biologia dello sviluppo
Uovo:
storia di una cellula
Per lungo tempo simbolo dell’origine della vita, oggi la cellula uovo è un
laboratorio in miniatura con un ruolo fondamentale in diversi campi,
dalla riproduzione umana alla farmacologia, alle scienze veterinarie
di Manuela Monti e Carlo Alberto Redi
A
b ovo, «dall’inizio», come nel pranzo degli antichi romani che iniziava dall’uovo; il che stimola una forte secrezione biliare e facilita la
digestione. Ab ovo, letteralmente dall’uovo,
concezione secondo cui ogni essere vivente nasca da un uovo, ha caratterizzato il credo dell’umanità sino al pieno Seicento, quando Francesco Redi, ispirato dallo studio dell’Iliade, si chiede perché
mai Achille si rivolga alla madre Teti per ottenere la conservazione del corpo dell’amato Patroclo; se la generazione spontanea di
mosche e farfalle dal corpo in putrefazione è la realtà, come potrà
la dea accontentare Achille? Coprendo il corpo di Patroclo, impedendo che mosche e farfalle depongano le uova nella carne morta.
Ne consegue il famoso esperimento di Redi del 1668, che dimostrerà, ben prima di Pasteur, l’impossibilità della generazione
spontanea, e dunque che Omne vivum ex ovo. E saranno questi i
motti che terranno salda la convinzione che la nascita di tutti gli animali è dall’uovo. Dunque non solo gli animali ovipari ma anche i vivipari nascono dall’uovo: da questa ferma convinzione di William Harvey, medico e fisiologo
inglese, discende che anche i vivipari devono avere uova, sebbene nessuno le avesse mai osservate. Antesignano, Harvey, ci insegna che «talora
credere nell’invisibile non risulta essere sciocco, purché sia fondato su ipotesi convalidate
da altre osservazioni concrete».
Sarà necessario attendere quasi 200 an-
ni, il 1827, perché l’uovo dei mammiferi venga osservato e descritto nell’ovario da Karl Ernst von Baer, a ciò indirizzato dall’osservazione del 1672 di Reinier de Graaf, medico olandese, il quale
nel suo De mulierum organis generationis inservientibus descriverà quello che oggi conosciamo come follicolo, detto in suo onore
«follicolo di Graaf».
È nato prima l’uovo o la gallina?
Di non facile soluzione in prima battuta, l’antico quesito dei filosofi (a partire da Aristotele) è in realtà valido solo come figura
retorica, un trabocchetto dall’apparente impossibilità a essere risolto poiché del tutto circolare nella propria costituzione logica.
Tralasciando la facile risposta teologica in una visione ebraicocristiana come presentata nella genesi biblica – gli uccelli vengono creati tout court al quinto giorno – la
risposta è semplice ricordando che
poco dopo il big bang, avvenuto circa 13,7 miliardi di anni
fa, si originarono atomi di
idrogeno ed elio, molto dopo si nuclearono altri elementi
e più avanti ancora si formarono molecole complesse
come quel-
In breve
50 Le Scienze
Harris/photocuisine/Corbis
Nel millennio delle scienze della vita, la cellula uovo ha
un ruolo cruciale nel passaggio della biologia «dalla
descrizione alla sintesi del vivente», grazie alla biologia
sintetica.
La cellula uovo è un fantastico laboratorio di biologia
molecolare in miniatura capace di sostenere sia lo
sviluppo di un nuovo essere vivente, con o senza
spermatozoi, in natura come in vitro, sia la
riprogrammazione genetica di nuclei somatici, portando
alla nascita di cloni e alla formazione di cellule staminali
embrionali.
La dissezione molecolare dei suoi costituenti
citoplasmatici ne permetterà il pieno uso come
«riprogrammoma» e come bioreattore per la produzione
alimentare e farmacologica. La sua potenza simbolica ne
fa una presenza costante nel linguaggio e
nell’immaginario filosofico e artistico.
