Luglio 2007 Periodico di informazione del Consiglio Direttivo dell’Unione Nazionale Imprese di Comunicazione unicom Anno V - N°23 IN QUESTO NUMERO: Strategic planner. Una funzione essenziale Sped. in Abb. postale 45% - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 1 - FilialeI Padova dcB - A 2,00 In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio Postale di Padova Cmp detentore del conto per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa Con il moltiplicarsi delle forme e delle modalità di comunicazione, l’affermazione a la tutela della Marca richiedono più che mai un attento lavoro di coordinamento e grande attenzione alla coerenza a tutto campo. 6 Spagna Una crescita costante ed impetuosa Un’intervista a 360° a Giuseppe Tringali, AD di Publiespaña, sul momento di euforia che sta vivendo l’economia spagnola e sulle prospettive del mercato pubblicitario. 8 Pensierino laterale. Ricominciamo dal Bar Magenta Ricominciare a pensare in modo creativo, inserendo nel processo “produttivo” dell’agenzia il contributo dei knowledge-workers potrebbe risultare il fattore strategico di successo delle imprese di comunicazione. 12 Legge Lusetti. Un rimedio peggiore del male Si torna a parlare di Legge Lusetti, una norma pensata per dare trasparenza al mercato della pubblicità, che, non solo non risolve i problemi ai quali vorrebbe dare soluzione, ma che rischia di mettere in ginocchio le imprese di comunicazione. 20 Il clima aziendale valorizza le risorse umane Conoscere a fondo l’ambiente di lavoro ed il clima aziendale per ottimizzare il rapporto con e tra le risorse umane, un metodo che può dare frutti copiosi ed ottimizzare la performance complessiva dell’impresa. 26 EDITORIALE Raglio d’asino non sale al cielo I l vostro futuro può essere così (stacco musicale), o così (stacco musicale), oppure così (stacco musicale). Basta che vi decidete”. Questo superbo esempio di prosa è tratto dallo spot radiofonico che il Governo sta somministrando da un mesetto a questa parte agli italiani, nel quadro della campagna di informazione sulle nuove regole riguardanti il TFR. La guerra - non ufficialmente dichiarata, ma certamente in atto - al congiuntivo, alla consecutio temporum e, più in generale, a sintassi ed ortografia, prosegue con successo. Non bastavano gli sproloqui di protagonisti e conduttori di talk-show di serie B, l’eloquio fluente di esimi rappresentanti del mondo dello sport e di qualche pittoresco esemplare tratto dal serraglio della politica più ruspante: ci si doveva mettere anche il Governo, e, per di più, con il supporto - io pavento - di un copywriter. Una volta il mestiere di copy presupponeva un percorso formativo che doveva obbligatoriamente includere studi classici condotti con profitto. Non solo, ma l’assoluta padronanza della lingua italiana ed una proprietà lessicale a prova di bomba erano condizione basilare - ancorchè non esaustiva - per poter aspirare ad accedere alla professione. Eppure qualcuno, discettando sullo spot in questione, ha commentato: “Ma in fondo, questa è la lingua parlata dalle gente. Potrebbe essere un modo per farsi capire. Un “decidiate” piazzato lì a tradimento, tra una canzonetta idiota e gli strepiti di un dee-jay decerebrato, avrebbe probabilmente spiazzato l’italiano medio”. In quest’ultima affermazione c’è qualcosa di vero: gli italiani, o almeno la gran parte di essi, sono diventati “italiani medi” o, meglio ancora mediocri. Quando, alcuni anni anni orsono, Tullio De Mauro, denunciava con toni accorati e grande preoccupazione che un italiano su tre doveva essere considerato a tutti gli effetti analfabeta, molti gridarono all’esagerazione, altri lo accusarono di fare dell’inutile allarmismo, pochi si soffermarono a riflettere. Ma De Mauro aveva mille volte ragione. In un paese nel quale la diffusione dei giornali staziona da decenni a livelli da terzo mondo ed i libri (anche quelli acquistati insieme al quotidiano preferito) sono considerati alla stregua di complementi d’arredo, tutto può succedere. Anche che un padre di famiglia denunci una professoressa per aver imposto al suo pargolo - al fine di punirlo per essersi reso protagonista di un odioso episodio di bullismo ai danni di un compagno di classe - l’inaudita violenza di scrivere cento volte “sono un deficiente” (peraltro vergato, per cento volte, rigorosamente senza la “i”). E addirittura che il solerte genitore si imbatta in un Procuratore della Repubblica che, per l’incauta insegnante, non esiti ad invocare una pena detentiva. Rebus sic stantibus non è lecito meravigliarsi - nè tantomeno scandalizzarsi - per il fatto che, per un mese e più, nessuno tra coloro che del Governo fanno parte, si sia accorto dello svarione ed abbia ordinato la sospensione della programmazione. In altri Paesi - quelli che spesso quei signori citano come esempi di democrazia partecipativa compiuta - un rappresentante del Governo avrebbe presentato le sue scuse ai cittadini. Magari indossando un cappello a cono con le orecchie d’asino. Lorenzo Strona Presidente Unicom UNICOM SOMMARIO EDITORIALE • Raglio d’asino non sale al cielo di Lorenzo Strona UNICOM • Tre giorni ad Otranto L’Assemblea Generale Unicom • Le Agenzie Unicom trionfano al Premio Agorà • Vita associativa, brevi di cronaca, convegni e incontri IMPRESA • Strategic Planner. Una funzione essenziale di Alessandro Colesanti ATTUALITA’ • UPA. Malgara lascia. Sassoli Presidente INTERNAZIONALE • Spagna. Una crescita costante Intervista a Pippo Tringali 1 2 3 4 6 7 8 IL MESTIERE DI COMUNICARE’ • Un brand per volare in alto di Giorgio Tramontini • Il public speaking secondo M. Costanzo • Pensierino laterale. Ricominciamo dal Bar Magenta di Renato Sarli • La multicanalità per comunicare il territorio di Donatella Consolandi 11 12 DIRITTO E COMUNICAZIONE • Pack alimentare. Cambiano le regole di Fiammetta Malagoli 18 LEGGI E MERCATO • DDL Lusetti. Un rimedio peggiore del male di Lorenzo Strona OPINIONI • Lettera aperta al Sindaco di Roma di Francesco Miscioscia MANAGEMENT D’AGENZIA • Negoziare per crescere e innovare di Guido Nanni • Il clima aziendale valorizza le risorse umane di Rossella Tosto ONLINE • Anche in rete vince la multicanalità di Angela D’Amelio 10 14 20 23 24 26 28 PRODUZIONE • Torino e il Piemonte. Un set ideale 29 INCONTRI • Paolo Conte 30 LETTURE • Furio Garbagnati - Lei e loro • Magdi Allam - Viva Israele 2 / L’IMPRESA DI COMUNICAZIONE / N. 23 / 07 31 Tre giorni ad Otranto. L’Assemblea Generale Unicom Unanime e caloroso consenso ha riscosso l’articolata relazione del Presidente che ha aperto i lavori dell’Assemblea Generale dell’Associazione svoltasi ad Otranto il 25 maggio, durante la quale Lorenzo Strona ha fatto il punto sia sullo stato di avanzamento dei progetti in corso, sia sulla situazione del mercato della comunicazione. Nel corso della relazione il Presidente ha voluto, ancora una volta ringraziare il Direttore Paolo Romoli per i lunghi e proficui anni di collaborazione con l’Associazione, e Juma Jannelli, che per un decennio ha assolto impeccabilmente e con impegno alle funzioni di Tesoriere. Particolarmente toccante il saluto di Paolo Romoli al quale è stata tributata una meritatissima standing ovation. Esaurienti e documentate - e visibilmente apprezzate - sono state anche le relazioni dei Vicepresidenti Colesanti, Consolandi, Miscioscia e Vanacore, così come l’autopresentazione del nuovo Direttore Claudo Breno. Nel corso della giornata Francesco Ferro ha anche coordinato un primo incontro fra gli associati, propedeutico all’attività di confronto che si svilupperà nel quadro del progetto “Laboratorio delle conoscenze”, un’iniziativa particolarmente apprezzata dai partecipanti che non hanno mancato di fornire spunti, idee e preziosi suggerimenti. Molto apprezzata infine è stata la scelta della location - il Club Med di Otranto -, sia per la bellezza dell’ambiente sia per la qualità dei servizi riservati ai partecipanti e soprattutto, per l’impeccabile organizzazione, coordinata dalla Vicepresidente Donatella Consolandi, supportata dallo staff della Segreteria. L’elezione dei Probiviri e dei Revisori dei conti Nel corso dell’Assemblea sono stati eletti i nuovi componenti del collegio dei Probiviri (Roberto Amarotto, Roberto Cantiani e Alessandro Ubertis) e dei Revisori dei Conti (Franco Favettini, Vincenzo Niccoli e Andrea Zerbini). I lavori assembleari hanno contemplato anche la presentazione del Bilancio consuntivo dell’esercizio 2006 e del Bilancio di Previsione del 2007. Entrambi sono stati approvati all’unanimità. Un particolare ringraziamento all’amico Luca De Napoli, che, oltre a farsi carico dei rapporti con la stampa pugliese - che nei giorni dell’Assemblea ha pubblicato gli annunci della Campagna di comunicazione dell’Associazione - ha donato a tutti gli intervenuti un volume contenente le splendide immagini della meravigliosa terra di Puglia, che da anni realizza con passione. Un grazie sincero anche all’amico Sergio Annese di Zerouno che ha effettuato la videoregistrazione dei lavori assembleari. Le agenzie Unicom trionfano al Premio Agorà La ventesima edizione del Premio Agorà ha visto un’affermazione massiccia delle nostre Associate. Ai colleghi vincitori le più vive felicitazione da tutta l’Associazione. V i n c i t o r i N a z i o n a l i - O ro N a z i o n a l e Agenzia Ad-Venture - Pescara Cliente Del Verde - prodotto pasta A rg e n t o N a z i o n a l e Cat. Prodotti alimentari e dolciari Agenzia Boomerang LTV - Catania, Cliente Antonio Amato & C - prod. pasta Agenzia Fore di Torino, Cliente F.lli Carli, prodotto olio Categoria Automobili Agenzia Fore di Torino, Cliente Fiat Automobili Spa, prodotto Alfa Spider, 147, Gt 159 P re m i S p e c i a l i - A r g e n t o N a z i o n a l e Categoria Comunicazione Integrata Agenzia Ad.Venture - Pescara, Cliente Del Verde, prodotto pasta Categoria Under 26 Agenzia Carta e Matita - Milano Autopromozione Categoria Internet Agenzia Carta e Matita - Milano, per il migliore sito internet V i n c i t o r i R e g i o n a l i - O ro R e g i o n a l e Agenzia LDB di Bologna, Cliente Castel Guelfo Outlet Primo Assoluto di Categoria Area 1 – Liguria/Piemonte/Valle D’Aosta Agenzia Fore di Torino, Cliente Associazione Torino Citta Capitale Europea, Carta Musei 2007 Area 4 – Emilia Romagna/Marche Agenzia LDB di Bologna, cliente Castel Guelfo Outlet Agenzia Inside BTB di Ferrara, cliente 91° Nord, prodotto Agenzia di Servizi/Viaggi incentive e teambuilding Area 5 – Toscana/Umbria Agenzia OFG Adv di Milano, Cliente Toscana Gas, prodotto Toscana Gas Clienti Agenzia Ad.Venture di Pescara, Cliente Associazione Aquila Amici dei Musei, prodotto Mu6 - Il Giornale dei Musei D'Abruzzo 3 / L’IMPRESA DI COMUNICAZIONE / N. 23 / 07 UNICOM Vita associativa, brevi di cronaca, convegni e incontri E’ mancato Lillo Perri Domenica 1 luglio è mancato all’improvviso Lillo Perri, uno dei principali protagonist dell’editoria specializzata sulla comunicazione in Italia. Fondatore, con Gianni Muccini, 21 anni orsono del settimanale Pubblico e del mensile Pubblicità Domani, fu il primo a dare vita ad una newsletter quotidiana. E’ stato poi fondatore e amministratore delegato del Gruppo Pubblicità Italia, poi ceduto a VNU. Lillo Perri è stato anche autore e protagonista di diversi programmi televisivi e radiofonici sempre sul tema della comunicazione. Da un paio d’anni aveva messo in rete www.lilloperri.com, portale di opinione sulla pubblicità. Riportiamo la breve nota diffusa dal Presidente Strona in ricordo dell’amico Perri. Addio Lillo Ci siamo visti per l’ultima volta venerdi scorso a Cannes, abbiamo commentato gli ormai consueti “trionfi” dell’advertising italiana sulla Croisette, abbiamo scherzato amaramente su questo nostro “mestiere” sempre più difficile da interpretare. La notizia della tua scomparsa, giunta come un fulmine a ciel sereno nel pomeriggio di domenica, mi ha colto di sorpresa e mi ha addolorato profondamente. Con te se ne va un pezzo di storia della comunicazione italiana, che tu hai seguito e studiato con passione, che hai commentato nella sua evoluzione con impegno, senza risparmiare critiche e reprimende e, soprattutto, senza deferenze per “quelli che contano”. Nell’impegno di ogni giorno ti sei fatto guidare sempre e solo dall’istinto, dalla tua lucida intelligenza e da quel tuo caratteraccio, segno inequivocabile di una indipendenza di giudizio autentica e non di facciata, profondamente diverso, in questo, dai molti tuoi colleghi, forti coi deboli e deboli coi forti. Addio Lillo, mi mancherai. Lorenzo Strona Unicom protagonista al Festival dell'Insubria. Sabato 9 giugno, il Presidente Unicom Lorenzo Strona e la Vicepresidente Donatella Consolandi hanno presentato la ricerca "La comunicazione dei prodotti tipici in Italia" nel corso di un convegno organizzato a Varese nell'ambito del Festival dell'Insubria. Alla manifestazione hanno partecipato il Sindaco di Varese Attilio Fontana, l'Assessore 4 / L’IMPRESA DI COMUNICAZIONE / N. 23 / 07 provinciale all'Agricoltura Bruno Specchiarelli, il Presidente dell'API Franco Colombo, nonché i rappresentanti della Camera di Commercio di Varese e gli esponenti delle maggiori associazioni di categoria del settore agroalimentare. Il pubblico, costituito da imprenditori e comunicatori, ha apprezzato la presentazione della ricerca ed ha pienamente condiviso le indicazioni di Strona sulle iniziative da intraprendere a sostegno di un settore sempre più strategico per l'economia del Paese. A Padova l’incontro con le agenzie del Triveneto Il 6 luglio, organizzato dal consigliere Renato Sarli, si è tenuto a Padova l’incontro del Presidente Strona, accompagnato dalla Vicepresidente Donatella Consolandi e dal Direttore Claudio Breno con le Imprese di comunicazione del Nord-Est. Il meeting, a cui hanno partecipato oltre ad Associate UNICOM anche agenzie indipendenti, è stato l’occasione per fare il punto sulla realizzazione del programma varato dall’attuale Consiglio Direttivo con particolare riferimento alle iniziative istituzionali a salvaguardia degli interessi della professione, ai rapporti internazionali ed a quelli con gli altri enti interassociativi, sottolineando il costante impegno di UNICOM a supporto delle Imprese di comunicazione in questo particolare momento economico. Who’s who in Italy 2007 Edition Pubblicata da poche settimane, ha già avuto uno strepitoso successo. La ventesima edizione dell’opera conferma ancora una volta la sete di informazioni aggiornate e sicure che hanno le imprese italiane e internazionali. Infatti, WHO’S WHO IN ITALY 2007 Ed. presenta nei primi due volumi le biografie complete di 6.700 personaggi, mentre il terzo volume presenta 4.500 Aziende, Istituzioni ed associazioni (tra cui Unicom), delle quali vengono date notizie sulle origini, la storia, le strategie, i progetti, le potenzialità e la filosofia che contraddistinguono la loro attività. Oltre che nell’edizione cartacea in 3 volumi, la guida è interamente consultabile, gratuitamente, nel portale (www.whoswho.eu) dove sono riversati 22.000 profili personali e 9.000 di aziende. L’opera è disponibile presso l’Editore (Who’s Who in Italy, tel. 0266503014 – whoswhogc@attglobal. net) in due versioni: con copertina rilegata in lino (Euro 320,00) e in pelle (Euro 420,00). Sconto speciale per le associate Unicom. Presentata la ricerca “Salute e Benessere” Il 5 Luglio, presso la sede UNICOM è stata presentata ai giornalisti ed alle Associate la ricerca “SALUTE E BENESSERE”, patrocinata da Unicom e commissionata da WinchComm alla società di Web Market Research Q’MARK. La ricerca è stata svolta selezionando in modalità casuale sul web un campione di 1000 utenti rappresentativi della popolazione italiana tra i 18 e i 54 anni e rappresenta un’efficace sintesi che fornisce utili informazioni operative alle imprese di comunicazione che operano nel settore particolarmente attuale del Wellness. Ordini Professionali e comunicazione Workshop a Foggia Red Hot di Foggia ha organizzato un workshop sulla comunicazione degli Ordini Professionali, alla luce della legge Bersani e della liberalizzazione della pubblicità per le professioni. Patrocinato dall’Ordine dei Dottori Commercialisti e dal Collegio dei Ragionieri Commercialisti di Melfi, l’incontro ha ospitato l’intervenuto dell’avv. Fiammetta Malagoli, consulente legale di Unicom, che ha commentato la legge Bersani e lo scenario giuridico successivo all’abrogazione del divieto di pubblicità. Cristina Romano di Red Hot ha sottolineato l’importanza della comunicazione istituzionale ed interna, nonché elencato le esigenze di comunicazione dei Commercialisti e dei loro Ordini. Lorenzo Trigiani, A.D. di Red Hot, ha concluso i lavori con un brillante intervento sull’importanza del comunicare ed i partecipanti hanno dimostrato interesse per l’attualità degli argomenti trattati e le prospettive che si aprono alle Agenzie nel nuovo settore. Salone “Dal dire al fare” Il 27-28 settembre 2007 presso l'Università IULM di Milano si terrà la terza edizione di “Dal dire al fare”, il Salone della Responsabilità Sociale d'Impresa. Patrocinato da UNICOM, il Salone è un appuntamento tradizionale per le imprese, gli enti e le organizzazioni non profit che vogliono scambiare informazioni, creare nuove opportunità di collaborazione e conoscere le più interessanti iniziative di Responsabilità Sociale. L’edizione 2007 punterà sui vantaggi concreti dell'agire responsabile e darà vita a iniziative per favorire il dialogo tra espositori e visitatori e far conoscere le buone prassi