CHF 103:Layout 1 25/09/2007 13.15 Pagina 47 Pratica di Davide Munaretto Nematos 211 Pre Linea Nella panoramica variegata delle realizzazioni sia commerciali che legate al mondo dell’autocostruzione, troviamo innumerevoli esempi di preamplificatori più o meno complessi, ma che generalmente fanno uso di valvole comuni, passando dalla serie ECC alla 6SN7, ovvero tutte valvole a riscaldamento indiretto con fattore di amplificazione più o meno elevato, che ben si adattano a questo scopo. Per molto tempo avevo meditato di realizzare un preamplificatore che fosse in qualche modo “diverso”, e dopo qualche mese di ricerche e con un pizzico di fantasia ho dato vita a NEMATOS 211. Nematos 211 è una macchina con una circuitazione particolare, che oltre far uso di valvole di potenza come la 211/VT4-C, è completamente raddrizzato a valvole e tutte a riscaldamento diretto (da qui il nome che in latino significa FILAMENTO), progetto che potrebbe essere considerato per certi versi assurdo, ma che in base agli ascolti non lascia alcun dubbio sulle sue incredibili doti in termini di microdinamica, trasparenza e raffinatezza sonora. Io stesso inizialmente ero abbastanza scettico: pensare di realizzare un preamplificatore con valvole di questo tipo mi sembrava quasi una follia. Qualche esempio si può trovare in rete, ma sono tutti o con trasformatore di ingresso/uscita e con ponti di diodi e stabilizzatori di tensione ad integrati, cosa che non amo molto, soprattutto quando si parla di circuiti a valvole: inoltre mi domandavo fino a che punto ne sarebbe valsa la pena in termini di rendimento acustico. Senza poi considerare il fatto che realizzare un preamplificatore con valvole di potenza non è proprio una passeggiata, in quanto le difficoltà che si incontrano in termini di “rumorosità” del sistema sono talvolta (quasi) insormontabili. Ma il desiderio e la curiosità di provare erano molto forti… Perciò, conscio delle diffi- coltà cui sarei andato incontro, ho cominciato a studiare la mia versione di questa strana macchina e quella che segue è la descrizione passo-passo di come partendo dal progetto teorico sono arrivato alla realizzazione pratica. PREMESSA Prima di entrare nel merito del progetto vero e proprio, è doveroso però fare alcune considerazioni, prima fra tutte la pericolosità dovuta alle tensioni elevate, necessarie come sappiamo, a queste valvole per poter funzionare in modo corretto. Pericolosità, tengo a precisare, dovuta essenzialmente ai condensatori di filtro, che caricati con tensioni spesso elevate possono causare problemi anche gravi, se non LETALI in casi estremi. Pertanto se ne sconsiglia la realizzazione ai meno esperti e comunque si ricorda di prestare la massima attenzione anche a coloro che hanno alle spalle parecchie ore di “saldatore”! In secondo luogo, consideriamo che un preamplificatore di questo tipo sarà ingombrante, pesante e sicuramente dal costo abbastanza elevato, anche se sicuramente dal circuito apparentemente semplice, come vedremo nel corso della trattazione. Un altro elemento da considerare prima di procedere è quello del fattore di amplificazione: infatti, una sola valvola sarà senza dubbio in grado di pilotare agevolmente qualsiasi finale, purché non si pretendano fattori di amplificazione dell’ordine dei +40 dB. Da queste considerazioni ognuno dovrà trarre le dovute conclusioni per capire se la soluzione proposta in queste pagine si potrà adattare alle caratteristiche del proprio impianto, che necessariamente comunque dovrà prevedere diffusori ad alta efficienza. IPOTESI DI PROGETTO Come abbiamo detto il circuito è semplice; trattandosi di un solo triodo, dovremo solo prevedere la corretta polarizzazione in funzione del punto di lavoro che decideremo di adottare. In pratica, la cosa più delicata sarà il circuito di alimentazione, in quanto, viste le caratteristiche tecniche che contraddistinguono il filamento delle valvole in questione, dovremo prevedere sicuramente un’alimentazione in corrente continua questo per evitare in modo assoluto l’eventuale ronzio a 50 Hz tipico delle alimentazioni in alternata. Altro parametro di notevole importanza, come abbiamo detto precedentemente, è la tensione di alimentazione anodica. Infatti, per raggiungere una linearità accettabile dovreCostruire Hi-Fi N. 103 47 CHF 103:Layout 1 25/09/2007 13.16 Pagina 48 Pratica ELENCO COMPONENTI STADIO AMPLIFICATORE Resistenza anodica 10Kohm/20W Resistenza catodica 1Kohm/3W Potenziometro d’uscita 10Kohm/Log. Condensatore catodico 200microF/35V Condensatore d’accoppiamento 1microF/600V Valvola amplificatrice VT4-C ELENCO COMPONENTI STADIO ALIMENTATORE ANODICO Induttanze di filtro 6H/100mA Primo condensatore di filtro 4.7microF/400V a.c. Secondo condensatore di filtro 840microF/700V Terzo condensatore di filtro 330microF/800V Valvola raddrizzatrice 5X4 Trasformatore: primario: 230V secondario 1: 2 x 320V/100mA secondario 2: 5V/4° ELENCO COMPONENTI STADIO ALIMENTATORE FILAMENTO Prima induttanza di filtro 2mH/8A Successive induttanze di filtro 0.4mH/8A Primo condensatore di filtro 47000microF/16V Secondo condensatore di filtro 68000microF/16V Terzo condensatore di filtro 50000microF/16V Quarto condensatore di filtro 150000microF/16V mo attestarci su una tensione che