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Le Scienze 51
Manuela Monti è contrattista della Direzione scientifica della Fondazione IRCCS Policlinico «San
Matteo» di Pavia. Studia l’espressione genica nelle ultime fasi differenziative degli oociti e nelle
primissime fasi di sviluppo dello zigote svolgendo ricerche con il National Institute on Aging di
Baltimora e con il Cell Cycle Genetics Research Group dell’Università di Cambridge.
Tipo 5b
Tipo 5a
Carlo Alberto Redi è professore di biotecnologie della riproduzione
all’Università di Pavia e accademico dei Lincei. Si interessa della
composizione del citoplasma degli oociti e della loro capacità di
riprogrammare geneticamente i nuclei delle cellule somatiche.
L’uovo, in particolare quello degli uccelli, ha una lunga presenza nella storia della umanità e della scienza in particolare. Una rapida occhiata ai premi Nobel assegnati per la fisiologia o la medicina dal 1901 a oggi mette in rilievo l’importanza dell’uovo e
dell’embrione degli uccelli nell’avanzamento delle conoscenze. Alcune semplici considerazioni esaltano anche l’importanza dell’uovo di gallina quale efficientissimo bioreattore per la produzione di
proteine: basti pensare che l’umanità tutta è protetta dall’annuale
assalto dei virus influenzali grazie alla produzione dei vaccini nelle uova di gallina.
Uno degli aspetti più affascinanti di questa cellula è l’estrema
varietà di dimensioni. Le più voluminose sono quelle di struzzo
(Struthio camelus), pesano poco più di 1,5 chilogrammi e misurano circa 16-17 × 13-14 centimetri (circa 20 uova di gallina e circa
un’ora e mezza per averlo sodo!). Le uova più grandi mai apparse
sul pianeta sono quelle di un gigantesco uccello (Aepyornis maximus) del Madagascar, estinto un paio di secoli fa, con un volume di
circa 9 litri. Tra le più piccole ci sono quelle dei mammiferi, circa 70
micrometri (1 micrometro equivale a un millesimo di millimetro)
nel comune topolino domestico e circa 200 micrometri nell’uomo,
(eccezion fatta per mammiferi come l’echidna e l’ornitorinco, che
depongono uova di dimensioni simili a quelle delle galline).
Le grandi differenze di dimensioni sono dovute alla grande variabilità di sostanze accumulate nel citoplasma e nelle membrane
che avvolgono questa cellula, il cui nucleo è anche detto «vescicola germinale». Il citoplasma dell’uovo (il tuorlo dell’uovo di gallina) si distingue in citoplasma formativo e citoplasma nutritivo (o
vitello o deutoplasma o lecite): il primo contribuisce alla formazione dell’embrione, il secondo ne assicura il nutrimento. Il guscio di
un uovo di gallina è composto per il 94 per cento da proteine, fosfato di calcio e carbonato di calcio e magnesio.
Quantità e distribuzione del lecite sono impiegate per una classificazione dei tipi di uova: quelle con molto lecite (telolecitiche,
per esempio di mammiferi monotremi, gasteropodi terrestri, cefalopodi, uccelli con il tipico tuorlo, rettili, anfibi, pesci) o poco lecite
(oligolecitiche, per esempio dei mammiferi placentati e degli echi-
52 Le Scienze
nodermi). In genere il nucleo si dispone nel citoplasma formativo
e insieme occupano quello che costituisce il polo animale; idealmente all’estremo opposto si trova il polo vegetativo, dove si accumula il lecite. Ci sono anche uova con quantità intermedie di lecite
(mesolecitiche, per esempio negli anfibi anuri).