ma anche i risultati ottenuti, le strategie di comunicazione adottate, la cultura responsabile alla base dell’etica di ogni impresa. IMPRESA Alessandro Colesanti - [email protected] Strategic planner. Una funzione essenziale Con il moltiplicarsi delle forme e delle modalità di comunicazione, l’affermazione a la tutela della Marca richiedono più che mai un attento lavoro di coordinamento e grande attenzione alla coerenza a tutto campo. Quando molti anni fa ho avuto la fortuna di entrare nel mondo del marketing e della comunicazione da uno dei 3-4 portoni principali di allora (tale infatti poteva essere definita la mitica Procter), le grandi agenzie internazionali avevano al loro interno reparti che oggi non esistono più, essendo stati gradualmente soppressi o esternalizzati. Uno di essi, ritenuto vero fiore all’occhiello, era il marketing (in realtà si trattava di qualcosa di più simile al market research) che analizzava e talvolta realizzava in proprio varie tipologie di studi di mercato, per fornire indicazioni autorevoli ai fini della corretta strategia pubblicitaria da adottare per questa o quella Marca. Il lavoro degli specialisti di detto reparto forniva le basi sia razionali che emotive della copy strategy che poi l’account redigeva e sottoponeva, prima di passarla ai creativi, all’approvazione del product manager del cliente. Quest’ultimo però restava la figura centrale del prodotto o della marca: stratega, coordinatore di tutte le azioni ATL e BTL, nonchè garante della loro coerenza. Da quegli anni è passata molta acqua sotto i ponti, tantissime cose sono cambiate e, occorre riconoscerlo, stare sul mercato è diventato assai più difficile per clienti e agenzie. I long range plans sono diventati assai più short, quelle che in passato sarebbero state considerate solo tattiche, non di rado oggi assurgono al rango di strategie e, altro cambiamento epocale, le tecniche e gli strumenti della comunicazione e della promozione si sono moltiplicati. Tra i tanti aspetti del processo evolutivo, prima lento e poi sempre più accelerato, che ha caratterizzato mercato e marketing, due fatti mi sembrano meritevoli di qualche riflessione. Mi riferisco da un lato alla nascita e alla affermazione nelle agenzie di pubblicità della figura dello strategic planner e dall’altro alla crescente parcellizzazione della gestione della comunicazione frutto dell’e- 6 / L’IMPRESA DI COMUNICAZIONE / N. 23 / 07 norme allargamento di quest’area. Lo strategic planner, che ha ereditato ampliandole le funzioni del marketing man di agenzia di una volta, in estrema sintesi si colloca tra account e creativi con il compito di raccogliere, studiare ed elaborare una infinita gamma di dati e informazioni per costruire, in base ad esse la brand vision che deve ispirare tutte le attività a sostegno di un determinato prodotto/marca. Questo ruolo, che fino a non molti anni fa le aziende tenevano quasi interamente al proprio interno, affidandolo al product manager, è stato gradualmente esternalizzato ricorrendo in una prima fase a consulenti di varia estrazione, non importa se a libro paga dell’azienda o dell’agenzia, e poi delegandolo quasi in toto all’agenzia di pubblicità. Francamente sorprende un po’ che l’outsourcing della funzione strategica della comunicazione sia maturata proprio mentre tale funzione si rivelava giorno dopo giorno sempre più cruciale , complessa, sfaccettata e ricca anche di implicazioni spiccatamente creative. Certo la scelta in sè ha una sua logica, perché così facendo l’azienda alleggerisce una funzione interna diventata troppo impegnativa, si apre ai contributi esterni più liberi nel pensiero e meno condizionati da una cultura inevitabilmente troppo monoprodotto, sfrutta gli specialisti addestrati ad hoc nelle agenzie dove la creatività trova il suo habitat naturale meglio che presso il cliente. Tutto bene quindi se non fosse che parallelamente anche il mondo delle agenzie è andato mutando senza peraltro avere ancora trovato degli assetti definitivi. Infatti, mentre nasceva e si affermava il ruolo dello strategic planner, l’agenzia generalista perdeva terreno e autorevolezza di fronte all’allargamento dell’area della comunicazione che la vede sempre più affiancata, o forse sarebbe più giusto dire accerchiata, da numerose altre strutture specializzate in campi assolutamente nuovi spuntati negli ultimi anni. Chi avrebbe mai detto che si sarebbe arrivati agli specialisti solo di product placement, di viral e ninja marketing, di comunicazione etnica o quant’altro? Sta di fatto che ognuno di questi specialisti - e le marche, soprattutto le maggiori ne utilizzano molti - si fa portatore di un suo “vangelo” conoscendo a menadito la propria “nicchia”, ma spesso assai meno bene la comunicazione in generale. E’ un proliferare di strategie e soprattutto di tattiche che, facendosi forti dei risultati da ottenere in tempi brevi nelle vendite e nella capacità di condizionare il consumatore finale, non di rado impongono interventi dettati solo dall’utilizzo ottimale della tecnica o dello strumento senza troppo preoccuparsi che coincidano con la strategia generale del brand. Da qui un problema di coordinamento e di tutela dell’immagine autentica della Marca che rischiano di venire sacrificati in nome della performance attesa dall’impiego dello specifico strumento di comunicazione. Una criticità accentuata dal fatto che lo strategic planner, che dovrebbe svolgere funzioni di brand guardian, di norma resta confinato presso l’agenzia generalista, senza possibilità di intervenire e guidare fattivamente tutte le azioni sviluppate nell’intero territorio della Marca. E’ un film già visto che si ripropone oggi con le nuove galassie “multiutility” create dai gruppi internazionali della comunicazione. Già negli anni ’70 avevamo assistito alla nascita di strutture specializzate satelliti, allora, della grande agenzia generalista, la quale avrebbe dovuto svolgere e garantire il coordinamento strategico. Un tentativo in buona parte abortito perché il coordinamento e la coerenza strategica si fermavano alle intenzioni superate dalle esigenze di funzionamento di centri di profitto indipendenti quali erano le singole strutture. Oggi l’emergenza è ben maggiore perché alle poche specializzazioni di allora se ne sono aggiunte tantissime altre e, di fronte a una gestione sempre più parcellizzata delle attività di comunicazione, il coordinamento è diventato in effetti ancora più difficile. In tale contesto le aziende si trovano esposte per le loro Marche a due pericoli: 1) perdere per una parte non indifferente la guida effettiva di una leva fondamentale del marketing quale è la strategia di comunicazione; 2) rinunciare a un coordinamento serrato e fortemente coerente come esigerebbe invece la moltiplicazione delle attività di comunicazione. Importante sarebbe almeno rendersene conto, rafforzando il ruolo strategico al proprio interno e chiedendo massimo impegno e “terzietà” in tal senso all’agenzia generalista che ritornerebbe così ad avere quella funzione centrale che è andata perdendo. Alessandro Colesanti Vicepresidente Unicom ATTUALITA’ UPA. Malgara lascia, Sassoli presidente. Cambio al vertice di UPA. Dopo ventitrè anni alla guida dell’Associazione degli Utenti, Giulio Malgara passa il testimone a Lorenzo Sassoli de Bianchi, un imprenditore illuminato e capace, fortemente impegnato a rilanciare la comunicazione italiana, partendo dai medi imprenditori, troppo spesso lontani dalla cultura della comunicazione come fattore strategico di successo per l’impresa. Probabilmente Giulio Malgara si arrabbia quando legge che con lui se ne va un pezzo di storia della comunicazione italiana - o, meglio, della pubblicità - come ha sempre preferito chiamarla. Si arrabbia perchè non ha nessuna intenzione di lasciare la trincea nella quale si è cimentato per tutta la vita: quella dell’impresa fortemente orientata al marketing e alla comunicazione e, perchè no?, anche quella dell’UPA, l’Associazione che ha fatto grande e di cui ha assunto la presidenza onoraria. Qualche giorno fa, nell’imminenza dell’annuncio ufficiale del cambio della guardia, Giulio mi diceva che lascia UPA in ottime mani. E, avendo avuto modo di incontrare il nuovo Presidente Sassoli de Bianchi, mi sono reso conto che le dichiarazioni di Malgara non erano semplicente un atto dovuto, ma il frutto di un’autentica convinzione. Credo che con Sassoli de Bianchi potremo lavorare proficuamente. Sono molti infatti i temi sui quali ci siamo trovati in sintonia: la necessità di affrontare seriamente la vexata quaestio delle gare, l’urgenza di far crescere il mercato mettendo in essere iniziative mirate a far lievitare il numero delle imprese utenti, l’impegno a diffondere, anche nell’ambito della media e della piccola impresa, la cultura della comunicazione come fattore strategico di successo, l’importanza di far fronte comune rispetto ad iniziative legislative punitive per il nostro comparto. Auguri quindi di buon lavoro a Lorenzo Sassoli de Bianchi ed un arrivederci a Giulio Malgara, con i più sinceri ringraziamenti per il grande lavoro svolto a favore della comunicazione italiana. Lorenzo Sassoli de Bianchi Presidente UPA Nato a Parigi nel 1952. E’ sposato con un figlio. Si è laureato in Medicina e Chirurgia e specializzato in Neurologia. Dopo alcuni anni di lavoro presso l’Istituto di Neurologia dell’Universita’ di Bologna ha assunto la responsabilità gestionale della Buton, azienda di famiglia, ricoprendo il ruolo di Amministratore Delegato fino alla cessione della stessa alla multinazionale Grand Metropolitan. Da allora ha iniziato un’attività imprenditoriale autonoma fondando la Valsoia azienda specializzata nella produzione di alimenti a base di soia. La Valsoia è quotata al mercato Expandi. Sassoli ne e’ l’azionista di maggioranza. In Buton prima e successivamente in Valsoia si è dimostrato sempre convinto sostenitore del ruolo della pubblicita’ come elemento indispensabile per la creazione dei valori di marca. Sassoli ricopre diversi incarichi associativi e pubblici: - E’ Presidente del MAMbo, il museo d’arte moderna di Bologna. - E’ membro del Consiglio di Indirizzo della Fondazione del Monte di Bologna. Lorenzo Strona Presidente Unicom 7 / L’IMPRESA DI COMUNICAZIONE / N. 23 / 07 INTERNAZIONALE Spagna. Una crescita costante ed impetuosa. Un’intervista a 360° a Giuseppe Tringali, AD di Publiespaña, sul momento di euforia che sta vivendo l’economia spagnola e sulle prospettive del mercato pubblicitario. Dr. Tringali, qual é stato il trend dell’economia spagnola negli ultimi anni? La Spagna negli ultimi dieci anni ha vissuto e continua a vivere una situazione economica particolarmente positiva. A metá degli anni ’90 la pressione per poter rientrare nei parametri di Maastricht ha spinto il governo a contenere la spesa pubblica, a ridurre la pressione fiscale per rilanciare i consumi ed a sfruttare i fondi europei per la costruzione di infrastrutture (porti, aeroporti, autostrade). Negli ultimi anni ha avuto un grande impulso il settore delle costruzioni sia a livello industriale che residenziale. Il basso tasso d’interesse e l’ampia offerta di dimore fá si che l’85% delle famiglie faccia ricorso al sistema ipotecario per l’acquisto di una casa. Il trend del Pil negli ultimi dieci anni é sempre stato positivo anche se con naturali oscillazioni: nel ’96 è cresciuto del 2,7% raggiungendo nel 2000 il 5%. Dopo la crisi degli anni 2001-2002 il prodotto interno lordo ha ripreso la crescita attestandosi nel 2006 al 3,9%. Giuseppe Tringali - AD Publiespaña Come si presenta il mercato imprenditoriale spagnolo? La struttura del mercato imprenditoriale spagnolo é fortemente concentrata: é concentrata la distribuzione con grandi marche na- 8 / L’IMPRESA DI COMUNICAZIONE / N. 23 / 07 zionali come El Corte Inglés e Mercadona, come le francesi Carrefour o Al Campo (Auchan) o la tedesca Lidl. É concentrato il mercato bancario con tre grandi gruppi nazionali come il Banco Santander, BBVA e il Banco Popular e molte Casse di Risparmio che peró hanno una configurazione pubblica e regionale. Vi é anche una grande concentrazione nel settore delle telecomunicazioni dove tre grandi operatori si dividono il mercato: Telefonica, Vodafone e Orange. Una forte concentrazione appare anche nel settore delle auto dove peraltro non esistono marche spagnole. La Spagna quindi, nel complesso, ha un tessuto industriale di grandi multinazionali, poche medie aziende nazionali che si sono sviluppate soprattutto nell’area del largo consumo e poche piccole aziende. Le multinazionali, spagnole e straniere, rappresentano circa l’80% del mercato pubblicitario televisivo. E il mercato pubblicitario? L’andamento mercato pubblicitario é stato simile a quello economico, peró con dei picchi che hanno portato a raggiungere, nel periodo dal ’96 al 2000, crescite con punte del 18%, seguite da una forte caduta, nel 20012002, e da un sucessivo recupero, nel 2003, con crescite fino al 10%. Nel 2006 il mercato si attestato ad un +7%. I settori che, soprattutto nell’ultimo periodo, hanno piú contribuito a questa crescita sono stati: le telecomunicazioni, anche se con uno o due anni di ritardo rispetto al mercato italiano, le auto e la finanza. Questi settori oggi sono considerati alla stregua di settori di largo consumo. Per quanto riguarda i mezzi notiamo, per l’editoria, un andamento non positivo, in particolare per i periodici, con un continuo decremento degli indici di lettura. Per la radio e le affissioni i risultati sono fluttuanti con momenti di crescita che si alternano a periodi flat. Infine Internet presenta incrementi percentuali interessanti, ma con volumi ancora ri- dotti sia in termini di penetrazione che di fatturazione. Com’é l’andamento della Televisione? La televisione fa la parte del leone con una crescita costante che la vede passare dal 39% di quota del 1996, al 44,5%, dello scorso anno 2006. La quota del 2006 va calcolata su un fatturato di advertising classico di oltre 7.000 milioni di euro. Il settore televisivo spagnolo é composto da molti attori: 2 tv pubbliche, 16 tv regionali pubbliche, 2 tv private (Antena 3 e Telecinco°), una tv via cavo (ONO), una tv via satellite (Digital Plus) e 2 sindication di tv locali, alle quali si aggiungono singole tv locali. Questo panorama si é arricchito, da un anno e mezzo, di altre presenze che sono due tv analogiche nazionali, la Cuatro e la Sexta, piú le televisioni tematiche del digitale terrestre. É importante sottolineare come a questa maggiore quantitá di mezzi non corrisponda una maggiore offerta pubblicitaria, in quanto l’audience della pubblicitá rimane uguale nel suo totale e tende alla frammentazione. Quindi nel rapporto domanda-offerta, in questo panorama, detenere una posizione di leader aumenta il proprio valore relativo. Che posizione ha Telecinco quindi in questo scenario? In questo panorama Telecinco é appunto la televisione leader (vedi tabella 1), e si é ritagliata questa posizione privilegiata sia negli ascolti che nel fatturato. Negli ascolti é l’unica televisione con un’audience superiore al 20% e in fatturato, attraverso le concessionarie Publiespaña e Publimedia, ha conseguito un incremento del 68% tra il 2003 e il 2006 e, dalla sua quotazione in Borsa (nel 2004), ha messo a segno un incremento del 48,5% (negli ultimi 3 anni). Incrementi dunque ben superiori alla crescita totale del mercato pubblicitario nel suo complesso e del mercato televisivo in particolare. Nel 2006 i suoi competitors diretti non sono riusciti ad aumentare il loro fatturato (è il caso di Antena 3) o hanno sofferto una diminuzione (Televisión Española). Per quanto riguarda l’ascolto Telecinco é alla ricerca continua del miglior profilo commerciale e della massima intergrazione della pubblicitá nei programmi. Circa l’offerta commerciale Publiespaña ha introdotto una grande innovazione passando da una vendita a costo per Grp’s generico, simile alla vendita di un prodotto commodity, a una politica fatta di molteplici prodotti. Ogni prodotto della concessionaria Publiespaña, infatti, vive di proprie caratteristiche che possono essere: di qualitá (ad es. break piú corti con countdown), di servizio o creative, come le Iniziative Speciali. Proprio le Iniziative Speciali hanno rappresentato una importante voce di crescita negli ultimi cinque anni. I risultati sono stati frutto di un grande lavoro di squadra tra chi gestisce i contenuti e chi mol, la piú grande impresa di produzione del mondo. Sapere di essere una televisione commerciale, di dover essere vicini agli investitori, di dover interpretarne e anticiparne le esigenze, di dover rispondere con i migliori prodotti pubblicitari, i piú creativi, innovativi ed impattanti, fa sì che la nostra televisione e la nostra concessionaria, continueranno incessantemente a migliorare e ad innovare. E questa è la strada maestra per mantenere e consolidare la leadership. 