carlina acaulis , crocus ligusticus e calluna vulagris .fiori

CARLINA ACAULIS , CROCUS LIGUSTICUS E CALLUNA VULAGRIS .FIORI CHE SI DOVREBBERO
INCONTRARE IL 30 SETTEMBRE 2012 ACQUASANTA MTE PENNELLO PEGLI
CARLINA ACAULIS
LINNEUS DA WEB
FAMIGLIA: Asteraceae
NOME VOLGARE: Carlina bianca
HABITAT: Prati e pascoli sino a 2600 mt
Pianta erbacea perenne alta sino a 30 cm, con rizoma ingrossato e legnoso, fusto generalmente nullo o
quasi, ma che può anche essere presente;
Foglie generalmente tutte in rosetta, frastagliate, con lobi irregolari assai spinosi, lamina più o meno piana e
coriacea;
Capolino unico del diametro sino a 10 cm, involucro piriforme a brattee esterne fogliacee, spinose, porporine
alla base e internamente bianco-avorio, sericee, fiori solo tubulosi, bianchi o bianco-brunastri, fiorisce da
luglio ad agosto.
Si può ipotizzare che il nome Carlina sia la correzione della parola cardina o piccolo cardo, con riferimento
alla notevole somiglianza che si ha tra questo genere e il genere Carduus; oppure, riferendosi ad una
leggenda, pensare che sia la forma abbreviata di Carolina, con riferimento a Carlo Magno che avrebbe
salvato, grazie alle proprietà medicinali della carlina, il suo esercito da una pestilenza.
In cucina sono utilizzati i soli ricettacoli del capolino, considerati buoni come quelli del carciofo e mangiati
come questo sia cotti che crudi.
Nella medicina popolare viene utilizzata la radice, dopo averla fatta essiccare e ridotta in cubetti, sotto forma
di infuso o decotto per migliorare la digestione, come antifebbrile e diuretico; nell'uso di questi preparati è
però necessaria una grande cautela in quanto, a dosi elevate, possono essere irritanti per la mucosa
intestinale e provocare vomito e diarrea.
Essa ha proprietà simili a quelle della canfora e, in passato, veniva usata come antisettico mentre gli antichi
Sassoni la consideravano un amuleto contro il malocchio e ogni malattia.
La grande infiorescenza è un rudimentale igrometro: le grandi brattee, disposte a raggiera, sono aperte e
distese quando il tempo è bello e asciutto e ripiegate verso l'interno, ricoprendo il capolino, quando il tempo
volge al brutto; a questo scopo mazzi di questi fiori vengono esposti nei terrazzi dei casolari di montagna.
Carlina (Carlina acaulis
L.)
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Famiglia:
Compositae
Altri nomi della carlina
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Articiochi de monte, articioch salvadegh, bugnagun, buralze, capù, carcioffola de montagna, cardo di S.
Pellegrino, cardunceddu, cardu argentin, carlo pinto, pan de l’alpin, rapagnola di terra, semprevivo,
segnatempo, spin de prà, tiroliro
Descrizione:
Il fusto è assente o ridotto ai minimi termini. Le foglie, dentate o pennate, spinose disposte in una rosetta
basale, attorniano un capolino fiorale circondato da brattee bianco-argentate. La fioritura avviene in estateautunno. Il frutto è un achenio peloso. La pianta vive appiattita nel terreno ed il suo capolino può superare i
10 centimetri di diametro.
Dove si trova:
Diffusa in buona parte dell’Europa centrale, in Italia è comune in tutte le regioni settentrionali e centrali, più
rara nelle regioni meridionali, assente nelle isole. Vegeta nei pascoli, negli ambienti rocciosi e nei prati
secchi, predilige terreni silicei e calcarei, dove fiorisce da giugno a settembre, sino a 2.200 m.
Parti utilizzate:
La radice
Tempo di raccolta e conservazione:
Si raccoglie in autunno.
