Analisi biomeccanica della camminata e della corsa

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Analisi biomeccanica della camminata e della corsa
La biomeccanica è la scienza che applica i principi della meccanica al movimento del
corpo umano. In particolare studia la cinematica (il movimento del corpo) e la
dinamica (le forze che provocano tali movimenti).
Nella stazione eretta la proiezione del baricentro
cade sempre all'interno del poligono di
appoggio. Ciò facilita il mantenimento statico
dell'equilibrio corporeo.
Durante il movimento, nell'azione dinamica della
camminata o della corsa il baricentro corporeo si
sposta continuamente, pur rimanendo sempre
all'interno del poligono di appoggio.
La proiezione del baricentro cade all'interno del poligono di appoggio
In posizione anatomica naturale il piede è orientato verso l'esterno di circa 23°.
La volta plantare svolge una funzione di sostegno del peso corporeo.
L'articolazione della caviglia funziona come una leva di secondo genere .
Dinamica della camminata (gait cycle)
Nel cammino le gambe ripetono una
sequenza di movimenti che consentono
l'avanzamento del corpo, mantenendo il
corpo in assetto stabile. Durante il
cammino, una gamba serve come
supporto mentre l’altra avanza.
Una singola sequenza per un arto è
chiamato ciclo del passo (gait cycle).
Per comprendere la complessità degli eventi che intercorrono tra un passo e l’altro,
bisogna considerare diversi aspetti.
Nell'azione del cammino il nostro corpo deve svolgere alcune importanti funzioni:
1) generare una forza propulsiva da parte dei muscoli;
2) mantenere l'equilibrio e la stabilità del corpo nonostante le continue variazioni
posturali;
3) attenuare l'impatto del piede con il terreno;
4) automatizzare il gesto in modo da renderlo poco dispendioso per l'organismo
La deambulazione è quindi data da una successione ciclica di movimenti ritmici
alternati che ci consente di spostare in avanti il nostro corpo. Per comprendere
meglio la biomeccanica del cammino è necessario analizzare il ciclo completo della
locomozione. Viene definito ciclo del cammino (gait cycle) il periodo che intercorre
tra due appoggi successivi dello stesso piede sul terreno.
Ogni ciclo del passo è diviso in due periodi:
1. fase di appoggio (stance) durante la quale il piede rimane a contatto con il suolo.
2. fase di oscillazione (swing) durante la quale l'arto viene sollevato e portato in
avanti per prepararsi all'appoggio successivo. Tale fase viene anche chiamata fase di
trasferimento.
Ogni ciclo inizia e termina con entrambe i piedi a contatto con il terreno,
Possiamo, quindi, dividere il ciclo del passo
in tre distinti momenti:
• Fase iniziale di doppio appoggio o carico: quando entrambe i piedi sono al suolo, il
carico del peso del corpo è equamente diviso sui piedi;
• Supporto (carico) su una sola gamba: inizia quando il piede opposto è sollevato per
oscillare. Durante questa fase l’intero peso del corpo è tenuto su una sola gamba;
• Fase terminale di doppio appoggio: in questa fase la distribuzione del carico è molto
asimmetrica.
E’ stato dimostrato che la durata di queste fasi è inversamente proporzionale alla
velocità con cui si cammina, perciò ad una velocità di 80m/min la fase d’appoggio
dura il 62% e quella d’oscillazione il 38%. Il tempo complessivo delle due fasi
diminuisce man mano che la velocità aumenta; viceversa aumenta man mano che la
velocità diminuisce. Quando si cammina velocemente, probabilmente, si allunga la
fase di supporto su una sola gamba, mentre si abbrevia quella di doppio appoggio.
Durante il cammino, una gamba serve come supporto mentre l’altra avanza in un
nuovo punto di supporto, poi le gambe invertono i ruoli e la gamba che era stabile
diventa mobile, mentre quella mobile ridiventa stabile.
Analizziamo ora i diversi movimenti che avvengono fra l'appoggio di un tallone ed il
suo successivo appoggio a terra. Il ciclo del passo si divide in otto fasi funzionali.
