ORTO&DINTORNI ALLA RICERCA DELL’AGLIO SELVATICO TERRA TRENTINA Iris Fontanari 46 Nella grande famiglia delle Liliacee occupa un posto importantissimo il genere‘Allium, che comprende più di 500 specie di piante spontanee, diffuse in diverse parti del mondo. In Italia sono presenti circa 50 specie selvatiche, rinvenibili nelle località di pianura, di collina e di montagna, tanto al Nord quanto al Sud e nelle Isole. Molte di queste specie possono essere utilizzate in cucina, benché non tutte abbiano le stesse proprietà terapeutiche dell’aglio coltivato (Allium sativum); generalmente non si coltivano, ma ci si limita alla raccolta dei germogli primaverili o dei bulbi nei mesi estivi. Le foglie, gli steli e i bulbi teneri raccolti in primavera si consumano freschi nelle insalate, nelle zuppe o anche cotti insieme alle carni, proprio come si fa con l’aglio coltivato. I bulbi maturi, raccolti all’inizio dell’estate, si conservano facilmente anche per mesi, se sono stati prima seccati: come l’aglio comune, essi possono venire utilizzati in cucina anche nelle stagioni successive. Tutte le parti della pianta, nelle specie selvatiche, hanno proprietà curative: sono antisettiche, diuretiche e vermifughe. Nella nostra Regione, sono soprattutto due le specie di aglio spontaneo che, fin dall’inizio della primavera, possiamo trovare nei campi e nei luoghi erbosi o nei terreni fertili del sottobosco; cioè l’aglio orsino (Allium ursinum) e l’aglio delle vigne (Allium vineale). Il primo cresce spontaneo in tutta la Penisola, esclusa la Sardegna, ma è presente soprattutto nelle regioni settentrionali fino a circa 1000 metri d’altitudine; lo possiamo trovare tra i cespugli, nelle valli umide e nei terreni fertili e freschi del sottobosco, ove occupa spesso vaste superfici. Lo si riconosce facilmente, oltre che per le sue foglie oblunghe e lanceolate, anche per il forte e pungente odore di aglio che le stesse emettono. É una pianta bulbosa perenne, alta dai 20 ai 40 cm e pre- senta dei caratteristici bulbi sotterranei, lunghi circa 2 cm, spesso riuniti a mazzetti. Da ogni bulbo si sviluppano, all’inizio della primavera, due grandi foglie basali sorrette da un lungo picciolo. I fiori, che compaiono in aprile-maggio a seconda della zona climatica, sono riuniti alla sommità degli steli in bianche infiorescenze ad ombrella che superano in altezza le foglie. La raccolta dei germogli va fatta prima della fioritura. Il bulbo si estrae generalmente verso la fine di luglio: prima di L’aglio delle vigne É detto anche aglio pippolino ed è ben diverso dal primo: ha uno stelo eretto e cilindrico provvisto, nella metà inferiore, di foglie molto lunghe (fino a 30 cm), dapprima cilindriche, in seguito strettamente scanalate, lucenti e più o meno lisce. Lo stelo fiorifero, alto fino a 70 cm, porta alla sommità un’infiorescenza ad ombrella lassa (con fiori distanziati tra loro) di color roseo-porporino, che sboccia all’inizio della primavera. I bulbi, grossi e rotondi, somigliano a quelli dell’aglio coltivato e sono rivestiti di tuniche composte da lacinie intrecciate; tutt’intorno, hanno dei bulbilli secondari appiattiti dai quali spunteranno altre piantine. Come altre Liliacee, anche l’aglio pippolino ha fiori sterili che non producono semi; al loro posto, tra i pedicelli fiorali, ci sono tanti bulbilli aerei in grado di germogliare. L’aglio delle vigne contiene una sostanza particolare dall’odore pungente e dal sapore acre, presente in tutte le parti della pianta tranne che nel fiore il quale, al contrario, ha un delicato profumo dolciastro. Questa specie è diffusa anche nei vigneti e nei campi coltivati e viene spesso considerata una pianta infestante. Una ricetta: zuppa all’aglio orsino. Occorrono: circa 30 bulbi di aglio orsino, due cipolle di media grossezza, una manciata di prezzemolo, mezzo cavolo verza, peperoncino, olio, sale, pane di segale. Far soffriggere in una pentola i bulbi interi con un dito d’olio d’oliva e levarli non appena saranno dorati. Mettere nell’olio le cipolle finemente tritate e, quando sono leggermente dorate, aggiungere la verza tagliata a strisce e il peperoncino. Coprire il tutto con un po’ d’acqua calda e far cuocere a fuoco lento. Pestare intanto nel mortaio i bulbi, precedentemente levati, e aggiungerli alla zuppa. Salare e far cuocere finché la verza non sarà cotta del tutto. Prima di spegnere, aggiungere il prezzemolo tritato badando a mescolare bene. Prolungare la cottura per qualche minuto e poi versare la zuppa su fette di pane di segale sistemate nei piatti in bell’ordine. TERRA TRENTINA essere utilizzato, va sempre privato delle radici e della pellicola che lo riveste. Come l’aglio coltivato, anche l’A. ursinum ha importanti e numerose proprietà: può essere utilizzato fresco per curare i dolori reumatici, i catarri bronchiali e i parassiti intestinali dei bambini; è anche ipotensivo e perciò viene consigliato come regolatore del ritmo cardiaco. Ha pure spiccate proprietà diuretiche e depurative (dello stomaco, dell’intestino e del sangue) e, a tale scopo, lo si può cuocere in grande quantità nella minestra o consumare crudo in insalata. Il suo sapore rustico, simile a quello del porro, apporta alle pietanze un tocco insuperabile. In certe località le sue foglie vengono utilizzate per aromatizzare le patate. L’aglio orsino si può seminare nell’orto domestico o si possono prelevare alcune piantine allo stato selvatico per reimpiantarle magari fra le profumate fragole... Può anche essere coltivato con molta facilità all’ombra, nei giardini un po’ umidi, che esso adornerà da aprile a giugno con graziosi fiorellini bianco stellati. 47