Conservazione: Una volta tagliate grossolanamente, le radici si essiccano al sole o si fanno essiccare a
forno lento.
Come si coltiva:
Di solito non viene coltivata, ma sarebbe bene farlo perchè la raccolta delle radici, che sono la parte
medicinale più efficace, può portarla all'estinzione. Richiede terreno povero e sassoso e si riproduce per
seme.
Notizie e curiosità:
Il nome generico deriva da Carlo Magno: la leggenda dice che l'imperatore, in viaggio verso Roma con
l’esercito in pessime condizioni di salute, nelle vicinanze del monte Amiata ebbe un sogno, durante il quale
un Angelo gli rivelò che la radice tostata di questa erba spinosa, ridotta in polvere e mescolata al vino,
sarebbe stata un rimedio efficace per curare i suoi soldati colpiti dalla peste. Sembra che lo stesso Linneo,
attribuisse e dedicasse tale pianta all'imperatore.
Altri ipotizzano un riferimento a Carlo V, in realtà appare più probabile, una banale deformazione della
parola "carduncolos", diminutivo di cardo e il nome starebbe quindi, per piccolo cardo. Acaulis perché
generalmente priva del gambo.
Le brattee che circondano come un'aureola il grande capolino fiorale della carlina, a seconda dell’umidità
atmosferica, funzionano da igrometro naturale, chiudendosi nel caso in cui il tempo stia mutando verso il
brutto, ma comunque sempre nelle ore notturne, per poi riaprirsi al mattino successivo.
Nel passato la carlina era un’erba importante ed era classificata come allessifarmaco (antidoto ai veleni),
proprio per questo era coltivata nei giardini dei monasteri, gli antichi Sassoni la consideravano un amuleto
contro il malocchio e ogni malattia.
Principi attivi:
La carlina è ricca di inulina, uno zucchero digeribile anche dai diabetici.
Proprietà:
La carlina ha nella radice discrete proprietà sudorifere che lo rendono utile nei casi di influenza. Inoltre
l'infuso risulta utile nei casi di insufficienza epatica e di inappetenza.
Nella medicina popolare viene utilizzata la radice che ha proprietà diaforetiche, diuretiche, amaricanti,
digestive, carminative, purganti, cicatrizzanti e febbrifughe.
Preparazione e uso:
La polvere della radice, che veniva anche fumata, veniva usata per lenire il mal di denti e serviva per curare
la scabia ed altre malattie della pelle, le vesciche e le piccole piaghe.
L’infuso di polvere di radice nel vino rosso era indicata contro i reumatismi e come rimedio sudorifero negli
stati febbrili.
Il decotto di carlina può essere usato per detergere la pelle colpita da eczema e da acne.
La carlina in cucina
I ricettacoli dei capolini, noti come “pane del cacciatore”, sono eduli, utilizzabili come i cuori dei carciofi,
oppure tagliati a piccoli pezzi, messi a cuocere con lo zucchero in poca acqua, fino ad ottenere una purea
dolce-piccante, ottima da utilizzare come la mostarda.
Le radici invece, tagliate a rondelle e private della parte interna legnosa, possono essere utilizzate per fare
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canditi, una prelibatezza se coperti di cioccolato.
Ricette:
Carlina
sott'olio
Ingredienti:
Fondi fiorali di carlina
Chiodi di garofano
Alloro
Olio extravergine di oliva
Aceto
Preparazione:
Pulite bene i fondi fiorali di carlina e lasciateli interi.
Fateli bollire in aceto assieme ai chiodi di garofano e alloro.
Quando saranno teneri pescateli e lasciate che si raffreddino senza però asciugarli.
Disponeteli accuratamente nei vasi versando sopra l'aceto anch'esso fatto raffreddare.
Coprite con un pò d'olio e chiudete ermeticamente.
