Pero Il Pero in Agricoltura Biologica Il pero si adatta bene all’agricoltura biologica, in particolare per le varietà precoci, mentre per le varietà tardive, difficile risulta il controllo della Carpocapsa. e per le cv. più sensibili il controllo della maculatura bruna. La scelta del portinnesto è condizionata dalle caratteristiche del suolo. Il pero innestato su franco sopporta un terreno con calcare attivo fino al 12% Il pH ideale è tra 6,5 -7,5: Pero in fiore - foto di F. Franceschelli in queste condizioni la maggior parte di macro e micro-elementi viene facilmente assorbita, mentre sono da evitare suoli con pH minori di 5,4 e maggiori di 8,8. Adottando portinnesti appartenenti al cotogno, diventano fattori limitanti il contenuto in calcare attivo (5-67%) e il pH (deve essere subacido o neutro). I cotogni tuttavia assicurano una certa resistenza all’asfissia radicale. Scelta del portinnesto COTOGNI: portinnesti deboli come i cotogni anticipano l’entrata in produzione, ma possono avere problemi di disaffinità (non sempre superata dall’utilizzo di un intermedio) possono ridurre la produzione. Sono sensibili alla clorosi ferrica e possono essere più soggetti a deperimento (disaffinità, virus, citoplasmi). L’apparato radicale si approfondisce poco nel terreno e deve essere più accurata la concimazione e soprattutto l’irrigazione. L’impiego di questi portinnesti è suggerito solo in aree e terreni vocati, dove si può prendere in considerazione l’impiego di Sydo e BA29, anche se in linea di massima l’impiego dei cotogni non risponde bene alle esigenze agronomiche in biologico. FRANCHI E AUTORADICATO: i portinnesti franchi, le selezioni clonali (Farold) e l’autoradicato presentano un maggiore vigoria, nonché ottima affinità d’innesto ma entrano più tardi in produzione. Con questi portinnesti la potatura deve essere eseguita con particolare attenzione per cercare di anticipare l’entrata in produzione. Le piante autoradicate presentano una uniformità maggiore dei franchi da seme. 93 PORTINNESTI FRANCHI Pero Portinnesto Caratteristiche Adattabilità Giudizio Farold® 40 Daygon Induce una vigoria superiore al cotogno BA 29 e all’OHF 69. L’entrata in produzione è ritardata rispetto al cotogno, la fruttificazione è abbondante ed i frutti sono di buona pezzatura Dotato di apparato radicale superficiale e ricco di radici fini, non tollera i terreni pesanti e asfittici, necessita, in generale, dell’apporto irriguo. Tollerante al “Pear Decline” Portinnesto interessante sia per la cultivar William che per Abate Fetel, idoneo per impianti a media densità Farold® 69 Daymir Le piante presentano una vigoria leggermente superiore al cotogno BA 29. L’entrata in produzione risulta tardiva rispetto al cotogno,la fruttificazione è da ritenersi buona, così come la qualità dei frutti Si riproduce per micropropagazione, presenta apparato radicale ben ramificato e ricco di capillizio. Tollera terreni abbastanza argillosi, purchè non asfittici. Elevata la tolleranza al calcare attivo. Tollerante al deperimento del pero Portinnesto valido, la vigoria indotta è inferiore a quella del Farold® 40, buoni i risultati ottenuti in combinazione con la cultivar William, adatto anche per Abate Fetel. Da impiegarsi per impianti a media densità Fox 11 Induce vigoria inferiore al franco comune, molto simile al Farold® 69, buona l’omogeneità delle piante Discreta rusticità, induce media precocità di fruttificazione, buona la tolleranza al calcare attivo Le prime valutazioni lo indicano particolarmente adatto in combinazione con la cultivar William Adattabilità Giudizio Assenza di disaffinità di innesto, notevole rusticità, buona tolleranza al calcare attivo, elevata produttività (eccezione fatta per la cv. Decana del Comizio) I pereti autoradicati non risentono particolarmente delle condizioni imposte dal terreno. L’impiego di autoradicato vene ritenuto poco indicato in terreni di buona-ottima fertilità, nei quali la gestione delle pianta può risultare spesso difficile Tabella da Notiziario Tecnico CRPV n° 71 (modificata novembre 2005) PIANTE AUTORADICATE Portinnesto Autoradicato Caratteristiche Valida alternativa ai portinnesti franchi o ai cotogni in ambienti non particolarmente vocati alla pericoltura, inducono elevata vigoria e una lunga fase di “giovanilità” Tabella da Notiziario Tecnico CRPV n° 71 (novembre 2005) 94 PORTINNESTI COTOGNI Cotogno BA 29 Cotogno Sydo® Caratteristiche Conferisce alle cultivar innestate media vigoria superiore sia ad EMC che al cotogno Sydo®, rapida messa a frutto e produttività elevata Vigoria media leggermente inferiore al BA 29 Tabella da Notiziario Tecnico CRPV n° 71 (novembre 2005) Scelta varietale Le cultivar rustiche con maturazione precoce hanno una minor suscettibilità all’attacco di parassiti. CARMEN* (-20): la maturazione anticipata consente di sfuggire alle ultime generazioni di carpocapsa e cidia. Adattabilità Predilige terreni freschi e fertili, tollera il calcare attivo fino a livelli di 6-7% Medio-scarsa tolleranza al calcare attivo, rapida entrata in produzione, elevata produttività Giudizio Pero Portinnesto Necessita di terreni vocati, adatto ad abate Fetel con l’impiego di innesto intermedio Adatto per impianti a medio alta densità, portinnesto oggi in espansione, entrata in produzione e qualità del prodotto perfettamente paragonabili a quelle ottenibili con il BA 29. Indicato per Abate Fetel, William (solo con intermedio), Conference, Kaiser e Decana del Comizio KAISER (+31): ottima varietà tardiva, caratterizzata dalla buccia completamente rugginosaSensibile a ticchiolatura e maculatura bruna. ® = marchio registrato * = varietà protetta Forme di allevamento e sesti di impianto SANTA MARIA (-12): molto sensibile a ticchiolatura e al colpo di fuoco batterico. WILLIAM (0): Varietà rustica, non è suscettibile alla maculatura bruna, mediamente sensibile alla ticchiolatura, sfugge all’ultima generazioni di carpocapsa e cidia. Impollinante per le principali varietà. Utilizzata principalmente per la trasformazione industriale. CONFERENCE (+13): sensibile agli attacchi di afide grigio, suscettibile alla maculatura bruna, varietà rustica, molto produttiva, necessita di una accurata potatura e gestione per ottenere un livello qualitativo buono. Può essere commercializzata fino a marzo. ABATE FETÉL (+24): particolarmente appettita da carpocapsa e sensibile a maculatura bruna. Varietà di riferimento per la pericoltura tardiva. In agricoltura biologica le difficoltà sono legate a mantenere l’epidermide non rugginosa, e spesso alla produttività. foto A. Franceschi Nella scelta della forma d’allevamento occorre tenere presente due caratteristiche della specie: portamento assurgente che non consente grande plasticità la pianta se potata poco nella fase giovanile, blocca lo sviluppo vegetativo ed entra precocemente in produzione. 