MALATTIE DELLA VITE

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Istituto di Istruzione Superiore “Francesco Cucuzza”
Sezione Istituto Tecnico Agrario
95040 Caltagirone- Ct
____________________________________________________________________________________________________________
Prof. Dott. Agr. Michele Iannizzotto
MALATTIE DELLA
VITE
ANNO SCOLASTICO 2005/2006
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FUNGHI
 Peronospora della vite (487)
(Plasmopara viticola)
 Oidio o mal bianco della vite (494)
(Uncinola necator/Oidum tuckeri)
 Muffa grigia- Botritis cinerea(497)
 Mal dell’esca (503)
 Escoriosi
 Marciume nero o black – rot
 Marciume radicale fibroso
 Marciume radicale lanoso
 Deperimento degli organi legnoso
 Marciume acido
BATTERI
Tumore batterico
(Agrobacterium
tumefacines)
VIRUS
Malformazioni infettive
(arricciamento, mosaico
giallo, scolor. perinervale)
•Accartocciamento
•Legno riccio
VITE
INSETTI
 Tignoletta della vite= Lobesia botrana (519)
Tignola della vite= Eupoecilia ambiguella (521)
 Cicaline= Zygina rhamni, Empoasca vitis,

Scaphoideus titanus (513-514-515)
 Tripide della vite(512)
 Eulia
 Fillossera della vite (517)
 Bostrichi della vite
 Cecidomia della vite
 Cicadella bufalo
 Metcalfa
 Pulvinaria
 Sigario
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FITOPLASMI
Flavescenza dorata (509)
RICKETTSIE
Malattia di Pierce
NEMATODI
Nematodi galligeni
ACARI
Ragnetto giallo=(527)
Ragno rosso della vite(526)
Acariosi della vite
Erinosi
Le diverse fasi vegetative in riferimento
alle quali vengono effettuati gli interventi
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PRINCIPALI FITOPATIE DELLA VITE
Fisiopatie
• Danni da freddo (gelo)
• Danni da caldo (colpo di sole o aplopessia)
• Danni da grandine
• Clorosi ferrica
Malattie virali
• Accartocciamento fogliare – GLRV (Grapevine leafroll virus)
• Degenerazione infettiva – GFLV (Grapevine fan leaf virus)
• Legno riccio – GRWV (Grapevine rugose wood virus)
Malattie batteriche
• Tumore radicale - Agrobacterium tumefaciens; A. viti
•
Marciume acido - diverse specie di lieviti e batteri
Fitoplasma : Flavescenza dorata, trasmesso da cicaline;
Malattie da oomiceti e fungine
• Peronospora
-Plasmopara viticola
• Oidio
-Uncinula necator f.c. Oidium tuckeri
• Muffa grigia
-Botryotinia fuckeliana f.c. Botrytis cinerea
• Mal dell'esca
-Stereum spp., Fomes spp., Phellinus spp
• Escoriosi
-Phomopsis viticola
• Antracnosi
-Elsinoe ampelina f.c. Sphaceloma ampelinum
• Marciume nero
-Guignardia bidwelli f.c. Phoma uvicola
• Eutipiosi
-Eutypa lata f. c. Libertella blepharis
• Marciume radicale
-Armillaria mellea
• Imbrunimento interno dei tralci -Botryosphaeria obtusa f. c. Sphaeropsis malorum
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PERONOSPORA DELLA VITE
(Plasmopara viticola)
Estratto da: MALATTIE CRITTOGAMICHE DELLE
PIANTE DA FRUTTO di Ivan Ponti Franco Laffi ©Edizioni L'Informatore Agrario S.p.A., Verona,
Febbraio 2003
•
Caratteristiche manifestazioni
peronosporiche sulla pagina
superiore (macchia d'olio)
•
Divisione
Eumycota
Sottodiv.
Mastigomycotina
Classe
Oomimycota
Caratteristiche manifestazioni
peronosporiche sulla pagina inferiore
(muffa bianca)
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•
La peronospora rappresenta la più grave malattia crittogamica che
colpisce la vite, arrecando a volte danni molto ingenti, fino alla perdita
dell'intera produzione.
L'infezione interessa tutte le parti verdi della pianta e principalmente le
foglie, i germogli ed i grappoli. Le prime possono venire già attaccate
quando sono molto piccole, ma la loro sensibilità è massima raggiunto il
diametro di circa 3 cm e decresce col progressivo invecchiamento e
indurimento.
I primi sintomi sulle foglie sono osservabili sulla pagina superiore su cui
inizialmente si formano delle zone decolorate, rotondeggianti, sparse sul
lembo fogliare o ai bordi, che in breve tempo assumono il tipico aspetto
«a macchia d'olio» osservabile in trasparenza.
Sulla pagina inferiore, in corrispondenza delle zone alterate, si forma, in
presenza di una elevata umidità un'efflorescenza biancastra, costituita
dalle fruttificazioni agamiche del patogeno; in condizioni atmosferiche
asciutte quest'ultima manifestazione può anche mancare e rimangono
evidenti solo le tipiche «macchie d'olio».
In ambedue i casi comunque la zona colpita dissecca fino ad arrivare,
nei casi più gravi, ad interessare la totalità del lembo fogliare causando
una parziale defogliazione, con conseguente deperimento generale della
pianta.
Nel caso in cui l'attacco avvenga sulle foglie vecchie, le macchie si
presentano piccole, di forma poligonale, non localizzate e con una
vegetazione fungina scarsa (peronospora a mosaico).
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•
•
I grappoli possono essere attaccati molto
precocemente, anche prima o durante la
fioritura: in questa fase i giovani
peduncoli, i rachidi ed i racimoli appaiono
inizialmente allessati, in seguito si
ricoprono della caratteristica «muffa
biancastra».
Gli acini quando sono nelle prime fasi di
accrescimento possono venire colpiti
direttamente; successivamente, quando
raggiungono il diametro di 2,5-3 mm, solo
attraverso i rispettivi pedicelli, essendo gli
stomi degenerati e non più ricettivi
all'insediamento del micete.