AVVERTENZA
Un uso eccessivo della carlina può provocare vomito e diarrea, ed è quindi indispensabile che ogni
trattamento terapeutico, venga effettuato sotto stretto controllo medico.
CROCUS LIGUSTICUS MARIOTTI
CROCUS MEDIUS BALBIS
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Famiglia Iridacee
Nome volgare Zafferano ligure
Caratteristiche Pianta erbacea
bulbosa, perenne, alta fino a 30
cm, con bulbo schiacciato ai
vertici e rivestito di tuniche brune
fibrose non reticolate, priva di
foglie all'antesi.
Le altre foglie, generalmente in
numero di 2, sessili, lineari, con
una banda bianca in mezzo,
spuntano alcuni mesi dopo la
fioritura per raggiungere le
massime dimensioni in primavera.
I fiori sono singoli e inodori,
bianco e sfumanti di violetto in
alto. Stami 3, opposti ai sepali
con antere lunghe il doppio
rispetto ai filamenti; stigma ad
alberello, di colore rosso intenso
e superante in altezza gli stami.
Il frutto è una piccola capsula
ovoidale brunastra lunga fino a 12
mm e contenente numerosi
piccoli semi; come in tutte le altre
specie congeneri;il frutto è portato
all'incirca al livello del suolo.
Sinonimi Crocus medius Balbis
Habitat Cresce in boschi chiari e prati. Endemismo della Liguria, del basso
Piemonte e del Nizzardo
Proprietà farmaceutiche Come le altre specie del genere Crocus possiede
proprietà emmenagogiche, ipnotico-sedative, stimolanti e toniche;
Uso in cucina La pianta contiene alcuni alcaloidi (crocina, pierocrocina, ecc.)
che la rendono leggermente tossica. In passato C. ligusticus M.G. Mariotti è
stato sporadicamente utilizzato per ricavarne un surrogato di modesta qualità
dello zafferano.Usare con prudenza.
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CALLUNA VULGARIS NOME VOLGARE ITALIANO
BRUGO, ERICA SELVATICA
Nome Volgare Italiano
Brugo, Erica Selvatica
Famiglia
Ericaceae
Etimologia e Storia
Il nome botanico di Calluna deriva dal greco “Kallynein”, che significa pulire, scopare;
infatti, le branche ramose di questa pianta sono state da sempre utilizzate per
fabbricare scope rudimentali; il termine latino Erica deriva anch’esso dal greco
“Ereikein” che significa sgretolare, con verosimile riferimento alle capacità della pianta
di spezzare i calcoli renali.
Tale indicazione è stata accettata e riconosciuta dal Mattioli e dal padre benedettino Don
Alexandre. Se però tale capacità tale capacità litotriptica, (Cazin ha ottenuto dei buoni
risultati nella renella e nei casi di cistite con albuminuria) non è ben documentata per
Calluna, (mentre è ben nota per altre ericaceae), la capacità diuretica ed antiputrefattiva
di tutta la specie è da sempre a pannaggio di tutta la specie ed in particolare del brugo.
VarietàGenere comprendente una sola specie, ha dato origine a numerose varietà fra
cui ricordiamo:
Calluna Vulgaris Albaplena (con fiori bianchi doppi);
Calluna Vulgaris Gold Haze (alta fino a 60 cm con foglie gialle e fiori bianchi);
Calluna Vulgaris Hirsuta (alta pochi centimetri, compatta con foglie grigio verdi e fiori
porpora).
Descrizione BotanicaLa Calluna è molto simile alle varie specie del genere Erica, si
presenta come un arbusto molto ramificato, sempre verde, alto 70-100 cm, con
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portamento ora eretto ora semisdraiato sul terreno. Le foglie, lunghe 2 mm. e larghe 0,7
mm. sono opposte e squamiformi, e ogni coppia è inserita in posizione alterna rispetto
alla precedente; sono embricate, cioè molto ravvicinate tra loro tanto che l’apice di una
copre la base dell’altra; la forma è triangolare, sessile e hanno due orecchiette alla base.
