Pero - Tec.bio

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Pero
Il Pero
in Agricoltura Biologica
Il pero si adatta bene
all’agricoltura biologica,
in particolare per le
varietà precoci, mentre
per le varietà tardive,
difficile risulta il controllo
della Carpocapsa. e per le
cv. più sensibili il controllo
della maculatura bruna.
La scelta del portinnesto
è condizionata dalle
caratteristiche del suolo.
Il pero innestato su franco
sopporta un terreno con
calcare attivo fino al 12%
Il pH ideale è tra 6,5 -7,5:
Pero in fiore - foto di F. Franceschelli
in queste condizioni la
maggior parte di macro e micro-elementi viene facilmente assorbita, mentre sono da
evitare suoli con pH minori di 5,4 e maggiori di 8,8.
Adottando portinnesti appartenenti al cotogno, diventano fattori limitanti il contenuto
in calcare attivo (5-67%) e il pH (deve essere subacido o neutro). I cotogni tuttavia
assicurano una certa resistenza all’asfissia radicale.
Scelta del portinnesto
COTOGNI: portinnesti deboli come i cotogni anticipano l’entrata in produzione, ma possono avere problemi di
disaffinità (non sempre superata dall’utilizzo di un intermedio) possono ridurre la produzione. Sono sensibili
alla clorosi ferrica e possono essere più soggetti a deperimento (disaffinità, virus, citoplasmi). L’apparato radicale si approfondisce poco nel terreno e deve essere più accurata la concimazione e soprattutto l’irrigazione.
L’impiego di questi portinnesti è suggerito solo in aree e terreni vocati, dove si può prendere in considerazione
l’impiego di Sydo e BA29, anche se in linea di massima l’impiego dei cotogni non risponde bene alle esigenze
agronomiche in biologico.
FRANCHI E AUTORADICATO: i portinnesti franchi, le selezioni clonali (Farold) e l’autoradicato presentano un
maggiore vigoria, nonché ottima affinità d’innesto ma entrano più tardi in produzione. Con questi portinnesti
la potatura deve essere eseguita con particolare attenzione per cercare di anticipare l’entrata in produzione. Le piante autoradicate presentano una uniformità maggiore dei franchi da seme.
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PORTINNESTI FRANCHI
Pero
Portinnesto
Caratteristiche
Adattabilità
Giudizio
Farold® 40 Daygon
Induce una vigoria
superiore al cotogno
BA 29 e all’OHF 69.
L’entrata in produzione
è ritardata rispetto al
cotogno, la fruttificazione
è abbondante ed i frutti
sono di buona pezzatura
Dotato di apparato
radicale superficiale e
ricco di radici fini, non
tollera i terreni pesanti
e asfittici, necessita, in
generale, dell’apporto
irriguo.
Tollerante al “Pear
Decline”
Portinnesto interessante
sia per la cultivar William
che per Abate Fetel,
idoneo per impianti a
media densità
Farold® 69 Daymir
Le piante presentano
una vigoria leggermente
superiore al cotogno
BA 29. L’entrata in
produzione risulta tardiva
rispetto al cotogno,la
fruttificazione è da
ritenersi buona, così
come la qualità dei frutti
Si riproduce per
micropropagazione,
presenta apparato
radicale ben ramificato
e ricco di capillizio.
Tollera terreni abbastanza
argillosi, purchè non
asfittici. Elevata la
tolleranza al calcare
attivo.
Tollerante al deperimento
del pero
Portinnesto valido, la
vigoria indotta è inferiore
a quella del Farold® 40,
buoni i risultati ottenuti
in combinazione con la
cultivar William, adatto
anche per Abate Fetel.
Da impiegarsi per
impianti a media densità
Fox 11
Induce vigoria inferiore
al franco comune, molto
simile al Farold® 69,
buona l’omogeneità delle
piante
Discreta rusticità, induce
media precocità di
fruttificazione, buona
la tolleranza al calcare
attivo
Le prime valutazioni lo
indicano particolarmente
adatto in combinazione
con la cultivar William
Adattabilità
Giudizio
Assenza di disaffinità
di innesto, notevole
rusticità, buona tolleranza
al calcare attivo, elevata
produttività (eccezione
fatta per la cv. Decana
del Comizio)
I pereti autoradicati non
risentono particolarmente
delle condizioni imposte
dal terreno. L’impiego
di autoradicato vene
ritenuto poco indicato in
terreni di buona-ottima
fertilità, nei quali la
gestione delle pianta può
risultare spesso difficile
Tabella da Notiziario Tecnico CRPV n° 71 (modificata
novembre 2005)
PIANTE AUTORADICATE
Portinnesto
Autoradicato
Caratteristiche
Valida alternativa ai
portinnesti franchi o ai
cotogni in ambienti non
particolarmente vocati
alla pericoltura, inducono
elevata vigoria e una
lunga fase di “giovanilità”
Tabella da Notiziario Tecnico CRPV n° 71 (novembre
2005)
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PORTINNESTI COTOGNI
Cotogno BA 29
Cotogno Sydo®
Caratteristiche
Conferisce alle cultivar
innestate media vigoria
superiore sia ad EMC
che al cotogno Sydo®,
rapida messa a frutto e
produttività elevata
Vigoria media
leggermente inferiore al
BA 29
Tabella da Notiziario Tecnico CRPV n° 71 (novembre
2005)
Scelta varietale
Le cultivar rustiche con maturazione precoce hanno
una minor suscettibilità all’attacco di parassiti.
CARMEN* (-20): la maturazione anticipata consente di sfuggire alle ultime generazioni di carpocapsa
e cidia.
Adattabilità
Predilige terreni freschi
e fertili, tollera il calcare
attivo fino a livelli di 6-7%
Medio-scarsa tolleranza
al calcare attivo, rapida
entrata in produzione,
elevata produttività
Giudizio
Pero
Portinnesto
Necessita di terreni
vocati, adatto ad abate
Fetel con l’impiego di
innesto intermedio
Adatto per impianti
a medio alta densità,
portinnesto oggi in
espansione, entrata in
produzione e qualità del
prodotto perfettamente
paragonabili a quelle
ottenibili con il BA 29.
Indicato per Abate
Fetel, William (solo con
intermedio), Conference,
Kaiser e Decana del
Comizio
KAISER (+31): ottima varietà tardiva, caratterizzata dalla
buccia completamente rugginosaSensibile a ticchiolatura
e maculatura bruna.
® = marchio registrato
* = varietà protetta
Forme di allevamento e
sesti di impianto
SANTA MARIA (-12): molto sensibile a ticchiolatura e
al colpo di fuoco batterico.
WILLIAM (0): Varietà rustica, non è suscettibile alla
maculatura bruna, mediamente sensibile alla ticchiolatura, sfugge all’ultima generazioni di carpocapsa e
cidia. Impollinante per le principali varietà. Utilizzata
principalmente per la trasformazione industriale.
CONFERENCE (+13): sensibile agli attacchi di afide
grigio, suscettibile alla maculatura bruna, varietà
rustica, molto produttiva, necessita di una accurata
potatura e gestione per ottenere un livello qualitativo
buono. Può essere commercializzata fino a marzo.
ABATE FETÉL (+24): particolarmente appettita da
carpocapsa e sensibile a maculatura bruna. Varietà
di riferimento per la pericoltura tardiva. In agricoltura
biologica le difficoltà sono legate a mantenere l’epidermide non rugginosa, e spesso alla produttività.
foto A. Franceschi
Nella scelta della forma d’allevamento occorre tenere
presente due caratteristiche della specie: portamento assurgente che non consente grande plasticità la pianta
se potata poco nella fase giovanile, blocca lo sviluppo
vegetativo ed entra precocemente in produzione.
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Pero
Forma di allevamento
Vigoria dell’albero
Elevata
Media
Scarsa
Palmetta e candelabro
4,5 X 3,5-3,0
4,5 X 3,5-3,0
4,0 X 2,5-2,0
Fusetto
-
4,5 X 2,0-1,5
-
Tabella dai disciplinari di produzione integrata dell’Emilia Romagna, 2005
Le forme più utilizzate sono: Palmetta libera, Candelabro, Fusetto
Irrigazione
I sesti dovranno garantire un buon arieggiamento e
luminosità. La potatura dovrà spostare la produzione
su rami ben lignificati di due o tre anni. Per migliorare
la produzione (i frutti su lamburde o zampe di gallo
porta a frutti di pezzatura piccola), è necessario contenere la vigoria della pianta e permettere quindi un
buon arieggiamento delle piante, condizione ottimale per migliorare lo stato fitosanitario del pereto.
