Equisetum - Erboristeria monastica

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Equisetum
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Equisetum
Equiseto
Equisetum hyemale (Equiseto invernale)
Classificazione scientifica
Dominio
Eukaryota
Regno
Plantae
Divisione
Pteridophyta
Sottodivisione
Equisetophyta
Classe
Equisetopsida
Ordine
Equisetales
Famiglia
Genere
Equisetaceae
Equisetum
L., 1753
Specie
vedi testo
Equisetum L. 1753 è un genere di piante vascolari Pteridofite appartenenti alla famiglia delle Equisetaceae, conosciute
comunemente come code di cavallo.
Sono tra gli organismi più antichi della terra: il ritrovamento di resti fossili di alcune specie dell'ordine delle
Equisetales indicano che erano piante diffuse già alla fine del Devoniano (395 – 345 milioni di anni fa)[].
Dal punto di vista filogenetico sono piante più primitive delle angiosperme, infatti sono senza organi sessuali distinti,
si propagano e si riproducono per mezzo di spore. Al genere Equisetum appartengono 15 specie, delle quali poco
meno di una decina sono proprie della flora italiana.
Etimologia
Il nome generico (Equisetum) significa “crine di cavallo”; la radice equiset- deriva infatti dal latino equi saeta, ossia
coda (saeta, -ae, lett. crine) di cavallo (equi, gen. di equus, -i).
Dobbiamo a Dioscoride Pedanio (Anazarbe in Cilicia, 40 circa - 90 circa), che fu un medico, botanico e farmacista
greco antico che esercitò a Roma ai tempi dell'imperatore Nerone, una delle prime descrizioni dettagliate di queste
piante[].
La nomenclatura scientifica attualmente accettata (Equisetum) è stata proposta da Carl von Linné (Rashult, 23
maggio 1707 – Uppsala, 10 gennaio 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna
classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione Species Plantarum del 1753.
Equisetum
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Descrizione
Si tratta di piante perenni che, alle latitudini più miti,
appassiscono d'inverno; ai tropici sono invece sempreverdi,
come pure alcune specie della zona temperata (E. hyemale, E.
sciropides, E. variegatum, E. ramosissimum).
La forma biologica più ricorrente è geofita rizomatosa (G
rhiz), ossia sono piante perenni erbacee che portano le gemme
in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non
presentano organi aerei e le gemme si trovano in organi
sotterranei detti rizomi (un fusto ipogeo dal quale, ogni anno,
si dipartono radici e fusti aerei). In realtà anche durante i
periodi più avversi la pianta deve continuare a vivere per cui
alcuni brevi rami ipogei laterali si trasformano in tuberi
rotondi contenenti sostanze di riserva per lo svernamento.
Le dimensioni variano molto da specie a specie:
generalmente, la maggior parte di queste piante producono
fusti di dimensioni comprese tra i 20 cm e il metro e mezzo,
raramente l’E. telmateia può raggiungere i 2,5 m, mentre le
specie tropicali E. giganteum e E. myriochaetum raggiungono
rispettivamente i 5 m e gli 8 m e più, anche se a volte essendo
i fusti troppo deboli sono costretti a sostenersi ad altre piante
come rampicanti.
Fusto fertile (Equisetum arvense)
Radici
Le radici sono secondarie (fascicolate) da rizoma e di tipo
avventizio. Generalmente sono dei ciuffi che si diramano dai
nodi del rizoma e durano un anno al massimo.
Fusto
• Parte ipogea: la parte ipogea del fusto consiste in un rizoma
orizzontale (strisciante oppure no) con ingrossamenti
tuberiformi (vedi sopra) e varie ramificazioni a volte anche
intricate e profonde fino a un metro che danno luogo a
germogli aerei eretti e quindi ai corrispondenti fusti epigei.
I germogli hanno la caratteristica di essere provvisti
inizialmente di una sola cellula apicale, molto grande, a
forma di tetraedro (più o meno piramidale), dalla quale si
generano per divisione le cellule successive per lo sviluppo
del fusto adulto (vedi disegno sotto)[].
