Poste Italiane S.p.a. Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Rovigo - Trimestrale Contiene I.R. PERIODICO DEL CENTRO MARIA BOLOGNESI ATTORE DELLA CAUSA DI CANONIZZAZIONE DELLA SERVA DI DIO MARIA BOLOGNESI INTERNET: www.mariabolognesi.it ANNO XIII N. 4 OTTOBRE - NOVEMBRE - DICEMBRE 2004 E-mail: [email protected] Maria, guidaci ad adorare il Bambino! SOMMARIO Editoriale Seguiamo la cometa per ritrovare Gesù ..........pag. 2 80 candeline per Maria Bolognesi ..................pag. 6 Aperto il processo per una guarigione prodigiosa attribuita a Maria Bolognesi.......... » Un dono, una preghiera .................................. » 11 3 Degli auguri speciali........................................ » 5 La posta di Maria ............................................ » 10 Appuntamenti S. Messe 26 Dicembre 2004 e 29 Gennaio 2005 .......... » 12 S. Natale 2004 SEGUIAMO LA COMETA PER RITROVARE GESÙ “Ed ecco: la stella che avevano vista in Oriente li precedeva” (Mt 2,1-12) Nel Presepe non manca mai, di cartone tempestata di brillantini o di plastica fluorescente. Spesso l’umidità la fa staccare dalla capanna, ma basta un po’ di nastro adesivo per riattaccarla. Sto parlando della stella cometa che ritroviamo nel Vangelo di Matteo. Non è però un racconto romantico, quello dell’Evangelista Matteo, dove la stella aggiunge magia alla scenografia; al contrario, si tratta di un testo pregno di simbologie, che ci offre una chiave di approfondimento. Così non ci soffermeremo, come hanno fatto già tanti astronomi, a disquisire sull’entità di quella manifestazione celeste, ma tenteremo di assimilarne il messaggio più spirituale. Noi come i Magi La raffigurazione di una stella nell’iconografia cristiana indica un evento divino proprio per la sua qualità di “dare luce” e nel Vecchio Testamento con il nome di stella è chiamato l’atteso Messia. Dunque i Magi, sapienti e colti ma capaci di far emergere quel bambinesco entusiasmo per il mistero, furono pronti a raccogliere l’invito della stella e a lasciare tutto per andare ad adorare il RE dei Giudei (Rif. discorso di Papa Giovanni Paolo II, del 5 gennaio 2001 durante l’incontro di festa con i bambini a conclusione del Giubileo 2000). Noi siamo in grado di vedere quella stella, di usarla come bussola per giungere ad adorare il Bambino? Forse se stacchiamo lo sguardo dalla terra e iniziamo a contemplare il cielo costellato del2 l’Amore di Dio. E quali doni Gli porteremo? Potremmo offrirGli la nostra fiducia totale, come l’oro che simboleggia la perfezione; le nostre preghiere che saranno l’incenso, emblema di “odore di santità”, e tutte le nostre sofferenze che porteranno il vessillo profetico della mirra. Maria Bolognesi,“chiomata” d’amore (cometa dal latino “chiomata”) Come amici della Serva di Dio, in questi ultimi mesi, abbiamo avuto il dono di vivere momenti pregni di religiosità. Il 23 settembre scorso si è aperto nella diocesi di Padova il processo per una guarigione prodigiosa attribuita a Maria Bolognesi e proprio nella Cappella patavina degli Scrovegni, datata 1301, è presente la prima opera pittorica contenente l’immagine della cometa. Giotto, infatti, influenzato dal passaggio della cometa Halley nel dicembre di quello stesso anno, dipinse l’Epifania inserendo sopra la capanna la cometa. La Serva di Dio si svela, quindi, ai nostri occhi come una delle “comete” più vicine a noi, un segno del cielo, semplice ma sfolgorante, che ci aiuta a non smarrire la strada della fede. Una stella con il suo strascico d’amore. La celebrazione della S. Messa per l’ottantesimo della sua nascita ci ha dato poi modo di pulire le ultime macchie del luogo comune rimaste sulla lente del binocolo, svelando l’inedita sentenza, che 56 anni fa assolveva Maria Bolognesi dalle accuse per cui fu processata nel 1948. Ora non ci sono più “ditate” della storia e la Serva di Dio può essere osservata in tutta la sua luminosità. “Al vedere la stella furono ripieni di straordinaria allegrezza” (Mt 2,10) Ritroviamo il simbolo della cometa nel logo ufficiale della XX Giornata della Gioventù 2005 a Colonia, nel cui duomo si venerano da secoli le reliquie dei Re Magi. L’intenzione di questo S. Natale, dove rischia di predominare il rosso del sangue più del rosso delle decorazioni, è proprio di seguire quella luce e come i Magi, dopo un lungo pellegrinaggio, prostrarci ai piedi del Signore e vivere la “trasformazione” dell’Epifania. Abbandoniamo il ruolo di Salomè, la levatrice incredula (Protoevangelo di Giacomo), e non ci sentiremo più “paralizzati” nell’amare. In un tempo dove si spreca la luce sintetica, ma dove si indossano gli occhiali scuri per sfuggire alla luce di Dio, risplendono esempi di vita come Maria Bolognesi: appuntiamola come una cometa alla capanna del nostro cuore e lasciamo che il Signore rinasca dentro di noi! Ludovica Mazzuccato Giotto, Cappella degli Scrovegni FINESTRE APERTE Padova, 23 Settembre 2004 APERTO IL PROCESSO PER UNA GUARIGIONE PRODIGIOSA ATTRIBUITA A MARIA BOLOGNESI Cari Amici Lettori, in questo numero di Finestre Aperte cogliamo l’occasione di far giungere una “buona novella” a quanti di voi ancora non ne siano venuti a conoscenza: l’apertura del processo per una guarigione prodigiosa attribuita alla Serva di Dio Maria Bolognesi. Un momento “storico” che desideriamo condividere e rivivere con voi, cercando di assaporarne ogni