I fiori sono spesso rivolti tutti allo stesso lato, inseriti su dei racemi che talvolta hanno
delle foglie nella porzione apicale, presentano quattro piccole brattee lineari alla base; il
calice, più della corolla, è diviso in quattro lobi, dello stesso colore della corolla, cioè
rosa-lilla; questa di forma campanulata, è circondata dai lobi del calice e divisa in alto da
quattro lobi triangolari. Il frutto è racchiuso dal calice e dalle corolle persistenti ed è
formato da una capsula divisa internamente in quattro loculi che contengono ciascuno un
piccolo seme ovale e punteggiato.
Habitat
È abbastanza comune nel nord dell’Italia, si rinviene qua e là al centro, mentre è assente
al sud e nelle isole; cresce dalla zona mediterranea a quella montana (fino a 2700 m.)
nei boschi, nelle radure delle piante e delle abetine, nei pascoli e nelle torbiere, ma
sempre ed esclusivamente nei terreni silicei, mai in quelli calcarei.
Epoca di Fioritura
I fiori sono presenti da Luglio a Novembre.
Parti Usate
Si adoperano le sommità fiorite (Herba Callunae cum floribus).
Componenti Principali
Arbutina (0,5-1%, più abbondante nella varietà spagnola), idrochinone arbutasi (enzima
che trasforma l’arbutina in idrochinone e glucosio); Quercitina, miricetina, leucodelfidina,
tannini catechici (3-5%), ericolina, ericina, eucaliptolo, ercinolo, (per trasformazione
idrolitica dell’ericolina in glucosio ed essenza sgradevole).
Proprietà Principali
Per uso interno la Calluna Vulgaris ha proprietà specifiche sui disturbi delle vie urinarie. I
suoi decotti sono particolarmente attivi nelle infiammazioni dell’apparato uro-genitale, in
quanto aumentano la secrezione urinaria, purificando la vescica e l’uretra, attenuando al
tempo stesso lo stimolo alla minzione. Contemporaneamente, per l’alto potere
astringente, legato al contenuto in tannini, è utile nei casi di infiammazione intestinale
(diarrea), mentre dosi troppo elevate possono al contrario irritarlo.
Per uso esterno può essere impiegata per attenuare le infiammazioni e le infezioni delle
mucose della bocca, delle gengive, per le pelli infiammate e facili a ricoprirsi di foruncoli.
Indicazioni
Malattie renali, infiammazioni uretrali, diarrea.
Tossicità ed Effetti Secondari
Non sono segnalati in letteratura.
Modalità d’Uso
Uso interno: si usano le sommità fiorite per trattare le infiammazioni dell’apparato genito
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urinario. Ottima la tisana per la cistite e per le turbe renali.
Uso esterno: le sommità fiorite sono impiegate come lavaggio o impacchi per trattare le
mucose infiammate e le pelli arrossate con foruncoli.
Famiglia
Ericaceae
Etimologia e Storia
Il nome botanico di Calluna deriva dal greco “Kallynein”, che significa pulire, scopare; infatti,
le branche ramose di questa pianta sono state da sempre utilizzate per fabbricare scope
rudimentali; il termine latino Erica deriva anch’esso dal greco “Ereikein” che significa
sgretolare, con verosimile riferimento alle capacità della pianta di spezzare i calcoli renali.
Tale indicazione è stata accettata e riconosciuta dal Mattioli e dal padre benedettino Don
Alexandre. Se però tale capacità tale capacità litotriptica, (Cazin ha ottenuto dei buoni risultati
nella renella e nei casi di cistite con albuminuria) non è ben documentata per Calluna, (mentre
è ben nota per altre ericaceae), la capacità diuretica ed antiputrefattiva di tutta la specie è da
sempre a pannaggio di tutta la specie ed in particolare del brugo.