• Parte epigea: la parte epigea (detta anche più precisamente
culmo) consiste in due tipi di fusti:
Fusto sterile (Equisetum sylvaticum)
• fusti fertili, bianchicci o bruni (a volte di colore giallastro) e quindi privi di clorofilla), atti alla riproduzione;
sono provvisti di nodi e relativi internodi con un solo strobilo apicale di sporofilli (foglia modificata che porta
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gli sporangi, alloggiamento delle spore - i “semi” delle Pteridophyte); ai nodi sono presenti delle foglie; mentre
i rami generalmente sono assenti, a parte alcune specie come E. palustre e altre tropicali. Se lo strobilo viene
scosso, fuoriesce una nuvola verde-gialla di spore.
• fusti sterili, ruvidi di colore verde e quindi fotosintetici. In questi fusti le foglie sono così poco significative che
il fusto si sostituisce ad esse per il processo fotosintetico anche tramite degli stomi. Questi fusti sono ramificati
con una decina e più di rametti normalmente a quattro coste posti in verticilli alla base delle foglie a sua volta
poste nei nodi del fusto; anche i rametti sono articolati in nodi e relativi internodi. Questi secondi fusti
normalmente si sviluppano solamente dopo che quelli fertili hanno assolto alla loro funzione riproduttiva;
La presenza dei due tipi fusti, fotosintetici e non-fotosintetici, è limitata ad alcune specie del sottogenere Equisetum
(vedi sotto sezione Sistematica), mentre tale dimorfismo è assente nel sottogenere Hippochaete.[]
Entrambi i fusti sono fortemente scanalati longitudinalmente (sono alati); le striature verticali (fino a 40 e più)
presentano inoltre la particolarità di essere sfalsate passando per due internodi contigui. In questo modo i rametti si
trovano sfalsati gli uni rispetto agli altri così da ricevere più luce solare. I fusti sono cavi (cavità midollare) o
fistolosi, infatti all'interno è presente una sottile cavità longitudinale spesso vuota. Questa struttura morfologica, che
è una delle caratteristiche più importanti di tutte le Equisitaceae e quindi del genere Equisetum, si chiama
“sifonostele” (da “sifone”). In particolare questo “sifonostele” è di tipo “ectofloico” in quanto il midollo centrale è
avvolto da un mantello di legno (xilema) a sua volta circondato da uno strato continuo di libro (floema). Importante è
anche la presenza di una corona di fasci conduttori collaterali (struttura chiamata “eustelica”)[1][][].
• Sezione trasversale di un tipico
fusto di “equiseto” (figura a sinistra)
in corrispondenza di un internodo:
la parte più esterna consiste in una
epidermide (e) contenente diversi
granuli di silice (da qui le proprietà
meccaniche tipo taglio o abrasione
di queste piante). In corrispondenza
delle costole longitudinali del fusto
il tessuto vegetale (chiamato
cordone sclerenchimatico) è
ulteriormente ispessito (s). Nelle
“vallecole”, avvallamenti tra una
costola e l'altra dove l'ispessimento
Spicchio di una sezione del fusto : e=epidermide; s=cordone sclerenchimatico;
pc=parenchima clorofilliano; as=aperture stomatiche; p=parenchima; cv=canali
è minore, è presente il parenchima
vallecolari; fv=fasci cribro-vascolari; c=grande cavità vuota; x=xilema; f=floema
clorofilliano (pc), questo solamente
nei fusti sterili. In questa zona sono
presenti anche gli stomi, delle aperture stomatiche (as) la cui funzione è di consentire lo scambio gassoso fra
interno ed esterno del vegetale, in particolare la fuoriuscita di vapore acqueo e l’entrata di ossigeno e di anidride
carbonica. Nelle specie europee gli stomi sono più superficiali (come nel presente disegno), mentre in quelle
tropicali sono più interni. Ancora più internamente, immersi nel parenchima (p), abbiamo i canali vallecolari (cv),
probabilmente la loro funzione è di facilitare la circolazione dell'aria in tutta la pianta, e i fasci cribro-vascolari
(fv), altre strutture di tipo “eustelico” (derivate dalla “sinfostele” centrale interrotta in più punti) conduttrici di
sostanze liquide. Questa struttura (“eustelica”) è tipica della zona internodale e meno evidente in quella nodale. Al
centro è presente una grande cavità vuota (c) che nel rizoma e nei rametti laterali serve a contenere il midollo.