Per ottenere una produzione costante è importante
poter usufruire di un buon impianto d’irrigazione.
Se il portinnesto utilizzato è un cotogno o un franco
clonale l’irrigazione è necessaria, mentre sono meno
esigenti il franco o l’autoradicato.
La consultazione delle liste raccomandate nell’ambito dei Disciplinari di Produzione Integrata, è utile in
agricoltura biologica per la conoscenza delle caratteristiche delle varietà: DPI liste varietali pero.
Erwinia amylovora
Difesa fitosanitaria
Colpo di fuoco batterico:
Gestione del suolo
Per quanto riguarda le indicazioni generali relative
alla gestione del suolo si rinvia alla scheda “ Pratiche agronomiche arboree”. Per indicazioni sulle carte
delle limitazioni pedologiche alla crescita dei principali portinnesti di pero si rinvia alla scheda “Pratiche
agronomiche”
Fertilizzazione
L’azoto è l’elemento nutrizionale limitante. Per far sì
che questo elemento sia disponibile nel momento di
maggior fabbisogno della coltura è importante tenere presente i diversi tempi di mineralizzazione delle
sostanze azotate di origine organica utilizzabili come
concime. La distribuzione delle sostanze nutritive
può essere effettuata anche tramite fertirrigazione.
Se il fosforo nel suolo è insufficiente può essere integrato con l’impiego di pollina, mentre in caso di carenza di potassio è possibile utilizzare sale grezzo o
solfato di potassio e borlanda.
Per quanto riguarda le indicazioni generali relative
alla fertilizzazione si rinvia alla scheda “Nuovi impianti frutticoli e vite”.
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Erwinia amylovora, tronco danneggiato - foto R. Bugiani
Ciclo biologico:
grave batteriosi che colpisce numerose specie Rosacee, tra cui pero, melo, cotogno e nespolo, tra le
spontanee si ricorda il biancospino.
I sintomi possono comparire con avvizzimento e annerimento dei fiori o con imbrunimento e disseccamento dei frutti da cui l´infezione si può estendere
al ramo; le foglie colpite dalla malattia avvizziscono,
ripiegandosi verso l´alto ed imbruniscono. Le foglie
colpiti rimangono tenacemente attaccati al ramo, avvizziscono, assumono colorazione bruno-nerastra ed
i germogli possono ripiegarsi ad uncino. La progressione dell´infezione sui rami, sulle branche e sul tronco causa la formazione di cancri. L´asportazione di
frutti, rami, branche e intere piante colpiti. I tagli devono essere fatti a una distanza di almeno 50 cm al di
sotto dell´alterazione visibile; i frutti infetti possono
essere interrati e ricoperti di calce. Nei casi gravi devono essere abbattute anche le piante sane vicine a
quelle colpite dalla batteriosi.
Al termine di queste operazioni è necessario disinfettare gli attrezzi usati e sterilizzare o bruciare gli effetti
personali (guanti o altro) che siano venuti a contatto
con le parti infette. Non eccedere con le concimazioni azotate, non eseguire potatura verde, eliminare le
fioriture secondarie, evitare l´irrigazione sovrachioma, effettuare la potatura durante il riposo vegetativo
(fatta seguire da un trattamento con sali di rame) e
bruciare il legno di potatura.
Difesa fitosanitaria:
Erwinia amylovora, frutto danneggiato - foto R. Bugiani
Le principali fonti di infezione di E. amylovora sono il
materiale di propagazione e il materiale vegetale infetto. La disseminazione del batterio è ad opera del
vento, piogge, insetti e uccelli. L´uomo può contribuire alla diffusione del patogeno attraverso le operazioni colturali (potatura in particolare) e con il commercio di materiale di propagazione infetto.
Il periodo della fioritura (sia principale che secondaria) è ritenuto il più critico per quanto riguarda sia la
recettività della pianta all´infezione che la diffusione
dell´inoculo. Le condizioni climatiche predisponenti
la moltiplicazione dei batteri e la comparsa dei sintomi della malattia sono umidità relativa superiore
al 60% e temperature di 15-32°C, associate a nebbia,
rugiada, piogge e grandinate.
L´uso di prodotti rameici può contribuire al contenimento della malattia. Si consiglia di effettuare durante la stagione vegetativa, alla dose di 50-100 g/hl
di rame metallico, trattamenti entro 24 ore da eventi
atmosferici predisponenti quali piogge e grandinate,
dopo la raccolta, a caduta foglie e nella fase di ingrossamento delle gemme.
Si possono effettuare trattamenti preventivi con Bacillus subtilis (massimo 4 trattamenti all’anno). Disponibile anche Bacillus amyloliquefaciens da impiegare con modalità preventive.
Ticchiolatura:
Venturia pirina - Fusicladium pyrinum
Prevenzione:
La sorveglianza del territorio è fondamentale per
individuare precocemente i focolai della malattia ed
eliminare con la massima tempestività le fonti di infezione. Il Servizio fitosanitario è impegnato nel controllo della batteriosi attraverso ispezioni sistematiche dei vivai, ai sensi del D.M. 31 gennaio 1996.
Uso di materiale di propagazione sano, prodotto in
aree esenti da E. amylovora o dove la batteriosi sia
sotto stretto controllo.
La realizzazione di visite frequenti nel frutteto è indispensabile per l´individuazione di sintomi sospetti della batteriosi, a cui devono seguire l´immediata
asportazione e distruzione con il fuoco di germogli,
foto Servizio Fitosanitario Regionale
Ciclo biologico:
malattia molto pericolosa, in particolare in concomitanza di primavere miti e umide. Negli areali della regione il patogeno sverna come pseudotecio sulle foglie
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Pero
uno strato sottile di corteccia, mette in evidenza una
colorazione rosso-mattone sottocorticale. È possibile
osservare sulle parti infette della pianta gocciole di
essudato batterico, un liquido lattiginoso biancastro,
poi ambrato, che contiene milioni di cellule vive di E.
amylovora.
Pero
infette cadute a terra l’anno precedente. Contenute o
assenti le infezioni ad opera del micelio svernante.
Dalla fase di rottura gemme e per un periodo di oltre
due mesi (fino all’inizio di giugno) ogni evento piovoso o di bagnatura prolungata è in grado far rilasciare
le ascospore di Venturia pyrina che, in condizioni di
bagnatura e temperatura idonee (fare riferimento al
melo, tavole di Mills e giorni di incubazione) sono in
grado di infettare i tessuti vegetali.
Trascorso un periodo di incubazione variabile in funzione della temperatura, sulle aree infette si producono i conidi di Fusicladiun pyrinum responsabile delle
infezioni secondarie sia a carico delle foglie che dei
frutti. Le fasi di maggiore suscettibilità sono da prefioritura a inizio ingrossamento frutti e in prossimità
della raccolta.
Le cultivar di pero più sensibili sono: Santa Maria,
Kaiser, William, William rosso. Anche l’Abate fetél è
sensibile.
Prevenzione:
per prevenire la ticchiolatura è opportuno garantire
un buon arieggiamento e una buona illuminazione
della chioma mediante l’adozione di sesti d’impianto
adeguati e il ricorso alla potatura verde.
Difesa fitosanitaria:
rispetto alla ticchiolatura del melo la fase ascosporica
primaria, contro la quale è necessario intervenire, è di
circa due settimane più lunga (da fine marzo a inizio
giugno), mentre la fase di maggior rilascio ascosporico normalmente coincide con la fase di fioritura o
subito successiva a questa.
È sempre consigliabile trattare prima della pioggia infettante. Nelle prime fasi vegetative si effettuano trattamenti preventivi con sali di rame (80 g/hl di rame
metallo) o polisolfuro di calcio (1500-2000 g/hl).