2. Le quote di mercato televivo in Spagna. Telecinco con il 20,3% è leader incontrastata 1. Quota di mercato TV (Genn. - Dic. 2006) gestisce la pubblicitá, sviluppando il fatturato che é passato da 59 milioni di euro del 2002 a 145 milioni di euro del 2006, un 15% sopra il totale della fatturazione. É importante specificare che le Iniziative Speciali hanno consentito a Publiespaña di relazionarsi ancora piú strettamente con gli attori del mercato: centrali media, agenzie e clienti per apportare la propria esperienza e la propria creativitá nella strategia di comunicazione delle varie marche . Un ruolo importante in questi anni ha avuto anche Publimedia, la seconda concessionaria del gruppo, che si occupa di sviluppare mezzi alternativi, propri o di terzi, e che negli ultimi due anni sta concentrandosi nella sperimentazione delle nuove tecnologie, come ad esempio: Internet, la veicolazione di contenuti attraverso il cellulare, nuovi media in luoghi pubblici (per esempio le televisioni nelle metropolitane di Madrid e Barcellona) e la gestione pubblicitaria del canale via cavo ONO. Questi sono tutti mezzi che potranno aggiungere opportunitá di sviluppo al gruppo in quanto, non solo non sottrarranno audience e pubblicitá al core business, ma sommeranno nuovi investimenti che verranno dal BDL in quanto le nuove tecnolgie sicuramente sostituiranno i vecchi strumenti del marketing diretto. 3. Evoluzione del fatturato del Grupo Publiespaña Come sará il 2007? Lo scenario descritto fino al 2006 continua e continuerá almeno per il primo semestre del 2007. L’economia continuerá a crescere in maniera positiva nonostante l’ipotesi dell’aumento del tasso d’interesse al 4%, che tuttavia rimane ancora molto basso, se si pensa che nel ’96 era dell’11%. Il mercato della pubblicitá continuerá a vivere un trend positivo . Telecinco ha iniziato il 2007, ancora una volta, come unica televisione in crescita conseguendo, nel primo trimestre, un incremento del 8,4% e l’augurio é che, sempre con il massimo impegno, l’azienda possa proseguire nei prossimi mesi positivamente. L’anno 2007 sará sicuramente un anno di iniziative e di sfide tra le quali una appena vinta, avendo partecipato Telecinco, con Mediaset e altri partner, nell’acquisto di Ende- 4. Il panorama tecnologico del Gruppo Publimedia 9 / L’IMPRESA DI COMUNICAZIONE / N. 23 / 07 IL MESTIERE DI COMUNICARE Un brand. Per volare in alto Alla Camera di Commercio di Torino si è tenuto un convegno sui brand piemontesi che ha dato origine ad un bel volume dedicato alla tante marche operanti in quest’area. Naturale che chi comunica veda nell’affermazione del brand un po’ del proprio ruolo, ed è certamente giusto stimolare l’impresa a scegliere percorsi di business che permettano nel tempo di accreditare immagine, prodotti e servizi nella dimensione della “marca”, anche se questo comporta impegni che rappresentano costi e strategie ben al di là della semplice presenza in un comparto industriale o commerciale. Ogni giorno, noi che facciamo questo mestiere dibattiamo l’argomento con molte realtà imprenditoriali; per quanto mi riguarda, le possibili obiezioni partono spesso dagli aspetti economici, che giocoforza influiscono sui bilanci, per non parlare delle necessità di messa a punto qualitativa e di immagine dell’attività in questione. Rubo all’amico Saffirio il crudele confronto che nel corso della presentazione ha espresso sulla differenza dell’essere o non essere brand: “se non c’è brand son solo capannoni…”. Vero, ed è giusto che sia finalmente una Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura ad occuparsi di scuotere l’imprenditoria nella costruzione di identità credibili, perché quando siamo noi a farlo siamo ritenuti troppo interessati per essere ascoltati. Anche se sappiamo bene quanto impegno costa alle nostre strutture portare acqua al mulino dell’identità, della credibilità, dell’autorità di marca per chi non le possiede ma, magari obtorto collo, dovrebbe averle per crescere e prosperare. Una riluttanza che spesso crea barriere invalicabili, al punto di farci gettare la spugna. E questo dopo infiniti esempi sul successo dell’impresa che ha ritenuto indispensabile dare valore a un logo, un simbolo, una firma, diffondendo e creando ricordo non solo con il frutto del proprio lavoro, ma anche con la comunicazione. Con la parola comunicazione tutto diventa roseo: un termine magico che purtroppo ha oggi un sacco di significati, forse troppi. Si va dalla cronaca rosa alle PR, dalle telepromozioni al direct marketing, dalla sponsorizzazione del Festival di San Remo alla fiera del cetriolo, ai volantini porta a porta, Mike Bongiorno, punto vendita, web, grandi e microscopici eventi, “notizie dalle aziende”, product placement nei film. In fondo in fondo c’è anche l’advertising, ma è roba vecchia, e poi 10 / L’IMPRESA DI COMUNICAZIONE / N. 23 / 07 costa un sacco. Così, il nostro riluttante imprenditore può scegliere come risparmiare per non diventare mai marca, tanto più che oggi trovi gente che ti fa un sito a meno di mille Euro, mentre ci sono imprese che spendono anche trecento volte tanto per un sito da cristiani. Quanto dovrà impiegare il nostro "capitano d'azienda" per arrivare a capire che dietro al termine comunicazione si annida con crescente frequenza il bidonista travestito da esperto di settore? E quanti settori, poi. Nelle città del nostro millennio ci sono tipetti che si spacciano per promoter. Li trovi un po’ dappertutto: convincono commercianti, gestori di locali, servizi aperti al pubblico eccetera a sganciare una percentuale sul giro di affari e convogliano una marea di consumatori per un po’ di tempo; il cliente si entusiasma e investe per far fronte alla carica, poi comincia il taccheggio: se non ci sta via tutti e quello chiude, oppure un mattino arriva e trova i pompieri. Anche questi sono comunicatori: specializzati nel passaparola, abili parlatori, cialtroni insomma. Ma gli esempi non necessariamente sono così estremi, anzi a volte scopri gente che sa fare anche bene le proprie cose, fin quando un bel giorno l’agenzia di PR incappa in un polposo budget pubblicitario. Allora ha tre scelte: lascia che si interpelli un’agenzia di pubblicità (possibilmente amica), oppure cerca di convincere il cliente che con tutti quei soldi tutti i giornali d’Italia parleranno bene di lui per dieci anni. Ma spesso accade che, come per magia, da loro immagine e pubblicità sono pane quotidiano e “dammi il budget che ci penso io”. Nasce così un nuovo concorrente. Irresistibile ambizione, quella del brand. Da troppe parti arriva la promessa di successo, e quel signore riluttante dovrebbe essere più cauto ad aprire il borsellino per investire qualche spicciolo in azioni inutili, e scegliere con molta attenzione a chi affidare l’incarico per dare voce alla propria mission. La comunicazione, poverina, quando funziona è una potenza senza confronti. Nel bene e nel male. Lo sanno di certo quei due di Google, che pare valga oggi sessanta miliardi di dollari. Lo sapeva anche bene il famigerato Adolf, che con il suo brand ha sconvolto il mondo. Non demonizziamo la comunicazione, anzi: affidiamole cose importanti, facciamole creare un brand d’aiuto a tutti, che permetta di cambiare ciò che non ci piace. A questo proposito mi è venuta un’idea che sa di delirio, ma che sarebbe bello veder partire. Anzi, chi vuole può partecipare, in qualsiasi modo gli passi per la testa: forza comunicatori, datevi da fare! Vediamo se riusciamo tutti insieme a combattere in ogni parte del mondo, con tutte le lingue conosciute e con ogni mezzo a nostra disposizione una guerra epocale usando l’arma più potente del mondo: la comunicazione. Dichiariamo GUERRA ALLA GUERRA. Se vi fa ridere peccato, ma se vi sfrucuglia da fare ce n’è tanto, per chi conosce questo mestiere, a qualsiasi settore appartenga e, come sempre più sovente accade, “a gratis”... Ma se funzionasse almeno un po’ ci guadagnerebbe il mondo intero: creiamo un brand e applichiamolo a loghi, portali, siti, messaggi, spot, poster, gift, promotion, eventi, direct, convegni, audio, video, e chi più ne ha... Chi ci sta? Giorgio Tramontini [email protected] DICHIARAZIONE DI GUERRA ALLA GUERRA Con il pretesto di dare equilibrio all’umanità, l’uomo ha sempre demandato alla forza il compito di garantire stabilità e benessere di chi è più potente. Per secoli anzichè premiare dialogo, intesa, comprensione, si è preferito combattere con l’obiettivo di reprimere, eliminare, vincere, ogni possibile nemico: per razza, religione o semplicemente potere. Guerra dunque anzichè comunicazione. Oggi la comunicazione ha raggiunto la dimensione ideale per dichiarare guerra alla guerra grazie alle straordinarie armi di cui dispone, basta metterle in azione. Se sapremo farlo questa potrebbe essere l’ultima battaglia. Il “public speaking” secondo Maurizio Costanzo Per gli uomini d’impresa, comunicatori inclusi, è fondamentale saper comunicare efficacemente ad una platea. Da anni Maurizio Costanzo insegna, con impegno e passione, ad imprenditori, uomini d’affari e neofiti della tv a comunicare davanti ad un uditorio. In tv e non solo. “La comunicazione non è un vezzo, ma una necessità. E’ un concetto di non facile comprensione che noi però ostinatamente continuiamo a proporre. Comunicare significa stabilire una catena di relazioni e anche individuare aziende o personaggi che siano sulla nostra lunghezza d’onda. I corsi di “public speaking” che da circa venti anni con alcuni miei collaboratori ho fatto e sto facendo rappresentano anche un tentati- vo di “cucire addosso” ad una persona il suo modo di comunicare.” Maurizio Costanzo La Maurizio Costanzo Comunicazione, avvalendosi in esclusiva del contributo di Maurizio Costanzo, ideatore e sviluppatore di un esclusivo sistema metodologico di preparazione professionale, opera nel campo della formazione con training mirati sulla comunicazione. Tali training si concentrano sul public speaking e sul media training cioè sulla migliore organizzazione dei contenuti, sulle forme espressive e sulle modalità degli interventi in pubblico. Focus L’intervento di formazione si sviluppa sui due seguenti livelli: 1. messa a punto degli argomenti/messaggi aziendali da trasferire all’esterno ed ai diversi target di destinatari, con particolare attenzione a: • analisi dell’attuale situazione aziendale dei rapporti con i media: criticità, punti di forza, prospettive e risultati attesi; • identificazione delle caratteristiche dei diversi contesti mediatici e di alta visibilità; • analisi della tipologia di argomenti e/o messaggi: - attualmente trasferiti; - che l’azienda vuole promuovere; 2. tecniche di comunicazione finalizzate alla efficacia/competenza comunicativa. Metodologia Didattica Il lavoro in aula si svolge attraverso le comunicazioni che il manager simula in videoregistrazione. Tali simulazioni, centrate sui diversi contesti mediatici e di alta visibilità, costituiscono un “allenamento” per raggiungere migliori prestazioni comunicative. Attraverso l’analisi dei tape, vengono offerte progressivamente, griglie di lettura più approfondite sullo stile comunicativo personale e correttivi sul piano della strutturazione argomentativa verbale, sulla modalità espressiva non verbale ed emozionale. La prima sessione, quella mattutina, si apre con la psicologa esperta di formazione alla comunicazione che ha l’obiettivo di approfondire le seguenti aree: • come parlare in pubblico; • come gestire al meglio la propria immagine; • conoscere il proprio stile comunicativo; • orientare la propria comunicazione come esercizio di influenza sui propri interlocutori. Nel corso della sessione pomeridiana, la docente è una giornalista che fornisce gli strumenti più efficaci per poter affrontare al meglio la comunicazione verso un pubblico di giornalisti, opinion leaders, business partners, imprenditori. Le aree che vengono approfondite nel corso del pomeriggio sono: • come gestire una conferenza stampa o una intervista; • come gestire una tavola rotonda o una riunione allargata. Obiettivi - rinforzare le risorse positive proprie dello stile personale; - acquisire tecnicalità che aumentano l’efficacia comunicativa; - migliorare la relazione comunicativa; - aumentare l’esercizio di influenza verso i propri destinatari; - superare le obiezioni e ridurre la conflittualità; - acquisire padronanza e naturalezza nei diversi contesti comunicativi mediatici e governo della situazione comunicativa. 11 / L’IMPRESA DI COMUNICAZIONE / N. 23 / 07 IL MESTIERE DI COMUNICARE Pensierino laterale Ricominciamo dal Bar Magenta! Ricominciare a pensare in modo creativo, inserendo nel processo “produttivo” dell’agenzia il contributo dei knowledge-workers potrebbe risultare il fattore strategico di successo delle imprese di comunicazione. Chi ha vissuto la Milano degli anni ottanta sa cosa rappresentasse il bar Magenta all’epoca. A un incrocio tra strade trafficate del centrissimo, a due passi dalla stazione Nord e dalla Cattolica si apriva e tuttora si apre il bar Magenta. A quell’epoca, le agenzie cercavano indirizzi blasonati e palazzi in stile. Ed ecco che nelle adiacenti vie Leopardi, Carducci, Magenta, Meravigli e via discorrendo si affastellavano sigle più o meno internazionali. I locali in quella zona non si sprecano e il bar Magenta era diventato il vero crocevia per molti creativi. Un panino divorato in fretta era l’indigesto contorno per la pietanza fatta di idee, progetti, chiacchiere, vanterie tutte basate su un unico ingrediente: il lavoro. Perché vi sto parlando del bar Magenta? Perchè era il luogo dove si svolgeva un aspetto fondamentale della nostra professione: lo scambio. La nostra professione è tipicamente metropolitana. Ovvero richiede forti dosi di innovazione, scambio culturale, dialogo, incontro, apertura. Attenzione, non sto dicendo che non si possa svolgere in provincia, figuriamoci, per sei anni mi sono rintanato in un paese di 5000 anime! Però se ci si ferma a quello che si sa, a quello che si ha intorno, ci si atrofizza, è inevitabile. Le grandi città come Milano, Bologna, Torino, Roma consentono di rimescolare continuamente il sangue, un piccolo paese, no. Più corretto sarebbe dire che consentirebbero… perchè ho l’impressione che con la possibilità di accedere al mondo via internet ci illudiamo - in un paese come in una città - di poter restare comodamente seduti dietro al computer ottenendo comunque stimoli di ogni tipo “semplicemente con un click”. Balle! I sensi sono cinque. Ho iniziato a lavorare in comunicazione a fianco di un sarto di alta moda, il quale quando scendevamo in una capitale europea, appena rinfrancati da una doccia mi trascinava per le vie del centro a vedere vetrine 12 / L’IMPRESA DI COMUNICAZIONE / N. 23 / 07 e mostre. Questo signore oggi ha ottanta anni suonati e continua a creare collezioni meravigliose e a viaggiare alla ricerca di stimoli. A Bangkok per i colori, a Tokio per lo stile, a Barcellona per gli odori… perché ogni senso va stimolato e ridarà al cervello imput e suggerimenti che si mescoleranno in modo magico e imperscrutabile. A volte basta entrare alla Rinascente per cogliere inquadrature insolite. Un vestito che scivola serico dalle gambe di una donna dietro la tenda di un camerino, il riflesso di una bottiglia di profumo in uno specchio fumé, il piano terra che si allontana mentre siamo sulle scale mobili. Dietro a un monitor queste cose non ci sono. Le inquadrature sono perlopiù frontali, le riprese sono generalmente effettuate con un obiettivo normale, la musica è quella che abbiamo deciso noi e che si ripete conducendoci su sentieri noti e soliti. Il “mestiere” oggi Interroghiamoci sul come svolgiamo la nostra professione. Molto del tempo è dedicato alla gestione. Alla ottimizzazione. Mi viene da dire che se questo tempo è quello necessario, non dobbiamo certo rubare spazio a queste attività, ma trovare il tempo necessario ad arricchire il cuore della nostra attività che è fatto di creatività. Utile e nuovo diceva il matematico Poincaré, ripreso da Annamaria Testa. Il pensiero creativo nella confezione del messaggio come nella scelta delle linee strategiche deve rispondere a questa definizione. Non sto dicendo e spero che sia chiaro, che lo spazio dedicato alla creatività debba prevalere su quello dedicato alla gestione. Sto affermando che dobbiamo recuperare la dimensione intellettuale favorevole alla creatività che è il vero fattore distintivo del nostro lavoro. Non è possibile, sfido chiunque a dire il contrario, distinguere una società di servizi per il tipo di servizio che offre, ma per la qualità del servizio stesso. Il servizio è fatto di conoscenze tecnologiche e organizzative, di rapporto qualità prezzo. Sommare tutte queste caratteristiche non è facile, ma è possibile e soprattutto è replicabile. Quindi non è possibile distinguersi con il servizio che se fossi un cliente, peraltro intenderei come un prerequisito inalienabile. Ovviamente la creatività da sola non basta, occorre essere attenti alle relazioni, lavorare in rete, essere ricettivi al nuovo in tutte le direzioni, ma il must deve essere: qualificare in modo originale il nostro lavoro. Le aziende devono investire in risorse immateriali (e noi siamo risorse immateriali) per generare valore, differenziarsi e imporsi. Ma come fare a convincere le imprese a investire su un terreno così poco conosciuto o meglio misconosciuto come quello della creatività? A mio avviso con due leve, quello della convenienza e quello della qualità. E’ un lavoro complesso. La convenienza risiede nella ricchezza del servizio offerto, fatto di consulenza di alto livello, capacità di agire su più piani, valori che non sono replicabili, tantomeno in una struttura codificata come l’azienda. Sul piano della qualità sicuramente lo scambio è un modo per favorirla, ma è necessario essere severi nella scelta degli argomenti oggetto di scambio e sul prodotto che generiamo. Vincere le gelosie e aprirci al confronto. La gelosia è una malattia che danneggia fortemente chi ne è affetto. Grazie a Dio siamo tutti diversi e tutti con un bagaglio di cultura, esperienza, sensibilità inclonabili. Come