Codolina Meridionale,Barboncino Mediterraneo,Thero

annuncio pubblicitario
Codolina Meridionale
Phleum ambiguum – Codolina Meridionale – La codolina irsuta
ambigua è un’entità apartenente a una specie delle montagne
dell’Europa sudorientale, presente, con due sottospecie, in
tutte le regioni d’Italia salvo che in Sardegna; la
sottospecie ambiguum manca nelle Alpi centro-orientali e in
Valle d’Aosta. Cresce in prati e pascoli aridi e in
vegetazioni erbacee aperte, con optimum nella fascia montana.
Il nome generico è la trascrizione latina del greco ‘fleòn’
(pianta simile ad un giunco), quello specifico si riferisce
alla pelosità delle glume. Forma biologica: geofita
rizomatosa. Periodo di fioritura: maggio-giugno. – Presenza
nel Parco: localiata. – La Verna (Siemoni et al., 1989-1998,
sub Phleum ambiguum); M. Calvano (Viciani & Gabellini, 2002).
La presenza nell’area di studio sia di questa entità sia della
sottospecie nominale è di interesse in quanto è proprio qui
che si verifica il contatto tra le popolazioni settentrionali
(subsp. hirsutum) e meridionali (subsp. ambiguum) della
specie; non sempre però la distinzione tra le due sottospecie
è agevole.
Barboncino Mediterraneo
Hyparrhenia hirta – Barboncino Mediterraneo – È una pianta
erbacea perenne emicriptofita cespitosa, alta 40–70 cm. Ha
foglie laminari e infiorescenze formate da coppie di spighe
sorrette da un gambo che a sua volta nasce dall’ascella di
foglie cauline rigonfie.
La specie è diffusa: nel bacino del Mediterraneo (Portogallo,
Spagna – incluse Baleari, Francia – inclusa Corsica, Italia,
Albania, Jugoslavia, Grecia inclusa Creta, Turchia, Cipro,
Israele, Giordania, Libano, Siria, Egitto, Libia, Tunisia,
Algeria e Marocco;
nella Macaronesia: Capo Verde, Madera e Canarie;
in Africa: Eritrea, Etiopia, Somalia, Sudan, Kenya, Tanzania,
Uganda, Camerun, Niger, Angola, Zambia, Botswana, Lesotho,
Namibia, Sudafrica, Swaziland; in Asia: Oman, Arabia Saudita,
Yemen, Iran, Iraq, Afghanistan, India, Pakistan. Per l’ Italia
il Pignatti la segnala dalla Liguria in giù, Sardegna e
Sicilia comprese, escludendo la Pianura padana e le regioni
settentrionali. Cresce in ambienti di prateria mediterranea e
gariga.
Thero-Brachypodietea
Tra gli habitat considerati prioritari rientra anche l’habitat
del Thero – brachypodietea.
I siti caratterizzati dalla presenza dell’habitat prioritario
del Thero – brachypodietea sono dominati da vegetazione
erbacea annuale tipica di ambiente caldo – arido e si
caratterizzano per la presenza di aspetti vegetazionali che
rappresentano diversi stadi dinamici. Il nome di questo
habitat deriva da Theros = annuale e da Brachypodium, che è un
genere caratteristico di graminacee.
Le praterie con terofite (terofite = piante che svolgono il
loro ciclo biologico entro un anno; germinano infatti in
autunno, sfruttando la condensa autunnale della rugiada, si
accrescono durante l’inverno, e si riproducono in primavera,
superando quindi l’estate sotto forma di seme) si alternano in
genere alle aree a macchia mediterranea e alle aree con
querceti mediterranei. Questi siti si caratterizzano inoltre
per la diffusa presenza di affioramenti rocciosi, in
prevalenza carbonatici. I percorsi substeppici di graminacee e
piante annue, come viene anche definito l’habitat del Thero –
brachypodietea, costituiscono uno dei più caratteristici
ambienti presenti in Puglia, nelle tre grandi aree carsiche
della regione, il Salento, il Gargano e le Murge.
Questo ambiente si caratterizza quindi per la scarsa copertura
arborea, rari sono infatti gli alberi e persino gli arbusti, e
per la conseguente limitata capacità di trattenere il terreno
agrario, spesso completamente assente in aree caratterizzate
dall’affioramento della roccia calcarea sottostante. Il
substrato, privo della naturale copertura vegetale, subisce in
maniera maggiore l’influenza limitante dei fattori ambientali
e climatici (aridità, azione dei venti, forte soleggiamento).
