Inpiù economia e finanza 26.06.2014

EUROPA
la Voce
del popolo
ASPETTANDO
ILSEMESTRE
ITALIANO
economia
& finanza
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Anno 10 • n. 324
giovedì, 26 giugno 2014
regole statistiche
L’INTERVISTA
imprese
Prodotto interno lordo, fanno testo
anche il sesso e le droghe
Vivere e lavorare all’estero:
quando la crisi detta le regole
Associazione degli Imprenditori Italiani
Assemblea generale a Zagabria
Su richiesta degli organismi internazionali cambiano le
regole per il calcolo del Pil degli Stati. Gli economisti
non nascondono la loro perplessità.
Colloquio con Eliano D’Onofrio che dopo una laurea a
Milano ha deciso di trasferirsi in Slovenia per tentare
un percorso imprenditoriale.
Si è tenuta a Zagabria, presso la Camera d’Economia
croata, la prima Assemblea Generale dell’Associazione
degli Imprenditori Italiani in Croazia (AIIC).
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economia&finanza
giovedì, 26 giugno 2014
NUOVI STANDARD
la Voce
del popolo
a cura di Mauro Bernes
UNA SVOLTA RICHIESTA DAGLI ORGANISMI
INTERNAZIONALI PER MISURARE PIÙ CORRETTAMENTE
LE ATTIVITÀ DI UN PAESE, CHE PERÒ LASCIA PERPLESSI
GLI ECONOMISTI
UE,NELPIL
ANCHESESSO
EDROGA
I
l Pil di diversi Paesi Ue conterrà anche
la ricchezza generata da prostituzione e
traffico di droghe. Una svolta richiesta
dagli organismi internazionali per misurare
più correttamente le attività di un Paese,
che però lascia perplessi gli economisti,
sopratutto per il rischio di non poter più
contare su statistiche affidabili e credibili.
I Paesi Ue approteranno alcune modifiche
di calcolo al Prodotto interno lordo.
Nell’indice che computa la ricchezza
generata all’interno di un Paese verranno
calcolate, con delle stime, anche le attività
legate a prostituzione e traffica di droga.
Per il Regno Unito si stima che il nuovo
calcolo possa determinare un aumento del
Pil britannico di circa 6,6 miliardi di euro,
come riferisce il quotidiano finanziario
Wall Street Journal. L’Italia introdurrà
anche il computo del contrabbando per
definire il Prodotto interno lordo generato
dalla economia sin dal 2014, come Gran
Bretagna, Irlanda e Belgio, così come è
probabile che gli altri Stati membri si
adegueranno nel corso dell’anno oppure
del prossimo al nuovo metodo di calcolo.
La novità è stata determinata dall’adozione
da parte di Eurostat, l’ufficio di statistica
dell’Unione europea, di ESA 2010. Questo
nuovo standard sostituisce il precedente
ESA 95 con cui veniva rilevato il Pil nei
Paesi che facevano parte dell’Ue. La novità
lascia perplessi parte degli economisti,
anche se gli istituti di statistica hanno
rimarcato come in realtà già con ESA 95
erano computate stime sulle attività illegali.
Attraente e ingannevole
Il Wall Street Journal rimarca come per
diversi Stati potrebbe sembrare attraente
il nuovo metodo di calcolo, visto il peso
politico e finanziario rappresentato dal
dato del Prodotto interno lordo. Il Pil è il
denomimatore del rapporto che esprime
lo stato di indebitamento, annuale e
complessivo, di un Paese. Per le regole
comunitarie fissate nei diversi trattati
fiscali, come il Patto di Stabilità e Crescita
del 1997 e il Fiscal Compact, il Pil serve
per definire i limiti all’indebitamento
consentito. La tentazione di drogare il
Prodotto interno lordo tramite un computo
esagerato sarebbe però ingannevole.
Se in questo modo uno Stato potrebbe
beneficiare di un Pil artificiosamente più
alto per non smaltire i propri debiti, lo
stesso Stato dovrebbe aumentare i propri
contributi all’Ue. Ogni Paese membro
dell’Unione europea deve erogare una
quota di denaro per il funzionamento
delle istituzioni comunitarie, ed essa viene
calcolata come percentuale del Pil. Un
Prodotto interno lordo più alto significa
esborso più consistente a beneficio di
Bruxelles.
L’adozione dell’ESA 2010 segue una
raccomandazione dell’Onu che rimarcava
i rischi nella non rilevazione delle attività
economiche illegali. Se un ipotetico
Paese spendesse metà del suo reddito in
droghe, senza una stima di questa attività
si potrebbe erroneamente pensare che
questi soldi verrebbero risparmiati invece
che consumati. Gli economisti interrogati
dal Wall Street Journal rimarcano però
come la rilevazione di attività illegali
come la vendita della droga o l’acquisto
del sesso nei Paesi dove la prostituzione
è illegale possano inficiare il dato
complessivo del Pil. Il problema è che
l’illecito può essere solo stimato, come
rimarca Claus Vistesen, capo economista
di Pantheon Macroeconomics. Per Thomas
Costerg, economista della banca inglese
Bank Standard Chartered, i governi non
vogliono modificare il calcolo del Pil
per falsificarlo. Rimane però il rischio
che nella popolazione sia rafforzato il
sentimento di scetticismo che alberga in
merito alle statistiche. I calcoli effettuati
i in materia di droga e prostituzione
saranno giocoforza stime approssimative.
L’ufficio statistico del Regno Unito dividerà
ad esempio le droghe in sei tipologie,
e poi calcolerà l’attività economica in
base al numero di consumatori rilevato
dalle indagini della polizia. Dovranno
poi essere tolte da questo dato le stime
su quante siano le droghe importate in
Gran Bretagna. Un esempio di quanto sia
difficile un calcolo preciso in quest’ambito,
come rimarca il Wall Street Journal.
L’Europa è il Continente dove al momento
“nascono” meno nuovi milionari, e la
caccia alle opportunità più redditizie offre
migliori chanche in posti lontani dalla
crisi della moneta unica.
Accettare le critiche Molti milionari
hanno avuto bisogno di tempo per
sviluppare le idee che hanno determinato
la loro ricchezza. L’attitudine solipstica
non aiuta, e i consigli per migliorare le
proprie aziende, specie nella fase iniziale,
devono essere accettate. La maggior parte
delle nuove aziende che si sono sviluppate
con successo mostrano come chi le ha
fondate sia riuscito a consolidarle solo con
il supporto altrui.