dovrà oscillare fra i 400 e i 600 Vcc. Da questo deriva la considerazione legata alla configurazione da adottare per l’alimentazione, che potrà essere di tipo diverso in base alle scelte progettuali, passando dal classico pi-greco con raddrizzamento a stato solido a un ben più valido raddrizzamento a tubi, magari seguito da un doppio pi-greco. I componenti, naturalmente, svolgono un ruolo determinante: la qualità degli elettrolitici delle induttanze e, soprattutto, del trasfor48 Costruire Hi-Fi N. 103 matore di alimentazione, devono essere indubbie, anche se tengo a precisare che i componenti “GRIFFATI” non fanno il “preamplificatore”! . Per il trasformatore di alimentazione dovremo adottarne uno con caratteristiche di isolamento estremamente valide, viste le tensioni in gioco; questo dovrà avere un’impedenza secondaria adeguatamente bassa per non influire negativamente sul risultato finale dell’insieme. Trattandosi di un prodotto di riferimento Valvola raddrizzatrice 367 Trasformatore: primario: 230V secondario 1: 2 x 22.5V/10A secondario 2: 1.9V/10A anche per quanto riguarda il condensatore di uscita, dovremo prevedere l’utilizzo di componenti di ottima qualità, adottando se necessario il parallelo di più unità, atto a ridurne la reattanza e aumentarne la capacità. Ribadisco che la “MARCA” non determina la qualità del componente: se potete vi suggerisco di ricorrere a componenti d’epoca, che sono sicuramente meno costosi e altrettanto validi se paragonati a quelli di moderna produzione, almeno per quanto riguarda i condensatori di accoppiamento in CHF 103:Layout 1 25/09/2007 13.16 Pagina 49 Pratica carta/olio. Ma ora entriamo nel merito della progettazione vera e propria e su come procedere nella scelta e al dimensionamento dei vari stadi del circuito. Per prima cosa cominciamo da quello di alimentazione, che come sappiamo riveste un’importanza direi quasi assoluta, soprattutto nel nostro caso. Il suo compito è quello di fornire in uscita una tensione continua avente determinate caratteristiche, partendo da una tensione alternata applicata al suo ingresso. É quindi evidente che questo stadio riveste un’importanza vitale e concorre in modo determinante al buono o cattivo funzionamento degli stadi di amplificazione ad esso correlati. É bene perciò applicare tutti i “trucchi” che fanno di un alimentatore un “Buon alimentatore”. Gli alimentatori comunemente usati negli amplificatori sono, di norma, non stabilizzati: in altri termini, la tensione in uscita di massima diminuisce in modo proporzionale in funzione dell’aumento del carico, con contemporanea conseguente variazione del ripple. Con il termine “ripple”, si indica il valore della tensione alternata residua che risulta sovrapposta alla tensione continua in uscita, con carico applicato. Tale residuo è di norma piccolo rispetto alla tensione d’uscita ed è uno dei parametri in base ai quali si giudica la bontà di un alimentatore. Normalmente la sua ampiezza viene indicata come percentuale della tensione nominale d’uscita; a esempio: se in un alimentatore la tensione d’uscita è pari a 10 V e il ripple è pari allo 0,1%, significa che il residuo di alternata è di 10 mV. É importante che il ripple sia molto contenuto, perché come sappiamo è causa di enormi fastidi, a esempio in un amplificatore di bassa frequenza se il suo valore è troppo elevato, da origine ad un notevole rumore di fondo comunemente chiamato “ronzio”. I parametri fisici non modificabili delle valvole a riscaldamento diretto ed in modo particolare di quelle con filamento lungo, a forte assorbimento di corrente come quello che caratterizza la nostra VT4-C, ci inducono, come abbiamo già detto, a scegliere un’alimentazione per il filamento che dovrà essere realizzata in corrente continua, pena un fortissimo ronzio. Come ben tutti sanno, però, filtrare correttamente una tensione di 10 V – 3,5 A non è proprio una passeggiata, anche perché dobbiamo considerare che il ripple residuo, per essere accettabile, dovrà attestarsi intono allo 0,02% della tensione di alimentazione, ovvero 0,002 V e vi assicuro che per raggiungere un tale valore non bastano un ponte di diodi e qualche condensatore magari scelto a caso… Inoltre, visto che i programmi di simulazione sono molto utili ma non sono accessibili a tutti, e soprattutto non piacciono al sottoscritto, cercheremo di dimensionare il nostro filtro usando la vecchia calcolatrice e qualche semplice ma efficace formula che ci guiderà in modo sicuro nella giusta direzione senza eccedere né in un senso, né nell’altro. Il tutto sarà poi ovviamente verificato sperimentalmente in laboratorio, ma soprattutto potrà diventare un metodo universale che vi consentirà di verificare o progettare qualsiasi altro tipo di alimentazione che faccia uso di filtri LC. Per cominciare quindi, cerchiamo di capire quali sono i parametri fisici che intervengono in un sistema di rettificazione e filtro sia esso a stato solido con diodi o con tubi a vuoto. Quando si applica una tensione alternata ad un diodo o ad un ponte di diodi oppure ad un tubo a vuoto, si hanno delle modificazioni dei parametri iniziali in termini di tensione e corrente che sono strettamente correlati alle caratteristiche del semiconduttore o valvola usata. Il primo