gozi –. Quella della propria esistenza come entità democratica, quella della stabilità politica contro la deriva autoritaria e quella della crescita economica e sociale. E se per la prima poteva bastare la la Voce economia&finanza del popolo giovedì, 26 giugno 2014 5 REUTERS/Remo Casilli || Sandro Gozi, Laura Boldrini, Iztok Mirošič e Pietro Grasso || Il premier italiano Matteo Renzi NATO – ha evidenziato –, per le altre due doveva muoversi l’UE, che ha rivoluzionato il concetto di frontiera. Un termine che etimologicamente deriva dall’andare al fronte e che oggi nella sua accezione democratica significa responsabilità morale, politica ed economica”. Il sottosegretario Gozi si è soffermato poi sulle priorità del semestre di presidenza italiana affermando: “Il Mare Mediterraneo è il nostro mare comune. Sono gravi l’egoismo, l’indifferenza e l’assenza dell’Europa dal Mediterraneo, Riteniamo che l’UE deve assumere le proprie responsabilità nel suo mare e che deve proseguire a lavorare per l’unificazione dei Balcani occidentali, penso qui, in primo luogo – ha concluso –, alla Serbia e all’Albania”. Il successo più grande Fermamente convinto che le politiche di allargamento dell’Unione europea debbano proseguire si è detto anche l’Ambasciatore della Repubblica di Slovenia in Italia, Iztok Mirošič, che al Convegno ha parlato a nome di tutte le Ambasciate dei Paesi entrati a far parte dell’UE nel 2004. “La politica di allargamento è il successo più grande dell’Europa. Soltanto insieme possiamo affrontare i problemi, incluso quello della crisi economico-finanziaria della quale si stanno facendo carico tutti i Paesi membri, perché soltanto uniti potremo realizzare le riforme e diventare competitivi sullo scacchiere internazionale. Certo – così ancora Iztok Mirošič – bisogna trovare un giusto equilibrio tra approfondimento e allargamento, bisogna che le politiche siano efficaci e diano risultati concreti, perché i cittadini europei si aspettano questo”, ha sottolineato rilevando che l’inclusione dei Balcani occidentali significa per quei Paesi anche “stabilità politica e modernizzazione”. In quanto agli eventi che riguardano il Mare Mediterraneo, l’Ambasciatore sloveno ha affermato: “L’immigrazione è un problema comune, riguarda tutti noi”, confermando una presa di posizione di Lubiana che ha aderito al programma “Mare Nostrum”. “L’Unione europea sarà sempre un ‘work in progress’ – ha proseguito Mirošič –, ma dobbiamo tenere a mente i benefici strategici dell’allargamento, che deve continuare. Le porte devono rimanere aperte perché il modello europeo non perde in attrattività e deve essere sostenuto per l’UE e per noi stessi. L’Unione europea – ha sottolineato – “è in primo luogo idee e valori, non è soltanto numeri e calcoli”. Competitività e solidarietà E proprio in quest’ottica ha rilevato: “La competitività non deve escludere la solidarietà. Tra le priorità ci deve essere il risamento dei conti pubblici con il rafforzamento della governance monetaria e con l’attuazione delle urgenti riforme per l’aumento della competitività, il collegamento dell’industria con le nuove possibilità digitali, il rafforzamento dello stato di diritto e la lotta alla corruzione”. Tutto questo per fare crescere l’occupazione in quello che, ha ricordato l’Ambasciatore Mirošič, “nel 2004 è diventato il più grande mercato del mondo”. Passando poi ad elencare i dati Iztok Mirošič ha ricordato che “nel 2012 con il 7 p.c. della popolazione mondiale ha raggiunto il 23 p.c. del Pil mondiale”, che l’adesione ha assicurato ai nuovi Stati membri “un potenziamento dell’economia di mercato e dello stato di diritto”, che ha “aumentato le possibilità d’investimento per la crescita e per l’aumento della richiesta dei prodotti dei vecchi Paesi membri”. “Non dimentichiamoci che il 67 p.c. degli investimenti nei nuovi Paesi membri proviene dai vecchi Paesi membri e che dopo l’allargamento l’aumento degli scambi commerciali è stato eccezionale, quasi triplicato. Questo – ha detto – ha consentito il rafforzamento del ruolo dell’Europa nel mondo”. 