Nel caso di attacchi tardivi, l'acino non si
ricopre più della «muffa bianca», ma va
soggetto ad un «marciume bruno» e poi
dissecca. Questo stadio della malattia è
conosciuto anche con il nome di
«peronospora
larvata».
Sui germogli e sui tralci l'infezione
purificarsi fin quando essi sono erbacei, la
parte colpita imbrunisce e, a volte, si
ricopre della muffa bianca.
Una volta lignificati i tralci mostrano gli
esiti della malattia sotto forma di
desquamazioni e di fessurazioni, più o
meno ampie e profonde.
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Esito di un attacco grave di
peronospora larvata
•
Grappolo parzialmente colpito da
peronospora prima dell'allegagione; i
residui fiorali sono anneriti e disseccati
•
Caratteristica deformazione ad S
assunta dal grappolino colpito da
peronospora
Infezione peronosporica in forma palese facilmente
evidenziabile per la presenza della muffa bianca che
avvolge il giovane grappolino
•
La muffa biancastra fuoriesce, attraverso le
aperture stomatiche, solitamente alla fine
del periodo di incubazione
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Caratteristici rami conidiofori sui quali sono
inseriti gli zoosporangi o conidi di forma
ovoidale-globosa
Macchie di secchereccio dovute a peronospora
Oospora di Plasmopara viticola differenziatasi
nel mesofillo della foglia
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Ciclo biologico di
plasmopora viticola
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Ciclo biologico
•
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•
Cardinali termici: min. 9-10°C opt. 18-24°C max 32-34°C.
Alla temperatura ottimale sono necessari: 45’ per la germinazione
dello sporangio con fuoriuscita delle zoospore;
una media di 20’ perché le zoospore possano raggiungere uno
stoma e 75-90’ per la penetrazione.
Sono necessarie, pertanto, almeno 2 ore di bagnatura.
Gli stomi, in genere, non sono funzionali e quindi non permettono la
penetrazione quando i germogli sono lunghi meno di 10 cm. Dal
momento della penetrazione all’evasione sono necessari, alla
temperatura ottimale, solamente 4 giorni.
Per la sporulazione (fase di evasione) sono necessarie un minimo di
4 ore di buio con umidità di circa il 98% e temperatura di almeno
13°C.
A 30°C si verifica una rapida perdita della capacità germinativa degli
sporangi. Per il calcolo del periodo d’ incubazione ci si basa su di
una tabella che prende in considerazione la temperatura media
giornaliera e l’ umidità relativa atmosferica.
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SCHEMA DEL CICLO INFETTIVO DI PLASMOPARA VITICOLA
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•
Nella situazione pratica è possibile calcolare preventivamente la, durata del
periodo d'incubazione, quando sia noto il momento d'inizio dell'infezione
(quando cioè una pioggia infettante abbia consentito la germinazione delle
zoospore) e si sia in grado di tenere sotto osservazione l'andamento delle
componenti climatiche sotto indicate:
1) Temperatura media
• È facilmente calcolabile considerando la media giornaliera di quattro valori
termici e cioè: temperatura minima e massima alle ore 9 e minima e
massima alle ore 21 (ore solari).
• Un elemento di grande importanza pratica è la possibilità di valutare la durata
del periodo d'incubazione delle singole infezioni.
• La durata di questo periodo dipende strettamente dall' andamento stagionale
e, in particolare, dai seguenti due fattori:
- Temperatura ambiente con un optimum per lo sviluppo del fungo attorno ai
21-24°C.
- Umidità atmosferica relativa, con un optimum in prossimità del 100%.
Ogni scostamento da questo valore comporta un progressivo allungamento
del periodo d'incubazione.
2) Umidità relativa
• Può essere, molto semplicemente, considerata alta o bassa a seconda che si
verifichino giornate con cielo nuvoloso-piovoso oppure giornate con cielo
sereno.
• Meglio ancora sarebbe ricorrere a un controllo strumentale con igrometro a
capello o con psicrometro.
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Se il primo giorno di infezione si verifica una temperatura media di 21 °C con umidità bassa, si
considererà il valore 15,3; il secondo giorno con umidità alta e temperatura media di 21°C, si
considererà il valore 22,2, il terzo giorno ed il quarto, sempre con umidità alta e rispettivamente
23 e 24°C, i valori 25,0 e 25,0.
La somma di tali valori vale 15,3 + 22,2 + 25,0 + 25,0 = 87,5 valore prossimo a cento.
Ciò significa che si è vicini alla fine del periodo d'incubazione ed alla comparsa della vegetazione
conidica all' esterno delle foglie.
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lotta
Lotta agronomica :
• evitare i ristagni d’ acqua mediante un’ accurata sistemazione del terreno;
• eliminare le "femminelle" (giovani tralci che si sviluppano alla base dei fusti);
• interrare le foglie cadute al suolo con le lavorazioni invernali.
Lotta genetica: Nell’ ambito del genere Vitis abbiamo:
• Specie suscettibili: V. vinifera, V. californica, V. arizonica.
• Specie meno suscettibili: V. lambrusca, V. berlandieri.
• Specie resistenti: V. riparia, V. rupestris, V. cordifolia, V. rotundifolia.
• Tra le cv. di V. vinifera meno suscettibili abbiamo: “Trebbiano”; tra le
estremamente suscettibili “Sangiovese”, “Dolcetto”, “Barbera”, “Nebbiolo”,
“Pinot”, “Moscato”.
Lotta chimica : Per stabilire la data del primo trattamento o giorno X, è
necessario conoscere quando iniziano le infezioni e per far ciò ci si basa su
di una regola detta dei tre "10" . Affinché avvenga l’ infezione primaria della
P. viticola è necessario che si verifichino contemporaneamente le seguenti
tre condizioni, che daranno luogo al “giorno X”:
1) la temperatura minima, rilevata alle 7 del mattino, sia di almeno 10°C;
2) nelle 24-48 ore precedenti siano caduti almeno 10 mm di pioggia
3) la nuova vegetazione (germogli) abbia raggiunto una lunghezza di almeno
10 cm.