suo aspetto. CRONACA DI UNA GIORNATA EMOZIONANTE Ci siamo ritrovati in molti in Piazza del Duomo a Padova, alle 17 di giovedì 23 settembre c.a., per partecipare alla sessione di apertura del processo canonico sul presunto miracolo attribuito alla Serva di Dio; e nell’aria mentre guardavamo i bambini rincorrere i piccioni, inconsciamente già respiravamo l’intensità di un momento che avrebbe lasciato un segno indelebile nei nostri cuori. Cuori giunti da diverse parti d’Italia, cuori già contagiati dall’amore di Maria Bolognesi, ma anime fedeli alla Verità e consapevoli che l’apertura di questo processo rappresentava un momento storico per tutta la Chiesa. Concetto sviscerato dalle parole incisive e conclusive di S. E. Mons. Antonio Mattiazzo, Vescovo della Diocesi di Padova: essendo tutti membra di uno stesso corpo, la Chiesa, il bene dei Santi è bene di nostra “proprietà”, proprio attraverso la Comunione dei Santi. Ogni volta che si apre un processo per un presunto miracolo è motivo di speranza affinché la coscienza di ogni cristiano venga scossa, in particolar modo di fronte a figure come quella della Serva di Dio, in completa antitesi con il bisogno di apparenza che sta riempiendo il nostro mondo di immagini e svuotandolo dai valori. La cerimonia, che pur essendo in sintesi un FINESTRE APERTE iter burocratico, portava nel suo nocciolo un seme molto speciale, si è svolta in una sala del vescovado di Padova. Dopo aver intonato insieme il “Veni Creator” e recitato una preghiera, Mons. Pietro Brazzale, Responsabile dell’Ufficio per le Cause dei Santi della Diocesi di Padova, ha illustrato il senso della sessione di apertura di tale processo: scoprire se nella guarigione di Marco, avvenuta nel 1994, quando aveva poco più di due anni, è chiaramente presente l’intervento divino. Mons. Pietro Brazzale ha poi presentato i componenti del Tribunale, il cui scrupoloso lavoro finale sarà inviato a Roma presso la Congregazione delle Cause dei Santi. Il Tribunale è così composto: Mons. Giorgio Veronese, Giudice delegato; Mons. Daniele Prosdocimo, Promotore di Giustizia, Dott. Leano Lanceri, Notaio Attuario; Don Elia Maroso, Notaio aggiunto che curerà la prima sessione; Dott. Gianni Cristante, Perito medico. La sessione ha visto il suo prosieguo con l’intervento di Padre Tito M. Sartori O.S.M., Postulatore della Causa di Canonizzazione di Maria Bolognesi, che dopo aver dato lettura del mandato procuratorio avuto dal Centro Maria Bolognesi, ha illustrato il percorso compiuto fino ad ora dalla Causa stessa e dipinto un’immagine nitida e luminosa della Serva di Dio. Le parole di Padre Tito non erano dettate solo dalla profonda conoscenza della biografia della Bolognesi, ma dall’interiorizzazione di quella vita esemplare, materialmente tanto povera, quanto ricchissima spiritualmente. “Il processo che si sta per iniziare ha lo scopo di accertare, nel caso di Marco, se vi sia stato intervento divino ottenuto per intercessione della Serva di Dio Maria Bolognesi, il cui apostolato tra i bimbi fu la prima delle caratteristiche apostoliche dell’azione di lei a S. Cassiano nel Comune di Crespino (RO). Nutriamo profondamente la speranza che il giudizio positivo sul fatto ora accaduto spalanchi le porte alla beatificazione di questa figura di popolana, di contadina, di quasi analfabeta, che si staglia dinanzi ai nostri occhi con lo splendore che Dio infonde nelle anime umili piene di fede e di amore soprannaturale”, ha concluso il Postulatore. Il notaio della Curia Vescovile di Padova, Don Luciano Barin ha dato lettura della petizione fatta al Vescovo di Padova e del decreto con cui S. E. Mons. Antonio Mattiazzo ha costituito il Tribunale. 3 Particolarmente toccante il giuramento del Vescovo e dei componenti del Tribunale, infatti, nella formula compare la frase “Che Dio mi assista e che mi aiutino questi S. Vangeli”. È seguito il giuramento del Postulatore e del Vice Postulatore Mons. Daniele Peretto, la consegna della lista dei testimoni e la firma dei verbali di tale sessione. In questi frangenti, strettamente burocratici, la mente di chi ha assistito, inevitabilmente, si posava sul dipinto dell’Ultima Cena che faceva da sfondo ai membri del Tribunale. Era come fare un salto nel Vangelo e dal ricordo del figlio della vedova resuscitato da Gesù nel villaggio di Nain, gli occhi correvano fedeli a Marco, lì tra noi, ora ragazzino sorridente e pieno di vita, tra i suoi genitori e le due sorelline. Come ha fatto notare il Vescovo S. E. Mons. Antonio Mattiazzo è già stupendo sapere che Marco sta bene e costatare una così consistente partecipazione ad un avvenimento di tale importanza. La cerimonia si è conclusa con la benedizione del Vescovo e la recita della preghiera per la glorificazione della Serva di Dio. Come ha sempre fatto con totale fiducia Maria Bolognesi, rimettiamo nelle mani di Gesù, tutte le nostre speranze e il nostro primario bisogno di sentirci vicini a Lui, anche attraverso la Serva di Dio, come un filo di seta, dove i nodi sono sofferenze da donare. DAI LORO FRUTTI LI POTRETE RICONOSCERE (Mt 7,20) Il termine "miracolo", così com’è scritto nei Vangeli, deriva dal greco paradoxon, da cui proviene il nostro "paradosso". Dunque credere ad un miracolo è annientare la propria intelligenza? Consultando il Catechismo della Chiesa Cattolica, nel capitolo “La risposta dell’uomo a