Guida Turistica
A CURA DI:
Eugenia Testa
Martina Papa
Leidy Baglivo
Alessandra Dell'Anna
Giulio Buccarella
Andrea Diocleziano
Matteo Maceri
ALLA SCOPERTA
DI PORTO
SELVAGGIO
LA STORIA
Il parco naturale di Porto Selvaggio è
situato lungo la costa ionica e ricade nel
comune di Nardò. E' stato effettivamente
isituito come parco nel 2004, dopo una
lunga vicenda che, negli anni '80, lo
vedeva al centro di un progetto di
lottizzazione che lo avrebbe portato a
divenire un luogo ad alto sfruttamento
turistico. Fortunatamente non è stato
così ed oggi il Parco di Porto Selvaggio è
una delle aree più preziose della Puglia:
un luogo dove nei millenni si sono
susseguiti insediamenti ancora da
scoprire e da studiare.
PERCORSO CONSIGLIATO
Con partenza da Torre Uluzzo ci si avvia
verso la Grotta del Cavallo e si passa dalla
piana della Lea e dalla baia.
Dopo una possibile sosta nella pineta si va
verso la Torre dell'Alto e, infine, si scende in
prossimità della Torre della Dannata.
La Flora del Parco
Nelle radure della macchia di Porto Selvaggio
sono assai frequenti le specie bulbose
rappresentate dal Cipollaccio di Granatelli
(Gagea granatelli), da varie specie di
orchidacee, come l’Orchidea Azuzza (Orchis
lactea), l’Orchidea Piramidale (Anacamptis
pyramidalis) e dal comunissimo Asfodelo
Mediterraneo (Asphodelus microcarpus), dal
cui nome dialettale “uluzzu” deriva il nome
dell’omonima baia. Essa è una pianta eretta,
con un robusto fusto cilindrico, privo di foglie e
molto ramificato nella parte superiore. Le
radici sono date da un breve rizoma dal quale
si dipartono numerosi tubercoli ingrossati e
più o meno affusolati. Le foglie partono tutte
dalle radici e mancano sul fusto.
Le dell'asfodelo si presentano sotto forma di
una rosetta di grosse foglie radicali, strette e
lineari, con l'estremità appuntita.
Asfodelo Mediterraneo
Orchidea Piramidale
Orchidea Azzurra
E’ molto frequente la presenza, lungo le
coste alte e rocciose, del Cappero
Comune (Capparis Spinosa)
Cappero Comune
E’ una pianta cespugliosa, con radice
legnosa, con fusti cilindrici, prostrati o
ascendenti e legnosi alla base, alta 4070 cm. Ha delle foglie leggermente
carnose, ovali rotondeggianti di colore
verde scuro, alterne, dotate di un breve
picciolo, lunghe 3-4 cm, a margine intero.
I fiori del Cappero sono bianchi o rosati e
hanno al centro numerosi e lunghi stami
purpurei. La fioritura è molto prolungata:
da maggio a settembre si formano
bottoni floreali ad ogni ascella fogliare.
La macchia bassa è caratterizzata dalla
presenza, ad alta copertura, della
Ginestra Spinosa (Calicotome infesta) e
del
. Mirto (Myrtus communis).
Quest’ultimo è una pianta che cresce
spontanea, Ha portamento arbustivo o di
piccolo alberello sempreverde, non
spinoso ed è compatto. Le foglie del
mirto sono di forma ovale e hanno
margine intero, le loro dimensioni si aggirano attorno ai quattro centimetri di
lunghezza. I fiori bianco crema, dotati di
vistosi stami dorati, sbocciano da giugno
a settembre, sono solitari e profumati e i
frutti del mirto maturano in autunno e
sono piccole bacche ovoidali di colore
nero-violaceo.
Ginestra Spinosa
Mirto
Si è sviluppata una vegetazione a
macchia e a gariga costituita da cisti: il
Cisto Femmina (Cistus salvifolius), il
Cisto di Creta (C. creticus) e il Cisto di
Montpellier (C. monspeliensis), essi
sono un di piccoli sempreverdi
appartenente alla delle ; vi è anche il
Timo Arbustivo, il Rosmarino e il
Lentisco. Quest’ultimo è una pianta
sempreverde a portamento arbustivo,
la chioma ha una forma globosa, con
rami a portamento tendenzialmente
orizzontale ed è fittamente ricoperto da
foglie lucide e appuntite verde scuro,
alterne, paripennate e a margine intero.
