DEMO RASSEGNA STAMPA

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DEMO RASSEGNA STAMPA
Martedì, 13 settembre 2016
DEMO RASSEGNA STAMPA
Martedì, 13 settembre 2016
Economia
13/09/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 1
FABRIZIO GALIMBERTI
Attenzione, la festa sta finendo
13/09/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 8
NICOLETTA PICCHIO
«Leva fiscale per stimolare innovazione e produttività»
13/09/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 8
EM. PA
Obama invita il premier «L' Italia grande alleato»
13/09/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 8
GIANNI TROVATI
Padoan: dalla voluntary ­bis mi aspetto quasi 4 miliardi
13/09/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 8
CLAUDIO TUCCI
Istat: a giugno 439mila occupati in più
13/09/2016 Italia Oggi Pagina 33
CINZIA DE STEFANIS
Arrivano 200 milioni di euro per i contratti di filiera e di distretto
13/09/2016 Il Mattino Pagina 5
13/09/2016 La Repubblica Pagina 6
ROBERTO PETRINI
Pensioni anticipate a 63 anni senza costi per i disoccupati
BARBARA ARDU
Lavoro, meno giovani a casa
13/09/2016 Il Giornale Pagina 1
FELICE MANTI FELICE MANTI
Il Jobs Act dimostra che la matematica è solo un' opinione
13/09/2016 Il Giornale Pagina 3
5
7
9
14
16
18
20
Quell' attenzione ai sindacati per il «Sì» al referendum
13/09/2016 Il Giornale Pagina 7
4
13
La spesa per la riforma raggiunge i 20 miliardi
13/09/2016 La Repubblica Pagina 6
2
11
Niente taglio dell' Irpef per il 2017 Padoan gela le attese delle famiglie
13/09/2016 La Repubblica Pagina 6
1
GIAN MARIA DE FRANCESCO
Confindustria continua a tifare Sì: se cade il governo l' economia...
22
Economia di Settore
13/09/2016 La Stampa (ed. Torino) Pagina 59
ALESSANDRO MANO
L' acciaieria Cogne festeggia 100 anni con il canto della sua storica...
13/09/2016 Brescia Oggi Pagina 27
25
Alfa Acciai rafforza il business Preso il 70% della Tecnofil
13/09/2016 Brescia Oggi Pagina 18
MAGDA BIGLIA
Stefana, l' ultimo appello è sferzante
13/09/2016 Corriere della Sera (ed. Brescia) Pagina 7
ROBERTO RAGAZZI
Alfa Acciai rileva il 70% della Tecnofil ed entra nel business del filo...
13/09/2016 Messaggero Veneto Pagina 40
Il Consorzio tolmezzino: qui il lavoro aumenta nessun capannone sfitto
13/09/2016 Trentino Pagina 9
Mondini contro Provincia e Rurali
27
29
Alfa Acciai rinforza la filiera produttiva Suo il 70 per cento della...
13/09/2016 Giornale di Brescia Pagina 27
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TANJA ARIIS
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Pagina 1
Il Sole 24 Ore
Economia
TASSI E MERCATI
Attenzione, la festa sta finendo
La "sindrome da astinenza" si avvia a colpire l'
economia mondiale? Assuefatti a dosi
massicce di liquidità e a costi del danaro
schiacciati sullo zero, i mercati paventano il
ritiro dello stimolo monetario. Ogni
esternazione dei membri della Fed viene
esaminata al microscopio per leggere le
avvisaglie di un rialzo dei tassi. A ogni dato
della congiuntura viene chiesto con ansia:
avvicina o ritarda il rialzo? Finora i messaggi
non erano chiari, ma un altro aumento di un
quarto di punto pare ora imminente. Sembra
davvero poco per causare sconquassi. Dopo
tutto, la buona salute dell' economia Usa è
dietro ai recenti massimi storici di Wall Street.
Ma non è tanto il quarto di punto che
preoccupa, bensì la ripercussione di un
aumento dei tassi sul valore delle obbligazioni,
e la "strategia di uscita" dall' espansione
monetaria. La Fed ­ e non solo la Fed ­ si è
avventurata da tempo nella "terra incognita"
della creazione di fiumi di liquidità e dei tassi a
zero. Dopo aver aperto le chiuse della
liquidità, riusciranno le Banche centrali a
prosciugare quei laghi di moneta?
Ci sono buone ragioni per pensare di sì. Le
tecniche per il "prosciugamento" esistono. Ma esistono anche le incertezze, dato che si tratta di un' altra
"terra incognita". Nel villaggio globale aleggiano poi altre ansie: le elezioni americane, l' indebolimento
della Merkel, la crisi migratoria, gli strascichi di Brexit, gli echi di guerra fredda fra Russia e Usa, il
terrorismo... E, come se non bastasse, sullo sfondo permane un "sistema immunitario" dell' economia
che è stato indebolito dalla Grande recessione. Questa è finita, ma, adattando una metafora di Joseph
Schumpeter, se uno è stato investito da un camion, non è che torni in salute quando il camion si ferma.
Insomma, i problemi sono molto più grossi del quarto di punto prossimo venturo. Il problema non è di
politica monetaria, ma di Politica con la P maiuscola.
[email protected].
FABRIZIO GALIMBERTI
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Il Sole 24 Ore
Economia
Il dibattito. Boccia, Nannicini, Gallia e Giavazzi a confronto sulle strategie per l' economia
«Leva fiscale per stimolare innovazione e
produttività»
ROMA La prima domanda è uguale per tutti:
qual è il numero più incoraggiante e quello più
preoccupante in questa situazione dell'
economia italiana. Vincenzo Boccia,
presidente di Confindustria, lo sintetizza in uno
solo, quello del Pil, che «da una parte
incoraggia, dall' altra ti abbatte perché è
troppo poco». Tommaso Nannicini,
sottosegretario alla Presidenza del Consiglio,
ne indica due: il Pil «preoccupante perché è
troppo lontano dalla media europea» mentre
incoraggianti sono i numeri del mercato del
lavoro, con l' Istat che proprio ieri ha diffuso un
dato con il segno più per il secondo trimestre
dell' anno. Una positività condivisa dall'
economista Francesco Giavazzi, che mette
come altro aspetto il numero degli investimenti
in innovazione. Mentre Fabio Gallia,
amministratore delegato della Cassa Depositi
e Prestiti, sottolinea da una parte la
capitalizzazione delle imprese e, in positivo, il
risparmio degli italiani «un elemento di
competitività del sistema» da indirizzare verso
l' economia reale.
Risposte sintetiche, che in pochi flash hanno
messo in evidenza le grandi questioni che
riguardano l' economia del paese. "Crescita e innovazione: una nuova agenda per il futuro dell' Italia", è
il titolo del dibattito organizzato da Il Foglio Quotidiano e moderato dal direttore, Claudio Cerasa, al
teatro Piccolo Eliseo.
Tra un mese il governo presenterà la legge di bilancio: «Occorrono non politiche a costo zero, ma scelte
selettive con le quali cominciare a delineare un intervento organico di politica economica», ha esordito
Boccia, che ha commentato i dati Istat di ieri sull' occupazione: «Sono in linea con il percepito del Jobs
act da parte delle imprese. Occorre andare avanti su questa linea perché in economia come in politica
non c' è contemporaneità tra causa ed effetto. Vanno seguiti gli strumenti che danno effetti positivo sullo
sviluppo occupazionale del paese».
La premessa è quale paese vogliamo essere: «Se, come riteniamo, l' Italia deve essere un grande
paese industriale occorre puntare a un' industria ad alto valore aggiunto, alta intensità di investimenti,
alta produttività, e con una finanza aziendale moderna». Occorre «un' agenda a medio termine per
costruire un paese competitivo, ha incalzato Boccia, sottolineando il tema della produttività: «Non
chiediamo sussidi, ma incentivi di politica fiscale, come la detassazione del salario di produttività, che
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Il Sole 24 Ore
Economia
diano un indirizzo alla politica industriale».
Su questo aspetto dal sottosegretario Nannicini è arrivata una conferma: nessun numero, ma l'
affermazione netta che «dobbiamo fare uno sforzo enorme per recuperare una maggiore produttività,
sgravare le imprese da oneri impropri e creare un ambiente favorevole affinché le aziende facciano
innovazione». Secondo Giavazzi, una forte riduzione delle tasse sarebbe assolutamente necessaria,
così come sono necessari gli investimenti delle imprese: «È vero che siamo quarti al mondo nella
robotica, ma l' età media dei macchinari non è mai stata così elevata».