Successivamente si interviene con 25-50 g/hl di rame
metallo o polisolfuro di calcio (1000-1500 g/hl) o zolfo (200 ml/hl) in caso di precipitazioni in relazione
alle temperature, indicativamente fino a inizio maggio (prima del verificarsi di problemi di maculatura
bruna o della concomitanza di interventi con olio
bianco per la psilla).
Il polisolfuro di calcio possiede, insieme allo zolfo,
una buona attività anche se impiegato su vegetazione
bagnata dopo l’inizio della pioggia infettante (trattamento tempestivo).
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Le ascospore di V. pirina infatti, non germinano subito, ma impiegano un determinato periodo di tempo
per formare il tubetto germinativo e formare l’austorio per penetrare i tessuti vegetali. Il tempo impiegato è in funzione della temperatura che intercorre a
partire dall’’inizio della pioggia infettante calcolato in
Gradi-Ora a base 0 (GO).
Il trattamento tempestivo è efficace se effettuato entro 300 GO cumulati ogni ora a partire dall’inizio della pioggia infettante (figura nella scheda del melo).
Lo zolfo ha una buona efficacia ed un’azione in parte
eradicante nei confronti della ticchiolatura. In assenza
di precipitazioni si può allungare il turno di intervento. Sono tutt’ora in corso studi per mettere a punto un
modello previsionale per razionalizzare i trattamenti
fitosanitari contro la ticchiolatura del pero.
Il rame su alcune cultivar (Decana) può determinare
rugginosità, per cui è preferibile utilizzare prodotti a
base di zolfo da caduta petali. È importante limitare
il più possibile l’impiego di rame perché la quantità
massima di rame metallo consentita è di 6 Kg/ha/
anno. In Emilia Romagna, per il pero ed il melo è
possibile calcolare questo quantitativo su una media
quinquennale di 30 Kg di rame metallico per ettaro.
Come per il melo, anche per il pero sarebbe opportuno nella fase invernale e prima della ripresa vegetativa, asportare le foglie infette cadute a terra e rimuoverle dal frutteto o trinciarle finemente per permettere
una loro più rapida degradazione.
Numerose ricerche in proposito hanno stimato che
tali tecniche di sanitazione permettono una riduzione
fino al 95% della quantità di ascospore prodotte nella
primavera successiva. È consigliabile, negli impianti con una forte pressione della malattia, comunque
non ridurre il numero di trattamenti fungicidi necessari per contenere la malattia in primavera.
Tuttavia, con l’impiego di tali tecniche, la pressione
infettiva risulterebbe molto inferiore e pertanto il contenimento della malattia tramite interventi fitosanitari ne verrebbe facilitato.
Solo negli impianti con bassa pressione infettiva e/o
con cv meno suscettibili i trattamenti di sanitazione autunnali possono permettere una riduzione dei
trattamenti fungicidi in primavera. L’andamento della
maturazione delle ascospore è indipendentemente
dalla sanitazione effettuata, ma la quantità di ascospore prodotte sarà molto inferiore (vedi figura nella
scheda del melo).
Stemphylium vesicarium
Molto importanti sono gli interventi agronomici e
colturali finalizzati alla creazione di condizioni sfavorevoli alla malattia. Fra questi risulta avere buona
efficacia l’utilizzo di un ripuntatore con sfera per favorire il drenaggio, facendo confluire le acque nel fosso principale. È opportuno inoltre distruggere i frutti
infetti per ridurre il potenziale d’inoculo. L’inoculo si
trova anche sulle foglie, per cui sarebbe opportuno
asportare le foglie.
Difesa fitosanitaria: Stemphylium vescicarium, danno su frutto - foto Servizio Fitosanitario Regionale
Ciclo biologico:
la malattia è molto temibile soprattutto nelle zone
molto umide. Lo sviluppo della malattia è strettamente influenzato da alcune condizioni ambientali,
oltre che dalla suscettibilità varietale (le cultivar più
sensibili sono Abate Fetel e Conference, in misura
minore Kaiser, Decana, Passa Crassana, Harrow Sweet; sono invece resistenti la William, la S. Maria e la
Coscia.), dalla fase fenologica e dalla diversa recettività dei vari organi della pianta. Le novità rispetto tale
avversità riguardano principalmente il ciclo biologico
e l’epidemiologia di S. vesicarium. In autunno i corpi fruttiferi di Pleospora allii si producono sia sulle
foglie infette cadute l’anno precedente sia sulle erbe
del cotico erboso.
La fase primaria comincia dalla fine di febbraio e dura
fino ai primi di giugno, in un periodo dove i frutti non
sono ancora suscettibili. Le ascospore emesse sarebbero in grado di contaminare sdaprofiticamente sia le
foglie di pero, qualora presenti che quelle secche del
cotico erboso; queste ultime producendo conidi proprio in concomitanza della fase di accrescimento del
frutto. Durante i mesi primaverili ed estivi, i conidi si
sviluppano e si diffondono nell’ambiente dando il via
al processo infettivo in presenza dell’ospite suscettibile e di condizioni climatiche favorevoli (temperatura
ottimale di 21-23°C e almeno 8-10 ore di bagnatura).
in condizioni climatiche favorevoli (piogge, nebbie) si
effettuano trattamenti a base di rame alla dose di 2560 g/hl di rame metallo, le dosi più basse si utilizzano
nel periodo estivo e dove la pressione della malattia
non è elevata. È possibile impiegare Trichoderma harzianum, distribuito sul cotico erboso in quanto contribuisce a ridurre l’inoculo del patogeno che sverna
saprofiticamente sulla vegetazione secca. Questa
tecnica quando impiegata insieme ad altri mezzi di
difesa e alla asportazione delle foglie ha ridotto significativamente il potenziale di inoculo del patogeno;
sono in corso approfondimenti per migliorare l’uso.
Le condizioni favorevoli si verificano indicativamente da metà maggio. Il modello BSP-CAST, messo a
punto dal Servizio Fitosanitario Regionale dell’Emilia
Romagna, indica le condizioni di rischio d’infezione
in funzione dell’andamento climatico.
Cancri delle Pomacee:
Nectria galligena, Phomopsis mali,
Sphaeropsis malorum
Prevenzione:
le piante clorotiche e sofferenti sono molto più sensibili al patogeno rispetto a piante sane. Le condizioni predisponenti alla malattia sono: terreni asfittici,
innesti su cotogno, clorosi, irrigazioni soprachioma,
inerbimento e sesti d’impianto troppo fitti.
Ciclo biologico: foto Servizio Fitosanitario Regionale
questi patogeni possono causare delle infezioni in
autunno attraverso le lesioni dovute al distacco delle foglie e in primavera alla schiusura delle gemme;
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Pero
Maculatura bruna:
Pero
sono molto pericolosi su piante giovani e negli impianti situati in zone molto umide.
gliando i rami infetti ad almeno 10 cm oltre il limite
Prevenzione:
Difesa fitosanitaria: vengono privilegiati gli interventi agronomici come
l’asportazione dei rami infetti con la potatura invernale e la disinfezione delle superfici di taglio.
la strategia di difesa si basa sugli interventi preventivi; inoltre deve prediligere i trattamenti soprattutto
in primavera e dopo grandinate. Negli impianti a rischio, il potenziale di inoculo può essere abbassato
eseguendo ulteriori interventi nel periodo autunnale,
dopo la raccolta dei frutti
Difesa fitosanitaria:
trattamento preventivo con sali di rame alla caduta
delle foglie, al bruno ed eventualmente alla ripresa
vegetativa (i trattamenti contro la ticchiolatura con
sali di rame controllano anche i cancri).
Valsa: Valsa ceratosperma
del cancro e bruciarli.
Brusone: Fisiopatia
Caratteristiche: le piante in stress idrico, in particolare in condizione di vento caldo, manifestano i sintomi di brusone.
Sensibili Conference, William, Kaiser.