Dio”, troviamo una risposta esauriente: “Nella fede, l’intelligenza e la volontà umana cooperano con la grazia divina (...). Dio ha voluto che agli interiori aiuti dello Spirito Santo si accompagnassero anche prove esteriori della sua Rivelazione. Così i miracoli di Cristo e dei santi, le profezie, la diffusione e la santità della Chiesa, la sua fecondità e la sua stabilità sono segni certissimi della divina Rivelazione, adatti ad ogni intelligenza, sono motivi di credibilità i quali mostrano che l’assenso della fede non è affatto un cieco moto dello spirito”. Ai nostri giorni spesso il “miracolo” sembra diventare una forma di “riduzionismo” della nostra fede, sulla quale vigila attentissima la Chiesa. Sembra diventato più facile pregare davanti ad una statuetta che piange e sbalordisce che un Santo come Padre Pio da Pietrelcina si sia fatto operare invece di guarire se stesso da un’umanissima ernia. Abbiamo bisogno di credere, ma contemporaneamente, abbiamo paura di credere perché ciò implica il riconoscimento della nostra “piccolezza”. Quella piccolezza che ha reso grande Maria Bolognesi, come testimoniano queste poche parole riportate nel suo Diario: “Non voglio cercare che Te attraverso le ombre della terra, per trovarti alla fine negli splendori del cielo. Più i cuori saranno freddi, increduli e ribelli, più Ti amerò. Rendimi umile e semplice nel mondo come innanzi a Te, allontanami da tutto ciò che può dispiacerti…”. E BEATO COLUI CHE NON SI SCANDALIZZA (Lc 7,23) Ci sembra doveroso chiarire il nostro atteggiamento nei confronti di questo argomento: nella guarigione di Marco c’è Miracolo? Un articolo apparso sul settimanale Diocesano, La Settimana, scritto dal Vice Postulatore Mons. Daniele Peretto ci offre una nitida visione: “Il Centro Domenico Fiasella, Cristo resuscita il figlio della vedova di Nain Maria Bolognesi, attraverso il suo Postulatore, mette questo evento nelle mani della Chiesa e attende dalla Chiesa una risposta; l’evento, straordinario nei suoi contenuti, al momento è solo evento straordinario; sarà la Chiesa a dire se esso sarà qualcosa di più, perché Dio si è fatto protagonista di primo piano, modificando una situazione; solo dopo questo cammino, che la Chiesa locale di Padova si è impegnata a compiere, si potrà qualificare quell’evento”. Non ci resta dunque, che vivere l’attesa, con il conforto che la Serva di Dio è per molti fucina di speranza, proprio come lo è stato per la nonna di Marco, la quale, consapevole della situazione irreversibile del nipote, per prima ha pregato Maria per chiederle intercessione. *** Noi crediamo, alle volte, che i grandi movimenti spirituali, le grandi conversioni, le svolte della storia siano dovute a predicazioni, a organizzazioni, a strategie, a bravure di papi, vescovi, preti. Nel mondo delle anime non c’è strategia. L’unica strategia è l’amore, la santità. Don Giovanni Barra 4 FINESTRE APERTE Degli Auguri Speciali In occasione dell’apertura del processo canonico del 23 settembre scorso, abbiamo ricevuto degli auguri “speciali”, di cui riteniamo opportuno pubblicare alcuni stralci per dimostrare quanto li abbiamo graditi e a testimonianza di come Maria Bolognesi sia custodita in tanti cuori, con quella discrezione umile tipica della sua opera. Sotto il Monte Giovanni XXIII, 14 ottobre 2004 Sarmeola, 15 settembre 2004 La notizia dell’evento di Padova (23.IX.2004) mi commuove e mi allieta. L’onore reso al Vescovo di Padova dilata i confini della devozione a Maria Bolognesi e sospinge l’avviata procedura verso la sua positiva conclusione. Preghiamo e speriamo. Si avvera la parola di Maria SS.ma nel Magnificat: il Signore esalta gli umili. La solidarietà verso il prossimo della Serva di Dio viene computata da Gesù, venuto al mondo per servire, non per essere servito. Assicuro la mia memore preghiera perché si compia la divina volontà, fonte di merito e di consolante Speranza. † Loris Francesco Capovilla † Martino Gomiero Siena, 5 ottobre 2004 Gorizia, 20 settembre 2004 È sempre un momento solenne riconoscere come il messaggio del Vangelo possa essere vissuto nella straordinarietà della vita di ogni giorno. Assicuro la mia preghiera e la mia benedizione. Cordialmente. † Dino De Antoni Esulto con lei e con tutti gli amici del Centro per il miracolo attribuito all’intercessione di Maria Bolognesi e ormai documentato dal processo realizzato per ordine di S.E. Mattiazzo. Ne ringrazio il Signore, che con questo “segno” fa capire che vuole la beatificazione della Serva di Dio. Sia lode a Gesù che esalta gli umili e rende gloria alla sua Sposa. Maria Bolognesi ci protegga tutti dal cielo. † M.I. Castellano IL VOLTO DELLA COMETA Come avete potuto notare dalla copertina, nella cometa il volto di Maria Bolognesi è “inedito”, ossia di una fotografia mai pubblicata prima su Finestre Aperte. Così la cometa, oltre al messaggio natalizio, porta l’annuncio di una novità: con l’anno nuovo questo “viso” di Maria sostituirà l’attuale sulla nostra testata. Crediamo che questo cambiamento sia importante per far “crescere” l’immagine della Serva di Dio e ci auguriamo che giunga gradito a tutti voi. La Redazione FINESTRE APERTE 5 Celebrato l’Anniversario della nascita 80 CANDELINE PER MARIA BOLOGNESI Giovedì 21 ottobre 2004, alle ore 10.30, ci siamo ritrovati nel Tempio La Rotonda di Rovigo per celebrare l’ottantesimo genetliaco di