Roth: ”La Svizzera non è l`Irlanda”

04.12.2008
LA REGIONE
Generoso Chiaradonna
Roth: ”La Svizzera non è l’Irlanda”
Il presidente della Banca nazionale rassicura sulla tenuta dell’economia e del settore finanziario
Quindici mesi di passione. È quello che i mercati finanziari hanno attraversato che ha generato, dopo
il fallimento della Lehman Brothers, un forte senso di sfiducia fra gli investitori. Crisi finanziaria che si
è trasformata in poco tempo anche in una crisi economica.
A fare il punto – principalmente sulla situazione economica attuale e a cercare di intravedere il sole
dietro le nubi della recessione globale –, il presidente della direzione generale della Banca nazionale
svizzera (Bns) Jean-Pierre Roth ospite ieri sera a Vezia del Centro studi bancari.
La crisi che stiamo attraversando è sicuramente la più profonda dagli anni ’ 30, come ha sottolineato
in apertura di serata Claudio Generali, presidente dell’Associazione bancaria ticinese. « È un terreno
inesplorato per tutti, compresi i banchieri centrali », ha affermato. Anche se un banchiere centrale, come
Roth, ha sicuramente un osservatorio privilegiato per cercare di interpretare l’evoluzione della stessa.
Innanzitutto Roth individua il peccato originale del deteriorarsi della congiuntura mondiale e di
convesso europea, negli Stati Uniti. Che l’economia americana sia entrata in recessione è un fatto
assodato. « Il Pil Usa si è contratto nell’ultimo trimestre. La produzione industriale è crollata del 4%, mentre il
tasso di disoccupazione negli ultimi due mesi è rapidamente salito al 6,5% a un livello simile a quello del 1994»,
ha spiegato Roth. «Quello che preoccupa maggiormente è però il crollo dei consumi delle famiglie americane
che si sono già viste diminuire drasticamente i loro patrimoni finanziari e immobiliari ». « L’alto livello
dell’indebitamento delle famiglie americane frenerà la ripresa che sarà probabilmente molto lenta », ha aggiunto
il presidente della Banca nazionale. La zona euro per contro non è messa meglio. Il peggioramento
della situazione economica è stato rapido e brutale, ha spiegato Roth. In particolare in Germania,
principale partner commerciale delle imprese industriali svizzere. « Inoltre – ha continuato Roth –
stiamo assistendo a una correzione al ribasso dei mercati immobiliari di Spagna, Irlanda e Francia ».
Contrariamente agli Stati Uniti i consumi dovrebbero però giocare un ruolo positivo grazie a un basso
tasso d’inflazione. Rimangono la Cina e i paesi cosiddetti emergenti a tenere sotto controllo la
domanda mondiale anche se una correzione al ribasso della crescita del Pil di queste economie è
prevista per il 2009.
La Svizzera, stando a Roth, dovrebbe percepire meno il rallentamento economico. « Il Pil è cresciuto nel
secondo trimestre e probabilmente anche nel terzo trimestre di quest’anno. È un risultato sorprendente se si tiene
conto del peso del settore finanziario del nostro Paese ». « Un risultato che si spiega con due elementi fondamentali: da una parte con il buono stato di salute del mercato del lavoro – grazie agli accordi bilaterali – che ha
sostenuto la domanda interna e dall’altra dal fatto che il mercato immobiliare non è stato corretto al ribasso ».
L’economia svizzera però non sarà totalmente risparmiata dalla pessima congiuntura internazionale.
La prova è data dal fatto che con la crisi dell’industria automobilistica molte piccole e medie imprese
si sono viste diminuire se non annullare il loro portafoglio ordini. L’economia svizzera, ha continuato
Roth, non dovrebbe nemmeno conoscere un ‘credit crunch’, cioè una contrazione del mercato del
credito. Ipotesi, tutto sommato, confortevoli se a queste aggiungiamo una produttività elevata del
settore industriale, un forte grado di innovazione e finanze pubbliche sane.
Non potevano mancare comunque alcune sollecitazioni da parte della platea sul piano salva-Ubs.
Roth ha sgomberato il campo da analogie tra Svizzera e Islanda. « Comparazione totalmente errata.
Abbiamo un’economia diversificata e più solida dell’Islanda », ha affermato. Il piano di acquisto, infine, dei
‘titoli tossici’ o meglio ‘illiquidi’ sarà a lungo termine e non priva di rischi, « ma la Bns ha una buona
capacità patrimoniale», ha concluso Roth.
“fine”