6 economia&finanza giovedì, 26 giugno 2014 INTERVISTA la Voce del popolo di Marin Rogić ELIANO D’ONOFRIO, dopo la lAUREA IN INGEGNERIA GESTIONALE A MILANO SI È REINVENTATO IMPRENDITORE A LUBIANA INVENTARSI UNLAVORO... ALL’ESTERO S ono sempre di più i giovani e meno giovani in Italia che, dopo concluse le scuole medie superiori o ottenuta una laurea universitaria, decidono di trasferirsi all’estero in cerca di fortuna. Si sceglie un Paese estero perché vi è la speranza che lì si troverà una società migliore, capace di offrire condizioni lavorative più adeguate, ambienti più accoglienti, paritari… Così, invece di continuare a «Non dimenticare mai l’italianità» Che consiglio daresti ad un giovane che decide di lasciare il proprio Paese per cercare fortuna all’estero? “Di non dimenticare mai la sua italianità, svuotata di ogni presunzione e ricca di fantasia ed inventiva, di determinazione e temperamento, di storia e conoscenza. È quel bagaglio di valori e qualità che può rappresentare la molla per intraprendere senza paura nuove iniziative. Questa considerazione ha accompagnato tutta la mia esperienza slovena. E poi chiaramente tanta voglia di darsi e raggiungere gli obiettivi.” Come vedi il tuo futuro? “Non credo sarà proprio una passeggiata... anche in Slovenia pare la situazione stia orientandosi verso scenari scontati e conosciuti, fatti di restrizioni, di tagli e di incertezza, ma credo anche, nel mio piccolo, di mettere tanto impegno in ogni singolo momento della mia giornata in ogni singola attività e che questo porterà dei risultati.” Cosa ti manca dell’Italia, ci tornerai? “Forse ho capito proprio guardando da fuori la ‘meraviglia’ dell’Italia e degli italiani tutti. Forse confusionari, furbi, disorganizzati, pasticcioni, lazzaroni, ma di sicuro straordinariamente pieni di umanità e di fantasia, duttili, allegri, capaci, ricchi di storia e di storie. In tutta sincerità la nostalgia è profonda e lo è sempre di più: la mia Italia mi manca! È pur vero però che tornare ora in Italia sarebbe un’avventura troppo faticosa e rappresenterebbe un salto nel buio. Aspetto momenti migliori, ma so che l’Italia è il Paese in cui vorrò vivere.” Oggi a distanza di anni sei felice della tua scelta? “Certo, non rinnego nessuna scelta, azzeccata o sbagliata che sia; qui in Slovenia ho trovato terreno fertile per affrontare nuove sfide, impegnarmi in tanti progetti e raggiungere i tanti piccoli risultati che ne hanno fatto una bella avventura.” cercare un’occupazione nel luogo natio, magari combattendo la crescente “ansia da precarietà”, si decide di preparare la valigia e si sceglie di voltare pagina, di partire. In tempi di crisi economica, cresce il numero di persone che decide di cambiare vita, lasciare i propri affetti, tradizioni e abitudini, di trasferirsi all’estero. Certo, tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo un biglietto aereo, o ferroviario, o un lungo viaggio in macchina… Ma, combattuti tra l’amore per il proprio Paese e la rabbia per le scarse opportunità, ormai di anno in anno sono sempre di più gli italiani che lasciano le proprie terre in cerca di straniera fortuna e, come abbiamo già scritto, non sempre si tratta di giovanissimi. Stando ai dati del Ministero degli Affari esteri, i connazionali che hanno optato per questa scelta hanno ormai toccato i quattro milioni. Nella maggior parte dei casi decidono di rimanere in Europa. Tra questi c’è anche Eliano D’Onofrio che, dopo una laurea in Ingegneria Gestionale a Milano, e dopo