il mistero del figlio fatto uomo

Monastero S.Maria del Monte Carmelo ::: Concenedo di Barzio
IL MISTERO DEL FIGLIO FATTO UOMO
SALUTO E INTRODUZIONE
G: La luce del mistero che sgorga dalla mangiatoia è scintilla ma, come ogni luce, per risplendere necessita
dell’ombra, delle tenebre. Solo allora l’ombra può trasformarsi in valenza positiva e favorire
l’orientamento verso la luce stessa: l’ombra dolorosa della Croce che grava sul tenero Bambino è già
trasfigurata dalla grazia solare della Risurrezione.
INNO (scelto dal repertorio della Comunità)
LETTURA del libro del vangelo secondo Luca (Lc 1, 18-25)
18Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere
insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva
accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve
in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa.
Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli
infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele,
che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del
Signore e prese con sé la sua sposa; 25senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù.
RECITA A CORI ALTERNI (IS 53, 1-5.7.10-11)
1Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
2È cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per poterci piacere.
3Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
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4Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori;
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
5Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
7Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
11Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.
12Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perché ha spogliato se stesso fino alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i colpevoli.
MEDITAZIONE
PREGHIAMO
G. Dove Egli voglia condurci su questa terra, non lo sappiamo e non dobbiamo chiederlo prima del tempo. Sappiamo
solo che, per chi ama il Signore, ogni cosa ridonda in bene. E inoltre che le vie su di cui il Salvatore conduce, vanno al di
là di questa terra. Nell’ascolto orante, rimaniamo docili al Tuo disegno su noi, per Cristo nostro Signore. Amen
LETTURA DEL VANGELO SECONDO MATTEO (MT, 28, 1-7)
1Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a
visitare la tomba. 2Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la
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pietra e si pose a sedere su di essa. 3Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. 4Per lo
spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. 5L’angelo disse alle donne: «Voi
non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. 6Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il
luogo dove era stato deposto. 7Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in
Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto».
LETTURA
da “Il mistero del Natale. Incarnazione e umanità” di S. Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein)
Ciascuno di noi ha già sperimentato una simile felicità del Natale. I cieli e la terra però non sono ancora divenuti uno. La
stella di Betlemme è una stella in una notte buia, lo è anche oggi. Già al secondo giorno, la Chiesa depone i paramenti
bianchi e si riveste del colore del sangue, e al quarto giorno (quando non cade come in quest’anno di domenica)
del violetto del lutto: Stefano, il protomartire, che segue per primo il Signore nella morte, e i bambini innocenti, i lattanti di
Betlemme e di Giuda, che furono ferocemente trucidati dalle rozze mani dei carnefici, stanno come seguaci intorno al
Bimbo nella mangiatoia. Che cosa significa? Dov’è ora il giubilo delle schiere celesti, dove la silente beatitudine
della Santa Notte? Dove la pace sulla terra? Pace sulla terra a coloro che hanno buona volontà! Ma non tutti hanno buona
volontà. Perciò il Figlio dell’Eterno Padre deve discendere dal cielo, perché il mistero del male aveva avvolto la terra
nella notte.
Le tenebre coprono la terra, ed Egli viene come luce che risplende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno
accolta. Lo accolgono coloro ai quali Egli porta la luce e la pace: pace con il Padre nel cielo, pace con tutti coloro che,
come loro, sono figli della luce e figli del Padre del cielo, e pace del cuore, profonda, interiore, non la pace con i figli delle
tenebre. A costoro il Principe della pace non porta la pace, ma la spada. Per questi Egli è la pietra d’inciampo,
contro cui urtano e si sfracellano. Questa è una verità, dura e grave, che non possiamo lasciare celare dall’incanto
poetico del Bambino della mangiatoia. Il mistero dell’Incarnazione e il mistero del male si appartengono
strettamente. Contro la luce che è discesa dal cielo, si scaglia la notte del peccato e tanto più scura e più sinistra. Il
Bimbo nella mangiatoia stende le manine, il suo sorriso sembra già dire quanto, più tardi, avrebbero pronunciato le sue
labbra di uomo: venite a me voi tutti che siete stanchi e affaticati.
MEDITAZIONE
Padre nostro…
ORAZIONE
Il Figlio di Dio è divenuto Maestro e ci ha detto, che cosa dobbiamo fare. Per impregnare tutta intera la vita
dell’uomo della vita divina, non è sufficiente inginocchiarsi una volta all’anno davanti alla mangiatoia e
lasciarsi prendere dall’incanto della santa Notte, ma bisogna stare tutt’intera la vita in quotidiano rapporto
con Dio, ascoltare le parole che Egli ha detto e ci ha consegnato, e seguirle. Prima di tutto pregare, come ci ha
insegnato lo stesso Salvatore. «Pregate e riceverete». Questa è la promessa certa di esaudimento. Fa che
pronunciamo, ogni giorno, di cuore il Tuo «sia fatta la tua volontà», confidando che non tradiremo mai la volontà divina,
anche quando non abbiamo alcuna certezza soggettiva. Per Cristo nostro Signore. Amen
CONGEDO E CANTO
(dicembre)
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