Varietà
Genere comprendente una sola specie, ha dato origine a numerose varietà fra cui ricordiamo:
Calluna Vulgaris Albaplena (con fiori bianchi doppi);
Calluna Vulgaris Gold Haze (alta fino a 60 cm con foglie gialle e fiori bianchi);
Calluna Vulgaris Hirsuta (alta pochi centimetri, compatta con foglie grigio verdi e fiori porpora).
Descrizione Botanica
La Calluna è molto simile alle varie specie del genere Erica, si presenta come un arbusto
molto ramificato, sempre verde, alto 70-100 cm, con portamento ora eretto ora semisdraiato
sul terreno. Le foglie, lunghe 2 mm. e larghe 0,7 mm. sono opposte e squamiformi, e ogni
coppia è inserita in posizione alterna rispetto alla precedente; sono embricate, cioè molto
ravvicinate tra loro tanto che l’apice di una copre la base dell’altra; la forma è triangolare,
sessile e hanno due orecchiette alla base. I fiori sono spesso rivolti tutti allo stesso lato, inseriti
su dei racemi che talvolta hanno delle foglie nella porzione apicale, presentano quattro piccole
brattee lineari alla base; il calice, più della corolla, è diviso in quattro lobi, dello stesso colore
della corolla, cioè rosa-lilla; questa di forma campanulata, è circondata dai lobi del calice e
divisa in alto da quattro lobi triangolari. Il frutto è racchiuso dal calice e dalle corolle persistenti
ed è formato da una capsula divisa internamente in quattro loculi che contengono ciascuno un
piccolo seme ovale e punteggiato.
Habitat
È abbastanza comune nel nord dell’Italia, si rinviene qua e là al centro, mentre è assente al
sud e nelle isole; cresce dalla zona mediterranea a quella montana (fino a 2700 m.) nei
boschi, nelle radure delle piante e delle abetine, nei pascoli e nelle torbiere, ma sempre ed
esclusivamente nei terreni silicei, mai in quelli calcarei.
Epoca di Fioritura
I fiori sono presenti da Luglio a Novembre.
Parti Usate
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Si adoperano le sommità fiorite (Herba Callunae cum floribus).
Componenti Principali
Arbutina (0,5-1%, più abbondante nella varietà spagnola), idrochinone arbutasi (enzima che
trasforma l’arbutina in idrochinone e glucosio); Quercitina, miricetina, leucodelfidina, tannini
catechici (3-5%), ericolina, ericina, eucaliptolo, ercinolo, (per trasformazione idrolitica
dell’ericolina in glucosio ed essenza sgradevole).
Proprietà Principali
Per uso interno la Calluna Vulgaris ha proprietà specifiche sui disturbi delle vie urinarie. I suoi
decotti sono particolarmente attivi nelle infiammazioni dell’apparato uro-genitale, in quanto
aumentano la secrezione urinaria, purificando la vescica e l’uretra, attenuando al tempo
stesso lo stimolo alla minzione. Contemporaneamente, per l’alto potere astringente, legato al
contenuto in tannini, è utile nei casi di infiammazione intestinale (diarrea), mentre dosi troppo
elevate possono al contrario irritarlo.
Per uso esterno può essere impiegata per attenuare le infiammazioni e le infezioni delle
mucose della bocca, delle gengive, per le pelli infiammate e facili a ricoprirsi di foruncoli.
Indicazioni
Malattie renali, infiammazioni uretrali, diarrea.
Tossicità ed Effetti Secondari
Non sono segnalati in letteratura.
Modalità d’Uso
Uso interno: si usano le sommità fiorite per trattare le infiammazioni dell’apparato genito
urinario. Ottima la tisana per la cistite e per le turbe renali.
Uso esterno: le sommità fiorite sono impiegate come lavaggio o impacchi per trattare le
mucose infiammate e le pelli arrossate con foruncoli.
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