Questa cavità è circondata dal xilema (x) che a sua volta è circondato dal floema (f).[][].
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Foglie
Le foglie (in questo caso chiamate più precisamente
microfille) sono situate in corrispondenza dei nodi del fusto.
Sono erette e appressate al fusto stesso. Sono concresciute le
une alle altre (formano una specie di collaretto lobato o guaina
attorno al fusto) e non sono differenziate in picciolo e lamina
fogliare; possono ricoprire in parte o completamente
l'internodo. La forma è lanceolata, squamiforme con un unico
nervo dorsale e apice acuminato di colore bruno. Il numero
delle foglie (e relativi denti) secondo le specie può essere di
poche unità come diverse decine.
Le foglie (Equisetum arvense)
Località : Villa Prima, Limana (BL), 350 m s.l.m. 12/6/2009
Apparato riproduttivo
• Strobilo: l'apparato riproduttivo è posto nello strobilo,
struttura apicale ai fusti fertili. Lo strobilo è ricoperto quasi
completamente dai sporofilli a forma di foglia peltata, ossia
un corto peduncolo è inserito al centro della pagina
inferiore di questa foglia modificata, mentre la parte
opposta del peduncolo si collega all'asse centrale del fusto
e quindi allo strobilo. La forma della foglia è
irregolarmente esagonale. Tutto intorno all'estremità
inferiore della foglia sono inseriti (da 5 a 12) diversi
sporangi sacciformi (a forma di sacco – sono i contenitori
Sporofilli e sporangi (Equisetum arvense)
delle spore). Questi si aprono a maturità attraverso una
fessura longitudinale interna per lasciar fuoriuscire le spore (prima fase del ciclo riproduttivo di queste piante vedere figura sotto [F1]). La rottura dei sporangi è una conseguenza dall'evaporazione dell'acqua di riempimento
nelle cellule parietali, in questo modo si creano delle forze di coesione che determinano la fessurazione degli
sporangi stessi.
• Spore: le spore sono del tipo isospore ossia sono tutte uguali (indifferenziate sessualmente); la loro superficie è
stratificata in quattro livelli sovrapposti. Il più importante di tutti è il primo livello (quello più esterno chiamato
esosporio) che lacerandosi lascia libere quattro appendici (lunghe e sottili striscette allargate all'apice) chiamate
apteri (simili agli “elateri” delle Epatiche) che hanno la funzione di far muovere la spora essendo dotate di
movimenti igroscopici (utili nel processo di disseminazione). Infatti in presenza di umidità gli “apteri” si
avvolgono come un'elica attorno al corpo della spora; in ambiente secco invece si srotolano e si distendono
completamente per poi raccogliersi nuovamente in presenza di umidità.
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Ciclo riproduttivo
Le spore secondo le condizioni
ambientali (umidità, luce, segnali di
tipo ormonale o altro) danno luogo ad
un protallo sessualmente differenziato
(maschile [F2] o femminile [F3]).
Questa fase deve avvenire entro breve
tempo dalla fuoriuscita delle spore: le
loro possibilità di germinare è di pochi
giorni. È da notare inoltre che le spore
sono organismi aploidi, è quindi a
questo punto che si decide il sesso. I
protalli posso rimanere attivi al
substrato per alcuni anni ed hanno
dimensioni
variabili
di
alcuni
centimetri (quelli maschili sono più
piccoli), sono verdi e variamente
lobati.
Ciclo riproduttivo degli equiseti (per il significato delle varie fasi F1-F7 vedere il testo):
Dai protalli poi si sviluppano
ff=fusto fertile; ss=sporofilo con sporangi; s1=spora con apteri distesi; s2=spora con
gametofiti eterotallici (maschili o
apteri raccolti; pm=protallo maschile; pf=protallo femminile; sz=spermatozoide;
femminili); se maschili portano gli
ce=cellula embrionale (f=fusto; vf=primi verticilli fogliari; r=zona radicale)
anteridi, se femminili gli archegoni.