Maria Bolognesi. Proprio nel mese dedicato alla presenza del senso missionario nella nostra vita, questa S. Messa è stata preceduta dalla recita del Rosario in modo che i cuori dell’assemblea fossero ancora più aperti all’incontro con Gesù nell’Eucaristia. Dunque un momento di preghiera e di rivelazione: Dio si rivela attraverso la lettura delle Sacre Scritture e per mezzo dello Spirito Santo la liturgia diventa “azione” di “Christus totus” (Cristo tutto intero), ma in questa occasione si è trattato anche di “verità rivelate” riguardanti la vita di Maria Bolognesi. L’accoglienza ha espresso una riflessione importante: “Nel 1924, quando Maria è nata, le pagine di storia scritte ci dicono che il rispetto della persona e della sua dignità non erano per niente di conforto e non aprivano alla speranza. Oggi, in un mondo che conosce progresso nella scienza e nella tecnica, avvertiamo che la cronaca, che viene scritta, contiene pagine di sofferenza, e che l’ingiustizia produce incomprensione, discordia e profonde conflittualità. Maria, ancora tenera nella sua età, tracciava un percorso nel quale come in un giardino - erano presenti fiori della umiltà, della disponibilità, della pazienza, della donazione e soprattutto della familiare relazione personale con Gesù. Maria ha continuato a scandire tutti i momenti della 6 sua vita nella coerente fedeltà; aveva compreso cosa Gesù voleva da lei, e aveva pure capito ciò di cui aveva bisogno il mondo in cui essa si trovava a vivere: le è costato e spesso le è costato tanto. Quanto ha vissuto Maria e come Maria l’ha vissuto è il testamento che lei ha messo nelle nostre mani, perché abbiamo da prenderlo con amore e da testimoniarlo con dedizione. La nostra preghiera di oggi vuole dire grazie al Signore di averci dato Maria, ma vuole essere anche condizione perché l’operato di Maria possa essere la passione che sostiene ed anima tutta la nostra vita”. Dopo la lettura del Vangelo di Luca, dove Gesù dice di aver portato il fuoco sulla terra, cioè il suo amore, e di dover ricevere un battesimo, cioè la sua Passione e morte, doni di salvezza e di grazia che porteranno divisione perché non tutti li riceveranno, Padre Tito M. Sartori, Postulatore della Causa di Canonizzazione ci ha regalato la sua omelia. Un’omelia che se valutata con superficialità potrebbe sembrare un semplice reportage storico, ma in realtà essa trasuda della fede radiosa di Maria Bolognesi e oltre a togliere polvere da un fatto capitato 56 anni fa, ci ricorda che spesso il nostro presente non è influenzato da ciò che è accaduto ma da ciò che gli uomini credono che sia accaduto. Padre Tito ha, infatti, dato lettura della sentenza pubblica ma inedita, con cui nel 1948 la Serva di Dio è stata assolta dalle accuse per cui era stata processata nello stesso anno. Trattandosi di un argomento delicato e che coinvolge anche la materia giuridica, abbiamo ritenuto opportuno proporvi l’omelia integrale in modo che giunga ad ognuno di voi nella sua forma più chiara. Nell’ascoltare le parole di Padre Tito è inevitabile aggiungere particolari al ritratto di Maria Bolognesi: anche nell’affrontare questa vicenda dolorosa che la vede due volte vittima, Maria impugna il testimone di Gesù, percorrendo il suo calvario con coraggio, senza mai vacillare nella fede. La sua forza di spirito ricorda Giovanna d’Arco che alla subdola domanda dei giudici ecclesiastici, se sapesse di essere in grazia di Dio, risponde: “Se non vi sono, Dio mi vuole mettere; se vi sono, Dio mi vuole custodire in essa”. Siamo grati a Padre Tito, ai sacerdoti concelebranti e a quanti si sono uniti con noi in preghiera, in modo da sentirci membra vive del corpo Chiesa. La S. Messa si è conclusa con la recita della preghiera di glorificazione della Serva di Dio. Ma Lu FINESTRE APERTE Nella Eucarestia celebrata per conoscere, con verità, Maria UN EVENTO: COLPEVOLEZZA O INNOCENZA? L’Omelia di Padre Tito M. Sartori C ontrariamente alla consueta prassi di parlare a braccio sia pure seguendo uno schema prestabilito, oggi, 80mo anniversario della nascita di Maria Bolognesi, ho deciso di leggere il discorso commemorativo, data la delicatezza dell’argomento che intendo affrontare. Si tratta infatti di far conoscere per la prima volta la sentenza emanata dal magistrato Dott. Buono Antonio il 25 ottobre 1948. Premetto che non accuserò alcuno, mi limiterò soltanto a poche notizie atte a lumeggiare la sunnominata sentenza. Perché questa omelia? Mi sono deciso a compiere questo passo per le seguenti ragioni: 1) perché le sentenze dei magistrati dei tribunali penali sono di natura pubblica; 2) perché tale sentenza non è mai stata fatta conoscere ad alcuno; 3) perché in essa le maggiori accuse contro la Bolognesi vigenti nel 1948, sono tutt’oggi ritenute valide presso una considerevole percentuale di persone residenti a Rovigo e dintorni come risulta dalla documentazione processuale. FINESTRE APERTE Ovvio l’interrogativo: “Perché soltanto oggi si fa conoscere detta sentenza e non la si è fatta conoscere prima?”