La fase di appoggio si può dividere in quattro diverse fasi:
 1. Contatto tallone (heel strike): è una fase molto breve in cui il tallone del
piede proiettato in avanti si trova a contatto con il suolo
 2. Pieno appoggio (mid stance): è la fase più lunga che inizia con lo stacco del
piede controlaterale e termina quando il piede è completamente appoggiato al
suolo (calcagno, metatarso e dita appoggiate al terreno)
 3. Distacco tallone (heel off): questa fase termina quando l'arto controlaterale
tocca il suolo e contemporaneamente si assiste al distacco dal suolo del tallone
del piede portante
 4. Distacco dita (toe off): è una fase che termina con il distacco delle dita dal
terreno, dopo la quale il peso del corpo viene trasferito in avanti.
Anche la fase di oscillazione (swing) si può dividere in 4 diverse fasi.
1. Fase di pre-oscillazione (fine della fase di appoggio);
2. Fase iniziale: l'arto inferiore preso in esame si sposta in avanti per opera dei
muscoli flessori dell'anca, dopo lo stacco delle dita del piede;
3. Fase intermedia: l'arto inferiore si sposta da una posizione posteriore al corpo ad
una posizione anteriore. Contemporaneamente la caviglia si flette.
4. Fase finale: in questa fase si continua e termina il movimento precedente, il
ginocchio e la caviglia raggiungono la loro massima estensione preparando allo stesso
tempo l'arto al contatto al suolo (appoggio del tallone e ripresa del ciclo del cammino).
La combinazione di queste otto fasi assolve tre compiti basilari che sono:
attenuare l'impatto del tallone sul terreno;
assicurare la stabilità degli arti;
consentire la progressione coordinata a ritmo regolare dei passi.
Le tre fasi funzionali sono distinte in:
a) il carico del peso (periodo d’appoggio):
Il compito assolto è quello di trasportare il peso sopra la gamba che ha appena
finito l’oscillazione in avanti ed è quindi in situazione instabile.
b) supporto su una sola gamba
Mentre la progressione continua, l’altro piede si solleva per iniziare l’oscillazione, un
solo arto supporta il peso del corpo sul piano sagittale, fino a che il piede opposto
tocca il suolo.
c) avanzamento dell’arto
La posizione preparatoria all’avanzamento comincia con l’appoggio. Poi la gamba
oscilla, si solleva, avanza e si prepara per il nuovo appoggio.
LA STABILITÀ DINAMICA
Nella stazione eretta e durante
il
cammino, l’effetto del peso del corpo
è identificato dai vettori del corpo; in
pratica il corpo cade in basso ma
genera una forza uguale e contraria
(legge
di Netwon). Durante
il
cammino, il corpo si muove da dietro
in avanti sul supporto dei piedi; per
tutto il tempo, l’area di supporto dei
piedi cambia dal tallone alla pianta,
all’avampiede.
Ogni volta che si appoggia un piede a terra, i muscoli degli arti inferiori compiono un
lavoro negativo, ciò fino a quando il baricentro corporeo non si troverà esattamente
sopra al piede. Nel momento esatto in cui il piede tocca terra, il baricentro del corpo
è più indietro. La fase del trasferimento del peso corporeo in cui il baricentro avanza
fino a trovarsi sopra il piede d’appoggio è ottenuta quindi con produzione di lavoro
negativo (da parte dei muscoli coinvolti nell'azione di avanzamento). Da quando il
baricentro si sposta più avanti del piede, e fino a quando non si appoggia a terra
l’altro, è ottenuta con produzione di lavoro positivo (fase di sospensione nella corsa).
ANALISI BIOMECCANICA DELLA CORSA
La differenza fondamentale tra la corsa e la deambulazione è la presenza della fase
aerea (di sospensione). Durante questa fase, assente nella normale deambulazione,
nessun piede rimane appoggiato a terra. Per un breve periodo di tempo il nostro
corpo si trova pertanto "in fase aerea" rispetto al terreno.