ho scritto in un precedente articolo, il futuro deve tener conto di una serie infinita di variabili, sempre di più, sempre meno prevedibili. Quello che è certo è che la competizione si fa aspra e si orienta verso l’alto. E allora risulteranno vincenti quelle iniziative imprenditoriali che si basano sulla conoscenza e sui portatori di conoscenza, ovvero quei knowledge workers che per loro natura o migrano da un’azienda a quell’altra o sono fedeli alla propria azienda/agenzia perché è favorito dall’agenzia l’arricchimento culturale, ricevere stimoli di qualità, frequentare molto colleghi e ambienti che incidono positivamente sulla continua crescita professionale. Quindi, stare chiusi nelle nostre stanzette con la mano che nasconde il foglio è antistorico. Dobbiamo ridare spazio alla creatività, ma velocemente! Ho giocato nel titolo con il bar Magenta, ma prima del Magenta, negli anni sessanta a Milano esisteva il Giamaica (una parodia ne esiste ancora) dove si incontravano artisti, fotografi, maudits di ogni genere che però discutevano di arti figurative, letteratura, pubblicità. E scusate se cito il Café de Flore o il Deux Magots, con molta deferenza ovviamente… Artisti e pensatori vi si incontravano e scrive- Renato Sarli - [email protected] vano, concentrati, ma concedendosi lo spazio di un calice, di una discussione anche accesa su un capitolo, su una parola, su un fatto politico o sociale che poteva essere uno stimolo e significativamente incidere sulle vite e sulla espressione di questi intellettuali. Ho detto intellettuali. E lo ripeto. Perchè di questo si tratta, chi svolge la nostra professione dovrebbe ritenersi tale. Magari non dirlo per un doveroso savoir-étre, ma aspirare a esprimersi attraverso la propria professione con opere intelligenti, originali, “nuove e utili”. Sono convinto che il porre al centro della nostra speculazione la creatività, intesa in senso lato, sia uno degli imprescindibili assets su cui si deve fondare la nostra professionalità futura. Riportiamo la creatività al centro delle agenzie e riportiamo la discussione sul tema della creatività e della cultura, magari partendo dalle agenzie e sfruttando quei movimenti che si stanno sviluppando proprio in ambito Unicom, a Roma, a Milano, a Torino, ma anche nel Nordest. Stiamo favorendo l’incontro tra colleghi, finalizzato alla crescita culturale e professionale, ma da cui sta scaturendo spesso un’amicizia tra colleghi (che così riscoprono di non essere solo competitors) e questo lavoro che stiamo compiendo porta a una crescita di scambio culturale fortemente produttivo. Avanti all’inter nazionale. Al di là di considerazioni politiche, quei signori, a Parigi ci avevano visto giusto, un secolo e mezzo fa… Provate a pensare a quanti dei nostri clienti hanno un fatturato composto da più del trenta per cento di mercato italiano. Si contano. E quante delle nostre agenzie sono collegate a reti internazionali? Mi sembra che ci sia qualcosa che non va. Le due cose (la creatività e l’internazionalità) sono a mio parere strettamente connesse. Non perchè essere internazionali voglia dire essere creativi, ma perchè essere collegati al mercato internazionale aumenta le possibilità di conoscenza, lo scambio, gli stimoli. In Unicom ci siamo posti con forza il problema e abbiamo intrapreso una azione di monitoraggio dei mercati pubblicitari europei. Il fine è quello di creare connessioni e conoscenza, offredo ai nostri soci un ponte per la creazione di alleanze, anche temporanee, per consentire alle agenzie Unicom di essere realmente up-to-date. Sarà l’iniziativa del singolo ovviamente a sfruttare le opportunità che speriamo in breve di poter mettere a disposizione. Ma è un altro segnale forte di come stiamo lavorando, con questo Consiglio nell’interesse di noi Agenzie associate e che speriamo possa essere utile alla nostra professione, in un momento nel quale non mi pare di poter vedere da parte di altre istituzioni un’attenzione così forte a questi temi. Renato Sarli 13 / L’IMPRESA DI COMUNICAZIONE / N. 23 / 07 IL MESTIERE DI COMUNICARE La “multicanalità” per comunicare il territorio A L’Aquila, nella splendida cornice del Castello Cinquecentesco si è svolto in interessante convegno sul tema della comunicazione del territorio: un argomento di particolare attualità alla luce dei cambiamenti in corso sugli scenari economici internazionali che impongono nuove scelte di indirizzo al fine di salvaguardare la competitività del sistema-Paese. E’ la multicanalità, cioè l’utilizzo di mezzi non convenzionali in sinergia con le tradizionali tecniche di comunicazione, la soluzione più adatta per comunicare efficacemente le valenze di un “prodotto” complesso come il territorio. E’ intorno a questo concetto – proposto nella relazione introduttiva dal Presidente di Unicom Lorenzo Strona – che si è articolato il confronto tra amministratori, comunicatori ed accademici, riuniti a L’Aquila per il Convegno “Comunicare il Territorio”. Oltre al Presidente di Unicom sono stati protagonisti dell’evento l’Assessore alle attività produttive della Regione Abruzzo, Valentina Bianchi, il Prof. Alberto Sangiovanni Vincentelli, dell’Università di Berkeley, l’arch. Ivano Villani, titolare dell’agenzia Ad.Venture di Pescara, Alfredo Moroni, Direttore Attività Produttive della Regione Abruzzo, Andrea Rocco, Presidente del Centro Studi “Luoghi e Locations”, Mario Piazza del Politecnico di Milano, il Pof. Giovanni Padula dell’Università di Castellanza ed Angelo Tirolese, Vicepresidente del Consorzio Abruzzo Hotel. La tesi proposta da Strona di integrare comunicazione pubblicitaria e modalità espressive diverse – quali cinema, letteratura, fiction televisiva, pittura, fotografia, giornalismo d’autore - al fine di fare emergere le molteplici eccellenze del territorio e di intercettare un target estremante articolato – ha trovato autorevoli conferme nelle testimonianze di professionisti quali Andrea Rocco e Mario Piazza, che hanno illustrato con documentate case history, l’efficacia di tali modalità espressive. In particolare, l’Assessore Valentina Bianchi, nel suo intervento conclusivo, ricordando le molteplici valenze del territorio abruzzese, ha mostrato piena adesione alle tesi proposte ed ha raccolto l’invito di Strona e degli altri relatori, a promuovere un’efficace azione di coordinamento tra modalità espressive diverse e, per molti versi, non convenzionali e l’attività di promozione del territorio “che la Regione sta perseguendo con impegno attraverso le attività del Progetto Abruzzo Made in Italy e le campagne volte ad incrementare la conoscenza dei molti punti di forza del territorio abruzzese e delle sue eccellenze”. Tra queste l’Assessore ha voluto ricordare i prodotti riconducibili al settore agroalimentare (in particolare i prodotti tipici), l’articolata offerta turistica (mare, montagna, parchi, borghi, risorse artistiche, storiche e culturali) ed alcuni comparti industriali (ITC, nuove tecnologie) che, grazie ad un forte impegno nell’innovazione e nella ricerca e ad un territorio ricco di qualificate risorse umane, stanno riscuotendo apprezzabili successi sui mercati internazionali. Donatella Consolandi Valentina Bianchi [email protected] 14 / L’IMPRESA DI COMUNICAZIONE / N. 23 / 07 DIRITTO E COMUNICAZIONE Pack alimentare. Cambiano le regole A partire dal 1 luglio 2007 si applica il regolamento comunitario n. 1924/06, relativo alle indicazioni nutrizionali e sulla salute, fornite sui prodotti alimentari. I regolamenti sono obbligatori e direttamente applicabili in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea senza necessità di previo recepimento. Per indicazione nutrizionale si intende qualsiasi indicazione, che affermi, suggerisca o sottintenda che un alimento abbia particolari proprietà nutrizionali benefiche dovute all’energia, cioè al valore calorico, che apporta, non apporta, apporta a tasso ridotto o accresciuto, o alle sostanze nutritive che contiene, non contiene o contiene in diverse proporzioni. In sostanza, l’indicazione nutrizionale afferma che un alimento possiede determinate proprietà nutrizionali. Per indicazioni sulla salute si intende qualunque indicazione, che affermi, suggerisca o sottintenda l’esistenza di un rapporto tra una categoria di alimenti, un alimento o uno dei suoi componenti e la salute. In pratica, le indicazioni salutistiche asseriscono che il consumo di un determinato alimento offre benefici per la salute. La premessa del regolamento comunitario, enunciata nei considerando, risiede nel fatto che una dieta variata e bilanciata costituisce un requisito fondamentale per una buona salute ed i singoli prodotti sono importanti nella dieta nel suo complesso. Già la direttiva 2000/13/CEE del 20 marzo 2000, relativa al ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri concernenti l’ etichettatura e la presentazione dei prodotti alimentari e la relativa pubblicità, aveva fornito disposizioni generali in materia di etichettatura, imponendo il divieto di utilizzare informazioni che possano indurre in errore Riferimenti legislativi - Regolamento comunitario n. 1924/2006, in vigore dal 1 luglio 2007, relativo alle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari. 18 / L’IMPRESA DI COMUNICAZIONE / N. 23 / 07 l’acquirente o che attribuiscano ai prodotti alimentari proprietà medicamentose. Le norme relative alle indicazioni nutrizionali contenute nel regolamento dovranno essere usate in tutte le comunicazioni commerciali, compresa la pubblicità generica di prodotti alimentari e le campagne promozionali sostenute anche in parte da pubbliche autorità, come anche nei marchi e nelle altre denominazioni commerciali, che possano essere interpretati come indicazioni nutrizionali o sulla salute. Il regolamento non si applica in tutti i casi di denominazioni generiche tradizionalmente utilizzate per indicare una classe di alimenti o di bevande, che potrebbero avere effetto sulla salute (un esempio è costituito dai “digestivi” o dalle “pastiglie per la tosse”). Dato che esiste un’ampia gamma di sostanze nutritive o ad effetto nutrizionale o fisiologico (quali vitamine, minerali, oligoelementi, aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre, ecc.), occorre stabilire principi generali applicabili per garantire i consumatori e dare loro le informazioni necessarie per compiere scelte consapevoli, ma anche per creare condizioni paritarie di concorrenza per l’industria alimentare. Inoltre, poiché il consumatore può percepire gli alimenti come portatori di un vantaggio nutrizionale o per la salute in genere, può sentirsi incoraggiato dalle indicazioni dell’etichetta ed assumere autonomamente le singole sostanze nutritive in modo contrario ai pareri scientifici in materia. E’ quindi opportuno prevedere restrizioni per quanto concerne i prodotti recanti indicazioni nutrizionali e salutistiche. La definizione dei profili nutrizionali deve tener conto delle diverse sostanze nutritive e delle sostanze con effetto nutrizionale o fisiologico (in particolare i grassi, i grassi satu- ri, gli acidi grassi trans, gli zuccheri, il sodio, il sale, i grassi poli e monoinsaturi, i carboidrati assimilabili diversi dagli zuccheri, le vitamine, i minerali, le proteine, le fibre). Nello stabilire i profili nutrizionali si devono anche valutare le diverse categorie di alimenti, il ruolo degli stessi nella dieta complessiva, le abitudini alimentari e le modalità di consumo presenti nei diversi Stati membri. Oggi esiste una vasta gamma di indicazioni utilizzate nell’etichettatura ed in pubblicità, che fanno riferimento a sostanze il cui effetto benefico non è stato ancora dimostrato o nei confronti delle quali non esiste un consenso scientifico sufficiente. E’ pertanto, necessario garantire che le sostanze per le quali viene fornita un’indicazione abbiano dimostrato di avere un effetto nutrizionale o fisiologico benefico. Per le sostanze attive è necessario indicar ne la quantità Un altro aspetto connaturato con la veridicità delle indicazioni è quello che riguarda la quantità delle sostanze, le quali, per produrre l’effetto nutrizionale o fisiologico desiderato, devono essere presenti in maniera sufficiente o, in altri casi, assenti oppure presenti in quantità sufficientemente ridotte. Le indicazioni devono essere comprese dal consumatore medio, normalmente informato e ragionevolmente attento ed avveduto. Nella valutazione delle capacità del consumatore si devono tenere in considerazione gli eventuali fattori sociali, culturali e linguistici, al fine di evitare che vengano sfruttati consumatori che, per le loro caratteristiche, siano particolarmente vulnerabili alle indicazioni fuorvianti. Il consumatore deve essere posto in grado di valutare la qualità nutrizionale complessiva. La fondatezza scientifica deve essere l’aspetto principale nelle indicazioni nutrizionali e salutistiche, che devono essere corroborate da dati scientifici e da validi elementi di prova. Il regolamento n. 1924/2006 stabilisce alcuni principi generali, validi per tutte le indicazioni, che non possono essere false, ambigue, fuorvianti; non possono dare adito a dubbi sulla sicurezza e/o sull’adeguatezza nutrizionale di altri elementi né incoraggiare o tollerare il consumo eccessivo di un elemento; non possono affermare, suggerire o sottintendere che una dieta equilibrata e varia non possa in genere fornire quantità adeguate di tutte le sostanze nutritive; non devono fare riferimento, nel testo o mediante rappresentazioni figurative, a cambiamen- a cura di Fiammetta Malagoli - Consulente legale Unicom ti delle funzioni corporee che potrebbero suscitare o sfruttare timori nel consumatore. Spetterà alla Commissione, entro il 19 gennaio 2009, stabilire i profili nutrizionali specifici a cui devono attenersi gli alimenti per poter recare indicazioni nutrizionali o salutistiche. Il regolamento fissa, poi, le condizioni generali il rispetto delle quali permette l’impiego delle indicazioni nutrizionali e precisa che esse devono essere basate su prove scientifiche generalmente accettate. Le indicazioni nutrizionali sono consentite solo se sono conformi al regolamento e rientrano tra quelle elencate nell’allegato allo stesso. Indicazioni nutrizionali e condizioni di applicazione delle stesse L’allegato enuncia le seguenti indicazioni, delle quali stabilisce altresì le relative condizioni di applicazione: “a basso contenuto calorico”, “a ridotto contenuto calorico”, “senza calorie”, “a basso contenuto di grassi”, “senza grassi”, “a basso contenuto di grassi saturi”, “senza grassi saturi”, “a basso contenuto di zuccheri”, “senza zuccheri”, “senza zuccheri aggiunti”, “a basso contenuto di sodio/sale”, “a bassissimo contenuto di sodio/sale”, “senza sodio” o “senza sale”, “fonte di fibre”, “ad alto contenuto di fibre”, “fonte di proteine”, “ad alto contenuto di proteine”, “fonte di [nome della o delle vitamine] e/o [nome del o dei] minerali”, “ad alto contenuto di [nome della o delle vitamine] e/o [nome del o dei] minerali”, “contiene [nome della sostanza nutritiva o di altro tipo]”, “a tasso accresciuto di [nome della sostanza nutritiva]”, a tasso ridotto di [nome della sostanza nutritiva]”, “leggero/light”, “naturalmente/naturale”. Come si è detto, l’allegato stabilisce i limiti che i prodotti alimentari dovranno rispettare per poter recare le indicazioni nutrizionali. Così, ad esempio, si potrà dire che un alimento è “a basso contenuto calorico” solo se il prodotto contiene non più di 40 kcal (170 kj) per 100 grammi, se si tratta di un solido, o non più di 20 kcal (80 kj) per 80 grammi, se si tratta di un liquido. Si potrà affermare che un alimento è senza grassi solo se il prodotto contiene non più di 0,5 grammi di grassi per 100 grammi, se si tratta di un alimento solido, o per 100 ml, se si tratta di un liquido. Un prodotto potrà essere indicato come “leggero” o “light” se il valore energetico è ridotto di almeno il 30% e sono specificate le caratteristiche che rendono il prodotto “leggero” o “light”. Per quanto concerne le indi- cazioni comparative, il regolamento sancisce che il confronto possa essere fatto solo tra alimenti della stessa categoria, prendendo in considerazione una gamma di alimenti di tale categoria. La differenza nella quantità di una sostanza nutritiva e/o nel valore energetico deve essere specificata ed il confronto deve essere riferito alla stessa quantità di prodotto. Le indicazioni nutrizionali comparative confrontano la composizione dell’alimento in questione con una gamma di alimenti della stessa categoria privi di una composizione che consenta loro di recare un’indicazione, compresi alimenti di altre marche. Le indicazioni sulla salute devono essere conformi ai requisiti indicati nel regolamento e sono consentite solo se sull’etichettatura o, in mancanza di etichettatura, nella presentazione o nella pubblicità compare una dicitura relativa all’importanza di una dieta varia ed equilibrata e di uno stile di vita sano; è data informazione sulla quantità dell’alimento e sulle modalità di consumo necessarie per ottenere l’ effetto benefico indicato; è inserita una dicitura, se del caso, rivolta alle persone che dovrebbero evitare di consumare l’alimento e un’appropriata avvertenza per i prodotti che potrebbero pre- sentare un rischio per la salute se consumati in quantità eccessive. Le indicazioni sulla salute devono essere autorizzate La domanda di autorizzazione è rivolta alla competente autorità nazionale di ogni Stato membro, che ne informa l’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Non sono consentite indicazioni che suggeriscano che la salute potrebbe risultare compromessa dal mancato consumo dell’alimento o che facciano riferimento alla percentuale o all’entità della perdita di peso o che facciano riferimento al parere di un singolo medico o di altro operatore sanitario o di altre associazioni diverse da quelle contemplate nel regolamento. La Commissione europea istituisce e tiene aggiornato un registro comunitario delle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari. Gli alimenti immessi sul mercato o etichettati prima del 1 luglio 2007 e non conformi al regolamento possono essere commercializzati sino alla data di scadenza, ma non oltre il 31 luglio 2009, salva l’applicazione di specifiche norme transitorie previste per alcune tipologie di indicazioni. 