N. 26 Novembre 2013 CD Pearl Jam Goldfrapp Placebo God is an Astronauts DISCO INTERVISTA Korn REWIND THE BEATLES ‘ON AIR - LIVE AT THE BBC VOLUME 2’ E inoltre libri, hi-tech, Rock-Art, live... e! 1 fre N. 26 Novembre 2013- anno 6 - www.nerok.it JACK JOHNSON Editoriale EDITORIALE pag.3 CARMINE AYMONE DISCO JACK JOHNSON INTERVISTA JONATHAN DAVIS -KORN REWIND BEATLES On Air V.2 RUMORS NEWS ROCK STORIE ROCK Aymone/Iossa òk Ner CD pag. LIBRI pag. 4-5 pag. 6-7 pag. 8-9 pag.10-11 pag. 12-13 14-15-16-17 pag. 18-19 HI-TECH solar feet pag. 20-21 ART-ROCK pag. 22-23 CINEMA CAPITAN HARLOCK CALENDARIO LIVE E EVENTI pag. 24-25 pag. 28-29 Direttore responsabile Carmine Aymone ([email protected]) Vice direttore Alessandra Del Prete ([email protected]) Art director Fabrizio Morrone ([email protected]) Photo Dino Borelli, Giuseppe D’Anna Web Master TrOn Capo redattore Mario Gargiulo ([email protected]) Redattore Bruno Aymone Comitato di redazione : Carmine Aymone, Mario Gargiulo, Valentina Brasiello, Mattia Mancini, Ivan Ritarossi, Matteo Palmieri, Massimo Chiari, Claudio Poli, Michelangelo Iossa, Alessandra Del Prete. Il logo NERÒK è stato realizzato da Geko ([email protected]) www.nerok.it - [email protected] nte ai fini riprodotte unicame registrazione. ente magazine sono RE 2013 - in attesa di i contenute nel pres icale, N. 26 NOVEMB Neròk - magazine mus t © dei rispettivi detentori. Tutte le immagin bre 2013 righ e il 27 otto Per le immagini copy te. Chiuso in redazion zzate separatamen possono essere utili 2 2.0 colo cultura, spetta e. uito di musica, at gr le si Neròk è on lin en m storico su internet lo Approda così denti cronici en della vita. ip od ic mplice nema, teatro… ci per tutti i mus ri, to lib en ti, m , non è un se et ni m tte ed intra l dove andare ti d’arte, di fu de na no io di ss tta pa ci ap um ma non solo… azine è un vademec a fanzine, non mpre è un mag ande la storia hanno fatto gr Neròk non è un ta pubblicitaria. Neròk da se e ch ti is on ag ccol rassici, per a ai prot serbatoio di ra i Dinosauri, Ju e tendenze, si at e er id od m ns e co ov ni nu si avvale della (per alcu attento sia alle bbero stati)che ntemporanea re co sa re ci la posti per un n po no po ri, artisti che de quali gli altri i to della musica a at nz ti, is se ic li el us e di m . ente qu rti del settore noi semplicem con la scrittura ti, ornalisti espe di cimentarsi gi ione di concer di so e ci ns on ce de zi o re ra e nn e ha , on zi re collabo ta tie en di es ), es m la pr on-line menti del le interviste, al , fanzine, siti po’ i propri stru azio è dato al li (libri, riviste sp ria o pi ito ed am , ), ne vd Tra le pagi emo-tape, D ografici (Cd, D con il mondo di prodotti disc nno attinenza og ha ol ici. o cn od te m ozionali a e e i al ch ic o vetrine prom che in qual en ro m , strumenti mus at e te pr al m e se a ne vorrebbero e hanno al cinem rtroppo quante ovani artisti ch Spazio anche pu gi to a ai en un tto m n tu ga co at pa e sopr Libera nde, a delle “7 note” io di una radio gratuite s’inte poi rvi in uno stud r mostrarsi… r non parlare ca pe pe re ne ”, a io rlo te iz na va os ro uo P “s disp i. r ld pe so no di ’ chiedo lo un po dete quanto vi basta avere so o singolo e ve im pr un n co demo o di o di energia, delle Tv.. crocevia liber . un ncerti, , tro ia co al or ti, e tti ch em ba m an incontri, di warholiana a Ma Neròk è di zz ni y” ono or ga ct or e “fa e rta di loro ch cred di entità ch Neròk è una so rgia con tutti co re, una sorta ne ia di si ch in na ris fa rtu di lo fo ia gl …. E chi ha la creatività, di vo tterari, mostre e non solo di i musicali e le o… di tutti… em tic pr , ra ne oc m eg de ss ra ncetto zione di una ancora un co grazie all’intui che l’arte sia 0 io di euro. ’9 lia ni ig m an i e ti, battaglie gl ch al qu avanti proget a cavallo tra e to sc rta na po poter investire e o ch nn , ione ha ione, un’idea glia e alla pass Neròk è pass ura. grazie alla vo e ch i, ic nuova avvent am squadra di ci con questa co ec ri, tto ed le i no ss .. tere spengo alcosa che in non tutte vinte. i sogni non