95 Pero Forma di allevamento Vigoria dell’albero Elevata Media Scarsa Palmetta e candelabro 4,5 X 3,5-3,0 4,5 X 3,5-3,0 4,0 X 2,5-2,0 Fusetto - 4,5 X 2,0-1,5 - Tabella dai disciplinari di produzione integrata dell’Emilia Romagna, 2005 Le forme più utilizzate sono: Palmetta libera, Candelabro, Fusetto Irrigazione I sesti dovranno garantire un buon arieggiamento e luminosità. La potatura dovrà spostare la produzione su rami ben lignificati di due o tre anni. Per migliorare la produzione (i frutti su lamburde o zampe di gallo porta a frutti di pezzatura piccola), è necessario contenere la vigoria della pianta e permettere quindi un buon arieggiamento delle piante, condizione ottimale per migliorare lo stato fitosanitario del pereto. Per ottenere una produzione costante è importante poter usufruire di un buon impianto d’irrigazione. Se il portinnesto utilizzato è un cotogno o un franco clonale l’irrigazione è necessaria, mentre sono meno esigenti il franco o l’autoradicato. La consultazione delle liste raccomandate nell’ambito dei Disciplinari di Produzione Integrata, è utile in agricoltura biologica per la conoscenza delle caratteristiche delle varietà: DPI liste varietali pero. Erwinia amylovora Difesa fitosanitaria Colpo di fuoco batterico: Gestione del suolo Per quanto riguarda le indicazioni generali relative alla gestione del suolo si rinvia alla scheda “ Pratiche agronomiche arboree”. Per indicazioni sulle carte delle limitazioni pedologiche alla crescita dei principali portinnesti di pero si rinvia alla scheda “Pratiche agronomiche” Fertilizzazione L’azoto è l’elemento nutrizionale limitante. Per far sì che questo elemento sia disponibile nel momento di maggior fabbisogno della coltura è importante tenere presente i diversi tempi di mineralizzazione delle sostanze azotate di origine organica utilizzabili come concime. La distribuzione delle sostanze nutritive può essere effettuata anche tramite fertirrigazione. Se il fosforo nel suolo è insufficiente può essere integrato con l’impiego di pollina, mentre in caso di carenza di potassio è possibile utilizzare sale grezzo o solfato di potassio e borlanda. Per quanto riguarda le indicazioni generali relative alla fertilizzazione si rinvia alla scheda “Nuovi impianti frutticoli e vite”. 96 Erwinia amylovora, tronco danneggiato - foto R. Bugiani Ciclo biologico: grave batteriosi che colpisce numerose specie Rosacee, tra cui pero, melo, cotogno e nespolo, tra le spontanee si ricorda il biancospino. I sintomi possono comparire con avvizzimento e annerimento dei fiori o con imbrunimento e disseccamento dei frutti da cui l´infezione si può estendere al ramo; le foglie colpite dalla malattia avvizziscono, ripiegandosi verso l´alto ed imbruniscono. Le foglie colpiti rimangono tenacemente attaccati al ramo, avvizziscono, assumono colorazione bruno-nerastra ed i germogli possono ripiegarsi ad uncino. La progressione dell´infezione sui rami, sulle branche e sul tronco causa la formazione di cancri. L´asportazione di frutti, rami, branche e intere piante colpiti. I tagli devono essere fatti a una distanza di almeno 50 cm al di sotto dell´alterazione visibile; i frutti infetti possono essere interrati e ricoperti di calce. Nei casi gravi devono essere abbattute anche le piante sane vicine a quelle colpite dalla batteriosi. Al termine di queste operazioni è necessario disinfettare gli attrezzi usati e sterilizzare o bruciare gli effetti personali (guanti o altro) che siano venuti a contatto con le parti infette. Non eccedere con le concimazioni azotate, non eseguire potatura verde, eliminare le fioriture secondarie, evitare l´irrigazione sovrachioma, effettuare la potatura durante il riposo vegetativo (fatta seguire da un trattamento con sali di rame) e bruciare il legno di potatura. Difesa fitosanitaria: Erwinia amylovora, frutto danneggiato - foto R. Bugiani Le principali fonti di infezione di E. amylovora sono il materiale di propagazione e il materiale vegetale infetto. La disseminazione del batterio è ad opera del vento, piogge, insetti e uccelli. L´uomo può contribuire alla diffusione del patogeno attraverso le operazioni colturali (potatura in particolare) e con il commercio di materiale di propagazione infetto. Il periodo della fioritura (sia principale che secondaria) è ritenuto il più critico per quanto riguarda sia la recettività della pianta all´infezione che la diffusione dell´inoculo. Le condizioni climatiche predisponenti la moltiplicazione dei batteri e la comparsa dei sintomi della malattia sono umidità relativa superiore al 60% e temperature di 15-32°C, associate a nebbia, rugiada, piogge e grandinate. L´uso di prodotti rameici può contribuire al contenimento della malattia. Si consiglia di effettuare durante la stagione vegetativa, alla dose di 50-100 g/hl di rame metallico, trattamenti entro 24 ore da eventi atmosferici predisponenti quali piogge e grandinate, dopo la raccolta, a caduta foglie e nella fase di ingrossamento delle gemme. Si possono effettuare trattamenti preventivi con Bacillus subtilis (massimo 4 trattamenti all’anno). Disponibile anche Bacillus amyloliquefaciens da impiegare con modalità preventive. Ticchiolatura: Venturia pirina - Fusicladium pyrinum Prevenzione: La sorveglianza del territorio è fondamentale per individuare precocemente i focolai della malattia ed eliminare con la massima tempestività le fonti di infezione. Il Servizio fitosanitario è impegnato nel controllo della batteriosi attraverso ispezioni sistematiche dei vivai, ai sensi del D.M. 31 gennaio 1996. Uso di materiale di propagazione sano, prodotto in aree esenti da E. amylovora o dove la batteriosi sia sotto stretto controllo. La realizzazione di visite frequenti nel frutteto è indispensabile per l´individuazione di sintomi sospetti della batteriosi, a cui devono seguire l´immediata asportazione e distruzione con il fuoco di germogli, foto Servizio Fitosanitario Regionale Ciclo biologico: malattia molto pericolosa, in particolare in concomitanza di primavere miti e umide. Negli areali della regione il patogeno sverna come pseudotecio sulle foglie 97 Pero uno strato sottile di corteccia, mette in evidenza una colorazione rosso-mattone sottocorticale. È possibile osservare sulle parti infette della pianta gocciole di essudato batterico, un liquido lattiginoso biancastro, poi ambrato, che contiene milioni di cellule vive di E. amylovora. Pero infette cadute a terra l’anno precedente. Contenute o assenti le infezioni ad opera del micelio svernante. Dalla fase di rottura gemme e per un periodo di oltre due mesi (fino all’inizio di giugno) ogni evento piovoso o di bagnatura prolungata è in grado far rilasciare le ascospore di Venturia pyrina che, in condizioni di bagnatura e temperatura idonee (fare riferimento al melo, tavole di Mills e giorni di incubazione) sono in grado di infettare i tessuti vegetali. Trascorso un periodo di incubazione variabile in funzione della temperatura, sulle aree infette si producono i conidi di Fusicladiun pyrinum responsabile delle infezioni secondarie sia a carico delle foglie che dei frutti. Le fasi di maggiore suscettibilità sono da prefioritura a inizio ingrossamento frutti e in prossimità della raccolta. Le cultivar di pero più sensibili sono: Santa Maria, Kaiser, William, William rosso. Anche l’Abate fetél è sensibile. Prevenzione: per prevenire la ticchiolatura è opportuno garantire un buon arieggiamento e una buona illuminazione della chioma mediante l’adozione di sesti d’impianto adeguati e il ricorso alla potatura verde. Difesa fitosanitaria: rispetto alla ticchiolatura del melo la fase ascosporica primaria, contro la quale è necessario intervenire, è di circa due settimane più lunga (da fine marzo a inizio giugno), mentre la fase di maggior rilascio ascosporico normalmente coincide con la fase di fioritura o subito successiva a questa. È sempre consigliabile trattare prima della pioggia infettante. Nelle prime fasi vegetative si effettuano trattamenti preventivi con sali di rame (80 g/hl di rame metallo) o polisolfuro di calcio (1500-2000 g/hl). Successivamente si interviene con 25-50 g/hl di rame metallo o polisolfuro di calcio (1000-1500 g/hl) o zolfo (200 ml/hl) in caso di precipitazioni in relazione alle temperature, indicativamente fino a inizio maggio (prima del verificarsi di problemi di maculatura bruna o della concomitanza di interventi con olio bianco per la psilla). Il polisolfuro di calcio possiede, insieme allo zolfo, una buona attività anche se impiegato su vegetazione bagnata dopo l’inizio della pioggia infettante (trattamento tempestivo). 