Galileo - Giornale di scienza e problemi globali Pagina 1 di 5 CHI SIAMO SERVICE NEWSLETTER Ricerca fine Anno VII, martedì 24 ottobre 2006 CANALI LINK SPECIAL MEDICINA Staminali, fabbriche di insulina Cellule staminali embrionali umane possono dare origine a nuove cellule che producono insulina. Lo annuncia sulle pagine di Nature Biotechnology il gruppo guidato da Edward Baetge della Novocell Inc. di San Diego (Usa), descrivendo in che modo è possibile differenziare le cellule inducendole alla produzione di cinque diversi ormoni del pancreas, tra cui, appunto, l'insulina. Lo studio apre nuove e più concrete prospettive verso la messa a punto di nuove terapie per la cura del diabete. Le cellule staminali embrionali sono in grado di dare origine a ogni tipo di cellula specializzata. Il segreto sta nel trovare le condizioni di crescita affinché possano svilupparsi in cellule specializzate di un particolare tipo, ad esempio cellule-beta del pancreas, come in questo caso. Baetge e colleghi lo hanno fatto ponendo le cellule staminali embrionali in coltura in condizioni del tutto simili a quelle del processo di sviluppo pancreatico dell'embrione. Le cellule così generate sono in grado di produrre alti livelli di insulina e anche di secernerla in risposta alla presenza di zuccheri, proprio come avviene a livello fisiologico. Questo spinge a concludere che tali cellule siano molto simili alle cellule-beta fetali e, dicono gli autori, ci sono buone possibilità che in futuro si possa arrivare a generare cellule mature che producono insulina da trapiantare nei pazienti. (a.p.) (venerdì 20 ottobre) OTTICA Record mondiale di velocità Record italiano per l'evento più veloce mai prodotto artificialmente e in modo controllato. Un gruppo di ricercatori del Centro di ricerca Ultras dell'Infm-Cnr di Milano e del Dipartimento di fisica del Politecnico di Milano è riuscito a generare e misurare impulsi di luce "ultrabrevi" della durata di 130 attosecondi (1 attosecondo corrisponde a un miliardesimo di miliardesimo di secondo), due volte più breve del precedente record mondiale stabilito nel 2004. Il risultato, che ha ottenuto la pubblicazione su Science, stabilisce un nuovo standard nel settore dell'ottica ultraveloce, aprendo nuove prospettive per l'esplorazione di fenomeni microscopici, in particolare il moto elettronico in atomi, molecole e solidi. Per la prima volta questi impulsi sono stati condizionati temporalmente in modo completo grazie a una sofisticata tecnica sperimentale. Gli impulsi luce microscopici ci consentono di studiare il moto degli atomi e di guidare il movimento degli elettroni. Un sistema che caratterizza gran parte delle tecnologie di uso quotidiano come Internet, la telefonia mobile e i sistemi di navigazione satellitari. Tutti sistemi basati sulla capacità di generare, modificare e caratterizzare segnali elettromagnetici (impulsi di luce) che divengono sempre più brevi e complessi con l'affermarsi di nuove tecnologie. (a.c.) (venerdì 20 ottobre) ONCOLOGIA "Falsi ormoni" nel mirino mhtml:file://\\Rassegna-stampa\docufficiostampa\rassegna%20stampa%20odierna\web... 24/10/2006 Galileo - Giornale di scienza e problemi globali Pagina 2 di 5 Si chiamano distruttori endocrini, sostanze di sintesi non prodotte dall'organismo umano in grado di mimare gli ormoni naturali, e sono tra i maggiori indiziati per l'aumento dei casi di tumore al seno. È quanto suggerisce uno studio commissionato dal Wwf Gran Bretagna alla London University, che lancia l'allarme sulle sostanze inquinanti accusate di interferire con il sistema endocrino e riproduttivo. È noto da tempo che una delle cause del carcinoma al seno è rappresentata da elevati livelli di estrogeni, gli ormoni sessuali femminili. Secondo la ricerca, alcuni inquinanti presenti nell'ambiente potrebbero interferire con gli estrogeni naturali, aumentando così il rischio di tumore. Si tratta della prima