si e racchiudere qu ella magia ch la passione e a qu ss na ra po rtu o co fo m r an ia pe zi er ez sp Ma pr e ap ch o ue gn chiunq ea, un so ri e soprattutto Neròk è un’id ri, imprendito vo la ai tti de artisti, ad ire. ando inua a custod e non c’è, sper la musica cont nostra isola ch la 0; 2. òk er N ol, un termine co per utilizzare . ra st vo Neròk è ora, la ’ e anche un po possa diventar & roll!!! Itsn’t only rock Il Direttore one in Carm e Aym k.it ro ne e@ on c.aym one. Non di critica e discussi 3 “From here to now to you” Il ritorno di Jack Johnson k c o R l e d … a t s i f r u s l e d o n r o t i r Il ‘From here to now to you’ il sesto lavoro in studio del cantante e compositore ‘hawaiano’ Jack Johnson segna il ritorno del cantautore americano dopo l’ottimo album del 2010. Proprio durante il tour di quest’ultimo lavoro, Jack ha capito che doveva prendersi una lunga pausa, così come anni prima dopo un bruttissimo incidente sugli scogli, aveva capito che doveva fermarsi come surfer, nonostante fosse tra i migliori giovani promettenti. “Il nuovo album nasce in famiglia, nella vita di tutti i giorni, mentre gioco con i miei figli, quando li accompagno a scuola la mattina, mentre lavo i piatti o lavoro in giardino, ma anche mentre gusto una deliziosa cena, oppure esco la sera a buttare l’immondizia.... Questo è vero amore, questa è la mia vera vita, la calma e la tranquillità familiare.” Un lavoro molto più acustico, chitarra, ukulele, armonica e voce, con testi più ‘colorati, rispetto agli ultimi due album, elettrici e molto cupi dovuti alla perdita dell’amato padre. Come ha recentemente dichiarato alla famosa rivista Rolling Stones: è una vera e propria celebrazione del suo ruolo di marito e padre di tre figli: un album quasi intimo, familiare, tanto che si è posto molte domande sulla pubblicazione di canzoni a tema tanto personale, cosa che arrivava quasi a mandarlo in paranoia finché non ha trovato il giusto equilibrio per la condivisione pubblica del proprio privato, un atto di amore verso il suop pubblico, quasi invitato a una cena tra amici. il cantante e chitarrista grabnde amico di Ben Harper, che ha collaborato nel disco, ha anticipato la scorsa estate il disco con From here to now to you il singolo’I Got You’ una splendida canzone d’amore dedicata alla 1. I Got You moglie Kim. 2. Washing Dishes Un brano classicamente johnsoniano, con un fischio irresistibile 3. Shot Reverse Shot 4. Never Fade che doppia il riff della chitarra acustica: perfetto, leggero e 5. Tape Deck accattivante. Tutte le canzoni dell’album sono state composte e registrate dopo 6. Don’t Believe a Thing I Say la fine del tour 2010 di “To The Sea” nel giro di una decina di giorni 7. As I Was Saying 8. You Remind Me of You di sessioni nei Mango Tree Studios, di proprietà del cantante, 9. Radiate alle Hawaii: Jack Johnson ha dichiarato di preferire questo tipo di 10. Ones and Zeros rilassatezza lavorativa, componendo liberamente alla presenza di 11. Change amici, familiari, figli che ascoltano le canzoni in progress e danno 12. Home suggerimenti, come in una festa a base di birra e surf. L’album quindi sembra essere quasi una sorta di autobiografia in musica: c’è la canzone dedicata 4 alla sua punk band del liceo “Tape Deck”, quella che parla del figlioletto e della sua immaginazione senza freni “Radiate”, oltre all’immancabile monito ai giovani drogati di tecnologia e social network. Come se non bastasse, “From Here to Now to You” è stato profondamente segnato dalla morte del padre di Jack, avvenuta nel 2009, e non a caso suona molto più adulto e meno spensierato dei suoi predecessori. Dal punto di vista strettamente musicale per la prima volta, infatti, la chitarra viene usata anche per produrre riff dal sapore heavy, e non le solite trame acustiche a cui ci aveva abituato in passato. Altro singolo estratto dall’album è “Radiate”, il brano più intimo e personale dedicato al figlioletto di 6 anni e alla sua immaginzaione senza freni ed è forse il brano più intenso dell’album. Ukulele, percussioni, dobro, chittara acustica e