natural WOMEN Siamo le signore Dei Giardini Giardiniere, ViVaiste & co.: sei donne Si raccontano Cecilia coltiva rose. Gaia disegna giardini sostenibili. Roberta e Rossella creano scenografiche composizioni. Maria e Malvina sono le imprenditrici più giovani. Le abbiamo incontrate alla mostra di piante Orticola, a Milano. Ecco le loro storie di Diana de Marsanich - FOTO DI SILVIA TENENTI P rendersi cura di un giardino, innaffiarlo, concimarlo, pulirlo dalle erbacce infestanti e vederlo fiorire. Si chiama garden therapy: niente è più rilassante e utile a tenere lontani ansia, depressioni, emozioni negative e disturbi psicosomatici. Come scrive Cristina Borghi, medico e farmacologa, nel suo libro ormai cult Il giardino che cura (Giunti): «stare nel verde, tra i fiori, occuparsene attivamente, è fonte di guarigione. Risvegliando il medico che è in noi, il verde cicatrizza le ferite dell’anima, ci aiuta a recuperare la salute e migliora la qualità della vita». Al giardinaggio, così inteso, si dedicano sempre più italiani: 3,5 milioni, in maggioranza donne. Molte stanno trasformando questa passione ed esigenza di benessere in un lavoro. Sano e promettente. Le abbiamo incontrate a Orticola, la Mostra-mercato di fiori e piante, allestita ogni anno ai Giardini Indro Montanelli di Milano (30mila visitatori il mese scorso). Sono giardiniere, paesaggiste, vivaiste, coltivano e conservano piante antiche e rare. 42 DONNE COL POLLICE VERDE Da sinistra a destra: la decoratrice floreale Rossella Volpi, la florovivaista Maria Cazzaniga, la vivaista di rose Cecilia Lucchesi, l’imprenditrice Malvina Frilli, la maestra di ikebana Roberta Santagostino e la paesaggista Gaia Chaillet Giusti. 43 natural WOMEN LE SIGNORE DEI GIARDINI Maria cazzaniga Le mie piante sono belle e saporite Come la paesaggista Gaia Chaillet Giusti, 43 anni. Mezza svizzera e mezza italiana, una laurea in Botanica e Scienze naturali, è consigliere di zona 1 a Milano e vicepresidente della Commissione verde: «Il mio lavoro è disegnare giardini, soprattutto all’estero. Dopo una prima fase di progettazione, d’accordo con le esigenze del cliente, costruisco spazi verdi ecosostenibili: scelgo piante autoctone e varietà che richiedano poca acqua, come le graminacee e le perenni. Poi ci vogliono cura, amore e costanza, perché il giardino è una materia viva, che ha bisogno di attenzione», spiega con orgoglio. E se il giardino non c’è? «Si può chiamare il paesaggista anche per un angolo verde o per allestire balconi e terrazzi. Il prezzo può variare tra i 500 e i 600 euro, a cui va aggiunto il costo delle piante e il lavoro del vivaista per un totale di circa 1.500 euro, compreso l’impianto di irrigazione. Ma se una persona è pratica e ha il pollice verde, può comprare direttamente dal vivaista le varietà suggerite dal progetto e piantare tutto da sé», suggerisce la donna che ha iniziato a coltivare la passione per i fiori nel giardino rinascimentale di Palazzo Giusti a Verona, di proprietà della sua famiglia. La messa a dimora delle piante, infatti, non è un’operazione difficile: uno degli errori più comuni nella cura del verde riguarda le innaffiature. «L’acqua è fondamentale, ma le piante vanno bagnate in base alla loro natura (per esempio, le graminacee non tutti i giorni) e anche quando si va in vacanza: per questo consiglio a tutti l’installazione di un irrigatore automatico. E poi, cura costante significa anche pulizia: la pianta va ripulita dalle foglie che muoiono e dalle erbacce che crescono, non si può chiamare un paesaggista e poi abbandonare il giardino a se stesso», conclude. Ho