citando un’attività nematocida che si completa nel giro di 1-2 settimane. Oxamil è un carbammato nematocida-insetticida dotato di azione sistemica con traslocazione dal basso verso l’alto. Mentre la formulazione granulare è nota da molti anni ed utilizzata in pre-trapianto o pre-semina su pomodoro e patata, la formulazione liquida è stata registrata nel 2003 per gli ortaggi citati solo in coltura protetta. Questa formulazione, grazie al suo profilo tossicologico ed alla rapida degradazione nella pianta, ha solo 3 giorni di carenza e può essere applicata mediante manichetta più volte durante il ciclo colturale consentendo il contemporaneo contenimento di insetti succhiatori o fillominatori (aleurodidi, Liriomyza spp.). Quando è possibile vanno attuati avvicendamenti con colture non suscettibili o con piante nematocide come alcune brassicacee. Tra le pratiche agronomiche di lotta integrata ai nematodi è da citare la solarizzazione, che consiste nel surriscaldamento del terreno utilizzando il calore solare. Questa tecnica di disinfezione-disinfestazione va realizzata in estate, nei mesi più caldi e soleggiati dell’anno, per assicurare 4-8 settimane di efficace trattamento termico. Il terreno da solarizzare va ben lavorato, portato alla capacità idrica di campo prima di stendere i teli di polietilene trasparenti e mantenuto umido per tutta la durata dell’intervento. Nelle colture protette, la solarizzazione a serra chiusa permette di aumentare ulteriormente la temperatura del terreno migliorandone così l’efficacia. La solarizzazione può essere integrata con l’addizione di dosi ridotte di geodisinfestanti, per migliorare il controllo dei parassiti tellurici (soprattutto dei nematodi) e ridurre il tempo di copertura del terreno. 16 Anche l’aggiunta di notevole sostanza organica (letame, pollina, sovesci di brassicacee), che decomponendosi liberano calore e sostanze azotate tossiche, può aumentare l’efficacia della solarizzazione. Una tecnica alternativa o integrata alla solarizzazione è la cosiddetta biofumigazione che consiste nel sovescio di particolari specie vegetali (Eruca sativa, Raphanus sativus, Brassica juncea, ecc.) le quali, interrate nel terreno rilasciano sostanze tossiche per i nematodi. Anche in questo caso, la copertura del terreno con teli di plastica trasparente migliora l’efficacia del trattamento sia perché ritarda l’evaporazione dei gas che si sviluppano sia per l’effetto solarizzante. ● MOLLUSCHI Gasteropodi Dopo gli artropodi, quello dei molluschi è il phylum animale che raggruppa il maggior numero di specie viventi. Sono organismi invertebrati il cui nome deriva dal possedere un corpo più o meno molle, caratterizzato da un altissimo contenuto idrico (ragione per cui sono molto sensibili alla siccità). Abbondano soprattuto nel mare e nelle acque dolci ma parecchie specie sono terrestri, sempre però legate ad ambienti umidi. Alla classe Gasteropodi (molluschi dal movimento strisciante dovuto alla presenza di una superficie d’appoggio espandibile, il piede) appartengono gli Stilommatofori, ordine che comprende tutte le specie terrestri caratterizzato, tra l’altro, anche dalla presenza di due coppie di tentacoli retrattili di cui quella superiore è provvista di occhi. La cavità boccale è fornita di un particolare organo, la radula, che per- mette di rodere i substrati di cui si cibano. Sono organismi solitamente ermafroditi insufficienti: nella maggior parte delle specie gli individui sono contemporaneamente provvisti sia di organi sessuali maschili che femminili, ma, pur essendo possibile l’autofecondazione, si riproducono accoppiandosi e fecondandosi reciprocamente. I gasteropodi terrestri, per consuetudine, vengono suddivisi in chiocciole e limacce. Chiocciole Sono fornite di conchiglia ben sviluppata ed esterna al corpo, cava e conformata a spirale. Nelle fasi di riposo e nei momenti di pericolo sono capaci di ritrarre completamente il corpo entro la conchiglia; nei lunghi periodi di inattività sigillano l’apertura di questa con un diaframma di consistenza pergamenacea, per meglio difendersi dalla disidratazione, dal freddo e dai predatori. Tra le chiocciole di maggiore interesse agrario vanno ricordate le diverse specie di Elicidi [Theba pisana (Müller), Helix albicans L., Eobania vermiculata (Müller), Cepaea nemoralis (L.), Cantareus apertus (Born), Cryptomphalus aspersus Mull., ecc.] dalle abitudini alimentari simili (fig. 2). Limacce Sono gasteropodi dal corpo nudo, con conchiglia assente o ridotta ad una piccola placca non visibile perché coperta dal cosiddetto mantello (una plica carnosa, ellittica, che ricopre la parte antero-dorsale del corpo). Peperone, fagiolo e zucchino sono fra le piante più attaccate dalle limacce in Val d’Agri, dove sono favorite da condizioni climatiche tendenzialmente umide per buona parte dell’anno e dove le loro popolazioni raggiungono di solito la massima densità all’inizio dell’autunno. Dalle nostre os- 2 servazioni sono risultate diffuse le seguenti specie: • Tandonia sowerbyi (Fèrussac), milacide di 5-6 cm di lunghezza, brunogrigio con screziature più scure e cresta che decorre su tutto il corpo, a partire dal bordo posteriore del mantello; • Deroceras spp., agriolimacidi di colore beige chiaro o grigiastro, di 4-5 cm di lunghezza, caratterizzati dalla cresta mediodorsale presente solo sull’ultimo tratto del corpo e dal mantello con sottili rilievi concentrici (fig. 3); • Arion lusitanicus Mabille, arionide riconoscibile a vista per il colore arancio vivo e per le grosse dimensioni (fino a 10-12 cm di lunghezza) (fig. 4). FIG. 2 CHIOCCIOLA DEL GENERE HELIX SU PEPERONE FIG. 3 LIMACCE DEL GENERE DEROCERAS FIG. 4 ARION LUSITANICUS 3 4 17 FIG. 5 LIMAX MAXIMUS 5 • Limax maximus Linné, limacide grigio scuro o nerastro con striature dorsali e vistosa maculatura bianca e nera sul mantello, che può raggiungere i 15 cm di lunghezza (fig. 5). Questi molluschi hanno costumi notturni: entrano in attività verso sera e stanno nascosti tra il fogliame o nel terreno durante il giorno. Le uova, subsferiche, bianco perlacee, di 2-4 mm di diametro, sono deposte isolate o in gruppi di qualche deFIG. 