In... processione - Città Nuova Editrice

ALIMENTAZIONE
NATURA
di Giuseppe Chella
di Massimo Tua
In... processione
L’aglio
Sin da tempi antichissimi l’aglio ha
la fama di possedere benefiche
proprietà e sono molti i centenari
che attribuiscono a questo ortaggio
la loro longevità. Secondo
l’Organizzazione mondiale della
sanità l’aglio è indicato soprattutto
nel trattamento dell’ipertensione di
tipo lieve e come adiuvante nella
dieta per combattere il colesterolo
e i trigliceridi alti.
Questo ortaggio è considerato
antiarteriosclerotico e ha una certa
capacità di inibire l’aggregazione
piastrinica; gli sono riconosciute
anche proprietà antivirali,
antibatteriche e antimicotiche.
È ipoglicemizzante e ai soggetti
diabetici può essere utile come
complemento terapeutico.
Un uso moderato dell’aglio è
certamente una buona abitudine.
Attenzione, però, perché dosi
elevate possono produrre seri
disturbi, come irritazioni, nausea,
vomito e diarrea. Esso è
controindicato per chi soffre di
gastrite e di ulcera allo stomaco o
al duodeno.
Il medico dovrebbe essere sempre
consultato prima di assumere l’aglio
a dosi terapeutiche e a tale
proposito si può ricorrere ai
preparati a base di aglio sotto
forma di pillole in vendita nelle
farmacie.
Per contrastare l’alito cattivo che
produce questo ortaggio si
consiglia di ingerire un cucchiaino
scarso di polvere di caffè.
Q
uando andate in montagna
(o al mare), vi può accadere
di vedere sopra gli abeti
(o sui pini marittimi) dei bei
batuffoli bianchi come dei
doni di Natale appesi ai rami.
Non sono regali. Sono, invece,
nidi fatti con fili di seta, di un
temibile parassita delle conifere:
la Thaumetopea pityocampa o,
più comunemente, processionaria.
Questi nidi ospitano al loro
interno circa 150/200 bruchi
pelosi di questo parassita che
passano i mesi invernali tutti
assieme e in diapausa (senza mangiare).
A primavera inoltrata, al mattino, questi bruchi lasciano il nido e, uno
dietro l’altro, in processione appunto, si spostano sui rami della pianta che li
ospitano dove si nutrono voracemente delle nuove foglie, i giovani “aghi”.
Si chiamano processionarie perché, tranne il primo, gli altri bruchi con
un pelo che hanno sulla testa toccano il pelo che quello davanti ha
sull’addome e lo seguono senza deviare, in modo che dove va il primo
vanno tutti.
Così, quand’ero bambino, con un filo d’erba toccavo il pelo del primo e
pian piano lo portavo a toccare il pelo dell’ultimo formando così un cerchio.
Queste larve però, oltre il danno che arrecano alle conifere,
spogliandole delle foglie e portandole nel tempo a morte, possono essere
molto pericolose anche per l’uomo. Infatti, se disturbate, possono
“sparare” lontano i peli che sono urticanti e produrre eritemi alla pelle.
Anche solo col vento i peli possono disturbare gli occhi e, se inalati,
portare gravi disturbi alle vie respiratorie, tanto da dover andare al pronto
soccorso.
È per questo che in Italia la lotta a questo parassita è obbligatoria
(anche se disattesa dagli organi competenti), e può costare al privato fino
a mille euro a pianta. Si può agire, oltre che con i prodotti chimici, anche
con un prodotto biologico: il Bacillus thuringiensis.
Questo bacillo, venduto liofilizzato e in stand-by, assolutamente
innocuo per l’uomo, viene sospeso in acqua e spruzzato sulle foglie:
quando le larve si nutrono delle foglie viene ingerito e, a causa del pH4
dell’apparato digerente delle larve, si rivitalizza distruggendo il parassita
“da dentro”.
Purtroppo questa lotta è difficile perché le pinete e le abetaie sono
spesso lontane da strade, ma almeno nei giardini privati e nei parchi
pubblici frequentati dalla popolazione, specie dai bambini, sarebbe
auspicabile per la sicurezza di tutti e per la salvaguardia del patrimonio
delle conifere.
Città Nuova - n. 4 - 2010
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