Prevenzione:
mantenere le piante in buon rigoglio vegetativo, effettuando irrigazioni, possibilmente con ala gocciolante, seguendo i turni indicati nei bollettini tecnici
provinciali
Difesa fitosanitaria: Valsa, sintomi su tronco - foto F. Franceschelli
Ciclo biologico:
il Cancro da Valsa, rilevato dal 2001 in Emilia Romagna (aziende convenzionali), che si manifesta su pero
con cancri su tronco o sulle branche facilmente confondibili, a prima vista, con altre patologie. La varietà
prevalentemente colpita è risultata Abate, ma anche
William, Decana e Kaiser si sono rilevate sensibili. Il
fungo si conserva come micelio nei tessuti vegetali
infetti e a partire dalla fine dell’inverno inizia a formare i corpi fruttiferi. Da recenti osservazioni di campo
sembra che la sua diffusione avvenga ad opera delle
spore in grado di essere rilasciate, in concomitanza
con temperature miti, da febbraio fino a dicembre.
La primavera e l’autunno sono sicuramente i periodi
più favorevoli allo sviluppo del patogeno e alla sua
diffusione.
la presenza di Ragnetto rosso (Panonychus Ulmi) è
un fattore che amplifica il fenomeno della fisiopatia.
Quindi in caso di sua presenza effettuare interventi
nei confronti di quest’ultimo per limitarlo.
Marciumi calicini:
Difesa fitosanitaria:
i trattamenti con sali di rame o zolfo contro la ticchiolatura, eseguiti a caduta petali, sono efficaci anche
contro questa avversità.
Cocciniglia di S. Josè:
Comstockaspis perniciosa
Prevenzione:
come per altri patogeni agenti di cancri, le misure
di difesa possono essere solo a carattere preventivo
mettendo in atto buone pratiche colturali, evitando
ferite e pesanti potature e rimuovendo i cancri ta100
Cocciniglia di S. Josè,danni su frutto - foto Servizio Fitosanitario Regionale
Pseudococcide:
compie 3 generazioni all’anno. Sverna come neanide
di prima o seconda età, gli stadi più sensibili ai trattamenti. Le neanidi compaiono a maggio, luglio-agosto
e a settembre-ottobre.
Pseudococcus comstocki
La diffusione delle infestazioni avviene ad opera delle
neanidi che migrano fino a raggiungere i nuovi organi
da colonizzare.
Dopo questa fase di mobilità si fissano su rami e
frutti proteggendosi con uno scudetto di color grigio
ardesia di forma circolare per le femmine e allungata
per i maschi.
Danni:
gli attacchi al tronco e ai rami determinano deperimenti e disseccamenti vegetativi. Nei frutti attaccati
il danno si manifesta con areole clorotiche circondate
da un alone rossastro al centro del quale è presente
lo scudetto della cocciniglia.
Prevenzione:
favorire una insolazione diretta delle colonie nel periodo estivo tramite la potatura verde, e l’esposizione
al freddo e agli eventuali trattamenti nel periodo invernale tramite spazzolature delle colonie più grosse.
Eliminare i rami attaccati durante le fasi di potatura.
Difesa fitosanitaria:
Ciclo biologico:
pseudococcide originario dell’Asia, polifago su specie
ornamentali (Morus spp., Prunus laurocerasus) e frutticole (melo, pero e pesco).
Segnalato per la prima volta nel 2004 in Veneto, durante l’estate 2006 in Emilia Romagna su pero, nel
2010 su pesco.
Compie tre generazioni all’anno e trascorre l’inverno
allo stadio di uova. Le uova si schiudono da aprile e le
neanidi si diffondono sulle foglie e sui fiori.
Le femmine adulte della prima generazione si osservano in giugno, quelle della seconda generazione
dalla fine di luglio alla prima metà di agosto e quelle
della terza generazione dalla metà di settembre fino
a novembre.
La maggior parte delle femmine si sposta per ovideporre dalle foglie ai rami più vecchi e sul tronco.
Danni:
frequentemente nelle coltivazioni infestate le femmine si concentrano sui frutti, nella cavità calicina su
pero e melo e in quella peduncolare su pesco; per
questo dopo la raccolta spesso lo pseudococcide si
diffonde tramite scambi commerciali.
alcuni antagonisti naturali ne limitano efficacemente
la diffusione. La straordinaria velocità di diffusione
rende fondamentale la difesa tutti gli anni; infatti, se
non controllata, la cocciniglia può causare la perdita
pressoché totale della produzione e il disseccamento
di parti della pianta.
Ulteriori danni vengono indirettamente causati dall’abbondante produzione di melata e dal conseguente sviluppo di fumaggini; successivamente le piante perdono le foglie e i frutti vengono danneggiati.
Generalmente i trattamenti vengono effettuati alla
ripresa vegetativa contro le forme svernanti; da rottura gemme a mazzetti divaricati, si può impiegare il
polisolfuro di calcio (25 Kg/hl, efficace anche per ticchiolatura, verificare i termini relativi allo smaltimento
scorte), l’olio minerale (3 Kg/hl, distanziare da zolfo) e
l’olio minerale e zolfo (5-6 l/hl);
favorire una insolazione diretta delle colonie nel periodo estivo tramite la potatura verde, e l’esposizione
al freddo e agli eventuali trattamenti nel periodo invernale tramite spazzolature delle colonie più grosse.
Eliminare i rami attaccati durante le fasi di potatura.
consigliabile eseguire gli interventi nelle ore più calde.
Gli oli minerali estivi possono venire impiegati anche
nel periodo vegetativo durante la migrazione delle
neanidi.
Per ridurre le infestazioni autunnali, qualora si verifichino danni alla raccolta, si può effettuare un trattamento
con olio bianco (2,5-3 Kg/hl) a caduta foglie.
Prevenzione:
Difesa fitosanitaria:
Impiegare strategie simili a quelle adottate per Cocciniglia di San José. Per quanto riguarda i parassitoidi,
un ruolo di primo piano è rappresentato da alcuni
imenotteri appartenenti alla famiglia degli Encyrtidae.
Tra questi Clausenia purpurea e Chrysoplatycerus splendens sono stati utilizzati per la lotta biologica in Europa, mentre Acerophagus maculipennis e Anagyrus sp.
near pseudococci sono noti in Italia ma poco comuni.
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Pero
Ciclo biologico:
Antonomo: Anthonomus pomorum
Difesa fitosanitaria: Pero
la raccolta degli adulti al mattino, anche se efficace, è
inattuabile, per motivi economici.
La difesa si esegue con un unico trattamento con
rotenone (ammesso fino al 30/04/2012) o piretro in
miscela ad olio bianco, all’epoca dell’ovideposizione
(da inizio rottura gemme a punte verdi).
Tentredine del pero:
Hoplocampa brevis
Anthonomus podorum, adulto - foto A. Franceschi
Ciclo biologico: le piante ospiti del fitofago sono il melo, il pero e il
biancospino. Gli adulti compaiono in primavera (fine
febbraio-marzo) e si nutrono nelle gemme fiorifere.
Quando queste si sono ingrossate, nel momento in
cui tra le perule appare una piccola linea bianco-verdastra, vi vengono deposte le uova. In genere una per
ogni bottone fiorale.
Dopo circa una settimana sgusciano le larve, che si
sviluppano cibandosi di stami e pistilli. Le larve cementano con le proprie feci l’interno della corolla e,
incidendo la base dei petali, ne impediscono la schiusura. In seguito la gemma assume una caratteristica
colorazione bruna, e al suo interno si forma la pupa. I
fiori infestati rimangono per lo più attaccati alla pianta fino alla fuoruscita dell’adulto (seconda metà di
maggio-primi di giugno). I neo sfarfallati rodono per
qualche tempo le foglie, dopo di che si accingono a
estivare e a svernare.
Danni:
l’azione delle larve provoca la mancata apertura dei bottoni fiorali. In seguito la corolla presenta petali di colore
bruno rugginoso.
Il melo è la pianta più colpita ma, se la fioritura è abbondante, i danni non sono gravi.
Prevenzione:
l’epoca dell’antesi influisce sulla vulnerabilità delle
varietà allevate. Ove ciò sia compatibile con le esigenze colturali, conviene optare per meli di fioritura
precoce o, all’opposto, tardiva.
102
Larva su frutticino -foto Servizio Fitosanitario Regionale
Ciclo biologico:
sverna nel terreno e compie una generazione all’anno. Gli adulti compaiono in campo immediatamente
prima della fioritura e depongono all’interno del calice
fiorale. L’ovideposizione si protrae per tutta la durata
della fioritura e prosegue anche dopo la caduta petali.
