TENIAMO VIVA LA PAROLA A La nascita di Gesù secondo Matteo 2

TENIAMO VIVA LA PAROLA
6 gennaio: Erode
con i pensieri di Luciano Monari Vescovo
Gesù è nato per noi; ma la sua nascita diventa significativa, se noi andiamo da Lui.
Erode vive vicinissimo a Betlemme; gli basterebbe poco per incontrare la salvezza,
eppure non la vede. Ha ancora qualche mese da vivere: potrebbe dare alla sua
esistenza sanguinosa una svolta decisiva; potrebbe almeno per una volta sentirsi
amato e avere il desiderio di amare, invece no! È troppo attaccato al potere e in
questa nascita non riesce a vedere se non il pericolo che gli può derivare.
A La nascita di Gesù secondo Matteo 2
---------------------------------------------------------------------------------------------------------Introduzione: Matteo riduce il Vangelo della nascita e dell’infanzia di Gesù a quattro episodi: la
genealogia – l’annuncio a Giuseppe – l’arrivo dei magi – la fuga in Egitto e il rientro a Nazareth
4 gennaio: Giuseppe 1
“Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te
il bambino e sua madre e fuggi in Egitto». Giuseppe, destatosi dal sonno prese con sé
il bambino e sua madre e fuggì in Egitto … Poi in Egitto un angelo gli disse: «Alzati,
prendi con te il bambino e sua madre e va nel paese d’Israele». Egli alzatosi prese con
sé il bambino e sua madre ed entrò nel paese d’Israele”
Se Erode si muovesse per andare a Betlemme e davanti a questo Bambino credesse
nell’amore di Dio, dovrebbe cambiare vita: non usare più il potere per eliminare gli
avversari, non sprecare più le sue finanze. Ecco perché non si muove: glielo
impediscono il potere e la ricchezza. Perde così l’appuntamento con l’amore di Dio.
Preghiamo: Esultiamo nel Signore, nostra gioia.
7 gennaio: I Magi
Giuseppe riceve come figlio il Figlio di Dio e in sposa la Madre del Figlio di Dio: riceve
ciò che nessun altro può avere. Però Maria è sì la sua sposa, ma non gli appartiene: lui
è chiamato a custodirla ma la vocazione di Maria dipende da Dio. Lo stesso vale per
Gesù: Giuseppe è il padre putativo di Gesù, ma Gesù non gli appartiene, la vocazione
di Gesù non dipende da lui.
I Magi sono dei saggi d’Oriente, interpreti attenti dei segni del cielo. La tradizione dà
loro un numero, dei nomi e una dignità regale. Vengono da lontano e non cercano né
ricchezza né onori. Per incontrare il Re dei Giudei fanno un cammino lungo e incerto.
Non sanno nemmeno il luogo preciso dell’avvenimento.
Giuseppe riceve tanto, ma non è padrone di niente. Dio gli chiede di essere disponibile
a donare tutto senza tenere niente per sé. Giuseppe è fondamentalmente il custode:
protegge e accompagna Gesù e Maria nel cammino della vita.
Partono confidando nella guida che Dio donerà a loro. Portano doni che esprimono la
gioia di poter vedere una realtà bella: la salvezza di Dio incarnata in un Bambino. Per
loro gli ostacoli non contano. Quando la stella scompare, non si avviliscono e
continuano a cercare. A Betlemme si prostrano e adorano.
Preghiamo: Lode a te, Signore, re di eterna gloria
5 gennaio: Giuseppe 2
Nel Vangelo non c’è nemmeno una parola di Giuseppe: è un uomo silenzioso e giusto:
cerca di fare la volontà di Dio. La sua paternità è una vera obbedienza. Non compie
nulla di straordinario; fa lo sposo e il padre in totale servizio.
“Tutto è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta”
Matteo per tre volte dice questo: nella vita di Giuseppe nulla capita per caso; tutto
avviene perché si adempiano le profezie. Anche per lui non è stato facile accettare il
disegno divino: ascoltare gli angeli non è la cosa più semplice di questo mondo;
riconoscere l’angelo del Signore e capire ciò che sta chiedendo richiede fede; cogliere
la volontà di Dio in un sogno presuppone un cuore puro e docile.