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PRODOTTI ANTIPERONOSPORICI
DI CONTATTO
• Prodotti a base di rame:
• Diclofuanide o Euparene
• Dithianon
• Ditiocarbammati
• Ftalimmidici : (Folpet)
CITOTROPICI E
SISTEMICI
• Azoxystrobin
• Cymoxanil
• Dimetomorf
• Fenilammidi
• Famoxate
• Phosethyl-Al o Alliette
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VANTAGGI E SVANTAGGI DEI PRODOTTI
ANTIPERONOSPORICI
Vantaggi dei prodotti a base di rame : economici, di lunga durata, attivi su quasi tutti i
parassiti
Difetti dei prodotti a base di rame- (In viticoltura : 3Kg/ha/anno)
- SULLA PIANTA
Fitotossicità, che varia in relazione a:
• Specie e varietà
• Stadio fenologico
• Temperatura
• Tecniche colturali
• Ambiente (pieno campo, serra)
• Formulazione
Danni estetici
• Imbratta (frutti, fiori, foglie)
- SUL TERRENO
• Accumulo irreversibile che causa :
• Acidificazione
• mortalità microfauna utile
• riduzione del processo di umificazione
• N.B. In alcuni paesi europei (Germania, Svizzera) l’uso del rame è limitato anche nelle
coltivazioni biologiche.
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Azoxystrobin (Quadris):
• Vantaggi : buone proprietà sistemiche e di persistenza, ampio spettro d’
azione, resiste bene al dilavamento e non interferisce negativamente
con la fermentazione.
• Svantaggi: seleziona ceppi resistenti, anche se con minore rapidità
rispetto ai fenilammidici.
Cymoxanil:
• Vantaggi : discreta sistemicità, specie se in miscela con fenilammidici,
blocca le infezioni fino a 48 ore dopo la penetrazione:
• Svantaggi : ha scarsa persistenza ( 4-5 gg )
Diclofuanide:
• Vantaggi : contiene molto bene altri patogeni (es..Botrytis)
• Svantaggi : non è efficacissimo contro la Plasmopara
Dimetomorph:
• Vantaggi : è un buon citotropico dotato di lunga persistenza d’ azione
(fino a 12 gg) e può bloccare infezioni in atto fino a 48-72 ore dopo la
penetrazione
• Svantaggi: non è attivo contro altri patogeni
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Dithianon:
• Vantaggi : contiene bene altri patogeni specie l’escoriosi,
• Svantaggi : non è efficacissimo contro la Plasmopara
Ditiocarbammati
• Vantaggi: non bloccano la vegetazione e stimolano la fotosintesi,
pur avendo una considerevole potenza d’urto, sono molto efficaci
anche contro altre malattie come il marciume nero e l’ escoriosi.
• Svantaggi: scarsa persistenza
Fenilammidici:
• Vantaggi : ottime proprietà sistemiche ed eradicanti
• Svantaggi: selezionano ceppi resistenti con estrema facilità.
Ftalimmidici
• Vantaggi: buono anche contro altre malattie, specialmente contro la
Botrytis
• Svantaggi: se adoperato a meno di 40 gg. dalla raccolta ostacola la
fermentazione
Phosetyl-Al:
• Vantaggi : è l’ unico prodotto a sistemicità acropeta e basipeta, non
seleziona facilmente ceppi resistenti e ha discreta attività curativa.
• Svantaggi: come eradicante è molto scarso.
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DIFESA
CON MEZZi CHIMICI
FUNGICIDI DI
COPERTURA
Essi comprendono:
la poltiglia bordolese , il più classico
dei
prodotti
rameici,
ottenuta
mescolando solfato di rame e calce.
gli ossicloruri di rame e di calcio,
gli ossicloruri tetraramici e gli
idrossidi di rame, composti con
concentrazioni variabili di rame
metallico.
Questi prodotti, attivi esclusivamente
per contatto, sono in grado di
inibire la germinazione di conidi e
zoospore,
impedendone
la
penetrazione all' interno delle
foglie attraverso gli stomi.
Sono caratterizzati pertanto da
una attività di tipo preventivo.
Vengono anche definiti fungicidi di
copertura in quanto si localizzano
all' esterno della pianta dove
agiscono da vera e propria
barriera chimica.
Non sono pertanto in grado di
esplicare alcuna azione fungicida
sul parassita quando esso sia già
insediato all' interno dei tessuti
della pianta.
RAMEICI
L'attività fungicida di queste sostanze è da ricondurre all' azione
tossica dello ione rameico sulle cellule fungine.
Esso dapprima altera la permeabilità delle membrane cellulari,
denaturandone lo strato proteico, e danneggia la parete chitinosa;
successivamente, penetrato all'interno della cellula, inibisce
numerosi processi enzimatici legati alla respirazione cellulare e
alla produzione di energia.
Nei moderni schemi di difesa antiperonosporica i prodotti rameici
trovano impiego soprattutto nei trattamenti di chiusura, ove si sfrutta
l'azione di contenimento esercitata dal rame sulla vegetazione.
Questi prodotti esercitano inoltre una azione secondaria contro l'oidio e
la muffa grigia della vite e sono dotati anche di attività batteriostatica.
DITIOCARBAMMATI
Agli inizi degli anni' 50 fece la sua comparsa il primo gruppo di
fungicidi organici di sintesi, gli etilen-bis-ditio-carbammati (EBDC),
tra cui si segnalano mancozeb, maneb, zineb, metiram, propineb,
ecc.
.
Anche in questo caso si tratta di prodotti di copertura che hanno
trovato largo impiego in viticoltura, sia singolarmente sia in miscela.
Dotati di una complessa azione multisito a livello della cellula
fungina, esplicano la loro attività alterandone la permeabilità di
membrana, nonché i processi respiratori e di produzione di
energia.
Il Mancozeb, principale ditiocarbammato impiegato in viticoltura, è
dotato di uno spettro di azione che comprende, oltre la Peronospora,
anche l'escoriosi.