kalimba rendono il disco molto semplice e piacevole in grado illuminare le giornate più buie, proprio come un buon disco dovrebbe fare. [Carmine Aymone] Jack Hody Johnson nasce nel 1975 vicino (Haleiwa) nella costa nord di Oahu (Hawaii). Figlio del famoso surfista locale Jeff Johnson apprende dal padre fin da giovanissimo la passione per il surf. Passione che lo porta a 17 anni a far parte della competizione pipeline raggiungendo le finali e ottenendo il record di più giovane partecipante a questo evento di prestigio mondiale. Ottiene un contratto da professionista con la Quiksilver ancor prima di finire il liceo. Ma poco dopo Jack, durante il Pipeline Masters, deve fare i conti con un incidente quasi mortale andando a sbattere contro gli scogli. Decide così di abbandonare le competizioni. Si trasferisce così in California dove si laurea in cinematografia all’università di Santa Barbara. È proprio durante questi anni che comincia a scrivere le prime canzoni a girare i suoi primi lungometraggi e ad interessarsi di fotografia. Jack oltre alla regia si cimenta anche nelle musiche delle quali è sia l’autore che il cantante, con sonorità prettamente folk e richiami al rock e al blues. Altra grande passione è quindi la musica che ormai coltiva da quando ha 14 anni, cominciando anche a suonare la chitarra. La sua prima band i “Limber Chicken” proponeva una sorta di punk. Tra gli artisti preferiti: Beatles, Nick Drake, Bob Marley, Bob Dylan e Ben Harper. 5 Jonathan Davis presenta ‘The Paradigm Shift’ Nu Metal? Noi siamo i Korn “Jonathan Davis presenta l’ undicesimo album dei Korn, ‘The Paradigm Shift’ uscito ad Ottobre. Dopo due decadi di musica e atteggiamenti aggressivi , sembra molto rilassato, noncurante di piacere ai critici e afferma che, si preoccupa solo di una cosa: scrivere canzoni che piacciono alla band o che vorrebbe ascoltare. Cio’ già fu molto chiaro nell’ ultima album della band, ‘The Path of Totality’ del 2011, che oppose il ritmo dubstep prodotto da Skrillex contro i riff di chitarta firma della band. Dalle sue ultime interviste, che riportiamo qui in queste pagine, Davis ha discusso della crescita della band in 20 anni, come l’inaspettata riunione con il chitarrista Brian “Head” Welch che ha riportato il sorriso a tutti i componenti della Band e come il loro album del 1998 ‘Follow The Leader’ abbia cambiato per sempre le loro vite. Inoltre ha dichiarato con entusiasmo che The Paradigm Shift è l’album migliore dei Korn da tanto tanto tempo. J: Non sopporto le stanze degli hotel. Quindi generalmente chiacchiero con i critici e presento i nostri lavori, durante una passeggiata nel parco. Quando 20 anni fa quando suonavi in un garage a Bakersfield, avresti mai immaginato di arrivare a oggi, con 11 album sulle spalle? J:Assolutamente no, ma sono felicissimo di aver vissuto questa esperienza, con tanta energia e sopratutto con tante persone da ‘sentire e toccare’ durante i live. Pensi di essere sempre lo stesso dopo tutti questi anni? J: Io sono smpre lo stesso. Spesso penso che all’inizio del successo, quando ‘fummo gettati nella corrente’. Cio’ ci colpì davvero tanto e la band impazzì per un po’ per il fatto che le nostre libertà erano portate via. Avevamo bodygards dovunque andassimo. Non potevamo passare il tempo come volevamo, tornare alle proprie case, fare feste con fusti di birra. La cosa fu divertente ma ci ha quasi lacerato interiormente, ma ora va bene. Come hai fatto a rimanere con i piedi per terra? J:Penso che dipenda da come siamo cresciuti nella nostra città Bakersfield. Ci ha instillato buoni valori credo. È veramente facile farsi prendere la mano e iniziare a pensare di essere piu’ di quello che sei quando entri in questo business. L’ho visto succedere a tonnellate di amici. Quando abbiamo iniziato questa band abbiamo deciso di rimanere con i piedi per terra piu’ che potevamo, e penso che l’abbiamo fatto. 