Gli archegoni in genere sporgono dalla superficie del protallo, mentre gli anteridi che possono contenere fino a un
migliaio di spermatozoidi sono immersi più profondamente. Gli spermatozoidi hanno una forma elicoidale e all'apice
sono provvisti di numerosi flagelli [F4].
La oosfera (gamete femminile contenuto nel archegone) a questo punto attende la fecondazione da parte di un
spermatozoide(o gamete maschile cigliato prodotto dal'anteride giunto a maturità) [F5]: potrà finalmente svilupparsi
il nuovo sporofito [F7] (ossia altri fusti di “equiseto”) passando per la cellula embrione [F6].[][].
Distribuzione e habitat
Gli equiseti rappresentano un genere praticamente cosmopolita, diffuso in tutti i continenti, con l'eccezione di
Oceania e Antartide. La specie più diffusa in Europa è E. arvense.
Le specie del sottogenere Equisetum (vedi sezione Sistematica) vegetano dalla latitudine 80º Nord sino a 40º Sud. La
maggior parte di esse si trovano nella zona temperata dell'emisfero nord, mentre poche specie estendono il loro
areale nella fascia subtropicale e una sola specie, E. bogotense, si spinge nella zona tropicale dell'emisfero
meridionale.[] Le specie del sottogenere Hippochaete sono presenti in entrambi gli emisferi, in un range latitudinale
che va dall' Isola di Ellesmere (79º N) sino all'Argentina (approssimativamente 40º S).
La maggior parte delle specie prediligono terreni sabbiosi umidi, alcune sono semi-acquatiche e altre si sono adattate
a terreni argillosi.
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Sistematica
Equisetum è il solo genere vivente (sono conosciuti altri generi fossili del Carbonifero medio) della famiglia delle
Equisetaceae (ordine Equisetales); è quindi l'unico rappresentante della classe Equisetopsida, già classificata nella
divisione delle Equisetofite e recentemente posta tra le Pteridofite (la divisione delle felci) per delle affinità a livello
molecolare.[]
Il genere comprende 15 specie suddivise in due sottogeneri:[][]
I nomi comuni in italiano sono evidenziati in grassetto accanto al nome scientifico.
• Sottogenere Equisetum: comprende le specie dei luoghi temperati (soprattutto specie europee), con stomi
superficiali, fusti ramificati e parti aeree che durante l'inverno si dissecano completamente.
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Equisetum arvense L. - equiseto dei campi
Equisetum bogotense Kunth
Equisetum diffusum D. Don
Equisetum fluviatile L. - equiseto fluviatile
Equisetum palustre L. - equiseto palustre
Equisetum pratense Ehrh. - equiseto pratense
Equisetum sylvaticum L. - equiseto selvatico
• Equisetum telmateia Ehrh. - equiseto massimo
• Sottogenere Hippochaete: comprende specie tropicali (E. giganteum) e qualche specie europea; sono piante
sempreverdi; gli stomi non sono superficiali ma profondamente inseriti nelle “vallecole” (vedi il paragrafo relativo
alla descrizione del fusto) e i fusti sono sempreverdi e scarsamente ramificati.
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Equisetum giganteum L.
Equisetum hyemale L. - equiseto invernale
Equisetum laevigatum A. Braun
Equisetum myriochaetum Schltdl. & Cham.
Equisetum ramosissimum Desf. (1799) - equiseto ramosissimo
Equisetum scirpoides Michx.
Equisetum variegatum Schleich. ex F. Weber & D. Mohr - equiseto variegato
Equisetum
arvense
Equisetum
bogotense
Equisetum
fluviatile
Equisetum
giganteum
Equisetum
hyemale
Equisetum
myriochaetum
Equisetum
palustre
Equisetum
pratense
Equisetum
ramosissimum
Equisetum
sylvaticum
Equisetum
scirpoides
Equisetum
telmateia
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Ibridi
Sebbene il numero cromosomico sia uguale in tutte le specie di Equisetum (n=108), le specie del sottogenere
Hippochaete hanno cromosomi di dimensioni leggermente maggiori rispetto al sottogenere Equisetum[], e questo
crea una "barriera" genetica alla possibilità di ibridazione tra i due sottogeneri.