Il lecite è essenzialmente composto da lipidi, granuli proteici e
glicogeno, mentre il citoplasma formativo è ricchissimo di mitocondri, ribosomi e RNA messaggeri mascherati (dotati di brevissime catene di adenina, non-poliadelinati). Queste sostanze sono
prodotte nel corso di un processo di accumulo di materiali di riserva che saranno impiegati in fasi successive dello sviluppo, immagazzinati e pronti per essere usati al tempo richiesto durante lo
sviluppo embrionale, assicurando lo sviluppo dello zigote fino al
momento in cui il genoma del nuovo individuo inizierà a esprimersi (transizione oocita-embrione). La distribuzione più o meno omogenea del citoplasma formativo porta alla costituzione di
due tipi di uova in base alle capacità di sviluppo delle prime cel-
Tipo 3b
101 - 200
cellule follicolari
201 - 400
cellule follicolari
61 - 100
cellule follicolari
21 - 60
cellule follicolari
Follicoli medi
Tipo 3a
≤ 20
cellule follicolari
Elisa Botton su indicazione degli autori
Anatomia dell’uovo
Tipo 4
Frans Lanting/Corbis
le dei ribozimi e a seguire RNA e DNA, partendo dalla molecola di
formammide. L’ipotesi più accreditata vede il formarsi primordiale
di riboenzimi, cioè molecole di RNA capaci di informazione genetica e contemporaneamente dotate di attività catalitiche proprie di
enzimi, a costituire un organismo protovirale che chiamiamo Last
Universal Common Ancestor (LUCA).
Poniamo questo organismo alla base dell’evoluzione di tutti gli
organismi viventi, dei batteri, degli Archaea e degli Eukarya. Così è nato prima LUCA, l’uovo! E, per rispondere all’indovinello, la
gallina è un’invenzione dell’uovo.
Tipo 6
401 - 600
cellule follicolari
Tipo 7
> 600
cellule follicolari
Follicoli grandi
Tipo 8
Follicoli piccoli
Tipo 2
> 600
cellule follicolari
Tipo 1
lule prodotte dalla segmentazione dello zigote, i cosiddetti blastomeri. Una distribuzione omogenea assicura ai singoli blastomeri,
che hanno ereditato molecole rappresentative di tutto il patrimonio materno, la capacità di svilupparsi ciascuno in un nuovo individuo (uova regolative, quelle di quasi tutti i vertebrati, vedi la formazione dei gemelli monozigotici).
Questa ultima proprietà è sfruttata in zootecnia per produrre più
esemplari, per esempio di bovini, con particolari caratteristiche di
alto valore economico (produzione di latte, qualità della carne, caratteristiche muscolari e così via) a partire da singoli embrioni preimpianto (blastocisti) grazie alla tecnica detta di embryo splitting
(sdoppiamento dell’embrione). La distribuzione ineguale dei fattori
materni (essenzialmente RNA messaggeri) porta a una formazione
a mosaico dello zigote, e così i blastomeri che da esso derivano sono in grado di formare solo alcune parti del nuovo individuo. Un
esempio classico sono le uova a mosaico dei gasteropodi.
Fisiologia dell’uovo: oogenesi
Volumi da record.
Da sinistra a destra, il più
grande uovo di un uccello,
Aepyornis maximus,
estinto secoli fa; uovo di
struzzo; uovo di colibrì.
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Nei mammiferi, la maturazione di uno o più follicoli (dal latino
folliculus, sacchetto, borsetta, e dal greco trullis, mantice, sacco) e
dei rispettivi oociti (od ovociti, ovo- dal greco oion e cita da kytos,
contenitore) avviene nell’ovario grazie ai processi di follicologenesi e oogenesi (si veda la figura in questa pagina).
Gli ovari sono organi pari rivestiti da tessuto connettivo chiamato tonaca albuginea e sono costituiti da una zona corticale e
una zona midollare. Nella prima si trovano oociti a diversi stadi
di maturazione, nella seconda altro tessuto connettivo ricco di vasi sanguigni.
Nei mammiferi, i precursori degli oociti maturi, gli oogoni, si
moltiplicano per mitosi e differenziano per meiosi durante il perio-
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54 Le Scienze
Atto fecondo.
