di tocco in tocco di pagina in pagina volo lontano

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DI TOCCO IN TOCCO
DI PAGINA IN PAGINA
VOLO LONTANO
LABORATORIO LINGUISTICO-ESPRESSIVO-TECNOLOGICO
PER LA RIELABORAZIONE DEL ROMANZO
“IL GABBIANO JONATHAN LIVINGSTON” di Richard Bach
Classi IV A – IV B
Scuola primaria “C. Baseggio” - Marghera – a.s. 2013-2014
INTRODUZIONE
Argomento di approfondimento per la classe quarta è
L’ARIA,
nucleo per lo sviluppo di una unità di apprendimento
che ha come obiettivo la conoscenza di tale elemento anche in relazione con l’uomo.
L’aria è infatti elemento fondamentale per la nostra vita
e per la vita del nostro Pianeta Terra.
Per accrescere la conoscenza dell’elemento aria
abbiamo previsto un percorso multidisciplinare,
che prevede il coinvolgimento dell’alunno
attraverso esperienze pratiche
oltre che con percorsi di ricerca e di studio.
Attività proposte:
Italiano
Poesie e filastrocche sull’aria; modi di dire; lettura del libro “IL GABBIANO JONATHAN
LIVINGSTON”- rielaborazione; lettura e analisi di poesie, produzione di testi narrativi
realistici-fantastici.
Geografia-scienze
L’aria nel clima. Approfondimenti sugli abitanti dell’aria, le forme di vita nell’aria, la
salute dei viventi in relazione all’aria; il problema dell’inquinamento.
Arte e immagine
Osservazione, descrizione, rappresentazione dell’aria: colori, forme, acquisizione di
tecniche pittoriche e plastiche; uso di materiali specifici.
Musica
Ascolto, produzione e riproduzione di suoni, rumori, musiche (anche d’autore), melodie,
testi sull’aria. Conoscenza, ascolto e riconoscimento degli strumenti a fiato.
Tecnologia
Laboratorio per la costruzione di oggetti che funzionano con l’aria: girandole, aquiloni,
paracaduti, aerei di carta,…
FILASTROCCA DELL’ARIA
Vado girando col naso all’aria
Faccio discorsi campati in aria
Appena posso sto a pancia all’aria
Gioco a buttare le cose in aria
Se non ci sei, aria, mi manchi
e gli occhi miei diventano tristi
Se sei viziata, aria, mi stanchi
ma se sei buona, grazie che esisti
Apro la bocca senza paura
Mi piaci fresca, mi piaci pura
Aria respiro e motore di vento
Aria accarezzami che mi addormento.
Inizia l’ avventura …
DI TOCCO IN TOCCO
DI PAGINA IN PAGINA
VOLO LONTANO
GIOTTO – CIELO STELLATO
(particolare del soffitto della Cappella degli Scrovegni - Padova)
ovvero
L’IMMAGINAZIONE DI JONATHAN LIVINGSTON
Un gabbiano di nome Jonathan Livingston voleva scoprire l’emozione di volare nel buio
come i gufi, le civette e i pipistrelli, ma si perse nell’oscura ombra della notte.
Jonathan tutto preoccupato si disse :- Oh no, mi sono perso, non vedo più il mio caldo,
comodo e sicurissimo nido! Come farò a tornare a casa dai miei genitori, adesso? Sarò
costretto a volare senza meta con la paura di perdermi ancora più di così.
Allora si posò su uno scoglio, chiuse gli occhi e cominciò a immaginare di entrare in una
notte senza tempo, senza , come se ci fosse dentro proprio adesso.
Immaginò di essere un piccolo uccellino in una notte oscura e paurosa con gigantesche
stelle messe in ordine dalle otto punte taglienti e pericolose e immaginò di volare in
mezzo ad esse, ma le loro punte lo pungevano e lo tagliavano e lui, ferito e sanguinante, si
sentiva piccolo in mezzo a stelle grandi.
Allora pensò:- Ma io sono grande per volare in posti così stretti!
Ad un tratto tutta la paura sparì e tutte le stelle diventarono dei soli che lo scaldavano.
Solo una rimase una stella tagliente e pericolosa.