19 / L’IMPRESA DI COMUNICAZIONE / N. 23 / 07 LEGGI E MERCATO DdL Lusetti. Un rimedio peggiore del male Si torna a parlare di Legge Lusetti, una norma pensata per dare trasparenza al mercato della pubblicità, che, non solo non risolve i problemi ai quali vorrebbe dare soluzione, ma che rischia di mettere in ginocchio le imprese di comunicazione. Nella premessa al Disegno di Legge Lusetti si fa riferimento alla situazione venutasi a creare nell'ambito del mercato dei mezzi pubblicitari a seguito dell'attività dei Centri Media, che, da qualche anno a questa parte, di fatto, controllano una quota molto consistente del mercato stesso. Il successivo fenomeno della concentrazione di tali strutture avrebbe consegnato ai Centri Media, secondo gli estensori del documento, la possibilità di incidere in modo rilevante sull'andamento e sull'evoluzione del mercato stesso, nonché sulle politiche commerciali di editori e concessionarie. Risulterebbe inoltre che tali soggetti abbiano imposto, alle concessionarie stesse, "over commission" elevate, non giustificabili e, comunque, ritenute eccessivamente onerose. Ci pare di poter sostenere che le affermazioni contenute nella prima parte della relazione introduttiva al testo di legge siano da considerarsi verosimili e che, laddove questi fatti fossero dimostrati, ci troveremmo in presenza di una situazione configurabile come un vero e proprio abuso di posizione dominante da parte di pochi Centri Media. Un quadro incompleto Tuttavia il quadro della situazione configurato non può dirsi completo, se non si fa riferimento al fatto che il mercato dei mezzi pubblicitari vede come protagoniste, oltre ai citati centri media legati societariamente alle più grandi agenzie multinazionali, alcune migliaia di strutture di medie, piccole e piccolissime dimensioni. Si tratta di agenzie o studi di pubblicità ed imprese di comunicazione che, pur non avendo come "core business" della propria attività la pianificazione e la negoziazione degli spazi pubblicitari, operano di fatto nel comparto dei media, dovendo fornire ai loro committenti un servizio completo. Va da sé tuttavia che tali strutture, sia perché operano di regola nell'ambito di investimen20 / L’IMPRESA DI COMUNICAZIONE / N. 23 / 07 ti modesti, sia perché si trovano coinvolte in modo più completo nello sviluppo dei processi di comunicazione, e perché traggono i loro compensi dall'intero complesso di attività erogate a favore del cliente, non percepiscono "over commission". A tale proposito vogliamo qui ricordare che Unicom ha sempre espresso un parere fortemente critico sulla pratica delle "over commission" che considera elemento di grave turbativa del mercato e comportamento eticamente inaccettabile (NdA). Il caso Francia. Un riferimento improprio Nella medesima relazione si fa riferimento alla situazione creatasi in Francia all'inizio degli anni ‘90, che ha fornito lo spunto per il varo nel 1993 della Legge Sapin (93-122). Tuttavia tale riferimento è improprio in quanto il problema lamentato dagli operatori francesi era costituito dalla diffusione della pratica del brokeraggio, fenomeno che in Italia, nel settore, non si è mai manifestato. Osservazioni sul testo di Legge Nell'art. 1 si definisce l'ambito di attività a cui il DdL fa riferimento e si indica l'intermediazione come momento centrale della prestazione. In realtà, almeno per quanto concerne le agenzie e le imprese di comunicazione, gli aspetti legati alla consulenza nella definizione delle strategie, la pianificazione ed il controllo costituiscono il momento qualificante dell'attività nell'area media. Circa la richiesta di iscrizione al ROC per le imprese di comunicazione (art. 2) non riteniamo di dover proporre particolari osservazioni. In effetti molte imprese, tra quelle che si riconoscono nella nostra Associazione, risultano sin d'ora iscritte al Registro degli Operatori della Comunicazione presso l'Autorità Garante delle Comunicazioni. Di contro, ci pare del tutto inaccettabile il dettato dell'art. 3, nel contesto del quale si richiede che l'attività di intermediazione possa essere svolta esclusivamente sulla base di "specifiche richieste" e di "un mandato scritto". L'assegnazione degli incarichi alle imprese di comunicazione, sia nel contesto degli utenti privati che, soprattutto, nell’area della committenza pubblica, avviene attraverso lo svolgimento di gare d'appalto, nell’ambito delle quali gli aspetti economici delle proposte sono considerati elementi fondamentali di valutazione. Non solo, ma nell'area pubblica - e talvolta anche in quella privata - la discriminante economica rappresenta l'elemento più importante di valutazione. Ora viene difficile pensare che un ente pubblico o un'azienda privata possano prevedere di conferire un mandato a tutte le imprese che intendono partecipare ad una gara, il numero delle quali, per legge, non può essere limitato. Inoltre, l'attività di new business delle imprese di comunicazione si svolge di regola predisponendo progetti ad hoc che vengono proposti a potenziali clienti. In tali progetti gli aspetti economici sono quasi sempre considerati fondamentali ai fini del buon esito delle iniziative. Anche in questo caso non pare praticabile l'ipotesi del mandato. L'art. 4 impone poi di rendere pubbliche le condizioni di erogazione del servizio. Ci riesce difficile immaginare di poter conciliare questa norma con una condizione di normale e sana competizione di mercato, con le normative a tutela della privacy e, ci si perdoni la franchezza, con il buon senso. Non è infatti ipotizzabile, in un contesto di mercato nel quale i parametri economici e le modalità di somministrazione del servizio sono considerati elementi fondamentali di competizione, che una impresa renda noti in primo luogo ai propri competitor - gli elementi ai quali affida le proprie possibilità di conseguire l'incarico. Un progetto da bocciare Coerentemente con quanto sin qui indicato, non ritenendo necessari commenti ai successivi articoli, ci permettiamo di osservare che il Disegno di Legge proposto debba essere accantonato per le seguenti ragioni: • Il progetto si propone di ovviare ad una situazione - l'abuso della posizione dominante da parte dei Centri Media - alla quale certamente e più efficacemente, può provvedere la competente Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, avvalendosi delle proprie prerogative e degli strumenti legislativi vigenti. • Il DdL in oggetto determinerebbe una serie (continua a pag. 22) Lorenzo Strona - [email protected] PROPOSTA DI LEGGE d’iniziativa dell’On. LUSETTI Art. 1. Attività di intermediazione sulla pubblicità 1. Per attività di intermediazione sulla pubblicità, ai fini della presente legge, si intende: a) la ricerca e l'acquisizione, per conto di terzi, di ogni forma di spazio atto a contenere messaggi che siano diffusi, in qualsiasi modo, a pagamento o dietro altro compenso, da un inserzionista, nell'ambito di un'attività commerciale, industriale, artigianale o di una libera professione, allo scopo di promuovere la fornitura, dietro compenso, di beni o servizi, compresi i beni immobili, i diritti e le obbligazioni; b) la pianificazione, per conto proprio o per conto di terzi, dei messaggi di cui alla lettera a); c) la valutazione, la gestione e il controllo, per conto proprio o per conto di terzi, degli investimenti previsti per la diffusione dei messaggi di cui alla lettera a). Art. 2. Esercizio dell'attività di intermediazione sulla pubblicità 1. L'esercizio professionale della attività di intermediazione sulla pubblicità può essere svolto esclusivamente da imprese iscritte al registro degli operatori di comunicazione, tenuto dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ai sensi dell'articolo 1, comma 6, lettera a), numeri 5 e 6, della legge 31 luglio 1997, n. 249. 2. Alle imprese che svolgono attività di intermediazione sulla pubblicità si applica l'articolo 12 della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni, e l'articolo 2, comma 8, lettera e), della legge 31 luglio 1997, n. 249. Art. 3. Negoziazione di spazi pubblicitari 1. Gli esercenti attività di intermediazione sulla pubblicità, come individuati ai sensi dell'articolo 1, negoziano qualsiasi acquisto di spazio pubblicitario o di prestazione avente per oggetto l'edizione o la diffusione di messaggi pubblicitari, esclusivamente sulla base di specifiche richieste inoltrate loro da un inserzionista. 2. Ogni attività di intermediazione sulla pubblicità deve essere disciplinata in base ad un mandato scritto stipulato tra l'inserzionista e l'intermediario, nel quale all'inserzionista è conferita altresì la facoltà di stipulare acquisti di spazi pubblicitari in nome dell'intermediario. Il mandato con rappresentanza deve essere esibito al venditore all'atto dell'acquisto di spazi pubblicitari. Il contratto deve disciplinare obbligatoriamente: a) le condizioni della remunerazione del mandatario; b) le prestazioni offerte ed il loro singolo costo; c) ogni altra prestazione fornita dall'intermediario al di fuori del contratto di incarico, nonché l'ammontare totale del loro costo. 3. Gli esercenti attività di intermediazione sulla pubblicità non possono ricevere alcuna remunerazione o vantaggio di qualsiasi tipo da parte di soggetti diversi dagli inserzionisti. 4. Le imprese editrici, i soggetti esercenti l'attività di radiodiffusione o le imprese concessionarie di pubblicità che dispongono, per conto proprio o per conto di terzi, degli spazi di cui all'articolo 1, comma 1, lettera, a), sono tenuti a rilasciare esclusivamente all'inserzionista la fattura relativa agli spazi pubblicitari acquistati. La fattura deve riportare qualsiasi sconto o vantaggio tariffario, accordato dal venditore. Il contratto di acquisto di spazi pubblicitari è redatto in forma scritta e contiene l'indicazione delle condizioni pattuite per la diffusione dei messaggi pubblicitari. Art. 4. - (Norme sulla trasparenza dell'attività di intermediazione sulla pubblicità). 1. Gli esercenti attività di intermediazione sulla pubblicità rendono pubblici, direttamente agli interessati e mediante specifici siti INTERNET, le condizioni generali di erogazione dei servizi e i propri assetti societari e finanziari, in particolare in riferimento al controllo e alle partecipazioni in imprese editrici o di radiodiffusione e in concessionarie e agenzie di pubblicità. Art. 5. Sanzioni 1. Ferma restando la responsabilità penale in ordine alla rispondenza al vero delle dichiarazioni rese, l'inosservanza degli obblighi di cui all'articolo 2 della presente legge comporta l'applicazione delle sanzioni previste al citato articolo 43 del testo unico della radiotelevisione, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, dell’articolo 1, comma 30 della legge 31 luglio 1997, n. 249, e dell’articolo 21, secondo comma, della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni. 2. Sono puniti con una sanzione pecuniaria da 10.000 a 31.000 euro: a) l'inserzionista e l'esercente attività di intermediazione sulla pubblicità che non redige il mandato scritto in conformità alle disposizioni di cui all'articolo 3, commi 1 e 2; b) le imprese editrici, i soggetti esercenti l'attività di radiodiffusione o le imprese concessionarie di pubblicità, che non trasmettono direttamente la fattura all'inserzionista in conformità alle disposizioni dell'articolo 3, comma 4. c) l'esercente attività di intermediazione sulla pubblicità che non rende pubbliche le informazioni previste all'articolo 4; 3. Sono puniti con una sanzione pecuniaria da 100.000 a 300.000 euro: a) il soggetto che fornisce servizi di consulenza, di cui all'articolo 1, comma 1, lettere b) e c), e che favorisce o realizza un acquisto di spazio pubblicitario, per conto di un inserzionista, presso un'impresa editrice, di radiodiffusione o concessionaria di pubblicità titolare di spazi pubblicitari, con il quale egli o il suo gruppo hanno legami finanziari, dando consapevolmente a tale inserzionista informazioni false sulle caratteristiche o i prezzi di vendita dello spazio pubblicitario del mezzo raccomandato o dei mezzi pubblicitari sostitutivi; b) l'esercente attività di intermediazione sulla pubblicità che riceve una remunerazione o un vantaggio di qualsiasi tipo da un qualsiasi soggetto diverso dall'inserzionista, in violazione delle disposizioni di cui all’articolo 3, comma 3; c) le imprese editrici, i soggetti esercenti l'attività di radiodiffusione o le imprese concessionarie di pubblicità che accordano una remunerazione o un vantaggio di qualsiasi tipo ai soggetti esercenti attività di intermediazione. Artt. 6 - 7 - 8 (omissis) 21 / L’IMPRESA DI COMUNICAZIONE / N. 23 / 07 LEGGI E MERCATO di conseguenze fortemente negative all'intero comparto delle agenzie e delle imprese di comunicazione che non potrebbero più operare nell'area della consulenza strategica e dei media, e vedrebbero ridotto il loro ambito di attività alla sola consulenza creativa, insufficiente a consentirne la sopravvivenza. Le imprese (circa 7000 stando ai dati forniti dall’Agenzia delle Entrate) si vedrebbero costrette a cessare l'attività o, quantomeno, a ridimensionare fortemente i propri organici, con conseguenze gravissime sull'occupazione (6000 - 10.000 posti di lavoro a rischio). • L'adozione delle misure ipotizzate dal DdL aggraverebbe la già difficile situazione del comparto e determinerebbe un ulteriore rallentamento nello sviluppo del settore e del sistema mediatico, già gravemente deficitari nel nostro Paese. Conclusioni Il tema della trasparenza, nell'ambito di un mercato importante come quello dei mezzi di comunicazione pubblicitaria, è senz'altro un argomento da valutare con la massima attenzione. Tuttavia noi riteniamoamo che l'esperienza francese (loi Sapin) non possa servire da modello ispiratore di un complesso di norme o di modalità operative in grado di garantire, insieme alla trasparenza, efficienza e sviluppo del mercato. Cosa avviene sullo scenario inter nazionale? Negli altri Paesi, soprattutto in quelli dove l'attenzione all'etica dei rapporti economici è, non da oggi, considerata un valore fondamentale, il rapporto tra editori (o concessionari), clienti ed imprese di comunicazione si fonda, da sempre, sull'istituto della COMMISSIONE D'AGENZIA. Si tratta di una commissione - lo ricordiamo 22 / L’IMPRESA DI COMUNICAZIONE / N. 23 / 07 per i non addetti ai lavori - (generalmente stabilita nella misura del 15%) che i mezzi ed i loro concessionari riconoscono alle agenzie in virtù dei servizi che indirettamente le agenzie stesse - che pure operano nell'esclusivo interesse dei loro clienti - svolgono a loro favore (ad es. presentazioni, analisi, ricerche, pianificazioni, calendarizzazione delle uscite, fornitura di materiali editoriali di alta qualità, controllo, ecc.). Tale commissione viene indicata con evidenza sui listini dei mezzi, sui contratti, sulle fatture: in altre parole è una forma di remunerazione erogata alla luce del sole e quindi in condizioni di assoluta trasparenza. La commissione viene corrisposta all'agenzia che, sulla base delle intese col proprio cliente, la può trattenere a titolo di compenso per i servizi erogati o la può ristornare al cliente medesimo, in tutto o in parte, qualora siano state previste contrattualmente condizioni di remunerazione diverse (fee mensili, compensi a forfait, ecc.). Cosa avviene in Italia? Nel 1996, un accordo tra le concessionarie aderenti alla FCP - Federazione delle Concessionarie di Pubblicità, le più importanti agenzie internazionali (aderenti ad ASSAP oggi Assocomunicazione), i maggiori utenti (aderenti ad UPA), stabiliva che in luogo della Commissione d'Agenzia si sarebbe introdotto lo "Sconto d'Agenzia", concesso direttamente in fattura al Cliente. Tale modus operandi venne imposto forzatamente anche a coloro che non accettarono di sottoscrivere l'accordo (in primo luogo gli aderenti alla nostra Associazione), in virtù del fatto che i soggetti contraenti, pur essendo una ridotta minoranza rispetto al totale degli aventi causa, di fatto controllavano una quota rilevante del mercato. Quell'accordo ha segnato l'ingresso trionfale nel mercato della pratica diffusa delle "over commission" che, fino a quella data, avevano rappresentato una modalità di promozione a sostegno di mezzi poco appetibili: un fenomeno patologico, eticamente riprovevole, ma di scarsa consistenza. In seguito, le "over commission" non furono più oggetto di offerta da parte di concessionarie poco corrette ad agenzie e centri media eticamente disinvolti, ma divennero oggetto di richiesta pressante da parte di soggetti forti, resi tali dal fatto di gestire quote importanti del mercato pubblicitario e, contestualmente, assunsero