cambiato vita, in nome della rosa C’è anche chi, grazie all’amore per le piante, ha cambiato radicalmente la sua vita. Come Cecilia Lucchesi, 48 anni, di Firenze, che ha trasformato il suo amore per le rose nella sua fonte di reddito. Un passato nel settore della cooperazione internazionale in campo agricolo, nel 1997 con il marito 44 L’ASPETTO PIÙ NATURAL DEL TUO LAVORO «Fin da piccola ho una grande passione per il verde, ma mi è sempre dispiaciuto vedere i fiori appassire. Ho scelto di coltivare varietà commestibili proprio per non sprecare nulla: dopo averle ammirate nel loro momento di massima fioritura, le mie piante finiscono nel piatto. Meglio di così?». IL CONSIGLIO GREEN «Ricordiamoci di concimare le piante in vaso, prediligendo i preparati organici: dopo un po’ non hanno più risorse e rischiano di agonizzare. E per i nostri angoli verdi impegniamoci a riscoprire le piante della tradizione, come la silene inflata, un’erba che cresce spontanea nei prati, con cui preparare ottimi risotti. I germogli, invece, si lessano e si condiscono come gli spinaci». Maria Cazzaniga, 20, florovivaista di piante e fiori eduli Res Naturae, a Lecco. [email protected] Foglie, semi, fiori, frutti: NON SI BUTTA VIA NIENTE D i alcune piante si mangia la foglia, di altre il fiore, il frutto o la radice», spiega la florovivaista Maria Cazzaniga. Ecco i suoi consigli per soddisfare vista e gusto. FOGLIE CRUDE Molto saporite, quelle del finocchietto selvatico si usano sia nelle insalate sia crude in pinzimonio. Con i semi si preparano liquori o tisane. FOGLIE COTTE, FRITTE O COME RIPIENO Perfetta la borragine, di cui si usa tutta la pianta. Le foglie più tenere si mangiano crude in insalata, lessate e condite o in risotti, ravioli o frittate. Le foglie più grandi possono essere impanate e fritte. I fiori si mettono crudi nelle insalate miste o per decorare i piatti. FIORI Tra i più usati ci sono quelli della malva, una pianta con proprietà curative per le vie respiratorie. Oltre ai fiori si mangiano le foglie giovani crude, in insalata. SEMI Ricchi di proteine, con quelli di amaranto si fanno scenografiche polentine. GAMBI Quelli del rabarbaro sono l’unica parte commestibile, da cui si ricava una marmellata dal gusto leggermente acidulo. natural WOMEN LE SIGNORE DEI GIARDINI cecilia Lucchesi Sono la regina delle rose, amiche delle api L'ikebana Mi ha insegnato la pazienza Responsabile di uno studio di grafica pubblicitaria a Milano, per Roberta Santagostino, 53 anni, di Milano, la scoperta dell’arte giapponese di disporre i “fiori viventi” è coincisa con un profondo cambiamento interiore. Come racconta: «Circa otto anni fa, ho sentito la necessità di togliere tutto quello che nella mia vita era superfluo e di andare all’essenza delle cose. Da sempre mi piacevano gli Haiku, le poesie giapponesi che in pochissimi versi racchiudono grandi 46 IL CONSIGLIO GREEN «Coltivate piante utili per gli insetti impollinatori come le rose botaniche, la verbena e la gaura. Prima di usare il chimico, poi, tentate la strada naturale: il piretro è ottimo contro gli attacchi del bruco defogliatore, la tentredine e la metcalfa». La vivaista Cecilia Lucchesi, 48, di Mondo Rose, a Sieci (Fi). www.mondorose.it sicurezza in giardino: occhio ai veleni L a più famosa è la cicuta, una pianta erbacea velenosa che può causare addirittura la morte. Ma anche i nostri giardini possono rivelarsi potenzialmente pericolosi. Ecco le specie più comuni e insospettabili. AZALEA Le parti velenose sono le foglie, non i fiori. Irrita la gola, può causare vomito, diarrea, debolezza, convulsioni