un’esperienza lavorativa in un’importante azienda internazionale, si è trovato a fare i conti con la Cassa Integrazione e il successivo tentativo di rilancio come giovane imprenditore. Stanco degli “sop and go” ha deciso di lasciare tutto e di tentare fortuna all’estero. Ha raggiunto la sua compagna in Slovenia, a Lubiana e qui è incominciata la usa “nuova” vita. Oggi lavora nel settore del turismo e, assieme all’amico Alfonso, è proprietario della Vineria del Ponte nel pieno centro della capitale slovena. Lo abbiamo incontrato e ci siamo fatti raccontare la sua storia. «Riciclare» la formazione Dal Politecnico di Milano a un’enoteca a Lubiana. Ci racconti la tua storia? “Solo a sentire la domanda rimango stupito anch’io di questo incredibile cambiamento della mia vita. Sei anni di studio intenso, la laurea in Ingegneria Gestionale, un’importante esperienza formativa in Celestica, ex IBM, come analista e revisore di processi aziendali, la Cassa Integrazione e il tentativo di rilancio come giovane imprenditore in quel di Terni, la mia città natale; rilancio tuttavia soffocato sul nascere per il mancato finanziamento del progetto presentato per l’apertura di un attività di ristorazione; la conseguente decisione di raggiungere la mia compagna in Slovenia per trovare un nuovo contesto lavorativo. Certo è che il vincolo della conoscenza della lingua slovena ha chiaramente poi condizionato tutte le scelte successive. Non trovando il canale per poter ‘riciclare’ la mia formazione, per la non conoscenza della lingua locale, ho cominciato a concepire le attività lavorative che mi hanno poi condotto alla situazione odierna. Ecco le soluzioni che ritenevo ai tempi temporanee: ho cominciato ad insegnare lingua e cultura italiana all’Istituto Italiano di Cultura e in altre scuole di lingua private, e ho conseguito la licenza di guida turistica. Quest’ultima attività mi ha aperto poi le porte al resto. Ho avviato un negozio di artigianato sloveno per i turisti, ‘Casa Slovenija’: un bell’ambiente ‘etnografico’ con il meglio della produzione artigianale della Slovenia nel pieno centro di Lubiana. Esperienza emozionante e formativa condizionata da un po’ d’inesperienza e poi ‘spenta’ nell’ottobre del 2013. Ma già nel dicembre del 2012 abbiamo lanciato quel grande sogno di occuparci di enogastronomia italiana. Io e mio fratello, sommelier e residente a Firenze, abbiamo dato seguito a quella latente idea, lui occupandosi della selezione e degli acquisti, io occupandomi della vendita insieme ad un altro amico italiano residente in Slovenia. È nata quindi la ‘Vineria del Ponte’ nel pieno centro di Lubiana a ridosso del Ponte dei Calzolai. Abbiamo iniziato in modo inaspettato, ma facendolo diventare un luogo anche di incontro degli amanti del bere e del mangiare bene, ma anche del piacere della compagnia e dello stare insieme, secondo le nostre forme ‘italiche’. Passione e semplicità sono le nostre carte vincenti.” Cosa ti ha spinto principalmente a lasciare l’Italia? “Una combinazione di fattori e le singole vicende che ho dovuto affrontare: la chiusura dell’azienda in cui lavoravo e la Cassa Integrazione con tutto il fardello pesante di tensioni pre e post annuncio. Ma anche la negazione della possibilità di impegnarmi in un’attività in proprio; quell’attività impostata con un accurato business plan e con una dedizione travolgente non sostenuta dal relativo necessario finanziamento per altro previsto alla legge 12 sull’imprenditoria giovanile. Gli ‘sgambetti’ ricevuti sono stati la molla nella decisione di cambiare aria là dove avrei avuto comunque l’appoggio della mia compagna.” Quali erano le tue aspettative alla partenza? “Sicuramente quella di reinserirmi nel mio settore di formazione, nella gestione dei processi aziendali o comunque in qualcosa