Anche a noi è chiesto di leggere la volontà di Dio dentro alla nostra esistenza. Se
riusciamo a farlo, la nostra vita diventa come quella di Giuseppe: realizziamo il
progetto di Dio su di noi. Se siamo capaci di donare e di servire, troviamo la gioia di
vivere e di essere quello che siamo, e le cose che facciamo, anche se piccole,
diventano straordinarie.
Preghiamo: Oggi la luce splende su di noi.
Questi sapienti nelle loro culture e nelle loro conoscenze non trovano l’orgoglio dell’
autosufficienza, ma l’ansia della ricerca e l’apertura fiduciosa al dono di Dio.
Preghiamo: Gloria nei cieli e gioia sulla terra.
8 gennaio: il nostro cammino
Ora tocca a noi metterci in marcia e arrivare a Betlemme per ripetere l’esperienza dei
Magi: «Videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono» (Mt 2, 11a).
Tocca a noi: personalmente e insieme come Chiesa. Da sempre la Chiesa adora Cristo:
se percorressimo le tante generazioni che ci hanno preceduto, troveremmo una catena
ininterrotta di testimoni esemplari. Con gioia possiamo anche dire che la Chiesa da
sempre offre al Signore i suoi tesori migliori: il sangue dei martiri, lo zelo dei
confessori, l’obbedienza dei credenti e la sofferenza dei poveri.
La memoria di coloro che sono stati testimoni della fede in mezzo a noi non ci esonera
dal rifare, di nuovo, personalmente e insieme, il cammino verso Cristo; anzi ci rende
ancora più responsabili di questo.
Preghiamo: Il nostro Dio è grande nell’amore.
9 gennaio: Il cammino di tutti
12 gennaio: I nostri doni
I Magi sono la primizia dei molti popoli che nel corso della storia hanno percorso lo
stesso cammino per incontrare in Gesù il segno dell’amore di Dio: il mondo grecoromano anzitutto, poi quello orientale dall’Arabia all’India, poi il mondo vario e
turbolento dei barbari, poi uno dopo l’altro tutti i continenti e tutti i popoli.
Vorrei anch’io percorrere lo stesso cammino dei Magi e cercare ancora oggi i segni
della presenza del Cristo. Vorrei anch’io offrire al mio Signore doni autentici, ma non
l’oro, l’incenso e la mirra. Vorrei piuttosto offrire, insieme con voi, al Signore la mia
vita. C’è una bella preghiera di sant’Ignazio di Loyola che dice: “Ricevi, Signore, tutta
la mia libertà; accogli la mia memoria, la mia intelligenza, tutta la mia volontà”.
In Gesù risiede permanentemente la Gloria di Dio. Illuminati dalla sua luce e attratti dal
suo amore, tanti uomini si mettono in cammino e danno forma a uno straordinario
pellegrinaggio: dal paganesimo verso l’incontro personale con il Signore della vita.
Nel cammino dei Magi e di ogni altro credente si realizza la profezia di Isaia: «Ecco, la
tenebra ricopre la terra … ma su di te risplende il Signore ... la sua gloria appare su di
te. Cammineranno le genti alla tua luce»
Preghiamo: Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.
Vado dunque a Betlemme e a questo Bambino offro i miei doni. E a me che rimane? Se
offro a Lui la mia gioia, devo rassegnarmi a un’esistenza incompleta, non realizzata? Se
offro a lui la mia libertà, devo trascinarmi come uno schiavo? Non è affatto così,
perché il Bambino di Betlemme non è altro che il dono di Dio al mondo. Prima dei doni
che io offro, c’è un dono che mi viene offerto: è il dono di un amore totale, di un
servizio senza riserve, di una speranza incorruttibile, di un perdono illimitato.
Preghiamo: Il Signore ama il suo popolo.