98 Le ascospore di V. pirina infatti, non germinano subito, ma impiegano un determinato periodo di tempo per formare il tubetto germinativo e formare l’austorio per penetrare i tessuti vegetali. Il tempo impiegato è in funzione della temperatura che intercorre a partire dall’’inizio della pioggia infettante calcolato in Gradi-Ora a base 0 (GO). Il trattamento tempestivo è efficace se effettuato entro 300 GO cumulati ogni ora a partire dall’inizio della pioggia infettante (figura nella scheda del melo). Lo zolfo ha una buona efficacia ed un’azione in parte eradicante nei confronti della ticchiolatura. In assenza di precipitazioni si può allungare il turno di intervento. Sono tutt’ora in corso studi per mettere a punto un modello previsionale per razionalizzare i trattamenti fitosanitari contro la ticchiolatura del pero. Il rame su alcune cultivar (Decana) può determinare rugginosità, per cui è preferibile utilizzare prodotti a base di zolfo da caduta petali. È importante limitare il più possibile l’impiego di rame perché la quantità massima di rame metallo consentita è di 6 Kg/ha/ anno. In Emilia Romagna, per il pero ed il melo è possibile calcolare questo quantitativo su una media quinquennale di 30 Kg di rame metallico per ettaro. Come per il melo, anche per il pero sarebbe opportuno nella fase invernale e prima della ripresa vegetativa, asportare le foglie infette cadute a terra e rimuoverle dal frutteto o trinciarle finemente per permettere una loro più rapida degradazione. Numerose ricerche in proposito hanno stimato che tali tecniche di sanitazione permettono una riduzione fino al 95% della quantità di ascospore prodotte nella primavera successiva. È consigliabile, negli impianti con una forte pressione della malattia, comunque non ridurre il numero di trattamenti fungicidi necessari per contenere la malattia in primavera. Tuttavia, con l’impiego di tali tecniche, la pressione infettiva risulterebbe molto inferiore e pertanto il contenimento della malattia tramite interventi fitosanitari ne verrebbe facilitato. Solo negli impianti con bassa pressione infettiva e/o con cv meno suscettibili i trattamenti di sanitazione autunnali possono permettere una riduzione dei trattamenti fungicidi in primavera. L’andamento della maturazione delle ascospore è indipendentemente dalla sanitazione effettuata, ma la quantità di ascospore prodotte sarà molto inferiore (vedi figura nella scheda del melo). Stemphylium vesicarium Molto importanti sono gli interventi agronomici e colturali finalizzati alla creazione di condizioni sfavorevoli alla malattia. Fra questi risulta avere buona efficacia l’utilizzo di un ripuntatore con sfera per favorire il drenaggio, facendo confluire le acque nel fosso principale. È opportuno inoltre distruggere i frutti infetti per ridurre il potenziale d’inoculo. L’inoculo si trova anche sulle foglie, per cui sarebbe opportuno asportare le foglie. Difesa fitosanitaria: Stemphylium vescicarium, danno su frutto - foto Servizio Fitosanitario Regionale Ciclo biologico: la malattia è molto temibile soprattutto nelle zone molto umide. Lo sviluppo della malattia è strettamente influenzato da alcune condizioni ambientali, oltre che dalla suscettibilità varietale (le cultivar più sensibili sono Abate Fetel e Conference, in misura minore Kaiser, Decana, Passa Crassana, Harrow Sweet; sono invece resistenti la William, la S. Maria e la Coscia.), dalla fase fenologica e dalla diversa recettività dei vari organi della pianta. Le novità rispetto tale avversità riguardano principalmente il ciclo biologico e l’epidemiologia di S. vesicarium. In autunno i corpi fruttiferi di Pleospora allii si producono sia sulle foglie infette cadute l’anno precedente sia sulle erbe del cotico erboso. La fase primaria comincia dalla fine di febbraio e dura fino ai primi di giugno, in un periodo dove i frutti non sono ancora suscettibili. Le ascospore emesse sarebbero in grado di contaminare sdaprofiticamente sia le foglie di pero, qualora presenti che quelle secche del cotico erboso; queste ultime producendo conidi proprio in concomitanza della fase di accrescimento del frutto. Durante i mesi primaverili ed estivi, i conidi si sviluppano e si diffondono nell’ambiente dando il via al processo infettivo in presenza dell’ospite suscettibile e di condizioni climatiche favorevoli (temperatura ottimale di 21-23°C e almeno 8-10 ore di bagnatura). in condizioni climatiche favorevoli (piogge, nebbie) si effettuano trattamenti a base di rame alla dose di 2560 g/hl di rame metallo, le dosi più basse si utilizzano nel periodo estivo e dove la pressione della malattia non è elevata. È possibile impiegare Trichoderma harzianum, distribuito sul cotico erboso in quanto contribuisce a ridurre l’inoculo del patogeno che sverna saprofiticamente sulla vegetazione secca. Questa tecnica quando impiegata insieme ad altri mezzi di difesa e alla asportazione delle foglie ha ridotto significativamente il potenziale di inoculo del patogeno; sono in corso approfondimenti per migliorare l’uso. Le condizioni favorevoli si verificano indicativamente da metà maggio. Il modello BSP-CAST, messo a punto dal Servizio Fitosanitario Regionale dell’Emilia Romagna, indica le condizioni di rischio d’infezione in funzione dell’andamento climatico. Cancri delle Pomacee: Nectria galligena, Phomopsis mali, Sphaeropsis malorum Prevenzione: le piante clorotiche e sofferenti sono molto più sensibili al patogeno rispetto a piante sane. Le condizioni predisponenti alla malattia sono: terreni asfittici, innesti su cotogno, clorosi, irrigazioni soprachioma, inerbimento e sesti d’impianto troppo fitti. Ciclo biologico: foto Servizio Fitosanitario Regionale questi patogeni possono causare delle infezioni in autunno attraverso le lesioni dovute al distacco delle foglie e in primavera alla schiusura delle gemme; 99 Pero Maculatura bruna: Pero sono molto pericolosi su piante giovani e negli impianti situati in zone molto umide. gliando i rami infetti ad almeno 10 cm oltre il limite Prevenzione: Difesa fitosanitaria: vengono privilegiati gli interventi agronomici come l’asportazione dei rami infetti con la potatura invernale e la disinfezione delle superfici di taglio. la strategia di difesa si basa sugli interventi preventivi; inoltre deve prediligere i trattamenti soprattutto in primavera e dopo grandinate. Negli impianti a rischio, il potenziale di inoculo può essere abbassato eseguendo ulteriori interventi nel periodo autunnale, dopo la raccolta dei frutti Difesa fitosanitaria: trattamento preventivo con sali di rame alla caduta delle foglie, al bruno ed eventualmente alla ripresa vegetativa (i trattamenti contro la ticchiolatura con sali di rame controllano anche i cancri). Valsa: Valsa ceratosperma del cancro e bruciarli. Brusone: Fisiopatia Caratteristiche: le piante in stress idrico, in particolare in condizione di vento caldo, manifestano i sintomi di brusone. Sensibili Conference, William, Kaiser. Prevenzione: mantenere le piante in buon rigoglio vegetativo, effettuando irrigazioni, possibilmente con ala gocciolante, seguendo i turni indicati nei bollettini tecnici provinciali Difesa fitosanitaria: Valsa, sintomi su tronco - foto F. Franceschelli Ciclo biologico: il Cancro da Valsa, rilevato dal 2001 in Emilia Romagna (aziende convenzionali), che si manifesta su pero con cancri su tronco o