Grazie allo zinco contenuto nella molecola svolge anche un ruolo
nutrizionale in quanto favorisce lo sviluppo vegetativo della vite.
FTALIMMIDI
Tra gli anni' 50 e '60 venne introdotto in commercio un altro
gruppo di fungicidi organici, le Ftalimmidi, tra le quali in
viticoltura trova ancor oggi largo impiego il Folpet.
Caratterizzate anch' esse da un' azione preventiva di
contatto, alterano la funzionalità cellulare a livello dei
processi respiratori.
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CITOTROPICI
LA PERONOSPORA
E
LA DIFESA DELLA VITE
DIFESA
CON MEZZICHIMICI
FUNGICIDI
ENDOTERAPICI
I tradizionali schemi di difesa
contro la Peronospora, basati sul
concetto di lotta preventiva
mediante prodotti di copertura,
sono
stati
largamente
rivoluzionati a partire dagli anni
'70 in seguito all' introduzione di
fungicidi
completamente
innovativi per meccanismo di
azione, livello di efficacia e
caratteristiche di impiego. Queste
sostanze sono infatti in grado di
penetrare ed esplicare la loro
azione fungicida dall'interno degli
organi delle piante trattate.
Una
volta
assorbite
dalla
vegetazione, la loro attività non è
influenzata
dall'
azione
di
dilavamento delle piogge.
Questi fungicidi si suddividono in
due
gruppi:
citotropici
e
sistemici.
Sono prodotti che penetrano più o meno
profondamente all'interno delle parti verdi della
pianta.
Non vengono traslocati dal sistema linfatico,
pertanto non hanno la capacità di distribuirsi
all'interno della vegetazione che si sviluppa
successivamente al trattamento e di difenderla
dalle successive infezioni.
I citotropici translaminari (es. Cymoxanil) hanno
la proprietà di raggiungere nelle foglie la lamina
opposta a quella direttamente irrorata.
Per il Cymoxanil viene descritta un' azione di
tipo preventivo curativo e bloccante sulle infezioni
peronosporiche.
SISTEMICI
È il gruppo di fungicidi antiperonosporici di più recente
introduzione. Sono molecole che, una volta assorbite dai
tessuti vegetali, entrano nel circolo linfatico e vengono
trasportate sia in senso ascendente sia discendente
(SISTEMIA).
Esplicano pertanto la loro attività fungicida dall'interno della
pianta e consentono la protezione anche della vegetazione
neoformata.
Ne fanno parte l'Etilfosfito di Al e le Fenilammidi.
L’etilfosfito di Al agisce stimolando nella vite la produzione
di sostanze specifiche di difesa (fitoalessine quali fenoli,
terpenoidi) che si oppongono allo sviluppo del parassita.
Le Fenilammidi sono molecole caratterizzate da una
elevata attività nei confronti delle infezioni peronosporiche e
da una notevole persistenza di azione.
Ne fanno parte: il Metalaxil (Ridomil), il Benalaxil, e
L’Oxadixil.
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Evitare le strategie
basare
in un solo prodotto
Evitare o limitare
i trattamenti eradicanti
Limitare il
Numero
dei trattamenti
Rispettare i dosaggi
riportati in etichetta
NO
RESISTENZA
Trattare solo
Quando necessario
Attenzione a bassi dosaggi
dei p.a. nelle
Miscele commerciali
Alternare i prodotti
A diverso
Meccanismo d’azione
Rispettare i dosaggi
per ettaro
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Evitare l’impiego
Singolo del
prodotto
Non impostare una strategia
che preveda in sequenza
l’uso di strobilurine
e di famoxate
OIDIO O MAL BIANCO DELLA VITE
Uncinula necator : f. asc. ( forma sessuata)
Oidium Tuckeri: f. conidica (forma asessuata)
DIAGNOSI
SINTOMATICA
•
•
Ascomycotina
Infezioni precoci sui tralci di 4-5 cm si
verificano dopo forti attacchi nell’anno
precedente e determinano uno sviluppo
molto contenuto delle giovani foglioline
che non si distendono (getti bandiera)
Una tipica reticolatura brunastra si
evidenzia anche sui tralci lignificati
•
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Sottodiv.
Muffa polverulenta bianco –grigiastra,
distribuita solitamente a chiazze sulla
pagina superiore delle foglie che
presentano lembi ripiegati verso l’alto
Bollosità e increspature del lembo
Punteggiature necrotiche , aree decolorate
SINTOMI
SUI
GERMOGLI
E SUI TRALCI
SINTOMI
SUL
GRAPPOLO
ACINI
Eumycota
Classe
•
SINTOMI
SULLE
FOGLIE
Divisione
•
Sugli acini ammalati si può evidenziare la
caratteristica efflorescenza biancastra,
rappresentata dagli organi di diffusione e
moltiplicazione del micete, al di sotto della
quale
si trovano spesso chiazze
necrotiche reticolari che causano la
successiva spaccatura degli acini stessi
gli acini attaccati rimangono più piccoli e
meno zuccherini del normale
Sulle foglie le prime manifestazioni di oidio sono
solitamente quasi impercettibili.
Foglia di vite attaccata da oidio
con concavità rivolta verso il
basso
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Anche il picciolo fogliare può presentare i
segni dell'infezione.
La più tipica e grave manifestazione causata dall'oidio è
rappresentata dalla spaccatura degli acini.
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Caratteristiche reticolature sugli acini
Acini: reticolature necrotiche costituite da
tanti piccolissimi punti bruno - nerastri
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1° trattamento antioidico
quando i grappoli sono ancora
rivolti verso l’alto
Cleistoceci in vari stadi di
differenziazione su foglie oidiate
Cleistotecio, di forma globosa: provvisto
di fulcri settati e con apice solitamente
ricurvo a spirale
Cleistoceci maturi di Uncinula necator
Conidi: si formano a catenella alla
sommita dei conidiofori
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Biologia ed epidemiologia
• L'agente di questa malattia è un ascomicete
appartenente alla famiglia delle Erisifacee che, nella
forma ascofora, è classificato come Uncinula necator,
ed in quella conidica come Oidium tuckeri.