I soli ringraziarono Jonathan, anche se lui non capiva cosa fosse successo.
I soli gli spiegarono:- Finalmente qualcuno ci ha liberati dalla rabbia in cui eravamo
rinchiusi per tutto questo tempo. Tu, con la tua felicità e gioia di volare ci hai liberati.
Jonathan curioso andò dalla stella e gli chiese perché era ancora in quello stato.
La stella non glielo voleva spiegare e perciò non disse niente, ma da questo Jonathan capì
che lei non aveva liberato la rabbia che gli era rimasta dentro.
Allora Jonathan la tranquillizzò e lei cominciò a splendere sempre di più, le punte si
accorciarono fino a sparire e spuntarono lunghi raggi splendenti su di lui e diventò un sole
allegro e felice.
Jonathan riaprì gli occhi ritrovandosi sempre su quello scoglio e capì tutto, cioè dov’era,
cosa faceva e che doveva tornare subito a casa.
Ma una cosa non gli era chiara, cioè come avesse fatto a capire tutto.
Allora tornò al nido e per tutta la vita non dimenticò quell’avventura che si era svolta nella
sua immaginazione.
ANNA
BEATRICE V.
KEVIN
RICCARDO
MANET
LEVAR DEL SOLE
In una splendida mattinata, mentre stava sorgendo il sole, Jonathan Livingston, di solito
dormiglione, si svegliò sulla costa del mare con uno splendido umore e disse ai suoi
genitori:-Posso andare a vedere il levar del sole?
I suoi genitori acconsentirono.
Jonathan trovò il suo amico Penna Veloce e così ci andarono insieme.
Penna Veloce lo accompagnò e videro la costa sopra il mare, videro il levar del sole che
colorava il cielo di rosa e rosso come il fuoco.
Il sole rifletteva le sue sfumature anche sul mare che era di un colore azzurro chiaro, poi
blu e verde acqua.
Questo paesaggio paradisiaco sembrava a loro che fosse un sogno.
Sembrava di essere liberi e di fare tutto ciò che volevano di qua e di là in tranquillità,
mangiavano pesci in quantità e a volontà.
A Jonathan piaceva stare in quel posto ma voleva anche scoprire il mondo insieme al suo
amico Penna Veloce.
Allora si misero a volare e andarono a girare per tutto il mondo e dall’alto videro:
Parigi con la Torre Eiffel, New York con la statua della Libertà, Madrid e la Plaza de Toros,
Holliwood, Los Angeles,…
Poi però Penna si fece male ad un’ala andando a sbattere addosso ad uno scoglio rapito
nei colori del cielo.
Jonathan lasciò un attimo solo Penna e andò a chiamare aiuto e i Gabbiani Medicinus lo
curarono.
Alla fine Penna guarì e festeggiarono con pesce e spazzatura a volontà.
SOFIA ONONTO GIORGIA ETHAN
MAGRITTE - L’IMPERO DELLE LUCI
UN’AVVENTURA MEGAGALATTICA
In una mattina d’estate Jonathan Livingston volava nel cielo in modo molto elegante con
un volo planato.
Ad un certo punto si accorse che sotto di lui era tutto buio.
Scese e vide che c’era un blocco del tempo: sulla terra si era fermato tutto.
Il gabbiano andò a chiamare uno dei suoi amici di nome Pinch, gli mostrò il blocco
temporale e Pinch disse:- E’ stata la strega della notte.
Jonathan e Pinch ebbero una grande paura, andarono a chiamare gli altri gabbiani per
ribellarsi e far tornare il cielo del giorno e della notte e sconfiggere il buio.
Non si sa come, non si sa chi, lo stormo riuscì a sconfiggere la tenebrosa Strega della Notte
e a far tornare la luce.
Non raccontarono mai a nessuno quello che successe e che ancora oggi è un mistero.
Finalmente con la luce Jonathan poteva divertirsi a planare nel rosa dell’alba, o librarsi nei
caldi pomeriggi dorati o nei rossi tramonti fino ad essere sfinito e riposare nelle fresche
notti.
ALESSIA EDOARDO CARLO GINEVRA
KANDINSKJ – BLU CIELO
CIELO BLU
Un giorno d’estate il gabbiano Jonathan Livingston volava come al solito nel cielo.