Le imprese «stanno reagendo, investono, siamo la seconda potenza industriale europea, pur avendo
handicap come il 20% in più di total tax rate, 30% in più di costo dell' energia, 30% in meno di
produttività», ha affermato Boccia, aggiungendo che attivare gli investimenti è uno dei tasselli della
strategia più produttività, più competitività, più ricchezza da redistribuire, «in un percorso che parta dall'
offerta per arrivare alla domanda».
Per crescere occorrono risorse: il sistema industriale è troppo banco­centrico, ha detto Gallia.
Le aziende, in particolare le medio­grandi, devono essere aperte all' ingresso di un partner: «Sono
fiducioso, le imprese hanno capito che siamo davanti a un cambiamento strutturale, si stano
attrezzando», ha detto Gallia, sottolineando l' impegno della Cassa Depositi e Prestiti nei confronti del
sistema industriale, in particolare sul venture capital. «Si può crescere senza debito», ha insistito anche
Boccia, rilanciando il progetto Elite, una vetrina per le Pmi che vogliono crescere.
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NICOLETTA PICCHIO
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Pagina 8
Il Sole 24 Ore
Economia
L' annuncio. Cena di Stato a Washington il 18 ottobre
Obama invita il premier «L' Italia grande alleato»
Sarà proprio Matteo Renzi ­ e l' annuncio è
stato accolto non senza una punta di orgoglio
a Palazzo Chigi ­ l' ultimo leader del mondo
che Barak Obama riceverà alla Casa Bianca
prima di lasciare l' incarico al vincitore delle
elezioni presidenziali (si voterà l' 8 novembre).
L' incontro, con tanto di cena di stato con le
consorti al civico 1.600 di Pennsylvania
Avenue a Washington, avverrà il 18 ottobre. La
conferma, ieri, è venuta dalla stessa Casa
Bianca. «Il presidente americano ospiterà
Matteo Renzi per una visita ufficiale ­ ha detto
il portavoce Josh Earnest incontrando la
stampa ­. Sarà l' opportunità per confermare la
forza della relazione con l' Italia e per
scambiare visioni sul futuro dell' Europa». Sul
tappeto il futuro dell' Unione europea dopo la
Brexit, le prospettive della crescita economica
globale e soprattutto la situazione in Libia e il
ruolo dell' Italia nel Mediterraneo e nella lotta
all' Isis. È di ieri la notizia che Roma invierà a
Misurata 100 medici, con la protezione di circa
200 parà, per curare i soldati libici. Una
accelerazione d' impegno italiano che Obama
aspettava e che Renzi porterà in dote nell'
incontro alla Casa Bianca insieme all' uso delle
basi italiane per i caccia americani.
«L' Italia è uno dei nostri alleati più stretti e più forti con cui collaboriamo su vari fronti ­ ha detto ancora
Earnest ­, dal cambiamento climatico alla crisi dei rifugiati, per promuovere la sicurezza globale e un'
economia inclusiva».
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EM. PA
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Pagina 8
Il Sole 24 Ore
Economia
Padoan: dalla voluntary ­bis mi aspetto quasi 4
miliardi
ROMA Il bis della voluntary disclosure, il
meccanismo battezzato nel 2014 per far
tornare in Italia i capitali scappati all' estero,
potrebbe nelle intenzioni del governo
avvicinarsi a una replica anche dei risultati
della prima tornata, che ha portato nelle casse
dello Stato qualcosa più di 4 miliardi. A
indicare l' obiettivo, o la speranza, dell'
Esecutivo è stato ieri il ministro dell' Economia
Pier Carlo Padoan, che nel corso di un'
intervista a «Porta a Porta» su Rai Uno ha fatto
il punto sulla legge di bilancio in arrivo.
Nel cantiere della manovra, compatibilmente
con il calendario necessario a riaprire la strada
per il rientro dei capitali, ci sarà appunto la
nuova voluntary. I risultati della prima edizione,
va ricordato, avevano superato le previsioni
dei tecnici, portando in luce 59,8 miliardi
sconosciuti al fisco e offrendo all' Erario
almeno 3,8 miliardi più interessi e sanzioni.
«Molti capitali sono già rientrati ­ ha premesso
infatti il titolare di Via XX Settembre ­ e mi
accontenterei di una frazione della cifra
recuperata: spero di poter recuperare un po'
meno di 4 miliardi».
Dall' orizzonte della nuova legge di bilancio,
invece, esce ufficialmente l' ipotesi di anticipare il taglio Irpef, che si era fatta strada nei mesi scorsi ma
è inciampata anche nel peggioramento congiunturale da tradurre ora nella revisione delle stime di
crescita con la nota di aggiornamento al Def. «La revisione dell' Irpef per ora è rinviata», ha confermato
Padoan riportando di fatto la revisione dell' imposta sui redditi al 2018 dove la collocavano i programmi
originari, ma il capitolo fiscale della manovra resta ricco e concentrato su investimenti e crescita, oltre
che sul pluri­confermato stop alle clausole di salvaguardia che farebbero crescere l' Iva colpendo i
consumi. Dovrebbe trovare spazio anche il prossimo anno, prima di tutto, il «super­ammortamento»,
che nella versione attuale permette di "scontare" dal reddito in dieci anni il 140% degli investimenti delle
imprese in beni strumentali realizzati nel 2016: oltre alla sua replica, i tecnici studiano un meccanismo
ancora più agevolato per gli investimenti nell' innovazione digitale delle imprese. Alla crescita serve
anche la spinta ai contratti aziendali, che secondo Padoan vanno «sostenuti perché sono una fonte di di
produttività e di competitività, ma anche di maggiore reddito a disposizione dei lavoratori». Sul punto, le
ipotesi allo studio parlano di rafforzamento del bonus fiscale per i premi di produttività, che oggi sono
detassati fino a 2mila euro (2.500 in caso di partecipazione «paritetica» nell' organizzazione del lavoro)
per chi ha un reddito fino a 50mila euro: i tecnici lavorano per far crescere sia le somme che evitano il
fisco sia i limiti di reddito dei beneficiari, e l' assetto finale dipenderà dalla geografia delle risorse che
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Il Sole 24 Ore
Economia
saranno distribuite fra i vari interventi.
Il primo compito della manovra, del resto, sarà quello di dare un po' di vigore a un Pil che oggi si rivela
meno dinamico del previsto. «La ripresa c' è ­ rivendica il ministro dell' Economia ­ anche se è debole;
osserviamo che c' è una crescita dell' occupazione superiore a quella del Pil, ed è un buon segnale per
il futuro».
Una crescita un po' più robusta aiuterebbe anche a portare avanti le due direttrici chiave per gli orizzonti
di finanza pubblica, puntate sulla riduzione di deficit e indebitamento. Ribadito l' obiettivo, il ministro per
ora non si sbilancia nella sua traduzione numerica, anche perché il parametro di confronto dipenderà
dalla riscrittura delle cifre nella nota di aggiornamento al Def. La prospettiva comunque è condivisa,
sottolinea il ministro: «Sul deficit ­ spiega ­ non tiro la giacca a Renzi perché in genere quando parliamo
non ce l' ha, ma è stato lo stesso premier a dire che io l' ho convinto a far scendere il deficit anziché
farlo salire». Sul fronte delle entrate una dose di ossigeno è attesa dalla lotta all' evasione, chiamata
secondo gli obiettivi ufficiali a portare 15 miliardi quest' anno (si veda Il Sole 24 Ore del 3 agosto) per far
crescere ulteriormente i propri risultati nel 2017.
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GIANNI TROVATI
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Il Sole 24 Ore
Economia
Lavoro. Il premier: «Il Jobs Act funziona» ­ I dati del secondo trimestre 2016 non tengono conto
del calo di 63mila posti registrato a luglio
Istat: a giugno 439mila occupati in più
ROMA Dopo la frenata dei contratti stabili
evidenziata venerdì scorso dal ministero del
Lavoro, è arrivata ieri la fotografia dell' Istat
sull' occupazione, sempre riferita al secondo
trimestre dell' anno. Qui i numeri contengono
qualche informazione in più: i posti
complessivi sono cresciuti di 439mila unità
rispetto ad aprile­giugno 2015, di cui quasi la
metà, 223mila per l' esattezza, a vantaggio dei
giovani tra i 15 e i 34 anni. Il numero di
disoccupati è sceso di 109mila persone, e
anche gli inattivi (tra cui gli "scoraggiati") sono
risultati in forte frenata (­489mila unità).
L' istantanea scattata ieri non tiene però conto
dell' ultimo dato, relativo al mese di luglio,
diffuso a fine agosto sempre dall' Istat, che ha
evidenziato il primo stop dell' occupazione,
con un calo congiunturale di 63mila posizioni;
una contrazione che ha interessato quasi
interamente donne e autonomi.