. Perché il verdetto orale pronunciato dal giudice dr. Buono Antonio il 25 ottobre 1948 alla fine dell’udienza pomeridiana, venne, come di prassi, seguito dalla stesura della sentenza depositata presso la Cancelleria del Tribunale l’8 novembre dello stesso anno. Il verdetto assolutorio fu subito perciò notificato, ma la corrispondente sentenza non fu mai fatta conoscere nemmeno alla Bolognesi, che per ben due volte, prima il 7 aprile 1958 e poi nel novembre dello stesso anno - ossia a dieci anni dalla celebrazione del processo - la fece cercare senza alcun esito, perché le ricerche furono indirizzate al casellario giudiziario, dove, essendo rimasta assolta la Bolognesi per non aver commesso il fatto, nulla poteva esserci. Infatti la documentazione attinente all’Istruttoria venne depositata presso l’Archivio di Stato e la sentenza fu consegnata dal Pretore Buono Antonio alla Cancelleria del Tribunale, dove si conservano le sentenze emanate. Tali documenti furono rinvenuti rispettivamente in data 4 giugno e 29 maggio 2003. L’avvenimento... nel Diario di Maria Il fatto, descritto nel diario e confermato sia nell’Istruttoria del 17 marzo 1948, sia nel dibattimento del 25 ottobre di quell’anno, riguarda lei che alle 17,40 del 5 marzo 1948, mentre si recava nella chiesa parrocchiale di Crespino per sentire la predica quaresimale, venne aggredita da tre individui mascherati, colpita con un pugno alla tempia, trascinata dietro dei cespugli. Le venne chiesto a quale partito appartenesse (si era in piena campagna elettorale per le elezioni del 18 aprile), e lei rispose: “Io non sono di nessun partito, solo cristiana”. “Imbavagliata - continua la Bolognesi -, sentii tre voci. Mio Dio. Non ebbi neppure il tempo di vedere. Ho sentito questo schiamazzo, non ho visto persone, perché c’era una gran siepe fitta fitta, rimasi al suolo tramortita. Mi hanno levato le calze, mi sentii morire, non posso farmi un’idea con che oggetto fossi stata scarnificata, gambe e mani, mi hanno quasi levato le due unghie dalle dita dei piedi. Legata com’ero non potei muovermi. “Sono nelle mani di Gesù”, ho detto fra me e me. Sentii una voce: “Pensaci bene di che partito sei”. Rimasi sola abbandonata in mezzo alla neve senza potermi muovere. Mi sembrava essere in mezzo alle fiamme con le gambe e mani. Il freddo mi agghiacciava, battevo i denti, balbettavo poche parole, non potrò più ritornare a casa. Con la bocca imbavagliata mi sembrava di soffocare. Mi sembra si spezzasse la schiena tra la neve, il corpo era bagnato tra il sudore e lo spasimo. Il tempo non passa mai, qui morirò. Gesù abbia pietà di me. Sento camminare. Chissà che sia il padrone della campagna. “Cosa hai pensato? te lo diamo noi l’aiuto”. Non avevo più voce ero sfinita. “Gesù, 7 Gesù!”. “Te lo daremo noi Gesù, il Cristo, la Chiesa”. Tentarono contro la purezza. “Gesù, meglio la morte” [dissi] fra me stessa. I sudori erano come una pioggia, lo spasimo cruento da non poter resistere. “Peliamola bene, almeno senta il tormento e starà a letto”. “Gesù, sia fatta la Tua volontà” [dissi]dentro di me. Quale agonia! mio Dio! Raschiarono ancora mani e piedi. Rimasi sfinita. Non pensavo più né casa e né fratelli. Gesù solo poteva salvarmi. Sentivo allontanarsi dei passi. Mi slegavano le mani, piedi e bocca, uno mascherato. “Prendi questa, è la tua roba e fila diritta”. Mio Dio, freddo e sudata, era buio, buio, mi allontanai un pochino, non ebbi la forza. Trepidante dalla paura che mi seguissero, caddi a terra. A stento ripresi il cammino, mi sembrava essere nel fuoco, mi trovai a terra, non avendo più forza, il sangue usciva dalle mani e piedi. A furia di stenti, con cadute arrivai a casa senza incontrare anima viva. La predica quaresimale era stata lunga. Ho fatto tutto il tratto di strada scalza. Mio Dio, non posso resistere dallo spasimo. La famiglia Piva rimasero stupiti e non avevano coraggio. In casa vi era un fratello di Ferdinando. Chiesi a stenti di andare a letto, tutta bagnata infangata, con quelle ferite mi sentii morire. Con un filo di voce chiesi il Confessore, rimasi senza forze”. Questo è il fatto. Accusata di autolesionismo, la Bolognesi fu prima interrogata dal Pretore, dott. Buono Antonio, nell’Istruttoria del 17 marzo 1948; e quindi processata il 25 ottobre dello stesso anno con due udienze: una al mattino e una seconda nel pomeriggio. L’avvenimento... letto dal Giudice La sentenza depositata presso la cancelleria del Tribunale di Rovigo l’8 novembre 1948 porta la data del 25 ottobre ed è del seguente tenore: Il Pretore in fatto ed in diritto osserva: I Carabinieri di Crespino, in data sei marzo 1948, riferivano che alle ore 11 di detto giorno era pervenuta 8 in caserma la voce di un aggressione subita il giorno avanti da certa Bolognesi Maria di Giuseppe. Recatisi in casa di costei i verbalizzanti apprendevano che la stessa era stata il giorno prima colpita improvvisamente con un pugno alla testa mentre percorreva una strada di campagna. Subito dopo era stata imbavagliata e bendata e richiesta di dire a quale partito si appartenesse da una voce sconosciuta, La Bolognesi aveva risposto di appartenere al partito della fede ed allora gli aggressori le conficcavano sul dorso del piede sinistro un oggetto che la vittima ritenne essere un ferro appuntito. Quindi la lasciavano sola invitandola a ripensare bene sulla sua professione di fede perché sarebbero ritornati, cosa che fecero dopo circa due ore durante le quali la Bolognesi rimase legata ed imbavagliata. Persistendo la donna nella sua confessione gli aggressori la torturavano producendole lesioni al dorso degli arti. Quindi la liberavano ingiungendole di ritornare a casa. Il dr. Patergnani accertò