I percorsi substeppici per molti studiosi rappresentano
l’ultimo stadio di degrado della vegetazione spontanea
mediterranea, traendo origine dall’azione millenaria
dell’uomo, come risultato dell’azione combinata del
disboscamento, del successivo dilavamento meteorico del
substrato, della forte siccità estiva e della scarsa capacità
di ritenzione idrica di un substrato fortemente fessurato in
seguito ai fenomeni carsici.
Fritillaria Messanensis
Fritillaria Messanensis – Fritillaria L., 1753, è un genere di
piante della famiglia delle Liliaceae, originario del
Sudafrica, il cui nome deriva dal latino fritillus (= bossolo
per i dadi) per la forma dei fiori con variegatura a scacchi;
comprende piante bulbose distribuite nelle regioni temperate
dell’emisfero settentrionale, alte da 25 cm fino a 1,20 m a
seconda della specie, con fiori gialli, verdi, blu, arancio,
scarlatto, rosso-brunastro, in tinta unica o screziati.
La Fritillaria imperialis originaria della Persia e Turchia,
nota col nome di Corona imperiale già coltivata in Europa nel
XVI° secolo, pianta vigorosa dall’aspetto particolare, con un
grosso bulbo, dalle tuniche giallastre, e con tipico odore
agliaceo, con uno stelo sormontato in primavera da un ciuffo
di foglie, e da fiori campanulati o tubolari con corolle di
colore rosso-brunastro, giallo o arancione, riuniti in grandi
infiorescenze disposte a cerchio sotto il ciuffo di fogliame.
La Fritillaria pyrenaica, detta anche Fritillaria nigra, alta
oltre 40 cm, con fiori penduli dai vari colori verde oliva,
violaceo e marrone. La Fritillaria ruthenica originaria del
Caucaso con fiori penduli di colore nero
Tra le specie spontanee in Italia citiamo:
La Fritillaria meleagris L., originaria dell’Europa centrale,
ma ormai spontanea delle Alpi, nota anche col nome di
Meleagride serpentina, dal portamento serpentino dello stelo,
alta 30–40 cm, ha foglie sparse, lineari-canalicolate, con
fiori campanulati, penduli, dalle corolle violacee maculate di
porpora-rugginoso, fioritura in aprile-maggio
La Fritillaria tubaeformis Gren. & Godr. (= F. delphinensis
Gren. & Godr.), vive spontanea nei pascoli e luoghi
cespugliosi aridi dei monti, con fusti alti 30 cm, portanti
foglie solo nella metà superiore, le fogie apicali sono
lineari, quelle inferiori strettamente lanceolate, fiori
grandi 3-3,5 cm, di colore bruno-porporino chiaro, variegato a
scacchiera La Fritillaria tenella Bieb. (= F. montana Hoppe),
nota col nome comune di Meleagride minore, specie tipica dei
pascoli e dei luoghi rocciosi, dei monti, è una pianta esile
con un bulbo ricoperto da tuniche biancastre, da cui si erge
un gracile scapo lungo 20–40 cm, che porta foglie linearilanceolate, opposte o riunite in verticilli di 3, o più
raramente disposte in ordine sparso, e solcate profondamente
da nervature parallele, i fiori sono reclinati, con un
perigonio campanulato, di petali ovoidali-oblunghi di colore
vinoso-porporino, più o meno variegati a scacchiera, con una
fossetta nettarifera ovoidale-oblunga, ha 6 stami e un
pistillo con ovario supero, frutto a capsula ovoidale lungo
15–20 mm.
Ginepro Feniceo
Ginepro Fenicio – Juniperus Phoenicea – La presenza di questa
specie è estremamente importante poiché in Italia ha una
distribuzione frammentaria e in imminente pericolo di
estinzione (De Marco et al.1985). Il ginepro fenicio è una
pianta frugale con accrescimenti molto lenti ed estremamente
longeva. A tal riguardo gli studi condotti evidenziano che sul
sito sono presenti esemplari di Juniperus phoenicea di
dimensioni diametriche tali da poter essere considerati ultracentenari; difatti dalla proporzione tra numero degli anelli e
diametro, effettuata su esemplari trovati già tagliati, si è
potuto risalire per i ginepri di 30 cm di diametro, ad un’età
approssimativa di 250 anni. Dato che va comunque approfondito
poiché la ricostruzione cronologica nel ginepro è
particolarmente difficoltosa a causa della presenza di falsi
anelli e dal modesto spessore degli stessi.
Il legno è di ottima qualità ed era un tempo utilizzato per
piccoli lavori di intarsio. In passato sulla duna di Cala del
Cefalo il taglio di questa pianta era da imputarsi al suo
utilizzo come surrogato del Abete rosso nel periodo natalizio.
Scarica