I numeri del secondo trimestre dell' anno,
ovviamente, non sono stati influenzati da
questi nuovi dati; e ciò fa nutrire qualche
preoccupazione su un mercato del lavoro che,
finora, ha viaggiato su livelli superiori rispetto
alla crescita economica. E ora è in affanno.
Certo, il dato trimestrale è un po' più solido del dato mensile; ed è positivo che tra i giovani c' è stata
una maggiore partecipazione al mercato del lavoro considerati i 252mila «Neet» in meno rispetto al
secondo trimestre 2015 (la situazione è confermata però meno rosea per le donne, con sei mamme su
10 che restano a casa, senza studiare e senza lavorare).
Il governo, nel commentare i dati di ieri, ha visto il bicchiere mezzo pieno: per il premier, Matteo Renzi,
«migliora la situazione per i giovani. I posti in più da febbraio 2014 sono 585mila e ciò significa che il
Jobs act funziona». Sulla stessa lunghezza d' onda il ministro, Giuliano Poletti. Opposti i commenti di
M5s e Fi secondo cui le riforme dell' esecutivo non hanno avuto effetti.
Il punto è che l' incremento degli occupati nel periodo aprile­giugno è legato quasi esclusivamente al
mondo dei servizi; l' industria sta continuando a rimanere ferma, e le ore di straordinario non hanno
ripreso a correre. La sensazione, se si guarda anche al dato sui contratti fissi in frenata, è che, senza un
Pil robusto e con lo sgravio sui contratti stabili ridotto, la situazione sia difficile. I sindacati sono
preoccupati; e dalla maggioranza, anche Maurizio Sacconi (Ap), incalza il governo: «La manovra di
ottobre è fondamentale; e lì ci aspettiamo interventi strutturali su crescita e lavoro».
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13 settembre 2016
Pagina 8
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Il Sole 24 Ore
Economia
CLAUDIO TUCCI
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13 settembre 2016
Pagina 33
Italia Oggi
Economia
Arrivano 200 milioni di euro per i contratti di filiera e
di distretto
Assegnati dal Cipe 200 milioni di euro per i
contratti di filiera e di distretto. Il programma
deve essere articolato in diverse tipologie di
interventi in relazione all' attività svolta dai
soggetti beneficiari, in modo da coprire l' intera
filiera e dimostrare l' integrazione fra i differenti
soggetti in termini di miglioramento del grado
di relazione organizzativa, commerciale e in
termini di distribuzione del reddito. È con la
delibera Cipe del 1° maggio 2016 (pubblicata
sulla Gazzetta Ufficiale del 9 settembre 2016
n. 211) che sono stati assegnati al ministero
delle politiche agricole i 200 milioni di euro per
i contratti di filiera e di distretto a valere sul
fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli
investimenti in ricerca. Con il dm dell' 8
gennaio 2016 prot. n. 1192 i tecnici delle
politiche agricole hanno invece definito i criteri,
le modalità e le procedure per l' attuazione dei
contratti di filiera e di distretto.
Programmi ammissibili. Possono essere
ammessi alle agevolazioni i contratti di filiera e
i contratti di distretto che prevedono
programmi con un ammontare delle spese
ammissibili compreso tra 4 e 50 milioni di euro
per la realizzazione di investimenti in attivi
materiali e attivi immateriali nelle aziende
agricole connessi alla produzione agricola
primaria, investimenti per la trasformazione di prodotti agricoli e la commercializzazione di prodotti
agricoli, investimenti concernenti la trasformazione di prodotti agricoli in prodotti non agricoli,
partecipazione dei produttori di prodotti agricoli ai regimi di qualità, misure promozionali a favore dei
prodotti agricoli e progetti di ricerca e sviluppo nel settore agricolo. Gli interventi ammissibili possono
riguardare una o più unità produttive relative a uno stesso soggetto beneficiario e devono essere
realizzati entro 4 anni dalla data di sottoscrizione del contratto di filiera o del contratto di distretto.
Tipologia di contributi. Le agevolazioni saranno concesse nella forma di contributo in conto capitale e di
finanziamento agevolato. Per usufruire del finanziamento agevolato, i beneficiari dovranno ottenere
anche un finanziamento bancario ordinario pari al 50% del costo degli interventi ammissibili, esclusi i
finanziamenti destinati alla partecipazione dei produttori di prodotti agricoli ai regimi di qualità e alle
misure promozionali a favore dei prodotti agricoli per i quali i provvedimenti potranno stabilire una
diversa quota di finanziamento bancario ordinario, comunque non inferiore al 10%. La combinazione
delle due forme di agevolazione (contributo in conto capitale e finanziamento agevolato) sarà stabilita in
base a elementi obiettivi, quali la localizzazione del beneficiario, la dimensione dell' impresa, le
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13 settembre 2016
Pagina 33
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Italia Oggi
Economia
caratteristiche della filiera interessata, la tipologia e l' entità dell' intervento e l' importo dell' aiuto
richiesto.
Presentazione domanda. La domanda che il soggetto proponente degli accordi di filiera e di distretto
dovrà presentare al ministero delle politiche agricole, usando obbligatoriamente gli appositi modelli
allegati al provvedimento in commento, dovrà contenere come minimo l' indicazione dei soggetti
beneficiari e delle dimensioni delle imprese, la descrizione del contratto di filiera o di distretto e delle
caratteristiche tecnico­economiche dei singoli progetti, compresa la loro ubicazione e le date di inizio e
di fine, l' importo dell' aiuto necessario per realizzarli e i costi ammissibili. Gli aiuti potranno essere
cumulati con altri aiuti, purché tale cumulo non porti al superamento dell' intensità massima o dell'
importo massimo dell' aiuto applicabile.
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CINZIA DE STEFANIS
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13 settembre 2016
Pagina 5
Il Mattino
Economia
Niente taglio dell' Irpef per il 2017 Padoan gela le
attese delle famiglie
Confermata la riduzione al 24% di Ires­Iri e la proroga del super­ammortamento
ROMA. Finisce in soffitta l' ipotesi di anticipare
già al 2017 il taglio dell' Irpef, o anche solo una
parte. Ad archiviare il progetto è stato
direttamente il ministro dell' Economia Pier
Carlo Padoan, parlando ieri sera a Porta a
Porta. Il taglio dell' Irpef, ha spiegato il
ministro, «per il momento è rinviato, ma
continuiamo a ridurre la pressione generale
che è scesa di un punto dal 2013». L'
intervento sulle aliquote, in realtà, era stato
indicato da Matteo Renzi come obiettivo per il
2018, mentre per il 2017, sin dall' inizio, il
premier aveva deciso di puntare sulla
riduzione delle tasse alle imprese tramite il
taglio dell' Ires dal 27,5% al 24%.
Nelle scorse settimane il vice ministro dell'
Economia, Enrico Morando, aveva proposto
quanto meno di indicare nella prossima
manovra che tipo di taglio sull' Irpef il governo
avrebbe fatto dal 2018, proprio come avvenuto
con l' Ires. Ma anche questa ipotesi sembra
adesso tramontata.
Padoan ha anche spiegato di non avere
preclusioni ad un' ipotesi di «aliquota flat»,
anche se ha giudicato questo tipo di
impostazione difficile da attuare. Il ministro,
poi, ha rivendicato di aver convinto Renzi a
non far salire il deficit. Parole che vanno
interpretate. L' impegno con l' Ue per il
prossimo anno, è di portare il deficit all' 1,8% del Pil.
Un obiettivo difficile da mantenere anche solo per la minor crescita che dovrà essere inserita nell'
aggiornamento del Def, il documento di finanza. Renzi, per spingere l' economia, avrebbe voluto
portare il deficit fino al 2,7­2,8%, a ridosso del limite del 3%. Padoan lo avrebbe convinto a confermare il
percorso di riduzione anno su anno. Siccome nel 2016 il rapporto dovrebbe chiudersi al 2,3%, è
probabile che nell' aggiornamento del Def si tenti di stare leggermente sotto questa soglia.
Il ministro ha anche parlato di alcune voci che dovrebbero servire a copertura della manovra da 25
miliardi di euro che il governo si appresta a fare. La principale è la riapertura della voluntary disclosure,
il rientro dei capitali esportati illecitamente all' estero. L' edizione dello scorso anno ha permesso allo
Stato di incassare poco oltre 4 miliardi di euro. Padoan ha ammesso di attendersi dalla nuova versione
un gettito di «un po' meno di 4 miliardi».