e coma. GELSOMINO Il pericolo più grande è dato dall’ingestione delle bacche. Gli effetti sono gastrointestinali con diarrea o disturbi nei movimenti. GLICINE Fiori e semi sono velenosi solo se ingeriti. I sintomi sono vomito, diarrea, nausea e dolori addominali. OLEANDRO È una delle piante più velenose del giardino, usato spesso anche ai margini delle strade come pianta ornamentale. L’ingestione di una qualsiasi delle sue parti causa tachicardia, disturbi gastrici e del sistema nervoso centrale. L’ingestione anche di una sola foglia o di piccole parti potrebbe causare la morte di un bambino. Silvia Tenenti Arnaud ha aperto un piccolo vivaio alle porte del roseto Carla Fineschi di Cavriglia, la collezione più importante di rose in Europa che conta più di 8mila varietà. «Le basi erano una certa dimestichezza nel fare, nel curare il nostro orto e giardino, ma la vera “cultura” ce la siamo fatta lavorando sul campo», spiega Cecilia. Oggi MondoRose, Vivaio di Rose antiche e da collezione si è spostato alle porte di Firenze: un ettaro di terreno in cui si coltivano più di 500 varietà, prettamente botaniche (cioè le specie originali), idealmente destinate a giardini naturali e sostenibili, a bassa manutenzione, che non abbiano bisogno di grandi interventi fitosanitari. «Organizziamo anche corsi teorici e pratici di informazione per insegnare a rispettare l’ambiente e a conoscere le rose. Per avere buoni risultati, sono necessarie soprattutto una corretta esposizione alla luce e le giuste potature, diverse a seconda della specie, che offrono un grande stimolo all’apparato radicale della pianta. Non molto di più: le rose, infatti, appartengono alla famiglia del rovo, sono piante infestanti che attecchiscono facilmente», suggerisce la vivaista. Che aggiunge: «Voglio ricordare a tutti l’importanza di preservare la biodiversità: occorre diversificare i giardini con piante autoctone e utili per la natura, come quelle che attraggono gli insetti impollinatori (che garantiscono un terzo del nostro cibo), e prediligere concimi organici naturali come lo stallatico e la cornunghia. Contro afidi e animaletti dannosi provate la lotta integrata usando insetti predatori come la coccinella o macerati di ortica da spruzzare sulle foglie», conclude. L’ASPETTO PIÙ NATURAL DEL TUO LAVORO «Amo mettere le mani nella terra e riprodurre le varietà attraverso le talee. Sto sperimentando le rose da seme, prendendo semplicemente il seme spontaneo che la pianta ci dà. Perché ibridare quando so che se prendo una bacca, la apro e pianto quei semi, otterrò dei figli che possono dare vita a varietà stupende frutto dell’impollinazione delle api e non dell’intervento dell’uomo? Ricordiamoci che la natura ci dà tutto ciò che serve». natural WOMEN Le signore DEI GIARDINI Roberta Santagostino La pratica dell’ikebana mi avvicina a Dio dalla pubblicitÀ all'arte floreale Ed è proprio al Garden Club di Milano che Roberta ha incontrato la decoratrice floreale Rossella Volpi, 48, oggi sua grande amica. Un passato da Art buyer in un’importante agenzia pubblicitaria, 12 anni fa, Rossella è rimasta senza lavoro e, per non rimanere con le mani in mano, ha deciso di iscriversi a un corso di decorazione. «Volevo imparare a disporre i fiori nei vasi e invece oggi ho un diploma riconosciuto in Europa, che si ottiene dopo aver superato un esame di decoratrice di I livello organizzato ogni tre anni su tutto il territorio nazionale», racconta con orgoglio. La decoratrice floreale, infatti, non prende semplicemente i fiori e li dispone in un vaso, ma li prepara e li