PAPERS www.ijohey.it - Italian Journal of Occupational and Environmental Hygiene from: 30° Congresso Nazionale AIDII - 2013 Sessione 3 - RICADUTE SULLA POPOLAZIONE DELL’INQUINAMENTO DA ATTIVITA’ PRODUTTIVE Analysis of air quality and soil contamination in some industrialized municipalities in the province of Como (North Italy) Analisi della qualità dell’aria e della contaminazione dei suoli nel territorio di alcune realtà comunali della Brianza comasca Davide Campagnolo*, Andrea Cattaneo, Samuel Toscano, Domenico Maria Cavallo Dipartimento di Scienza e Alta Tecnologia, Università degli Studi dell’Insubria, Como *Corresponding author: Davide Campagnolo, Dipartimento di Scienza e Alta Tecnologia, Università degli Studi dell’Insubria, Via Valleggio, 11 - 22100 Como, Italy; e-mail: [email protected] This study focuses on the analysis of some data collected through atmospheric and soil sampling and characterized by temporal and spatial variations. The main purpose is to assess the actual impact on the environment of a cement plant located in the study area. The work was conducted by collecting and organizing environmental data in a database and analyzing these data through numerical and statistical analysis. Principal Component Analyses and Cluster Analyses were conducted in order to assess the contributions of major pollution sources on PM10 concentrations. Furthermore, a preliminary analysis of the spatial distribution of metals in upper soil layers in the study area was conducted using a GIS (Geographic Information System) software. The main identified pollution sources were crustal dust, secondary aerosols, vehicular traffic and industrial combustion. The crustal source gives reason of the resuspension of soil particles in the atmosphere. The vehicular traffic source is characterized by motor vehicle combustion emissions, tyre abrasion and resuspension of dusts from road surfaces. The industrial combustion source was studied using some heavy metals as tracers of combusted industrial fuels. The latter source has been deepened with the development of maps with the distribution of the pollutants to the territory. These maps showed only in rare cases a possible link between cement plant emissions (emission point), prevailing wind direction and soil contamination. Indeed, for most of the selected metals, this hypotesis was not confirmed. Key words: Cement plant, source apportionment, PCA, cluster analysis, PM10 polluting sources Lo studio ha perseguito lo scopo di analizzare i dati provenienti da campagne di campionamento (aria e suolo) al fine di valutare l’impatto sull’ambiente di un cementificio. Il lavoro è stato suddiviso in due fasi: una prima fase di raccolta e organizzazione dei dati ambientali in un database e una seconda parte di analisi. Quest’ultima fase del lavoro si è sviluppata attraverso uno studio preliminare di source apportionment mediante l’uso del metodo di analisi statistica PCA e di dendrogrammi, che ha permesso di valutare i contributi delle principali sorgenti inquinanti sul PM10. Inoltre, mediante l’uso di un software GIS (Geographic Information System) è stata eseguita una mappatura della distribuzione spaziale di alcuni inquinanti al suolo. Dall’analisi di source apportionment sono state identificate quattro principali sorgenti di particolato: quella crostale (risollevamento in atmosfera di particelle di suolo eroso), il particolato secondario, il traffico veicolare (emissioni dei veicoli, abrasione degli pneumatici e risospensione di particolato dal manto stradale) e la combustione industriale (inquinanti emessi in atmosfera da attività produttive). Quest’ultima componente è stata ulteriormente studiata mediante la creazione di mappe di distribuzione degli inquinanti al suolo, che hanno permesso di distinguere solo in rari casi una possibile connessione tra le emissioni del cementificio e i pattern di distribuzione degli inquinanti nei suoli superficiali, considerando anche gli effetti sulla dispersione della direzione prevalente del vento. Introduzione La Brianza, un lembo di territorio lombardo situato a nord della città di Milano, grazie alla particolare conformazione territoriale, collinare a nord e pianeggiante a sud, al passaggio di numerosi corsi d’acqua e all’ubicazione di una grande quantità di importanti vie