la rilevanza di fattore di distorsione del mercato. Cosa fare per ripristinare condizioni di trasparenza nel mercato? La proposta UNICOM. E’ necessario riallineare le modalità operative del settore a quelle in vigore in tutti i paesi del mondo (sempre Francia esclusa), ripristinando la pratica della Commissione d'Agenzia, e stabilendo, contestualmente, una norma che vieti - definendola illecita e sanzionabile - ogni remunerazione (over commission) concessa dal mezzo (o concessionario), al di fuori o al di là della Commissione d'Agenzia ufficialmente stabilita. In tal modo si otterrebbe il risultato di ripristinare trasparenza al mercato e di rilanciare la competizione tra i vari soggetti (centri media ed agenzie) in un'ottica di maggiore equità, a tutto vantaggio della qualità del servizio e nell'interesse dell'intero mercato, clienti e mezzi inclusi. Lorenzo Strona Presidente Unicom OPINIONI Lettera aperta al Sindaco di Roma Francesco Miscioscia, vicepresidente Unicom e titolare di un’impresa di comunicazione che opera a Roma ed a Latina, rivolge un appello ai responsabili della comunicazione cittadina, auspicando più trasparenza ed efficienza nelle modalità di gara, più chiarezza nei rapporti tra Amministrazione ed Imprese di comunicazione, maggiore continuità nell’attività di comunicazione. Il tutto nell’interesse dei cittadini e della città. Al Sindaco di Roma, on. Walter Veltroni e al dr. Angelo Baiocchi, Responsabile dell’Ufficio Comunicazione. In qualità Direttore di un’Agenzia di Pubblicità e Vicepresidente di Unicom - Unione Nazionale Imprese di Comunicazione, ma soprattutto come professionista e attento osservatore delle dinamiche inerenti le azioni di comunicazione espresse dall’amministrazione in questo ultimo periodo, mi permetto di proporLe alcune osservazioni. Constato che nelle gare sulle iniziative di comunicazione indette dal Comune di Roma si ripete un classico incidente di percorso che vede ingaggiate più imprese (le quali mettono in gioco capacità, abnegazione e risorse per soddisfare al meglio e rapidamente le esigenze richieste dal bando) che si ritrovano successivamente di fronte ad una inadempienza dell’Amministrazione nel dare rapido e chiaro riscontro sull’esito delle stesse gare. Peraltro si assiste a gare, genericamente aperte a “tutti”, che raccolgono numerosissime adesioni che complicano ulteriormente il sollecito ed efficace decorso dell’azione amministrativa, già di per sé complessa. Sostanzialmente, ho l’impressione che si verifichi in queste occasioni una sorta di caos organizzativo, dispersivo per le risorse in campo e, probabilmente, tale da compromettere l’efficacia e la puntualità delle azioni. Ma soprattutto come operatore e rappresentante di un’Associazione (UNICOM) che raccoglie medie e piccole strutture di comunicazione italiane e qualificate, non posso non stigmatizzare le difficoltà che la disorganiz- zazione prima citata comporta a imprese e professionisti che si impegnano per migliorare e crescere sul piano della competenza e della qualità per offrire un servizio adeguato alle istituzioni. Onorevole Sindaco Veltroni e dott. Baiocchi, come certamente saprete, UNICOM si è fatta promotrice, tra le altre, di una proposta condivisa da numerosi rappresentanti di istituzioni per una regolamentazione precisa delle gare. Sono evidentemente dalla parte delle imprese associate ogni volta che vengono penalizzate da una modalità di comportamento dell’Amministrazione che il più delle volte, finisce per favorire le multinazionali della pubblicità. Onorevole Sindaco, dottor Baiocchi, non credete che questa prassi pregiudichi le buone intenzioni dell’Amministrazione, l’impegno di un mondo della comunicazione serio, autorevole e qualificato e, addirittura, la qualità della vita della città? Apprezzo tutti gli sforzi in atto da parte dell’Amministrazione nelle azioni di comunicazione sul decoro urbano; vanno fatte e vanno bene (Distretto di Pulizia- Butta bene, vivi meglio-etc.), ma non si può non notare che sembrano azioni dimostrative prive di strategia di fondo. Si avverte anche nei sintomi di malessere dei cittadini che sono ben consci di percepire problemi irrisolti e azioni incomplete. Perché è vero che i cittadini devono fare la loro parte, ma è anche vero comunque, che il Comune di Roma deve fare la sua, cercando di non ignorare i limiti soggettivi dei cittadini e di non giustificarsi adducendo a massima il concetto che “il Comune si impegna di meno nel pulire perché si impegna di più nell’educazione del cittadino a sporcare di meno”. Sapete bene che bisogna intervenire, ancora e di più (informazione / risorse umane / formazione / organizazzione / repressione-etc.) sul decoro urbano, sui servizi di pulizia degli spazi pubblici (strad, giardini, parchi, animali, etc.), sui trasporti pubblici (puntualità, comfort e pulizia dei vagoni, etc.), sulla capillarità della presenza di cassonetti per la raccolta differenziata. In realtà il Comune di Roma ha dimostrato di possedere risorse e progettualità per gestire i problemi; per cui auguro all’Amministrazione di ottimizzare le energie e gli sforzi con azioni meglio organizzate e coordinate, in grado di aprire anche nuovi e numerosi “fronti” finalizzati al miglioramento della qualità della vita di questa città. Sappiate che mi sento vicino per vocazione e competenza allo spirito di iniziativa che muove le istituzioni locali. Sarò sempre disponibile al confronto e al dialogo, nello spirito di condivisione delle soluzioni che si intendono adottare, e nel rispetto delle pari opportunità. Saluto cordialmente e auguro buon lavoro ad entrambi. In particolare auguro a lei Signor Sindaco ogni successo per i suoi futuri impegni politici. Francesco Miscioscia [email protected] 23 / L’IMPRESA DI COMUNICAZIONE / N. 23 / 07 MANAGEMENT D’AGENZIA Negoziare per crescere ed innovare La negoziazione è una dinamica ormai pervasiva. Anche la creatività transita attraverso la capacità negoziale, che aiuta lo sviluppo delle idee, il cambiamento e la crescita. E naturalmente i risultati. Non basta uscire indenni dal labirinto della complessità, della competizione e delle contese. Occorre uscirne meglio degli altri, più solidi e arricchiti, con la sporta carica di opportunità raccolte, consapevoli di dover accettare costantemente la pressione e l’affollamento sulle risorse sempre più scarse. La negoziazione è d’obbligo in questo contesto che è ormai strutturale. All’opposto, l’imposizione delle proprie regole e condizioni è solo una illusione di chi vive la negoziazione come penalizzante per se stessi. Costoro, che non sanno o non vogliono negoziare, arrivano spesso alla contrapposizione o alle tattiche di prevaricazione, dal fiato corto. Saper negoziare vuol dire anche saper ricorrere ad alleanze, networking, impiegare tecniche e comportamenti relazionali idonei, usare in modo corretto le informazioni, agire sul contesto: è una abilità complessa, sempre più strategica. Le agenzie di pubblicità hanno sempre più bisogno di impiegare la negoziazione perché devono scambiare al meglio risorse proprie e altrui senza poter ricorrere ad imporre le proprie richieste. Le agenzie, più di altre organizzazioni sono immerse in intensi conflitti e polarizzazioni, che non sempre riescono ad armonizzare in modo efficace e coerente. La creatività è spesso “il problema” Penso, ad esempio, al sempre acceso dibattito sugli standard da mantenere nella creatività rispetto alle richieste e alle decisioni dell’azienda cliente, alla distinzione fra clienti di serie “A” e di serie “B”. Oppure alle decisioni verso quali progetti orientare il tempo e le energie interne. Considero poi le valutazioni circa i margini di profittabilità e le condizioni contrattuali da applicare, i dibattiti su cosa valorizzare di più in presentazione (la capacità di servizio? La creatività innovativa? La comunicazione a 24 / L’IMPRESA DI COMUNICAZIONE / N. 23 / 07 terno e all’esterno dell’agenzia, verrebbe probabilmente voglia di riconoscere ad ognuno la sua porzione di verità e di esserne avvocato. Come nella storia di quel giudice, che al primo imputato disse “Lei ha ragione” e che, di fronte alle rimostranze del secondo imputato, riconobbe: “Ha ragione anche lei”. E che, infine, rispondendo alla indispettita obiezione di uno spettatore il quale, rivolgendosi al giudice, osservava “Ma lei non può dare ragione a tutti”, dopo una breve riflessione, affermò convinto “Ma sa che ha proprio ragione anche lei!”. Se quel giudice considerasse le ragioni dei clienti, dei creativi, degli account, dei titolari d’agenzia, dei fornitori, dei producer, dei responsabili di produzione, dei media planner e così via, cosa potrebbe dire? Che ha ragione chi urla di più o chi ha in mano le risorse economiche o che hanno tutti la loro parte di ragione? La norma, le regole, il diritto non sono utilizzabili in ogni contesto, perché le razionalità 360°? La velocità e la leggerezza? ecc.), le tensioni sui tempi e le scadenze, i giudizi sulla creatività, le discussioni sulla presenza o assenza di una strategia, e, ancora, il rancore su alcune scelte interne fatte (o non IL “CRUSCOTTO” DEL CONFLITTO fatte)… Le tensioni e i conflitti, in agenzia, sono una realtà con+ MIEI INTERESSI creta e non sono solamente spunti dI aneddotica. OPPOSIZIONE DISTINZIONE Se ben gestito, quePREVARICAZIONE INTEGRAZIONE sto è il fertile terreno da cui nascono + CONTROPARTE idee ed è l’agitato INDIFFERENZA ACCETTAZIONE contesto che favoFUGA CONCESSIONE risce il dinamismo e l’energia delle persone, l’esplorazione di nuove strade creative, la ricerca di schemi di gioco alternativi. sono molteplici, l’incertezza domina: in assenza di tribunali virtuali e nell’impossibilità Accettare la ricchezza di ricorrere ad “autorità assolute” (che nella degli inevitabili dissensi realtà organizzativa e aziendale non esiNei precedenti articoli, ci siamo detti che per stono), ecco la necessità della negoziazione. orientare le risorse con precisione e per gestire i conflitti, evitando dispersione, occorre L’atteggiamento mentale da un lato una impostazione aziendale chiaper affrontare il conflitto ra e condivisa (con un modello culturale e orL’equilibrio tra i propri interessi e i bisogni e ganizzativo coerente) e dall’ altro la capacità gli interessi delle altre persone porta allo di “giocare in squadra”. schema di fig.1, che rappresenta quattro La capacità negoziale è un’altra dinamica che diverse possibilità di gestire i conflitti. aiuta ad affrontare gli inevitabili dissensi Considerare come lecito solo il nostro intequotidiani e a trasformarli in preziose e utili resse conduce alla contrapposizione, alla occasioni di innovazione. costruzione di muri (il quadrante dello sconOgni persona che ruota all’interno e all’etro e della prevaricazione). sterno dell’agenzia è,infatti, un “portatore Accettare e rispettare anche il bisogno della di interesse” - “stakeholder”- che difende controparte (senza dimenticare il proprio), obiettivi leciti e corretti, spesso strategici per porta a considerare non i muri, ma le soglie il successo dell’agenzia. Nella quotidianità, da attraversare, riconoscendo e superando questi, però, vengono a volte vissuti come anche i gradini che occorre salire. contrastanti e incompatibili. Questa visione aiuta ad affrontare i conflitti Se si intervistasse ogni singola persona all’incon una logica di esplorazione, di avvicina- mento, di arricchimento. E fa cogliere opportunità. Anche le grandi innovazioni nascono dalla messa in discussione di punti di vista consolidati, dall’accettazione di visioni e schemi divergenti rispetto al proprio. Chi ha la capacità di vedere oltre il potenziale conflitto e sa che la distinzione non necessariamente deve portare alla separazione e poi all’opposizione, costui riesce a sviluppare partnership ricche e durature all’interno e all’esterno dell’agenzia, riesce a trovare combinazioni convenienti e rispettose per tutti, a costruire fiducia, a trovare nuovi spunti e idee, a raggiungere i propri obiettivi. In agenzia, l’ incapacità di accettare e gestire i conflitti lascia sviluppare, in modo implicito e strisciante, la distanza tra le persone, la diffidenza, il disimpegno, la povertà di stimoli. Si opera, in altre parole, non nel quadrante in alto a destra, della fig.1. La negoziazione non è altro che la tecnica che consente di affrontare e risolvere i conflitti in termini di sviluppo duraturo nel tempo. discipline di comunicazione, del punto vendita, piani articolati di comunicazione …), tempo in più (nelle scadenze, nei pagamenti, nei timing …). La lista potrebbe continuare, con la consapevolezza che i bravi negoziatori sanno allargare la torta spostando l’attenzione dalle situazioni conflittuali a quelle di avvicinamento e di scambio. Questa trattativa viene definita anche “win win” e chi meglio riesce ad applicarli, meglio riesce ad ottenere risultati. La negoziazione a somma variabile Rispetto ad una negoziazione “distributiva”, dove la regola è quella di suddividere al meglio possibile le risorse date (economiche, di spazio, di tempo, di impegno, di motivazione, di partecipazione, di ascolto ecc.), oggi il modello di riferimento - nato presso l’ Università di Harvard, con Fisher e Ury - è quello della negoziazione a somma variabile, dove è possibile trovare assieme nuove risorse, “allargare la torta” che non si ritiene stabile, trovare occasioni e possibilità per soddisfare nel tempo i bisogni di tutti. E’ la modalità negoziale che non porta allo scontro o alla “tattica” predatoria e di arroccamento, ma che orienta verso l’integrazione. Il meccanismo d’avvio è quello di “allargare” il più possibile i bisogni al tavolo della trattativa, non concentrarsi solo su una esigenza, per avere più possibilità di manovra ed evitare imbuti e arroccamenti. Questo modello negoziale è applicato, io credo, in molti accordi che le agenzie stringono con i loro clienti e in molte situazioni di motivazione interna e di “contratti psicologici” con i collaboratori, dove lo scambio lavorativo è giocato su molteplici fronti e benefit. Nel mondo della comunicazione, una modalità della negoziazione a somma variabile è quella di chiedere/proporre soluzioni anche al di fuori della “posta in gioco”, come, ad esempio: servizi in aggiunta (below the line, editoria, web, analisi strategiche, ricerche, benchmarking …), team di lavoro dedicati (con regole di affiancamento, presenza, know how specifici, scambi con team aziendali …), distinzione precisa di messaggi/modi di comunicazione per andare incontro alle richieste (differenza tra campagne tattiche e strategiche, impiego mirato dei mezzi, delle Alcuni principi dei bravi negoziatori Per orientarsi alla negoziazione “win win”, diamo qualche principio di riferimento. 1. Non fermarsi alla richiesta esplicita, indagare il bisogno. Vuol dire scovare l’interesse comune, al di là delle apparenze spesso competitive e non conciliabili, capire ciò che fa stare assieme a discutere attorno al tavolo, quello che può unire. Vuol dire essere orientati al bisogno dell’altra persona, volerlo davvero indagare e scoprire e cercare di soddisfarlo: la forza dei negoziatori, è quella di dare ascolto ai bisogni degli altri e di rendere espliciti i propri, per evitare soluzioni insoddisfacenti o parziali, per non generare rancore o impressione di essere stati manipolati. 2. Separare le persone dal problema. L’arte della negoziazione è l’equilibrio fra il rispetto della relazione, che deve mantenersi positiva e conciliante, aperta e costruttiva e l’ottenimento di risultati favorevoli riguardo all’oggetto concreto della trattativa. I negoziatori sanno di dover “separare il litigio dai litiganti” , di non accettare provocazioni e sfide, di non competere a livello emotivo, e riescono a riportare ogni discussione alla concretezza dei fatti, dei numeri, delle analisi, delle informazioni. E sanno utilizzare al meglio tecniche comunicative e relazionali per impostare il rapporto personale. 3. Non arroccarsi sulle soluzioni: essere innovativi. La ricerca costante di soluzioni negoziali, di nuove ipotesi oltre la prima proposta espressa, è un esercizio inevitabile della negoziazione integrativa: vuol dire riuscire a scoprire nuove strade ed esplorare bisogni impliciti (propri e dell’altro), a visitare il futuro, ad anticipare richieste, ad essere divergenti nella comparazione dei dati e delle ipotesi. La strada opposta è quella di irrigidirsi su una posizione e di vederla come LA STRATEGIA “WIN WIN” TU PERDI IO VINCO IO PERDO TU VINCI PREDATORE COSTRUTTIVO SANTO STUPIDO unica e irrinunciabile, il che conduce alla spirale del non ricredersi per evitare di “perdere la faccia” e la propria credibilità di ruolo. 4. Ogni atto negoziale è un episodio di un percorso e di alleanze. I buoni negoziatori sono dei maratoneti che sanno considerare la negoziazione come un insieme di tanti atti successivi, ciascuno dei quali portatore di nuove informazioni e possibilità. Sanno agire sul contesto, costruire alleanze, generare ambienti favorevoli, utilizzare network di conoscenze. 5. Avere sempre una alternativa. E’ indispensabile conoscere la possibilità alternativa nel caso non si riesca ad ottenere ciò che si vuole nella trattativa e richiesta in corso: chi ha l’alternativa migliore e più solida, riesce a negoziare meglio. 