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13 settembre 2016
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Il Mattino
Economia
Il ministro si è poi soffermato a commentare i dati sull' andamento dell' occupazione che, ha spiegato,
«è superiore alla crescita del Pil».
Per Padoan «è l' indicatore che il Jobs act sta funzionando».
Sgombrato il campo dalla riduzione dell' Irpef, il ministro ha voluto invece indicare quello che
sicuramente ci sarà nella prossima manovra di bilancio. La prima conferma è il rinnovo dei super
ammortamenti «che», ha detto, «hanno funzionato».
Sostegni arriveranno inoltre per «gli investimenti, la produttività e la competitività».
L' idea è quella di favorire ulteriormente i premi di risultato, sulla falsariga di quanto già fatto quest'
anno, ma con un probabile ampliamento.
«I contratti a livello aziendale», ha aggiunto Padoan, «devono essere sostenuti, sono fonte di crescita
della produttività, della competitività e del reddito dei lavoratori».
a. bas. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
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13 settembre 2016
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La Repubblica
Economia
I COSTI 20 mld
La spesa per la riforma raggiunge i 20 miliardi
IL COSTO della riforma del lavoro si misura
sugli sgravi contributivi riconosciuti alle
aziende disposte ad assumere a tempo
indeterminato. Una misura che, per il biennio
2015­16, secondo la Uil vale 20 miliardi (15 nel
2015 più 4,3 nel 2016) che al netto degli effetti
fiscali (i contributi fiscalizzati non sono
deducibili dal costo del lavoro) diventano 15
miliardi (11,7 nel 2015 e 3,3 per 2016). Nel
2016 i vantaggi riconosciuti all' impresa si
sono praticamente dimezzati e ciò ha influito
sul numeri di contratti firmati.
«L' occupazione è aumentata appena
qualcosa in più rispetto al Pil e a quanto
assicurato da un normale turn over»
commenta Guglielmo Loy segretario
confederale della Uil. «Valeva la pena di fare
scelte più selettive, come avevamo chiesto,
premiando di più chi assume donne, giovani e
punta al Sud. Con i risparmi si potevano fare
più politiche attive e tagliare il cuneo fiscale».
©RIPRODUZIONE RISERVATA Il costo per
due anni è di circa 20 miliardi.
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13 settembre 2016
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Economia
Il piano. Si avvicina l' accordo governo­sindacati e dal rientro dei capitali possibili quattro miliardi
Pensioni anticipate a 63 anni senza costi per i
disoccupati
ROMA. L' accordo sull' anticipo pensionistico,
dopo il vertice di ieri tra governo e sindacati, è
ormai ad un passo dal traguardo.
L' ultima mediazione prevede che potranno
accedere al cosiddetto Ape tutti quei lavoratori
(350 mila il primo anno, secondo le stime del
governo) cui mancano tre anni e sette mesi
alla pensione di vecchiaia. Dal 1° gennaio
2017, se l' accordo verrà firmato il 21
settembre, potranno andare in pensione,
pagando una rata ventennale, i lavoratori con
63 anni di età. Il prestito sarà sperimentato per
due anni e la spesa prevista non dovrebbe
superare per questo i 400 milioni di euro.
L' ultima ipotesi di mediazione che il governo
ha messo sul tavolo del confronto con Cgil,
Cisl e Uil al ministero del Lavoro prevede un
ritocco della proposta in entrata che invece
indicava la possibilità di lasciare il lavoro
attraverso il prestito pensionistico a 63 anni e 7
mesi, dunque allontanava la pensione di 7
mesi rispetto all' intesa di massima raggiunta
ieri. Nel giorno in cui, per la prima volta, il
ministro dell' Economia, Pier Carlo Padoan, ha
quantificato in circa quattro miliardi l'
ammontare delle risorse recuperabili
attraverso la cosiddetta voluntary disclosure,
cioè il rientro volontario dei capitali detenuti all' estero.
Secondo le indiscrezioni emerse dal vertice di ieri sarebbero confermate tutte le agevolazioni per
consentire un accesso all' Ape senza costi per i disoccupati, i disabili e i lavoratori privi di
ammortizzatori sociali. In questo caso l' intera rata di ammortamento andrebbe a carico dello Stato.
Si lavorerebbe anche per includere in questo beneficio i lavori particolarmente pesanti (si fa l' ipotesi dei
lavoratori dell' edilizia, della scuole di infanzia, macchinisti ed infermieri) purché l' importo della
pensione sia inferiore 1.200 euro netti, 1.500 euro lordi. Da questo livello in su, invece, potrebbe
profilarsi una mini­rata dell' 1% al mese per ogni anno di anticipo. «Fiducioso» sul raggiungimento di un
accordo il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: «All' inizio della prossima settimana si dovrebbe essere
vicini a una definizione precisa». «Soddisfatto del dialogo con i sindacati », ha dichiarato il
sottosegretario alla presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini.
Quanto all' Ape volontaria resta la penalità della rata ventennale che oscillerà tra i 50 e i 60 euro al mese
per ogni anno di anticipo. Nel dettaglio il sistema di anticipo pensionistico permetterà a tutti i lavoratori
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nati tra i 1951 e il 1954 di andar via in anticipo di uno, due o tre anni e sette mesi, accollandosene però
in parte il costo. Infatti, chi richiede il beneficio sottoscrive un prestito previdenziale ventennale, che avrà
un costo variabile a seconda dell' ammontare della pensione e della durata dell' anticipo. Questa
flessibilità sarà molto conveniente per le categorie disagiate, potrebbe invece essere molto costosa, fino
al 25% dell' importo della pensione per coloro che volontariamente decideranno di lasciare il lavoro.
Sul tavolo dell' incontro anche il tema dei lavoratori precoci e quello dei lavori usuranti. Si tratta ancora
tuttavia sul meccanismo con cui consentire a quei lavoratori che hanno iniziato tra i 14 e i 18 anni, di
poter uscire dal lavoro con 41 anni di contributi, mentre per gli usuranti si lavora ad una modifica della
normativa per ampliare la platea dei beneficiari.
Sul tema della riforma pensionistica è intervenuto ieri anche il ministro Padoan: «Ci stiamo occupando
di quelle più basse». Il titolare dell' Economia ha ribadito che nella prossima legge di Bilancio non ci
sarà il taglio dell' Irpef: «Per il momento la riduzione dell' Irpef è rinviata» al 2018.
Una mano alla legge di Bilancio italiana arriverà tuttavia dalla Commissione di Bruxelles. Nel suo
discorso sull' Unione che terrà domani a Strasburgo, il presidente Jean­Claude Juncker annuncerà il
raddoppio delle risorse per il piano investimenti.
©RIPRODUZIONE RISERVATA " L' AFFONDO Il problema delle pensioni è l' equità: ci sono persone,
come i politici, con assegni del tutto ingiustificati Presidente dell' Inps " LA REPLICA La Consulta ci
invita ad essere cauti sulle pensioni alte, la politica deve riuscire ad autoregolarsi Ministro del Lavoro.
ROBERTO PETRINI
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13 settembre 2016
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Economia
Lavoro, meno giovani a casa
Nel secondo trimestre 189.000 occupati in più, mentre gli under 35 inattivi sono scesi
per la prima volta dal 2008 Renzi soddisfatto: "Il nostro governo ha creato 585.000
posti". Calano i ragazzi che non studiano né lavorano
ROMA. Lavoro, si cresce. Poco, ma va meglio.
Non che si torni ai livelli pre­crisi ancora ben
lontani, ma qualcosa si sta muovendo. A
certificarlo sono i dati Istat sull' andamento del
mercato del lavoro del secondo trimestre
2016. Tre mesi in cui è salito il numero degli
occupati e, per la prima volta da ben quattro
anni, è il lavoro dei giovani a risvegliarsi. Su
base annua nella fascia di età 15­34 anni, sono
stati creati 223mila posti. Gli occupati totali
salgono di 439mila unità in un anno, con la
crescita tendenziale che arriva al 2% e i
disoccupati scesi di 109mila unità.
L' aumento dell' occupazione riguarda
soprattutto i dipendenti, sia a tempo
indeterminato (+308 mila) sia a termine (+72
mila), mentre continuano a diminuire i
collaboratori. Una discesa, quest' ultima,
dovuta alle norme più stringenti sui contratti di
collaborazione, che le aziende sono costrette a
trasformare in rapporti stabili. Sale anche l'
occupazione femminile, ma soprattutto al
Nord, mentre scende il numero degli
scoraggiati, così come ha ripreso a salire il
lavoro autonomo, ma senza dipendenti.