prova che i contaminanti ambientali con proprietà estrogeniche possono contribuire allo sviluppo del cancro al seno, oltre agli ormoni naturali e agli estrogeni farmaceutici. Due gli scenari di azione possibili: l'"effetto cocktail", in caso di esposizione simultanea a diverse sostanze chimiche con proprietà estrogeniche, e l'esposizione ai contaminanti durante le fasi di maggiore sensibilità, come la pubertà e lo sviluppo intrauterino. La ricerca ribadisce, ancora una volta, l'urgenza di approvare la riforma europea Reach, per la registrazione, valutazione e autorizzazione delle sostanze chimiche. (d.p.) (venerdì 20 ottobre) DIRITTI UMANI In difesa dei sei di Tripoli Il 31 ottobre prossimo si riaprirà in Libia il processo contro le cinque infermiere bulgare e il medico palestinese accusati di avere volontariamente infettato con l'Hiv 400 bambini dell'ospedale pediatrico di Bengasi presso cui lavoravano. I sei sono già stati condannati alla pena capitale nel 2004 ma la sentenza è stata annullata dalla Corte Suprema libica a causa di "irregolarit à" negli interrogatori: arrestati nel 1999, ai sei era stata estorta sotto tortura una confessione, poi ritrattata. A favore degli accusati Amnesty International è ritornata a lanciare un appello lo scorso 4 ottobre, mentre il 16 ottobre la Federazione delle Accademie di medicina europee ha scritto una lettera al colonnello Gheddafi perché sia garantito un giusto processo che tenga presente i risultati dello studio condotto da Luc Montagnier e Vittorio Colizzi. I due, tra i massimi esperti di Aids al mondo, hanno dimostrato che l'origine dell'infezione risale a un periodo precedente all'arrivo in quell'ospedale dei sei accusati, e che la causa del suo diffondersi deve essere addebitata a carenze nelle misure sanitarie.(l.g.) (giovedì 19 ottobre) SPAZIO Quale ghiaccio sulla Luna? Non c'è ghiaccio sulla Luna. Le speranze di colonizzare il nostro satellite sfruttando gli enormi ammassi di ghiaccio sotterraneo per ricavare ossigeno e idrogeno per la sopravvivenza, per il momento, restano un'illusione. Nuovi segnali radar hanno infatti rivelato che ciò che sembrava un enorme ammasso di ghiaccio presente al di sotto del cratere Sheckleton sul lato oscuro della luna, è in realtà un terreno impervio e totalmente arido. Ad affermarlo è Donald Campbell della Cornell University di Ithaca (New York) in un articolo apparso su Nature questa settimana. Campbell e i suoi colleghi hanno inviato segnali radar sulla Luna dal radiotelescopio di Arecibo (Portorico) e i loro segnali riflessi sono stati catturati dal radiotelescopio Green Bank nel West Virginia. Secondo Campbell, i segnali provenienti dal cratere Shackleton hanno le stesse caratteristiche di quelli provenienti dal cratere Shomberger il quale risulta completamente arido a causa dell'esposizione al sole. Le tracce di ghiaccio sul lato oscuro della Luna sarebbero quindi disperse all'interno della roccia polverizzata e non disposte in ammassi. Precedentemente il cratere Shackleton era stato indicato dagli scienziati come un probabile contenitore di ghiaccio a causa della sua posizione sul lato in ombra del nostro satellite, e soprattutto per il fatto che i segnali riflessi dal suo cratere avevano lo stesso tipo di polarizzazione dei segnali riflessi dal ghiaccio. Un tipo di polarizzazione, tra l'altro, molto simile a quella riflessa dai terreni aridi, come quello che sembra essere il cratere Shackleton. (s.m.) (giovedì 19 ottobre) mhtml:file://\\Rassegna-stampa\docufficiostampa\rassegna%20stampa%20odierna\web... 24/10/2006 Galileo - Giornale di scienza e problemi globali Pagina 3 di 5 NEUROSCIENZE Niente sonno, e la memoria va ko Senza dormire non si apprende. La privazione del sonno, infatti, limita notevolmente l'attivit à dell'ippocampo, l'area del cervello dove ha sede la memoria codificata. Lo afferma un gruppo di neuroscienziati della Harvard University