di simile per poter reimpiegare la mia qualifica.” Euforia a mille Come ti ha “accolto” Lubiana? “Bene, benissimo! Sarà stata la novità, sarà che Lubiana è una città bellissima. L’euforia era a mille. Certo le immediate difficoltà linguistiche ed il condizionamento dal punto di vista lavorativo hanno modificato radicalmente il mio piano di inserimento, ma sempre con il necessario entusiasmo.” Hai subito uno sconvolgimento delle tue abitudini? “Lo sconvolgimento è stato totale, su tutti i fronti e questo nel bene e nel male: il lavoro, la casa, gli spazi, i tempi, le amicizie... Tutto sconvolto, ma non gli attribuisco un connotato negativo.” Differenze culturali Dal punto di vista culturale e sociale, quali cambiamenti hai constatato? “Le differenze culturali sono sensibili: lo stile di vita, i codici di relazione interpersonale, il modo di pensare, le priorità, le necessità. Un contesto sicuramente più tranquillo, nei tempi e negli spazi, ma anche una certa difficoltà di inserimento, una certa ‘precisione’ nello scorrere quotidiano delle attività, ma anche una forte rigidità nel modo di affrontare le situazioni. Grandi differenze sicuramente.” Perché hai scelto proprio Lubiana e perché hai deciso di avviare proprio un’enoteca? “La scelta di Lubiana è stata definitivamente vincolata alla mia relazione sentimentale. La Vineria? Quel pallino legato alla grande passione che mio fratello Alessandro, sommelier ed inserito lavorativamente nel settore del vino, ci ha da 15 anni trasmesso. Ma la mia vita lubianese è prevalente legata alla mia attività di guida turistica: un lavoro meraviglioso che perfettamente si adatta al mio temperamento. La forte stagionalità dei flussi turistici tuttavia mi ha spinto a realizzare un’attività complementare che mi impegnasse durante i momenti morti della stagione turistica.” Burocrazia sostanziosa, ma vivibile È stato difficile risolvere le questioni burocratiche tipo permessi, ecc..? Dalla prima raccolta dei documenti necessari all’avvio dell’attività quanto tempo è la Voce del popolo passato? “In realtà no! Una burocrazia sostanziosa, ma chiara in tutti i suoi aspetti, possibilità e vincoli; direi che tutta la preparazione ha richiesto un mesetto sia nell’ottenere autorizzazioni sia nel ricevere divieti.” Ci puoi spiegare le differenze dell’investire in Italia e in Slovenia? “In realtà non ho tanti termini di paragone tra Italia e Slovenia in termini di meccanismi di investimento. Sicuramente, e lo posso affermare con serenità, avviare le attività qui in Slovenia è risultato fattibile; in Italia forse non avrei neanche potuto pensare a farlo; e quando l’idea e il progetto l’ho avuto, mi è stato negato il suo finanziamento, anche delle voci di spesa ammissibili. La percezione è che, dato per scontato l’impegno che accompagna e deve accompagnare ogni iniziativa, in Slovenia ci siano più carte da potersi giocare. Nonostante il mercato sia piccolo e la situazione economica e finanziaria non sia proprio brillante.” Possibilità d’inserimento Che cosa offre in più la Slovenia e che all’Italia invece manca? “Lo ‘spazio’ inteso come possibilità di inserimento; con delle buone e fantasiose idee e la necessaria dose di determinazione è secondo me più facile raggiungere gli obiettivi.” Come sta andando le tue attività? “Parlando dell’attività turistica direi benissimo: sempre più contatti, sempre più gruppi e sempre più soddisfazione. Per quanto riguarda la Vineria del Ponte sono entusiasta, ma cosciente che la strada è ancora lunga: è la più grande selezione di vino italiano in Slovenia, con un ottimo rapporto qualità prezzo, in una posizione strategica del centro storico; tuttavia ci si scontra con la diffusa non conoscenza della nostra produzione e soprattutto con la familiarità a tipologie di vino, ma