440 /Liceisti Valsalice / 1929-2-27 /
agli Amici e Liceisti dell’Istituto di Valsalice di Torino
Miyazaki, 27 febbraio 1929
Carissimi amici di Valsalice, miei buoni liceisti,
Buona e santa Pasqua! Risurrezione in ogni senso… spirituale per diventare migliori – di attività
per prepararvi ai vostri esami. Certo i vostri beneficati vi ricordano ed intensificheranno in questo
tempo le loro preghiere per voi.
Siamo in piena primavera e non è male come piccola conversazione parlarvi dell’arte dei
giardini e dei mazzi di fiori in Giappone.
Questo amore alla natura va congiunto al pensiero religioso buddistico. Dopo la morte l’anima
può persistere in differenti apparenze: animali, vegetali o anche minerali, di sorta che un legame
viene come ad abbracciare tutti gli esseri.
Originalità del giardino giapponese formato di piante di ogni genere (alte, basse o nane, medie,
a cespugli fioriti o no, ecc.) è:
1. La sua dissimmetria,
2. sabbia, pietre e rocce ne sono l’ossatura;
3. e vi si vede in piccolo ciò che in grande si vede in natura (laghetti, monti, templi, ecc., il
tutto ordinato secondo leggi estetiche diverse, secondo le diverse scuole;
4. e più il simbolismo che da questa disposizione si origina (vecchiezza, pace, purezza, ecc.);
5. alle volte sono popolati di animali di vario genere,
6. per chi non può prendersi il lusso di cose grandi, vuole il suo giardinetto in piccolo.
Non si faccia meraviglia che alle volte un giardino modesto di pochi metri quadrati viene a
costare un diecimila lire. Non parlo di giardini grandi di case private, in cui le migliaia non si
contano.
Fanno la loro figura in questi giardini le famose piante nane. In un vaso di ordinaria dimensione
voi vedete piccoli pini di 120 anni, aceri di 200, tuye di 100, alte cm. 50 con un diametro da 4 a 7
cm.
Per ridurle in queste forme i giapponesi seminano i semi in vasi piccolissimi e vi lasciano la
pianta finchè le radici abbiano assorbito tutta la terra. Poi si trapianta in vaso un pochetto più grande
e si lascia come prima a completo assorbimento, e così si fa una terza volta… La pianta per questa
forzata formazione di radici viene ad assumere aspetti caratteristici, che vengono poi aumentati dai
giapponesi con tagli, con forzate contorsioni e ondulazioni dei rami giovani per dare all’alberello
forma ovoide, conica o piramidale, ecc.
Le piante che più si prestano sono le conifere. Le dicotiledoni sono più ribelli, ma colla pazienza
– altra caratteristica di questo gran popolo – vi riescono. Alle volte si sbizzarriscono con innesti e
col mettere per sostegno ai rami delle altre piante.
È questa maniera caratteristica di allevare le piante che indusse i giapponesi a dare alle piante
anche forme viventi di animali, oggetti, caricature. Servono bene i rizomi delle numerose felci
giapponesi. Non è minore meraviglia la loro arte intorno ai fiori. Certi mazzi sono davvero paesaggi
in miniatura. Il mazzo giapponese non è come il nostro; è sempre formato entro il vaso e secondo la
forma del medesimo si tenta di imitare quanto avviene in natura.
Alle volte vedete dei vasi dai rami apparentemente secchi, ma dopo pochi giorni vedete spuntare
qua e là gemme e fiori diversi di vari colori.
Vi ha grande parte il simbolismo, anche nella scelta dei vasi, ed anche l’armonia dei colori
dell’ambiente in cui il mazzo viene collocato. Il gran principio però è sempre questo: evitare la
simmetria ed inoltre è sempre basato su idee direttive secondo le varie specie di fiori e lo scopo cui
si offrono. È arte questa, piena di fantasia delicata.
Miei buoni amici, noi Europei forse comprendiamo poco di questo, ma via! un po’ di
delicatezza per abbellire l’anima nostra anche di questi gusti gentili che, dopo tutto, fanno del bene,
è certo doverosa.
Ed ecco (il mio povero solito ritornello) che da tutto possiamo e dobbiamo imparare qualche
cosa di buono.
Non dimenticate di pregare e di lavorare per queste care anime che in tutti i punti sono
vicinissime (più di noi) al vero bello.
Pregate per il
vostro aff.mo
Don V. Cimatti, sales.