parametro fra tutti che varia nel raddrizzamento è la tensione finale che di norma è pari a 1,414 volte il valore iniziale anche se di contro, avendo a che fare con semiconduttori e tubi che per loro natura sono caratterizzati da una loro resistenza interna si hanno anche delle cadute di tensione, che variano a seconda che si tratti di tubi o semiconduttori stato solido. Per quanto riguarda i tubi, ogni tubo ha una sua caduta caratteristica, a titolo di esempio: 5AR4 / GZ34 5U4 / GZ37 83 5Y3 5R4 3 – 7% 8 – 16% 2 – 3% 13 – 23% 12 – 22% Per quanto riguarda i semiconduttori, si ha per i diodi singoli una caduta di tensione pari a 0,7 V, mentre nei raddrizzatori a ponte la caduta è pari a 1,4 V; questi valori possono essere poi suscettibili di variazioni in funzione del tipo di semiconduttore adottato. Questi parametri devono essere tenuti in considerazione quando si deve scegliere il trasformatore di alimentazione, che oltre ad essere previsto per la giusta corrente dovrà avere la tensione in uscita calcolata tenendo conto delle varie cadute. Generalmente per correnti elevate si adottano raddrizzatori a stato solido, ponti di diodi che possono gestire con estrema facilità anche decine di ampere di corrente, oppure in alternativa e di gran lunga migliori sono i doppi diodi a vuoto; ma dove le troviamo valvole che possano reggere correnti così elevate? Valvola Tungar della General Elctric (1917). Si tratta del primo diodo a gas inerte (nella fattispecie Argon). In passato furono realizzati dei particolari diodi e doppi diodi nati sostanzialmente per uso industriale che potevano gestire correnti molto elevate a scapito, però, di una ridotta tensione applicabile alle loro placche... Questi doppi diodi generalmente erano a vapori di mercurio o riempiti con gas inerti, che svolgevano la funzione di migliorare la dissipazione di calore, mantenere stabile il filamento ed evitare che vi fossero archi accidentali fra gli elettrodi. Il primo diodo a gas inerte (Argon) fu prodotto dalla General Electric nel 1917 e si chiamava TUNGAR, una grossa valvola con attacco a vite studiato proprio per reggere correnti elevate e dedicato esclusivamente al raddrizzamento nei caricabatterie dell’epoca. A partire dal 1923 venne poi messa in produzione dalla Philips la valvola 367, un doppio diodo riempito sempre con Argon, che prese il posto della TUNGAR grazie alle sue migliori caratteristiche tecniche. Questo particolare doppio diodo può erogare in modo continuo correnti fino a 6A, con una tensione di lavoro massima di 45V. Di aspetto molto scenografico, è particolarmente adatto per il raddrizzamento dei filamenti delle valvole, l’unico problema oggi è la sua reperibilità, in quanto oltre a non esseCostruire Hi-Fi N. 103 49 CHF 103:Layout 1 25/09/2007 13.16 Pagina 50 Pratica re stato prodotto in un gran numero di esemplari si sono perse le tracce con l’avvento dei raddrizzatori al selenio che soppiantarono prepotentemente queste particolari valvole. Quindi come abbiamo visto la prima scelta può essere fatta fra lo stato solido o la valvola. Adesso non ci resta che stabilire la complessità del filtro, ovvero che tipo di configurazione adottare: semplice, pi-greco, doppio o triplo pi-greco, in funzione delle necessità. Per stabilire questo ci affidiamo al calcolo, per poi verificarlo e affinarlo in fase di prototipo. Lo schema completo del nostro alimentatore è quello riportato in figura e con riferimento a quello andiamo ad analizzare punto per punto le tensioni di ripple, ed in base ai risultati ottenuti decidere che tipo di configurazione adottare. Questo procedimento e le formule utilizzate, sono ovviamente utilizzabili per ogni altro Valvola 367 della Philips (1923): doppio diodo riempito con Argon. Datashee della 367 50 Costruire Hi-Fi N. 103 tipo di configurazione LC con qualsiasi valore di tensione, corrente, induttanza e capacità. Come prima cosa verifichiamo il valore di ripple che avremmo al nodo Vr1 quindi considerando di adottare una configurazione che preveda il solo condensatore di filtro C1. Il valore di Vr1 è funzione della corrente assorbita dal carico, che nel nostro caso è determinato dal filamento della valvola, che per la 211 vale circa 3,5 A, per la frequenza in Hz di raddrizzamento (50 Hz per la singola semionda, 100 Hz per semionda intera) e il valore della capacità del condensatore C1. Facendo un po’ di prove con valori diversi ci si rende presto conto che un solo condensatore non basta… Quindi procediamo nel complicare il nostro filtro aggiungendo un’induttanza e un altro condensatore, creando quindi un vero e proprio filtro PI-GRECO. In questo caso la scelta del valore dell’induttanza diventa quasi determinante, in quanto da questa dipendono sia l’abbattimento del CHF 103:Layout 1 25/09/2007 13.16 Pagina 51 Pratica Datasheet e curve caratteristiche della 211. ripple che la caduta di tensione che andremo ad avere a causa della sua resistenza in continua determinata dalla sezione del filo con la quale è stata realizzata. Questa dovrà necessariamente essere bassa, ma non solo: dovrà poi essere dimensionata in modo tale da reggere il passaggio della corrente richiesta dal carico. I valori ottenuti possono essere considerati più o meno soddisfacenti in funzione