anche di acquisto diverse. In Slovenia si produce tanto e buon vino e l’abitudine è di comprarlo direttamente in cantina. Aggiungendoci un po’ di sano nazionalismo il contesto si chiarisce: la crescita è tangibile, ma richiederà ancora del tempo, nonostante la qualità della nostra offerta. Ci sarà da lavorare, come sto facendo, a livello di promozione, ma anche a livello culturale.” economia&finanza giovedì, 26 giugno 2014 7 8 economia&finanza giovedì, 26 giugno 2014 ATTUALITÀ la Voce del popolo A ZAGABRIA L’ASSEMBLEA GENERALE dell’associazione || Dubravko Hoić, Goran Habus e Vesna Trnokop Tanta AIIC.,SFIDEEPROGRAMMIPERL’IMPRENDITORIA S i è tenuta a Zagabria, presso la Camera d’Economia croata, la prima Assemblea Generale dell’Associazione degli Imprenditori Italiani in Croazia (AIIC). Nel corso dell’Assemblea, cui hanno preso parte l’Ambasciatore d’Italia, Emanuela D’Alessandro, il Console Generale a Fiume, Renato Cianfarani e, per la Camera d’Economia croata, il vicedirettore del Dipartimento Relazioni Internazionali, Mirjana Turudić, è stato eletto il nuovo Consiglio Direttivo dell’AIIC. Hanno partecipato al voto 42 aziende su 61 iscritti, pari a oltre il 68,8 p.c. degli aventi diritto. Nel biennio del suo mandato il Consiglio Direttivo, composto da 9 membri tra cui il suo presidente Dubravko Hoić (Calzedonia) e il suo vicepresidente, Gabriele Pace (Privredna Banka Zagreb), avrà il delicato compito di impostare attività ed obiettivi della neocostituita Associazione. Da parte dell’Ambasciata d’Italia a Zagabria nel corso dell’Assemblea è stato espresso il ringraziamento per il lavoro svolto agli ex membri del Consiglio Direttivo del Comitato Consultivo dell’Imprenditoria Italiana in Croazia (CCIIC), realtà che ha L’arte orafa all’Esplanade concluso così il suo operato decennale e dalla quale l’AIIC ha preso a tutti gli effetti il posto. L’AIIC, è stato sottolineato, inaugura ufficialmemente la sua attività ponendosi nuovi traguardi da raggiungere onde contribuire all’ulteriore sviluppo dell’imprenditoria italiana in Croazia e per la creazione di nuove opportunità di collaborazione con i potenziali partner croati. Nel suo intervento l’Ambasciatore D’Alessandro ha espresso soddisfazione per la costituzione dell’AIIC, che si troverà ad affrontare sfide importanti, e che attraverso le sue attività e programmi collegherà gli ERSTE - BORSA imprenditori italiani e croati. Il tutto, ha sottolineato, potendo contare sul sostegno dell’Ambasciata d’Italia e dell’Ufficio ICE. Mirjana Turudić ha rilevato il convinto appoggio che la Camera d’Economia croata continuerà a dare “a tutte le iniziative propositive che giungono dalla vicina e amica Italia, Paese che è il primo partner commerciale della Croazia”. Il nostro desidero è che la Camera d’Economia croata sia il punto d’arrivo ma anche di riferimento per tutte le future iniziative imprenditoriali, nonché un luogo d’incontro per gli imprenditori. (chb) di Davor Špoljar CROBEX: crescita costante Andamento positivo per il mercato nazionale del capitale. L’indice CROBEX ha registrato una crescita costante per la quarta settimana consecutiva, con una crescita a livello settimanale del 2 p.c., mentre l’indice CROBEX10 del 3,1 p.c. Il lieve calo la liquidità a causa della settimana corta. Il traffico giornalieri è stato di 10,3 milioni circa. Il Borsa l’azione più interessante è stata quella del Telekom croato, con un traffico giornaliero medio di 1,4 milioni di kune, mentre il suo valore è salito dell’1,3 p.c. raggiungendo le 156 kune. Buona anche la posizione dell’azione del gruppo Atlantic, con un traffico giornaliero di 1,4 milioni di kune. Il suo valore è rimasto invariato a 925 kune. Le azioni dell’Adris hanno registrato un traffico di 4,5 milioni, mentre quelle del gruppo Valamar