che ha presentato uno studio al convegno annuale della Society for Neuroscience. La ricerca, guidata da Matthew Walzer, è frutto di un esperimento su 10 studenti universitari. Il test si è svolto in due fasi: nella prima, gli studenti dopo una notte trascorsa in viaggio e senza dormire dovevano visionare una serie di 30 parole; nella seconda, a distanza di due giorni e recuperato il sonno perso, è stato chiesto agli studenti di ricordare le parole visionate. Risultato: gli studenti "privati" del sonno ricordavano circa il 40 per cento in meno delle parole totali rispetto a un gruppo di controllo. I ricercatori hanno inoltre trovato che il contenuto emotivo delle parole ha valore differente sulla memoria: le parole con valore negativo (per esempio, "tumore") si ricordano più facilmente di quelle con valore positive (come "sorriso"). Secondo Walzer, si potrebbe trattare di una sorta di protezione contro una eventuale minaccia. Per individuare l'area del cervello responsabile, i ricercatori hanno ripetuto l'esperimento con un differente gruppo di studenti utilizzando la risonanza magnetica funzionale per monitorare le attività celebrali. È stata così rilevata una più bassa attivit à nell'ippocampo degli studenti carenti di sonno che in quelli riposati. (f.i.) (giovedì 19 ottobre) MEDICINA Sonde ad alta definizione Immagini tridimensionali trasmesse da microscopiche sonde (della grandezza di un capello umano) potrebbero rivoluzionare gli esami endoscopici. Finora, la rigidità degli endoscopi e la qualità inadeguata delle immagini da essi trasmesse ne hanno infatti limitato l’applicazione. Su Nature di questa settimana i ricercatori del Massachusetts General Hospital di Boston descrivono il prototipo di un nuovo endoscopio miniaturizzato, il primo a generare immagini tridimensionali ad alta definizione. Dvir Yelin e i colleghi hanno utilizzato una sola fibra ottica (al posto dei convenzionali fasci), scomponendo la luce nei suoi colori originari, ognuno dei quali permette di illuminare una porzione diversa del tessuto interno. I segnali luminosi sono stati quindi registrati e l’intensit à dei vari colori decodificata con uno spettrometro, che analizza le lunghezze d’onda della luce. Questa tecnologia, chiamata “spectrally encoded endoscope” (SEE), genera immagini con un numero di pixel dieci volte superiore a quelle degli altri endoscopi miniaturizzati. Le caratteristiche avanzate del dispositivo permetteranno più sicurezza durante operazioni delicate, diagnosi più precise e procedure meno invasive. (m.r.) (mercoledì 18 ottobre) ISLANDA Balene sotto tiro Riprende la caccia ai cetacei nei mari islandesi. Lo ha annunciato il governo di Reykjavík dichiarando la fine della tregua che aveva concesso tre anni fa e autorizzando la caccia commerciale di un massimo di 30 balenottere minori e 9 comuni. Secondo il fronte ambientalista, questa improvvisa ripresa è una minaccia per la sopravvivenza delle due specie, soprattutto la balenottera comune, che rischierebbe la completa estinzione. Come denuncia Greenpeace, il ritorno alla caccia dei cetacei sembra un anacronismo, visto lo scarso mercato della carne delle balene. Si stima che la gran parte delle nuove generazioni di islandesi non l'abbia mai assaggiata. Senza contare, incalzano gli ambientalisti, che allo stesso governo, le balene convengono più da vive che da morte, visto il forte incremento di una nuova attività di turismo ambientale, il whale watching, cioè la possibilit à di osservare le balene nel loro habitat naturale senza minacciarne l’integrità. I difensori della caccia si appellano invece alla mancanza di dati scientificamente attendibili sui rischi di estinzione, oltre che alla necessità di mhtml:file://\\Rassegna-stampa\docufficiostampa\rassegna%20stampa%20odierna\web... 24/10/2006 Galileo - Giornale di scienza e problemi globali Pagina 4 di 5 salvaguardare una tradizione nata per