Le statistiche
Le norme da seguire per chi vuole conquistare una vita molto agiata
Sette regole per diventare milionari
Come si diventa milionari? Per la gran
parte della società avere ricchezze superiori
al milione di euro appare un sogno
irrealizzabile. Il quotidiano tedesco Die
Welt ha compilato sette caratteristiche che
si trovano spesso nei milionari, che possono
essere considerati come regole da seguire per
chi vuole conquistare una vita molto agiata.
Importanza relativa del denaro Per
molti milionari la ricchezza non è mai
stata un obiettivo in se. Questo dato è
rimarcato dal professor Thomas Druyen
dell’Università Sigmund Freud di Vienna.
L’accademico ha parlato con centinaia di
ricchi, e per molti di loro lo scopo della
loro esistenza era la realizzazione di
un’idea, di un progetto. Le statistiche sui
milionari che arrivano dagli Usa, il Paese
che ne ospita di più, indicano come per
chi è molto ricco sia più facile finire senza
soldi, un apparente paradosso che vale
sia per chi ha accumulato ricchezza col
proprio lavoro che per chi ha vinto una
lotteria.
Lavoro prima della vacanza Die Welt
racconta l’esperienza di due imprenditori
tedeschi, che sono diventati milionari
grazie alla cessione di due start-up nel
commercio online. La prima cosa che
hanno fatto dopo esser diventati così
ricchi è stato fondare nuove società
per valorizzare altri progetti. Entrambi
questi imprenditori hanno rimarcato al
quotidiano tedesco come da tempo le loro
vacanze si limitino a pochi giorni all’anno.
Forza delle proprie relazioni Negli
Usa solo il 20 p.c. dei milionari è
diventato così ricco grazie all’eredità.
Un dato che rimarca come la ricchezza
ingente sia frutto del proprio lavoro.
Per raggiungere questo obiettivo è però
necessario costruire relazioni molto
solide, che aumentano notevolmente la
capacità di concludere affari. I diversi dati
elaborati sui milionari evidenziano simili
educazioni, ed esperienze professionali
spesso intrecciate.
Sesso maschile Secondo diverse
statistiche elaborate dalle banche sulla
condizione patrimoniale dei propri clienti
le persone più ricche sono in grande
maggioranza uomini. Negli Usa l’88
p.c. dei milionari è di sesso maschile.
Per le donne diventare così ricche è al
momento un obiettivo molto difficile,
come dimostra lo squilibrio esistente nelle
cariche apicali delle società.
La finanza paga Il duro lavoro oppure
un’idea innovativa non sono le uniche vie
per raggiungere ricchezze ingenti. Secondo
il più recente studio del Boston Consulting
Group sulla ricchezza a livello mondiale,
i patrimoni si moltiplicano più facilmente
con investimenti sui mercati finanziari.
Un’azione rischiosa, ma efficace per poter
arrivare a ricchezze significative che si
realizzano con maggiori difficoltà con soli
redditi da lavoro.
Via dall’Europa Lo studio del Boston
Consulting Group indica inoltre come
nel prossimo futuro la maggior parte
dei nuovi milionari arriverà dall’Asia.
del popolo
IL PUNTO
L
a crisi economica nonostante tutti i
tentativi sembra non voler arretrare
e continua a mettere a dura prova
la fiducia nel futuro. A confermarlo
sono i dati inerenti a una triste statistica
analizzata da un gruppo di ricercatori
britannici, il cui studio, pubblicato sul
British Journal of Psychiatry, rivela che il
numero dei suicidi è aumentato in modo
rilevante sia in Europa sia in America
settentrionale. Le cause principali del
gesto estremo sono la perdita di un
posto di lavoro, della casa e di altri beni,
i debiti. Ma lo studio rivela anche –
riporta la Bbc – che nei Paesi dove sono
in funzione validi strumenti e politiche
di supporto psicosanitario, come in
Svezia, Finlandia e Austria, il numero dei
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di Christiana Babić
LE OPPORTUNITÀ
DELLA CRISI
suicidi non è aumentato. “Una domanda
cruciale per la politica e la pratica
psichiatrica è se l’aumento dei suicidi
è davvero inevitabile”, ha commentato
Aaron Reeves, uno dei ricercatori, che
ha lanciato così uno spunto di riflessione
importante agli esperti del settore. Che
già non mancano di interrogarsi sugli
effetti della crisi e sui meccanismi da
utilizzare per trasformarla in una chance.
Così, ad esempio, gli psicologi fanno
notare che dalla crisi nascono eventi
che creano cambiamento e danno nuove
possibilità. Come dire: la crisi economica
può essere un fattore di riflessione e
quindi di riconciliazione, con se stessi,
ma anche con il partner, diventando
anche un deterrente oggettivo delle
separazioni legato a mere ragioni di
sopravvivenza economica. Questo
perché, guardando a livello sociale, il
dato economico rappresenta una delle
risorse più importanti e quindi può
influire sulla coppia. E magari salvarla,
a patto di cambiare matrice mentale
e di non osservare tutto nell’ottica di
disponibilità di una quantità di denaro
sufficiente per soddisfare i bisogni,
ma soprattutto come scambio. Un
meccanismo applicabile anche a livello
di comunità – e quindi anche a livello
di Unione europea – per impostare
un cambio di rotta e dare davvero la
priorità alle politiche per la crescita e
l’occupazione. Un’impostazione che
scaturisce dalle priorità del semestre di
presidenza italiana dell’UE, che si aprirà
il 2 luglio, che sottolinea l’importanza
di trovare un accordo che consenta di
puntare sulle politiche per la crescita,
costruendo su questa valutazione un
clima di fiducia reciproca. E che invitano
a mettersi d’accordo sulle grandi linee
con le quali si producono crescita e
lavoro, cioè sulle riforme strutturali e
sugli investimenti, trovando la strada per
fare dei passi avanti più rapidi possibili
verso la traduzione di questi principi
generali in misure specifiche, nell’ambito
dell’insieme delle regole che già ci sono,
che sono sufficientemente ampie e
hanno già la flessibilità necessaria per
recepire i principi e tradurli in misure e
in raccomandazioni.
REUTERS/INTS KALNINS
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giovedì, 26 giugno 2014
UE.
l
EVENTI
di Francesca Mary
OLTRE LE REGOLE
VALORIZZARE LE IDEE
ALLA CAMERA DEI DEPUTATI UN CONVEGNO SUL DECENNALE DELL’ADESIONE ALL’UE DI DIECI PAESI.