sistema secondo una linea dettata dallo stile d’epoca che vuole seguire. «La prima parte del corso è sulla composizione classica, codificata nel XX secolo dall’inglese Constance Spry. S’imparano a ricostruire sulle oasis (spugne per i fiori) le linee geometriche come il triangolo, la diagonale, la verticale e la sfera», spiega. «Il 48 IL CONSIGLIO GREEN «La tecnica misugiri consiste nel tagliare nell’acqua un pezzetto di gambo prima di posizionare i rami o i fiori nel kenzan (base chiodata). Questo impedisce che nello stelo si formino bolle d’aria, ostacolando poi l’assorbimento dell’acqua». Roberta Santagostino, 53, maestra di Ikebana a Milano. www. gardenclubmilano.it Malvina Frilli Vendo arredi natural in ferro e terracotta L’ASPETTO PIÙ NATURAL DEL TUO LAVORO «La mia ditta si chiama Recuperando, il nostro lato natural si legge già dal nome! Recuperiamo antichi arredi da esterno e li replichiamo usando materiali naturali come il ferro e la terracotta. E dalle vecchie case in demolizione o dai privati, recuperiamo mattonelle originali dell’Ottocento napoletano e siciliano con cui realizziamo splendide panchine». IL CONSIGLIO GREEN «Gli arredi da esterno sono soggetti alle intemperie, per questo suggerisco di comprare mobili in ferro battuto, un materiale molto resistente che è bello anche quando arrugginisce. E se preferite i mobili in legno, ricordatevi sempre di scegliere quello certificato Fsc, amico delle foreste». L’imprenditrice Malvina Frilli, 24, di Recuperando, azienda di arredi esterni a Forte dei Marmi (Lu). www.recuperando.it Silvia Tenenti significati, e così, per curiosità, mi sono iscritta a un corso di ikebana al Garden Club di Milano». Il corso annuale della scuola Chapter Ohara di Ikebana prevede circa 10 lezioni, con frequenza quindicinale, a un costo complessivo di circa 300 euro, ma si può partecipare anche a lezioni dedicate all’approfondimento di uno stile compositivo (paesaggio, rimpa, bunjin) o a un fiore. «L’ikebana consiste nel disporre in un vaso particolare, per forma, dimensione e proporzione, pochissimi elementi vegetali naturali. Si usano rami, erbe, fiori spontanei... Non è necessario andare dal fiorista per comprare la grossa peonia o il lilium scenografico: basta passeggiare in un bosco o in un giardino in qualsiasi stagione dell’anno e raccogliere la vegetazione per ricreare un angolino di natura in casa. L’ikebana, infatti, è una pratica che si fa per se stessi: non si regalano mai le composizioni ma si realizzano per accogliere gli ospiti in casa», sottolinea Roberta, che ha conseguito il diploma di Instructor, il primo step per insegnare le composizioni base. L’ASPETTO PIÙ NATURAL DEL TUO LAVORO «L’ikebana mi ha insegnato la pazienza, la riflessione e a osservare la natura. Quest’arte non richiede solo l’applicazione di regole ma fa vedere, sotto una luce poetica, il mondo vegetale e i cicli stagionali. Nelle composizioni, infatti, bisogna sempre rispettare la stagionalità degli elementi, deve passare il vento e deve esserci sempre un elemento verticale che simboleggi la spinta verso il soprannaturale». natural WOMEN Le signore DEI GIARDINI Gaia Chaillet giusti I miei eden piacciono anche alle farfalle Un giardino delle Meraviglie Studentessa di Scienze e tecnologie agrarie a Milano, Maria Cazzaniga, 20 anni, di Monza, insieme al fidanzato Giovanni Mazzucotelli, ha aperto Res Naturae, un’azienda agricola vivaistica specializzata in fiori e piante eduli. Nella campagna lecchese, coltivano rabarbari, come il Rheum Victoria, cavoli, come il Marittimo con fiori bianchi scenografici e dal