che la Bolognesi presentava abrasioni al dorso delle mani e dei piedi, prodotti dallo strisciamento di un corpo ruvido, guaribili in otto giorni. I Carabinieri pensavano senz’altro ad una simulazione. La Bolognesi, secondo loro, aveva dato sempre segni evidenti di esaltazione religiosa a sfondo isterico. Le autorità religiose avevano dovuto proibirle di vestire l’abito monacale che essa tuttavia indossa privo di distintivi. In epoca non lontana la Bolognesi avea dovuto subire degli esorcismi perché asseriva di essere indemoniata. Da ultimo pretendeva di essudare sangue e di presentare le stigmati della passione cristiana, venerata dalla religione dello stato. All’odierno dibattimento, come già in periodo istruttorio, la Bolognesi ha protestato la sua innocenza, confermando l’aggressione subita e che in forma vaga le sarebbe stata preannunziata da un angelo. Il verbalizzante brigadiere ha soggiunto che le indagini fatte sul luogo della presunta aggressione non avevano portato a nessun risultato. Sono stati escussi numerosi testi, tra cui il par- roco attuale e quello cessato di Crespino e la padrona di casa della Bolognesi. Osserva il giudice che prima di entrare nel merito della causa occorre superare una questione esclusivamente di diritto prospettata dalla difesa. La Bolognesi, si è detto, non ha fatto alcuna denuncia di reato ai Carabinieri. Non sussiste pertanto il delitto contestatole. La tesi è infondata. Ed invero l’art. 367 (e che può definirsi calunnia contro ignoti) prevede due ipotesi nettamente distinte di reato: una formale, l’altra materiale. La prima si realizza per il fatto dell’iniziativa del reo che, con vero o falso nome o in modo anonimo si rivolge all’autorità giudiziaria o ad altra che a quella abbia obbligo di riferire; la seconda si verifica quando il reo simula le tracce di un reato in modo che si possa iniziare procedimento penale per accertarlo. Ora non vi è dubbio che la Bolognesi, se colpevole, s’è messa su questo secondo iter criminoso. Ed è vano affermare che la Bolognesi non aveva alcuna intenzione di far seguire un procedimento penale, essendo questa possibilità una condizione obiettiva (non già un elemento del reato) alla quale non è necessario che si estenda la volontà del reo. È sufficiente cioè il dato soggettivo (volontario) della simulazione delle tracce e la possibilità obbiettiva dell’inizio di un procedimento. E poiché in questo sono compresi gli accertamenti di polizia che i carabinieri, anche se increduli, nella specie compirono, sussisterebbero entrambi gli elementi per affermare la responsabilità della Bolognesi. Ma costei merita, sotto altro riflesso logico, di essere assolta. Non vi è infatti alcuna prova che l’aggressione non abbia avuto luogo. E questa prova negativa doveva essere fornita dall’accusa. Né basta a surrogarla la “sensazione” del verbalizzante ed il fatto che, recatosi il giorno dopo sul luogo indicato dalla donna (in aperta campagna) detto verbalizzante non abbia riscontrato tracce. Innanzi tutto questa versione è smentita da una teste (Bassani Angelina) che recatasi subito sul posto rilevò delle “pecche” di piedi oltre all’orma di un corpo abbandonato. Precisò FINESTRE APERTE anzi che una delle “pecche” era di piede scalzo. Inoltre dopo un giorno il verbalizzante non poteva illudersi di trovare gran che, essendo più che possibile che per effetto delle condizioni atmosferiche (guazza notturna ecc.) le “pecche” rilevate dalla Bassani si fossero dileguate. Un’altra circostanza di sommo interesse è stata riferita da Barban Angelina, padrona di casa della Bolognesi. Costei a dire della prima presentava lividure ai polsi come quando si è stati legati. Si dovrebbe dunque ritenere che la Bolognesi dopo essersi procurate non lievi lesioni alle mani e ai piedi si sia poi legata da sé, circostanza non impossibile ma estremamente improbabile. A questo punto il giudicante ha ritenuto di prendere in seria considerazione la personalità dell’imputata, esame reso doppiamente necessario dalla natura del reato e dall’evanescenza della prova. La Bolognesi si è difesa con pacatezza e lucidità. È stata sempre calma ed ha affermato con chiarezza le circostanze dell’avvenuta aggressione. Veste, è vero, un abito affatto analogo a quello monastico; ha asserito, sì, di aver avuto visioni di aver sudato sangue ma anche dimostrato di essere perfettamente normale dal punto di vista psichico. Sia nel periodo istruttorio che in quello dibattimentale il giudicante non ha potuto rilevare alcun dato riferibile ad una sindrome isterica. La Bolognesi è ritenuta normale da due sacerdoti che hanno deposto; uno di essi conserva gelosamente un fazzoletto che, imposto dalla Barban sul costato della Bolognesi, fu abbondantemente coperto di essudativi sanguigni provenienti (come attesta un certificato dell’Istituto di analisi di Rovigo) da corpo umano. La donna ha mostrato di avere sempre sufficiente controllo della propria personalità interiore. Lo stato crepuscolare isterico, che ripete su scala minore quello epilettico, sarebbe dovuto affiorare nel lungo dibattimento protrattosi per un intero giorno con l’insofferenza e l’inquietudine propri dell’isterico. Tanto meno si sono riscontrati quei sintomi (bolo isterico, convulsioni, escandescenze) che permettono di percepire clinicamente l’affezione. FINESTRE APERTE Né la Bolognesi aveva motivi di