sulle branche facilmente confondibili, a prima vista, con altre patologie. La varietà prevalentemente colpita è risultata Abate, ma anche William, Decana e Kaiser si sono rilevate sensibili. Il fungo si conserva come micelio nei tessuti vegetali infetti e a partire dalla fine dell’inverno inizia a formare i corpi fruttiferi. Da recenti osservazioni di campo sembra che la sua diffusione avvenga ad opera delle spore in grado di essere rilasciate, in concomitanza con temperature miti, da febbraio fino a dicembre. La primavera e l’autunno sono sicuramente i periodi più favorevoli allo sviluppo del patogeno e alla sua diffusione. la presenza di Ragnetto rosso (Panonychus Ulmi) è un fattore che amplifica il fenomeno della fisiopatia. Quindi in caso di sua presenza effettuare interventi nei confronti di quest’ultimo per limitarlo. Marciumi calicini: Difesa fitosanitaria: i trattamenti con sali di rame o zolfo contro la ticchiolatura, eseguiti a caduta petali, sono efficaci anche contro questa avversità. Cocciniglia di S. Josè: Comstockaspis perniciosa Prevenzione: come per altri patogeni agenti di cancri, le misure di difesa possono essere solo a carattere preventivo mettendo in atto buone pratiche colturali, evitando ferite e pesanti potature e rimuovendo i cancri ta100 Cocciniglia di S. Josè,danni su frutto - foto Servizio Fitosanitario Regionale Pseudococcide: compie 3 generazioni all’anno. Sverna come neanide di prima o seconda età, gli stadi più sensibili ai trattamenti. Le neanidi compaiono a maggio, luglio-agosto e a settembre-ottobre. Pseudococcus comstocki La diffusione delle infestazioni avviene ad opera delle neanidi che migrano fino a raggiungere i nuovi organi da colonizzare. Dopo questa fase di mobilità si fissano su rami e frutti proteggendosi con uno scudetto di color grigio ardesia di forma circolare per le femmine e allungata per i maschi. Danni: gli attacchi al tronco e ai rami determinano deperimenti e disseccamenti vegetativi. Nei frutti attaccati il danno si manifesta con areole clorotiche circondate da un alone rossastro al centro del quale è presente lo scudetto della cocciniglia. Prevenzione: favorire una insolazione diretta delle colonie nel periodo estivo tramite la potatura verde, e l’esposizione al freddo e agli eventuali trattamenti nel periodo invernale tramite spazzolature delle colonie più grosse. Eliminare i rami attaccati durante le fasi di potatura. Difesa fitosanitaria: Ciclo biologico: pseudococcide originario dell’Asia, polifago su specie ornamentali (Morus spp., Prunus laurocerasus) e frutticole (melo, pero e pesco). Segnalato per la prima volta nel 2004 in Veneto, durante l’estate 2006 in Emilia Romagna su pero, nel 2010 su pesco. Compie tre generazioni all’anno e trascorre l’inverno allo stadio di uova. Le uova si schiudono da aprile e le neanidi si diffondono sulle foglie e sui fiori. Le femmine adulte della prima generazione si osservano in giugno, quelle della seconda generazione dalla fine di luglio alla prima metà di agosto e quelle della terza generazione dalla metà di settembre fino a novembre. La maggior parte delle femmine si sposta per ovideporre dalle foglie ai rami più vecchi e sul tronco. Danni: frequentemente nelle coltivazioni infestate le femmine si concentrano sui frutti, nella cavità calicina su pero e melo e in quella peduncolare su pesco; per questo dopo la raccolta spesso lo pseudococcide si diffonde tramite scambi commerciali. alcuni antagonisti naturali ne limitano efficacemente la diffusione. La straordinaria velocità di diffusione rende fondamentale la difesa tutti gli anni; infatti, se non controllata, la cocciniglia può causare la perdita pressoché totale della produzione e il disseccamento di parti della pianta. Ulteriori danni vengono indirettamente causati dall’abbondante produzione di melata e dal conseguente sviluppo di fumaggini; successivamente le piante perdono le foglie e i frutti vengono danneggiati. Generalmente i trattamenti vengono effettuati alla ripresa vegetativa contro le forme svernanti; da rottura gemme a mazzetti divaricati, si può impiegare il polisolfuro di calcio (25 Kg/hl, efficace anche per ticchiolatura, verificare i termini relativi allo smaltimento scorte), l’olio minerale (3 Kg/hl, distanziare da zolfo) e l’olio minerale e zolfo (5-6 l/hl); favorire una insolazione diretta delle colonie nel periodo estivo tramite la potatura verde, e l’esposizione al freddo e agli eventuali trattamenti nel periodo invernale tramite spazzolature delle colonie più grosse. Eliminare i rami attaccati durante le fasi di potatura. consigliabile eseguire gli interventi nelle ore più calde. Gli oli minerali estivi possono venire impiegati anche nel periodo vegetativo durante la migrazione delle neanidi. Per ridurre le infestazioni autunnali, qualora si verifichino danni alla raccolta, si può effettuare un trattamento con olio bianco (2,5-3 Kg/hl) a caduta foglie. Prevenzione: Difesa fitosanitaria: Impiegare strategie simili a quelle adottate per Cocciniglia di San José. Per quanto riguarda i parassitoidi, un ruolo di primo piano è rappresentato da alcuni imenotteri appartenenti alla famiglia degli Encyrtidae. Tra questi Clausenia purpurea e Chrysoplatycerus splendens sono stati utilizzati per la lotta biologica in Europa, mentre Acerophagus maculipennis e Anagyrus sp. near pseudococci sono noti in Italia ma poco comuni. 101 Pero Ciclo biologico: Antonomo: Anthonomus pomorum Difesa fitosanitaria: Pero la raccolta degli adulti al mattino, anche se efficace, è inattuabile, per motivi economici. La difesa si esegue con un unico trattamento con rotenone (ammesso fino al 30/04/2012) o piretro in miscela ad olio bianco, all’epoca dell’ovideposizione (da inizio rottura gemme a punte verdi). Tentredine del pero: Hoplocampa brevis Anthonomus podorum, adulto - foto A. Franceschi Ciclo biologico: le piante ospiti del fitofago sono il melo, il pero e il biancospino. Gli adulti compaiono in primavera (fine febbraio-marzo) e si nutrono nelle gemme fiorifere. Quando queste si sono ingrossate, nel momento in cui tra le perule appare una piccola linea bianco-verdastra, vi vengono deposte le uova. In genere una per ogni bottone fiorale. Dopo circa una settimana sgusciano le larve, che si sviluppano cibandosi di stami e pistilli. Le larve cementano con le proprie feci l’interno della corolla e, incidendo la base dei petali, ne impediscono la schiusura. In seguito la gemma assume una caratteristica colorazione bruna, e al suo interno si forma la pupa. I fiori infestati rimangono per lo più attaccati alla pianta fino alla fuoruscita dell’adulto (seconda metà di maggio-primi di giugno). I neo sfarfallati rodono per qualche tempo le foglie, dopo di che si accingono a estivare e a svernare. Danni: l’azione delle larve provoca la mancata apertura dei bottoni fiorali. In seguito la corolla presenta petali di colore bruno rugginoso. Il melo è la pianta più colpita ma, se la fioritura è abbondante, i danni non sono gravi. Prevenzione: l’epoca dell’antesi influisce sulla vulnerabilità delle varietà allevate. Ove ciò sia compatibile con le esigenze colturali, conviene optare per meli di fioritura precoce o, all’opposto, tardiva. 