sapore delicato, malve, fiordalisi: tutte varietà commestibili. «Per noi una pianta deve essere sì bella per gli occhi, ma anche buona per il palato, per questo coltiviamo soltanto varietà che si possono anche mangiare! Abbiamo scelto di combattere la crisi specializzandoci in un settore in crescita: in futuro sogniamo di vendere prodotti fatti con le nostre piante» ,conclude la ragazza. «Ma in giardino non dovrebbero mai mancare una panchina per sedersi e contemplare la natura, un tavolo per pranzare all’aperto, vasi in terracotta, maioliche colorate», dice Malvina Frilli, 24 anni, laureata in Antropologia. Con il padre Guido e il fratello Giorgio è l’anima di Recuperando, un’azienda di arredi esterni specializzata nella riproduzione di sedie e tavoli in ferro battuto, ceramiche e conche in terracotta. «È cominciato tutto dalla nostra passione per le cose antiche: piastrelle siciliane e napoletane, panchine da giardino inglesi, divanetti piemontesi, vertebre di balena in resina o gesso. L’idea è di replicare nei giardini contemporanei il gusto del passato, creare delle sorte di Wunderkammer, le camere delle stranezze esotiche in voga in passato. Anche gli arredi e gli elementi scultorei, infatti, possono trasformare il giardino in una meraviglia». 50 IL CONSIGLIO GREEN «Negli ultimi 20 anni, è scomparso il 60 percento delle farfalle e un quarto degli insetti è a rischio estinzione. Come vicepresidente della Commissione verde di Milano sto portando avanti uno studio per ripopolare la città, chiedendo a ogni cittadino di coltivare sul suo balcone varietà di piante che le attirano come il lillà, la verbena bonariensis, il timo, il finocchio e la lavanda». La paesaggista Gaia Chaillet Giusti, 43, di Milano. www. gaiachailletgiusti delgiardino.com Rossella Volpi Insegno l’amore per la natura e per i fiori L’ASPETTO PIÙ NATURAL DEL TUO LAVORO «Insegno decorazione floreale al Garden Club di Milano, un’associazione didattico culturale senza fini di lucro. Lavoro con persone che hanno in comune con me l’amore per la natura e i fiori e il piacere di diffondere la cultura botanica». IL CONSIGLIO GREEN «Esistono tanti trucchi natural per fare durare di più i fiori in vaso senza usare le polverine chimiche. Ogni specie ha la sua particolarità: quelli che perdono latte, come i papaveri, vanno leggermente bruciati sul gambo con un accendino. Le rose devono essere pulite dalle foglie perché macerano nel vaso. Il tulipano va messo subito in acqua fredda con del ghiaccio. E per farlo rimanere più turgido, si deve bucare la parte alta del gambo con uno spillo». Rossella Volpi, 48, decoratrice floreale al Garden Club Milano. www. gardenclubmilano.it Si ringrazia Orticola per la gentile ospitalità. Cappelli di Sogni d’Arte by Adalgisa (www.sognidarte.com) secondo livello è dedicato all’apprendimento dello stile moderno, molto più essenziale e con gradazioni di colori più accesi. Negli ultimi due anni, infine, si studia un percorso di Storia dell’arte legato all’arte della decorazione». I costi sono accessibili: un corso di accostamento alla decorazione costa 300 euro all’anno, a cui va aggiunto il materiale che viene usato e pagato di volta in volta (max 20 euro), ma è possibile anche seguire lezioni tematiche (30 euro). L’ASPETTO PIÙ NATURAL DEL TUO LAVORO «Grazie ai miei studi di naturalista, conosco a priori il suolo su cui andrò a lavorare, le temperature medie e il modo in cui si alternano le stagioni del luogo in cui andrò a progettare i miei giardini. Lavorare con la materia vivente è un’esperienza impagabile, ma richiede anche know how».