Danni:
le larve penetrano direttamente nei frutticini e spostandosi, possono danneggiarne più di uno. Le situazioni
di maggior rischio si verificano in annate di scarica e
in caso di scarsa allegagione (problema riscontrabile
sulle cultivar di Abate Fetel e Decana del Comizio); i
danni provocati sono legati alla fertilità della cultivar,
alla quantità della fioritura e all’allegagione dell’anno
in caso di popolazioni elevate si può cercare di limitarne lo sviluppo mediante una lavorazione del terreno, in quanto le larve svernano nel suolo.
Difesa fitosanitaria:
la presenza degli adulti va monitorata con 2-4 trappole cromotropiche bianche per appezzamento prima
che compaia il bottone bianco del fiore. La soglia è
di 15 adulti per trappola. La difesa si basa su trattamenti pre e post-fiorali con rotenone (ammesso fino
al 30/04/2012) o piretro, eventualmente in miscela
ad olio bianco.
Afide grigio del pero:
Dysaphis pir i
tenimento dell’inerbimento e delle siepi per il rifugio
degli insetti antagonisti.
Difesa fitosanitaria:
si può intervenire sia in pre che in post fioritura con
piretro o rotenone (ammesso fino al 30/04/2012) in
miscela ad olio bianco (0,5-1 Kg/hl). Il piretro ha una
efficacia di breve durata. Su William si può intervenire
con azadiractina (eventualmente in miscela a olio bianco) in pre-fioritura, poiché su questa varietà il prodotto
non è fitotossico, eventualmente ripetendo l’intervento
dopo la fioritura. In caso di reinfestazioni si può rallentare lo sviluppo degli afidi mediante lavaggi con prodotti a base di sapone di potassio, anche se sono scarse le possibilità di controllo con infestazione in atto.
Psilla: Cacopsylla pyri
Adulto - foto Servizio Fitosanitario Regionale
Colonia - foto Servizio Fitosanitario Regionale
Ciclo biologico: Ciclo biologico
presenta caratteristiche biologiche simili a Dysaphis
plantaginea (afide grigio del melo), ma ha virulenza
minore e non causa la deformazione dei frutticini. In
annate particolari gli attacchi possono risultare gravi
soprattutto in pereti giovani, causando la cascola dei
frutticini e la compromissione della fioritura dell’anno
successivo. Suscettibili in particolare William e Conference, mentre sono stati riscontrati pochi danni su
Abate Fetel.
sverna come femmina adulta e compie fino a cinque
generazioni. Fuoriesce dai siti di svernamento già in febbraio poi comincia a deporre le uova alla base delle gemme, all’ascella dei rametti o in screpolature della corteccia.
Danni:
gli attacchi di afidi provocano abbondante emissione di
melata fitotossica per la vegetazione.
Prevenzione: si possono adottare alcuni accorgimenti agronomici di
tipo preventivo per favorire il controllo naturale come
potature equilibrate, non eccedere con le irrigazioni e
le concimazioni azotate organiche, che possono provocare un eccessivo rigoglio vegetativo. Anche interventi
volti a tutelare la complessità dell’agroecosistema possono contribuire al controllo degli afidi, come il man-
Danni:
la melata prodotta dall’attività trofica delle neanidi e
dalle ninfe imbratta i frutti e favorisce lo sviluppo di fumaggini. In agricoltura biologica la psilla, di solito, è ben
controllata da svariati antagonisti naturali, in particolare
da antocoridi (Anthocoris nemoralis). I rischi maggiori si
verificano nella prima fase vegetativa e nel periodo di
conversione, cioè quando non si è ancora raggiunto un
giusto equilibrio preda/predatore.
Prevenzione: per favorire l’insediamento degli antagonisti naturali
è opportuno introdurre siepi come ricoveri naturali; è
consigliata la scelta di piante di Cercis siliquastrum (Albero di Giuda) o di altre specie vegetali che ospitano
psille diversa da quella che vive sul pero, di cui gli Antocoridi possono nutrirsi all’inizio della primavera.
103
Pero
Prevenzione: Pero
Difesa fitosanitaria: in genere, valorizzando il ruolo degli antagonisti naturali, la Psilla non richiede particolari interventi fitosanitari. In situazioni di rischio, per esempio durante
il periodo di conversione, si possono effettuare lanci
con 1000 individui/ha di Antocoridi (2-3 interventi)
dall’ultima settimana di marzo a metà aprile.
In caso di necessità si può utilizzare olio minerale
estivo (1500-2000 g/hl) sulle uova (fine aprile-inizio
maggio), distanziando tali interventi da quelli con
zolfo di 21 giorni. In presenza di melata effettuare
lavaggi con sapone di potassio (400-700 g/hl) o silicato di sodio (400-700 g/hl), le dosi più basse con infestazioni basse, si possono ripetere ogni 7-10 giorni.
Interessanti i primi risultati con la miscela aglio (600
g/hl), olio estivo (2000 g/hl) e peperoncino (400 g/
hl), da impiegare sulle uova e giovani neanidi, da confermare l’efficacia con ulteriori prove. Impiegare per i
lavaggi molta acqua.
bile, provoca l’insorgenza di problemi dovuti a fitofagi che non erano considerati pericolosi, come la
Tingide, che nel pero è di solito presente in maniera
sporadica ma che ha fatto registrare un sempre più
preoccupante aumento di attacchi
Difesa fitosanitaria:
in caso di attacchi effettuare interventi con piretro
(100 g/hl), in miscela ad olio bianco (250 g/hl).
Gli interventi posizionati sulle prime forme giovanili
forniscono i risultati migliori. Se necessario ripetere
gli interventi.
Discreti i risultati ottenuti con i saponi di potassio
(600 g/hl). In particolare si è osservato che trattamenti più efficaci sono quelli posizionati sulle prime
forme giovanili.
Carpocapsa: Cydia pomonella
È possibile effettuare lavaggi con gli impianti a pioggia per l’irrigazione.
Tingide del pero: Stephanitis pyri
Diffusore per la confusione sessuale - foto Servizio Fitosanitario Regionale
Adulto -foto Servizio Fitosanitario Regionale
Ciclo biologico:
compie tre generazioni e sverna come adulto riparato sulla pianta e tra le foglie secche cadute al suolo.
Compare in genere da aprile.
In maggio depone le uova nei tessuti della pagina
inferiore delle foglie ricoprendole con una goccia di
liquido che poi solidifica ed annerisce.
Danni:
provoca fitte punteggiature sulla pagina superiore
delle foglie. L’adozione delle tecniche di agricoltura
biologica porta a privilegiare o sfavorire popolazioni
di alcune specie rispetto ad altre.
Questo meccanismo spesso non chiaramente visi104
Ciclo biologico:
é il fitofago più importante per la coltura. Il suo ciclo
è regolato da meccanismi neuro-ormonali che sono a
loro volta influenzati da stimolazioni esterne (temperatura, fotoperiodo).
Nei nostri ambienti C. pomonella svolge tre generazioni all´anno e sverna come larva matura in diapausa dentro un bozzolo posto nelle anfrattuosità del
tronco o nel terreno. L´incrisalidamento ha luogo in
marzo-aprile e i primi adulti compaiono, a seconda
delle condizioni ambientali a partire da metà aprile.
Gli adulti sono attivi al tramonto e con temperature
superiori ai 15 °C avvengono gli accoppiamenti seguiti dopo pochi giorni dalle ovideposizioni. Le uova
vengono deposte isolatamente e quelle della prima
generazione vengono deposte per lo più sulle foglie
o sui rametti in vicinanza delle fruttificazioni. Dalle
È opportuno impiegare un solo prodotto per generazione, evitando strategie miste, al fine di evitare la
selezione di popolazioni resistenti di carpocapsa.
Durante questi vagabondaggi le larvette possono
intaccare le foglie causando raramente dei danni.