6. La negoziazione è un processo: prepararsi. Non serve improvvisare o cavarsi d’impaccio nei momenti di “impasse”. Occorre invece prepararsi per conoscere con precisione l’oggetto della trattativa, considerare i vincoli e le opportunità, avere le informazioni chiave, conoscere le proprie soglie minime e massime. La creatività è negoziabile? E’ vero, oggi, la negoziazione è sempre più estesa e inevitabile. Allo stesso tempo, ci sono alcune situazioni od oggetti che non si ritengono negoziabili, che fanno riferimento a principi e valori assolutamente non scambiabili. Esistono alcune soglie al di sotto delle quali non si può scendere. A tal proposito, il dibattito sulla negoziabilità della creatività è aperto. Invito ad alzare la mano se non ci sono mai state piccole o grandi negoziazioni sulle proposte e le campagne. Eppure alcuni sostengono che la creatività è un fatto assoluto, un prerequisito da non discutere. I migliori Direttori Creativi e i migliori Direttori Clienti che ho incontrato sono abilissimi negoziatori, che riescono ad ottenere ciò che vogliono – ciò che ritengono giusto – dall’agenzia e dai clienti senza imposizione, con il consenso, con il sorriso e la leggerezza degli abili danzatori ed equilibristi. Sanno concedere ciò che non distrugge l’idea creativa per mantenere coerenza, sanno utilizzare argomentazioni e informazioni al meglio, sanno costruire alleanze interne ed esterne senza pretendere attribuzioni formali di titoli e blasoni. E non rinunciano alla creatività irrinunciabile, alla equity della marca, al rigore della produzione, al rispetto della relazione, al metodo, alla ricerca continua, ai margini di profittabilità… e anche alla loro capacità negoziale. Non vedo mani alzate. In fondo, anche nel processo creativo esiste negoziazione. Guido Nanni 25 / L’IMPRESA DI COMUNICAZIONE / N. 23 / 07 MANAGEMENT D’AGENZIA Il clima aziendale valorizza le risorse umane Conoscere a fondo l’ambiente di lavoro ed il clima aziendale per ottimizzare il rapporto con e tra le risorse umane, Un metodo che può dare frutti copiosi ed ottimizzare la performance complessiva dell’impresa. Le analisi di clima aziendale e le strategie di valorizzazione delle risorse umane presenti in un contesto organizzativo sono due azioni complementari e sinergiche da considerarsi prioritarie per il benessere, la produttività – spesso anche per la sopravvivenza - di un’azienda, in quanto azioni finalizzate da un lato al miglioramento della situazione percepita e vissuta da dipendenti e collaboratori e, dall’altro, alla individuazione e crescita delle potenzialità presenti - ma latenti, sconosciute e inespresse - in un’ottica di ottimizzazione, crescita e sviluppo generale. Si sostanziano, infatti, in un primo momento esplorativo-conoscitivo in grado di offrire importanti elementi, informazioni, dati e suggerimenti, sulla cui base poi rivedere, impostare e definire le azioni strategiche per il futuro in grado di favorire un processo evolutivo positivo e propositivo dell’azienda. Interventi sicuramente “onerosi” (per il coinvolgimento che richiedono, per il tempo e i costi che implicano, per la delicatezza dei temi trattati e dei risultati che portano in luce) in grado di testimoniare la centralità del patrimonio umano nella definizione delle scelte aziendali e confermarlo come asset prioritario nella gestione dell’azienda. il valore del “patrimonio risorse” Attualmente è, infatti, sempre più diffusa la consapevolezza che la “forza lavoro” che costituisce ed anima una azienda - più correttamente definita “patrimonio/risorse” - rappresenti un valore inestimabile, un tratto distintivo e differenziale di ciascun contesto organizzativo, in grado di fornire una inesauribile linfa vitale all’impresa ed un significativo valore aggiunto ai risultati prodotti. Sicuramente la scelta di una azienda di intervenire su questi aspetti rappresenta un importante indicatore in grado di svelare la scelta di un posizionamento orientato alla qualità, al servizio ed alla centralità della relazione. I lavoratori non solo passano la maggior par26 / L’IMPRESA DI COMUNICAZIONE / N. 23 / 07 te del loro tempo sul posto di lavoro ma attualmente sono chiamati a produrre con standard di efficienza, qualità e produttività particolarmente elevati e quindi stressanti. Non sono nuovi o sorprendenti i dati relativi ai disagi e alle ripercussioni personali di uno stile di vita, anche lavorativo, non adeguato a rispondere alle esigenze del soggetto in termini di gratificazione e soddisfazione personale e professionale, di benessere generale, di autostima, di percezione di auto-efficacia e valore, di adeguatezza percepita/esperita nella gestione del proprio ruolo/compito, di salute delle relazioni interpersonali (sia orizzontali-paritetiche che verticali-gerarchiche). Appare quindi naturale, oggi più che mai, che una azienda – a prescindere dalle sue dimensioni e peculiarità - pensi di investire sulle proprie risorse, sulla qualità della vita dei collaboratori, di prendersi cura dei propri dipendenti, di renderli partecipi degli obiettivi, delle strategie e dei risultati aziendali, coinvolgendoli in veste di attori protagonisti in un processo in grado di impattare significativamente sul mercato di riferimento grazie all’incremento degli standard offerti e dei risultati prodotti. L’azienda non esiste senza le risorse e queste sono tali – delle risorse appunto - solo se riescono a trasferire il loro potenziale ed il loro valore all’organizzazione a cui appartengono. Gli interventi mirati al monitoraggio del clima interno ed alla valorizzazione delle risorse hanno l’obiettivo prioritario di lavorare su identità, senso di appartenenza e umore. Se infatti le persone hanno bisogno dell’azienda per soddisfare i propri bisogni e le proprie aspettative occupazionali, salariali, psicosociali, è altrettanto vero che una azienda, per raggiungere i propri obiettivi, ha bisogno di collaboratori competenti, affidabili, responsabili, coinvolti e motivati. La risposta naturale sta nel riconoscere questa interdipendenza soggetto-azienda, nel favorire il coinvolgimento delle risorse nel ciclo produttivo lasciando libera espressione al contributo di idee e competenze personali-professionali soggettive, nel promuovere un contesto organizzativo in cui i lavoratori possano collaborare in modo interdipendente e creativo, imitandosi, sostenendosi e responsabilizzandosi vicendevolmente. Il clima aziendale Entrando nel merito di cosa sia e come si declini il clima aziendale è necessario chiarire che, per quanto intuitivo possa sembrare, questo concetto risulta in realtà piuttosto complesso e composito. Rappresenta, infatti, un insieme di fenomeni, variabili, dimensioni e componenti che nella loro integrazione restituiscono una visione globale dell’impresa così per come viene esperita da quanti la vivono direttamente. Fanno parte del clima interno un sistema di percezioni relative ai fenomeni organizzativi, alle attività espletate e alle relazioni. E’ l’insieme delle credenze, delle aspettative, degli atteggiamenti attraverso cui vengono vissute dai dipendenti alcune caratteristiche della struttura organizzativa in generale e del loro lavoro in particolare. Il clima aziendale è l’interpretazione – individuale e collettiva – degli eventi, dei bisogni, dei compiti, delle responsabilità, delle attese ma anche dei sentimenti, del taciuto, dell’esperito e dei rapporti che caratterizzano uno specifico contesto di lavoro al quale la risorsa appartiene e nel quale è direttamente coinvolta in maniera più e meno consapevole. Quello di clima interno è un concetto che coniuga dimensioni razionali ed emotive per rappresentare in un indicatore sintetico (per quanto multidimensionale) sia il livello di soddisfacimento dei bisogni e delle aspettative delle risorse umane in relazione agli obiettivi aziendali, sia il vissuto col quale questa soddisfazione/insoddisfazione viene vissuta dal singolo e dalla collettività e si esprime nella quotidianità (e quindi nelle modalità, nelle relazioni e nei risultati) dell’azienda. L’analisi del clima aziendale consente di comprendere in che misura una azienda riesca a soddisfare i bisogni e le aspettative dei suoi componenti, quali siano i punti di forza e le aree di debolezza, mettendo in luce il gap esistente tra le attese del singolo e la realtà organizzativa, identificando margini di potenzialità e cambiamento finalizzati alla risposta delle aspettative degli individui, definendo quali siano gli strumenti più adeguati per impostare un intervento in tal senso. L’analisi del clima aziendale serve per identificare alcuni punti fermi dai quali partire per attivare un processo di trasformazione degli atteggiamenti e dei comportamenti individuali e collettivi, del modo di lavorare, di collaborare e di rapportarsi agli altri, che sono la conditio sine qua non del benessere personale/professionale, dell’autorealizzazione, Rossella Tosto - [email protected] Perchè amalizzare il clima aziendale In particolare l’analisi di clima: - rileva la percezione che hanno dell’azienda i collaboratori, evidenziando aspetti positivi, criticità e aree di miglioramento - mette in luce opportunità per sviluppare o potenziare la comunicazione interna e attività formative - offre una opportunità per impostare azioni di coinvolgimento, iniziative di condivisione al fine di favorire una partecipazione alla cultura organizzativa - consente di rendere le risorse partecipi sia degli obiettivi e delle strategie che dei risultati aziendali conseguiti - produce un feedback sull’immagine che la società riesce/vorrebbe comunicare sia all’interno che all’esterno - fornisce indicazioni su come agire al fine di valorizzare il potenziale interno. Lo studio del clima interno è, infatti, oltre che uno strumento di analisi, anche uno strumento di coinvolgimento in quanto rappresenta un significativo segnale di attenzione e ascolto da parte dell’azienda che si dimostra interessata a sapere, comprendere cosa pensano e cosa desiderano i collaboratori. Si tratta di un momento di riflessione sulla situazione attuale (con eventuali riferimenti al passato più e meno recente) che deve servire a sensibilizzare sulle peculiarità emerse al fine di stimolare un intervento-cambiamento mirato e volto all’ottimizzazione prospettica ed al miglioramento continuo. I successivi interventi di valorizzazione delle risorse umane, che possono essere disegnati anche cogliendo i risultati delle indagini di clima, impattano sostanzialmente su tre dimensioni: la motivazione, l’identità e l’efficienza operativa. Come incentivare la performance Infatti, le strategie adottate tradizionalmente per incrementare i fattori motivazionali e favorire la partecipazione proattiva all’attività svolta appaiono oggi insufficienti e inadeguate. Le incentivazioni economiche legate al conseguimento degli obiettivi operativi e la creazione di aspettative di crescita all’interno dell’azienda per quanto rilevanti non sembrano sufficienti per stimolare una messa in atto del potenziale latente se non espressamente richiesto dalle esigenze professionali, un coinvolgimento spontaneo e propositivo, una identificazione con l’azienda e i suoi obiettivi. Sembra piuttosto necessario integrare queste strategie con altre modalità in grado di far leva sulla sfera attitudinale. In particolare, si considera fondamentale: - valorizzare il ruolo e l’importanza delle risorse all’interno dell’azienda rendendo evidente come la sinergia degli sforzi indivi- duali in un progetto integrato costituisce il valore dell’azienda e consente il conseguimento dei risultati attesi - diffondere la consapevolezza di come l’attività del singolo, del gruppo sia in grado di generare valore per se stesso, per i colleghi, per l’azienda e per i clienti finali - rinforzare il senso di identità e appartenenza condividendo con le risorse in maniera cristallina la mission, la visione, le strategie, le scelte e gli obiettivi aziendali - far sentire le risorse parte viva e attiva di un organismo con una forte identità fornendo risposte al bisogno psicologico di appartenenza al gruppo - dare evidenza dei risultati conseguiti fornendo occasioni di visibilità e affermazione sociale - identificare possibili azioni di miglioramento, di formazione e di autosviluppo (dell’azienda così come delle singole risorse) - attualizzare, a seguito di un bilancio puntuale, tutte le competenze professionali e personali presenti all’interno del contesto organizzativo. In questo modo si va ad agire nei termini di rinforzo positivo sull’autopercezione del soggetto e sull’immagine di sé che vuole/riesce a comunicare all’esterno incrementando a livello personale il senso di autoefficacia, di autostima, di professionalità e di adeguatezza al proprio ruolo, sull’autorealizzazione oltre che favorendo - a livello collettivo – la risposta al bisogno di appartenenza, un senso di adeguatezza nella gestione delle relazioni e nelle attività di socializzazione. Il progetto di analisi A livello metodologico è evidente che per la realizzazione di un progetto di analisi e di esplorazione iniziale affidata alle indagini di clima inteno è possibile adottare diverse modalità di intervento, di volta in volta ragionate sulla base delle specificità del contesto organizzativo coinvolto e delle attese prefigurabili e auspicabili per l’azienda. Tutti gli strumenti tipici della ricerca risultano efficaci anche se altamente specifici. In questo senso l’integrazione metodologica può offrire una lettura più completa ed approfondita della situazione che si incontra e sulla quale si intende intervenire. I questionari – attraverso l’utilizzo di scale di misurazione numeriche – possono offrire un quadro d’insieme del clima aziendale così delle opportunità di valorizzazione esplorando puntualmente alcune dimensioni chiave tra cui: - la motivazione dei dipendenti - il livello di soddisfazione del lavoro/azienda (job satisfaction) - la qualità delle relazioni interne - l’idoneità della comunicazione aziendale - l’efficacia dello stile di leadership - l’efficacia e la soddisfazione delle iniziative di socializzazione e coinvolgimento - l’identità e i valori condivisi - l’analisi delle competenze professionali (job-specific skills), delle abilità personali (general skills) e opportunità di formazione Focus e colloqui Allo stesso tempo, strumenti di approfondimento quali focus e colloqui individuali possono consentire una valutazione dei precedenti aspetti in termini qualitativi. Il giusto mix non può essere mai frutto di una ricetta univoca, pur nella consapevolezza che la multidimensionalità dell’oggetto di studio può trarre soli vantaggi dalla integrazione multimedologica. Ciascun contesto aziendale presuppone uno studio personalizzato delle dimensioni da esplorare e della metodologia ritenuta più funzionale alla raccolta dei feedback, con la premessa doverosa che qualunque sia la scelta da compiere operativamente fermi ed inamovibili debbono essere alcuni punti saldi. Fra questi la rigorosità dell’approccio adottato, l’estensione dell’intervento (non lavorando su base campionaria ma coinvolgendo l’intera “collettività aziendale”), la volontà strategica a livello di direzione aziendale di usare questi strumenti responsabilmente in un’ottica di miglioramento continuo e non di miope autogratificazione e, soprattutto, la volontà, al termine del processo, di condividere i risultati restituendoli in azienda per dare evidenza che lo sforzo di analisi e di valutazione richiesto non risulta essere fine a sé stesso, ma orientato a dare spunti sostanziali per il miglioramento del posizionamento e delle performance aziendali. Altro aspetto utile è quello di valutare la necessità di monitorare gli indicatori nel tempo a cadenze più o meno regolari per dare evidenza di come si modificano le aspettative ed il livello di soddisfazione delle proprie risorse e di come eventuali azioni correttive abbiano impattato in termini di visibilità, efficacia, gradimento e di come evolve il senso di identità e di appartenenza interno, da considerarsi come un obiettivo sempre in divenire e mai come un traguardo già conseguito. Rossella Tosto - AD Datacontact SpA del senso di appartenenza e quindi della motivazione dei collaboratori. 