di comunicazione stradali e ferroviarie, è diventata con il passare degli anni uno dei luoghi maggiormente industrializzati del nord Italia. L’area indagata in questo studio è situata ad ovest rispetto alla città di Como, sul confine tra le province di © The Italian Association of Industrial Hygienists - AIDII [2013] Como e Lecco. Questa zona, in particolare i rilievi montuosi dell’arco Sud Alpino, sono stati sfruttati da numerose attività estrattive, grazie alla massiccia presenza dell’unità litologica chiamata “Scaglia Variegata”. Quest’ultima, caratterizzata dall’alternanza di marne, calcari e calcari marnosi, è un’ottima materia prima per la produzione di cemento, ciò ha favorito l’insediamento sul territorio di un importante complesso produttivo di tale materiale fin dalla seconda metà degli Anni ‘20 [Vezzoli, 2010]. Il ciclo produttivo del cemento si articola nelle fasi di frantumazione Ital. J. Occup. Environ. Hyg., 2013, 4(4) | 187 - 191 Italian Journal of Occupational and Environmental Hygiene della materia prima, preparazione della miscela cruda, cottura della miscela e produzione del clinker Portland, macinazione e dosaggio costituenti, stoccaggio e distribuzione del prodotto finito. Nello specifico, il cementificio indagato è dotato di cinque mulini a sfera per la macinazione della materia prima, di due forni per la cottura della farina cruda e di quattro mulini per la macinazione del clinker. I forni si basano su due diverse tecnologie, rispettivamente di tipo Lepol, ovvero la cottura per via semisecca (la materia “cruda” viene granulata con acqua prima di essere preriscaldata) e di tipo Prepol, cioè la cottura per via secca (il preriscaldamento avviene attraverso una serie di cicloni posti in cascata, senza l’utilizzo di acqua). L’alimentazione dei forni avviene attraverso combustibili “tradizionali”, tra cui bitoil, carbon fossile e coke da petrolio, e combustibili “alternativi”, come fanghi essiccati da depurazione, residui peciosi e miscele oleose. Come tutti i processi che coinvolgono la combustione, la produzione di cemento Portland è responsabile di emissioni inquinanti in atmosfera [Zemba et al., 2011]. Ma l’industria cementizia interagisce con l’ambiente sia durante le fasi produttive vere e proprie sia in tutte le attività accessorie [ARPAT, 2001]. Ad esempio, vi può essere la formazione di inquinanti come: • particolato atmosferico, durante le fasi di trasporto, stoccaggio, macinazione, nelle operazioni nei forni e durante il raffreddamento del clinker; • ossidi di azoto (NOx), legati alla reazione tra azoto (N2) e ossigeno (O2) a causa delle alte temperature nei forni; • anidride carbonica (CO2), si forma soprattutto a causa della combustione dei carburanti per la generazione di calore; • ossidi di zolfo (SOx), prodotti dalla combustione di combustibili fossili e dall’ossidazione di zolfo volatile presente in alcuni tipi di calcari (materia prima) durante la cottura nel forno [Kabir & Maduga, 2010]. Questo studio nasce dalla richiesta, avanzata dai comuni limitrofi all’impianto, di avere un quadro dell’effettivo impatto del cementificio sulle varie matrici ambientali (aria, acqua, suolo) nell’intero periodo di attività. Il presente lavoro consiste in una valutazione preliminare delle componenti ambientali aria e suolo, mediante l’uso di metodi di analisi numerica e statistica su base temporale e spaziale. Materiali e metodi Lo studio è stato suddiviso in due fasi principali: una prima parte volta a raccogliere e organizzare i dati ambientali all’interno di un database e una seconda fase, più consistente, di rielaborazione ed analisi. Per quanto concerne le matrici ambientali aria e suolo, gli inquinanti di cui sono stati utilizzati i dati sono elencati rispettivamente in Tabella 1 e in Tabella 2. La parte dell’analisi dei dati che ha riguardato la componente aria, si è sviluppata attraverso uno studio di source apportionment, con la finalità di 188 | Ital. J. Occup. Environ. Hyg., 2013, 4(4) PAPERS stimare i contributi delle varie sorgenti inquinanti alle concentrazioni di particolato (in questo caso della frazione PM10) [Almeida et al., 2006]. Per eseguire tale studio sono state utilizzate due tecniche numeriche: l’Analisi delle Componenti Principali (PCA) e la Cluster Analysis. La prima è una tecnica di analisi