FOCUS SULLE PRIORITÀ DEL SEMESTRE DI PRESIDENZA ITALIANA DEL CONSIGLIO EUROPEO
“A
ndiamo in Europa forti dei
risultati” elettorali per dire
che “l’UE non può essere
solo un clamoroso e arido insieme di
regole burocratiche, di cose da fare”.
Lo ha dichiarato di recente il presidente
del Consiglio dei ministri italiano,
Matteo Renzi. “L’Europa ha il dovere di
intervenire in modo radicalmente diverso.
Va cambiata alle radici e la può cambiare
solo l’Italia. Perché noi finora –ha
sottolineato Renzi – abbiamo fatto solo la
Cenerentola. Segnatevi questa data, il 2
luglio. Quel giorno inizierà il semestre di
presidenza italiana dell’Unione europea e
lì l’Italia tirerà giù le carte, diremo come
vogliamo cambiare l’Europa”.
C’è in effetti grande attesa per il semestre
di presidenza, che vedrà il premier
italiano alla guida del Consiglio UE
e in queste settimane che precedono
l’evento sono numerose le occasioni di
approfondimento. Una si è avuta nei
giorni scorsi a Montecitorio, dove si è
svolto il Convegno “Un’Europa Finalmente
Unita. 2004-2014: il decennale
dell’adesione all’Unione europea di dieci
nuovi Paesi membri”, organizzato dalla
Camera dei Deputati di concerto con le
Ambasciate dei dieci Paesi che hanno
aderito all’UE nel 2004: Cipro, Estonia,
Lettonia, Lituania, Malta, Polonia,
Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia ed
Ungheria.
La rotta dei prossimi anni
Nel suo intervento introduttivo la
presidente della Camera, Laura
Boldrini ha detto: “Tra poco meno di
due settimane, l’Italia sarà chiamata
a presiedere il Consiglio dell’Unione
europea, in una fase cruciale in cui i
cittadini hanno dimostrato – votando e
purtroppo anche astenendosi dal voto
– quanto grande sia la disaffezione e la
delusione per il progetto di integrazione
europea. Un progetto che, ai loro
occhi, non ha saputo fronteggiare la
crisi economico-finanziaria mondiale,
imponendo politiche di rigore economico
e fiscale senza un’adeguata spinta
propulsiva per la crescita e l’occupazione.
Nei sei mesi in cui l’Italia deterrà
la presidenza del Consiglio dell’UE,
verranno decisi gli assetti istituzionali
comunitari e verrà impostata la rotta
che l’Europa dovrà seguire per i prossimi
cinque anni. Una rotta che dovrà essere
incentrata sulla creazione di nuovi
posti di lavoro, soprattutto per i nostri
giovani, e sul ritorno ad una crescita
duratura e sostenibile. Ed una rotta che
dovrà segnare anche un ritorno alla
centralità, nel progetto di integrazione
europea, della salvaguardia dello stato
di diritto e dei diritti fondamentali,
che ha contribuito e contribuisce al
consolidamento della democrazia negli
Stati che via via hanno aderito all’Unione
o che ora sono candidati all’adesione.”
Proseguendo, la Boldrini ha posto
l’accento sui temi a lei cari e ha rilevato:
“Qualche giorno prima dell’inizio del
nostro Semestre, tre Paesi del Partenariato
orientale sottoscriveranno i rispettivi
Accordi di Associazione con l’Unione:
un altro evento simbolico, che porterà
benefici concreti per le economie della
Georgia, della Moldavia e dell’Ucraina,
nonché per quelle degli Stati membri.
Con la stessa concretezza, l’Europa – ha
sottolineato – dovrà saper svolgere un
Diritti fondamentali:
sono una priorità
Non saremmo coerenti con noi stessi se nel Semestre di Presidenza italiana non
ponessimo al centro dell’azione i diritti fondamentali. L’Unione europea deve essere
innanzitutto diritti fondamentali. Non possiamo fare lo screening, passare ai raggi
X i Paesi candidati su questo tema e poi una volta che aderiscono e diventano Paesi
membri chiudere gli occhi, voltare le spalle e non introdurre un meccanismo capace
di prevenire i rischi sistemici di violazione dei diritti fondamentali all’interno dell’UE.
Sarà questo un fortissimo impegno che come Semestre di Presidenza italiana e come
governo Renzi in Europa porteremo avanti”, ha annunciato Sandro Gozi, che ha
proseguito il suo intervento al Convegno condividendo un ricordo di quanto vissuto 10
anni fa in occasione dell’allargamento europeo. “Il 30 aprile 2004 in Piazza Transalpina
a Gorizia si festeggiava l’unificazione europea. Nel pavimento di quella piazza sono
ben visibile le indicazioni del luogo in cui si trovava il Muro di Gorizia, meno noto
del Muro di Berlino, ma altrettanto divisivo e altrettanto drammatico per noi europei.
Era un muro – ha proseguito Gozi – che separava la città rimasta italiana dai quartieri
periferici e dalla stazione ferroviaria della linea Transalpina, che furono annessi
alla Jugoslavia e attorno ai quali sorse la città di Nova Gorica. Quei muri li abbiamo
rimosso come europei e ora – ha sottolineato – dobbiamo batterci contro chi vuole
innalzare muri nella nostra società e nei nostri mari. L’Unione europea – ha concluso il
sottosegretario – deve rimanere sinonimo di speranza e di libertà”. Una considerazione
condivisa e apprezzata dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, che ha colto
l’occasione per ribadire che i diritti fondamentali “sono un punto cruciale per il futuro
dell’Europa”. In tale contesto ha annunciato che a Montecitorio, in occasione del
Semestre italiano, proprio su questo tema sarà organizzata una conferenza alla quale
saranno invitati i rappresentanti di tutti i Paesi membri dell’UE. Da aggiungere che sui
diritti fondamentali si è soffermato nel suo intervento anche l’Ambasciatore Mirošič,
sottolineando che questi “devono rimanere e diventare la base vera della coesione
europea” e che si devono rifiutare nuove “cortine di ferro” o “false divisioni tra Nord e
Sud Europa, tra Paesi che producono e Paesi che spendono”.
ruolo forte e centrale per porre fine alla
crisi ucraina. La stessa forza e la stessa
concretezza l’Europa dovrà dimostrarle
nell’affrontare, con una sola voce, i
conflitti in corso in Siria, in Libia e, non da
ultimo, in Iraq: 500mila persone in fuga
da Mosul, un’altra drammatica emergenza
umanitaria”.