All’improvviso vide una nuvola azzurra; mentre volava vide un peschereccio e Jonathan si
buttò in picchiata per allenarsi in volo.
Vide un gabbiano e gli chiese:- Vuoi allenarti con me?
Il gabbiano gli disse:- No, devo cercare da mangiare.
Il gabbiano Jonathan vide una tartaruga volante e una medusa, poi arrivarono altri
animali.
Si chiese:- Perché questi animali strani sono qua, sono nel mondo della fantasia?
Non si era accorto che volando era arrivato in un cielo mai esplorato prima dove tutto era
al contrario.
Lui si sentì subito a suo agio e disse agli animali volanti:-Visto che siamo qua perché non
diventiamo amici?
Gli animali volanti gli risposero:- Sì, diventiamo amici.
Allora giocarono a nascondino e a rincorrersi in aria.
Jonathan Livingston chiese perché esisteva questo mondo.
Un animale rispose:- Questo mondo esiste perché tutti i pensieri della fantasia vengono
qua … è stato creato da un mago.
Questo mondo della fantasia esisterà sempre.
BEATRICE E. DAVIDE GEORGE GIADA
COSENTINO - TRA CIELO E TERRA
ILVIAGGIO DI JONATHAN CONTINUA
Il gabbiano Jonathan Livingston tutto d’un tratto si trovò in uno strano luogo sperduto.
Il cielo presentava delle spirali che emanavano una leggera brezza.
Jonathan si lasciò andare in un volo planato godendosi il fresco venticello.
Era quasi il tramonto quando Jonathan vide il laghetto brulicante di pesci. Tutti questi
pesci gli fecero venire l’acquolina in becco. Ce n’erano di tutti i tipi: pesci gatto, tinche,
carpe, trote, lucci e altri ancora. Jonathan ne pescò moltissimi e ne mangiò a sazietà.
Dopo aver mangiato si accorse dei mille colori del paesaggio che lo circondava:
GIALLO, NERO, VIOLA, ARANCIO, ROSA, VERDE, BIANCO, ROSSO,…
Jonathan si chiese il perché di tanti colori, poi ipotizzò:- Che sia uno scherzo della natura?
Che la natura avesse fatto questo strano ambiente per prendere in giro chi ci capitava o per
mostrarci la sua bellezza?
Poi scoprì che sotto un albero tagliato viveva una famiglia di orsi pittori che facendo i loro
quadri avevano sparso tutta la pittura in giro.
Mentre si chiedeva questo arrivò la sera e Jonathan dormì in quel luogo misterioso e
meraviglioso.
Sarebbe ripartito il giorno dopo per una nuova ed emozionante avventura.
ANDREA GAIA YIJIE
VAN GOOGH - NOTTE STELLATA
In una notte stellata di primavera il gabbiano di nome Jonathan Livingston mentre volava
osservava le costellazioni.
Volava e ammirava dall’alto le case, i campi e il paesaggio perché cercava un posto dove
potersi appoggiare.
Il gabbiano si fermò sul campanile di una chiesa per guardare il cielo stellato: era una notte
bellissima, il vento fresco soffiava leggermente, le stelle sembravano dei piccoli diamanti
che rendevano il cielo più prezioso.
Il gabbiano pensò che non avrebbe rivisto un cielo così stupendo come quello.
All’improvviso arrivò uno stormo di corvi che coprì il cielo stellato che diventò buio pesto:
non si riusciva a vedere niente.
Allora il gabbiano chiamò la sua amica aquila e i suoi amici falchi che andavano a caccia di
corvi. Lo stormo di corvi vide arrivare l’aquila e i falchi e allora i corvi scapparono via,
lontano dal cielo.
Una volta fuggiti i corvi che oscuravano il cielo tornarono a risplendere le stelle che
illuminarono tutto il paese.
ALEX L.
LUCA NICOLETTA
WENDY
MAURIZIO
TAMAYO - I CORPI CELESTI E LE COSTELLAZIONI
Il gabbiano era nato a Venezia e un giorno decise di andare a scoprire il mondo, perché
voleva conoscere cose nuove.