Inoltre nella corsa l'appoggio del piede a terra non avviene in sequenza talloneavampiede come nella deambulazione. E' l'avampiede, e più precisamente la parte
esterna metatarsale a prendere contatto con il suolo in modo da assorbire l'impatto e
sfruttare contemporaneamente l'azione dei muscoli estensori (il cosiddetto
"stiffness"). Una corretta tecnica di corsa preveder il controllo dei diversi segmenti
corporei:

la testa (va mantenuta eretta, in linea con il corpo)

il busto (deve essere leggermente inclinato in avanti)

il bacino (non deve essere arretrato rispetto al busto)

le braccia (devono avere un angolo gomito - avambraccio di circa 90 gradi)

i piedi (in assetto corretto)
La tecnica della corsa può essere suddivisa in due fasi distinte: la fase di appoggio
singolo (che ha inizio con il contatto del piede al suolo e termina con il movimento di
piegamento/estensione dell’arto in appoggio) e la fase aerea (che è caratterizzata
dal movimento di recupero degli arti inferiori per garantirne la giusta alternanza).
La fase di appoggio singolo (il contatto al suolo) può essere distinta in tre
momenti:
a) Momento di ammortizzazione, cioè la presa di contatto del piede sul terreno ed
ammortizza l'impatto grazie all'azione del tricipite surale; durante questa fase viene
sfruttata appieno la componente reattivo-elastica del piede. Il piede di appoggio si
trova avanti al baricentro del corpo. Il muscolo quadricipite femorale, nel suo
insieme, contribuisce nell'attenuazione l'impatto del piede a terra;
b) Momento di sostegno singolo.
È l’avanzamento lineare ed orizzontale del
bacino; in questa fase il piede si trova
perfettamente in asse con il baricentro;
i muscoli si contraggono isometricamente
per mantenere la stabilità del corpo.
c) Momento di raddrizzamento
- estensione (fase di spinta).
Consiste nel raddrizzamento dell’arto in
appoggio, il quale produce l'impulso
necessario per
l'accelerazione del
distacco del piede dal terreno. Il piede si
trova dietro al baricentro; i muscoli
sfruttano la loro forza di tipo elastico e
reattivo ("stiffness") per proiettare in
avanti il corpo (avviene quindi la
distensione della gamba).
La fase di spinta inizia dai muscoli del bacino, più lenti ma potenti, si continua con i
muscoli della gamba e termina con i muscoli del piede. I muscoli del bacino e del
tronco agiscono come stabilizzatori durante tutto il movimento
(retto
dell'addome, obliqui interni, obliqui esterni, sacrospinale e lunghissimo del
dorso, quadrato dei lombi, gran dorsale). Anche nella corsa, similmente al cammino,
il muscolo soleo, è quello che, insieme al grande gluteo, contribuisce maggiormente
alla genesi del movimento.
La fase aerea non è meno importante. In questa abbiamo il recupero degli arti
inferiori per l'alternanza della loro funzione.
Durante l’azione della corsa, gli arti superiori oscillano in coordinazione con il
movimento delle gambe. Il busto, sia in fase aerea, che in fase di contatto, rimane in
leggera flessione e inclinato in avanti.
Nelle corse di resistenza è necessario
trovare il loro giusto compromesso tra
l’ampiezza e la frequenza del passo:
maggiore è l’ampiezza del passo e più
elevato
sarà
il
dispendio
energetico dell’atleta
Le forze di attrito
L’attrito è una forza che si esercita tra due corpi posti a contatto e che, in generale, si
oppone al loro moto reciproco.
La forza di attrito, o forza dissipativa, è una forza di contatto sempre diretta
in senso contrario al movimento.
MECCANISMI ALL’ORIGINE DELL’ATTRITO
L’attrito di contatto è dovuto a ponti strutturali che si instaurano tra le microscopiche
sporgenze delle superfici dei due corpi che interfacciano: tali sporgenze subiscono
infatti una saldatura fredda.
L'ATTRITO DINAMICO
La forza d'attrito dinamico, presente quando un corpo è in movimento è diretta in
verso contrario al moto (cioè opposta al vettore velocità). Questa forza permane
invariata se non cambia la natura delle superfici a contatto. Come la massima forza
d'attrito statico, essa è proporzionale alla forza normale, ma il coefficiente d'attrito
dinamico è minore di quello statico: ne consegue che, una volta che un corpo è stato
messo in moto, occorre una forza minore per mantenerlo in movimento.
