ITCG CATTANEO CON LICEO DALL’AGLIO - via M. di Canossa - Castelnovo ne’ Monti (RE) SEZIONE I.T.I. Michele Iori 2° G Ricerca di fisica Il moto dei satelliti, Keplero , Newton e la gravità Da Aristotele allo spazio Fino al 1600 la fisica terrestre era considerata diversa da quella celeste . Si credeva, seguendo il pensiero di Aristotele, che i pianeti fossero fatti di una materia eterna e immutabile (la quintessenza) e che ruotassero eternamente intorno alla Terra in orbite circolari . Si studiava solo la cinematica dei corpi celesti , riuscendo anche a prevedere il loro corso, ma non se ne studiava la dinamica, cioè il "che cosa fa muovere i pianeti”. Oggi , per noi che abbiamo assistito allo sbarco sulla Luna e a molte spedizioni spaziali , sembra normale applicare le leggi fisiche e chimiche terrestri anche agli altri corpi celesti, ma in passato si sono dovute attendere le intuizioni di Keplero e Copernico per compiere il grande passo. Dopo l’enunciazione delle leggi di Keplero e della gravitazione universale sono stati fatti grandi passi in campo astronomico. Si è giunti a una migliore conoscenza del sistema solare e della Via Lattea, in cui il Sole è in periferia ; sono stati scoperti 10 miliardi di galassie e 1000 miliardi di miliardi di stelle. Nell’ultimo secolo si è sviluppata l’esplorazione spaziale grazie a una rapida evoluzione tecnologica del razzo. Il razzo ha una differenza fondamentale rispetto agli altri mezzi di trasporto , è autonomo rispetto all’ambiente circostante . L 'automobile sfrutta l'attrito con l'asfalto per muoversi come l'areoplano sfrutta la spinta dell'aria. Il razzo, invece , è un sistema completo che ha al suo interno l'apparato propulsore ; si può muovere perciò anche nel vuoto interstellare. Si può considerare un sistema isolato a cui è applicabile la legge di conservazione della quantità di moto: la quantità di moto acquistata dai gas di scarico si trasmette , con la stessa direzione e verso opposto , al razzo. L'astronautica come scienza nasce dal fisico russo Tsiolkovski all'inizio del nostro secolo e prosegue per scopi bellici col tedesco Von Braun che realizza il primo razzo. Ecco i suoi parametri caratteristici : - gittata 320 Km - quota 185 Km - velocità 1600 m/s, - durata della spinta dei gas 65s CORSO DI FISICA - prof. Massimo Manvilli – Anno scolastico 1996-1997 1 ITCG CATTANEO CON LICEO DALL’AGLIO - via M. di Canossa - Castelnovo ne’ Monti (RE) SEZIONE I.T.I. Nel 1957 il russo Korolev realizza lo Sputnik, il primo satellite artificiale . Nel 1961 Gagarin è il primo uomo in orbita nello spazio : al decollo subisce un'accelerazione di 5g e al rientro di 9g . Inizia così la "corsa allo spazio" : nel 1969 Armstrong è il primo uomo a mettere piede sulla Luna e vi arriva grazie ad un razzo a tre stadi. Ogni stadio contiene propellenti che imprimono una data velocità al mezzo; quando il combustibile finisce, il primo stadio si stacca ed entra in funzione il secondo , che si comporta allo stesso modo. Così l'ultimo stadio acquista un'alta velocità (11.2 Km/s) , perché le accelerazioni sono inversamente proporzionali alle masse. Al ritorno dalla Luna si è cercato di costruire un mezzo riutilizzabile per diversi viaggi: lo Shuttle, il primo dei quali viene completato nel 1981. Un grave incidente nel 1986 ( 7 morti) ne rallenta lo sviluppo. Le ultime realizzazioni riguardano una stazione orbitante ed il lancio di molte sonde che sono tuttora nello spazio e ci inviano preziose informazioni. Keplero : cenni storici e leggi Nel 1532 Nicolò Copernico avanza l'idea del sistema eliocentrico in cui tutti i pianeti orbitano intorno al Sole e non intorno alla Terra , la quale perde quindi la posizione privilegiata datale dal sistema geocentrico universalmente accettato a quell’epoca. Dopo quarant’anni (1571) nasce