A Venezia vedeva persone e ancora persone, ma lui voleva scoprire com’erano lo spazio e
le sue costellazioni!
Volando si appoggiò sopra una specie di montagnola che era ai confini della Terra.
Mentre si stava riposando sul suolo vide la mano di una persona muoversi.
Era di un gigante enorme di nome Atlante, trasformato in una catena montuosa da una
vecchia strega di nome Morgana e solo a sentire quel nome le persone scappavano dalla
paura. L’aveva trasformato in un gigante perché lui aveva rubato delle pozioni
dell’invisibilità e per far scorrere l’acqua e bloccare il tempo; le aveva distrutte per
antipatia nei confronti della strega.
Il gigante disse:- I miei genitori abitano nel nord Africa.
Il gabbiano rispose:- Arrivederci, tornerò a trovarti. E prosegui il suo viaggio.
Il gigante rimase così per sempre, però la strega gli diede una pozione paralizzante così
non si poteva muovere, ma parlare.
Tornò il gabbiano, trovò la soluzione tra il gigante e la strega e tutti vissero felici e
contenti.
MATILDE
ELENA
MANUEL
DESIRE’
FRIEDERICH - IL MONACO IN RIVA AL MARE
Il gabbiano volava in riva al mare. Il cielo era scuro, il tempo era fresco, il mare era agitato
ed il vento soffiava forte. Sulla spiaggia deserta c’era solo un monaco … e un gabbiano.
Il gabbiano planò mentre guardava il paesaggio, andò a sbattere contro uno scoglio e si
ferì l’ala. Il monaco lo trovò e lo curò con i bastoncini e una fascia, poi il gabbiano diventò
amico del monaco. Il gabbiano portò il pesce al monaco per ringraziarlo, il monaco mangiò
il pesce. Trascorsero insieme un lungo periodo.
Dopo qualche anno il gabbiano morì di vecchiaia.
Dopo la morte del gabbiano il monaco ogni giorno, alle sei di mattina, andava in riva al
mare, sulla spiaggia dove aveva incontrato per la prima volta il gabbiano.
Un giorno all’alba il gabbiano si presentò sotto forma di ostrica; finché durava la luce rosa
dell’alba il gabbiano usciva dall’ostrica, si esibiva per mostrare al suo amico monaco
quanto a lungo riusciva a planare spinto dalle correnti ascensionali e quanto velocemente
riusciva a sbattere le ali, librandosi nel cielo …
Quando la luce rosa dell’alba scompariva il gabbiano si richiudeva nell’ ostrica come una
perla preziosa.
VITTORIA MARTINA
ALVISE TOMMASO
CONSTABLE - NUVOLE
UN GABBIANO IN LIBERTA’
Il gabbiano di nome Jonathan Livingston aveva un becco forte di color arancione, il suo
piumaggio era di colore nero e grigio sfumati insieme.
I suoi occhi erano di colore azzurro come il mare.
Jonathan era un ottimo volatore: aveva raggiunto dei record di volo impressionanti.
Un giorno mentre stava sperimentando un nuovo volo, andò a finire in un luogo strano.
Questo posto veniva chiamato NUVOLE.
Jonathan si incuriosì ed entrò.
Vide un sacco di nebbia, non sapeva dove si trovava; ad un certo punto un vento
fortissimo lo spazzò a terra.
E così decise di tornare a casa perché si sentiva debole.
Non dormì tutta la notte: il pensiero del giorno prima lo tormentava, così decise di tornare
in quello strano posto.
Nel suo viaggio si accorse che la sua zampa era ferita, perché il giorno prima era …..
Si fermò e lo trovò l’ornitologo veterinario che lo porto nel suo ambulatorio.
Jonathan si svegliò confuso, disteso su un lettino, con una fasciatura sulle zampe.
Voleva liberarsene, ma in un momento entrò l’ornitologo veterinario e gli disse di non
preoccuparsi che gli metteva solo un anellino.
Il gabbiano sentì una chiusura che faceva “clic”.
L’ornitologo lo lasciò andare.
Jonathan tornò in quel luogo e vide un raggio di sole che splendeva, andò più in alto e
trovò il paradiso.