Esistono tre tipi di attrito:
a) volvente;
b) radente;
c) viscoso (esercitato dai fluidi)
a) Attrito volvente
La forza di attrito volvente compare quando un corpo rotola su una superficie.
Ad esempio, la ruota della bicicletta rotola sull'asfalto esercita una forza di attrito
volvente. La forza di attrito volvente è quella che si manifesta alla interfaccia
(superficie di contatto) fra un corpo solido rotondo che rotola su un altro solido,
cambiando ad ogni istante la superficie di contatto.
b) La forza di attrito radente si esercita tra due superfici. Ad esempio, mentre
camminiamo la forza esercitata dalla suola della scarpa e dal terreno è una forza di
attrito radente. L'attrito radente si ha quando due masse sono a contatto su superfici
piane e in moto relativo fra loro. All’inizio del movimento si manifesta un attrito 2-3
volte superiore a quello che si sviluppa durante il moto: si chiama attrito di primo
distacco.
c) La forza di attrito viscoso si ha quando un corpo si muove in un fluido
Ogni corpo che si muove in un fluido (aria o acqua) incontra una resistenza (drag) (le
particelle di un fluido esercitano forze su ogni oggetto che si muove tra di esse: attrito
viscoso) che è proporzionale alla dimensione frontale del corpo, alla densità del fluido,
al quadrato della velocità e ad un parametro detto Cd, che dipende dalla forma del
corpo. Se si sommano (si integrano) le azioni esercitate da ogni singola particella si
ottiene una forza F quale risultante delle forze aerodinamiche (o idrodinamiche). La
forza F ha due componenti: una lungo la direzione di avanzamento del corpo, detta
resistenza o drag, ed una in direzione perpendicolare che si chiama portanza (lift).
La resistenza è sempre diretta in senso contrario alla velocità del corpo e quindi tende
a frenarlo, mentre la portanza può essere diretta verso l'alto oppure verso il basso
(deportanza).
Attività: analisi della camminata di una persona.
Focalizzando l’attenzione sulle forze che intervengono nel momento in cui inizia il
moto distinguiamo i casi in cui:
1) la persona è ferma
2) la persona è in moto (orizzontale).
Caso 1)
Ft
Fp
Rv
Fc
Le coppie di forze presenti sono:
- persona  terra
la forza peso (Fp) agisce verticalmente verso il basso
sulla persona ed è in coppia con la forza che si
esercita sulla terra (Ft) che viene accelerata verso il
corpo.
- persona  pavimento
la reazione vincolare che il pavimento esercita sul
corpo (Rv) per non farlo sprofondare è in coppia con
la forza che il corpo esercita sul pavimento (Fc).
Caso 2)
Sp
Fa
Rv
Fc
Le coppie di forze presenti sono:
- persona  pavimento [diretta orizzontalmente]
la forza di attrito (Fa) esercitata dal pavimento sulla
persona spingendola in avanti è in coppia con la
spinta (Sp) esercitata dalla persona all’indietro sul
pavimento.
- persona  pavimento [diretta verticalmente]
la reazione vincolare (Rv) che il pavimento esercita
sul corpo è in coppia con la forza che il corpo esercita
sul pavimento (Fc).
Per camminare è indispensabile la presenza di una forza di attrito (espressa dalla
superficie su cui si cammina) come “resistenza al moto”.
Analisi dei vettori che entrano in gioco durante la fase di spinta nella corsa.
Se consideriamo per semplicità il corpo dell’atleta come un semplice punto in uno spazio
bidimensionale l’insieme delle forze che influiscono su di esso può essere rappresentato
nel seguente modo:
Dove:
- il vettore 1 rappresenta la forza di gravità
che spinge l’atleta verso il basso;
- il vettore 2 rappresenta l’attrito viscoso
generato dall’aria;
- il vettore 3 rappresenta l’attrito esercitato
dall’appoggio del piede a terra.