• Questo microrganismo può conservarsi, da un anno
all'altro, allo stato di micelio nelle gemme, ma
anche di organi sessuati (cleistoteci) nelle foglie
morte, a terra.
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Ciclo biologico
di Uncinola necator
1. Ascospora in germinazione
2. Micelio ectofita, conidiofori e
conidi
3. Diffusione dei conidi
4. e 5. ascogonio e anteridio
6. Cellula madre dell’asco
7. Cleistotecio
8. Cleistotecio aperto e aschi
9. Aschi e ascospore
10.Ascospore
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I conidiofori sono semplici, allungati,
eretti e portano alla sommità una catenella
di 4-5 conidi tendenzialmente ovoidali
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L’oidio è in grado di svernare in due forme
Il micelio svernante (forma asessuata)
• è in grado di iniziare un nuovo ciclo già a temperature di 5-6°C
determinando gli attacchi primari di inizio stagione. In condizioni di
attacchi precoci, all'apertura delle gemme, i tessuti fogliari sono già
colonizzati dal micelio; in queste condizioni una corretta difesa antioidica
deve iniziare in chiave curativa eradicante.
Corpi fruttiferi o cleistoteci (forma sessuata)
• Corpi fruttiferi o cleistoteci, che si differenziano in autunno dai miceli sulle
foglie o sugli apici immaturi dei tralci,arrivano a maturità solo alla fine
dell'inverno; al loro interno si differenziano gli aschi che libereranno le
ascospore le quali, trasportate dal vento, daranno origine agli attacchi
primari in stagione avanzata.
•
I conidi, organi di riproduzione agamica, si formano dal micelio e danno la
tipica apparenza "polverosa" al fungo. Possono germinare già alla
temperatura di 6°C e trasportate dal vento diffondono la malattia alle piante
vicine dando inizio a infezioni secondarie che si susseguono per tutta la
stagione vegetativa.
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L'oidio è un parassita poco esigente che, a differenza della maggior
parte dei funghi che amano condizioni di elevata umidità, si sviluppa
bene con clima secco.
Le condizioni ottimali di sviluppo sono legate a fattori sia climatici che
fisiologici della vite.
Clima
•
temperatura: benchè già "in movimento" a 5-6°C (richiedendo però più di
20 giorni di incubazione), l'optimum per lo sviluppo dell'oidio si situa attorno
ai 25°C (richiedendo in questo caso solo 5-6 giorni di incubazione con
elevata umidità relativa)
•
umidità relativa a partire dal 25-30%
•
assenza di piogge
•
condizioni che determinano repentine variazioni del turgore
vegetativo: vento, pioggia e secco, caldo secco, areali di collina e
litoranei ...
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Pianta
• elevato rigoglio vegetativo
• tessuti in forte accrescimento
• elevata acidità nell'acino: l'acino rimane recettivo
fino a quando il grado zuccherino non supera il 1215% (invaiatura); secondo alcuni studiosi, già ad
un grado zuccherino dell'8% non si hanno più
nuove infezioni, mentre si può avere ancora
sporulazione fino al 15% di contenuto zuccherino.
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LOTTA
•
•
•
E’ molto importante controllare gli attacchi sugli acini
poiché le spaccature favoriscono altri patogeni (es.
Botrytis cinerea ed agenti del marciume acido).
Le fasi fenologiche più sensibili sono : formazione dei
grappolini, inizio fioritura, allegagione, mignolatura (acini
del diametro di qualche millimetro), ingrossamento del
grappolo, chiusura del grappolo, ed i trattamenti possono
essere effettuati, preventivamente, con prodotti di
contatto, o tempestivamente con prodotti citotropici o
sistemici.
Con questi ultimi vi sono maggiori rischi di selezione di
ceppi resistenti.
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zolfo
PRODOTTI DI COPERTURE
CON AZIONE PREVENTIVA
Nitrofenoli:
Dinocap (Karatane)
LOTTA
Pirimidinici:
Fenarimol
Nuarimol
CITOTROPICI TRASLAMINARI
Fosforganici: PIRAZOFOS
PRODOTTI ENDOTERAPICI
CON ATTIVITA’ CURATICA
ED ERADICANTE
SISTEMICI
Triazoli :Esaconazolo, Fenbuconazolo,
Penconazolo, Tebuconazolo Trifloxystrobin
Nuovi prodotti
- Pyrifenox
IBS
Inibiotri biosintesi
ergosterolo
- Quinoxifen
- Azoxistrobin (anche peronospora)
- Ampelomyces quisqualis
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Difesa
• La lotta antioidica, che non può essere disgiunta da quella messa in
atto contro la peronospora, va condotta fondamentalmente facendo
ricorso a preparati chimici.
• I prodotti classici utilizzati per combattere questa malattia rimangono
ancor oggi quelli a base di zolfo. Nell'ambito di essi si ricorre
preferibilmente a quelli polverulenti nei trattamenti iniziali, poco dopo
l'apertura delle gemme o quando i germogli hanno appena 5-6 cm di
lunghezza.
• Le successive applicazioni antioidiche vanno di norma effettuate al
momento della formazione dei grappolini, all'inizio della fioritura,
dopo l’allegagione e all'invaiatura degli acini.
• La dose di zolfo in polvere per ettaro varia da 30 a 40 kg, la sua
distribuzione deve essere fatta la mattina presto o alla sera, con
atmosfera tranquilla, sempre cercando di eseguire una distribuzione
uniforme.
• L'impiego di zolfi idrosospensibili è però, ancor oggi, molto diffuso,
soprattuto quando essi vengono associati ai preparati acuprici
antiperonosporici.
• Si ricorda che gli zolfi più fini, in particolare quelli colloidali,
vanno impiegati quando la temperatura è più bassa e, viceversa,
va preferito l'impiego di quelli a particelle più grosse alle alte
temperature.