102 Larva su frutticino -foto Servizio Fitosanitario Regionale Ciclo biologico: sverna nel terreno e compie una generazione all’anno. Gli adulti compaiono in campo immediatamente prima della fioritura e depongono all’interno del calice fiorale. L’ovideposizione si protrae per tutta la durata della fioritura e prosegue anche dopo la caduta petali. Danni: le larve penetrano direttamente nei frutticini e spostandosi, possono danneggiarne più di uno. Le situazioni di maggior rischio si verificano in annate di scarica e in caso di scarsa allegagione (problema riscontrabile sulle cultivar di Abate Fetel e Decana del Comizio); i danni provocati sono legati alla fertilità della cultivar, alla quantità della fioritura e all’allegagione dell’anno in caso di popolazioni elevate si può cercare di limitarne lo sviluppo mediante una lavorazione del terreno, in quanto le larve svernano nel suolo. Difesa fitosanitaria: la presenza degli adulti va monitorata con 2-4 trappole cromotropiche bianche per appezzamento prima che compaia il bottone bianco del fiore. La soglia è di 15 adulti per trappola. La difesa si basa su trattamenti pre e post-fiorali con rotenone (ammesso fino al 30/04/2012) o piretro, eventualmente in miscela ad olio bianco. Afide grigio del pero: Dysaphis pir i tenimento dell’inerbimento e delle siepi per il rifugio degli insetti antagonisti. Difesa fitosanitaria: si può intervenire sia in pre che in post fioritura con piretro o rotenone (ammesso fino al 30/04/2012) in miscela ad olio bianco (0,5-1 Kg/hl). Il piretro ha una efficacia di breve durata. Su William si può intervenire con azadiractina (eventualmente in miscela a olio bianco) in pre-fioritura, poiché su questa varietà il prodotto non è fitotossico, eventualmente ripetendo l’intervento dopo la fioritura. In caso di reinfestazioni si può rallentare lo sviluppo degli afidi mediante lavaggi con prodotti a base di sapone di potassio, anche se sono scarse le possibilità di controllo con infestazione in atto. Psilla: Cacopsylla pyri Adulto - foto Servizio Fitosanitario Regionale Colonia - foto Servizio Fitosanitario Regionale Ciclo biologico: Ciclo biologico presenta caratteristiche biologiche simili a Dysaphis plantaginea (afide grigio del melo), ma ha virulenza minore e non causa la deformazione dei frutticini. In annate particolari gli attacchi possono risultare gravi soprattutto in pereti giovani, causando la cascola dei frutticini e la compromissione della fioritura dell’anno successivo. Suscettibili in particolare William e Conference, mentre sono stati riscontrati pochi danni su Abate Fetel. sverna come femmina adulta e compie fino a cinque generazioni. Fuoriesce dai siti di svernamento già in febbraio poi comincia a deporre le uova alla base delle gemme, all’ascella dei rametti o in screpolature della corteccia. Danni: gli attacchi di afidi provocano abbondante emissione di melata fitotossica per la vegetazione. Prevenzione: si possono adottare alcuni accorgimenti agronomici di tipo preventivo per favorire il controllo naturale come potature equilibrate, non eccedere con le irrigazioni e le concimazioni azotate organiche, che possono provocare un eccessivo rigoglio vegetativo. Anche interventi volti a tutelare la complessità dell’agroecosistema possono contribuire al controllo degli afidi, come il man- Danni: la melata prodotta dall’attività trofica delle neanidi e dalle ninfe imbratta i frutti e favorisce lo sviluppo di fumaggini. In agricoltura biologica la psilla, di solito, è ben controllata da svariati antagonisti naturali, in particolare da antocoridi (Anthocoris nemoralis). I rischi maggiori si verificano nella prima fase vegetativa e nel periodo di conversione, cioè quando non si è ancora raggiunto un giusto equilibrio preda/predatore. Prevenzione: per favorire l’insediamento degli antagonisti naturali è opportuno introdurre siepi come ricoveri naturali; è consigliata la scelta di piante di Cercis siliquastrum (Albero di Giuda) o di altre specie vegetali che ospitano psille diversa da quella che vive sul pero, di cui gli Antocoridi possono nutrirsi all’inizio della primavera. 103 Pero Prevenzione: Pero Difesa fitosanitaria: in genere, valorizzando il ruolo degli antagonisti naturali, la Psilla non richiede particolari interventi fitosanitari. In situazioni di rischio, per esempio durante il periodo di conversione, si possono effettuare lanci con 1000 individui/ha di Antocoridi (2-3 interventi) dall’ultima settimana di marzo a metà aprile. In caso di necessità si può utilizzare olio minerale estivo (1500-2000 g/hl) sulle uova (fine aprile-inizio maggio), distanziando tali interventi da quelli con zolfo di 21 giorni. In presenza di melata effettuare lavaggi con sapone di potassio (400-700 g/hl) o silicato di sodio (400-700 g/hl), le dosi più basse con infestazioni basse, si possono ripetere ogni 7-10 giorni. Interessanti i primi risultati con la miscela aglio (600 g/hl), olio estivo (2000 g/hl) e peperoncino (400 g/ hl), da impiegare sulle uova e giovani neanidi, da confermare l’efficacia con ulteriori prove. Impiegare per i lavaggi molta acqua. bile, provoca l’insorgenza di problemi dovuti a fitofagi che non erano considerati pericolosi, come la Tingide, che nel pero è di solito presente in maniera sporadica ma che ha fatto registrare un sempre più preoccupante aumento di attacchi Difesa fitosanitaria: in caso di attacchi effettuare interventi con piretro (100 g/hl), in miscela ad olio bianco (250 g/hl). Gli interventi posizionati sulle prime forme giovanili forniscono i risultati migliori. Se necessario ripetere gli interventi. Discreti i risultati ottenuti con i saponi di potassio (600 g/hl). In particolare si è osservato che trattamenti più efficaci sono quelli posizionati sulle prime forme giovanili. Carpocapsa: Cydia pomonella È possibile effettuare lavaggi con gli impianti a pioggia per l’irrigazione. Tingide del pero: Stephanitis pyri Diffusore per la confusione sessuale - foto Servizio Fitosanitario Regionale Adulto -foto Servizio Fitosanitario Regionale Ciclo biologico: compie tre generazioni e sverna come adulto riparato sulla pianta e tra le foglie secche cadute al suolo. Compare in genere da aprile. In maggio depone le uova nei tessuti della pagina inferiore delle foglie ricoprendole con una goccia di liquido che poi solidifica ed annerisce. Danni: provoca fitte punteggiature sulla pagina superiore delle foglie. L’adozione delle tecniche di agricoltura biologica porta a privilegiare o sfavorire popolazioni di alcune specie rispetto ad altre. Questo meccanismo spesso non chiaramente visi104 Ciclo biologico: é il fitofago più importante per la coltura. Il suo ciclo è regolato da meccanismi neuro-ormonali che sono a loro volta influenzati da stimolazioni esterne (temperatura, fotoperiodo). Nei nostri ambienti C. pomonella svolge tre generazioni all´anno e sverna come larva matura in diapausa dentro un bozzolo posto nelle anfrattuosità del tronco o nel terreno. L´incrisalidamento ha luogo in marzo-aprile e i primi adulti compaiono, a seconda delle condizioni ambientali a partire da metà aprile. Gli adulti sono attivi al tramonto e con temperature superiori ai 15 °C avvengono gli accoppiamenti seguiti dopo pochi giorni dalle ovideposizioni. Le uova vengono deposte isolatamente e quelle della prima generazione vengono deposte per lo più sulle foglie o sui rametti in vicinanza delle fruttificazioni. Dalle È opportuno impiegare un solo prodotto per generazione, evitando strategie miste, al fine di evitare la selezione di popolazioni resistenti di carpocapsa. Durante questi vagabondaggi le larvette possono intaccare le foglie causando raramente dei danni. All´interno dei frutti, le larve completano il loro sviluppo in 21-30 giorni e, una volta mature, fuoriescono dai frutti infestati e vanno ad incrisalidarsi sotto la corteccia o in altri ripari. Gli adulti di seconda generazione compaiono dalla 2° metà di giugno alla prima decade agosto, con un picco massimo nella prima decade di