Relativamente a questo vettore è necessaria una precisazione: l’appoggio a terra si può
idealmente suddividere in due fasi:
una fase eccentrica;
una fase concentrica;
nella fase eccentrica l’appoggio del piede a terra produce un attrito con la pista
determinando un vettore-forza con verso contrario rispetto alla direzione di corsa.
Nella fase concentrica il rimbalzo del piede a terra produce una propulsione
(spinta) che viene qui rappresentata dal vettore obliquo 4.
- Il vettore 4 rappresenta la forza
generata dalla spinta prodotta dal
rimbalzo del piede a terra. Tale vettore è
scomponibile nel vettore 4-a e 4-b che ne
rappresentano rispettivamente la
componente verticale e orizzontale.
La spinta esercitata dall’atleta, per mantenere una determinata velocità, deve essere
in grado di opporsi alla forza di gravità che spinge il corpo dell’atleta verso il basso e
di opporsi all’attrito viscoso dell’aria e radente delle spinte a terra, forze che spingono
in direzione orizzontale con un verso opposto a quello della corsa.
L’intensità del vettore che un’atleta riesce a produrre dipende dalla sua capacità di
produrre forza esplosiva elastico-riflessa. L’inclinazione e l’intensità di tale vettore
determineranno il tempo di volo dell’atleta.
Il coefficiente d'attrito è una grandezza adimensionale e dipende dai materiali delle
due superfici a contatto. Esso corrisponde al rapporto tra la forza di attrito tra due
corpi e la forza che li tiene in contatto.
La pronazione o supinazione del piede nella corsa
Nella corsa così come durante la camminata l'assetto dei piedi è parallelo ed orientato
in linea con la direzione di avanzamento. Nella corsa inoltre l'appoggio del piede a
terra non avviene in sequenza tallone-pianta-avampiede come nella deambulazione,
ma è la parte esterna, metatarsale, a prendere contatto con il suolo in modo da
assorbire l'impatto e sfruttare contemporaneamente l'azione ammortizzante svolta
dai muscoli estensori (tricipite surale e quadricipite femorale).
Una tecnica corretta permette di avere il massimo rendimento energetico (efficacia
dell'azione) e prevenire gli infortuni.
Il corretto assetto e posizionamento dei piedi durante la corsa o la camminata è
perciò fondamentale sia per l'efficacia dell'azione sia per prevenire eventuali
infortuni e traumi.
La Pronazione
La Pronazione avviene quando il piede ruota eccessivamente all’interno, subito dopo la prima fase
di contatto con il terreno. Questo momento è chiamato contatto iniziale, e fa parte della fase di
appoggio del ciclo di deambulazione. E’ un movimento naturale che aiuta a ridurre la tensione
articolare. Quando si corre la pronazione aiuta ad ammortizzare il contatto iniziale, senza di essa,
lo shock dell’impatto col terreno verrebbe totalmente trasmesso alle gambe, rendendo la normale
meccanica degli arti inferiori meno efficace. Oltre ad ammortizzare, la pronazione aiuta anche il
piede a riconoscere su quale tipo di terreno ci si muove, stabilizzando e regolando il piede al tipo
di terreno. Non è un difetto, ma influisce sul modo in cui si corre e può aumentare la probabilità di
lesioni. La naturale pronazione diviene un fattore importante nella scelta della scarpa. Le calzature
da running oggi sono progettate specificamente per diversi livelli di pronazione. Al momento dell’
acquisto delle vostre scarpe da corsa, il grado di pronazione è un fattore che non va trascurato. Il
modo migliore per scoprire se un atleta prona è quello di consultare un esperto che effettuerà un
analisi del cammino per poi consigliare il modello più adatto. Può essere utile far vedere il vecchio
paio di scarpe, il loro stato di usura dà un' indicazione di quanto e di come si prona. L’analisi di
altri elementi oltre la pronazione, come il peso del podista, svolgono un ruolo nella scelta della
scarpa migliore. Le scarpe di un pronatore mostreranno un' usura accentuata sul lato interno del
tallone e sotto la pianta del piede, in particolare nell’area dell' alluce. I Pronatori dovrebbero
prendere in considerazione l’uso di scarpe con massimo sostegno o di scarpe ammortizzate e
strutturate. Scarpe ammortizzate e strutturate forniscono un certo grado di stabilità e
ammortizzazione, mentre le scarpe con il massimo sostegno sono le scarpe più stabili che si
possono trovare. Le scarpe da corsa di entrambe le categorie, aiutano i piedi dei podisti a
distribuire l'impatto della corsa in modo più efficace.