6 UOVA DI ARION 6 cina di elementi, sul terreno o appena infossate (fig. 6). I danni interessano fiori, frutti e a volte anche il fusto. In attacchi osservati su zucchino, i fiori risultavano vistosamente erosi, mentre i frutti apparivano deturpati da escavazioni a volte così profonde da lasciare visibile solo l’epicarpo. Al trapianto i sintomi dell’attacco (rosure alla zona del colletto) su peperone possono essere confusi con quelli prodotti dalle nottue terricole Agrotis segetum e A. ipsilon, che però si differenziano per la presenza di piante capitozzate. Le rosure delle limacce indeboliscono comunque il fusto e la pianta va poi incontro a fenomeni di allettamento con lo sviluppo dei frutti. Delle piante più sviluppate vengono attaccate le foglie e spesso anche le bacche (fig. 7, 8), aprendo la strada a microrganismi fungini e batterici. A differenza di altre limacce, gli Arion [lusitanicus, rufus (L.), ater L., ecc.] sono onnivori, essendo attratti anche da materiali in decomposizione (compresi i cadaveri di piccoli animali) e da escrementi. Ciò li rende pericolosi perché in grado di trasportare germi patogeni anche per l’uomo da un substrato all’altro. La lotta va condotta con applicazioni ripetute di esche granulari a base di metiocarb, distribuendole di sera (quando le limacce sono attive) sia prima che dopo il trapianto. Il pro- FIG. 7/8 MELANZANE DI ROTONDA ATTACCATE DA ARIONIDI 7 18 8 dotto va distribuito soprattutto lungo le fasce esterne delle coltivazioni, che sono di norma le parti più attaccate. Il metiocarb è attivo anche contro gran parte degli insetti terricoli (agrotidi, elateridi, tipule, ecc.) e l’applicazione sotto forma di esche consente di limitare i danni all’entomofauna utile (stafilinidi, carabidi, ecc.) presente nel terreno, contrariamente a quanto si verifica con le formulazioni liquide. Un preparato di Phasmarhabditis hermaphrodita, nematode entomopatogeno efficace principalmente contro gli stadi giovanili delle limacce, può essere applicato sia in serra che in campo aperto, ma richiede un terreno sufficientemente umido. L’efficacia della lotta dipende spesso dal tempestivo controllo dei primi focolai. Gli attacchi di lumache hanno inizio di solito in prossimità di zone incolte, rive inerbite di fossi e canali di scolo, quindi è buona norma eliminare tutti i possibili siti ove le lumache possono rifugiarsi, mantenendo pulite le aree adiacenti gli appezzamenti coltivati. Nelle zone ad elevato rischio di attacchi è opportuno applicare misure preventive quali l’impiego di calce in polvere (prodotto ustionante che porta alla morte per disidratazione) lungo i bordi dei campi e, a fine raccolta, l’interramento dei residui della coltivazione, con l’obiettivo di distruggere anche le uova e gli individui svernanti nel suolo. In ogni caso l’accurata lavorazione dei terreni prima della semina o dei trapianti riduce i rischi di danni alle plantule. Si è dimostrato utile anche l’impiego di trappole innescate con attrattivo alimentare (tipo Slug traps AgriSense), come pure l’uso della calciocianammide, che esercita anche una protezione contro altri parassiti e malattie crittogame. Per il controllo diretto delle lumache e delle limacce si potrà ricorrere alla distribuzione di esche avvelenate con metaldeide o metiocarb da spargere lungo i bordi del campo o intorno alle piantine, preferibilmente di sera, dopo un’irrigazione o eventi piovosi. Si ricorda che la metaldeide, dall’aprile 2006, non è più utilizzabile in agricoltura biologica. Recente è la registrazione (su fragola e lattughe ma non su solanacee) di un formulato a base di fosfato ferrico come limacida, commercializzato in formulazioni granulari e impiegabile anche in regime di agricoltura biologica. ● ACARI Gli acari (anch’essi artropodi come gli insetti) appartengono alla classe degli Aracnidi. Lunghi di solito pochi decimi di millimetro, senza ali e antenne, con capo, torace e addome fusi tra di essi, sono caratterizzati dall’avere a sviluppo completo quattro paia di zampe e tre negli stadi giovanili (fanno eccezione gli eriofidi che ne hanno sempre due paia). Con gli stiletti di cui è fornito l’apparato boccale (di tipo pungentesucchiatore) perforano l’epidermide degli organi vegetali succhiandone il contenuto cellulare (e spesso immettendo anche saliva tossica). Dall’uovo fuoriesce una larva (eccetto che negli eriofidi) a cui fanno seguito due successivi stadi ninfali attivi (nei tetranichidi ed eriofidi) o una pupa (nei tarsonemidi), che daranno poi l’adulto. Tetranichidi A questa famiglia appartengono diverse specie di importanza economica. Sono acari che possono riprodur19