All´interno dei frutti, le larve completano il loro sviluppo in 21-30 giorni e, una volta mature, fuoriescono
dai frutti infestati e vanno ad incrisalidarsi sotto la
corteccia o in altri ripari. Gli adulti di seconda generazione compaiono dalla 2° metà di giugno alla prima
decade agosto, con un picco massimo nella prima
decade di luglio. Il terzo volo inizia da metà agosto,
sovrapponendosi talvolta al secondo. La terza e ultima generazione di larve completa lo sviluppo nei
frutti in maturazione per poi entrare in diapausa.
L’olio bianco estivo, utilizzato sia in 1a che 2a generazione, a dosi di 300-500 cc/hl, permette di ottenere
una efficacia di circa il 50% nei confronti delle uova e,
in miscela al virus, ne migliora l’efficacia.
Danni:
nei frutti le larve entrano attraverso un qualsiasi punto dell´epicarpo. In seguito, in corrispondenza del
foro di entrata, si forma un piccolo grumo di rosura
ed escrementi che consente la rapida individuazione
dell’attacco. Su frutti non maturi, la larva penetra nella zona sottoepidermica scavando una galleria spiralata e in seguito si dirige verso la zona carpellare per
nutrirsi dei semi.
Sui frutti maturi, la larva entra invece direttamente
nella polpa, raggiunge e divora i semi. Gli attacchi
del fitofago su melo e pero, se non controllati tempestivamente con interventi insetticidi, provocano
pertanto gravi lesioni dei frutti che, così danneggiati,
finiscono per cadere al suolo.
Trattamenti tardivi non evitano comunque il danno
“estetico” e il deprezzamento del prodotto dovuto
alla presenza sull´epicarpo di tracce cicatrizzate dei
fori di penetrazione
Prevenzione: eventuali piante di noce limitrofe ai frutteti devono
essere tolte o trattate come la coltura, in quanto la
Carpocapsa può attaccare anche questi frutti, diventando fonte di infestazione. A raccolta allontanare dal
campo tutti i frutti, anche quelli bacati.
Difesa fitosanitaria:
la difesa è realizzata attraverso l’impiego della la confusione/disorientamento sessuale associata a interventi diretti alle uova o alle larve.
Nella maggior parte dei casi, è necessaria l’integrazione delle due tecniche. Per gli interventi sulle uova
si impiega olio minerale estivo. Per gli interventi sulle
larve, con virus della Granulosi o spinosad.
Poiché le sostanze attive ad azione larvicida disponibili sono poche (virus e spinosad) e considerata
l’elevata pressione negli ambienti dell’ER, l’olio può
risultare un utile strumento per contribuire al contenimento delle popolazioni.
Da esaminare l’efficacia di oli vegetali.
Il virus della granulosi (Carpovirusine 1,5 l/ha - Madex
100 cc/ha, 50 cc/ha splitting - Carpostop 500 cc/ha
- Virgo 500 cc/ha) deve essere realizzato con tempestività, ad inizio schiusura delle uova, momento da
individuare tramite le catture con le trappole per il
monitoraggio e facendo riferimento ai modelli previsionali, messi a punto e gestiti dal Servizio Fitosanitario Regionale dell’E.R.
I trattamenti vanno ripetuti a distanza di 8 giorni (6
giorni con splitting a dose più bassa). Le larve muoiono in 3-5 giorni per l’interruzione delle attività vitali. I trattamenti hanno migliore efficacia se le piante
hanno un apparato fogliare non troppo sviluppato, in
modo da effettuare una buona bagnatura. Correggere
il pH dell’acqua portandolo alla neutralità.
In alcune aziende si è registrato un calo di efficacia
dei formulati a base di virus, che hanno indotto delle
indagini per verificare la presenza di popolazioni resistenti. Pertanto, a fronte di alcuni formulati standard
che contengono il ceppo messicano (CpGV Mexican),
sono disponibili nuovi isolati sperimentali di virus
che hanno fornito valori di efficacia variabili ma generalmente migliori a quelli dei formulati standard.
Lo spinosad ha una limitazione di 3 interventi/anno
da etichetta. Contro le larve svernanti si possono impiegar i nematodi entomopatogeni, effettuando interventi in autunno. In base ai dati sperimentali, negli
ambienti dell’E.R. hanno mostrato migliore efficacia
e costanza di risultati i prodotti a base di Steinernema
feltiae, rispetto ad altri ceppi. I nematodi sono parassitoidi dei lepidotteri dei quali provocano la morte
penetrando dalle aperture naturali della larva della
vittima e liberando un batterio simbionte che si riproduce dando origine a tossine letali per il fitofago.
Il prodotto è da applicare all’inizio o durante una
pioggia, non appena i tronchi e le branche sono
105
Pero
uova sgusciano le larve neonate che trascorrono alcuni giorni all´esterno spostandosi su foglie e rametti
prima di penetrare nei frutti.
Pero
completamente bagnati, in modo che vi sia un velo
d’acqua sulla vegetazione, con temperature medie
maggiori o uguali a 10°C.
Cidia molesta: Cydia molesta
Le formulazioni si presentano come una massa disidratata in un substrato inerte, che si riattiva sotto
forma di sospensione acquosa, da mantenere in agitazione ed utilizzare entro 10 ore dalla preparazione.
La sospensione viene distribuita con l’atomizzatore
aziendale impiegando 1500 l/ha, con l’accortezza di
non superare pressioni di 2000 kPa (20 bar) e adottare ugelli a cono con diametro superiore a 500 _m (0,5
mm); i filtri presenti devono essere larghi almeno 300
_m (50 mesh) altrimenti devono essere rimossi per
non danneggiare i nematodi.
La dose di prodotto utilizzato per il trattamento autunnale contro carpocapsa è di 1,5 miliardi di nematodi,
non scendere al di sotto di 1 miliardo di nematodi ad
ettaro. Il rispetto delle condizioni di impiego è fondamentale per l’efficacia della tecnica. Il prodotto può
essere conservato a 4-6°C (in frigo) per al massimo 3
mesi, ma non è possibile utilizzarlo l’anno successivo.
L’utilizzo di reti anti insetto è una tecnica di recente
applicazione, le prime esperienze sono state effettuate in Francia a partire dal 2005.
Attualmente, in Francia vi sono alcune centinaia di ettari di meleto protette con reti anti-insetto (circa 300
ha nel 2009), mentre in Italia, dove l’utilizzo è agli
inizi, si contano solo alcune decine di ettari (in Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Trentino-Alto Adige
e Toscana).
I dati ottenuti dai campi in Italia possono per ora
solo confermare l’efficacia del sistema, in attesa di
informazioni specifiche per la regione. Esistono due
tipologie di reti disponibili: Monofila copertura di
ogni singola fila. Con questo sistema si ha il contenimento pressoché completo della Carpocapsa e nessuna limitazione nella percorrenza del frutteto con le
diverse macchine operatrici. I trattamenti effettuati
con le normali irroratrici attraversano la rete. Sono
ostacolate, invece, tutte le operazioni sulla pianta.
Monoblocco: copertura dell’intero appezzamento.
A partire da un impianto antigrandine, la rete viene
applicata anche sui quattro lati del frutteto. Il contenimento del danno da Carpocapsa non è totale, sospendere del tutto i trattamenti può essere rischioso, come verificato anche nelle prime esperienze
realizzate in Italia. Il sistema ostacola l’ingresso nel
frutteto, mentre le principali operazioni colturali non
trovano impedimenti
106
Le larve di Cydia molesta si riconoscono da quelle di
Cydia pomonella per la presenza del pettine anale
foto servizio fitosanitario regionale
Ciclo biologico: sverna come larva matura in diapausa nelle anfrattuosità della corteccia, nel terreno o nei magazzini e
compie 4-5 generazioni all´anno.
A primavera si ha l´incrisalidamento, seguito dal primo sfarfallamento di adulti durante il mese di aprile.
L´epoca dei primi voli può variare da un anno all´altro,
essendo molto influenzata dalle condizioni ambientali.
Gli sfarfallamenti e gli accoppiamenti hanno luogo
nelle ore crepuscolari (con temperature superiori a
16°) e notturne.