sopperire al fabbisogno proteico della popolazione. La fine della moratoria sembra valere ormai a livello mondiale, come ha sancito qualche mese fa la Commissione baleniera internazionale, consentendo così ai paesi più coinvolti nella caccia ai cetacei, primo fra tutti il Giappone, di riprendere la loro tradizione. (m.cap.) (mercoledì 18 ottobre) ASTRONOMIA Fusione galattica È un matrimonio tra galassie, quello che questa volta ha colto la fotocamera dell'Hubble Space Telescope. Si tratta delle due galassie interagenti più vicine al Sistema Solare, note come le “Antenne”, riprese nel momento della loro collisione avvenuta circa 500 milioni di anni fa. Quella che sembra una disastrosa collisione è in realt à è l'atto di nascita di miliardi di nuove stelle, la gran parte delle quali si addensa in super ammassi stellari estremamente luminosi. Nell'immagine è possibile distinguere i due nuclei più antichi delle galassie originarie, mentre i più recenti ammassi stellari ai lati risultano avvolti da nubi di idrogeno. Le nuove riprese delle Antenne forniscono agli scienziati importanti informazioni sull'evoluzione degli ammassi stellari. Solo il dieci per cento di queste formazioni avrà una vita superiore ai 10 milioni di anni, e tra esse probabilmente un centinaio è destinato ad assumere la forma di ammasso “globulare” (di forma sferica), simile a quelli osservabili nella nostra galassia. L'immagine delle Antenne, offre inoltre un'idea di quello che potrebbe essere il destino della Via Lattea in una sua possibile collisione con la vicina Andromeda, tra circa sei miliardi di anni. (g.d.) (mercoledì 18 ottobre) BIOLOGIA Il sorriso è di famiglia L’espressione facciale è ereditaria? Secondo una ricerca dell’universit à di Haifa, in Israele, pubblicata sui Proceedings of the National Academy of Sciences, sembrerebbe proprio di sì. I ricercatori israeliani ritengono infatti che le espressioni di rabbia, disgusto, gioia, tristezza e concentrazione siano scritte nei geni. Il gruppo ha condotto un esperimento su 21 persone non vedenti dalla nascita e di 30 parenti delle stesse. È stato chiesto loro di concentrarsi su un momento della loro esistenza capace di suscitare ancora un’emozione, ed è poi stata filmata l’espressione conseguente sul viso. Sono state così catalogate 43 tipologie di espressione differenti. Grazie a un particolare software i ricercatori hanno quindi cercato di individuare le somiglianze tra le diverse facce, comparando l’espressione delle persone non vedenti con quella dei parenti, divisi in due gruppi casuali. L’esperimento è stato ripetuto più volte usando ogni possibile combinazione. I ricercatori hanno trovato che l’espressione facciale dei non vedenti era “combinabile” con il gruppo che conteneva un membro della sua famiglia l’80 per cento delle volte. Prossimo obiettivo sarà individuare i gene responsabili. (f.i.) (martedì 17 ottobre) GENETICA Maschi senza Y Scoperto all’Università di Pavia un nuovo gene in grado di determinare il nostro sesso. Lo studio, guidato da Giovanna Camerino e apparso su Nature Genetics ha identificato una mutazione sul gene RSP01 coinvolta nel processo di reversione sessuale, una rara condizione che colpisce uomini con corredo cromosomico XX, anziché XY, anatomicamente normali ma sterili. Questo tipo di “reversione sessuale femmina-maschio”, finora, era stato associato solo alla presenza del gene SRY. Ma i ricercatori hanno studiato una famiglia composta da quattro figli maschi dal corredo cromosomico XX. Nessuno dei fratelli possiede il gene SRY, ma ognuno di loro ha una mutazione sul gene chiamato RSPO1. Mentre la presenza di SRY innesca un fenotipo maschile, con lo sviluppo dei testicoli, RSPO1 innesca un fenotipo femminile, cioè si ha lo sviluppo delle ovaie. Nel caso mhtml:file://\\Rassegna-stampa\docufficiostampa\rassegna%20stampa%20odierna\web... 24/10/2006 Galileo - Giornale di scienza e problemi