Questa è una pianta dioica, cioè
presenta individui di due sessi diversi. I
fiori, in entrambe i sessi, sono piccoli:
quelli maschili sono vistosi per la
presenza di stami di colore rosso vivo,
mentre quelli femminili sono verdi. I
frutti sono rossi in piena estate e
divengono neri quando maturano in
inverno.
Cisto femmina
Cisto di Montpellier
Rosmarino
Cisto di Creta
Lentisco
Timo Arbustivo
Il territorio del Parco
Torre dell'Alto
L’insenatura di Portoselvaggio insiste
lungo la costa occidentale della Penisola
Salentina (Nardò, Provincia di Lecce).
Quest’area costiera racchiude in un
piccolo spazio geografico numerosi siti di
estremo interesse dal punto di vista
geologico: un vero e proprio scrigno di
pietra ricolmo di storie meravigliose che
meritano di essere raccontate.
Il paesaggio costiero di Porto Selvaggio
appare dominato dalla dorsale della
Torre dell’Alto (72 m s.l.m.), un basso
rilievo tabulare che si allunga da SE
verso NO sino a Torre Nova.
Il sentiero inizia dal fianco settentrionale
dell’insenatura di Portoselvaggio, dalla
località “Lu Paritone”. Il sentiero
prosegue lungo la linea di riva verso sudest, verso la Torre dell’Alto, per circa
1600 m.
Lungo il percorso sono stati individuati
sette siti di rilevante interesse geologico.
L’insenatura di Portoselvaggio è
modellata sulle rocce più antiche
affioranti nel Salento: i calcari
mesozoici (rocce sedimentarie di
origine marina di colore bianco,
formatesi circa 65 milioni di anni fa).
I calcari mesozoici sono caratterizzati
dai resti fossili di molluschi, le rudiste
(organismi vissuti tra i 200 milioni e 65
milioni di anni fa).
Alcuni bellissimi esemplari dei resti
fossili di Nardò sono esposti nel Museo
di scienze naturali di Verona e nel
museo Didattico del Gruppo
Speleologico Neretino.
Per molto tempo i geologi hanno
pensato che i calcari della regione
pugliese si fossero formati in
corrispondenza di un vasto
bassofondo. La recene scoperta di
impronte di dinosauri nei calcari
mesozoici pugliesi, ad Altamura,
Molfetta e sul Gargano, inoltre, ha
imposto un radicale cambiamento in
questa ricostruzione paleogeografica.
Sul fianco meridionale dell’insenatura di
Portoselvaggio è possibile rilevare la
presenza di selce, la quale proviene
dalla precipitazione chimica di silice
prodotta da microrganismi radiolari a
diatomee. Essa può fermare letti
primari distinti da quelli carbonatici,
oppure letti secondari per sostituzione
diagenetica di particelle calcaree.
La penisola salentina è costituita da
rocce calcaree e molto permeabili, di
età mesozoica spesse oltre 6 km sulle
quali poggiano delle sottili coperture di
età terziaria e quaternaria.
Per quanto riguarda le acque dolci,
meno dense di quelle salate marine,
sono quindi costrette a interrompere il
loro moto verso il basso e a dirigersi
lateralmente verso la linea di riva dando
luogo a un potente accumulo di acqua,
denominato falda carsica profonda.
A Portoselvaggio, inoltre, sono presenti
numerosi blocchi calcareniti del locale
substrato che forse possono essere
l’effetto di un maremoto generato
probabilmente da una frana
sottomarina nel Golfo di Taranto
innescata dal forte terremoto
verificatosi il 5 dicembre 1456.
Una importante fase morfogenetica
nell’area di Portoselavaggio fu
innescata dalle rigide condizioni
climatiche verificatesi con l’avvento
dell’ultimo periodo glaciale. Durante
questo periodo,infatti, le forti condizioni
di resistasia combinate con l’alto grado
di fatturazione dei corpi rocciosi
carbonatici, resero particolarmente
efficaci i processi connessi con il gelo e
disgelo (crioclastismo) e indussero una
relativamente rapida modificazione
della ripida scarpata della Torre
dell’Alto.
L’area costiera di Portoselvaggio è anche
caratterizzata da numerose grotte poste
sia al di sopra del livello del mare ed
estremamente importanti dal punto di
vista archeologico (Grotta Uluzzu, Grotta
del Cavallo, Grotta delle Corvine, Grotta
Verde ecc.)