E' così che il tasso di disoccupazione va giù,
ma sempre con i decimali, 0,6 punti rispetto
allo stesso trimestre del 2015. E cala anche il numero dei Neet, i giovani che non studiano e non
lavorano. Un risultato che secondo il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, è da attribuire al programma
Garanzia giovani, che ha dato a molti nuove opportunità di lavoro.
Certo non è proprio una vittoria, perché il tasso di disoccupazione giovanile in Italia, rispetto ai Paesi
Ocse, rimane alto. Ma a luglio, ricorda l' organizzazione parigina, Italia e Spagna sono i Paesi che
hanno abbattuto di più il tasso di disoccupazione. Tanto basta al premier Matteo Renzi per festeggiare
su Twitter: «Da inizio nostro governo: più 585 mila ha scritto ­ il Jobs act funziona ». E su questo punto è
in sintonia con Pier Carlo Padoan. «L' occupazione ­ dichiara in serata il ministro dell' Economia a Porta
a Porta ­ è in crescita, segno che il Jobs act sta funzionando».
E anche per il leader degli industriali Vincenzo Boccia, i dati dell' Istat confermano che il Jobs Act ha
funzionato.
Una sintonia che non piace a sindacati e opposizioni, anche perché rimane il problema della crescita
zero, che certo non è un segno positivo per il mercato del lavoro. La Cgil con Roberto Sanna, spiega
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che «non esiste alcuna statistica che dimostri che il Jobs act abbia funzionato». Per Guglielmo Loy della
Uil, il problema è la crescita perché «con un Pil quasi immobile è complicato aspettarsi una risalita
significativa dell' occupazione».
E anche l' ex ministro del Lavoro Sacconi gela l' entusiasmo del governo e con i dati: «Sappiamo già
che a luglio c' è stata una battuta d' arresto».
©RIPRODUZIONE RISERVATA Il premier e il ministro Padoan: "La riforma è efficace" D' accordo
Confindustria, ma i sindacati: non c' è la riprova.
BARBARA ARDU
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Pagina 1
Il Giornale
Economia
I CONTI CHE NON TORNANO
Il Jobs Act dimostra che la matematica è solo un'
opinione
La disoccupazione è in calo, «il #JobsAct funziona», twitta il
premier Matteo Renzi di buon mattino, dopo che l' Istat certifica
che nel secondo trimestre gli occupati sono aumentati di
189mila unità.
Ma com' è possibile? Facile.
I dati Istat sono «superati» da quelli usciti solo tre giorni fa dal
ministero del Lavoro che invece certificava il (...
) (...) fallimento della riforma del mercato del lavoro: le
assunzioni ­ quindi i nuovi posti di lavoro ­ sono calate dell' 8,9%
rispetto al primo trimestre del 2015; i contratti avviati a tempo
indeterminato si sono ridotti di circa 163mila unità, ovvero il
29,4% in meno. Anche i contratti di collaborazione sono crollati
(­25,4%) mentre sono aumentati del 26,2% gli avviamenti in
apprendistato, l' anticamera del lavoro a tempo indeterminato,
tanto che degli 84mila contratti a tempo diventati «stabili» (ma
sarebbe meglio dire «a tutele crescenti») 62.705 sono contratti a
tempo determinato e 21.629 contratti di apprendistato. Il tutto
con un picco dei licenziamenti (+7,4%) e a fronte di sei miliardi
di incentivi nel 2015 che invece nel 2016 sono stati azzerati. Poi
ci sono i voucheristi, che lavorano saltuariamente.
Questi sono i dati veri, ma per ammorbidirli basta un gioco di
prestigio. Si spacciano per nuove assunzioni a tempo
indeterminato le trasformazioni di contratto fatte per incassare
gli incentivi. Alla fine dei 189mila quelli «veri» sono 46mila.
Licenziare tanto è un attimo, e si è visto.
D' altronde siamo in Italia, terra di navigatori, santi, poeti e
manipolatori seriali di numeri. In Italia la matematica è un'
opinione, plasmabile secondo i dettami della propaganda. Non
fanno eccezione gli ascolti in tv, i sondaggi e persino le stesse
elezioni, quando piuttosto del dato secco si preferisce
lambiccarsi in stravaganti paragoni, tipo «erano Europee, non
Politiche».
La disoccupazione è il terreno perfetto dove consumare il reato
di lesa aritmetica, dove 2+2 non fa 4 ma un numero compreso
tra 2,99999 e 3,00001. Intanto perché i disoccupati non sono tutti
uguali. Ci sono i Neet, ad esempio, acronimo di Not engaged in
Education, Employment or Training, i giovani tra i 15 e i 29 anni
che non studiano e non lavorano. I bamboccioni, secondo la
sfortunata definizione dell' ex ministro dell' Economia Tommaso
Padoa­Schioppa. Due milioni di persone, che a sua volta si divide ­ secondo le fredde leggi della
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Il Giornale
Economia
statistica ­ in disoccupati tout court, forze di lavoro potenziali (gente che è appena uscita dall' università,
per dire) e inattivi. Basta manipolare il dato sui presunti bamboccioni per far quadrare i conti.
È la matematica al tempo di Renzi. Chissà quando diventerà materia d' esame nella Buona scuola.
Felice Manti.
FELICE MANTI FELICE MANTI
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Pagina 3
Il Giornale
Economia
Quell' attenzione ai sindacati per il «Sì» al
referendum
Roma Forse sboccia l' amore, anche se un po'
«a tempo». Così da non potersi propriamente
parlare di nuova stagione della concertazione,
come fu con Prodi. Il mandato pervenuto da
Palazzo Chigi, si sa, è piuttosto quello di
recuperare quanto più possibile il malcontento
sociale. Quello delle pensioni, poi, è tra gli
argomenti più spinosi per chiunque, figurarsi
per Matteo Renzi. Al punto che il giovane
premier ieri, proprio mentre entrava nel vivo la
trattativa con i sindacati per i trattamenti
previdenziali e la possibilità di anticiparli (a
pagamento), dedicava un pensierino anche a
chi «ha maturato molti anni ma non ha ancora i
requisiti previsti dalla riforma Monti­Fornero».
Dunque, i famosi «esodati» dimenticati dal
peggiore ministro della storia potrebbero
vedersi riconoscere un trattamento di favore:
«nella legge di Stabilità ci saranno misure per
agevolare loro la pensione», ha promesso
Renzi. Non è che l' ultima delle «attenzioni»
particolari rivolte alle categorie che «servono»
per conquistare consenso in vista del
referendum. Lo stesso ministro dell' Economia,
Pier Carlo Padoan, insisteva ieri sul rebus
delle «pensioni più basse», mentre quello del
Lavoro, Giuliano Poletti, nonostante la buona
volontà, non riusciva proprio a dare buoni
segnali alla leader della Cgil, Susanna
Camusso, e al presidente dell' Inps, Tito Boeri. Entrambi convinti che la partita pensionistica vada
condita con il massimo dell'«equità», e dunque anche con il ricorso a misure straordinarie per i vitalizi d'
oro, specie quelli dei politici (cosa che toglierebbe brodo di coltura anche al populismo grillino, negli
auspici di Palazzo Chigi). E invece Poletti ieri ha dovuto ricordare che ci sono molte sentenze della
Consulta, sia sulle pensioni più alte che sul prelievo di solidarietà, che impediscono di farlo. «Dobbiamo
tener conto del panorama ed essere molto cauti», si è giustificato.
Ma insomma è chiaro che il governo è impegnato a testa bassa per concedere quanto possibile ai
sindacati. In particolare alla Cgil, che nei giorni scorsi ha optato per una formula morbida, un «No» alla
riforma Boschi senza grandi entusiasmi, né interventi diretti nei comitati, nonostante il corposo impegno
del leader della Fiom, Maurizio Landini, e del vecchio capo della sinistra antagonista, Giorgio
Cremaschi. Indicazione di massima che potrebbe alla fine essere sfumata fino alla vaporosità, in
presenza di buon accordo sulle pensioni e nei prossimi rinnovi contrattuali.
Di «polpetta avvelenata» a proposito dell' anticipo pensionistico parla invece il Movimento Cinque stelle.
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Il Giornale
Economia
«Invece di riformare alla radice la legge Fornero e consentire ai giovani di entrare e svecchiare il nostro
sistema produttivo ­ è scritto in un documento dei parlamentari grillini ­, il governo si concentra su
meccanismi che lasciano in braghe di tela i futuri pensionati e che favoriscono la solita lobby di banche
e assicurazioni. Incapaci di tagliare le pensioni d' oro e i vitalizi dei soliti privilegiati, i partiti sanno
sempre come fare cassa quando si tratta di previdenza: la soluzione è bastonare i normali cittadini».