Pronazione
La Supinazione
La “sotto pronazione”, nota anche come supinazione, si verifica quando il piede non prona. Il lato
esterno/laterale del tallone tocca terra con un angolo maggiore, e non avviene né poca né alcuna
pronazione, con conseguente trasmissione di traumatici shock alla parte inferiore della gamba.
Questo caricamento laterale del piede continua per tutta la fase di contatto della rullata durante la
corsa incidendo sull’efficienza del gesto (passo).
Supinazione
I supinatori possono avere un eccessiva usura nella zona del tacco esterno delle loro scarpe, e la
parte superiore della tomaia può risultare leggermente piegata verso l’esterno. Poiché i supinatori
tendono ad essere più sensibili agli shock della corsa, come fratture da stress, dovrebbero
scegliere una scarpa neutra con grande ammortizzazione. La maggior ammortizzazione aiuterà le
articolazioni a sopportare il ripetersi delle fasi d’impatto del piede con il terreno. I supinatori
dovrebbero evitare di utilizzare scarpe con l’intersuola a doppia densità.
Un eccesso di supinazione (ipersupinazione) puo' provocare la sindrome della bandeletta tibiale,
l'infiammazione del tendine di Achille e la fascite plantare.
La sindrome della bandelletta tibiale (più correttamente, ileotibiale), nota anche come ginocchio
del corridore, sindrome da frizione o sindrome della benderella ileotibiale, è un processo di tipo
infiammatorio a carico della zona ileotibiale che è l’ultimo tratto della fascia femorale (o fascia lata),
quella che riveste i muscoli superficiali della coscia.
La sindrome della bandelletta ileo-tibiale può essere considerata, sostanzialmente, una sindrome
da sovraccarico le cui cause possono essere fatte risalire al concorso di fattori predisponenti e di
condizioni di tipo sportivo. Si manifesta nei podisti.
La tendinopatia del tendine d’Achille è un problema che coinvolge generalmente quegli atleti
che praticano discipline sportive in cui è presente la corsa. Si tratta, sostanzialmente, di
un’affezione caratterizzata da talalgia (dolore, talvolta anche molto acuto, a carico del tallone),
gonfiore lungo la guaina tendinea (paratenon), vicino al calcagno, e rigidità della caviglia. Per gli
sportivi solitamente la causa della tendinopatia è l’eccessivo stress meccanico, a volte accoppiato
a fattori congeniti (eccessiva pronazione del piede, supinazione), sovrappeso corporeo, una
muscolatura insufficiente.
Fascite plantare – Processo infiammatorio a carico del cosiddetto legamento arcuato, altrimenti
noto come aponeurosi plantare o fascia plantare.
La fascite plantare è una patologia delle più comuni cause di dolore al tallone. I soggetti
maggiormente interessati dal problema sono i praticanti sport quali la corsa, il basket, il calcio, la
pallavolo, il salto in lungo ecc., ma anche i soggetti affetti da obesità. Un fattore di rischio non
modificabile è rappresentato dall’età; a parità di condizioni sono i soggetti con età superiore a 40
anni che corrono maggiori rischi in quanto con il trascorrere degli anni il tessuto adiposo a livello
della fascia plantare che ha funzioni di cuscinetto protettivo ha la tendenza a ridursi. La causa
principale dell’insorgenza della fascite plantare va ricercata nelle modificazioni degenerative,
connesse a microtraumi ripetuti, che interessano il legamento arcuato. Un’eccessiva sollecitazione
del tallone provoca un’infiammazione nell’inserzione dei fasci o, peggio, lungo tutta la loro
estensione. Anche una ridotta estendibilità del tendine d’Achille può provocare una fascite
plantare.