del tipo di diffusore che andremo ad adottare: infatti, con diffusori di sensibilità elevata (106 db), sarà necessario ridurre il ripple residuo a valori dell’ordine di qualche mV aumentando il numero di celle LC e il valore delle capacità, ognuno poi potrà sperimentare in base alle proprie necessità, e quindi pensare di dimensionare e realizzare il filtro secondo i parametri risultanti dal calcolo. Da questa analisi emerge che i valori calcolati sono molto vicini alla realtà; le uniche piccole differenze in termini di valore assoluto dipendono dalle tolleranze dei componenti, primi fra tutti i condensatori elettrolitici che come sappiamo hanno tolleranze sul valore dichiarato dell’ordine del 20%. Creato il filtro, dovremo ora preoccuparci di dimensionare in modo corretto il trasformatore di alimentazione che come sappiamo dovrà essere in grado di fornire la giusta tensione e corrente non solo con funzionamento a vuoto ma anche in presenza del carico dovuto al filamento della valvola. Anche in questo caso molto spesso si tende a generalizzare ed approssimare con la convinzione che i trasformatori siano tutti uguali, ma non è esattamente cosi, la conformazione dei nuclei, il tipo di filo utilizzato, il tipo di lamierini, rendono sensibilmente differenCostruire Hi-Fi N. 103 51 CHF 103:Layout 1 25/09/2007 13.16 Pagina 52 Pratica te una macchina rispetto ad un’altra. Partiamo dal concetto base, che la tensione di alimentazione che necessitiamo in corrente continua sotto carico è di 10V con una corrente assorbita reale di 3,5 A. Sappiamo anche che sia i diodi singoli, che i ponti di diodi, che i tubi a vuoto hanno una loro caduta interna come anche le induttanze, e sono proprio questi due parametri che dovremo correlare fra loro per stabilire poi la tensione a vuoto da avere ai capi del nostro trasformatore. Quindi cominciamo a considerare per semplicità la caduta tipica di un ponte diodi che di massima si considera di 1,4 Volt, se poi si dovesse decidere di utilizzare un tubo a vuoto si dovrà considerare il suo valore specifico. Come secondo parametro abbiamo detto che dovremo tenere in considerazione la caduta che si ha sulle induttanze di filtro, in quanto essendo bobine di filo avranno una loro resistenza in continua specifica, facilmente determinabile con un buon tester oppure meglio se si dispone di un ponte, in quanto di norma il valore è dell’ordine di qualche frazione di Ohm, nel mio caso il loro valore si attesta a 0,42 ohm. Sapendo quindi che la corrente che vi scorre è di 3,5 A, per la famosa legge di Ohm la caduta di tensione che avremo su due induttanze sarà data da: V = (0,42 * 3,5 )* 2 Vind = 2,94 Volt che su 10 Volt è un bel 30%! Questo già ci aiuta a capire come sia facile trovarsi con cadute eccessive, dovute magari a parametri che in prima approssimazione si potrebbe pensare trascurabili, come ad esempio il ripple residuo appena dopo il primo condensatore che per quanto trascurabile dovrà essere tenuto in debita considerazione. Pertanto la tensione a vuoto che dovremo misurare ai capi del nostro trasformatore si può determinare con la seguente espressione: Vac = Vout + 1,4 + Vr + Vind da cui: Vac = 10 + 1,4 + 0,46 + 2,94 = 14,8 Volt Per quanto riguarda invece la potenza minima necessaria dovremo sempre per la legge di Ohm calcolarla come segue: P = V * I dove P = 14,8 * 3,5 = 51,8 W ovvero il nostro trasformatore dovrà avere una potenza minima di 60 VA da dedicare alla sola alimentazione di un solo filamento. 52 Costruire Hi-Fi N. 103 Sarebbe buona norma tenere le alimentazioni separate facendo fare un trasformatore con due secondari distinti, questo anche per non esasperare le correnti in gioco ed essere costretti a dimensionare il filtro in modo elefantiaco. Un altro suggerimento è quello di prevedere sul primario eventuali prese secondarie che consentano una tensione in uscita di +/- 10%, questo in caso vi fossero poi in pratica degli imprevisti… Esaurito il dimensionamento del filtro per i filamenti possiamo ora passare a quello del circuito dell’anodica, che grazie alle correnti molto ridotte e le tensioni elevate, potrà limitarsi al semplice filtro tipo CLC, ovvero il classico PI-GRECO. Il calcolo è sostanzialmente equivalente a quello visto prima. Prima di procedere alla valutazione dei ripple, dobbiamo stabilire quanta corrente andremo ad assorbire, e questa ci è data dal punto di lavoro della nostra valvola. Per fare questo ci occorrono i data sheet della valvola, facilmente reperibili su internet. Quello che andremo a fare sarà stabilire il valore del carico anodico in Kohm, fissare la tensione di lavoro e verificare la corrente di riposo, questa procedura può essere fatta per qualsiasi valore riterremo logico utilizzare, oppure potremo anche più semplicemente utilizzare uno dei tre punti di lavoro suggeriti dal produttore sempre rilevabili dal data sheet. Nel mio caso i parametri scelti sono stati una tensione di alimentazione di circa 430 V, un carico anodico di 10K con una corrente equivalente di circa 20 mA. In queste condizioni, la polarizzazione di griglia si attesta a circa – 16V. Con questi dati ci viene quindi facile stabilire già il valore da assegnare alla resistenza di catodo che sarà dato da: Rcat = Vg / Iq da cui Rcat = 