Dopo l´accoppiamento, ogni femmina depone alcune decine di uova in modo isolato sui tessuti vegetali a superficie liscia. Il numero complessivo di
uova deposto per ciascun individuo è inferiore in
prima generazione rispetto alle ovideposizioni delle
generazioni successive. Ogni uovo dà origine dopo
un´incubazione di 1-2 settimane ad una larvetta di
colore giallo-rosato che inizia rapidamente la sua attività trofica all´interno degli organi vegetali.
Dopo 3-4 mute, la larva raggiunge la piena maturità
e si imbozzola sulla pianta o nel terreno, per incrisalidarsi e mutare in adulto. L´intero processo ha una
durata variabile in funzione delle condizioni ambientali, in genere comunque il secondo volo di adulti ha
inizio i primi di giugno con un massimo di presenza
nella metà del mese. Da luglio a ottobre il volo degli
adulti è praticamente continuo per l´accavallarsi delle
generazioni estive e autunnali
Danni:
attacca il pesco e le pomacee. Quando le pere sono
ancora acerbe la larva danneggia solo gli strati epidermici e non penetra l´interno della polpa; sui frutti
Eulia: Argyrotaenia pulchellana
Pero
maturi la larva penetra invece direttamente nel mesocarpo. A differenza della carpocapsa, le gallerie scavate dalle larve di cidia nelle mele e nelle pere non
raggiungono la zona carpellare. Risulta dannosa soprattutto per le cultivar tardive (Abate, Kaiser).
Difesa fitosanitaria: occorre effettuare il monitoraggio mediante trappole
a feromoni, anche se non è dimostrata una correlazione fra catture e rischio di danno; risulta più sicura,
anche se meno agevole, è l’individuazione dell’ovodeposizione sui frutti.
La difesa si può realizzare con il metodo della confusione/disorientamento sessuale. I migliori risultati
si ottengono quando la confusione/disorientamento
viene applicato all’inizio del volo.
Interventi di soccorso possono essere fatti con formulati a base di spinosad (massmo 3 trattamenti/
anno).
Caliroa: Caliroa limacina
Caliroa, larva con danni fogliari - foto di Vergnani
Ciclo biologico: Larva di Eulia parasitizzata- Servizio Fitosanitario Regionale
Ciclo biologico:
nei nostri ambienti compie tre generazioni l´anno e
sverna come crisalide, riparata sotto le foglie cadute
a terra. I primi adulti compaiono a fine marzo primi di
aprile e lo sfarfallamento dura circa un mese. A circa
una settimana dall´accoppiamento, le femmine depongono le uova in ooplacche di colore giallastro sulla pagina superiore delle foglie. Le larve della prima
generazione compaiono a partire dal mese di maggio
e si accrescono dapprima a spese del parenchima fogliare e poi dei frutticini. Completato il loro sviluppo,
le larve si incrisalidano all´interno di un bozzolo sericeo dove avviene la metamorfosi che darà origine agli
adulti a partire dalla seconda metà di giugno.
L´ultima generazione di adulti compare nel mese di
agosto ed è seguita dalle larve di terza generazione
che hanno un accrescimento molto lento e sono presenti fino a tutto il mese di ottobre, per poi incrisalidarsi.
compie 2-3 generazioni all’anno e trascorre l’inverno
come prepupa in un bozzoletto interrato. Gli adulti
compaiono in maggio e depongono le uova nel parenchima fogliare. Le larve della prima generazione
compaiono di solito ad inizio-metà luglio.
Danni:
Danni:
Le larve provocano caratteristiche erosioni, danneggiando inizialmente le foglie e in seguito, anche i
frutti. Sulle foglie l´attacco è localizzato alla pagina
inferiore, sono risparmiate le nervature e la pagina
superiore del lembo fogliare. Sui giovani frutti le larve provocano erosioni superficiali, su quelli prossimi
alla maturazione le erosioni si estendono alla cavità
peduncolare, rendendoli incommerciabili e facilmente soggetti a processi di marciume.
le larve scheletrizzano la pagina superiore delle foglie
rispettando le nervature primarie e secondarie.
Con presenza di numerose larve sulle foglie può provocare danni anche gravi.
Difesa fitosanitaria: In caso di attacchi intervenire con piretro (100 g/hl)
alla comparsa delle larve.
danneggia anche il melo e il susino. Le cultivar più
sensibili sono quelle con fruttificazione a grappolo
(S. Maria, B.P. Morettini, Dr. Guyot e William) difficili
da colpire coi trattamenti.
107
Pero
Prevenzione:
nei frutteti biologici viene generalmente ben controllata dai numerosi antagonisti naturali, altrimenti
risultano molto efficaci interventi con Bacillus thuringiensis.
Difesa fitosanitaria: installare le trappole a ferormoni per seguire l’andamento dei voli e intervenire al superamento della soglia d’intervento a con trattamenti a base di Bacillus
thuringiensis (100-150 g/hl) o con spinosad (massmo 3 trattamenti/anno).
Correggere il pH a 6-6,5 per l’impiego del Bacillus
È importante effettuare una buona bagnatura della
vegetazione e ripetere il trattamento dopo 7-8 giorni
specialmente in caso di forte presenza di larve o di
catture di adulti prolungate nel tempo.
Il momento per intervenire è indicato dai Bollettini
tecnici provinciali anche sulla base delle indicazioni
del modello previsionale MRV-Eulia.
Pandemis: Pandemis cerasana
Ciclo biologico:
compie due generazioni all´anno e sverna come larva giovane all´interno di un bozzolo nascosto nelle
anfrattuosità della corteccia del tronco o dei rami.
Alla ripresa vegetativa, le larve escono dai bozzoli in
modo scalare e attaccano la vegetazione.
mente i frutti, sui quali provocano tipiche erosioni
(ricamature) che ne causano il deprezzamento commerciale.
Le cultivar più sensibili sono quelle con fruttificazione a grappolo (S. Maria, B.P. Morettini, Dr. Guyot e
William) difficili da bagnare coi trattamenti.
Difesa fitosanitaria: è importante verificare la presenza di larve svernanti
in pre-fioritura sui mazzetti fiorali, a fine aprile è necessario installare le trappole a ferormone per l’andamento dei voli e la verifica del superamento della
soglia d’intervento.
La difesa è realizzata con trattamenti a base di Bacillus thuringiensis (100-150 g/hl) o con o con spinosad (massmo 3 trattamenti/anno) al superamento
della soglia d’intervento, è importante effettuare una
buona bagnatura della vegetazione e ripetere il trattamento dopo 7-8 giorni.
I trattamenti devono essere ripetuti in caso di forte
presenza di larve o di catture di adulti prolungate nel
tempo e per il periodo di nascita delle larve indicato
dai modelli previsionali elaborati dal Servizio Fitosanitario Regionale dell’E.R.
Correggere il pH a 6-6,5 per l’impiego del Bacillus.
Archips: Archips podanus
L´incrisalidamento avviene alla fine di aprile-inizi di
maggio all´interno di foglie accartocciate o unite tra
loro, oppure nei punti di contatto tra diversi organi
vegetativi. La prima generazione di adulti compare da
metà maggio ai primi di giugno; la seconda generazione dalla fine di luglio a tutto agosto.
Le uova sono deposte in ooplacche sulla pagina inferiore delle foglie; le larvette appena sgusciate erodono il lembo fogliare per poi spostarsi poi in una
fase più avanzata di sviluppo all´apice dei germogli
della parte alta della pianta e sui frutti. Le larve della
seconda generazione si accrescono lentamente e ai
primi freddi entrano in diapausa
Prevenzione:
Archips adulto - foto Servizio Fitosaniatrio Regionale
Ciclo biologico:
nei frutteti biologici vengono generalmente ben controllati dai numerosi antagonisti naturali.
simile a Pandemis cerasana ma con tre generazioni
all’anno. I primi due voli coincidono con quelli di P. cerasana mentre il terzo si verifica agli inizi di settembre.
Danni:
Prevenzione:
il danno è dovuto all´attività trofica delle larve che
attaccano le foglie e i mazzetti fiorali e successiva-
nei frutteti biologici vengono generalmente ben controllati dai numerosi antagonisti naturali.
108
il danno è dovuto all´attività trofica delle larve che attaccano le foglie e i mazzetti fiorali e successivamente
i frutti, sui quali provocano tipiche erosioni (ricamature) che ne causano il deprezzamento commerciale.