Gli ibridi descritti e accettati sono:[2]
•
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•
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Equisetum × haukeanum Mickel & A.R. Sm. - (ibrido tra Equisetum hyemale e E. myriochaetum)
Equisetum × litorale Kühlew. ex Rupr. - (Equisetum arvense × Equisetum fluviale)
Equisetum × mackaii (Newman) Brichan - (E. hyemale × E. variegatum)
Equisetum × moorei Newman - (E. hyemale × E. ramosissimum)
Equisetum × nelsonii (A.A. Eaton) J.H. Schaffn. - (E. laevigatum × E. variegatum)
Equisetum × schaffneri Milde - (E. giganteum × E. myriochaetum)
Specie spontanee della flora italiana
Per meglio comprendere ed individuare le varie specie del genere (solamente per le specie spontanee della nostra
flora) l’elenco che segue utilizza in parte il sistema delle chiavi analitiche[3].
(Tutte le specie qui indicate hanno un ciclo biologico perenne, la forma biologica è geofita rizomatosa (G rhiz) e il tipo corologico
Circumboreale)
• SEZIONE Hippochaete : gli strobili all'apice sono mucronati in modo acuto; gli stomi sono interni
all'epidermide;
• Gruppo 1A : le guaine delle foglie sono cilindriche, di colore biancastro; i denti delle microfille sono ottusi e
terminano con una punta membranacea caduca;
• Equisetum hyemale L. - Equiseto invernale: l'altezza della pianta va da 2 a 13 dm; l'habitat
tipico sono i boschi umidi; la diffusione sul territorio italiano è quasi totale (a parte le
isole) fino ad una altitudine di 2500 m s.l.m..
• Gruppo 1B : le guaine delle foglie sono svasate; i denti delle microfille sono acuti e persistenti;
• Equisetum variegatum Schleicher - Equiseto variegato: i fusti sono semplici, oppure
ramificati solo alla base; le guaine delle foglie sono di colore bianco-scarioso e orlate di
nero sotto i denti; l'altezza della pianta va da 1 a 3 dm; l'habitat tipico sono le sabbie e
ghiaie umidi; la diffusione sul territorio italiano è solo al nord fino ad una altitudine di
2500 m s.l.m..
• Equisetum ramosissimum Desf. - Equiseto ramosissimo: i fusti sono ramosi; le guaine
delle foglie sono di colore verde; l'altezza della pianta va da 1 a 10 dm; l'habitat tipico
sono le sabbie e ghiaie umidi; la diffusione sul territorio italiano è solo al nord fino ad una
altitudine di 2500 m s.l.m..
• SEZIONE Euequisetum (A) : gli strobili all'apice sono arrotondati; gli stomi sono superficiali; i fusti sterili sono
contemporanei a quelli fertili;
• Gruppo 1A : le guaine delle foglie hanno i denti riuniti in 3 – 6 lacinie; i rami sono nutanti;
• Equisetum sylvaticum L. - Equiseto silvatico: l'altezza della pianta va da 3 a 8 dm;
l'habitat tipico sono i boschi umidi e luoghi ombrosi; la diffusione sul territorio italiano è
solo al nord ad una altitudine compresa tra 200 e 2000 m s.l.m..
• Gruppo 1B : le guaine delle foglie hanno da 6 a 10 denti distinti; i rami non sono nutanti;
• Gruppo 2A : il diametro dei fusti va da 6 a 10 mm con 10 – 30 solchi poco evidenti;
• Equisetum fluviatile L. - Equiseto fluviatile: l'altezza della pianta va da 5 a 15 dm;
l'habitat tipico sono i luoghi umidi e le acque stagnanti; la diffusione sul territorio italiano
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è discontinua (specie rara) ad una altitudine fino a 1800 m s.l.m..
• Gruppo 2B : i fusti sono più sottili con 6 – 20 solchi;
• Gruppo 3A : i due tipi di fusti (fertili e sterili) sono simili;
• Equisetum palustre L. - Equiseto palustre: le guaine delle foglie sono alte 12 mm con 6 –
12 denti lunghi almeno 5 mm; gli strobili sono alti da 1 a 3 cm; l'altezza della pianta va da
2 a 7 dm; l'habitat tipico sono le paludi acide e i prati torbosi; la diffusione sul territorio
italiano è quasi completa (a parte le isole) fino ad una altitudine di 2500 m s.l.m..