multivariata, in cui un certo numero di variabili che descrivono i dati sono trasformate in nuove variabili, chiamate componenti principali, cioè delle combinazioni lineari delle variabili originali che hanno la caratteristica di essere tra loro ortogonali. In questo caso, sono state considerate unicamente le componenti principali con autovalori >1 ed è stata applicata una rotazione di tipo Varimax. Il secondo è un metodo gerarchico agglomerativo, che utilizza il coefficiente di correlazione di Pearson come indice di similarità, e il cui output è un dendrogramma (in questa rappresentazione grafica i dati sono stati riportati ad una scala con massimo pari a 25, in altre parole non viene indicata la correlazione in termini numerici) [Henry et al., 2003]. I risultati di queste due tecniche sono stati analizzati in parallelo, al fine di ottenere una valutazione qualitativa dei contributi delle sorgenti alle concentrazioni di particolato. Prima di effettuare le analisi con questi due metodi, i dati sono stati sottoposti ad un’analisi preliminare, mediante l’uso del test di Kolmogorov-Smirnov, un test non parametrico che verifica la normalità delle distribuzioni campionarie. In base all’output di questo test, i dati che non sono distribuiti normalmente sono stati trasformati mediante trasformazione logaritmica [Robakiewicz et al., 2000]. Un certo numero di campioni era caratterizzato da valori inferiori al Limite di Rilevabilità (LOD), essi sono stati trattati come LOD/2, secondo quanto indicato sul Rapporto ISTISAN 04/15 [ISTISAN, 2004]. I punti di prelievo del suolo sono in tutto otto e sono localizzati a distanze crescenti dal cementificio lungo i quattro punti cardinali. Lo studio dei dati inerenti a questo comparto è avvenuta mediante l’elaborazione di alcune mappe di distribuzione spaziale delle concentrazioni degli inquinanti nei terreni nella zona dell’impianto, utilizzando un software di elaborazione cartografica. Dapprima sono stati aggiunti i file con le rappresentazioni cartografiche degli elementi territoriali maggiormente importanti, cioè i confini comunali e i dati di tipo geografico, ricavati dal Database Cartografico della Regione Lombardia. Successivamente, sono stati inseriti i punti di interesse ai fini dell’analisi, ovvero il luogo in cui sorge l’impianto e i punti di campionamento del suolo. La stima della variazione degli inquinanti al suolo, è stata effettuata con l’uso del metodo di Kriging, un metodo di interpolazione dei dati che si basa sull’assunzione che il parametro che si intende interpolare possa essere trattato come una variabile regionale, ovvero che tra dati tra loro vicini esista una certa correlazione spaziale, mentre tra punti distanti vi sia una indipendenza statistica. Il risultato corrisponde una mappa suddivisa in intervalli di concentrazione, il cui incremento è rappresentato con una scala cromatica che varia da colori freddi a colori caldi. Tuttavia, non © The Italian Association of Industrial Hygienists - AIDII [2013] PAPERS Italian Journal of Occupational and Environmental Hygiene è stato possibile utilizzare il metodo di Kriging nei casi in Tabella 1: Elenco degli elementi ricavati mediante specui la differenza dei valori tra i vari siti di campionamento ciazione chimica del PM10 (Dati di ARPA Lombardia, fosse talmente esigua da non consentire di apprezzare in Febbraio - Marzo 2006 e Maggio 2009) modo chiaro la variazione spaziale della variabile consiPM10 derata. Per tali sostanze è stato quindi utilizzato un metodo basato sull’applicazione di una media pesata in base Al Br Ca Cl Cr Fe Mn Ni Pb K Cu Si Sr Ti V Zn S alla distanza dei punti di campionamento rispetto al punto di osservazione (Inverse Distance Weighted), quindi ogni Tabella 2: Elenco degli inquinanti determinati durante le punto di misura ha un grado di influenza locale che dimi- campagne di prelievo dei suoli (Dati di ARPA nuisce con la distanza dal punto di interesse. Lombardia, Luglio 2006) L’interpretazione dei risultati è avvenuta tenendo in consiANALISI SUOLI derazione la direzione prevalente del vento, che è il fattoAs, Be, Cd, Co, Cr, Hg, Mn, Ni, Pb, IPA PCB PCDD/PCDF re meteorologico che ha la maggior influenza sulla direCu, Sb, Se, Sn, Te, Tl, V, Zn zionalità delle ricadute degli inquinanti al suolo. Tabella 3: Matrice di