Le cultivar più sensibili sono quelle con fruttificazione a grappolo (S. Maria, B.P. Morettini, Dr. Guyot e
William) difficili da bagnare coi trattamenti.
Difesa fitosanitaria: è importante verificare la presenza di larve svernanti
in pre-fioritura sui mazzetti fiorali, a fine aprile è necessario installare le trappole a ferormone per l’andamento dei voli e la verifica del superamento della
soglia d’intervento. La difesa è realizzata con trattamenti a base di Bacillus thuringiensis (100-150 g/hl)
al superamento della soglia d’intervento, è importante effettuare una buona bagnatura della vegetazione
e ripetere il trattamento dopo 7-8 giorni. Con aziende
particolarmente infestate si può installare la confusione sessuale.
Capua: Adoxophyes orana
all’ovideposizione segue la nascita delle larve che,
dopo una breve attività trofica entrano in diapausa.
Prevenzione:
nei frutteti biologici vengono generalmente ben controllati dai numerosi antagonisti naturali.
Danni:
il danno è dovuto all´attività trofica delle larve che attaccano le foglie e i mazzetti fiorali e successivamente
i frutti, sui quali provocano erosioni talvolta profonde
che ne causano il deprezzamento commerciale.
Difesa fitosanitaria: Circa il monitoraggio e il rispetto delle soglie d’intervento valgono le stesse indicazioni riportate per Pandemis e Archips.
La difesa è realizzata, al superamento della soglia
d’intervento, con trattamenti a base di Bacillus thuringiensis (100-150 g/hl) oo con spinosad (massmo 3
trattamenti/anno)
Rodilegno giallo:
Zeuzera pyrina
Adulti catturati con trappola fermonica - Foto Reggiani
Ciclo biologico:
svolge 2 generazioni all’anno con svernamento allo
stadio larvale entro un ricovero sericeo tessuto tra foglie e rami. Alla ripresa vegetativa le larve attaccano
i giovani germogli e raggiunta la maturità si incrisalidano tra la vegetazione. Il volo degli adulti si protrae
dalla metà di maggio alla metà di giugno. Le uova
sono deposte in ooplacche sulle superfici fogliari
(con preferenza per quella inferiore).
Le larve vivono a spese delle foglie e dei frutti. Il secondo volo ha luogo tra fine luglio e inizio settembre;
Adulto di zeuzera pyrina- foto Servizio Fitosanitario Regionale
Ciclo biologico:
sverna come larva e compie una generazione in 1-2
anni. Gli adulti sfarfallano da maggio a settembre.
Danni:
è un fitofago particolarmente polifago che ha trovato
sui fruttiferi e in particolare sulle pomacee condizioni
favorevoli. Attacca prima i germogli poi i rami. In seguito si comporta come il rodilegno rosso attaccando
anche le branche principali. Danneggia sia su piante
in allevamento che le piante adulte.
109
Pero
Danni:
Pero
Prevenzione: non esistono antagonisti naturali in grado di contenerne le popolazioni ma possono essere antagonisti
i pipistrelli e il picchio.
Difesa fitosanitaria:
per il controllo di questo insetto si installano trappole per la cattura di massa al di sopra delle chiome
degli alberi, questo consente anche di individuare il
momento migliore per effettuare i trattamenti con
formulati a base di Bacillus thuringiensis (100-150 g/
hl) a partire da metà giugno.
l’uncinazione delle larve presenti nei tronche con filo
di ferro e l’asportazione, quando possibile, delle parti
colpite.
Ragnetto rosso:
Panonychus ulmi
Si può applicare la confusione sessuale con installazione dei dispenser a inizio maggio (con almeno
2 trappole per il monitoraggio nella parte alta della
chioma). Sono possibili anche tecniche di difesa
meccanica come l’uncinazione delle larve presenti
nei tronche con filo di ferro e l’asportazione, quando
possibile, delle parti colpite
Rodilegno rosso:
Panonychus ulmi, femmina - foto Servizio Fitosanitario Regionale
Cossus cossus
Ciclo biologico:
Ciclo biologico:
compie da sette a nove generazione all’anno e sverna
come uovo deposto sulle parti legnose della pianta
con particolare predilezione per i punti di inserzione
dei rami.
compie una generazione ogni due-tre anni e sverna
come larva. Gli adulti sfarfallano da fine maggio ad
inizio di settembre. È un fitofago particolarmente polifago che ha trovato sui fruttiferi e in particolare sulle
pomacee condizioni favorevoli; e.
Prevenzione:
non esistono antagonisti naturali in grado di contenerne le popolazioni ma possono essere considerati
antagonisti i pipistrelli e il picchio.
Danni:
ha attività xilofaga, le larve scavano gallerie nel legno
con fuoriuscita di rosura di consistenza stopposa.
Può causare danni sia su piante in allevamento che
su piante adulte. Per l’azione delle larve le piante colpite deperiscono e, in caso di forti attacchi, si può
arrivare anche alla loro morte.
Difesa fitosanitaria: per la difesa da questo fitofago, buoni risultati si sono
ottenuti con la tecnica della cattura massale dei maschi mediante l’installazione di circa 8-10 trappole
per ettaro.
Proseguire la cattura massale per alcuni anni. Sono
possibili anche tecniche di difesa meccanica come
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Danni:
le punture causano delle decolorazioni delle foglie. In
genere non comporta gravi rischi per la coltura, anche
con infestazioni elevate, poiché i predatori sono in grado di contenerne lo sviluppo.
Le cultivar più sensibili sono: Conference, William,
Kaiser, Packam’s Triumph.
Prevenzione: in frutteti con scarsa presenza di predatori è possibile incrementarla introducendo materiale di potatura
o bande trappola provenienti da frutteti con elevate
popolazioni di predatori.
Difesa fitosanitaria: in genere non sono necessari trattamenti specifici.
Eriofide vescicoloso:
Epitrimerus pyri
Eriophyes pyri
Epitrimerus pyri, danni sui frutti - foto Consorzio Fitosanitario Modena
Pero
Eriofide rugginoso:
Eriophyes pyri, danni su foglie - foto Servizio Fitosanitario Regionale
Ciclo biologico: Ciclo biologico:
trascorre l’inverno come femmina in colonia sotto le
perule delle gemme o nelle screpolature dei rametti.
All’inizio della primavera infesta le foglioline e i frutticini appena formati.
compie 2-3 generazioni all’anno e sverna con femmine riunite in gruppi sotto le perule delle gemme.
Danni:
sulle foglie provoca la docciatura del lembo fogliare
con una colorazione brunata della pagina inferiore.
Nei frutti provoca rugginosità localizzate in genere
nell’area calicina. Le varietà più sensibili sono: William, Conference e Decana del Comizio.
Difesa fitosanitaria: il momento più indicato per eventuali trattamenti con
olio bianco estivo (1-1,5 Kg/hl) o zolfo è circa una settimana dopo la caduta dei petali. Una moderata efficacia pare possano avere estratti di aglio, migliorata
se in miscela a olio di colza. In alternativa è possibile
utilizzare anche olio bianco estivo.
Danni:
sulle foglie provoca bollosità nella pagina superiore
che evolvono dal verde al nero. In genere non comporta gravi rischi per la coltura. Causa danni in particolare su piante giovani.
Difesa fitosanitaria: se si sono rilevate colonie svernanti nelle gemme, o
danni nella precedente annata, effettuare un trattamento a ingrossamento gemme (fare riferimento alle
gemme apicali) con olio bianco (3 kg/hl); un ritardo
anche di pochi giorni del trattamento ne riduce fortemente l’efficacia.
Si ringraziano per i loro contributi:
Pierangela Schiatti, Agnese Franceschi, Loredana
Antoniacci, Massimo Bariselli, Mauro Boselli, Riccardo
Bugiani, Giacomo Accinelli, Alberto Aldini,
Sandro Bolognesi, Stefano Caruso, Roberto Colombo,
Fausto Grimaldi, Riccardo Cornale, Stefano
Bongiovanni, Alberto Reggiani,
Maria Grazia Tommasini, Stefano Vergnani
Aggiornamento 2012
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