Per rimediare ai problemi indotti da una supinazione eccessiva è necessario indossare calzature
adeguate al problema specifico, possibilmente leggere, in modo da consentire una maggiore
libertà di movimento al piede. È importante anche la flessibilità della zona centrale interna della
calzatura. I runner che soffrono di questo difetto devono fare sessioni di stretching mirate per
polpacci, tendini del ginocchio, quadricipiti e bandelletta ileotibiale.
L'APPOGGIO NEUTRO
Se le suole si usurano disegnando una S rovesciata a partire dal tallone sino all’alluce si è, molto
probabilmente, in presenza di un appoggio neutro. Quando si ha un appoggio neutro è possibile
utilizzare una vasta gamma di scarpe, ma quelle più indicate per la corsa sono quelle neutre che
offrono ammortizzazione e sostegno.
Impronta di un corridore neutro
Basta osservare un vecchio paio di scarpe per ottenere, dal loro stato di usura,
un'indicazione attendibile sul tipo di appoggio del piede.
La forma che assume la suola
delle tue vecchie scarpe può
aiutarti a capire ciò di cui hai
bisogno
quando
dovrai
acquistarne un nuovo paio.
Ricorda comunque che, così
come per gli altri componenti
della scarpa, anche il consumo
dei rilievi e delle geometrie della
suola non è significativo se prima
non ci hai corso per almeno
trecento km. La gomma che
viene usata per realizzare i
battistrada della scarpa, infatti, è
diventata assai più resistente di
un tempo, tanto da impedire che
la suola si logori rapidamente.
CONSUMO DELLA PUNTA
Il consumo delle scarpe in corrispondenza delle dita dei piedi, dell’avampiede e talvolta del tallone
è abbastanza comune fra i runners iperpronatori o che portano i piedi verso l’interno quando
vengono a contatto col terreno. Scarpe stabili possono aiutare i pronatori a raddrizzare l’andatura.
CONSUMO DEI BORDI
Il battistrada consumato lungo i bordi laterali esterni anteriori (2) è comune tra i supinatori che
tendono a scaricare il peso sulla parte esterna del proprio piede. Meglio evitare modelli stabili e
scegliere scarpe Ammortizzanti/Neutre con una valida ammortizzazione in grado di assorbire
l’impatto durante l’appoggio.
CONSUMO DEL TALLONE
Un consumo eccessivo esteso a tutta la zona tallonare (3) è spesso il segnale di avvertimento per
quei runners che allungano troppo la falcata e impattano il terreno soprattutto col tallone. A loro
consigliamo scarpe stabili dotate comunque di una buona ammortizzazione, per garantire un
impatto arretrato non violento.
Per rimediare ai problemi indotti da una supinazione eccessiva è necessario indossare calzature
adeguate al problema specifico, possibilmente leggere, in modo da consentire una maggiore
libertà di movimento al piede. È importante anche la flessibilità della zona centrale interna della
calzatura. I runner che soffrono di questo difetto devono fare sessioni di stretching mirate per
polpacci, tendini del ginocchio, quadricipiti e bandelletta ileotibiale.
Problematiche della corsa
Per quanto riguarda il terreno in cemento è anelastico, il terreno erboso è irregolare, quello
sabbioso è instabile, il percorso in salita sollecita il tendine di Achille, quello in pendenza la
pronazione o la supinazione.
Calzature inidonee, non adatte, squilibrano il gioco dei muscoli della gamba e possono essere
responsabili di patologia cronica, in particolare di “patologie delle inserzioni”. Sempre per quanto
riguarda la calzatura, l’impatto del terreno al suolo genera un onda di forza che viene trasmessa
all’osso ed ai tessuti molli del piede e della gamba cui segue una seconda onda di contraccolpo di
minor ampiezza. I materiali viscoelastici riducono l’ampiezza di queste onde e proteggono il
sistema muscoloscheletrico. Ovviamente come causa principale o concausa possono intervenire,
quali fattori biomeccanici, disassetti strutturali o funzionali del piede: assetto in pronazione o in
supinazione dell’avampiede, varismi o valgismi, ecc..
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