27 / L’IMPRESA DI COMUNICAZIONE / N. 23 / 07 ONLINE Angela d’Amelio - [email protected] Anche online vince la multicanalità Non solo nella comunicazione tradizionale ma anche in rete si sta affermando la multicanalità come metodo efficace per raggiungere target estremamente segmentati. Attraverso l’overlapping si possono ottimizzare gli investimenti e conseguire risultati rilevanti. Multicanalità - nel mondo online - significa fruibilità di contenuti e servizi attraverso molteplici dispositivi/canali. Nonostante sia vista sempre più come un efficace valore aggiunto, anche per le campagne di comunicazione, fino ad oggi non ci si era cimentati con la misurazione dell’effettiva ricaduta in termini di influenza all’acquisto, finalità che invece è alla base del progetto “Osservatoriomulticanalità”. L’Osservatorio, promosso da Nielsen, Nielsen//NetRatings, Connexia e la School of Management del Politecnico di Milano, è una ricerca su panel Nielsen che vuole misurare e analizzare quanto la comunicazione innovativa possa influenzare la decisione d’acquisto del consumatore “Negli ultimi tempi si parla sempre più di comunicazione innovativa, di multicanalità, di marketing 2.0 e di nuove attitudini e caratteristiche dei consumatori. I professionisti del marketing e della comunicazione si trovano ad agire inseguendo trend e scenari evolutivi che richiedono la definizione di modelli sempre nuovi. Spesso però ci si trova a dover fare i conti con l'assenza di punti fermi, di dati e statistiche chiare e referenziate. L'Osservatorio Multicanalità si rivolge quindi a tutti i professionisti del marketing e della comunicazione e in modo particolare alle aziende che operano nel settore del largo consumo proponendosi di rispondere alla domanda "la multicanalità paga allo scaffale?". Una domanda semplice che però ancora non ha avuto risposta e che, nell'epoca in cui viviamo, dovrebbe essere alla base della definizione delle nostre strategie di business.” (da www.multicanalità.it) Il cosiddetto web 2.0* ha trasformato il consumatore da spettatore passivo a protagonista della comunicazione, ecco perché è diventato prioritario comprendere quanto 28 / L’IMPRESA DI COMUNICAZIONE / N. 23 / 07 queste nuove dinamiche di interattività influenzino la decisione d’acquisto, soprattutto per i prodotti di largo consumo. L’osservatorio vuole verificare se e come i consumatori multicanale abbiano comportamenti di acquisto diversi da quelli dei consumatori per così dire “tradizionali” e non multicanale, e quindi provare a comprendere se si tratti di un target sufficientemente ampio da giustificare politiche di marketing differenziate. I risultati saranno presentati a novembre in occasione di un evento organizzato presso il Politecnico di Milano. Main sponsor dell’iniziativa è Microsoft Digital Advertising Solution. Associate sponsor: Yahoo!, Plantronics, SEAT Pagine Gialle, Fater, Ipermercati Panorama. Vicina alle finalità dell’Osservatorio vi è anche una recentissima ricerca, condotta da Atlas Institute, sull’overlapping online e sulla sua efficacia ai fini dell’influenza all’acquisto. (che potete leggere integralmente e scaricare in pdf, in inglese, a questo indirizzo: http://www.atlassolutions.com/uploadedFiles /Atlas/Atlas_Institute/Published_Content/IOD MI.pdf) L’overlapping online è la sovrapposizione di visibilità generata dal posizionamento di una campagna pubblicitaria su diversi canali del web o anche in posizioni diverse all’interno della stessa pagina web. La rivoluzione digitale ha fatto nascere tutta una serie di nuovi canali, che stanno andando ad affiancare efficacemente i tradizionali banner pubblicitari.. Le campagne online, perciò, devono la loro efficacia anche e soprattutto alla giusta interazione e sinergia fra i diversi canali disponibili. Ecco perché si rende necessaria, anzi fondamentale, una buona pianificazione che tenga conto di quanto sinora detto. La misurazione dell’impatto dell’overlapping online fatta da Atlas Institute ha visto l’ana- lisi di 16 advertiser che avevano affidato a inizio 2007 ad Atlas la propria campagna media. La ricerca ha voluto sondare l’importanza del fenomeno a livello di visibilità e il suo impatto sulla conversione all’acquisto. La ricerca ha misurato più di 300 milioni di cookies - solo stabili e di lunga durata - cinque miliardi di messaggi pubblicitari emessi e 1 milione 700 mila di conversioni. Nella ricerca, gli utenti sono stati classificati come “esclusivi” e “overlapped”, intendendo i primi come quelli raggiunti esclusivamente da un singolo canale, mentre i secondi come coloro che hanno visto la stessa pubblicità su più di un canale. La ricerca osserva che la potenzialità dell’overlapping è proprio quella di trasformare la semplice esperienza di visita del web in un atto reale di acquisto: un alto tasso di overlapping fa salire drasticamente il livello di frequenza e di conversioni (fino all’86%). La rilevanza sta nel fatto che il gruppo di utenti “overlapped” rappresenta un terzo degli utenti totali, ma conta, in termini di rendimento, come i due terzi delle conversioni totali. Per valutare la necessità e il tasso di overlapping utile a massimizzare l’efficacia di una campagna pubblicitaria, è importante tener conto delle scelte di posizionamento, l’utilizzo e la frequentazione del network, il contesto e il target della campagna. Inoltre, è necessario individuare il luogo e il momento dell’acquisto che più si avvicina al proprio target e concentrare l’overlapping in tali contesti. E’ importante sapere, infatti, non solo quali sono gli spazi pubblicitari che raggiungono il target di interesse, ma soprattutto dove si localizzano preferibilmente i converter, ovvero coloro che trasformano la visibilità di un brand in potenziali occasioni di acquisto. Tutto ciò permette di massimizzare l’investimento pubblicitario su spazi raggiunti dal target di interesse: una pianificazione media brillante e creativa richiede un’accurata conoscenza del comportamento dell’utente e del ciclo di acquisto. Per concludere: l’overlapping implementa la frequenza senza incidere sui costi dell’azienda, in quanto tale aumento è implicito e correlato all’aumento di visibilità dato dalla sovrapposizione. Questo rende possibile giustificare ragionevolemente investimenti anche cospicui su media quali i rich media, i web video o le sponsorship. * Uno studio condotto da Nielsen/NetRatings rivela che a gennaio 2007 il 56% dei navigatori italiani, pari a 11.380.000 persone, ha visitato almeno una volta i siti del Web 2.0. Inoltre, i navigatori della rete sono in continua crescita, e diventano sempre più attivi: a marzo sono stati 18,8 milioni gli utenti che si sono collegati alla rete da casa o dal luogo di lavoro, con frequenza quasi giornaliera. PRODUZIONE Torino e il Piemonte. Mille location per un set ideale La Fondazione Film Commission Torino Piemonte ha presentato agli operatori milanesi della comunicazione le infinite possibilità offerte dal territorio piemontese e le molte opportunità e facilitazioni di cui può disporre chi intende “girare” nella città sabauda e nella regione, potendo contare sull’assistenza della Fondazione stessa. Un’iniziativa di successo a beneficio del territorio e delle imprese di comunicazione. Con alle spalle 202 produzioni in sei anni di attività e investimenti attirati per 170 milioni di euro, la Film Commission Torino Piemonte sbarca a Milano e si candida a diventare set per film e spot pubblicitari. Alla Triennale di Milano, il presidente della Fondazione Steve Della Casa e il direttore generale Giorgio Fossati hanno presentato a creativi, registi, produttori, agenzie di pubblicità le “location” della “nuova Torino”. Grazie al lavoro di Film Commission Torino Piemonte dal 2004 ad oggi sono stati girati nella città sabauda e in altre località 10 spot pubblicitari, di cui 6 soltanto nei primi sei mesi di quest’anno. L’ultimo in ordine di tempo è quello della Fiat 500 mentre a breve ne sarà girato uno per la Wolksvagen Golf. A fine maggio era toccato a un’altra vettura: la Saab 408 immortalata tra le vie di Torino, campi di grano in provincia di Asti e Bardonecchia. Sky per un suo promo ha scelto il Castello di Racconigi, la Wind un teatro di posa, la Bonduelle per le sue insalate il Teatro Regio del capoluogo piemontese. La Fondazione Film Commission Torino Piemonte, voluta e sostenuta finanziariamente dal Comune di Torino e dalla Regione Piemonte che ne sono i soci fondatori, lavora per attirare sul territorio produzioni cinematografiche e televisive italiane ed estere e nello stesso tempo sostenere indirettamente l'industria cinematografica locale, creando nuove opportunità di lavoro per chi, in Piemonte, opera nel campo cinematografico e televisivo. I registi Cinzia Torrini e Maurizio Zaccaro hanno raccontato agli operatori della comunicazione presenti alla manifestazione milanese le loro rispettive esperienze con le riprese di Elisa di Rivombrosa e Mafalda di Savoia, mentre Marco Tullio Giordana (Sangue Pazzo), Giuliano Montaldo (San Pietroburgo), Carlo Lizzani (Hotel Meina) hanno da poco finito di girare i loro film e Sergio Rubini si trova nel pieno della lavorazione. “Fino ad oggi – ha spiegato alla platea il presidente Steve Della Casa – la fondazione ha svolto la sua attività di supporto e incentivo verso le produzioni cinematografiche e le fiction. Le recenti Olimpiadi invernali hanno contribuito in maniera determinante a migliorare l’immagine e il patrimonio storicoarchitettonico di Torino. Perciò questa città rinata si presta bene per servizi fotografici e cinema pubblicitario”. “La Fondazione – ha aggiunto il direttore generale di Film Commission Torino Piemonte Giorgio Fossati - funge da agenzia di primo contatto per le richieste d'autorizzazione ad effettuare riprese cinematografiche e televisive a Torino e in Piemonte, collabora alla soluzione di problemi che possono nascere in fase di pre-produzione, mette a disposizione in loco, cosa che non avviene altrove, professionalità tecniche per le troupe, facilita, in genere, il lavoro della troupe durante la lavorazione del film”. Già attraverso il sito della Fondazione www.filmcommisiontorinopiemonte.it si può avere un assaggio di 8000 immagini, una prima significativa carrellata attraverso città dalle architetture più diverse, villaggi e borghi, paesaggi inaspettati, residenze reali e fortificazioni militari, parchi e riserve naturali, fiumi e laghi con splendide ville circondate da parchi e giardini, montagne innevate e colline ricoperte di vigneti. Immagini di locations spesso inedite, ideali per ambientare gli esterni e gli interni di una produzione cinematografica o televisiva. (da Spot&Web - p.g.c.) 29 / L’IMPRESA DI COMUNICAZIONE / N. 23 / 07 INCONTRI Paolo Conte Paolo Conte La fisarmonica di Stradella (1974) Cos'è la pianura padana dalle sei in avanti, una nebbia che sembra di essere dentro a un bicchiere di acqua e anice, eh già... L'ha detto anche oggi la radio ed è vero, è l'una passata e nell'auto mi sembra di essere solo perché tu non parli con me... Ti sei addormentata non appena tu sei salita dopo il ballo domenica sera è sempre così e mi tocca riportarti fino a casa e i chilometri sono più lunghi perché... è grigia la strada ed è grigia la luce e Broni, Casteggio, Voghera son grigie anche loro, c'è solo un semaforo rosso quassù... nel cuore, nel cuor di Stradella che è quella città dove tutte le armoniche di questa pianura sono nate e qualcuno le suona così... Il motore è al minimo e sento passare nell'aria quel suono, ti guardo che dormi, mi sembri diversa, ma tanto diversa, lo so... al dolce suono della fisarmonica di Stradella tu mi sembri ancora più bella di quello che sei e mi piace trasportarti nella notte per tutta la notte, così questa notte e per sempre così. Luna di marmellata (1975) Lungo il viaggio e anche noioso, arriviamo affaticati le valigie son pesanti e i vestiti stropicciati Meno male eccoci qua, in un albergo illuminato una stanza c’è per noi noi che abbiam tanto viaggiato So tutto di questi posti ormai e il freddo so di questa chiave in mano a me... E ti prepari ad abitare questa stanza come fosse una casa e io che aspetto mentre metti nei cassetti la tua roba e anche la mia e al di là della finestra c’è una luna strepitosa che ci guarda con tristezza… Luna di marmellata per noi due che abbiamo casa e figli tutti e due ma abbiam sorriso senza alcun pudore all’idea di un ultimo amore… 30 / L’IMPRESA DI COMUNICAZIONE / N. 23 / 07 Parigi (1981) Lo so, lo so che questo non è cipria, è sorriso… e sì, che non è luce, è solo un attimo di gloria e riguarda me, che sono qui davanti a te sotto la pioggia mentre tutto intorno è solamente pioggia e Francia… Chissà cosa possiamo dirci in fondo a questa luce… quali parole? luce di pioggia e luce di conquista… lasciamo fare a questo albergo ormai così vicino, così accogliente, dove va a morir d’amore la gente… Io e te, chissà, qualcuno ci avrà pure presentato… e abbiamo usato un taxi più un telefono più una piazza… Io e te, scaraventati dall’amore in una stanza, mentre tutto intorno è pioggia, pioggia, pioggia e Francia… Diavolo rosso (1982) Quelle bambine bionde con quegli anellini alle orecchie tutte spose che partoriranno uomini grossi come alberi che quando cercherai di convincerli allora lo vedi che, sono proprio di legno. Diavolo rosso dimentica la strada vieni qui con noi a bere un’aranciata contro luce tutto il tempo se ne va… Guarda le notti più alte di questo nord-ovest bardato di stelle e le piste dei carri gelate come gli sguardi dei francesi... un valzer di vento e di paglia, la morte contadina che risale le risaie e fa il verso delle rane e puntuale arriva sulle aie bianche come le falciatrici a cottimo... Voci dal sole altre voci, da questa campagna, altri abissi di luce, e di terra e di anima, niente più che il cavallo e il chinino... e voci e bisbigli d’albergo: amanti di pianura, regine di corriere e paracarri, la loro, la loro discrezione antica è acqua e miele… Diavolo rosso dimentica la strada viene qui con noi a bere un’aranciata contro luce tutto il tempo se ne va… Girano le lucciole nei cerchi della notte… questo buio sa di fieno e di lontano e la canzone forse sa di ratafià… Molti lo definiscone un cantautore particolarmente ispirato, io preferisco considerarlo un grande musicista ed un poeta. Un poeta della solitudine nei cui versi echeggiaggiano atmosfere che ricordano ora Pavese, ora Gozzano e, talvolta, Verlaine, Baudelaire o lo stesso Marinetti, quando indulge alla tentazione del verso onomatopeico. Laureato in giurisprudenza, destinato alla carriera notarile, ha esercitato la professione di avvocato. Si avvicina al mondo del jazz come amatore suonando il vibrafono in alcuni gruppi musicali. Esordisce come cantautore nel 1974. Viene immediatamente notato dala critica, ma il grande successo arriva alla fine degli anni settanta. Per ben cinque volte consegue il Premio Tenco per la canzone d’autore. Nel 1991 riceve il Premio Montale per la sezione Versi per Musica. Discografia: • Paolo Conte (1974) • Paolo Conte (1975) • Un gelato al limon (1979) • Paris milonga (1981) • Appunti di viaggio (1982) • Paolo Conte (1984) • Concerti (1985 live) • Aguaplano (1987) • Paolo Conte Live (1988 Live) • Parole d'amore scritte a macchina (1990) • Wanda, stai seria con la faccia ma però (1992 raccolta) • '900 (1992) • Tournée (1993 live) • Una faccia in prestito (1995) • The best of Paolo Conte (1996) • Tournée 2 (1998 live) • Razmataz (2000) • Reveries (2003 raccolta) • Elegia (2005) • Live Arena Di Verona (2005 Live) • Wonderful (2006) LETTURE LETTURE a cura di Paolo Romoli Periodico di informazione del Consiglio Direttivo dell'Unione Nazionale Imprese di Comunicazione - UNICOM Lei e loro Viva Israele Anno V - n. 23 - Luglio 2007 Direttore Responsabile Pasquale Diaferia Furio Garbagnati Il Sole 24 Ore - Euro 19,00 Magdi Allam Mondadori - Euro 17,00 La comunicazione e in particolare le relazioni pubbliche sono ormai diventate un elemento pervasivo di tutta la nostra società. Non c’è giorno in cui alla comunicazione non vengano attribuiti, con eccesso di semplificazione, meriti e misfatti. In questo testo l’autore ha raccolto i pareri di imprenditori, comunicatori, manager, docenti (Alberto Alessi, Antonio Campo Dall’Orto, Roberto D’Agostino, Giulio Malgara, Pietro Modiano, Toni Muzi Falconi, Joaquìn Navarro Vals, Antonio Pilati, Claudio Velardi e Marco Vitale), tutti protagonisti - a diverso titolo - del mondo della comunicazione. Basta il titolo di questo libro per far condannare a morte il suo autore dagli integralisti islamici. Magdi Allam, che da anni vive sotto scorta, non ha paura di lanciare un appello che non è soltanto di solidarietà per un Paese e per un popolo: il suo è un preciso richiamo a tutti - cristiani e musulmani, europei e e arabi e, in particolare a noi italiani - perchè riconoscano quale pericolo mortale si nasconde nell’odio anti israeliano. Perchè l’ideologia della morte che è alla base del terrorismo trova la sua origine nel conflitto del mondo arabo con Israele. Fulvio Garbagnati, Presidente di Assorel e membro del consiglio direttivo di IPRA International Public Relations Association, è presidente e chief executive officer di Weber Shandwick Italia. . Magdi Allam è vicedirettore ad personam del Corriere della Sera. Tra i suoi successi editoriali più recenti ricordiamo: Vincere la paura. La mia vita contro il terrorismo islamico e l’incoscienza dell’Occidente (Mondadori - 2005) e Io amo l’Italia. Ma gli italiani la amano? (Mondadori - 2006). Comitato di Redazione Antonio Acampora Claudio Avallone Nicola Bovoli Renato Camposano Alessandro Colesanti Donatella Consolandi Federico Crespi Angela D’Amelio Francesco Ferro Fiammetta Malagoli Francesco Miscioscia Renato Sarli Lorenzo Strona Rossella Tosto Giorgio Tramontini Biagio Vanacore Hanno collaborato a questo numero: Alessandro Colesanti Donatella Consolandi Maurizio Costanzo Angela D’Amelio Fiammetta Malagoli Francesco Miscioscia Guido Nanni Renato Sarli Lorenzo Strona Rossella Tosto Giorgio Tramontini Immagini: - Archivio Unicom - TIPS images (per gentile concessione) UNICOM Unione Nazionale Imprese di Comunicazione 20122 Milano - Piazza Bertarelli, 1 tel. +39.02.863815 r.a. - Fax +39.02.809636 e-mail: [email protected] www.unicom-mi.org Editore incaricato: LS&P srl - Viale Marazza, 30 28021 Borgomanero (No) Iscrizione al ROC n. 1348 Stampa: Mediagraf srl Viale della Navigazione interna, 89 35027 Noventa Padovana (PD) Periodico Bimestrale registrato presso il Tribunale di Milano n. 656 con Decreto del 17-11-2003 Distribuzione: 7.800 copie Sped. in Abb. postale 45% - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 Filiale di Padova DCB Costo copia Euro 2,00 Abbonamento 6 numeri Euro 6,00 Pagamento anticipato a mezzo Assegno Bancario intestato a: UNICOM - P.za Bertarelli, 1 20122 Milano Ai sensi della Legge 675/96, art. 10 si informa che l'Editore incaricato tratta i dati forniti da Unicom. 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