Spermatozoo umano fotografato con
il microscopio elettronico a scansione
mentre sta entrando in una cellula uovo.
Hospital, ripetendo lavori eseguiti pochi anni fa su topi, ha scoperto e isolato dall’ovario di donne cellule staminali germinali capaci
di differenziarsi in oociti, aprendo così la possibilità a un prolungamento dell’età fertile e a nuove possibilità di trattamento terapeutico della fertilità femminile.
È bene ricordare che i termini oocita e uovo non sono sinonimi: l’oocita può trovarsi in qualunque stadio del processo meiotico
e non è in grado di essere fecondato, l’oocita si sviluppa fino a uovo
e solo l’uovo è capace di legare lo spermatozoo e di fecondazione.
Per fecondazione si intende la fusione della membrana dello
spermatozoo con quella della cellula uovo, realizzando così l’ingresso nella cellula uovo del genoma maschile. (Nelle specie partenogenetiche è un genoma aploide di una cellula polare globulare.)
Grazie alla capacità tecnica di riprodurre artificialmente, in vitro,
le prime fasi del processo, la fecondazione può essere «assistita». Il
primo scienziato a cimentarsi con successo con queste tecniche fu
Lazzaro Spallanzani, un prete. Spallanzani era un convinto ovista, sebbene fosse un grande scienziato, e così paradossalmente,
pur compiendo la prima fecondazione artificiale in un mammifero
il 16 marzo 1777, equivocò il ruolo degli spermatozoi convinto come era che i «vermicelli» avessero il solo ruolo di stimolare il cuore
dell’homunculus che si trovava all’interno della cellula uovo. Nel
corso del tempo le tecniche si sono raffinate, e solo dopo due secoli, nel 1978, si è giunti alla nascita della prima bimba in provetta,
Louise Joy Brown, frutto di fecondazione assistita. La rilevanza di
un simile avanzamento scientifico, sebbene riconosciuta a livello
sociale da diversi decenni, ha portato solo nel 2010 il premio Nobel per la medicina a Robert G. Edwards per «lo sviluppo della fecondazione in vitro».
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Dall’alto: Natalie Fobes/Science Faction/Corbis (salmone argentato); Jared Leeds/Aurora Photos/Corbis (emù); Carolina
Biological/Visuals Unlimited/Corbis (rana leopardo); David Wrobel/Visuals Unlimited/Corbis (seppia comune)
Infinite forme (e colori).
Dall’alto in basso: uova di salmone argentato (Oncorhynchus kisutch);
dell’emù (Dromaius novaehollandiae), un uccello australiano; di rana
leopardo (Rana pipens); di seppia comune (Sepia officinalis).
Dennis Kunkel Microscopy, Inc./Visuals Unlimited/Corbis
do embrionale e parte di quello fetale così che alla nascita gli ovari sono costituiti da molti tipi maturativi. Il processo maturativo
(meiotico) dell’uovo riprenderà alla pubertà e quindi, a differenza di quello maschile, è discontinuo. Alla pubertà i maschi iniziano
e svolgono l’intero processo spermatogenetico: dalla moltiplicazione mitotica dello spermatogonio alla meiosi e formazione dello
spermatozoo maturo. Le femmine, dalla pubertà alla menopausa,
in dipendenza del ciclo ovarico ed estrale, portano a maturazione
solo quegli oociti che sono ovulati, completando così la divisione
meiotica. Ciò significa che un numero elevato di oociti andrà incontro a degenerazione in ovario. Infatti durante la pubertà inizia
lo sviluppo dei follicoli primari, caratterizzato da un progressivo
accrescimento dell’oocita (che diventerà quindi un oocita primario) e del numero di cellule follicolari che lo circondano.