Keplero ( Johannes Kepler) un tedesco che già a vent’anni diviene un grande astronomo. Keplero sostiene la teoria copernicana, apportando fondamentali cambiamenti in campo astronomico; inventa il primo rifrattore (o telescopio kepleriano) , scrive le sue tavole planetarie (tavole rudolfine ) ma soprattutto intuisce che le orbite dei pianeti non sono cerchi ma ellissi. Partendo da questa osservazione, comincia a studiare il moto dei pianeti, basandosi sui tantissimi dati sperimentali raccolti, in una vita di studi , dal danese Tycho Brahe , suo maestro. Enuncia cosi tre famose leggi matematiche (leggi di Keplero) che , come tutte le leggi di questo tipo , non sono solo raccolte di dati e numeri, ma consentono di prevedere il risultato di nuove osservazioni. Prima legge di Keplero. Le orbite descritte dai pianeti intorno al Sole sono ellissi di cui il Sole occupa uno dei due fuochi (l'altro fuoco non è occupato da nulla in particolare). Questa legge descrive la forma delle orbite. Un 'ellisse è costituita da tutti i punti percui la somma delle distanze da due punti fissi, detti fuochi, ha un valore costante. CORSO DI FISICA - prof. Massimo Manvilli – Anno scolastico 1996-1997 2 ITCG CATTANEO CON LICEO DALL’AGLIO - via M. di Canossa - Castelnovo ne’ Monti (RE) SEZIONE I.T.I. C F’ ’ F B A FA + F’A = FB + F’B = FC + F’C Un'ellisse e' quindi, grosso modo, un cerchio schiacciato . In generale le orbite planetarie sono ellissi poco schiacciate i cui fuochi sono molto vicini e che quindi sono molto simili a circonferenze Seconda legge di Keplero. il raggio vettore che dal Sole va a un pianeta spazza aree uguali in intervalli di tempo uguali (costanza della cosiddetta velocità areolare) La seconda legge tratta della velocità dei pianeti , sottolineando il fatto che essa non è costante; in pratica si afferma che il pianeta si muove tanto più velocemente nella sua orbita ellittica quanto più si trova vicino al sole. Il punto dell’orbita più lontano dal Sole si dice afelio , quello più' vicino perielio. Perielio Afelio Le due aree tratteggiate in rosso, descritte dal raggio vettore in uguali intervalli di tempo, hanno lo stesso valore, per cui la velocità nel tratto P-P’ è maggiore di quella relativa al tratto A-A’ (percorre uno spazio maggiore nel medesimo intervallo di tempo). CORSO DI FISICA - prof. Massimo Manvilli – Anno scolastico 1996-1997 3 ITCG CATTANEO CON LICEO DALL’AGLIO - via M. di Canossa - Castelnovo ne’ Monti (RE) SEZIONE I.T.I. Terza legge di Keplero. Il rapporto fra il cubo del raggio dell'orbita e il quadrato del periodo di rivoluzione è Io stesso per tutti i pianeti. Questa legge illustra la relazione fra le distanze dei pianeti dal Sole ed il tempo che i pianeti impiegano a percorrere interamente la loro orbita. Nasce così la seguente formula: 3 R ----- = K T2 dove R è il raggio medio Pianeta - Sole, T il tempo o periodo di rivoluzione e K una costante uguale per tutti i pianeti che orbitano intorno al Sole. Ovviamente, in un altro sistema planetario K ha un valore diverso, ma è pur sempre costante per tutti i pianeti e i satelliti di quel sistema . E' altrettanto ovvio che se aumenta la distanza dal Sole l'orbita diviene più lunga ed aumenta il tempo che occorre per percorrerla . Newton e la Legge di Gravitazione Universale Si sa che, per il principio di inerzia , in assenza di forze un corpo si muove in linea retta a velocità costante . Nello spazio , però i pianeti percorrono orbite ellittiche attorno al Sole, quindi su di loro agisce una forza (la stessa cosa vale anche per i satelliti) Questa forza è stata genialmente definita da Newton che ha avuto la grande capacità di intuire che è la stessa forza di gravità terrestre ad agire anche nello spazio ; Newton ha superato la barriera fra fisica celeste e fisica terrestre , forse grazie