luglio. Il terzo volo inizia da metà agosto, sovrapponendosi talvolta al secondo. La terza e ultima generazione di larve completa lo sviluppo nei frutti in maturazione per poi entrare in diapausa. L’olio bianco estivo, utilizzato sia in 1a che 2a generazione, a dosi di 300-500 cc/hl, permette di ottenere una efficacia di circa il 50% nei confronti delle uova e, in miscela al virus, ne migliora l’efficacia. Danni: nei frutti le larve entrano attraverso un qualsiasi punto dell´epicarpo. In seguito, in corrispondenza del foro di entrata, si forma un piccolo grumo di rosura ed escrementi che consente la rapida individuazione dell’attacco. Su frutti non maturi, la larva penetra nella zona sottoepidermica scavando una galleria spiralata e in seguito si dirige verso la zona carpellare per nutrirsi dei semi. Sui frutti maturi, la larva entra invece direttamente nella polpa, raggiunge e divora i semi. Gli attacchi del fitofago su melo e pero, se non controllati tempestivamente con interventi insetticidi, provocano pertanto gravi lesioni dei frutti che, così danneggiati, finiscono per cadere al suolo. Trattamenti tardivi non evitano comunque il danno “estetico” e il deprezzamento del prodotto dovuto alla presenza sull´epicarpo di tracce cicatrizzate dei fori di penetrazione Prevenzione: eventuali piante di noce limitrofe ai frutteti devono essere tolte o trattate come la coltura, in quanto la Carpocapsa può attaccare anche questi frutti, diventando fonte di infestazione. A raccolta allontanare dal campo tutti i frutti, anche quelli bacati. Difesa fitosanitaria: la difesa è realizzata attraverso l’impiego della la confusione/disorientamento sessuale associata a interventi diretti alle uova o alle larve. Nella maggior parte dei casi, è necessaria l’integrazione delle due tecniche. Per gli interventi sulle uova si impiega olio minerale estivo. Per gli interventi sulle larve, con virus della Granulosi o spinosad. Poiché le sostanze attive ad azione larvicida disponibili sono poche (virus e spinosad) e considerata l’elevata pressione negli ambienti dell’ER, l’olio può risultare un utile strumento per contribuire al contenimento delle popolazioni. Da esaminare l’efficacia di oli vegetali. Il virus della granulosi (Carpovirusine 1,5 l/ha - Madex 100 cc/ha, 50 cc/ha splitting - Carpostop 500 cc/ha - Virgo 500 cc/ha) deve essere realizzato con tempestività, ad inizio schiusura delle uova, momento da individuare tramite le catture con le trappole per il monitoraggio e facendo riferimento ai modelli previsionali, messi a punto e gestiti dal Servizio Fitosanitario Regionale dell’E.R. I trattamenti vanno ripetuti a distanza di 8 giorni (6 giorni con splitting a dose più bassa). Le larve muoiono in 3-5 giorni per l’interruzione delle attività vitali. I trattamenti hanno migliore efficacia se le piante hanno un apparato fogliare non troppo sviluppato, in modo da effettuare una buona bagnatura. Correggere il pH dell’acqua portandolo alla neutralità. In alcune aziende si è registrato un calo di efficacia dei formulati a base di virus, che hanno indotto delle indagini per verificare la presenza di popolazioni resistenti. Pertanto, a fronte di alcuni formulati standard che contengono il ceppo messicano (CpGV Mexican), sono disponibili nuovi isolati sperimentali di virus che hanno fornito valori di efficacia variabili ma generalmente migliori a quelli dei formulati standard. Lo spinosad ha una limitazione di 3 interventi/anno da etichetta. Contro le larve svernanti si possono impiegar i nematodi entomopatogeni, effettuando interventi in autunno. In base ai dati sperimentali, negli ambienti dell’E.R. hanno mostrato migliore efficacia e costanza di risultati i prodotti a base di Steinernema feltiae, rispetto ad altri ceppi. I nematodi sono parassitoidi dei lepidotteri dei quali provocano la morte penetrando dalle aperture naturali della larva della vittima e liberando un batterio simbionte che si riproduce dando origine a tossine letali per il fitofago. Il prodotto è da applicare all’inizio o durante una pioggia, non appena i tronchi e le branche sono 105 Pero uova sgusciano le larve neonate che trascorrono alcuni giorni all´esterno spostandosi su foglie e rametti prima di penetrare nei frutti. Pero completamente bagnati, in modo che vi sia un velo d’acqua sulla vegetazione, con temperature medie maggiori o uguali a 10°C. Cidia molesta: Cydia molesta Le formulazioni si presentano come una massa disidratata in un substrato inerte, che si riattiva sotto forma di sospensione acquosa, da mantenere in agitazione ed utilizzare entro 10 ore dalla preparazione. La sospensione viene distribuita con l’atomizzatore aziendale impiegando 1500 l/ha, con l’accortezza di non superare pressioni di 2000 kPa (20 bar) e adottare ugelli a cono con diametro superiore a 500 _m (0,5 mm); i filtri presenti devono essere larghi almeno 300 _m (50 mesh) altrimenti devono essere rimossi per non danneggiare i nematodi. La dose di prodotto utilizzato per il trattamento autunnale contro carpocapsa è di 1,5 miliardi di nematodi, non scendere al di sotto di 1 miliardo di nematodi ad ettaro. Il rispetto delle condizioni di impiego è fondamentale per l’efficacia della tecnica. Il prodotto può essere conservato a 4-6°C (in frigo) per al massimo 3 mesi, ma non è possibile utilizzarlo l’anno successivo. L’utilizzo di reti anti insetto è una tecnica di recente applicazione, le prime esperienze sono state effettuate in Francia a partire dal 2005. Attualmente, in Francia vi sono alcune centinaia di ettari di meleto protette con reti anti-insetto (circa 300 ha nel 2009), mentre in Italia, dove l’utilizzo è agli inizi, si contano solo alcune decine di ettari (in Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Trentino-Alto Adige e Toscana). I dati ottenuti dai campi in Italia possono per ora solo confermare l’efficacia del sistema, in attesa di informazioni specifiche per la regione. Esistono due tipologie di reti disponibili: Monofila copertura di ogni singola fila. Con questo sistema si ha il contenimento pressoché completo della Carpocapsa e nessuna limitazione nella percorrenza del frutteto con le diverse macchine operatrici. I trattamenti effettuati con le normali irroratrici attraversano la rete. Sono ostacolate, invece, tutte le operazioni sulla pianta. Monoblocco: copertura dell’intero appezzamento. A partire da un impianto antigrandine, la rete viene applicata anche sui quattro lati del frutteto. Il contenimento del danno da Carpocapsa non è totale, sospendere del tutto i trattamenti può essere rischioso, come verificato anche nelle prime esperienze realizzate in Italia. Il sistema ostacola l’ingresso nel frutteto, mentre le principali operazioni colturali non trovano impedimenti 106 Le larve di Cydia molesta si riconoscono da quelle di Cydia pomonella per la presenza del pettine anale foto servizio fitosanitario regionale Ciclo biologico: sverna come larva matura in diapausa nelle anfrattuosità della corteccia, nel terreno o nei magazzini e compie 4-5 generazioni all´anno. A primavera si ha l´incrisalidamento, seguito dal primo sfarfallamento di adulti durante il mese di aprile. L´epoca dei primi voli può variare da un anno all´altro, essendo molto influenzata dalle condizioni ambientali. Gli sfarfallamenti e gli accoppiamenti hanno luogo nelle ore crepuscolari (con temperature superiori a 16°) e notturne. Dopo l´accoppiamento, ogni femmina depone alcune decine di uova in modo isolato sui tessuti vegetali a superficie liscia. Il numero complessivo di uova deposto per ciascun individuo è inferiore in prima generazione rispetto