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PRODOTTI ANTIOIDICI
• Zolfi: greggi, sublimati (80°), ventilati (90°), attivati (con nerofumo);
bagnabili, micronizzati, colloidali, bentonitici. La finezza si misura in gradi
Chancel (uno zolfo di buona qualità ne deve avere minimo 60°, e si calcola
misurando il sedimento che si ottiene dopo un tempo prestabilito agitando in
un cilindro graduato, contenente etere etilico, una quantitativo noto di
polvere di zolfo).
• Analoghi delle strobilurine: azoxystrobin (vite), kresoxym metile
(pomacee, ornamentali).
• Benzimidazoli: benomyl, carbendazim.
• Gruppo degli inibitori della biosintesi dell’ ergosterolo (EBI) i
sottogruppi principali sono due :
- A - inibitori della demetilazione in C14 : Triazoli (bitertanolo,
cyproconazolo, ecc..); Pirimidine (fenarimol, nuarimol,): Piridine
(pyrifenox): Piperazine (triforina)
- B - inibitori della riduttasi in Delta 14 : Morfolinici (fenpropimorf,
dimetomorf)
• Nitroderivati: dinocap o karathane.
• Polisolfuro di calcio: irrorato su piante dormienti prima della ripresa
vegetativa devitalizza, tra le forme svernanti dei parassiti animali, anche i
cleistoteci di U. necator e ritarda la comparsa e l’ incidenza dell’ escoriosi .
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INTERVENTI BIOLOGICI
Ampelomyces quisqualis: fungicida microbiologico (Deuteromicete)
•
•
•
I conidi di Ampelomyces germinano e penetrano attivamente nelle
ife, nei conidiofori e nei cleistoteci immaturi, sviluppandosi a carico
delle strutture infettate.
Seguono, dopo alcuni giorni, la differenziazione del picnidio di
Ampelomyces e la successiva morte della vittima. Le colonie di
oidio parassitizzate perdono la capacità di produrre conidi.
Le prime applicazioni pratiche riguardano il mal bianco della vite.
Sono commercializzate formulazioni di spore in granuli
idrodispersibili, che sono applicate con un olio minerale che
garantisce i necessari livelli di umidità) per mezzo delle normali
attrezzature di distribuzione degli antiparassitari. Sono stati valutati i
livelli di compatibilità del preparato biologico nei confronti dei
fitofarmaci comunemente utilizzati nel vigneto; per quelli «non
compatibili» cioè che compromettono la germinabilità delle spore di
A. quisqualis, tra i quali gli antioidici zolfo e dinocap) si rende
necessario distanziare i trattamenti di alcuni giorni.
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Indicazioni tratte dai disciplinari di produzione integrata della Regione Sicilia
AVVERSITÀ
Oidio
(Oidium
tuckeri)
CRITERI D’INTEVENTO
Interventi agronomici

Sistemazione e legatura dei tralci.

Leggere sfogliature attorno ai
grappoli.

Concimazioni ed irrigazioni
equilibrate.
Interventi biologici
Impiegare Ampelomyces quisqualis nei
periodi di minore pressione della
malattia in alternanza con gli altri
fungicidi ammessi. Non miscelare il
prodotto con zolfo o mancozeb.
Quest’ultimi non usarli prima di 5
giorni dal trattamento con A.
quisqualis. In caso di piogge che
superano i 6 mm, si consiglia di
ripetere il trattamento.
Interventi chimici

Nell’immediata pre-fioritura
intervenire con zolfo; dalla fioritura
all’invaiatura con s.a. di contatto
alternandoli con gli I.B.E.; da post invaiatura solo con s.a.di contatto.

Utilizzare lo zolfo nelle ore più
fresche per evitare fenomeni di
fitotossicità.
PRINCIPI ATTIVI
AUSILIARI E
MEZZI BIOTECNICI
N
T
R
A
T
T
NOTE E LIMITAZIONI
D’USO
Zolfo
Ampelomyces
quisqualis
(isolato M-10)
Dinocap
Azoxystrobin (1)
Esaconazolo (2)
Fenarimol (2)
Fenbuconazolo (2)
Kresoxim metile (1)
Miclobutanil (2)
Nuarimol (2)
Penconazolo (2)
Pirifenox (2)
Quinoxyfen
Tebuconazolo (2)
Trifloxystrobin (1)
2
4
Si consiglia d’impiegare A.
quisqualis in miscela con un olio
minerale paraffinico estivo, alla
dose di 0,1-0,3% v/v.
(1) Azoxystrobin, Kresoxim
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metile e Trifloxystrobin
sono impiegabili, in
alternativa fra loro, per
non più di tre interventi
all’anno
indipendentemente
dall’avversità
(2) Gli I.B.E. sono ammessi
dalla fioritura
all’invaiatura.
Muffa grigia o Botrite
Divisione
Eumycota
Sottodiv.
Ascomycotina
Sclerotinia fuckeliana (forma sessuata)
Botrytis cinerea (forma asessuata)
Sui tralci verditacche brune
Caratteristico micelio di Botrytis cinerea
diffuso sui tralci già completamente
lignificati
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Conidofori
e
sviluppatisi su tralcio
conidi
•
SINTOMI
SUL
GRAPPOLO
DIAGNOSI
SINTOMATICA
La botrite colpisce gli acini che sono
recettivi dopo l'invaiatura - inizio
maturazione; infatti l'accumulo degli
zuccheri favoriscono la germinazione e
la penetrazione degli elementi vegetativi
del fungo;
Sugli acini compaiono delle macchie
color nocciola che si estendono su tutta
la buccia e sugli acini limitrofi, e che si
ricoprono di uno spesso manto di muffa
grigia, per poi diventare una massa
marcescente (marciume molle)
•
SINTOMI
SULLE
FOGLIE
SINTOMI
SUI
GERMOGLI E
TRALCI
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Necrosi rossastre localizzate ai bordi
fogliari in primavera con clima caldo
umido;
•
•
•
Germogli: marciumi molli
Tralci erbacei: necrosi e imbrunimenti
diffusi con morte della parte distale del
tralcio ;
Tralci lignificati: sclerozi e micelio
grigio-nerastro che si annida nella
corteccia o nello spessore del tessuto
corticale
CICLO BIOLOGICO
•
•
•
•
•
•
E' stato sperimentalmente dimostrato che le maggiori probabilità d'infezione
sussistono quando gli organi della pianta rimangono bagnati per circa 15
ore e la temperatura è mediamente sui 15 °C (regola dei due 15).