Parere negativo anche dalla Lega, che con il leader Matteo Salvini vede chiara la liaison tra governo e
sindacati, «uniti per dare ai lavoratori l' ennesima fregatura: per andare in pensione prima di quanto
previsto dall' infame legge Fornero, si dovrà sottoscrivere un prestito ventennale con una banca, che
arriverà a costare al pensionato fino a 200 euro al mese. Una truffa! Chiedere un prestito per riavere i
propri soldi versati allo Stato».
RooS.
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Pagina 7
Il Giornale
Economia
LA RICHIESTA: DETASSAZIONE
Confindustria continua a tifare Sì: se cade il governo
l' economia soffre
Boccia schiera gli imprenditori a sostegno di esecutivo e riforme
Roma «Abbiamo deciso di votare Sì al
referendum costituzionale per ragioni legate
alla visione economica del Paese». Il
presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia,
ieri a Roma nel corso di un convegno
organizzato dal Foglio ha ribadito l' appoggio
dell' associazione imprenditoriale al governo
Renzi. Certo, i toni utilizzati sono stati meno
apocalittici di quelli delle previsioni
macroeconomiche di Viale dell' Astronomia
dello scorso luglio, ma il sostegno a Renzi è
deciso e convinto. «Il monocameralismo
deliberante dà stabilità e la stabilità è una
condizione prioritaria per noi». Se dovesse
vincere il No, «non è che crolla il Pil», ma l'
eventuale caduta del premier «sarebbe un
cattivo segnale per il mercato e per lo
spread».
Al dibattito ha partecipato anche il
sottosegretario alla Presidenza del consiglio,
Tommaso Nannicini, che ha ascoltato con
interesse le osservazioni del suo interlocutore.
Il Sì di Confindustria, infatti, non è gratis. «È
erroneo pensare che politiche a costo zero si
risolvano i problemi», ha aggiunto Boccia
sottolineando che se si vuole incrementare la
produttività del lavoro, «servono risorse o non
si fa niente. In pratica, gli imprenditori
chiedono, soprattutto, detassazioni per i
contratti aziendali e per gli investimenti. «Gli imprenditori hanno voglia di investire e credono nel Paese
e il mercato ha bisogno di imprese che crescano per difendere le loro posizioni», ha chiosato Boccia
tracciando una sorta di lista della spesa in vista della prossima legge di Bilancio.
Nannicini ha confermato che la prossima manovra interverrà sul salario di produttività (ossia gli sgravi
sui premi di produzioni che potrebbero essere elevati fino ai 70­80mila euro di reddito annuo lordo) e
sul superammortamento. La consonanza tra Palazzo Chigi e Viale dell' Astronomia non si limita a questi
capitoli. «Se vogliamo restare un Paese industriale, allora dobbiamo decidere su quali settori puntare
per essere competitivi», ha aggiunto Boccia tracciando una sorta di cronoprogramma dell' azione di
governo riassumibile con la formula «più produttività più salari più consumi più Pil» e invitando a
calibrare gli incentivi alla politica industriale. Boccia ha infine esternato il proprio sostegno alla posizione
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Il Giornale
Economia
europea del governo auspicando un chiaro no all' austerity di modo che «la politica economica non vada
in direzione contraria a quella monetaria». Per Renzi si tratta di un sostegno importante, ma
assecondare imprese e sindacati per ottenere appoggio elettorale potrebbe, alla lunga, rivelarsi una
scommessa perdente.
GIAN MARIA DE FRANCESCO
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13 settembre 2016
Pagina 59
La Stampa (ed. Torino)
Economia di Settore
L' azienda è uno dei simboli di Aosta
L' acciaieria Cogne festeggia 100 anni con il canto
della sua storica sirena
Il simbolo della Cogne, l' acciaieria che con
cinque nomi diversi ha attraversato un secolo
di storia di Aosta, è stato per gli abitanti del
capoluogo valdostano la sua sirena. Per
festeggiare il centenario dell' azienda il suono
che segnava giornate e serate tornerà a
sentirsi sabato 24 e domenica 25 settembre.
Cent' anni fa l' Ansaldo decise di aprire uno
stabilimento lungo la Dora, ad Aosta, alla
confluenza dei percorsi del ferro proveniente
da Cogne, del carbone di La Thuile e delle
altre materie prime da altre vallate. Oggi la
Cogne acciai speciali, gruppo Marzorati,
continua la sua produzione con un migliaio di
dipendenti e celebra la sua storia.
Gli appuntamenti Ieri è stata inaugurata una
mostra con 23 pannelli fotografici piazzati sotto
i portici del municipio, nella centralissima
piazza Chanoux. Sabato 24 si terrà una festa
per tutti, alla Cittadella dei giovani, con la
premiazione dei dipendenti che hanno fatto la
storia ­ tra i quali Alberto Jammaron, 101 anni,
uno in più della fabbrica in cui ha lavorato ­ e
la sirena che tornerà a cantare dopo quasi 30
anni, alle 17,45.
Domenica 25 sarà «festa in famiglia»: i 1000
dipendenti potranno invitare parenti e amici a
visitare il grande stabilimento. Per l' occasione
la Cogne si fermerà, ma suoni e gesti della lavorazione dell' acciaio saranno riproposti in video. «L'
attività produttiva sarà ferma ­ dice l' ad Monica Pirovano ­ sia per motivi di sicurezza, sia perché non ci
sembrava corretto che qualcuno lavorasse mentre i colleghi visitano l' azienda».
Per Aosta la Cogne è un pezzo di storia. L' assessore comunale alle Finanze Carlo Marzi l' ha definita
«la più importante centenaria aostana». Pirovano aggiunge: «Lo stabilimento è parte integrante della
città. Per questo abbiamo voluto una festa che coinvolgesse sia chi lavora, sia chi sta all' esterno».
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.
ALESSANDRO MANO
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13 settembre 2016
Pagina 27
Brescia Oggi
Economia di Settore
L' OPERAZIONE. La spa di San Polo (gruppo Siderurgica Investimenti) rileva il controllo della
società di Gottolengo
Alfa Acciai rafforza il business Preso il 70% della
Tecnofil
Si realizza un' integrazione a valle : questo consentirà di esprimere «una grande
potenzialità, che ora non è completamente utilizzata»
L' Alfa Acciai spa di San Polo in città ­ leader
del mercato italiano del tondo per cemento
armato ­ rafforza ulteriormente il proprio
business, nell' ambito della strategia tesa a
investire nell' efficienza e maggiore qualità del
proprio sistema produttivo. La società ha
ufficializzato di aver rilevato il 70% della
Tecnofil spa: l' azienda do Gottolengo è tra più
importanti trafilerie in Italia, specializzata nel
trafilato zincato, nel filo ramato, cotto,
plastificato e bandelle, per applicazioni che
spaziano dall' edilizia, all' elettrodomestico e
all' automotive fino a tantissime altre di uso
quotidiano.
TECNOFIL, nata nel 1994, occupa 120 addetti
in un moderno stabilimento di 40.000 mq
coperti di proprietà, con un volume d' affari di
37,9 milioni di euro nel 2015 (chiuso in utile
per oltre 330 mila euro), destinato a salire
quest' anno a 50 mln di euro. La spa, spiega
una nota, ha sviluppato negli anni la vocazione
verso l' innovazione dei processi e la costante
ricerca di soluzioni tailor­made declinate per
infiniti impieghi dei 400 clienti tra Europa,
America, Asia, Africa e Oceania. Con la
divisione Machinery completa l' offerta e il
supporto tecnico personalizzato. L' importo ufficiale dell' operazione non è stato reso noto: l' Ufficio
Studi di Siderweb, sulla base dell' ebitda, ha stimato il valore complessivo di Tecnofil tra 20 e 22 milioni
di euro.
«La proprietà di Tecnofil ­ viene evidenziato nella nota ­ ha ritenuto saggiamente di poter sviluppare
ulteriormente l' azienda combinandosi con Alfa Acciai. La gestione dell' azienda verrà assicurata, in
continuità, dall' attuale direzione, che ha saputo sostenere lo sviluppo in questi anni, e potrà beneficiare
del pieno supporto del management del gruppo Alfa Acciai». Il risultato, quindi, sarà un' integrazione a
valle, tra l' acciaieria produttrice di vergella, materia prima utilizzata da Tecnofil, e gli impianti di trafila,
«al fine di potere esprimere la grande potenzialità, attualmente non completamente utilizzata».ALFA
ACCIAI fa parte del gruppo riconducibile alla Siderurgica Investimenti srl ­ guidato da Amato Stabiumi e
Ettore Lonati; il bilancio consolidato dello scorso esercizio si è chiuso con ricavi per 1,059 miliardi di
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13 settembre 2016
Pagina 27
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euro e un utile netto superiore ai 10 milioni di euro ­: lo stabilimento di San Polo realizza, oltre al tondo
per cemento armato, vergella da rete e da trafila dal 1962 ed è fra i primi produttori nazionali in questo
settore. «È sopravvissuto alle varie selezioni della specie e continua ad avere, in questo ambito,
impianti ampiamente competitivi e totalmente ammortizzati, anche grazie agli investimenti completati in
agosto di quest' anno ­ conclude la nota ­. Prima della crisi, a pieno regime il gruppo Alfa Acciai
produceva 800 mila tonnellate di vergella, mentre attualmente, dopo la scelta aziendale di adeguare l'
attività al consumo, ne realizza solo cinquecentomila, quindi con una ampia riserva disponibile».