correlazione tra gli elementi e componenti Risultati principali ruotate Componente 1 Componente 2 Componente 3 Componente 4 Il test di Kolmogorov-Smirnov ha evidenziato che per alcuni elementi la distribuzione era normale Al -.283 .644 -.548 .211 mentre per altri, nonostante la trasformazione, la Si -.026 .968 .096 -.053 distribuzione era ancora asimmetrica, a causa S .006 .196 .271 .898 della presenza di un certo numero di campioni Cl .144 .158 .876 .055 <LOD. I risultati delle analisi numeriche e statisti- K .182 .704 .565 .334 che sono di seguito riportati in tabelle e grafici, Ca .134 .791 .472 -.176 selezionati in base alla loro rilevanza ai fini delle Ti .154 .930 -.021 .126 finalità dello studio (source apportionment). Le V .922 .059 .239 .068 componenti principali con autovalori maggiori di Cr .883 .012 .126 -.252 1 sono quattro. La loro varianza spiegata dopo la .658 .573 .119 .271 rotazione è pari a: Componente 1 = 32,1%; Mn Fe -.019 .908 .169 .294 Componente 2 = 29,2%; Componente 3 = Ni .957 .027 .104 -.071 18,4%; Componente 4 = 9,3%. Dalla cluster ana.457 .317 .657 .327 lysis si riconoscono tre cluster (gruppi) che si pos- Cu Zn .312 .081 .778 .301 sono ricondurre ad altrettante sorgenti di particolato. Come si evince dalla Tabella 3 e dalle Figure Br .923 .012 .229 .093 1 e 2, un “gruppo” di valori è costituito da V, Cr, Pb .911 .018 .172 .190 Ni, Br, Pb ed è potenzialmente identificabile come sorgente connessa alla combustione industriale di oli (in maniera minore alla combustione in generale) [Manoli et al., 2004]. Un secondo raggruppamento di inquinanti racchiude gli elementi Ti, Fe, Si; K; Ca. Questi elementi sono chiaramente riconducibili al suolo e alla cosiddetta “resuspended dust” [Zeng et al., 2010]; mentre gli ultimi tre sono attribuibili anche alle polveri di cemento (derivano dal trattamento di marne, costituite da una componente terrigena ricca di potassio e silicio, e una calcarea, ricca di calcio) [Chow et al., 1992]. Questo è confermato anche dal calcolo dell’indice di correlazione di Pearson, da cui emerge che il calcio è fortemente correlato con il potassio (0,781) e, in modo particolare dalla Tabella 3, dalla quale si può notare che la componente 2 è strettamente correlata con Si, Ti, Fe, mentre ha una correlazione comunque forte ma inferiore con K e Ca. Il terzo gruppo è costituito da Cl e Zn ed è riconducibile al traffico veicolare. Lo zinco deriva dall’abrasione dei pneumatici, esso è presente nella mescola della gomma come monossido di zinco (ZnO), sia come componente del sistema di vulcanizzazione sia come carica di rinforzo [Chow et al., 1992]. Il cloro è col- Figura 1: Grafico delle componenti principali, sugli assi sono rappresentate le 3 componenti principali © The Italian Association of Industrial Hygienists - AIDII [2013] Ital. J. Occup. Environ. Hyg., 2013, 4(4) | 189 PAPERS Italian Journal of Occupational and Environmental Hygiene legabile alla combustione di oli (olio motore) e, soprattutto, è utilizzato nel periodo invernale (prevalentemente come NaCl) per prevenire la formazione di ghiaccio sul manto stradale [Chow et al., 2004]. Dalla PCA si può identificare anche una quarta componente principale che, come intuibile dalla Tabella 3, è ascrivibile solamente allo zolfo. Questa componente può essere collegata al particolato secondario, oltre che alla combustione di idrocarburi non raffinati e gasolio, nonostante negli ultimi anni il tenore di zolfo contenuto in esso sia stato regolamentato e sia, di conseguenza, inferiore al passato. Tuttavia, come emerge dalla Figura 2, S, Mn, Cu rientrano, seppur con coefficienti di correlazione minori, al cluster identificato come origine crostale. L’alluminio, non risulta correlato con gli altri elementi, probabilmente a causa della scarsità dei valori >LOD (solo 62 su 84 totali). Le mappe di distribuzione delle concentrazioni degli inquinanti al suolo sono state realizzate per gli elementi che, dopo l’analisi di source apportionment, sono stati interpretati come indicatori della sorgente “combustione industriale di oli”. La direzione del vento è lungo l’asse nord-sud, nella globalità dei fenomeni il vento spira da sud verso nord, mentre vi sono eventi sporadici ma di maggiore intensità in cui la direzione è da nord verso sud. Le due mappe di distribuzione del