La proliferazione delle cellule follicolari e il conseguente aumento di dimensione dell’oocita daranno origine ai follicoli secondari, terziari, antrali e preovulatori. Grazie all’azione di gonadotropine secrete dall’ovario stesso, il follicolo terziario o di Graaf
si rompe, permettendo l’uscita di liquido follicolare e del cumulo ooforo contenente l’oocita secondario che ha completato la prima divisione meiotica ed espulso il primo globulo polare. In questo modo la cellula uovo riduce il suo corredo cromosomico senza
rinunciare alle riserve citoplasmatiche essenziali per il suo accrescimento. È stato possibile registrare dal vivo questo avvenimento per la prima volta l’11 giugno 2008, cioè solo 181 anni dopo la
scoperta di von Baer, da parte di Jacques Donnez dell’Università
Cattolica di Lovanio in una signora belga di 45 anni nel corso di
un intervento di isterectomia.
L’oocita (secondario) ovulato può andare incontro a due diversi destini a seconda che avvenga o meno l’incontro con lo spermatozoo: vita o morte.
L’uomo, come molti altri mammiferi (topo, ratto, maiale e scimmie) ha due tipi di oociti antrali, chiamati oociti surrounded nucleolus (SN) e oociti not surrounded nucleolus (NSN) che hanno un
diverso destino: i primi sono in grado, dopo una corretta maturazione fino allo stadio di metafase II (MII), seguita dalla fecondazione, di svilupparsi fino all’ultimo stadio dello sviluppo embrionale preimpianto (la blastocisti); i secondi, gli NSN, si arrestano allo
stadio di due cellule.
Non si conoscono le cause di questo fenomeno, ma certamente trovarne una risposta permetterebbe notevoli avanzamenti sia
nelle conoscenze sulla fisiologia della cellula uovo sia nelle applicazioni biotecnologiche della sua manipolazione nell’ambito della zootecnia, della scienza della produzione alimentare e, di grandissimo rilievo, nell’ambito delle tecniche di riproduzione assistita
umana. La selezione delle sole cellule uovo competenti allo sviluppo embrionale (oociti SN) permetterebbe l’aumento delle rese produttive e, in ambito umano, la minor produzione di embrioni, evitando il successivo congelamento con l’inevitabile alimentarsi del
dibattito etico, grazie al fatto di creare solo gli embrioni competenti allo sviluppo.
Nella specie umana, alla nascita, entrambi gli ovari sono costituiti da circa un milione di follicoli primordiali: questo numero diminuisce progressivamente a circa 200.000-400.000 in pubertà e
saranno solo circa 400-500 gli oociti ovulati nel corso di tutta la
vita fertile di una donna, circa trent’anni. Questa naturale limitazione potrà forse essere superata in futuro dall’artificiale espansione in coltura di laboratorio di quelle pochissime cellule staminali
germinali ancora capaci di dividersi conservate nell’ovario. Di recente infatti il gruppo di Jonathan Tilly, del Massachusetts General
In molte specie animali le uova sono in grado di generare un
embrione per partenogenesi, senza che si realizzi la fecondazione
con uno spermatozoo. In questo tipo di riproduzione sessuata uniparentale le uova sono in genere capaci di riassorbire un globulo
polare e di ricostituire la corretta diploidia. Si conoscono diversi tipi di partenogenesi: accidentale, facoltativa e ciclica. La partenogenesi può dare origine a sole femmine (partenogenesi telitoca), a
soli maschi (partenogenesi arrenotoca) a femmine e maschi (partenogenesi deuterotoca). La partenogenesi dei tacchini del ceppo
BSW (Beltsville Small White, può giungere a oltre il 50 per cento)
è stata sfruttata nelle campagne di somministrazione di proteine
animali in India, dove alcuni gruppi religiosi non mangiano carne
perché è frutto dell’unione dei due spiriti universali.
L’uovo come bioreattore
Grazie alla costituzione molecolare che lo caratterizza, l’uovo di qualunque animale è considerato un fantastico laboratorio
di biologia molecolare in grado di riprogrammare geneticamente
il genoma di cellule terminalmente differenziate, cioè uscite irreversibilmente dal ciclo cellulare e che quindi non si dividono più.