Dare risposte concrete
“L’Europa non può ignorare quanto accade
ai propri confini meridionali, non solo
perché da queste terre fuggono migliaia
di uomini, donne e bambini che cercano
la salvezza nei nostri Paesi, ma anche
per assicurare un futuro migliore a tutti
gli Stati della regione, europei e non.
Nel celebrare il decennale dell’ingresso
di dieci nuovi Paesi membri, dunque –
questo l’auspicio della Boldrini –, l’Europa
deve saper ritrovare lo slancio che portò
a quell’allargamento, dando risposte
concrete ai cittadini europei che hanno
perso speranza nel futuro; rialzando lo
sguardo oltre i propri confini, ad est come
a sud; parlando con una sola voce ed
agendo con la consapevolezza della propria
forza, quella di uno straordinario progetto
che riunisce oltre cinquecento milioni di
persone”.
Un ruolo centrale
Il ruolo centrale dell’Italia nell’UE è stato
posto in evidenza anche dal presidente
del Senato, Pietro Grasso. “L’Italia, un
Paese fondatore caratterizzato da una
solidissima tradizione europeista, è da
sempre impegnata in questa direzione
convinti come siamo che questa fosse allora
e resti ancora la strada per affrontare le
grandi sfide che attendono l’Unione. Penso
alla crisi economica e finanziaria, alle
migrazioni, alla criminalità organizzata, alla
grave instabilità geopolitica che alle nostre
porte è causata da conflitti, da povertà e
terrorismo. Penso alle politiche di vicinato,
alla imperativa necessità di strategie
unitarie per il Grande Mediterraneo e
la nostra frontiera orientale. Penso ai
nazionalismi, ai populismi, ai sentimenti
di disaffezione e di sfiducia che oggi
minacciano il progetto europeo e che
dobbiamo contrastare per prima cosa
riaffermando un’identità culturale comune,
una vera comune anima europea che
prevalga sugli egoismi nazionali nel nome
di solidarietà, libertà, eguaglianza, giustizia,
valori così faticosamente emersi dalla
barbarie, dalle guerre, dai totalitarismi e
dalle persecuzioni.”
Ridurre le distanze
Volgendo lo sguardo oltre il 2 luglio,
Grasso ha proseguito: “Con questo
spirito ci prepariamo ad affrontare il
semestre di presidenza italiana. Dobbiamo
anzitutto puntare a un vero e incisivo
salto di qualità nel governo economico
dell’Unione. Le misure di contenimento
della spesa pubblica devono adesso essere
adeguatamente bilanciate da azioni
energiche per stimolare gli investimenti,
la competitività e la crescita, allentando
i vincoli di bilancio con una maggiore
flessibilità del patto di stabilità, escludendo
i costi delle riforme strutturali dal
calcolo del deficit pubblico. La nuova
legislatura europea dovrà essere dedicata
alla occupazione giovanile, alla politica
industriale, allo sviluppo sostenibile, alla
politica energetica. Occorre, inoltre – ha
aggiunto –, rilanciare la presenza e il
peso dell’Unione nel mondo, a partire dai
nostri confini meridionali ed orientali, per
governare e non subire le trasformazioni
degli equilibri mondiali.” “In questa
direzione il presidente del Consiglio, Matteo
Renzi, si prepara ad illustrare al Parlamento
europeo il 2 luglio un programma
ambizioso che punta a ridurre la distanza
che i cittadini avvertono rispetto alle
istituzioni europee, puntando sull’efficienza
e la democraticità dei processi decisionali.
La presidenza italiana intende proporre
un’agenda di politica economica
incentrata al tempo stesso sulla crescita e
la qualità della protezione sociale specie
per le giovani generazioni; una politica
dell’immigrazione più incisiva e solidale,
con la piena condivisione dei problemi che
affrontano i Paesi più esposti, la gestione
integrata delle frontiere dell’Unione, un
unitario sistema di asilo europeo e lo
sviluppo dei rapporti con i Paesi di origine
e transito; ed una politica estera comune
più autorevole. Io – ha sottolineato Grasso
– concordo pienamente con questa visione
strategica del presidente Renzi e posso sin
d’ora assicurare che farò uso del mio ruolo
di presidente del Senato per assicurare che
il Parlamento italiano sostenga l’impegno
della presidenza europea e accentui
ulteriormente le proficue interazioni con il
Parlamento europeo”.
Unificazione o allargamento
“Essere qui e intervenire a questo Convegno
è per me un motivo vero di soddisfazione”,
ha detto in apertura del suo intervento
il sottosegretario il sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio con delega alle
Politiche europee, Sandro Gozi, ricordando
la sua esperienza lavorativa a fianco di
Romano Prodi ai tempi in cui questo
ricopriva l’incarico di presidente della
Commissione europea, e che, in quella
veste, ha sottolineato, “ha investito molto
per l’allargamento”, “Perché allargare?, ci
chiedevano allora, e chiedono ancora oggi
coloro che mettono in discussione lo stesso
progetto europeo. A questi rispondevamo
che non avevamo scelto noi, ma la storia,
il crollo del Muro di Berlino nel 1989. Noi
– così ancora Gozi – dovevamo soltanto
indicare di avere il senso della storia,
evidenziato già da Giovanni Paolo II quando
invitava i leader dell’UE a permettere
all’Europa di respirare pienamente con due
polmoni, uno a Ovest e uno a Est”. È in
quest’ottica, ha proseguito Gozi, che “nel
1898 Prodi ricordava che chi agisce troppo
tardi è punito dalla vita”. Sottolineando,
quindi, di preferire il termine “unificazione”
a quello di “allargamento” perché aprendo,
nel 2004, agli otto Paesi dell’Est e ai due
Stati del Mediterraneo “non si faceva altro
che condividere un progetto con i popoli
che non potevano partecipare a questo da
subito” e si poneva, a suo dire, termine al
Secolo breve, che secondo il suo punto di
vista non si era chiuso con la caduta del
Muro di Berlino, ma appunto con l’ingresso
di 10 Stati nell’UE. Il 2004 con l’adesione
all’UE di 10 Paesi è stato “il proseguimento
di quella rivoluzione pacifica iniziata negli
Anni ’50, dopo la liberazione dal nazifascismo”. “Si volevano dare tre certezze
– ha detto Gozi –. Quella della propria
esistenza come entità democratica, quella
della stabilità politica contro la deriva
autoritaria e quella della crescita economica
e sociale. E se per la prima poteva bastare la
la Voce
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del popolo
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REUTERS/Remo Casilli
|| Sandro Gozi, Laura Boldrini, Iztok Mirošič e Pietro Grasso
|| Il premier italiano Matteo Renzi
NATO – ha evidenziato –, per le altre due
doveva muoversi l’UE, che ha rivoluzionato
il concetto di frontiera. Un termine che
etimologicamente deriva dall’andare al
fronte e che oggi nella sua accezione
democratica significa responsabilità
morale, politica ed economica”. Il
sottosegretario Gozi si è soffermato poi
sulle priorità del semestre di presidenza
italiana affermando: “Il Mare Mediterraneo
è il nostro mare comune. Sono gravi
l’egoismo, l’indifferenza e l’assenza
dell’Europa dal Mediterraneo, Riteniamo
che l’UE deve assumere le proprie
responsabilità nel suo mare e che deve
proseguire a lavorare per l’unificazione
dei Balcani occidentali, penso qui, in
primo luogo – ha concluso –, alla Serbia e
all’Albania”.