SABRINA
DENNIS
ALEX LUCIA
MIRO – LE COSTELLAZIONI
IL GABBIANO VOLA NEL CIELO SABBIOSO
Un giorno un gabbiano volava libero nel cielo; volando e volando scoprì un nuovo cielo
fatto di sabbia.
In questo cielo gli animali stavano bene come il gabbiano Jonathan, ma quelli d’acqua
stavano molto male perché avevano bisogno di un ambiente liquido, perciò si stavano
estinguendo.
Un giorno Jonathan vide un leone in pericolo che stava per essere risucchiato dalle sabbie
mobili, allora lo afferrò con i suoi artigli e lo salvò.
Il leone Jack e il gabbiano Jonathan diventarono amici per la pelle.
Il gabbiano Jonathan desiderava che il cielo tornasse azzurro ma per farlo ritornare celeste
doveva fare un lungo viaggio fino ad un oceano molto lontano dove si trovava la
polverina bluette che era custodita all’interno di una conchiglia fossilizzata dentro a una
roccia. Jack e Jonathan fecero questo avventuroso viaggio finché arrivarono alla polverina
chiamata bluette. Jonathan con il suo forte becco aprì la conchiglia spezzando la roccia e
sparse la polvere azzurra per tutto il cielo.
Così finalmente gli animali dell’acqua poterono tornare a vivere.
NICOLA
MARGHERITA
KLEVIS
MATTEO
BASOLI - D’ARIE E DI NUBI
In una giornata d’autunno Jonathan Livingston stava migrando verso la calda Africa .
Durante la migrazione il gabbiano viveva mangiando i pesci che trovava nel fiume che
scorreva sotto di lui.
Un giorno Jonathan era esausto e si fermò sopra al camino di una casa abbandonata
perché aveva volato per migliaia di chilometri.
Lì si trovò bene perché si era costruito un bel nido.
Sopra quel camino sostò per due giorni.
Jonathan Livingston alla sera vide il tramonto e provò un senso di serenità nel vedere il
cielo colorato di rosso, giallo, grigio, blu e arancione.
Si mise a planare sopra quel meraviglioso tramonto.
Arrivò il buio della notte e si mise a dormire nel nido e ad osservare il cielo stellato;
esclamò:- E’ bellissimo!.
Il mattino seguente il gabbiano si rimise in viaggio per trovare il suo ambiente ideale.
Percorrendo il lungo viaggio incontrò Milù, l’uccello blu e gli disse:- Sto cercando il mio
ambiente ideale.
Jonathan rispose:- Anch’io, vuoi venire con me?
Lei acconsentì, ma aggiunse che la sua amica Banana Joe, una gazza ladra, mentre stava
rubando una collana di brillanti che era impigliata sull’albero, rimase intrappolata tra i
rami.
E bisognava liberarla.
Allora andarono ad aiutarla per poi trovare il loro posto ideale in un isola dell’oceano
indiano chiamata Madagascar. Era un’isola con molta vegetazione.
Jonathan , Milù e Banana Joe rimasero lì per sempre, dato che la temperatura non
scendeva mai sotto i 15 ° perché splendeva quasi sempre il sole.
GIACOMO MARCO BEATRICE R. SIRIWAN
GABBIANI
Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro,
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch’essi
amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino e’ vivere
balenando in burrasca.
Vincenzo Cardarelli 1942
Insegnanti:
Geny Caser
Marialuisa Lazzarini
Renata Romano
4^A
4^B
MARGHERITA
GAIA
ALEX GRANATA
DAVIDE
SABRINA
CARLO
GIADA
MATTEO
NICOLA
GIORGIA
YI JIE
DESIRE’
ETHAN
KLEVIS
TOMMASO
WENDY
KEVIN
SOFIA
ELENA
MARTINA
RICCARDO
VITTORIA
GINEVRA
ANDREA
NICOLETTA
DENNIS
SIRIWAN
LUCIA
MAURIZIO
GEORGE
ALVISE
EDOARDO
MANUEL
GIACOMO
ALESSIA
BEATRICE VIANELLO
ONONTO
MARCO
BEATRICE RAGAZZO
MATILDE
BEATRICE ESEGIO
LUCA
ANNA
ALEX LEVAK
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