Il sedano nero di Trevi - Comunità montana dei Monti Martani

Il sedano nero di Trevi
A Trevi, in una porzione pianeggiante di valle compresa tra la romana via Flaminia
e il fiume Clitunno, si coltiva il sedano nero di Trevi, un prodotto di qualità, ricco
di storia e tradizioni che potrebbe aspirare a ricevere un marchio di
riconoscimento.
L’aggettivo ‘nero’ deriva dal carattere fisiologico ancestrale di mantenere le coste
verdi fino al termine della fase vegetativa, che corrisponde alla maturazione del
prodotto (varietà ‘non autoimbiancante’), se non sottoposte ad ‘imbianchimento’,
pratica agronomica realizzabile mediante molteplici tecniche alternative di
eziolamento. La maggior parte delle attuali varietà commerciali (élite) è invece del
tipo ‘auto-imbiancante’.
Nella Valle Umbra il sedano è coltivato con tecniche tradizionali, a basso
impatto ambientale e ad alto impiego di mano d’opera, su terreni molto fertili,
particolarmente vocati alla coltivazione di specie orticole.
Attualmente la coltivazione di questa varietà è praticata perlopiù da pochi vecchi
agricoltori su una superficie modesta, tuttavia non mancano esempi di giovani
imprenditori intraprendenti e molto motivati, decisi a conservare e tramandare nel
tempo la coltura del sedano e le tradizioni culturali ad essa indissolubilmente
legate.
Il sedano era già coltivato per usi non alimentari nell’antichità ma fu ridomesticato
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Il sedano nero di Trevi
come pianta ortense proprio in Italia solo alla fine del XVI sec., risultato della
selezione per il carattere mendeliano ‘piccioli solidi’.
Appartengono alla specie Apium graveolens L., l’unica coltivata del genere Apium,
tre varietà botaniche:
A. graveolens L. var. dulce (Miller) Pers. (sedano da costa)
A. graveolens L. var. secalinum Alef. (sedano da taglio)
A. graveolens L. var. rapaceum (Miller) DC. (sedano rapa)
Il sedano è una pianta erbacea a ciclo biologico biennale. In realtà la durata del
ciclo dipende dagli obiettivi per i quali è coltivato. In produzione ortiva la durata
del ciclo è annuale, in produzione da seme è biennale.
È allevato in coltura principale o intercalare, in pieno campo o in coltura protetta.
Nel primo anno la pianta produce abbondanti radici fascicolate molto ramificate e
un fusto molto raccorciato sormontato da una rosetta di foglie (impari)
pennato-composte con margine dentato-lobato, romboidali, glabre, lisce e lucide.
Le foglie sono dotate di un lungo picciolo carnoso, pieno, allargato alla base,
concavo sul ventre e solcato da nervature sul dorso, di color verde o giallo, a
tonalità variabile e, talora, pigmentato di rosso alla base.
Nel secondo anno, dopo aver subito un periodo di basse temperature dell’ordine di
5-7°C (vernalizzazione), la pianta passa dalla fase vegetativa a quella riproduttiva.
L’emissione dell’asse fiorale trasforma radicalmente l’aspetto della pianta.
Il fusto cresce eretto e ramificato, glabro e angoloso, alto circa 0.5-1 m, cavo
all’interno e solcato all’esterno, con foglie alterne più piccole di quelle del primo
anno; su di esso si sviluppano innumerevoli infiorescenze sub-sessili sia in
posizione terminale che opposte alle foglie.
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Una pianta può avere centinaia di ombrelle fiorali composte formate da 10-20
ombrellette ciascuna delle quali può portare circa 10-15 fiori e ogni fiore può
generare un diachenio (un frutto contenente due semi).
Difficile stabilire il numero esatto di semi per pianta, ma si tratta di un numero
che può essere a sei cifre.
La fioritura avviene in tarda primavera e procede in modo scalare dalla
periferia verso il centro dell’ombrella.
Il sedano è una pianta prevalentemente allogama (70%) ad impollinazione
entomofila ed anemofila.
I fiori sono visitati costantemente da ditteri con proboscide corta e da altri insetti
pronubi (coleotteri e imenotteri) attratti dalla miriade di ombrelle e dal nettare
prodotto dallo stilopodio (caratteristica struttura nettarifera a cuscinetto posta alla
base degli stili).
È una specie autofertile e l’autoimpollinazione avviene di norma tra fiori diversi
della stessa pianta (geitonogamia).
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Il sedano nero di Trevi
Sulla base delle conoscenze acquisite, è possibile affermare che il sedano nero di
Trevi, oltre a possedere elementi di tipicità e tradizione, derivanti da un
lungo e continuo processo di conservazione e miglioramento condotto dagli
agricoltori trevani, presenta tutti i requisiti per essere considerato una
varietà locale.
La ricerca sulle origini storiche, la caratterizzazione varietale e la valutazione del
grado di similarità genetica con altre cultivar, hanno reso possibile una più
accurata descrizione dei caratteri relativi a tale germoplasma.
I risultati di questa ricerca consentono di includere il sedano nero di Trevi
nella ‘tipologia I’ dei prodotti tipici, secondo la classificazione proposta dal
Prof. Mario Falcinelli, che correla la tipicità al genotipo, all’ambiente e alla
tradizione culturale: tutti i requisiti richiesti sono soddisfatti.
Gli studi condotti, pur non avendo affrontato tutti gli aspetti legati alla
coltivazione, alla commercializzazione e alle caratteristiche bromatologiche e
organolettiche del prodotto, hanno consentito di raccogliere elementi sufficienti ad
annoverare il sedano nero di Trevi tra i prodotti di qualità umbri, destinati a
conseguire un marchio di riconoscimento da parte della UE.
A tal proposito, è necessario sottolineare che l’attuale fattore limitante è
costituito dalla ridotta superficie destinata alla sua coltivazione, pari a circa 2 ha,
corrispondente a un quinto della superficie totale investita a sedano da costa nella
zona di produzione.
Un ulteriore fattore di rischio per la conservazione del germoplasma locale è
legato alla moltiplicazione del seme, prevalentemente praticata dagli agricoltori
più vecchi, ormai ridotti a poche unità, alcuni dei quali hanno già interrotto l’attivit
à agricola senza essere rimpiazzati dalle nuove generazioni.
In assenza di un’adeguata azione di tutela, il rischio di erosione genetica e di
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Il sedano nero di Trevi
riduzione della biodiversità agraria è molto elevato.
Le strategie e le misure da adottare sono molteplici e vanno dall’iscrizione nel
registro dei repertori regionali (è stato previsto, ma non ancora istituito, dalla
Legge Regionale n. 25/2001 sulla tutela delle risorse genetiche autoctone
d’interesse agrario), alla formazione di un consorzio dei produttori di sedano
nero di Trevi.
(articolo di Gildo Castellini, tratto da Il sedano nero di Trevi. Un prodotto umbro
di eccellenza - collana "Montagne di Libri" - Comunità montana dei Monti Martani
e del Serano 2008 - [ISBN 9788890512216])
Nota della Redazione: da fine 2008, il sedano nero di Trevi è presidio slow food
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