alle ovideposizioni delle generazioni successive. Ogni uovo dà origine dopo un´incubazione di 1-2 settimane ad una larvetta di colore giallo-rosato che inizia rapidamente la sua attività trofica all´interno degli organi vegetali. Dopo 3-4 mute, la larva raggiunge la piena maturità e si imbozzola sulla pianta o nel terreno, per incrisalidarsi e mutare in adulto. L´intero processo ha una durata variabile in funzione delle condizioni ambientali, in genere comunque il secondo volo di adulti ha inizio i primi di giugno con un massimo di presenza nella metà del mese. Da luglio a ottobre il volo degli adulti è praticamente continuo per l´accavallarsi delle generazioni estive e autunnali Danni: attacca il pesco e le pomacee. Quando le pere sono ancora acerbe la larva danneggia solo gli strati epidermici e non penetra l´interno della polpa; sui frutti Eulia: Argyrotaenia pulchellana Pero maturi la larva penetra invece direttamente nel mesocarpo. A differenza della carpocapsa, le gallerie scavate dalle larve di cidia nelle mele e nelle pere non raggiungono la zona carpellare. Risulta dannosa soprattutto per le cultivar tardive (Abate, Kaiser). Difesa fitosanitaria: occorre effettuare il monitoraggio mediante trappole a feromoni, anche se non è dimostrata una correlazione fra catture e rischio di danno; risulta più sicura, anche se meno agevole, è l’individuazione dell’ovodeposizione sui frutti. La difesa si può realizzare con il metodo della confusione/disorientamento sessuale. I migliori risultati si ottengono quando la confusione/disorientamento viene applicato all’inizio del volo. Interventi di soccorso possono essere fatti con formulati a base di spinosad (massmo 3 trattamenti/ anno). Caliroa: Caliroa limacina Caliroa, larva con danni fogliari - foto di Vergnani Ciclo biologico: Larva di Eulia parasitizzata- Servizio Fitosanitario Regionale Ciclo biologico: nei nostri ambienti compie tre generazioni l´anno e sverna come crisalide, riparata sotto le foglie cadute a terra. I primi adulti compaiono a fine marzo primi di aprile e lo sfarfallamento dura circa un mese. A circa una settimana dall´accoppiamento, le femmine depongono le uova in ooplacche di colore giallastro sulla pagina superiore delle foglie. Le larve della prima generazione compaiono a partire dal mese di maggio e si accrescono dapprima a spese del parenchima fogliare e poi dei frutticini. Completato il loro sviluppo, le larve si incrisalidano all´interno di un bozzolo sericeo dove avviene la metamorfosi che darà origine agli adulti a partire dalla seconda metà di giugno. L´ultima generazione di adulti compare nel mese di agosto ed è seguita dalle larve di terza generazione che hanno un accrescimento molto lento e sono presenti fino a tutto il mese di ottobre, per poi incrisalidarsi. compie 2-3 generazioni all’anno e trascorre l’inverno come prepupa in un bozzoletto interrato. Gli adulti compaiono in maggio e depongono le uova nel parenchima fogliare. Le larve della prima generazione compaiono di solito ad inizio-metà luglio. Danni: Danni: Le larve provocano caratteristiche erosioni, danneggiando inizialmente le foglie e in seguito, anche i frutti. Sulle foglie l´attacco è localizzato alla pagina inferiore, sono risparmiate le nervature e la pagina superiore del lembo fogliare. Sui giovani frutti le larve provocano erosioni superficiali, su quelli prossimi alla maturazione le erosioni si estendono alla cavità peduncolare, rendendoli incommerciabili e facilmente soggetti a processi di marciume. le larve scheletrizzano la pagina superiore delle foglie rispettando le nervature primarie e secondarie. Con presenza di numerose larve sulle foglie può provocare danni anche gravi. Difesa fitosanitaria: In caso di attacchi intervenire con piretro (100 g/hl) alla comparsa delle larve. danneggia anche il melo e il susino. Le cultivar più sensibili sono quelle con fruttificazione a grappolo (S. Maria, B.P. Morettini, Dr. Guyot e William) difficili da colpire coi trattamenti. 107 Pero Prevenzione: nei frutteti biologici viene generalmente ben controllata dai numerosi antagonisti naturali, altrimenti risultano molto efficaci interventi con Bacillus thuringiensis. Difesa fitosanitaria: installare le trappole a ferormoni per seguire l’andamento dei voli e intervenire al superamento della soglia d’intervento a con trattamenti a base di Bacillus thuringiensis (100-150 g/hl) o con spinosad (massmo 3 trattamenti/anno). Correggere il pH a 6-6,5 per l’impiego del Bacillus È importante effettuare una buona bagnatura della vegetazione e ripetere il trattamento dopo 7-8 giorni specialmente in caso di forte presenza di larve o di catture di adulti prolungate nel tempo. Il momento per intervenire è indicato dai Bollettini tecnici provinciali anche sulla base delle indicazioni del modello previsionale MRV-Eulia. Pandemis: Pandemis cerasana Ciclo biologico: compie due generazioni all´anno e sverna come larva giovane all´interno di un bozzolo nascosto nelle anfrattuosità della corteccia del tronco o dei rami. Alla ripresa vegetativa, le larve escono dai bozzoli in modo scalare e attaccano la vegetazione. mente i frutti, sui quali provocano tipiche erosioni (ricamature) che ne causano il deprezzamento commerciale. Le cultivar più sensibili sono quelle con fruttificazione a grappolo (S. Maria, B.P. Morettini, Dr. Guyot e William) difficili da bagnare coi trattamenti. Difesa fitosanitaria: è importante verificare la presenza di larve svernanti in pre-fioritura sui mazzetti fiorali, a fine aprile è necessario installare le trappole a ferormone per l’andamento dei voli e la verifica del superamento della soglia d’intervento. La difesa è realizzata con trattamenti a base di Bacillus thuringiensis (100-150 g/hl) o con o con spinosad (massmo 3 trattamenti/anno) al superamento della soglia d’intervento, è importante effettuare una buona bagnatura della vegetazione e ripetere il trattamento dopo 7-8 giorni. I trattamenti devono essere ripetuti in caso di forte presenza di larve o di catture di adulti prolungate nel tempo e per il periodo di nascita delle larve indicato dai modelli previsionali elaborati dal Servizio Fitosanitario Regionale dell’E.R. Correggere il pH a 6-6,5 per l’impiego del Bacillus. Archips: Archips podanus L´incrisalidamento avviene alla fine di aprile-inizi di maggio all´interno di foglie accartocciate o unite tra loro, oppure nei punti di contatto tra diversi organi vegetativi. La prima generazione di adulti compare da metà maggio ai primi di giugno; la seconda generazione dalla fine di luglio a tutto agosto. Le uova sono deposte in ooplacche sulla pagina inferiore delle foglie; le larvette appena sgusciate erodono il lembo fogliare per poi spostarsi poi in una fase più avanzata di sviluppo all´apice dei germogli della parte alta della pianta e sui frutti. Le larve della seconda generazione si accrescono lentamente e ai primi freddi entrano in diapausa Prevenzione: Archips adulto - foto Servizio Fitosaniatrio Regionale Ciclo biologico: nei frutteti biologici vengono generalmente ben controllati dai numerosi antagonisti naturali. simile a Pandemis cerasana ma con tre generazioni all’anno. I primi due voli coincidono con quelli di P. cerasana mentre il terzo si verifica agli inizi di settembre. Danni: Prevenzione: il danno è dovuto all´attività trofica delle larve che attaccano le foglie e i mazzetti fiorali e successiva- nei frutteti biologici vengono generalmente ben controllati dai numerosi antagonisti naturali. 