• Equisetum litorale Kühlewein (Ibrido fra Equisetum arvense e Equisetum fluviatile) Equiseto litorale: le guaine delle foglie sono alte 15 mm con 6 – 20 brevi denti; gli strobili
sono alti da 5 a 15 mm; l'altezza della pianta va da 5 a 15 dm; l'habitat tipico sono i luoghi
umidi; la diffusione sul territorio italiano è solo al confine con il Canton Ticino (specie
rara).
• Gruppo 3B : i fusti fertili sono più piccoli di quelli sterili; sono poco o nulla ramosi e sono avvolti da
guaine fogliari giallastre;
• Equisetum pratense Ehrh. - Equiseto pratense: l'altezza della pianta va da 3 a 8 dm;
l'habitat tipico sono i boschi umidi e luoghi ombrosi; la diffusione sul territorio italiano è
solo al nord (specie rara) fino ad una altitudine compresa fra 100 e 1800 m s.l.m..
• SEZIONE Euequisetum (B) : gli strobili all'apice sono arrotondati; gli stomi sono superficiali; i fusti fertili sono
giallastri, privi di clorofilla e si seccano prima dello sviluppo di quelli sterili;
• Equisetum arvense L. - Equiseto dei campi: le guaine delle foglie hanno 8 – 12 denti; i
fusti sono alati, alti 1 – 5 dm, diametro 1 – 5 mm, con cavità interna sottile; l'habitat
tipico sono gli incolti umidi; la diffusione sul territorio italiano è totale fino ad una
altitudine di 2000 m s.l.m..
• Equisetum telmateia Ehrh. - Equiseto massimo: le guaine delle foglie hanno 20 – 30
denti; i fusti sono alati, alti 5 – 20 dm e diametro 10 – 20 mm; l'altezza della pianta va da
5 a 20 dm; l'habitat tipico sono i luoghi umidi e ombrosi; la diffusione sul territorio
italiano è completa fino ad una altitudine di 1500 m s.l.m..
Specie della zona alpina
Tutte le specie spontanee della flora italiana vivono anche sull'arco alpino. La tabella seguente mette in evidenza
alcuni dati relativi all'habitat, al substrato e alla diffusione delle specie alpine[].
Specie
Comunità
vegetali
Piani
vegetazionali
Substrato
pH
Livello
trofico
H2O
Ambiente
Zona
alpina
E. arvense
comunità perenni
nitrofile
collinare
montano
subalpino
Ca Si
neutro
medio
medio
B1 B2
tutto l'arco
alpino
E. fluviatile
comunità delle
megaforbie
acquatiche
collinare
montano
Ca Si
neutro
medio
bagnato
A1 A3
tutto l'arco
alpino
(escl. VC
NO)
E. hyemale
comunità forestali
collinare
montano
Ca Ca/Si
neutro
basico
medio
umido
I2
tutto l'arco
alpino
E. palustre
comunità delle
macro- e
megaforbie
terrestri
collinare
montano
Ca Si
neutro
basso
umido
A3 E1
tutto l'arco
alpino
Equisetum
9
E. pratense
comunità forestali
montano
subalpino
Si
neutro
acido
medio
umido
I2
SO TN BZ
BL
E. ramosissimum
comunità delle
fessure, delle rupi
e dei ghiaioni
collinare
montano
Ca Ca/Si
neutro
basico
basso
secco
B2 B5
tutto l'arco
alpino
(escl. VC)
E. sylvaticum
comunità forestali
montano
subalpino
Ca Si
neutro
acido
medio
umido
E1 I2
tutto l'arco
alpino
(escl. CO
VA)
E. telmateia
comunità forestali
montano
subalpino
Ca Ca/Si
neutro
basico
medio
bagnato
D1 I2
tutto l'arco
alpino
(escl. CN
TO)
E. variegatum
comunità delle
paludi e delle
sorgenti
montano
subalpino
alpino
Ca Ca/Si
neutro
basico
basso
umido
E1
tutto l'arco
alpino
(escl. VA)
Legenda e note alla tabella.