Il successo più grande
Fermamente convinto che le politiche di
allargamento dell’Unione europea debbano
proseguire si è detto anche l’Ambasciatore
della Repubblica di Slovenia in Italia,
Iztok Mirošič, che al Convegno ha parlato
a nome di tutte le Ambasciate dei Paesi
entrati a far parte dell’UE nel 2004. “La
politica di allargamento è il successo più
grande dell’Europa. Soltanto insieme
possiamo affrontare i problemi, incluso
quello della crisi economico-finanziaria
della quale si stanno facendo carico tutti
i Paesi membri, perché soltanto uniti
potremo realizzare le riforme e diventare
competitivi sullo scacchiere internazionale.
Certo – così ancora Iztok Mirošič –
bisogna trovare un giusto equilibrio tra
approfondimento e allargamento, bisogna
che le politiche siano efficaci e diano
risultati concreti, perché i cittadini europei
si aspettano questo”, ha sottolineato
rilevando che l’inclusione dei Balcani
occidentali significa per quei Paesi anche
“stabilità politica e modernizzazione”. In
quanto agli eventi che riguardano il Mare
Mediterraneo, l’Ambasciatore sloveno ha
affermato: “L’immigrazione è un problema
comune, riguarda tutti noi”, confermando
una presa di posizione di Lubiana che ha
aderito al programma “Mare Nostrum”.
“L’Unione europea sarà sempre un ‘work
in progress’ – ha proseguito Mirošič –,
ma dobbiamo tenere a mente i benefici
strategici dell’allargamento, che deve
continuare. Le porte devono rimanere
aperte perché il modello europeo non
perde in attrattività e deve essere
sostenuto per l’UE e per noi stessi. L’Unione
europea – ha sottolineato – “è in primo
luogo idee e valori, non è soltanto numeri
e calcoli”.
Competitività e solidarietà
E proprio in quest’ottica ha rilevato:
“La competitività non deve escludere la
solidarietà. Tra le priorità ci deve essere
il risamento dei conti pubblici con il
rafforzamento della governance monetaria
e con l’attuazione delle urgenti riforme
per l’aumento della competitività, il
collegamento dell’industria con le nuove
possibilità digitali, il rafforzamento
dello stato di diritto e la lotta alla
corruzione”. Tutto questo per fare
crescere l’occupazione in quello che, ha
ricordato l’Ambasciatore Mirošič, “nel
2004 è diventato il più grande mercato del
mondo”. Passando poi ad elencare i dati
Iztok Mirošič ha ricordato che “nel 2012
con il 7 p.c. della popolazione mondiale
ha raggiunto il 23 p.c. del Pil mondiale”,
che l’adesione ha assicurato ai nuovi Stati
membri “un potenziamento dell’economia
di mercato e dello stato di diritto”, che ha
“aumentato le possibilità d’investimento
per la crescita e per l’aumento della
richiesta dei prodotti dei vecchi Paesi
membri”. “Non dimentichiamoci che il
67 p.c. degli investimenti nei nuovi Paesi
membri proviene dai vecchi Paesi membri
e che dopo l’allargamento l’aumento degli
scambi commerciali è stato eccezionale,
quasi triplicato. Questo – ha detto – ha
consentito il rafforzamento del ruolo
dell’Europa nel mondo”.
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INTERVISTA
la Voce
del popolo
di Marin Rogić
ELIANO D’ONOFRIO, dopo la lAUREA IN INGEGNERIA
GESTIONALE A MILANO SI È REINVENTATO
IMPRENDITORE A LUBIANA
INVENTARSI
UNLAVORO...
ALL’ESTERO
S
ono sempre di più i giovani e meno
giovani in Italia che, dopo concluse le
scuole medie superiori o ottenuta una
laurea universitaria, decidono di trasferirsi
all’estero in cerca di fortuna. Si sceglie
un Paese estero perché vi è la speranza
che lì si troverà una società migliore,
capace di offrire condizioni lavorative
più adeguate, ambienti più accoglienti,
paritari… Così, invece di continuare a
«Non dimenticare
mai l’italianità»
Che consiglio daresti ad un giovane che
decide di lasciare il proprio Paese per
cercare fortuna all’estero?
“Di non dimenticare mai la sua italianità,
svuotata di ogni presunzione e ricca di
fantasia ed inventiva, di determinazione e
temperamento, di storia e conoscenza. È
quel bagaglio di valori e qualità che può
rappresentare la molla per intraprendere
senza paura nuove iniziative. Questa
considerazione ha accompagnato tutta la
mia esperienza slovena. E poi chiaramente
tanta voglia di darsi e raggiungere gli
obiettivi.”
Come vedi il tuo futuro?
“Non credo sarà proprio una passeggiata...
anche in Slovenia pare la situazione stia
orientandosi verso scenari scontati e
conosciuti, fatti di restrizioni, di tagli e
di incertezza, ma credo anche, nel mio
piccolo, di mettere tanto impegno in ogni
singolo momento della mia giornata in ogni
singola attività e che questo porterà dei
risultati.”
Cosa ti manca dell’Italia, ci tornerai?