800 Ohm Possiamo quindi passare al dimensionamento del filtro dell’anodica, che per non diventare ripetitivo tralascio in quanto, come già detto, il procedimento è lo stesso visto precedentemente; trovate i risultati in termini di valore sullo schema finale. Ormai c’è rimasto davvero ben poco da calcolare, rimane solo da aggiungere un condensatore di accoppiamento che, come sappiamo, con la resistenza costituita dal potenziometro, forma un filtro RC passa-alto di primo ordine con attenuazione di 6 db per ottava, e per tanto dovrà essere scelto in modo che il valore di taglio sia il più basso possibile e comun- que fuori dalla banda udibile. Il calcolo del valore di taglio si stabilisce nel modo seguente: f = 159 / ( R * C ) dove f è la frequenza di taglio in Hz, R è esèresso in Kohm, e C è espresso in mf Per tanto volendo assumere valori standard si avrà: f = 159 / ( 10 * 1 ) = 15,9 Hz (valore più che accettabile) Il valore della tensione del condensatore ovviamente sarà correlato al valore di alimentazione anodica, per tanto nel nostro caso avendo una tensione di 430 V si alimentazione, una corrente di 20 mA, sulla resistenza di carico avremo una caduta pari a: V = R * I da cui V = 10 * 20 = 200 V pertanto il condensatore vedrà una tensione effettiva di circa 430 – 200 = 230 V Quindi il valore della tensione di lavoro dovrà essere pari almeno a 350 V. Dalle prove effettuate, ho notato che tensioni superiori accentuano in modo molto sensibile l’effetto microfonico della valvola VT4-C, non saprei però dire se questo è strettamente legato al fatto che le valvole in questione sono NOS della General Electric e per tanto affette da una selezione magari poco accurata, del resto con valvole cinesi non ho fatto prove e per tanto non saprei dire quale tipo di comportamento potrebbero avere, comunque per coloro che volessero provare si può anche pensare di aumentare l’anodica fino a 1000V cambiando cosi i punti di lavoro. Lo schema del circuito audio finito è quindi molto semplice, il potenziometro dovrà essere posto in uscita, e consiglio di adottare un condenstore in sia esso in carta/olio o polipropilene di valore non inferiore ad almeno 1 mF. Una caratteristica di questo circuito è l’assenza del potenziometro a filo in parallelo al filamento, cosa per altro abbastanza difficile da vedere negli schemi tradizionali, ma che nel nostro caso è pressochè inutile se non addirittura deletereo, in quanto alimentando il filamento in c.c. con ripple quasi a zero, i capi del filamento diventano il riferimento catodico esatto, a prescindere che ci si colleghi al positivo o al negativo, infatti se si dovess adottare il classico potenziometro, quello che si otterrebbe, sarebbe solo un forte rumore durante la rotazione e l’azzeramento dell’Hum solo ai CHF 103:Layout 1 25/09/2007 13.16 Pagina 53 Pratica due estremi della potenziometro stesso. rotazione del ASSEMBLAGGIO E PROVE DI LABORATORIO A questo punto calcolato tutto ciò che ci serve per poter iniziare, non ci resta che procuraci i componenti e cominciare ad assemblare un primo prototipo. Il prototipo è molto importante in quanto ci consentirà di verificare per prima cosa l’esattezza dei nostri calcoli e in secondo luogo verificare con le misure che tutto sia a posto e che non vi siano sorprese inaspettate. Come prima cosa con l’ausilio di un oscilloscopio, si dovrà verificare che il circuito di alimentazione sia davvero funzionale e che rispetti i valori di ripple precedentemente stimati. Per fare questo, è sufficiente predisporre l’oscilloscopio per una lettura in c.a. e verificare ai capi della valvola il valore di ripple presente, l’operazione la si può ripetere per tutti gli stadi del filtro, con l’accortezza di scollegare l’anodica, questo solo per una questione di sicurezza. L’operazione vale poi anche per l’anodica, ma queste verifiche sono da consigliare solo a persone con esperienza in quanto potrebbero rivelarsi molto pericolose. Fatto questo si dovrà passare alla sezione audio per verificarne l’effettivo guadagno e che non vi siano disturbi, risonanze o distorsioni indesiderate e per fare questo avremo bisogno oltre che l’oscilloscopio anche di un generatore di segnale in grado di fornirci un’onda sinusoidale di almeno un kHz con ampiezza di segnale da 1 Vrms, da collegare all’ingresso con potenziometro ovviamente tutto aperto, per poi misurare il segnale con l’oscilloscopio collegato in uscita e tramite il dovuto rapporto stabilirne il fattore di amplificazione che nel caso specifico dovrebbe essere pari a circa 8, che tutto sommato è buono, soprattutto se si considera un sistema di diffusori da 106 db. Accertato che tutto corrisponda a quanto previsto, si può a questo punto procedere all’approntamento del modello definitivo. A tale proposito è bene ricordare che per ottenere buoni risultati sarà necessario manatenere cablaggi corti e ordinati quanto più possibile, avendo cura di intrecciare le coppie di conduttori sia dell’alimentazione dei primari dei trasformatori sia di quelli dell’alimentazione dei filamenti, non creare dei loop di massa, e utilizzare cavetti schermati per il percorso del segnale. Per non incorrere in sorprese inaspettate, consiglio di procedere cablando i primari dei trasformatori, per poi