Substrato: Ca = calcio; Si = silicio Ca/Si= rocce di carattere intermedio (calcari silicei e simili)
Ambiente: A1 = acque permanenti; A2 = acque correnti; A3 = ambienti acquatici come rive, stagni, fossi e paludi; B1 = campi, colture e incolti; B2
= ambienti ruderali, scarpate; B5 = rive, vicinanze corsi d'acqua; D1 = sorgenti e cadute d'acqua; E1 = paludi e torbiere basse; I2 = boschi di
latifoglie
Vengono prese in considerazione solo le zone alpine del territorio italiano (tra parentesi le sigle delle province).
Usi
Farmacia
• Sostanze presenti: acido silicico, glucoside, delle saponine (equisetonina), flavonoidi, piccole quantità di
alcaloidi, resine e acidi organici (anche acido ascorbico), sostanze amare e altre sostanze minerali (sali di
potassio, alluminio, manganese, ferro e calcio)[]. Contengono anche una sostanza, il ipriflavone, che sembra in
grado di indurre la formazione di nuovo tessuto osseo[4].
• Proprietà curative: antiemorragiche, cicatrizzanti (accelera la guarigione di ferite), emostatiche (blocca la
fuoriuscita del sangue in caso di emorragia), diuretiche (facilita il rilascio dell'urina), astringenti (limita la
secrezione dei liquidi), antitubercolari e remineralizzanti (valide soprattutto per i malati di tubercolosi
polmonare). Sono indicate anche per combattere l'osteoporosi, in caso di fratture e di rachitismo. In Messico si
utilizza l' E. robustum come antiblenorragico (blenorragia) e diuretico, mentre l' E. bogotense viene usato come
astringente.
• Parti usate: rizoma e parti aeree.
Cucina
In passato, presso le famiglie contadine, i germogli di alcune specie del genere venivano occasionalmente impanati e
fritti o conditi con aceto. L'”equiseto” può essere aggiunto a zuppe o minestroni come integratore di sali minerali.
Ma si deve fare attenzione alle varie specie in quanto alcune non sono eduli. Inoltre secondo alcuni testi[5] queste
piante se ingerite in grandi quantità possono presentare una certa tossicità in quanto contengono l'enzima tiaminasi
che disattiva il complesso vitaminico B.
Equisetum
Giardinaggio
A scopo ornamentale vengono coltivati alcuni “equiseti” come ad esempio: E. telmateia, E. sylvaticum e E.
scorpioides .
Altri usi
Gli antichi romani lo usavano come sostituto del sapone (vedi il sapone degli antichi romani [6]) e anche oggi
utilizzato in cosmetica come ingrediente di creme antirughe (sembra che rallenti l'invecchiamento della pelle in
genere).
Inoltre queste piante, in quanto provviste superficialmente di granuli di silicio, anticamente venivano usate per
levigare (sgrassare e lucidare) superfici anche metalliche (E. hyemale).
Note
[4] "Le piante medicinali", di Roberto Michele Suozzi, Newton&Compton, Roma, 1994, pag.66
[6] http:/ / www. figliadellerborista. it/ saponeromano. htm
Bibliografia
•
•
•
•
•
Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Volume 2 , Milano, Federico Motta Editore, 1960, pag. 117.
Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume 1, Bologna, Edagricole, 1982, pag. 41- 44. ISBN 88-506-2449-2
AA.VV., Flora Alpina. Volume 1, Bologna, Zanichelli, 2004, pag. 56 - 60.
Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Volume 2, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, pag. 729. ISBN
88-7287-344-4
Voci correlate
• Equisetites
Altri progetti
•
Commons (http://commons.wikimedia.org/wiki/Pagina_principale?uselang=it) contiene immagini o altri
file su Equisetum (http://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Equisetaceae?uselang=it)
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Collegamenti esterni
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Equisetum
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• Wikimedia Commons (http://commons.wikimedia.org/wiki/Pagina_principale). URL consultato in data 12-06-2009.
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Esculapio, Eumolpo, Fabio.gastone, Foflynn, Franco3450, Gac, Iakopo, Joe123, Matgio, Ricce, 10 Modifiche anonime
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