L'infezione botritica avviene ad opera dei conidi, che una volta giunti sulla
superficie del vegetale si fissano mediante un appressorio ed iniziano a
germinare producendo un premicelio da cui, in seguito, si dipartono delle ife
di penetrazione che, di norma, si insediano entro i tessuti vegetali attraverso
lesioni di qualsiasi tipo ma che, in particolari condizioni, sono anche in
grado di perforare attivamente la cuticola dell'acino.
Ciò avviene mediante la produzione da parte del fungo stesso di enzimi
capaci di dissolvere la cuticola.
Al termine del periodo di incubazione, la cui durata si aggira in media sui 68 giorni, la zona colpita si ricopre della caratteristica efflorescenza
grigiastra, costituita dai conidiofori con i relativi conidi pronti a riprodurre la
malattia su nuovi organi.
La conservazione di questo germe da un anno all'altro avviene
prevalentemente ad opera del micelio diffuso lungo i tralci, mentre la forma
scleroziale, pur rappresentando il caratteristico mezzo di sopravvivenza del
fungo, risulta relativamente poco frequente e comunque non indispensabile.
Assai raramente è stata osservata la forma perfetta di questo micete
Sclerotinia fuckeliana (=Botryotinia fuckeliana), costituita da apoteci portanti
gli aschi con le ascospore. Anche nelle foglie di vite cadute a terra o sui
residui della vegetazione spontanea, questo microrganismo è in grado di
vivere a lungo in forma latente.
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FATTORI CHE FAVORISCONO L’INSEDIAMENTO E LO SVILUPPO DELLA MUFFA GRIGIA
Elevata umidità del terreno e dell'area di coltivazione dovuta a
• impianto in pianura o a fondovalle,
• impiego di dosi eccessive di concimi azotati con conseguente eccesso di
vegetazione,
• riduzione della potatura verde (arieggiamento) e difficoltosa bagnatura dei grappoli.
Minore resistenza delle bucce alla penetrazione del fungo per
• concimazioni azotate ed irrigazioni eccessive,
• prevalente impiego di antiperonosporici acuprici.
Ferite provocate da diversi fattori quali:
• grandine (agevolano l'invasione del grappolo da parte dei funghi);
• insetti in particolare le tignole. Causano danni indiretti in quanto favoriscono sia
la penetrazione di botrite e marciume acido sia la perpetuazione saprofitica della
botrite sui nidi creati dalle larve. Risulta quindi importante la difesa sin dalla prima
generazione.
• oidio, anche in caso di attacchi lievi è causa di microferite predisponenti l'attacco
di B. cinerea. Evitare inoltre applicazioni tardive di zolfo in concomitanza di
temperature elevate (bruciature). E' quindi fondamentale impostare dal
germogliamento una difesa adeguata contro il mal bianco per stroncare tutte le
infezioni iniziali, evitando, così i problemi che i due funghi possono arrecare;
• piogge che seguono un periodo asciutto, creano spaccature degli acini e quindi
favoriscono la diffusione di B. cinerea.
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DANNI
•
Da sottolineare che i danni di questa malattia non si
limitano alla sola produzione in termini quantitativi ma
interessano anche i processi di vinificazione
conferendo al vino caratteristiche qualitative
indesiderabili ed alcune alterazioni, fra le quali la
«cassa ossidasica».
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PRODOTTI ANTIBOTRITICI
• Benzimidazoli
• Chlortalonil
• Cyprodinil (anilinopirimidinici) ;
• Dicarbossimidici
• Diclofluanide
• Dicloran
• Ftalimmidici ( folpet, prima della raccolta, interferisce negativamente sulla
fermentazione)
• Ossicloruri di rame
• Thiram
Metodi di intervento :
Metodo fenologico, 4 trattamenti:
I - fine fioritura;
II - imminente chiusura del grappolo;
III - invasatura;
IV - tre settimane prima della raccolta.
Metodo climatico:
•
regola dei due 15, (temperatura media e pioggia caduta), si usa un termo-pluvioumettografo
Metodo misto: II e III sempre, I e IV solo se le condizioni climatiche sono favorevoli alla B.
cinerea.
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LOTTA
CONTRO LA
BOTRITE
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Gli sclerozi di botrite, che si formano
solitamente in autunno sui tralci
ammalati, consentono la conservazione
invernale del fungo.
Gli acini colpiti da botrite assumono
inizialmente un colore brunastro poi si
ricoprono totalmente di una muffa grigiasta
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Attacco di botrite lungo il raspo
Oltre al danno quantitativo, la botrite può
produrre effetti negativi sotto il profilo
enologico
In particolari casi di infezione botritica in
forma larvata, si può anche ottenere un
miglioramento della qualità del vino (muffa
nobile)
Ramo conidoforo con all'estremità i
conidi di Botrytis cinerea
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Marciume acido
•
•
•
Il marciume acido colpisce il
grappolo e prende il nome dal
caratteristico odore di aceto che
emanano gli acini colpiti.
Si ritiene sia determinato
dall'azione congiunta di vari
lieviti e secondariamente da
batteri
acetici.
La
sua
sintomatologia
può
essere
confusa con la botrite nelle
prime
fasi
dell'attacco;
successivamente si distingue
per l'abbondante presenza di
moscerini (Drosophila spp.)
attorno ai grappoli.
Questi
hanno
un
ruolo
fondamentale nella diffusione
del marciume acido come vettori
dei diversi agenti responsabili.
Inizialmente gli acini mantengono inalterato il loro
turgore, poi la buccia si assottiglia e, rompendosi,
lascia fuoriuscire il succo che va ad imbrattare
l'intero grappolo. Caratteristico è l'odore pungente
di aceto
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•
•
La diffusione di questa malattia si
deve
essenzialmente
alla
Drosophyla spp. che porta sul suo
corpo i lieviti agenti dell’infezione, i
quali risultano però in grado di
penetrare nell’acino solo attraverso
ferite di qualsiasi tipo.