“Forse ho capito proprio guardando da
fuori la ‘meraviglia’ dell’Italia e degli
italiani tutti. Forse confusionari, furbi,
disorganizzati, pasticcioni, lazzaroni,
ma di sicuro straordinariamente pieni
di umanità e di fantasia, duttili, allegri,
capaci, ricchi di storia e di storie. In tutta
sincerità la nostalgia è profonda e lo è
sempre di più: la mia Italia mi manca!
È pur vero però che tornare ora in Italia
sarebbe un’avventura troppo faticosa
e rappresenterebbe un salto nel buio.
Aspetto momenti migliori, ma so che
l’Italia è il Paese in cui vorrò vivere.”
Oggi a distanza di anni sei felice della
tua scelta?
“Certo, non rinnego nessuna scelta,
azzeccata o sbagliata che sia; qui in
Slovenia ho trovato terreno fertile per
affrontare nuove sfide, impegnarmi in
tanti progetti e raggiungere i tanti piccoli
risultati che ne hanno fatto una bella
avventura.”
cercare un’occupazione nel luogo natio,
magari combattendo la crescente “ansia
da precarietà”, si decide di preparare la
valigia e si sceglie di voltare pagina, di
partire. In tempi di crisi economica, cresce il
numero di persone che decide di cambiare
vita, lasciare i propri affetti, tradizioni e
abitudini, di trasferirsi all’estero. Certo,
tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo un
biglietto aereo, o ferroviario, o un lungo
viaggio in macchina… Ma, combattuti tra
l’amore per il proprio Paese e la rabbia
per le scarse opportunità, ormai di anno
in anno sono sempre di più gli italiani che
lasciano le proprie terre in cerca di straniera
fortuna e, come abbiamo già scritto, non
sempre si tratta di giovanissimi. Stando
ai dati del Ministero degli Affari esteri, i
connazionali che hanno optato per questa
scelta hanno ormai toccato i quattro milioni.
Nella maggior parte dei casi decidono di
rimanere in Europa. Tra questi c’è anche
Eliano D’Onofrio che, dopo una laurea in
Ingegneria Gestionale a Milano, e dopo
un’esperienza lavorativa in un’importante
azienda internazionale, si è trovato a
fare i conti con la Cassa Integrazione e
il successivo tentativo di rilancio come
giovane imprenditore. Stanco degli “sop
and go” ha deciso di lasciare tutto e di
tentare fortuna all’estero. Ha raggiunto la
sua compagna in Slovenia, a Lubiana e qui
è incominciata la usa “nuova” vita. Oggi
lavora nel settore del turismo e, assieme
all’amico Alfonso, è proprietario della
Vineria del Ponte nel pieno centro della
capitale slovena. Lo abbiamo incontrato e ci
siamo fatti raccontare la sua storia.
«Riciclare» la formazione
Dal Politecnico di Milano a un’enoteca a
Lubiana. Ci racconti la tua storia?
“Solo a sentire la domanda rimango
stupito anch’io di questo incredibile
cambiamento della mia vita. Sei anni di
studio intenso, la laurea in Ingegneria
Gestionale, un’importante esperienza
formativa in Celestica, ex IBM, come
analista e revisore di processi aziendali, la
Cassa Integrazione e il tentativo di rilancio
come giovane imprenditore in quel di
Terni, la mia città natale; rilancio tuttavia
soffocato sul nascere per il mancato
finanziamento del progetto presentato per
l’apertura di un attività di ristorazione;
la conseguente decisione di raggiungere
la mia compagna in Slovenia per trovare
un nuovo contesto lavorativo. Certo è che
il vincolo della conoscenza della lingua
slovena ha chiaramente poi condizionato
tutte le scelte successive. Non trovando
il canale per poter ‘riciclare’ la mia
formazione, per la non conoscenza della
lingua locale, ho cominciato a concepire
le attività lavorative che mi hanno
poi condotto alla situazione odierna.
Ecco le soluzioni che ritenevo ai tempi
temporanee: ho cominciato ad insegnare
lingua e cultura italiana all’Istituto Italiano
di Cultura e in altre scuole di lingua
private, e ho conseguito la licenza di guida
turistica. Quest’ultima attività mi ha aperto
poi le porte al resto. Ho avviato un negozio
di artigianato sloveno per i turisti, ‘Casa
Slovenija’: un bell’ambiente ‘etnografico’
con il meglio della produzione artigianale
della Slovenia nel pieno centro di Lubiana.
Esperienza emozionante e formativa
condizionata da un po’ d’inesperienza
e poi ‘spenta’ nell’ottobre del 2013. Ma
già nel dicembre del 2012 abbiamo
lanciato quel grande sogno di occuparci
di enogastronomia italiana. Io e mio
fratello, sommelier e residente a Firenze,
abbiamo dato seguito a quella latente
idea, lui occupandosi della selezione
e degli acquisti, io occupandomi della
vendita insieme ad un altro amico italiano
residente in Slovenia. È nata quindi la
‘Vineria del Ponte’ nel pieno centro di
Lubiana a ridosso del Ponte dei Calzolai.
Abbiamo iniziato in modo inaspettato,
ma facendolo diventare un luogo anche
di incontro degli amanti del bere e del
mangiare bene, ma anche del piacere della
compagnia e dello stare insieme, secondo
le nostre forme ‘italiche’. Passione e
semplicità sono le nostre carte vincenti.”
Cosa ti ha spinto principalmente a
lasciare l’Italia?
“Una combinazione di fattori e le singole
vicende che ho dovuto affrontare: la
chiusura dell’azienda in cui lavoravo e la
Cassa Integrazione con tutto il fardello
pesante di tensioni pre e post annuncio.
Ma anche la negazione della possibilità
di impegnarmi in un’attività in proprio;
quell’attività impostata con un accurato
business plan e con una dedizione
travolgente non sostenuta dal relativo
necessario finanziamento per altro previsto
alla legge 12 sull’imprenditoria giovanile.
Gli ‘sgambetti’ ricevuti sono stati la molla
nella decisione di cambiare aria là dove
avrei avuto comunque l’appoggio della mia
compagna.”
Quali erano le tue aspettative alla
partenza?
“Sicuramente quella di reinserirmi nel mio
settore di formazione, nella gestione dei
processi aziendali o comunque in qualcosa
di simile per poter reimpiegare la mia
qualifica.”
Euforia a mille
Come ti ha “accolto” Lubiana?