globali Pagina 5 di 5 dei quattro fratelli XX, la mutazione è tale da rendere inattivo il gene RSPO1 e ha permesso la determinazione del sesso maschile nonostante l’assenza di SRY. Il gruppo italiano vuole adesso spostarsi sullo studio di modelli animali per capire meglio la funzione del gene individuato. (fr.c.) (martedì 17 ottobre) FISICA Quanto fa materia più antimateria? Realizzata la prima reazione chimica fra materia e antimateria. Il risultato, pubblicato su Physical Review Letters, è stato ottenuto grazie al progetto internazionale di ricerca Athena, che vede coinvolti anche i ricercatori italiani dell'Infn (Istituto nazionale di fisica nucleare) di Genova, Pavia e Brescia. Quando particelle di materia e di antimateria si incontrano, si annichilano in un piccolo lampo di energia. È avvenuto agli albori dell'Universo e avviene ogni giorno negli acceleratori di particelle di tutto il mondo. Per la prima volta però la collaborazione internazionale Athena è riuscita ad indurre una reazione chimica fra materia e antimateria che ha prodotto il protonio, formato da uno ione di idrogeno e da uno di anti-idrogeno, cioè da un protone e da un antiprotone. Gli esperimenti si sono svolti presso il Cern di Ginevra dove, sin dal 2002, la collaborazione Athena ha ottenuto risultati importanti. La produzione di protonio è stata in realtà già osservata in passato, ma in altre condizioni. Questa è la prima volta, infatti, che si produce una semplice e simmetrica struttura di materia e anti-materia, assomigliante sia ad un atomo di idrogeno che a uno di antiidrogeno, tramite una reazione chimica. Il risultato apre la strada per la realizzazione di sorgenti di protonio di alta efficienza. Adesso, si dovranno studiare in dettaglio le caratteristiche fondamentali di questa struttura, in particolare i livelli energetici, al fine di poterli confrontare con modelli teorici. (a.l.) (lunedì 16 ottobre) ASTRONOMIA Vulcano di giorno, iceberg di notte La temperature diurne della Luna possono raggiungere i 250 °C, niente in confronto al ciclo giorno-notte su Upsilon Andromedae b, un pianeta extrasolare gigante che dista dalla Terra circa 40 anni luce. Passare dal lato notturno del pianeta a quello diurno sarebbe come saltare tra un iceberg e un vulcano. Questo il risultato di uno studio portato avanti da un gruppo di ricercatori del Carnegie Institution of Washington, che è riuscito a fornire per la prima volta una misura sperimentale della variazione di temperatura di un pianeta extrasolare. La maggior parte degli esopianeti conosciuti è simile a Giove, una palla massiva di gas che si trova relativamente vicina alla loro stella madre a cui rivolge sempre la stessa faccia. Gli astronomi si aspettavano che la parte in ombra e quella esposta alla luce fossero più o meno alla stessa temperatura, a causa dell'esistenza di getti di corrente che ridistribuiscono il calore. Le osservazioni effettuate con il telescopio Spaziale Spitzer della Nasa smentiscono però questa teoria. Per quattro giorni e mezzo Spitzer ha monitorato la stella Upsilon Andromedae e il suo compagno, un pianeta gassoso gigante. Mentre il pianeta orbita attorno alla stella con un periodo di 4,6 giorni, mostra alternativamente la faccia scura e quella soleggiata. La radiazione misurata da Spitzer segnala una variazione di temperatura tra il giorno e la notte che supera i mille gradi, con una temperatura notturna di poche centinaia di gradi. Sebbene non si abbiano ancora stime precise, la distribuzione del calore è sorprendente. L'unica spiegazione finora plausibile è che la maggior parte dell'energia della stella sia depositata nell'alta atmosfera del pianeta, da dove venga reirradiata nello spazio prima che le correnti abbiano la possibilit à di trasportarla nella parte notturna. (ma.ma.) (lunedì 16 ottobre) mhtml:file://\\Rassegna-stampa\docufficiostampa\rassegna%20stampa%20odierna\web... 24/10/2006