alla famosa storia della mela. Lo scienziato arrivò a concludere che la forza di attrazione gravitazionale fosse espressa da questa formula: F = G m1 m2 / r2 dove m1 ed m2 sono le masse dei due corpi , r è la distanza fra i due corpi e G è la costante di gravitazione universale , valida per qualsiasi corpo in ogni luogo. Questa formula ci dice che la forza è direttamente proporzionale a ciascuna delle masse e inversamente proporzionale al quadrato della distanza. CORSO DI FISICA - prof. Massimo Manvilli – Anno scolastico 1996-1997 4 ITCG CATTANEO CON LICEO DALL’AGLIO - via M. di Canossa - Castelnovo ne’ Monti (RE) SEZIONE I.T.I. Quindi più due masse sono grandi più si attraggono . La distanza incide ancora di più sulla forza: se raddoppia la distanza, la forza diviene un quarto , se triplica la distanza, la forza diviene un nono ecc. . In fisica l'inverso del quadrato compare molte volte, come per esempio nella legge di Coulomb (che formalmente è molto simile a quella di gravitazione universale ma riguarda la forza tra corpi dotati di carica elettrica) . Il grafico dato da una funzione del tipo y = 1/x2 è simile ad un ramo di iperbole equilatèra , che è generata dalla funzione y =1/x Dalla legge di gravitazione universale si può ricavare il valore della costante G . Per determinarla numericamente si considera un oggetto sulla superficie terrestre. Visto che la Terra si comporta come un punto materiale, cioè come se la sua massa fosse tutta concentrata nel centro, il raggio r è uguale a quello terrestre, m1 è la massa della terra, m2 ed F sono la massa ed il peso dell'oggetto (cioè la forza di attrazione fra Terra ed oggetto). Il risultato ottenuto da Newton in base ai dati conosciuti sulla massa e sulle dimensioni della terra fu : G = 6 * 10-11 Nm2/Kg2 Nel 1798 lo scienziato inglese Cavendish ricavò sperimentalmente in modo più preciso il valore di G , ottenendo : G = 6.67*10-11 Nm2/Kg2 La costante è un numero molto piccolo (per questo noi non sentiamo attrazione nemmeno quando siamo vicini a masse molto grandi, come le montagne) , ma conoscendola si può calcolare la forza gravitazionale con cui un oggetto di massa pari ad 1 Kg e la Terra si attraggono: F = 6,67 * 10 -11 24 1*(5,98 * 10 ) = 9.8 N * 6 2 (6.38*10 ) La massa della Terra è 5.98 * 1024 Kg e il suo raggio medio è 6.38 * 106 m. Si spiega così, partendo dalla legge di gravitazione universale, il noto valore della accelerazione gravitazionale . Per il terzo principio della dinamica anche l'oggetto attrae la Terra con una forza di 9.8 N , ma il pianeta non ne risente a causa della sua enorme massa. CORSO DI FISICA - prof. Massimo Manvilli – Anno scolastico 1996-1997 5 ITCG CATTANEO CON LICEO DALL’AGLIO - via M. di Canossa - Castelnovo ne’ Monti (RE) SEZIONE I.T.I. I satelliti Già nel XVII secolo Isaac Newton spiegò come fosse possibile far girare un satellite intorno alla Terra ; il suo ragionamento è questo : Supponiamo di trovarci su una montagna molto alta e di sparare un proiettile con un cannone potente. La gittata sarà di qualche chilometro ; ripetendo il lancio con velocità sempre crescenti si osserverà che la traiettoria sarà caratterizzata da una curvatura sempre minore ed il proiettile cadrà sempre più lontano. Una volta raggiunta una velocità sufficiente esso continuerà a cadere seguendo una traiettoria la cui curvatura corrisponde a quella della superficie terrestre e non toccherà più il terreno : come si usa dire sarà “entrato in orbita”. Il moto del satellite non dipende dalle dimensioni del pianeta. E' come se tutta la massa fosse concentrata in un unico punto materiale posto nel baricentro del pianeta stesso. Per calcolare la velocità del satellite è possibile considerare una traiettoria circolare ; in questo caso la forza di gravità si identifica con la forza centripeta