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13 settembre 2016
Pagina 18
Brescia Oggi
Economia di Settore
NAVE. Il Consiglio comunale aperto convocato davanti all' unica azienda del gruppo rimasta
senza futuro ha rilanciato la mobilitazione
Stefana, l' ultimo appello è sferzante
Confermato il presidio a oltranza dello stabilimento Il leader Fiom: «Il bando libero non
lascia più alibi ai nostri imprenditori rimasti troppo alla finestra»
Riaccendere l' attenzione sul caso Stefana e
lanciare un ulteriore appello all' imprenditoria
bresciana e italiana, alla siderurgia perché non
venga buttata via la storia di un' azienda, di un
paese, la professionalità di tanti lavoratori.
Questo il senso del Consiglio comunale
apertoconvocato ieri dall' Amministrazione
civica di Nave davanti ai cancelli dell' azienda
in via Bologna. Nello spazio dove un tempo i
dipendenti parcheggiavano le bici, le sedie si
sono riempite ai piedi di un lungo tavolo con i
consiglieri e il sindaco Tiziano Bertoli. Fra gli
ospiti, altri primi cittadini della valle, il
presidente della Comunità montana Massimo
Ottelli, il consigliere provinciale delegato al
Lavoro Gianluigi Raineri, il consigliere
regionale Gian Antonio Girelli, i parlamentari
Miriam Cominelli, Guido Galperti.
LE ISTITUZIONI sono state e restano dalla
parte degli addetti (la cui voce è stata portata
dalle Rsu) che da quasi due anni presidiano le
sede di Nave, l' unica rimasta invenduta, con
bando in scadenza il 20 del mese. E ci
resteranno anche se il bando andrà deserto, l'
hanno ribadito tutti, in primis il sindaco che,
invece, non ha mancato di sottolineare «il
silenzio assordante della famiglia Stefana, i comportamenti nella prassi concordataria che faranno
rivoltare nella tomba Quinto Stefana che ha reso grande la fabbrica nata nel 1924 come fucina di
Antonio, il capostipite.
Una fabbrica la cui storia si intreccia con quella del paese fatta di ferro e fuoco».
Tiziano Bertoli ha ricordato il sostegno della comunità col tavolo subito creato nel gennaio 2015,
assieme ai colleghi di Montirone e Ospitaletto, fino alla recente realizzazione del fondo anticrisi, 250mila
euro da Comune di Nave, Comunità montana, Provincia. Ciò che egli si augura, come se lo augurano i
lavoratori, da 276 diventati 158, è un futuro siderurgico come quello della sede di via Brescia, già fatta
ripartire da Feralpi, con due turni in agosto. Le speranze sono riposte nell' appetibilità del bando che
non fissa cifre per l' offerta di acquisto né per quella di affitto, «un' appetibilità che non lascia alibi ai
nostri imprenditori, alla cosiddetta siderurgia del nord che ha taciuto di fronte a una proposta turco­
tedesca», secondo Francesco Bertoli, leader della Fiom. Anche sul fronte della ricerca di
ammortizzatori non si mollerà. Lo ha ribadito Roberto Farina della segreteria Fim, visto che nuove
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13 settembre 2016
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possibilità si stanno delineando a livello nazionale nella discussione con i sindacati.
Il consigliere Cesare Frati ha mandato un pensiero anche ai poveri creditori che perderanno quasi l' 80
per cento, Luca Senestrari, ex sindaco, ha sollecitato ancora attenzione massima, fino alla soluzione
totale.
IMPEGNO HANNO promesso i politici a vario livello sulla questione degli ammortizzatori che interessa
anche i 190 di Ospitaletto passati a Esselunga che non riuscirà a bonificare e predisporre il polo
logistico in due anni e ha chiesto invano un anno in più di cassa integrazione.
o.
MAGDA BIGLIA
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13 settembre 2016
Pagina 7
Corriere della Sera (ed.
Brescia)
Economia di Settore
L' acquisizione
Alfa Acciai rinforza la filiera produttiva Suo il 70 per
cento della Tecnofil
Il gruppo siderurgico Alfa Acciai si rafforza,
acquisendo il 70 per cento della bresciana
Tecnofil, tra le più importanti trafilerie in Italia,
leader nella produzione di bandelle per l'
edilizia, trafilato zincato, filo ramato per il
settore automotive ed il comparto
elettrodomestici. Nata nel 1994 a Gottolengo, l'
azienda occupa attualmente centoventi
dipendenti in un moderno stabilimento di
40mila metri quadrati e ha volumi d' affari in
crescita: 40 milioni di euro nel 2015, che quest'
anno saliranno a 50 milioni. Negli anni ha
sviluppato la vocazione verso l' innovazione
dei processi produttivi e conta quattrocento
clienti tra Europa, America, Asia, Africa e
Oceania. «La proprietà di Tecnofil ­ si legge in
una nota ­ ha ritenuto di poter sviluppare
ulteriormente l' azienda unendosi ad Alfa
Acciai. La gestione dei cicli produttivi verrà
assicurata, in continuità, dall' attuale direzione,
che ha saputo sostenere lo sviluppo in questi
anni, e potrà beneficiare del pieno supporto
del management del gruppo Alfa Acciai».
L' acciaieria punta quindi ad una integrazione
di prodotti tra la vergella (materia prima
utilizzata da Tecnofil) e gli impianti di trafila. Lo
stabilimento di San Polo ­ che produce tondo
per cemento armato, vergella da rete e da
trafila dal 1962 ­ ha resistito alla grande crisi
iniziata nel 2009, non rinunciando al costante ammodernamento degli impianti. Il gruppo Alfa Acciai, ha
chiuso il 2015 con fatturato di 1,059 miliardi di euro ed un utile netto di oltre 10 milioni: prima della crisi
produceva 800mila tonnellate di vergella l' anno, mentre attualmente, dopo la scelta aziendale di
adeguare la produzione al consumo, produce solo 500mila tonnellate, «con ampia riserva di produzione
ed impianti competitivi e totalmente ammortizzati» si ricorda in una nota.
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13 settembre 2016
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Giornale di Brescia
Economia di Settore
Alfa Acciai rileva il 70% della Tecnofil ed entra nel
business del filo zincato
Obiettivo: diversificare e investire in produzioni a «valle». La guida resta al vecchio
management
BRESCIA. Integrazione delle produzioni a
valle. È la strada, per certi versi obbligata, che
stanno intraprendendo in questi anni molti
gruppi siderurgici italiani (e bresciani, tra
questi c' è ad esempio la Feral pi) con l'
obiettivo di diversificare (prodotti e mercati) e
soprattutto sviluppare sinergie.
L' ultima operazione in questo senso è stata
messa a segno da Alfa Acciai. Il colosso
italiano del tondo per cemento armato (con un
fatturato di un miliardo e 59 milioni, dati 2015),
ha annunciato di avere acquisito il 70% del
capitale della bresciana Tecnofil, realtà di
Gottolengo presieduta da Felice Zacco ed
oggi tra le principali trafilerie in Italia nel
trafilato zincato, nel filo ramato, cotto,
plastificato e bandelle, per applicazioni che
vanno dall' edilizia, all' elettrodomestico, fino
all' automotive.
La società di Gottolengo. La Tecnofil, venne
fondata nel 1994 da Angelo, Domenico e
Felice Zacco; occupa circa 120 dipendenti
nello stabilimento di circa 40.000 mq coperti di
Gottolengo. Un' azienda in salute ed in
crescita che nel 2015 ha registrato ricavi per
37,9 milioni (erano 36,7 del 2014), mentre le
previsioni per il 2016 sono di toccare i 50
milioni; il Mol nel 2015 è stato di 2,6 milioni;
reddito operativo di 490mila euro; l' utile nel 2015 è stato pari a 334mila euro in crescita rispetto ai
137mila euro.