lucro per inscenare simile commedia. Tanto meno ragioni pubblicitarie perché la stessa non denunciò il fatto, né lo fece denunciare. Il fatto poi di aver preveduto una prova dolorosa non esclude che questa sia effettivamente avvenuta perché, se é vero, come è vero, che la Bolognesi ostentava la sua fede cristiana ed esagerava le pratiche religiose relative, al punto da essere ritenuta visionaria e maniaca, niente di più facile che uno scherzo malvagio, o una crudele rappresaglia potesse essere architettata nei suoi confronti da persone di diversa fede religiosa o addirittura senza alcuna fede religiosa. Per questi motivi il Pretore, visto l’art. 479 c.p.p. assolve Bolognesi Maria dal reato ascrittole per non aver commesso il fatto. Rovigo 25 ottobre 1948 IL PRETORE Dott. Buono Antonio Le ragioni di una comunicazione Ho ritenuto mio dovere portare a conoscenza di tutti una sentenza di natura pubblica, una sentenza che avrebbe dovuto essere conosciuta fin dall’8 novembre 1948, ossia 56 anni fa! Anche se appare quanto mai improbabile che la tempestiva conoscenza della stessa avrebbe potuto cambiare opinione a qualcuno circa la personalità della Bolognesi, tuttavia, ora che lei è Serva di Dio, che la sua causa di beatificazione giace nel dicastero romano in attesa di essere discussa, che un fatto ritenuto prodigioso è sotto inchiesta processuale e potrebbe spalancare le porte alla sua beatificazione, venire a conoscere che 56 anni fa un magistrato laico, al quale furono sottoposte le peggiori accuse contro di lei, le respinse con quella sicurezza che proviene da lunga esperienza giudiziaria, a tutti può recare tranquillità e serenità di spirito. Si dovrebbero aggiungere altri aspetti che per ragioni di brevità non ho voluto accludere a conferma dell’assistenza divina di Colui che, negli umili, compie meraviglie di grazia inimmaginabili, capaci di confondere i sapienti e i dotti della terra. La triste vicenda giudiziaria produsse nella Bolognesi una ancor maggiore spinta a perdonare e a pregare per coloro che l’avevano afflitta e umiliata, certa che donando al Signore il proprio patire, avrebbe ottenuto da Lui di poter spalancare nel cuore dei fratelli, orizzonti di grazia e di amore divino, come di fatto poi accadrà. Nella sua vicenda terrena appare evidente che nel perdere evangelicamente la propria vita, la si ritrova e che nelle sconfitte sopportate con fede, è nascosta l’alba di un giorno nuovo e radioso. 9 nesi A Maria Bolog ria Bolognesi c/o Centro Ma 49 , sso Ta G. a Vi 45100 ROVIGO Cari Lettori, vi voglio fare partecipi di un’esperienza molto bella che ho vissuto, raccontandovi di una persona straordinaria che ho incontrato. Tutto nasce da una terribile tragedia familiare accaduta 15 anni fa; l’unico figlio di una coppia di amici muore in un incidente stradale e i genitori, invece di rattrappirsi nel loro dolore, decidono di compiere un atto d’amore e così “adottano a distanza” un giovane ragazzo indiano, sostenendo economicamente i suoi studi di teologia in un seminario di Calcutta fino alla sua ordinazione a sacerdote. Alphonso, questo il nome del ragazzo indiano, non sa parlare italiano, ma solo inglese e alcuni dialetti della sua terra; Anna e Vittorino invece l’inglese non lo sanno proprio, mentre io qualcosa mi arrangio e con il mio poco ho contribuito a tradurre la corrispondenza tra Alphonso, Anna e Vittorino. Con il trascorrere degli anni il semplice legame epistolare è maturato in un profondo sentimento di affetto e il desiderio di potersi un giorno incontrare diventava sempre più forte. Finalmente, dopo l’ordinazione a sacerdote, l’Arcivescovo di Calcutta ha ritenuto che fosse giunto il momento per la formazione pastorale di Padre Alphonso di venire in Italia e incontrare i suoi benefattori. Dopo quindici anni di corrispondenza, l’emozione dell’incontro era davvero incontenibile. Padre Alphonso si è rivelato una persona ricca di sentimenti puri, di fervida fede, di premure per i malati, gli anziani, i bisognosi e gli afflitti. Ci ha raccontato del suo incontro con Madre Teresa già nell’infanzia e della gioia di averla alla sua cerimonia di ordinazione a sacerdote durante la quale gli disse: “Non sei stato chiamato per avere successo, ma per avere fede”. 10 LA POSTA DI MARIA Di Calcutta, chiamata “la città della gioia”, ci ha invece portato l’immagine di una città dove, pur non mancando la ricchezza, si muore di stenti e malattie, dove alto è l’analfabetismo soprattutto tra le donne, mentre tra gli uomini è diffusissimo l’alcolismo. Alphonso, nelle due Parrocchie in cui lavorava, si occupava, tra le altre cose, delle attività a sostegno delle famiglie povere, quali ad esempio l’organizzazione di seminari per insegnare alle madri come educare i figli e ai mariti come risparmiare il denaro per non sperperarlo con l’alcol. Quando è arrivato in Italia è rimasto stordito dal frastuono del nostro benessere, dalla fragilità della nostra fede, dall’imperare del nostro egoismo. Qui a Ceregnano, dove era ospite, rivolgeva le sue attenzioni agli anziani e agli ammalati, che andava a visitare spesso portando la comunione a chi non poteva muoversi. E spesso, guardandosi attorno, mi chiedeva perché con tutto il benessere che ostentiamo, c’è tanta povertà nei nostri cuori, tante chiese maestose, ma vuote… E mi raccontava che nella sua città di Calcutta la gente è