Inoltre è in grado di produrre vaccini: da anni le galline hanno affiancato pecore, capre e mucche nella produzione di molecole proteiche ad azione farmacologica che vengono prima secrete nell’albume e poi estratte dalle uova, come si fa dal latte di mammiferi il
cui patrimonio genetico è stato modificato.
Le uova, dunque, trasformate in bioreattori. È possibile infatti produrre uova, da animali transgenizzati, che nell’albume contengono molecole facilmente estraibili in grandi quantità e utilizzabili in terapia: buoni esempi sono l’interferone umano 1a (hIFN
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Le Scienze 55
56 Le Scienze
Prima di volare.
Da sinistra a destra,
uova di farfalle: Dryas
iulia, della famiglia
delle Ninfalidi; cavolaia
maggiore (Pieris
brassicae); Morpho
peleides, sempre della
famiglia delle Ninfalidi;
Battus philenor,
della famiglia delle
Papillonidi.
Fecondazione assistita.
Microiniezione di spermatozoi
umani in una cellula uovo per
ottenere una fertilizzazione in vitro.
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piego di semplici molecole, quali l’acido retinoico, e i risultati attesi appaiono molto promettenti sia per la cura di malattie umane
sia per le applicazioni della scienza veterinaria, per esempio valorizzazione dell’incremento della produzione animale, aumento del
numero di femmine fertili delle specie in via di estinzione.
Produzione, commercio, arte e linguaggio
Ingo Arndt/Corbis (Morpho peleides); Alex Wild/Visual Unlimited/Corbis (Battus philenor)
dell’oocita dell’amica che sa di avere mutazioni dannose nel DNA
dei mitocondri delle sue cellule uovo. In questo modo si ricostituisce una cellula uovo sana e il futuro bimbo è geneticamente figlio
della signora con i mitocondri alterati, perché il DNA dei mitocondri dell’amica donatrice non partecipa alla costituzione del bimbo.
Al pari degli spermatozoi, la cellula uovo può essere congelata
e conservata per decenni. La maggiore biomassa degli oociti rende comunque più complicata la crioconservazione rispetto a quella degli spermatozoi. Comporta certamente grandi vantaggi per le
tecniche di fecondazione assistita, dato che non tratta fasi dello
sviluppo (ovvero embrioni) ritenute eticamente sensibili; inoltre offre una delicata opportunità di dono tra amiche e di conservazione della fertilità in donne a rischio di sterilità per effetto di chemioo radioterapia o di perdita prematura di oociti. Negli ultimi anni,
dopo la nascita di più di un migliaio di bimbi, la crioconservazione degli oociti si è rivelata la forma preferita di conservazione della fertilità da parte delle donne, a volte anche per ragioni di mutati
costumi sociali legati alle aspettative di lavoro e carriera.
Oltre alle ricerche sul riprogrammoma – l’insieme di proteine,
RNA, lipidi e piccole molecole che permettono la riprogrammazione – come quelle pioneristiche di Martin J. Pfeiffer del MaxPlanck-Institut für molekulare Biomedizin e colleghi, la cellula uovo è anche al centro di studi dedicati alla neo-oogenesi, cioè il
tentativo di riattivare la oogenesi in ovari che hanno cessato di
ovulare. Questo campo di indagine vede al proprio centro l’im-
Ted Horowitz/Corbis (fertilizzazione in vitro); Dr. Martin Oeggerli/Visuals Unlimited/Corbis (Dryas iulia); Dr. Martin
Oeggerli/Visuals Unlimited/Corbis (Pieris brassicae)
1a) e l’anticorpo monoclonale murino umanizzato miR24 capace
di combattere il melanoma maligno. Più in generale, l’uovo si rivela essere una cellula a cui è possibile far svolgere tutte le operazioni più sofisticate del metabolismo degli acidi nucleici e della sintesi proteica: si può iniettare un RNA messaggero, per esempio per
l’emoglobina di coniglio, e ottenere la proteina corrispondente in
quantità (emoglobina di coniglio in uova di Xenopus laevis, rospi
sudafricani), oppure bloccare la sintesi di una proteina, o ancora
alterare la trascrizione del DNA in RNA o la traduzione dell’RNA
messaggero in proteine, grazie all’impiego di inibitori specifici della trascrizione e della traduzione di RNA messaggeri.