La società di Gottolengo. La Tecnofil, venne fondata nel 1994 da Angelo, Domenico e Felice Zacco;
occupa circa 120 dipendenti nello stabilimento di circa 40.000 mq coperti di Gottolengo. Un' azienda in
salute ed in crescita che nel 2015 ha registrato ricavi per 37,9 milioni (erano 36,7 del 2014), mentre le
previsioni per il 2016 sono di toccare i 50 milioni; il Mol nel 2015 è stato di 2,6 milioni; reddito operativo
di 490mila euro; l' utile nel 2015 è stato pari a 334mila euro in crescita rispetto ai 137mila euro.
Investimento. Alla base della crescita del fatturato e dell' espansione nei mercati esteri di Tecnofil ci
sono i costanti investimenti in innova zione e la ricerca di soluzioni tailor­made declinate per infiniti
impieghi dei suoi 400 clienti tra Europa, America, Asia, Africa e Oceania. L' ultimo investimento sul sito
di Gottolengo è dello scorso anno (ed entrato a regime nel 2016): ovvero l' installazione ed il revamping
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13 settembre 2016
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Giornale di Brescia
Economia di Settore
del secondo impianto di zincatura che ha affiancato l' impianto esistente. Grazie al nuovo impianto la
società ha potuto introdurre anche lo zinco alluminio ampliando le referenze e quindi facendo il suo
ingresso nei settori dell' imballaggio, dell' agricoltura e dell' edilizia.
La partnership. In una nota Alfa Acciai spiega che la gestione dell' azienda di Gottolengo verrà
assicurata, in continuità, dall' attuale direzione (nel cda di Tecnofil accanto a Felice Zacco fino a ieri c'
erano Roberto Fenocchio, Simone, Andrea e Daniele Zacco), ma potrà beneficiare del pieno supporto
del management del gruppo Alfa Acciai.
Grandi le potenzialità delle sinergie a valle della parnership: la vergella prodotta da Alfa Acciai verrà
utilizzata dagli impianti di trafila della Tecnofil.
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ROBERTO RAGAZZI
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Messaggero Veneto
Economia di Settore
Il Consorzio tolmezzino: qui il lavoro aumenta
nessun capannone sfitto
Dati confortanti dalla mappatura eseguita dal Cosilt A tenere è il comparto industriale,
con 248 occupati in più
di Tanja Ariis wTOLMEZZO Le zone industriali
di Amaro, Tolmezzo Sud e Villa Santina
occupano oggi 3 mila 500 persone.
Lo segnalano il presidente del Cosilt
(Consorzio per lo sviluppo industriale di
Tolmezzo), Mario Gollino, e il suo direttore
Danilo Farinelli: lo dicono i dati della
mappatura eseguita per la prima volta dal
Consorzio sulle 205 aziende che operano in
tali aree e che proseguirà ora sul resto della
Carnia. Gollino e Fanelli evidenziano che, in
controtendenza rispetto ad altre aree del Friuli,
in Carnia il comparto industriale tiene.
Mostrano l' ultimo rapporto elaborato dalla Cisl
Alto Friuli sul fronte occupazionale: nel settore
industriale, senza l' ambito costruzioni, il saldo
triennale (dal 2013 al secondo trimestre del
2016) assunzioni/cessazioni in Carnia è
positivo con un + 248 unità. La dimensione
delle 205 aziende è varia: si va dalla grande
industria a medie e piccole industrie.
Automotive ha la dotazione massima raggiunta
finora in termini di organico: 900 lavoratori, di
cui 750 a tempo indeterminato e 150 con
contratti flessibili. A ottobre il Cosilt completerà
per essa un capannone industriale dotato di
innovativi impianti tecnologici per fanaleria di
alta gamma.
Tra le medie imprese Gollino e Fanelli citano l' esempio positivo della Gortani. L' azienda ha richiesto al
Cosilt collaborazione per ampliare di 10 mila mq il proprio capannone ad Amaro.
Oggi impiega 120 dipendenti e ne sono previsti altri 20. Da Amaro Gortani sta sbaragliando la
concorrenza, con i suoi innovativi serbatoi per l' enologia in acciaio inox, autoclavi di spumantizzazione
e vinificatori, inserendosi bene anche nel boom del prosecco. La cantina La Delizia di Casarsa ha
appena rinnovato tutti i suoi impianti di produzione con le vasche Gortani.
Una piccola azienda innovativa è Helica ad Amaro, che con le sue tecnologie avanzate nelle rilevazioni
geolocalizzate ha commesse dall' Europa, ma anche da India e Oman. Ha 30 dipendenti, quasi tutti
ingegneri, molte le donne. A Villa Santina indicano Villa Food: ha 15 dipendenti e sviluppato due
brevetti notevoli con l' Università di Udine relativi alla pastorizzazione a freddo e cottura sottovuoto a
bassa temperatura degli alimenti, allungando la conservazione del prodotto finito anche fino a 90 giorni
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13 settembre 2016
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Messaggero Veneto
Economia di Settore
senza conservanti e mantenendo intatti i sapori. Disponibili più di 100 ricette e monoporzioni. Le
commesse arrivano così da gestori di servizi mensa e ristorazione, linee aeree, alberghi, tant' è che
Villa Food, segnalano, ha chiesto al Cosilt altri due capannoni. «Noi ­ assicura Gollino ­non abbiamo un
solo capannone sfitto e stiamo ricevendo ancora nuove richieste di insediamento».
Altre tre aziende friulane sono interessate ad avviare attività in Carnia. Scade intanto il 19 settembre l'
indagine conoscitiva del Cosilt tra le aziende su 10 lotti urbanizzati di sua proprietà. Il capannone di
Coopca?È di interesse per il Cosilt,ma è imbrigliato nelle procedure legate alla nota vicenda.
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TANJA ARIIS
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13 settembre 2016
Pagina 9
Trentino
Economia di Settore
Mondini contro Provincia e Rurali
Maxi causa da 50 milioni di euro dell' imprenditore per il mancato rilancio del gruppo
industriale
TRENTO È una richiesta di risarcimento da 50
milioni di euro quella che l' imprenditore Paolo
Mondini, presidente della Mondini spa e vice
presidente dell' Unione commercio e turismo,
ha avanzato nei confronti della Provincia di
Trento e delle Rurali di Rovereto e Lavis. La
vicenda è emersa nelle ultime ore, con la
decisione della giunta provinciale di nominare
un proprio avvocato e resistere in giudizio.
Dalla delibera emerge anche il coinvolgimento
dei due istituti di credito che ­ secondo le
accuse di Mondini ­ non avrebbero sostenuto
la sua azienda in un piano di rilancio,
pregiudicando in questo modo l' intervento di
Trentino Sviluppo all' interno di un piano di
lease back sul capannone di Gardolo.
Da parte di Mondini ieri non è giunta nessuna
dichiarazione su una vicenda che si presta a
più chiavi di lettura: i telefoni dell' azienda
suonavano infatti a vuoto e l' imprenditore ­
raggiunto al telefono cellulare ­ ha detto
semplicemente di non essere intenzionato a
rilasciare alcuna dichiarazione.
I fatti oggetto della causa risalgono a un paio
di anni fa quando Mondini ­ in un momento di
particolare difficoltà per la sua azienda,
specializzata nella lavorazione e nella
distribuzione di prodotti siderurgici ­ ebbe una serie di incontri con il presidente della giunta provinciale,
Ugo Rossi, e con l' assessore all' industria, Alessandro Olivi. Ma anche se ci fossero state
rassicurazioni sull' intervento provinciale (attraverso Trentino Sviluppo) questo non si è comunque
realizzato. L' operazione Mondini infatti venne inserita in un piano di attività di Trentino Sviluppo, ma non
venne poi formalizzata in seguito al venire meno delle condizioni poste dalla società provinciale, tra cui
la fiducia delle banche.
Per questo ora Mondini parte all' attacco di Provincia e dei due istituti di credito che ­ a suo dire
ingiustamente, viste le garanzie che era in grado di fornire ­ non avrebbero appoggiato il rilancio
aziendale.
Una causa di cui colpisce l' entità (circa 50 milioni di euro) e che si può leggere in due modi: la mossa
di un' azienda che non ha più nulla da perdere, ma anche (fa intendere chi conosce bene Mondini) l'
attacco di un imprenditore al sistema del credito e alla gestione dei contributi pubblici. Ma la citazione a
giudizio è un atto giudiziario (e non politico) e sarà il tribunale quindi a ricostruire e valutare l' intera
vicenda. Primo appuntamento in aula il 4 ottobre.
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