10 gennaio: La stella
“Abbiamo intravisto una stella”
La nostra stella può essere il desiderio di pace, di giustizia e di amore che portiamo nel
cuore, l’impressione che nel mondo c’è una sorgente di umanità e che dobbiamo
cercarla. Il nostro cammino può partire dal desiderio, ma il desiderio non basta.
I Magi partono guidati dalla stella, fanno un lungo viaggio, arrivano a Gerusalemme e
qui la stella scompare; devono allora cercare un'altra guida: il profeta Michea che dice:
«Betlemme, da te uscirà un capo che pascerà Israele»
Per andare verso la Salvezza che è Gesù, partiamo pure dai desideri del nostro cuore,
ma poi abbiamo bisogno di qualche cosa di più preciso: della Parola di Dio che
annuncia Gesù Cristo e ce lo fa conoscere come il dono più grande di Dio.
Preghiamo: Benedetto il Signore che regna nella pace.
13 gennaio: La salvezza è per tutti
L’adorazione dei Magi non è solo un evento lontano; è ciò che stiamo vivendo noi in
questo momento; siamo noi i Magi venuti da ogni parte del mondo per adorare Dio.
Proveniamo da diverse culture con diverse espressioni di fede. Tuttavia ci riuniamo in
una sola famiglia che appartiene a Dio. Insieme preghiamo e riflettiamo; ringraziamo
per il dono della fede, della Chiesa, dei Sacramenti e per quello che abbiamo ricevuto.
Al centro c’è Gesù: Lui ci unisce e crea fra tutti un legame di fraternità senza alcuna
distinzione. A lui portiamo in dono noi stessi. Lui è degno di governare la nostra vita.
Siamo contenti di servire Gesù; Lui ama ciascuno personalmente, quale che sia la
nostra patria d’origine, quali che siano le nostre caratteristiche fisiche o psicologiche.
Il Bambino di Betlemme non respinge nessuno. Chi vuole avere a che fare con questo
Bambino, deve accogliere quelli che Lui accoglie, cioè tutti.
Preghiamo: Esultino i fedeli nella sua gloria.
11 gennaio: Il dono di Dio
Non c’è solo il cammino dei magi. Non c’è solo il cammino degli uomini che vanno
verso Dio con i loro desideri. Se partiamo dalle nostre immaginazioni, ognuno può
immaginare Dio a suo modo, ognuno ha desideri propri secondo le sue necessità.
Partendo dai nostri punti di vista, è quasi impossibile riuscire ad andare d’accordo.
La Salvezza, che è Cristo stesso, non viene dai nostri punti di vista, è dono di Dio. Dio
è unico; il suo dono è unico; perché unico, ci fa diventare una famiglia sola (cfr. Ef 4, 13).
In famiglia gli interessi di ognuno sono diversi, ma la Salvezza è prima degli interessi.
Se al primo posto mettiamo la Salvezza, allora riusciamo ad andare d’accordo; se
prevalgono i nostri interessi, allora è inevitabile che ci dividiamo. Per questo il Figlio di
Dio si mette Lui per primo in cammino per venire tra noi e ci fa dono di se stesso.
Preghiamo: Benedetto il Signore in mezzo al suo popolo.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------L’UMILTÀ DELL’AMORE
Gesù, tu a Betlemme
hai acceso una luce
che illumina per sempre
il volto di Dio.
Tu ti metti all’ultimo posto
noi vogliamo dominare
Tu vieni per servire,
noi cerchiamo onori e privilegi.
Gesù, mite e umile
toglici l’orgoglio dal cuore,
sgonfia le nostre presunzioni,
donaci la tua umiltà.
Tu sei umile,
noi vogliamo essere i primi.
Tu ti fai piccolo,
noi vogliamo essere grandi.
Tu cerchi i nostri piedi,
li lavi e li baci con amore.
Quanta differenza
tra noi e Te, o Signore!
Scendendo
dal nostro piedistallo,
incontreremo Te e i fratelli
e Natale sarà grande festa