e dell’Adria holding rispettivamente di 800 e 650mila kune. Il crescita anche il loro valore, rispettivamente di 2,7 e 10,8 p.c. L’azione migliore della settimana è quella della Belje, il cui valore è aumentato del 17,3 p.c., seguita dall’INA (+12 p.c.), nell’attesa dei risultati delle trattative tra il governo e del gruppo MOL. Tra i perdenti, l’azione della Jadroplov, con un calo del 9,7 p.c., seguita da quella della RIZ trasmettitori, della Lošinjska plovidba e dall’Istituto BC, che hanno registrato rispettivamente un calo dell’8,6, 6,5 e 4,4 p.c. L’Ambasciatore d’Italia in Croazia, Emanuela D’Alessandro, ha inaugurato di recente a Zagabria, all’’Hotel Regent Esplanade, una mostra mercato di gioielleria italiana, organizzata dall’Ufficio ICE, riservata agli operatori croati e della regione. L’iniziativa ha visto coinvolti quarantaquattro produttori e designer provenienti dai distretti orafi di Arezzo, Valenza Po, Vicenza e Tarì (Marcianise, CE) che hanno incontrato oltre cento operatori croati (la totalità dei distributori orafi attivi nel Paese) e 70 provenienti da la Voce del popolo Anno 10 /n. 324 / giovedì, 26 giugno 2014 IN PIÙ Supplementi è a cura di Errol Superina [email protected] ECONOMIA & FINANZA Edizione Caporedattore responsabile Errol Superina Redattore esecutivo Christiana Babić Impaginazione Teo Superina Collaboratori Viviana Ban, Mauro Bernes, Marin Rogić Foto Reuters archivio altri 19 Stati dell’area balcanica e dell’Europa orientale. In Italia il settore conta oltre 8.800 aziende produttrici e 35.000 addetti. La mostra itinerante allestita nelle Sale Smeraldi e Istanbul dello storico Hotel Esplanade è stata inaugurata per la prima volta nel 2008 e quest’anno ha fatto tappa in Croazia, sia per celebrare la sua adesione all’Unione europea, avvenuta lo scorso luglio 2013, sia per le facilitazioni che ne derivano sul piano doganale e procedurale per le aziende italiane che espongono il proprio campionario durante la mostra. L’obiettivo della kermesse è coinvolgere in un unico luogo operatori esteri provenienti da mercati diversi e spesso distanti, offrendo alle aziende italiane la possibilità di ottimizzare la propria proiezione commerciale attraverso un singolo evento promozionale. A conclusione della prima giornata di incontri c’è stata una sfilata di gioielli delle aziende italiane, alla quale hanno partecipato, oltre agli ospiti dell’Ambasciata d’Italia e dell’Ufficio ICE, i principali esponenti del mondo imprenditoriale e associativo croato e le autorità locali. ERSTE - CAMBI di Aleksandar Turza Sterlina: sfondata la soglia psicologica di 1,70 La sterlina britannica continua a essere al centro dell’attenzione degli investitori. Per la prima volta, dopo l’agosto del 2009 la sterlina britannica ha sfondato la soglia psicologica di 1,70 rispetto al dollaro, soprattutto per le supposizioni degli investitori che la Banca Centrale inglese potrebbe inasprire la politica monetaria prima del previsto. Nel corso del mese di giugno il valore della sterlina inglese è cresciuto dell’1,7 p.c. rispetto al dollaro, raggiungendo il cambio di 1,7060, mentre rispetto all’euro do 0,7960. Il suo valore, rispetto alla kuna è di 9,50. In assenza di dati economici di rilievo il cambio euro/dollaro si aggira intorno a 1,3640-1,3540, che calcolato in kune ammonta a 5,55505,5950 kune per un dollaro. Il presidente della Banca nazionale svizzera, Thomas Jordan, ha confermato che continuerà a tutelare il limite inferiore del cambio EUR/ CHF a 1,20. Attualmente il cambio EUR/CHF si aggira intorno a 1,2170. Il valore è in lieve salita a causa della situazione di crisi presente in Iraq, perché gli investitori iniziano a preferire la neutralità della valuta svizzera. Sul mercato nazionale il cambio EUR/HRH si aggira intorno a 7,5800.