passare all’alimentazione delle VT4-C. Rammento che questo tipo di circuito è molto sensibile ai disturbi e che la disposizione dei singoli fili è assolutamente determinante per l’eliminazione di eventuali risonanze o ronzii. Per tanto consiglio di tenere ben divise le alimentazioni in alternata da quelle in continua, tipo l’alimentazione di rete. Inoltre viste le temperature che le singole valvole raggiungono (in modo particolare la 367), consiglio di utlizzare un cablagio isolato in silicone o teflon, entrambi molto resistenti alle alte temperature e che garantiscono una buona durata nel tempo. Per quanto riguarda poi il contenitore è sempre buona norma adottare materiale non magnetico e di metallo che opportunamente riferito alla messa a terra di casa e allo zero analogico dell’anodica svolgera anche funzione di schermatura, nel mio caso ho adottato una lamiera di acciao inossidabile amagnetico di ottima qualità, unica pecca è la sua durezza in caso si debba intervenire meccanicamente per qualche lavorazione tipo forature aggiuntive etc. L’ASCOLTO… Credo che talvolta, quando si ha a che fare con una propria creatura, sia difficile essere obbiettivi, comunque vi posso dire che essendo abituato, direi, bene…non sarei comunque sceso a compromessi neanche con una mia creatura…infatti la messa a punto definitiva mi ha richiesto parechio tempo e molte prove, senza considerare le volte che ero quasi arrivato al punto di dire basta e stavo per rinunciare! NEMATOS 211 è assolutamente strabiliante, il confronto è avvenuto con un pre a valvole di tipo 6SN7 NOS che come sappiamo sono come risposta molto lineari e tra le più usate, ebbene la sensazione che si ha di primo acchito è una incredibile trasparenza e ricchezza di dettagli con un sensibile incremento della gamma bassa. Si guadagna moltissimo in microdinamica, ariosità e dettaglio al punto tale da restare davvero strabiliati… Si ha come la sensazione che il suono venisse in qualche modo frenato dall’altro pre, e che ora possa scorrere libero senza ostacoli, compressioni, in tutta la sua brillantezza in un perfetto equlibrio timbrico. Avevo già sentito parlare di preamplificatori con la 211, e tutti i commenti erano positivi, ma mai avrei creduto che si potessero raggiungere differenze simili, soprattutto parlando di preamplificatori. Con questo spero di avere incontrato il vostro interesse, e come sempre sono a disposizione per ulteriori chiarimenti. Contattatemi all’indirizzo di posta elettronica [email protected]: rispondo a tutti, tempo permettendo! Oscillogramma del ripple sul filamento della 211 e valori utilizzati per la lettura. Costruire Hi-Fi N. 103 53 CHF 103:Layout 1 25/09/2007 13.16 Pagina 54 Pratica di Alberto Maltese Mirage M1SI Dal miraggio alla realtà... Cronaca dell’intervento sulle Mirage M1 SI, imponenti diffusori monolitici, alla ricerca del suono perduto… Si tratta di un enorme e costoso diffusore High-End, risalente al lontanissimo 1994, testato sul numero di SUONO di maggio dello stesso anno, al quale potrete riferirvi per ogni approfondimento. La prova tecnica fu eseguita e redatta da Gian Piero Matarazzo, in quegli anni in forza alla suddetta rivista. Le Mirage M1 SI sono certamente uno dei “diffusori incubo” di ogni tecnico o redattore. Le loro dimensioni diciamo “contenute” in ben 1,50 metri d’altezza e il loro dolce peso non ne fanno certamente un qualcosa di pratico da maneggiare, spostare, misurare e via dicendo, a meno di non essere in molti (e molto disponibili) in laboratorio! Diciamolo pure: è un gran bel sistema... ogni diffusore monta sei altoparlanti (tre sul frontale e altrettanti sul retro) con emissione bipolare. Per i lettori disattenti segnalo la principale differenza tra DIPOLO e BIPOLO; nel primo caso le emissioni frontale e posteriore sono in controfase, nel secondo sono in fase. A questo punto è giocoforza pensare di poter ottenere un buon incremento di sensibilità col secondo sistema. Eppure le Mirage si fermavano a soli 82,3 dB (in camera anecoica, in ambiente è lecito supporre circa 3 dB d’incremento, per un totale di circa 85... comunque sempre troppo pochi con ben sei altoparlanti in funzione ed un carico di 4 Ohm visto dall’amplificatore). UN’OCCHIATA APPROFONDITA Nel grafico Orig 01 è riportata la misura dell’impedenza delle Mirage nella versione originale. Il minimo si aggira attorno a 4 Ohm ad una frequenza di poco inferiore ai 100 Hz. Lo sfasamento di soli 13 gradi negativi non è in grado di impensierire un amplificatore degno di questo nome. La misura, come potrete notare se avete a portata di mano il numero di SUONO dell’epoca, è assolutamente identica a quella rilevata da Matarazzo all’IAF. Segno che la costanza di produzione delle Mirage non è niente male, che le misure delle riviste serie sono dati oggettivi e che la CLIO funziona ancora alla grande. La forma del diffusore è piuttosto controcorrente; abbiamo infatti un pannello frontale piuttosto largo (mezzo metro) abbinato ad una profondità molto ridotta (24 cm). Queste dimensioni sono state ipotizzate come neces54 Costruire Hi-Fi N. 103 sarie dai tecnici Mirage per il buon funzionamento del BIPOLO; lo spessore minimo del box avvicina molto le due emissioni frontale e posteriore, nel tentativo di renderle