“Bene, benissimo! Sarà stata la novità, sarà che
Lubiana è una città bellissima. L’euforia era a
mille. Certo le immediate difficoltà linguistiche
ed il condizionamento dal punto di vista
lavorativo hanno modificato radicalmente il
mio piano di inserimento, ma sempre con il
necessario entusiasmo.”
Hai subito uno sconvolgimento delle tue
abitudini?
“Lo sconvolgimento è stato totale, su tutti i
fronti e questo nel bene e nel male: il lavoro,
la casa, gli spazi, i tempi, le amicizie... Tutto
sconvolto, ma non gli attribuisco un connotato
negativo.”
Differenze culturali
Dal punto di vista culturale e sociale, quali
cambiamenti hai constatato?
“Le differenze culturali sono sensibili: lo stile
di vita, i codici di relazione interpersonale, il
modo di pensare, le priorità, le necessità. Un
contesto sicuramente più tranquillo, nei tempi
e negli spazi, ma anche una certa difficoltà
di inserimento, una certa ‘precisione’ nello
scorrere quotidiano delle attività, ma anche
una forte rigidità nel modo di affrontare le
situazioni. Grandi differenze sicuramente.”
Perché hai scelto proprio Lubiana e perché
hai deciso di avviare proprio un’enoteca?
“La scelta di Lubiana è stata definitivamente
vincolata alla mia relazione sentimentale.
La Vineria? Quel pallino legato alla grande
passione che mio fratello Alessandro,
sommelier ed inserito lavorativamente nel
settore del vino, ci ha da 15 anni trasmesso.
Ma la mia vita lubianese è prevalente legata
alla mia attività di guida turistica: un lavoro
meraviglioso che perfettamente si adatta al
mio temperamento. La forte stagionalità dei
flussi turistici tuttavia mi ha spinto a realizzare
un’attività complementare che mi impegnasse
durante i momenti morti della stagione
turistica.”
Burocrazia sostanziosa, ma vivibile
È stato difficile risolvere le questioni
burocratiche tipo permessi, ecc..? Dalla
prima raccolta dei documenti necessari
all’avvio dell’attività quanto tempo è
la Voce
del popolo
passato?
“In realtà no! Una burocrazia sostanziosa,
ma chiara in tutti i suoi aspetti, possibilità
e vincoli; direi che tutta la preparazione
ha richiesto un mesetto sia nell’ottenere
autorizzazioni sia nel ricevere divieti.”
Ci puoi spiegare le differenze dell’investire
in Italia e in Slovenia?
“In realtà non ho tanti termini di paragone
tra Italia e Slovenia in termini di meccanismi
di investimento. Sicuramente, e lo posso
affermare con serenità, avviare le attività qui
in Slovenia è risultato fattibile; in Italia forse
non avrei neanche potuto pensare a farlo; e
quando l’idea e il progetto l’ho avuto, mi è
stato negato il suo finanziamento, anche delle
voci di spesa ammissibili. La percezione è che,
dato per scontato l’impegno che accompagna
e deve accompagnare ogni iniziativa, in
Slovenia ci siano più carte da potersi giocare.
Nonostante il mercato sia piccolo e la
situazione economica e finanziaria non sia
proprio brillante.”
Possibilità d’inserimento
Che cosa offre in più la Slovenia e che
all’Italia invece manca?
“Lo ‘spazio’ inteso come possibilità di
inserimento; con delle buone e fantasiose
idee e la necessaria dose di determinazione
è secondo me più facile raggiungere gli
obiettivi.”
Come sta andando le tue attività?
“Parlando dell’attività turistica direi benissimo:
sempre più contatti, sempre più gruppi e
sempre più soddisfazione. Per quanto riguarda
la Vineria del Ponte sono entusiasta, ma
cosciente che la strada è ancora lunga: è la più
grande selezione di vino italiano in Slovenia,
con un ottimo rapporto qualità prezzo, in una
posizione strategica del centro storico; tuttavia
ci si scontra con la diffusa non conoscenza
della nostra produzione e soprattutto con
la familiarità a tipologie di vino, ma anche
di acquisto diverse. In Slovenia si produce
tanto e buon vino e l’abitudine è di comprarlo
direttamente in cantina. Aggiungendoci un po’
di sano nazionalismo il contesto si chiarisce:
la crescita è tangibile, ma richiederà ancora
del tempo, nonostante la qualità della nostra
offerta. Ci sarà da lavorare, come sto facendo,
a livello di promozione, ma anche a livello
culturale.”
economia&finanza
giovedì, 26 giugno 2014
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economia&finanza
giovedì, 26 giugno 2014
ATTUALITÀ
la Voce
del popolo
A ZAGABRIA L’ASSEMBLEA GENERALE dell’associazione
|| Dubravko Hoić, Goran Habus e Vesna Trnokop Tanta
AIIC.,SFIDEEPROGRAMMIPERL’IMPRENDITORIA
S
i è tenuta a Zagabria, presso
la Camera d’Economia croata,
la prima Assemblea Generale
dell’Associazione degli Imprenditori
Italiani in Croazia (AIIC). Nel corso
dell’Assemblea, cui hanno preso parte
l’Ambasciatore d’Italia, Emanuela
D’Alessandro, il Console Generale a
Fiume, Renato Cianfarani e, per la Camera
d’Economia croata, il vicedirettore del
Dipartimento Relazioni Internazionali,
Mirjana Turudić, è stato eletto il nuovo
Consiglio Direttivo dell’AIIC.
Hanno partecipato al voto 42 aziende su
61 iscritti, pari a oltre il 68,8 p.c. degli
aventi diritto. Nel biennio del suo mandato
il Consiglio Direttivo, composto da 9
membri tra cui il suo presidente Dubravko
Hoić (Calzedonia) e il suo vicepresidente,
Gabriele Pace (Privredna Banka Zagreb),
avrà il delicato compito di impostare attività
ed obiettivi della neocostituita Associazione.
Da parte dell’Ambasciata d’Italia a Zagabria
nel corso dell’Assemblea è stato espresso
il ringraziamento per il lavoro svolto agli
ex membri del Consiglio Direttivo del
Comitato Consultivo dell’Imprenditoria
Italiana in Croazia (CCIIC), realtà che ha
L’arte orafa all’Esplanade
concluso così il suo operato decennale
e dalla quale l’AIIC ha preso a tutti gli
effetti il posto. L’AIIC, è stato sottolineato,
inaugura ufficialmemente la sua attività
ponendosi nuovi traguardi da raggiungere
onde contribuire all’ulteriore sviluppo
dell’imprenditoria italiana in Croazia e
per la creazione di nuove opportunità di
collaborazione con i potenziali partner
croati. Nel suo intervento l’Ambasciatore
D’Alessandro ha espresso soddisfazione per
la costituzione dell’AIIC, che si troverà ad
affrontare sfide importanti, e che attraverso
le sue attività e programmi collegherà gli
ERSTE - BORSA
imprenditori italiani e croati. Il tutto, ha
sottolineato, potendo contare sul sostegno
dell’Ambasciata d’Italia e dell’Ufficio ICE.