piombo e del nichel (Figura 3) sono riportate a titolo d’esempio. Nel caso del piombo si nota come la distribuzione delle concentrazioni non sia correlabile con la direzione prevalente del vento. Infatti, vi si possono notare due hot spots di concentrazione, localizzati immediatamente a sud dell’impianto e circa 3 km a est rispetto al sito produttivo. In entrambi i casi, comunque, essi non concordano con la direzione prevalente del vento (Sud-Nord). Nel caso del nichel, la direzione in cui si distribuiscono le concentrazioni è NNE-SSW. Il fatto che vi sia una maggiore concentrazione nel punto di prelievo più a nord, è in accordo con la direzione prevalente del vento, anche se la collocazione dell’area caratterizzata dalle concentrazioni maggiori è ad una distanza dal punto di emissione tale da non sembrare compatibile con l’attribuzione alle emissioni dal cementificio. Questa supposizione andrà meglio verificata mediante un approccio modellistico (modelli di dispersione). La mappa di distribuzione del nichel, come atteso, è molto simile a quella del cromo, soprattutto poiché questi due elementi sono metalli di transizione con proprietà e caratteristiche chimico-fisiche molto simili, sono quindi spesso compresenti ed associati in molte materie prime e prodotti industriali. Conclusioni Dall’analisi di source apportionment emerge che una delle componenti (V, Cr, Ni, Br, Pb) più rilevanti in termini di variabilità spiegata delle concentrazioni di PM10 può essere compatibile con la combustione industriale di oli. Tuttavia, la maggior parte delle concentrazioni atmosferiche di metalli sono molto basse e, in alcuni casi, inferiori al limite di rilevabilità. Inoltre, dalle mappe di distribuzione degli inquinanti al suolo, non è possibile effettivamente stabilire se questi elementi siano direttamente connessi con l’attività produttiva del cementificio. Per quanto concerne il secondo gruppo di elementi, solo silicio, calcio e potassio possono essere riconducibili alle lavorazioni operate nell’impianto [Chow et al., 1992]. Tuttavia, sia per il primo gruppo di elementi sia per il secondo, non è possibile stimare quale sia l’apporto del cementificio poiché tali elementi possono derivare da altre sorgenti di combustione industriale, mentre silicio, potassio e calcio sono presenti anche nei suoli. Di conseguenza, non essendo stato identificato alcun tracciante altamente specifico delle emissioni del cementificio, con questo tipo di approccio analitico non è stato possibile discriminare e quantificare l’impatto del cementificio. Questo lavoro va quindi inteso come una valutazione preliminare dell’impatto del complesso produttivo sull’ambiente. Lo studio dovrà quindi essere approfondito con l’uso di modelli multivariati a recettori come PMF (Positive Matrix Factorization) dell’EPA (Environmental Protection Agency) e/o da altre tecniche di source apportioment (CMB), già utilizzate da ARPA nella stessa area di studio [Colombi et al., 2008]. Sarà quindi interessante effettuare un confronto tra i risultati delle varie tecniche di source apportionment, ad esempio tra i metodi statistici utilizzati in questo studio e i modelli a recettori sviluppati dall’Agenzia per la Figura 2: Dendrogramma ottenuto mediante cluster analysis, utilizzando Protezione dell’Ambiente. il legame medio tra i gruppi 190 | Ital. J. Occup. Environ. Hyg., 2013, 4(4) © The Italian Association of Industrial Hygienists - AIDII [2013] PAPERS Italian Journal of Occupational and Environmental Hygiene Figura 3: Mappe di distribuzione delle concentrazioni di piombo e nichel al suolo Ringraziamenti Si ringrazia il personale dell’Azienda Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia (Dott. Vorne Gianelle e Dott.ssa Cristina Colombi) per la disponibilità a collaborare in questo studio e per i preziosi consigli sugli sviluppi futuri di questo lavoro. Bibliografia Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Toscana (ARPAT), 2001. Profili di rischio per comparto produttivo: Cementificio. Almeida, S.M., Pio, C.A., Freitas, M.C., Reis, M.A., Trancoso, M.A., 2006. Approaching PM2.5 and PM2.5-10 source apportionment by mass balance analysis, principal component analysis and particle size distribution. Sci. Total Environ., 368, 663 - 674. 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