che determina il moto circolare uniforme del satellite. Uguagliando le espressioni delle due forze si ottiene : Fc = m V2/r ms* V2/r = G* ms*mp/r2 dove ms è la massa satellitare , mp è la massa planetaria, V è la velocità del satellite ed r è il raggio orbitale . Semplificando si avrà: V2 = G*mp/r da cui v = G*mp/r Questa formula consente di calcolare la velocità del satellite in orbita circolare. La velocità è la stessa con cui il satellite deve essere sparato in direzione ortogonale alla forza di gravità, da un'altezza h ( tale che r = rt + h), per entrare in orbita. E' interessante notare che nella formula non compare la massa del satellite: V è quindi la stessa per tutti ì satelliti lanciati da uno stesso pianeta . CORSO DI FISICA - prof. Massimo Manvilli – Anno scolastico 1996-1997 6 ITCG CATTANEO CON LICEO DALL’AGLIO - via M. di Canossa - Castelnovo ne’ Monti (RE) SEZIONE I.T.I. Si noti che V è inversamente proporzionale ad r , cioé più l'orbita è alta più lentamente si muove il satellite. Di conseguenza aumenta anche il periodo di rivoluzione. Un satellite si comporta quindi come un proiettile sparato con una velocità tale da non permettergli di atterrare anche se non viene ovviamente sparato dall’alto di una montagna. I satelliti artificiali vengono fatti salire fino ad un’altezza opportuna con un missile a più stadi , diretti “parallelamente” alla terra e portati alla velocità necessaria perché si mantengano in orbita a quella quota. Esistono infinite orbite che un corpo può seguire a seconda della velocità con cui viene lanciato. Se la velocità è inferiore al cosiddetto valore critico il corpo si comporta come un proiettile in quanto la sua traiettoria è un arco di ellisse, uno dei cui fuochi è il centro della terra, che interseca la superficie (di solito si approssima tale traiettoria ad una parabola considerando costante la attrazione di gravità). Se la velocità è uguale o superiore al valore critico la traiettoria ellittica non interseca più la superficie terrestre per cui il proiettile diventa un satellite della terra (linee blu). La traiettoria circolare è solamente un caso particolare di queste ultime in quanto la circonferenza non è altro che un’ellisse con i due fuochi coincidenti. Se la velocità è molto elevata e supera la cosiddetta velocità di fuga il corpo può sfuggire per sempre dalla terra seguendo traiettorie a forma di iperbole (linee rosse). I due tipi di curve sono separati da una traiettorie particolare (linea verde) a forma di parabola che corrisponde al valore della velocità di fuga , pari a 11200 m/s cioè circa 40000 Km/h. Ogni corpo celeste, a seconda delle sue dimensioni e della sua densità ha un particolare valore della velocità di fuga. A questo proposito vale la pena ricordare che nel caso di corpi “piccoli” ma di densità elevatissima può accadere che la velocità di fuga sia superiore a quella della luce (circa 300000 Km/s) per cui neppure i raggi luminosi riescono ad uscire da un tale campo gravitazionale; è il caso dei cosiddetti Buchi Neri di cui è popolato l’universo. Se un satellite ruotasse su un'orbita giacente nel piano equatoriale, nello stesso senso in cui la Terra gira su se stessa (cioè da ovest verso est, visto che noi vediamo muoversi il Sole da est a ovest) ed alla giusta altezza, potrebbe sembrare immobile ad un osservatore che lo guardi dall'equatore. Questo perché il satellite si muoverebbe alla stessa velocità angolare della Terra ; in tal caso la sua orbita viene definita geostazionaria , cioè ferma rispetto alla Terra. L'orbita geostazionaria del nostro pianeta è ad un'altezza di 35800 Km ed è quella normalmente utilizzata dai satelliti per le Telecomunicazioni internazionali e per le previsioni metereologiche. CORSO DI FISICA - prof. Massimo Manvilli – Anno scolastico 1996-1997 7