Che l’uovo sia un fantastico laboratorio di biologia molecolare miniaturizzato è ormai chiaro da decenni, ma è certamente la
sua capacità di riprogrammare geneticamente i nuclei delle cellule somatiche l’aspetto più prodigioso di questa strabiliante cellula. È infatti possibile, con operazioni di microchirurgia, realizzare
trasferimenti di nuclei da una cellula a un’altra; nel caso dell’uovo è possibile eliminarne il nucleo e sostituirlo con il nucleo di una
cellula somatica, per esempio una cellula della pelle, ricostituendo
uno zigote. Spesso lo zigote ricostituito è capace di riprendere tutte
le fasi embrionali dello sviluppo e di portare alla nascita di un clone (si veda Cellule sempre nuove, di Silvia Garagna, Carlo Alberto Redi, Massimo Zuccotti, in «Le Scienze» n. 392, aprile 2001). La
cellula uovo si rivela quindi la staminale totipotente per definizione, cioè può evolvere in qualunque tipo di cellula dell’organismo.
Non è chiaro quali siano i meccanismi molecolari che assicurano al citoplasma della cellula uovo la totipotenza, con la capacità
di spegnere il programma genetico del nucleo trasferito e di riprogrammarne quello embrionale tipico dello zigote. Di sicuro i fattori di riprogrammazione debbono trovarsi nel citoplasma dell’uovo,
e per buona parte sono conservati dal punto di vista evolutivo, dato
che è possibile la riprogrammazione genetica del nucleo di una cellula di una specie nel citoplasma della cellula uovo di un’altra specie, con la formazione di cibridi (si veda Ibridi e chimere, di Carlo
Alberto Redi, Massimo Zuccotti e Silvia Garagna, in «Le Scienze» n.
475, marzo 2008). Come insegna la storia della biologia, è ragionevole ritenere che la dissezione molecolare della composizione del
citoplasma della cellula uovo permetterà di riprodurre in citoplasti
artificiali i meccanismi della riprogrammazione genetica. Sarà così
possibile ottenere staminali simil-embrionali, senza passare per la
fase embrionale, iniettando estratti dell’oocita in cellule somatiche
o coltivandole in terreni arricchiti degli estratti.
Oggi la tecnica del trasferimento di nuclei somatici è impiegata anche in fecondazione assistita umana (nei paesi in cui è legale, in Italia non lo è per effetto della Legge 40) per evitare malattie
mitocondriali. Grazie a uno scambio tra amiche di cellule uova si
può sostituire il nucleo dell’oocita dell’amica donatrice con quello
La produzione con superstimolazione ovarica e il commercio di
uova umane sono bandite in tutte le legislazioni, sebbene in rete e
su alcuni giornali si trovino richieste, e offerte, di uova umane a fini riproduttivi. Questa pratica è legale nella sola città di New York.
In alcuni paesi come Regno Unito, Spagna, Singapore e pochi altri,
e sotto stretto controllo delle autorità, i ricercatori possono avanzare richieste per progetti che prevedano l’impiego di cellule uovo
donate da donne coinvolte in piani di riproduzione assistita.