tanto povera, ma partecipa sempre numerosa e festosa alla Messa, che non si celebra in grandi e sontuose cattedrali ma in umili chiese. La messa è una festa che nasce prima di tutto dalla gioia di sentirsi figli di Dio ovunque e comunque. Il nostro benessere occidentale ha soffocato questa semplice gioia e ricerchiamo invece la felicità nel possesso delle cose materiali e alla fine inutili. Come non potevamo fargli conoscere Maria Bolognesi? E subito ha amato questa Serva di Dio, questa umile figura, tanto che si è impegnato a diffonderne la vita nel suo Paese, attraverso anche un impegno concreto e cioè chiedendo al suo Vescovo di imporre l’Imprimatur per la preghiera della glorificazione di Maria non solo nella traduzione inglese ma anche in quattro dialetti indiani. Da qualche mese Padre Alphonso è stato trasferito in una parrocchia di circa 10.000 persone vicino a Calcutta. Tra queste persone c’e chi non ha nemmeno il cibo per potersi sfamare quotidianamente, non ha un tetto sotto cui ripararsi, vestiti con cui coprirsi. Padre Alphonso visita gli ammalati e gli anziani, porta loro la Comunione, incita i giovani a partecipare alle attività della Parrocchia e promuove iniziative per cercare cibo e coperte per i più bisognosi. La sua dedizione per questa gente nasce dal grande amore che prova per loro, nel riconoscere la loro dignità di uomini e donne. Da lui ho imparato molto, ho riscoperto il valore dei piccoli gesti e sono stata scossa dalla forza della sua fede, che mi ha riportato al coraggio di Madre Teresa e all’umiltà di Maria Bolognesi. Nicoletta FINESTRE APERTE Un dono, una preghiera AMARO SORRISO DI ANGELI La tristezza di questi Natali, Signore, ti muova a pietà. Luminarie a fiumane, ghirlande di false costellazioni oscurano il cielo di tutte le città. Nessuno più appare all’orizzonte: nulla che indichi l’incontro con la carovana del Pellegrino; non uno che dica in tutto l’Occidente: “Nel mio albergo, sì, c’è un posto!”. Non un segno di cercare oltre, un segno che almeno qualcuno creda, uno che attenda ancora colui che deve venire… Non è vero che l’attendiamo: non attendiamo più nessuno! Tutto è immoto, pure se dentro un inarrestabile vortice: pur esso segno di fatale fissità. E così, è Destino, più non ci sono ritorni, né ricorsi: è inutile che venga! Tale è questa civiltà gravida del nulla! Ora tu, anche se illuso di credere o figlio dell’ateo Occidente, segui pure la tua stella - così è gridato per tutta la città dai vessilli - segui, dico, la stella e troverai non altro che spiritati manichini di mode folli in volo dalle vetrine… Poiché falso è questo tuo donare (è Natale), falso perfino stringerci la mano avanti la comunione, e trovarci assiepati nella Notte a cantare “Gloria nei cieli…” Un amaro riso di angeli obnubila lo sfavillio dei nostri presepi, Francesco cantore di perfette, tragiche letizie: pure se un Dio continuerà a nascere, a irrompere da insospettati recessi: là dove umanità alligna ancora silenziosa e desolata: dal sorriso forse di un fanciullo dalla casba a Dacca, o a Calcutta… Nessuno conosce solitudine come il Dio del Cristo: un Dio che meno di tutti può vivere solo pure se sia la dorata solitudine di paradiso. Certo verrà, continuerà a venire, a nascere ma altrove, altrove… Davide Maria Turoldo S. Natale 2004 Raccolti attorno al Presepio, tanto amato da Maria Bolognesi, giunga a noi la voce incoraggiante del profeta Isaia che si fa augurio: “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce, su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is 9,1). Gesù Bambino di Maria Bolognesi FINESTRE APERTE La Redazione e il Centro Maria Bolognesi 11 DOMENICA 26 DICEMBRE 2004 ore 16.00 S. Messa SABATO 29 GENNAIO 2005 ore 10.30 in ricordo del Battesimo della Serva di Dio Maria Bolognesi nella Chiesa di S. Sebastiano di Bosaro (Rovigo) S. Messa per il 25° Anniversario della nascita al cielo della Serva di Dio Maria Bolognesi nella Chiesa dei S.S. Francesco e Giustina di Rovigo Presiede Padre Tito M. Sartori O.S.M. Postulatore della Causa di Canonizzazione Ogni mese, il giorno 30, alle ore 9.00 (se festivo ore 10.30), viene celebrata una S. Messa per la Serva di Dio Maria Bolognesi presso il Tempio cittadino “La Rotonda” di Rovigo A T T E N Z I O N E Compila e spedisci questo tagliando per ricevere il materiale desiderato riguardante Maria Bolognesi e per segnalare eventuali variazioni di indirizzo. Anche il tuo contributo ci permette di far conoscere Maria Bolognesi. COGNOME FINESTRE APERTE NOME BIOGRAFIA VIA BREVE PROFILO CAP. CITTÀ PREGHIERA VARIAZIONE INDIRIZZO Spedire a: Centro Maria Bolognesi - Via G. Tasso, 49 - 45100 Rovigo In ossequio al decreto di Urbano VIII, si dichiara di non voler attribuire a quanto di straordinario è narrato in questo giornale altra fede se non umana e di non voler prevenire il giudizio definitivo della Chiesa, al quale la Redazione intende sottomettere in tutto il suo. Il Consiglio Direttivo del Centro ringrazia per le offerte pervenute per la Causa e le opere di Maria. Per offerte: Conto Corrente Postale 26145458 FINESTRE APERTE [email protected] Direttore Responsabile: Mons. Daniele Peretto Direttore: Giuseppe Tesi Sede e Redazione: Centro Maria Bolognesi Via G. Tasso, 49 - 45100 Rovigo Telefono: 0425.27931 Fax 0425.463964 Aut. Trib.: Rovigo n. 8/92 del 30/07/1992 Stampa: Think Adv - Conselve (Pd)