quanto più possibile coincidenti, mentre la larghezza del frontale fa in modo da schermarle, isolarle l’una dall’altra per evitaFoto 01: Per avere un’idea dell’enormità del crossover originale lo abbiamo appoggiato a una coppia di diffusori Aurion delle seguenti dimensioni: 40x24x30. Orig. 01 Orig. 02 CHF 103:Layout 1 25/09/2007 13.16 Pagina 55 Pratica re possibili interferenze dirette che altererebbero non poco la risposta in frequenza. Sempre a proposito di risposta, è bene notare il disassamento operato per le unità medioalti, pratica comune quando si vuole che il pannello frontale si faccia sentire il meno possibile, che lo scrivente utilizza ogniqualvolta desidera costruire qualcosa di valido. Una discreta dimensione del pannello frontale, inoltre, minimizza la perdita di livello che si ha sempre quando si monta un altoparlante non più sul vasto pannello di misura ma su un minidiffusore esoterico modello scatola da scarpe di Biancaneve e i sette nani di aloiana memoria... L’OCCHIO VUOLE LA SUA PARTE La realizzazione fisica del mobile delle Mirage non è male, davvero: un bel misto di MDF e di truciolare ad elevatissima densità, entrambi da ben 25 mm di spessore, con incastri ed incollaggi a regola d’arte, rinforzi ovunque ed enormi vitone di fissaggio (piuttosto brutte, ma MOLTO valide; e poi sotto la tela estetica non si vede proprio nulla) lungo l’intero perimetro esterno. Gli altoparlanti utilizzati non sembrano per niente malvagi, anche se per la cifra investita credo sarebbe stato più che lecito aspettarsi qualcosa di meglio (mia opinione personale, non fatene una polemica, please); una volta sfilata la “sexycalza” fonotrasparente che ricopre l’intero diffusore (bella estetica a poco prezzo, peccato che il tutto però costasse quasi 13 milioni di lire dell’epoca, quando erano davvero tanti $oldi...) si può ammirare un bel tweeter, che io ritengo molto strettamente imparentato con il famoso Seas 25 TAF-G a cupola metallica, un midrange piuttosto anonimo ma dalla membrana in materiale composito che me ne ricorda un altro che trovai montato in un diffusore JBL anni fa e che non suonava davvero male, e un bel woofer da 8” con una membrana davvero strana (non ho dati certi e non vorrei dire baggianate, sembrerebbe una specie di materiale plastico con qualche miscela aggiunta particolare, rinforzato da una fittissima puntinatura stampata su tutta la sua superficie) e una morbida sospensione in gomma rovesciata. Non sono certamente la mia personale “Cup of Tea”, come potrete immaginare conoscendomi, ma in assoluto non si tratta di robaccia, c’è solo da lavorarci un po’. C’È QUALCOSA CHE NON VA… E perchè lavorarci? A parte gli 82/85 dB sembrerebbe davvero un signor diffusore. Cosa c’è che non va? Beh, carissimi amici lettori, a volte qualche tecnico si fa prendere la mano (e di brutto) dagli infidi amichetti dell’Ufficio Commerciale, e s’incammina lungo una strada brulla e sco- Orig. 03 Orig. 04 Orig. 05 scesa che non porta da nessuna parte; d’altro canto gli acquirenti, accecati da Madama Pubblicità, acquistano fette di deserto allettati dai... MIRAGGI!!! Il nostro cliente ci contattò per sapere se era possibile fare qualcosa per un sistema che non riusciva, nonostante tutto quanto di bello ne avessero cercato (sottolineo CERCATO... rileggete la prova d’ascolto “tra le righe”) di dire sulle riviste patinate, a dargli la piena soddisfazione di un suono naturale. Lamentava infatti una gamma mediobassa non all’altezza del resto e una gamma alta appena squillante, mentre la bassa appariva (a tratti) un pochino gommosa. In effetti un rapido test d’ascolto nella nostra saletta d’ascolto evidenziò un suono definibile in maniera civile solo come “prigioniero”. Ci Costruire Hi-Fi N. 103 55 CHF 103:Layout 1 25/09/2007 13.16 Pagina 56 Pratica qualcuno, ma qui si tratta di un folle uragano... Noi intanto, aperto il pannellino posteriore che lo cela agli occhi indiscreti del mondo, ammiriamo quel quadretto astratto multicolorato che vorrebbe essere un buon filtro crossover... (Foto 01). All’epoca il buon Matarazzo scrisse che la M1 si sarebbe espressa timbricamente esattamente come il progettista avesse inteso farla suonare (pag. 87). Probabilmente ciò è vero, peccato però che il danno all’ascolto sia stato molto, molto maggiore di qualsiasi presunto e raffinato risultato cercato... e dire che anche gli altoparlanti, da lui singolarmente misurati (pag. 86), non sembravano affatto bisognosi di tale bastonata elettronica sulle gengive!!! Secondo la mia personale opinione, è quasi sempre meglio tenersi una piccola irregolarità nella risposta in frequenza piuttosto che “annegare” il suono in un crossover troppo complesso. Si guadagna molto in naturalezza; ciò conferma la valida regola di operare con buoni altoparlanti e, in effetti, non si vede per quale motivo realizzare un diffusore così costosp con altoparlanti tanto scadenti da aver bisogno di una simile centrale elettrica! Sulla componentistica dei crossover sapete bene come la penso; nel filtro delle M1 c’è tanta buona (ottima?) roba, ma ci sono anche (per mille buone ragioni di spazio e di costo) ben 19 condensatori elettrolitici, che in un diffusore Esoterico non hanno ragione di esistere, ben 15 resistenze