Mirjana Turudić ha rilevato il convinto
appoggio che la Camera d’Economia croata
continuerà a dare “a tutte le iniziative
propositive che giungono dalla vicina e
amica Italia, Paese che è il primo partner
commerciale della Croazia”. Il nostro
desidero è che la Camera d’Economia croata
sia il punto d’arrivo ma anche di riferimento
per tutte le future iniziative imprenditoriali,
nonché un luogo d’incontro per gli
imprenditori. (chb)
di Davor Špoljar
CROBEX: crescita costante
Andamento positivo per il mercato nazionale
del capitale. L’indice CROBEX ha registrato
una crescita costante per la quarta settimana
consecutiva, con una crescita a livello settimanale
del 2 p.c., mentre l’indice CROBEX10 del 3,1 p.c.
Il lieve calo la liquidità a causa della settimana
corta. Il traffico giornalieri è stato di 10,3 milioni
circa.
Il Borsa l’azione più interessante è stata quella
del Telekom croato, con un traffico giornaliero medio di 1,4 milioni
di kune, mentre il suo valore è salito dell’1,3 p.c. raggiungendo le 156
kune. Buona anche la posizione dell’azione del gruppo Atlantic, con
un traffico giornaliero di 1,4 milioni di kune. Il suo valore è rimasto
invariato a 925 kune. Le azioni dell’Adris hanno registrato un traffico
di 4,5 milioni, mentre quelle del gruppo Valamar e dell’Adria holding
rispettivamente di 800 e 650mila kune. Il crescita anche il loro valore,
rispettivamente di 2,7 e 10,8 p.c. L’azione migliore della settimana
è quella della Belje, il cui valore è aumentato del 17,3 p.c., seguita
dall’INA (+12 p.c.), nell’attesa dei risultati delle trattative tra il
governo e del gruppo MOL.
Tra i perdenti, l’azione della Jadroplov, con un calo del 9,7 p.c., seguita
da quella della RIZ trasmettitori, della Lošinjska plovidba e dall’Istituto
BC, che hanno registrato rispettivamente un calo dell’8,6, 6,5 e 4,4 p.c.
L’Ambasciatore d’Italia in Croazia,
Emanuela D’Alessandro, ha inaugurato
di recente a Zagabria, all’’Hotel Regent
Esplanade, una mostra mercato
di gioielleria italiana, organizzata
dall’Ufficio ICE, riservata agli operatori
croati e della regione. L’iniziativa
ha visto coinvolti quarantaquattro
produttori e designer provenienti dai
distretti orafi di Arezzo, Valenza Po,
Vicenza e Tarì (Marcianise, CE) che
hanno incontrato oltre cento operatori
croati (la totalità dei distributori orafi
attivi nel Paese) e 70 provenienti da
la Voce
del popolo
Anno 10 /n. 324 / giovedì, 26 giugno 2014
IN PIÙ Supplementi è a cura di Errol Superina
[email protected]
ECONOMIA & FINANZA
Edizione
Caporedattore responsabile
Errol Superina
Redattore esecutivo
Christiana Babić
Impaginazione
Teo Superina
Collaboratori
Viviana Ban, Mauro Bernes, Marin Rogić
Foto
Reuters archivio
altri 19 Stati dell’area balcanica e
dell’Europa orientale.
In Italia il settore conta oltre 8.800
aziende produttrici e 35.000 addetti.
La mostra itinerante allestita nelle Sale
Smeraldi e Istanbul dello storico Hotel
Esplanade è stata inaugurata per la
prima volta nel 2008 e quest’anno ha
fatto tappa in Croazia, sia per celebrare
la sua adesione all’Unione europea,
avvenuta lo scorso luglio 2013, sia
per le facilitazioni che ne derivano
sul piano doganale e procedurale per
le aziende italiane che espongono il
proprio campionario durante la mostra.
L’obiettivo della kermesse è coinvolgere
in un unico luogo operatori esteri
provenienti da mercati diversi e spesso
distanti, offrendo alle aziende italiane
la possibilità di ottimizzare la propria
proiezione commerciale attraverso
un singolo evento promozionale. A
conclusione della prima giornata di
incontri c’è stata una sfilata di gioielli
delle aziende italiane, alla quale
hanno partecipato, oltre agli ospiti
dell’Ambasciata d’Italia e dell’Ufficio
ICE, i principali esponenti del mondo
imprenditoriale e associativo croato e le
autorità locali.
ERSTE - CAMBI
di Aleksandar Turza
Sterlina: sfondata la soglia
psicologica di 1,70
La sterlina britannica continua a essere al centro
dell’attenzione degli investitori. Per la prima volta,
dopo l’agosto del 2009 la sterlina britannica ha
sfondato la soglia psicologica di 1,70 rispetto
al dollaro, soprattutto per le supposizioni degli
investitori che la Banca Centrale inglese potrebbe
inasprire la politica monetaria prima del previsto.
Nel corso del mese di giugno il valore della sterlina inglese è cresciuto
dell’1,7 p.c. rispetto al dollaro, raggiungendo il cambio di 1,7060,
mentre rispetto all’euro do 0,7960. Il suo valore, rispetto alla kuna è di
9,50.
In assenza di dati economici di rilievo il cambio euro/dollaro si aggira
intorno a 1,3640-1,3540, che calcolato in kune ammonta a 5,55505,5950 kune per un dollaro.
Il presidente della Banca nazionale svizzera, Thomas Jordan, ha
confermato che continuerà a tutelare il limite inferiore del cambio EUR/
CHF a 1,20. Attualmente il cambio EUR/CHF si aggira intorno a 1,2170.
Il valore è in lieve salita a causa della situazione di crisi presente in
Iraq, perché gli investitori iniziano a preferire la neutralità della valuta
svizzera. Sul mercato nazionale il cambio EUR/HRH si aggira intorno a
7,5800.