Nell’ambito della produzione avicola, i primi produttori mondiali di uova sono Stati Uniti, Cina e India; i più voraci consumatori sono i messicani, con 345 uova pro capite all’anno, gli italiani sono a quota 210 e nell’Unione Europea sono quelli che ne
mangiano meno. L’industria dei polli e la produzione di uova sono in continua crescita: si stima che il consumo mondiale arriverà
a 1200 miliardi di uova nel 2015, con 5 miliardi di galline ovaiole. L’Italia alleva 40 milioni di galline (su 350 milioni a livello europeo) con una produzione di 12.824.000.000 di uova nel 2010. È
bene ricordare che l’uovo contiene le proteine con la più alta qua-
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lità nutrizionale in assoluto, superiore a quella di carne, pesce e
latte, oltre a preziosi fosfolipidi, vitamine e minerali a bassissimo
costo (5 centesimi di dollaro è il costo di produzione di un uovo
negli Stati Uniti, contro 8–9 centesimi di euro in Europa). Fornisce
solo 65 calorie e questo lo rende utilissimo nelle diete dimagranti;
il tuorlo è ricchissimo di colesterolo, ma un adulto sano può consumarne fino a 5-6 a settimana.
L’uovo è una presenza costante in alchimia, arte, filosofia, psicologia. In tutte le culture, da quella cristiana a quella cinese, l’uovo è
il simbolo della rinascita, se non addirittura dell’universo, ed è carico di significati anche grazie alla sua forma raffigurante uno zero e dunque il punto di partenza, l’origine della vita. Entra prepotentemente in frasi di comune impiego in tutte le lingue. In Italiano
sono numerosissime: cercare il pelo nell’uovo e rompere le uova
nel paniere, meglio un uovo oggi che una gallina domani e gallina dalle uova d’oro. Anche se forse la più famosa di tutte è l’espressione «l’uovo di Colombo». Un’analisi linguistica comparata rivela che probabilmente l’esercizio linguistico più sofisticato nell’uso
della parola uovo è raggiunto in modo sublime dai cileni con la parola huevon, derivata da huevo. Letteralmente «bellimbusto» (in realtà impiegata gergalmente per dire di una persona stupida, tonta),
huevon risulta declinabile in maniera fantastica!
Come elaborato da Cosme Portocarrero, pseudonimo di Emilio
Avila, professore di spagnolo e affermato linguista dell’Universidad
Central de Chile a Santiago, in un libricino popolare del 1998, che è
ancora bestseller nel mondo di lingua ispanica, huevon può essere
impiegato come sostantivo, verbo declinabile nelle varie forme, avverbio, aggettivo qualificativo e superlativo. In questo modo si crea
una variopinta moltitudine di espressioni grottesche a base di uova, da usare alternativamente per insultare, denigrare, desacralizzare come per esprimere ammirazione e simpatia.
n
per approfondire
Il tempo e la verità. Una breve storia della biologia. Capanna E., Casa Editrice
Università «La Sapienza», Roma, 2006.
Oviduct-Specific Expression of Two Therapeutic Proteins in Transgenic Hens.
Lilico S.G. e altri, in «Proceedings of the National Academy of Sciences», Vol. 104, n. 6,
pp. 1771-1776, 6 febbraio 2007.
Oogenesis Specific Genes (Nobox, Oct4, Bmp15, Gdf9, Oogenesin1 and
Oogenesin2) Are Differentially Expressed During Natural and GonadotropinInduced Mouse Follicular Development. Monti M. e Redi C.A., in «Molecular
Reproduction & Development», Vol. 76, n. 10, pp. 994-1003, ottobre 2009.
Proteomic Analysis of Mouse Oocytes Reveals 28 Candidate Factors of the
«Reprogrammome». Pfeiffer M.J., in «Journal of Proteome Research», Vol. 10,
n. 5, pp. 2140-2153, maggio 2011.
Oocyte Formation by Mitotically Active Germ Cells Purified From Ovaries of
Reproductive-Age Women. White Y.A.R. e Tilly J.L., in «Nature Medicine», pubblicato
on line, 26 febbraio 2012. doi:10.1038/nm.2669.
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