ceramiche e altre 4 ad ossido metallico... che non sono davvero il massimo della vita. Se per assurdo ammettessimo come “ben suonante” un crossover tanto complesso, e non possiamo farlo, anche perchè personalmente sono stufo di leggere sulle riviste tutto e il contrario di tutto, dovremmo comunque arrenderci all’evidenza che, con tali “fosse biologiche” nel mezzo, il segnale non potrebbe mai passare inalterato. Orig. New New 01 New 02 fu anche chi lo definì come il peggiore che avesse mai ascoltato, ma quella in effetti fu un’esagerazione, dovuta più che altro all’enorme delusione in rapporto all’importanza del sistema e del blasonato marchio (...forse). Anche qui, vi prego di non farne scandalo o polemica, si tratta dell’opinione personale di un valido ascoltatore della nostra zona, ormai abituato malissimo (buon per lui) 56 Costruire Hi-Fi N. 103 ai suoi trasparenti e naturali diffusori... non vi dico quali o scoppia la polemica, tanto l’avrete già intuito. SETTANTA BUONI MOTIVI… Ma cosa vi aspettate, signori miei, da un diffusore con 70 componenti di filtro nel crossover? Ci vorrà pure il vento in chiesa, come dice GUSTI D’OLTREOCEANO E poi, perchè mai ricercare una risposta tanto particolare? Osservando assieme il grafico Orig 02 è evidente l’eccessivo andamento “loudness” imposto al sistema. Gusti americani? Tutta la gamma tra 125 e 2000 Hz è notevolmente deficitaria di livello e la successiva progressiva ricrescita verso la gamma altissima non aiuta di sicuro, complice il “metallo” del tweeter. Ovvio che i bassi, buoni ed estesi in assoluto, in mancanza delle armoniche successive che dovrebbero accompagnarli nella mediobassa, risultino gommosi, lenti e cavernosi rispetto all’equilibrio ideale. Ricordate sempre: l’EQUILIBRIO è la chiave di tutto! La risposta rilevata all’epoca su SUONO, nella “posizione migliore” è, se possibile, CHF 103:Layout 1 25/09/2007 13.16 Pagina 57 Pratica ancora peggiore di quella rilevata nella nostra sala d’ascolto, probabilmente un po’ più equilibrata acusticamente della loro. Resta evidente la separazione delle emissioni tra le tre vie che prendono, per così dire, strade diverse già dal grafico... e questa purtroppo non è una battuta! La risposta MLS, appena diversa dalla loro in gamma altissima perchè ho preferito posizionare il microfono all’altezza delle orecchie di un ascoltatore seduto con conseguente perdita di livello, e non a quella del tweeter, mantiene lo stesso andamento. Potete esaminarla in Orig 03, ricordate che è valida in basso solo fino a 400 Hz circa e che il livello è arbitrario, ben più elevato dell’originale, in modo da generare una waterfall visibile. Resta, INCONFUTABILE, il fatto che tra la gamma media e la gamma alta si sfiorino gli 8/10 dB di dislivello!!! Poi parlatemi di suono freddo dei CD, dei cavi all’argento, di amplificazioni dolci e mielose e chi più ne ha più ne metta.. ma va là! Pensateci prima, che è meglio!!! In Orig 04 abbiamo la risposta all’impulso, anch’essa non identica a quella pubblicata su SUONO per i soliti motivi posizionali già visti, mentre in Orig 05 la waterfall dimostra che non c’erano comunque problemi di “strane risonanze”... e che il colpevole del cattivo suono del sistema è a questo punto solo ed esclusivamente il crossover!!! OLIO DI GOMITO Bando alle ciance ed armiamoci di tanta buona volontà; rileviamo le risposte dei singoli altoparlanti, delle impedenze e andiamo a cominciare. Come rilevato da Matarazzo, i singoli altoparlanti confermano la loro buona qualità e linearità, quindi sbugiardano ancor di più la presunta utilità di quella centrale elettrica installata. Trovo inutile replicare le misure sugli altoparlanti già presentate su quel numero di SUONO a pag. 86 e vi porterò direttamente nel mondo dei crossover. Non ho attualmente il tempo di copiare uno schema di 70 componenti che ha dato la risposta visibile in Orig 02, quando con soli 12 (sì, DODICI!!!) si può verificare la risposta di New 2. Scusatemi, ma il tempo a mia disposizione non basta mai, vi rimando alla prossima puntata. Per ora al massimo posso invitarvi a un nuovo confronto, tra i grafici Orig 3 e New 3... ogni commento lo lascio a voi, se vorrete farmelo pervenire. Se preferite, nel comodo grafico Orig New potrete verificare in diretta le linearizzazioni in gamma bassa e alta. Non ho verificato i livelli al micron, ma ritengo di aver guadagnato non meno di 3 dB di sensibilità media. New 03 New 04 New 05 L’andamento dell’ETC (Energy-Time Curve) tra prima e dopo la cura non è enormemente diverso (si partiva comunque da un progetto serio), l’unica cosa da rilevare resta la migliore approssimazione del decadimento ideale nel caso della curva attuale (New 04). Ovvio a questo punto che il confronto diretto tra le due waterfall (Orig 05 e New 05) mostri una maggiore omogeneità del risultato otte- nuto (nonostante un livello di misura un po’ più elevato) col crossover nuovo. Occhio che nel nuovo grafico abbiamo l’analisi di soli 1,4 ms di segnale e non si vede foglia muoversi... Come accennato, ci daremo appuntamento alla prossima puntata per l’analisi critica dei crossover e per la prova d’ascolto, che ha coinvolto anche alcuni audiofili che ci hanno conosciuto al Sicilia High-End.. Costruire Hi-Fi N. 103 57