108 il danno è dovuto all´attività trofica delle larve che attaccano le foglie e i mazzetti fiorali e successivamente i frutti, sui quali provocano tipiche erosioni (ricamature) che ne causano il deprezzamento commerciale. Le cultivar più sensibili sono quelle con fruttificazione a grappolo (S. Maria, B.P. Morettini, Dr. Guyot e William) difficili da bagnare coi trattamenti. Difesa fitosanitaria: è importante verificare la presenza di larve svernanti in pre-fioritura sui mazzetti fiorali, a fine aprile è necessario installare le trappole a ferormone per l’andamento dei voli e la verifica del superamento della soglia d’intervento. La difesa è realizzata con trattamenti a base di Bacillus thuringiensis (100-150 g/hl) al superamento della soglia d’intervento, è importante effettuare una buona bagnatura della vegetazione e ripetere il trattamento dopo 7-8 giorni. Con aziende particolarmente infestate si può installare la confusione sessuale. Capua: Adoxophyes orana all’ovideposizione segue la nascita delle larve che, dopo una breve attività trofica entrano in diapausa. Prevenzione: nei frutteti biologici vengono generalmente ben controllati dai numerosi antagonisti naturali. Danni: il danno è dovuto all´attività trofica delle larve che attaccano le foglie e i mazzetti fiorali e successivamente i frutti, sui quali provocano erosioni talvolta profonde che ne causano il deprezzamento commerciale. Difesa fitosanitaria: Circa il monitoraggio e il rispetto delle soglie d’intervento valgono le stesse indicazioni riportate per Pandemis e Archips. La difesa è realizzata, al superamento della soglia d’intervento, con trattamenti a base di Bacillus thuringiensis (100-150 g/hl) oo con spinosad (massmo 3 trattamenti/anno) Rodilegno giallo: Zeuzera pyrina Adulti catturati con trappola fermonica - Foto Reggiani Ciclo biologico: svolge 2 generazioni all’anno con svernamento allo stadio larvale entro un ricovero sericeo tessuto tra foglie e rami. Alla ripresa vegetativa le larve attaccano i giovani germogli e raggiunta la maturità si incrisalidano tra la vegetazione. Il volo degli adulti si protrae dalla metà di maggio alla metà di giugno. Le uova sono deposte in ooplacche sulle superfici fogliari (con preferenza per quella inferiore). Le larve vivono a spese delle foglie e dei frutti. Il secondo volo ha luogo tra fine luglio e inizio settembre; Adulto di zeuzera pyrina- foto Servizio Fitosanitario Regionale Ciclo biologico: sverna come larva e compie una generazione in 1-2 anni. Gli adulti sfarfallano da maggio a settembre. Danni: è un fitofago particolarmente polifago che ha trovato sui fruttiferi e in particolare sulle pomacee condizioni favorevoli. Attacca prima i germogli poi i rami. In seguito si comporta come il rodilegno rosso attaccando anche le branche principali. Danneggia sia su piante in allevamento che le piante adulte. 109 Pero Danni: Pero Prevenzione: non esistono antagonisti naturali in grado di contenerne le popolazioni ma possono essere antagonisti i pipistrelli e il picchio. Difesa fitosanitaria: per il controllo di questo insetto si installano trappole per la cattura di massa al di sopra delle chiome degli alberi, questo consente anche di individuare il momento migliore per effettuare i trattamenti con formulati a base di Bacillus thuringiensis (100-150 g/ hl) a partire da metà giugno. l’uncinazione delle larve presenti nei tronche con filo di ferro e l’asportazione, quando possibile, delle parti colpite. Ragnetto rosso: Panonychus ulmi Si può applicare la confusione sessuale con installazione dei dispenser a inizio maggio (con almeno 2 trappole per il monitoraggio nella parte alta della chioma). Sono possibili anche tecniche di difesa meccanica come l’uncinazione delle larve presenti nei tronche con filo di ferro e l’asportazione, quando possibile, delle parti colpite Rodilegno rosso: Panonychus ulmi, femmina - foto Servizio Fitosanitario Regionale Cossus cossus Ciclo biologico: Ciclo biologico: compie da sette a nove generazione all’anno e sverna come uovo deposto sulle parti legnose della pianta con particolare predilezione per i punti di inserzione dei rami. compie una generazione ogni due-tre anni e sverna come larva. Gli adulti sfarfallano da fine maggio ad inizio di settembre. È un fitofago particolarmente polifago che ha trovato sui fruttiferi e in particolare sulle pomacee condizioni favorevoli; e. Prevenzione: non esistono antagonisti naturali in grado di contenerne le popolazioni ma possono essere considerati antagonisti i pipistrelli e il picchio. Danni: ha attività xilofaga, le larve scavano gallerie nel legno con fuoriuscita di rosura di consistenza stopposa. Può causare danni sia su piante in allevamento che su piante adulte. Per l’azione delle larve le piante colpite deperiscono e, in caso di forti attacchi, si può arrivare anche alla loro morte. Difesa fitosanitaria: per la difesa da questo fitofago, buoni risultati si sono ottenuti con la tecnica della cattura massale dei maschi mediante l’installazione di circa 8-10 trappole per ettaro. Proseguire la cattura massale per alcuni anni. Sono possibili anche tecniche di difesa meccanica come 110 Danni: le punture causano delle decolorazioni delle foglie. In genere non comporta gravi rischi per la coltura, anche con infestazioni elevate, poiché i predatori sono in grado di contenerne lo sviluppo. Le cultivar più sensibili sono: Conference, William, Kaiser, Packam’s Triumph. Prevenzione: in frutteti con scarsa presenza di predatori è possibile incrementarla introducendo materiale di potatura o bande trappola provenienti da frutteti con elevate popolazioni di predatori. Difesa fitosanitaria: in genere non sono necessari trattamenti specifici. Eriofide vescicoloso: Epitrimerus pyri Eriophyes pyri Epitrimerus pyri, danni sui frutti - foto Consorzio Fitosanitario Modena Pero Eriofide rugginoso: Eriophyes pyri, danni su foglie - foto Servizio Fitosanitario Regionale Ciclo biologico: Ciclo biologico: trascorre l’inverno come femmina in colonia sotto le perule delle gemme o nelle screpolature dei rametti. All’inizio della primavera infesta le foglioline e i frutticini appena formati. compie 2-3 generazioni all’anno e sverna con femmine riunite in gruppi sotto le perule delle gemme. Danni: sulle foglie provoca la docciatura del lembo fogliare con una colorazione brunata della pagina inferiore. Nei frutti provoca rugginosità localizzate in genere nell’area calicina. Le varietà più sensibili sono: William, Conference e Decana del Comizio. Difesa fitosanitaria: il momento più indicato per eventuali trattamenti con olio bianco estivo (1-1,5 Kg/hl) o zolfo è circa una settimana dopo la caduta dei petali. Una moderata efficacia pare possano avere estratti di aglio, migliorata se in miscela a olio di colza. In alternativa è possibile utilizzare anche olio bianco estivo. Danni: sulle foglie provoca bollosità nella pagina superiore che evolvono dal verde al nero. In genere non comporta gravi rischi per la coltura. Causa danni in particolare su piante giovani. Difesa fitosanitaria: se si sono rilevate colonie svernanti nelle gemme, o danni nella precedente annata, effettuare un trattamento a ingrossamento gemme (fare riferimento alle gemme apicali) con olio bianco (3 kg/hl); un ritardo anche di pochi giorni del trattamento ne riduce fortemente l’efficacia. Si ringraziano per i loro contributi: Pierangela Schiatti, Agnese Franceschi, Loredana Antoniacci, Massimo Bariselli, Mauro Boselli, Riccardo Bugiani, Giacomo Accinelli, Alberto Aldini, Sandro Bolognesi, Stefano Caruso, Roberto Colombo, Fausto Grimaldi, Riccardo Cornale, Stefano Bongiovanni, Alberto Reggiani, Maria Grazia Tommasini, Stefano Vergnani Aggiornamento 2012 111