I fattori ambientali e colturali che
predispongono a questa alterazione
sono
rappresentati
dalla
compattezza dell’acino, dal ridotto
spessore
della
buccia,
dalle
eccessive concimazioni azotate,
dall’elevata vigoria del portinnesto,
da ripetute e prolungate piogge.
Fra i vitigni più suscettibili al
marciume acido si segnalano
Barbera, Pinot, Albana, Merlot,
Chardonnay, Riesling, Trebbiano,
Moscato, Tocai.
l moscerino della frutta (Drosophyla fasciata)
svolge un ruolo fondamentae nella diffusione
del marciume acido agendo da vettore degli
agenti microrganici responsabili della fitopatia.
Strategia di difesa
• E’ fondamentale la difesa indiretta contro i vari agenti da ferita
degli acini: botrite, oidio, tignole e Drosophila.
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•
•
In base alle più recenti ricerche
sull’eziologia
di
questa
ampelopatia si ritiene che essa sia
determinata da una azione
congiunta di vari lieviti, fra i quali
si
segnalano
per
l’elevata
frequenza: Kloeckera apiculata,
Saccharomycopsis
vini
(sin.
Endomycopsella
Boedijn),
Hanseniaspora uvarum, Candida
spp., Metschnikowia pulcherrima.
Di secondaria importanza nel
determinare il marciume acido è
l’azione dei batteri acetici quali
Acetobacter spp., Gluconobacter
spp. e Bacillus spp.
Gli acini colpiti da marciume acido tendono via via
ad imbrattarsi ed a ricoprirsi di una sostanza
lattiginosa costituita da colonie di microrganismi.
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MAL DELL’ESCA
Phellinus ignarus
Stereum hirsutum
Funghi vari
•
•
Divisione
Eumycota
Sottodiv.
Basidiomycota
La manifestazione della malattia
può
avvenire secondo due modalità :
- Forma cronica:
- Forma acuta, il così detto colpo
apoplettico
Sulle foglie compaiono delle decolorazioni
che aumentano fino a confluire e a formare
delle ampie variegature nelle zone
internervali.
Sezionando trasversalmente i tralci colpiti
si osservano delle zone di legno cariato.
Questo è il sintomo che ci conferma la
presenza di questa alterazione.
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Apoplessia: si noti il disseccamento pressoché totale delle foglie e l’arresto di
maturazione dei grappoli. Questa alterazione compare quasi improvvisamente da
giugno a settembre ed è la conseguenza di gravi squilibri fisiologici causati dalle
tossine prodotte dai miceti agenti dell’esca
Le foglie ammalate cominciano ad
ingiallire lungo il bordo e tra le nervature,
con il conseguente imbrunimento e
necrosi dei tessuti attaccati e successiva
filloptosi anticipata
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Nelle piante colpite da lungo tempo
si possono ritrovare con facilità
lungo il tronco delle ampie fenditure
longitudinali
Le punteggiature brune presenti, a volte,
sugli acini compaiono verso l’inizio
dell'invaiatura e sono la conseguenza
della necrosi di cellule dei tessuti
dell’epicarpo più esposte all’irradiazione
solare
Nella microfoto sono visibili alcune
caratteristiche ife «con unioni a
fibbia» tipiche dei basidiomiceti.
Queste
strutture
fungine
si
sviluppano
e
si
diffon-dono
formando una fitta rete miceliale
all’interno del legno
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CRITERI D‘ INTERVENTO
PRINCIPI ATTIVI
Interventi agronomici
Alla comparsa dei sintomi tagliare e bruciare gli organi legnosi
infetti e le piante morte.
La superficie di taglio deve essere liscia ed inclinata.
Disinfettare gli attrezzi da taglio e d’innesto con poltiglia
bordolese concentrata o ipoclorito di sodio ( varechina).
Contrassegnare le piante con sintomi e potarle separatamente dalle
piante sane.
Evitare la “forzatura” delle giovani piante.
Impiegare materiale di propagazione robusto e senza
imbrunimenti del legno.
In presenza di piante attaccate in parte è consigliabile capitozzare
i ceppi a 5-6 cm sopra il punto di innesto ed allevare uno o più
germogli per la ricostituzione delle stesse.
Solfato di rame al 5%
Mastici a base di cere,
resine sintetiche, ecc.
addizionati con fungicidi
a largo spettro d’azione.
Interventi chimici
Trattare i grossi tagli di potatura con mastici disinfettanticicatrizzanti.
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ESCORIOSI
Phomopsis viticola
Divisione
Eumycota
Sottodiv.
Deuteromycotina
Macchie
necrotiche
allungate alla base
dei tralci di 1-2 anni,
con
profonde
fessurazioni
longitudinali
che
mettono a nudo la
parte
di
legno
sottostante.
Sui tralci colpiti si notano i corpi fruttiferi del
fungo – picnidi - che si formano nei mesi
autunnali ed appaiano come piccoli punti
scuri.
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Sui tralci di alcuni vitigni
si notano spesso delle
aree di colore biancastro.
In corrispondenza di tali
aree si differenziano con
facilità i picnidi
CRITERI D’ INTERVENTO
Con la potatura asportare e bruciare i tralci ammalati
Intervenire all’epoca del pianto con DNOC oppure trattare alla rottura delle gemme e
dopo 10 giorni, quando il germoglio presenta 2 foglie libere, impiegando :Mancozeb,
Cimoxanil + Mancozeb e/o ossicloruro di rame, Fosetil di Al + Mancozeb.
Si possono impiegare prodotti a base di:
• mancozeb-80 ( irritante – ex III classe) alla dose di 350 grammi per 100
litri acqua.
• metiram -71 ( irritante – ex III classe) alla dose di 400 grammi per 100 litri
di acqua.
I due prodotti sono efficaci anche contro la peronospora
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