6 Mentre altre band emerse negli anni 90 sono rimaste stagnanti, voi vi siete evoluti, come? J: Penso che sia grazie al nostro amore generale per la sperimentazione e al fatto di non essere timidi di provare cose differenti. Si deve evolvere. Se continui a scrivere le stesse note diventerai noioso. Per noi , cominciò quando facemmo Follow the leader. Ricordo quando facemmo uscire “Got The Life” eravamo così terrificati pensavamo fosse solo una stupida canzone del disco …e invece... Il motto nella band è se ti fa paura, significa che stai facendo la cosa giusta. Quanto conscia era la decisione di infondere la vostra musica con EDM? J: Ho iniziato a fare il DJ quando avevo 16 anni, quindi sono stato da sempre un grande fan della musica elettronica. Non sono mai stato un grande fan del metal. Ho amato alcuni gruppi metal ma praticamente ho ascoltato la musica dance e la vecchia musica goth, industrial e cose del genere. Ecco da dove vengo, questo è ciò che rende i Korn così diversi; non tutte le nostr cose sono riuscite, ma amiamo sperimentare ed è quello che continuremo a fare. È strano che la musica synth degli anni ’80 è tornata? J: E ‘impressionante ... come la storia spesso si ripete. Io amo la Synth music perche io sono un ragazzo degli anni ‘80. Amo tutta la musica del periodo. Amo ascoltare tutte le nuove band elettroniche e musica EDM. Tutto quello che succede in questo momento è davvero emozionante. Com’è stato il ritorno nella band di Brian? J: Solo una parola: felici! È così piacevole vedere i miei amici , Fieldy and Munky and Ray, sorridere e divertirsi perché lui è tornatoci è mancato molto. E poi non è piu’ pazzo…è ancora come un bambino piccolo. Ma sta sperimentando questo per la prima volta soprattutto perché era così incasinato con le droghe. Il primo singolo , “never never” ha una grande tensione elettronica verso la fine. È indicativo del resto di Paradigm Shift? J: Volevamo fare quello che abbiamo fatto in “Follow the Leader” quando abbiamo mescolato l’hip hop con il rock. Volevamo scrivere per divertimento, fare musica interessante e vedere proprio cosa succede a poi aggiungere dopo elementi elettronici. “Never never” è probabilmente il brano piu’ elettronico di tutto l’album. In questo disco c’è una canzone per tutti. C’è una canzone per i fan della vecchia scuola, una canzone per i fan della nuova scuola. Penso che è il miglior album che abbiamo fatto da lungo tempo. Ancora vi innervosite con la stampa e i critici quando pubblicate un album? J: I ragazzi si, io sono arrivato al punto ora che non me ne importa. Se ti piace o non ti piace. Non c’è niente che possa fare per cambiare le opinioni delle persone. Io voglio solo terminare il lavoro e cominciare il tour e sopratutto divertirmi un sacco. Korn THE PARADIGM SHIFT [Prospect Park] 01-Prey for me 02-Love & meth 03-What we do 04-Spike in my veins 05-Mass Hysteria 06-Paranoid and aroused 07-Never never 08- Punishment time 09 - Lullaby for a sadist 10-Victimized 11- It’s all wrong In ‘The Paradigm Shift’, spesso si parla di: soldi, fama, fortuna, separazione e depressione, sono temi a voi vicini? J:Penso che il denaro incasini tutto. Penso che il denaro porti via la creatività. Se ottieni tutto quello che vuoi poi la tua creatività se ne va. È una facile scappattoia. La fama ha cambiato le nostre vite. Ricordo quando il mio figlio maggiore era fuori con me e le persone mi si avvicinavano cio’ lo spaventava e mandava fuori di testa. Ho comprato tutto quello che potevo sognare. Ricordo quando ho comprato la mia prima Bentley. Ho sempre amato queste auto da bambino. La depressione è sintomatica, penso che però la famiglia e la maturità possono aiutare; eppoi ce’è la musica...quella cura tutto!!! 7 THE BEATLES ‘ON AIR - LIVE AT THE BBC VOLUME 2’ Un nuovo doppio CD e LP in vinile da collezione con 40 registrazioni tratte dalle esibizioni dei Beatles nel 1963 e 1964 alla BBC Radio Paul ricorda “Siamo cresciuti con i programmi radio della BBC. Una delle grandi cose della nostra settimana era Saturday Club, un grande show in cui veniva suonata la musica che amavamo, quindi era una cosa a cui noi aspiravamo”. Tra il Marzo del 1962 e Giugno del 1965, non meno di 275 performance dei Beatles vennero trasmesse dalla BBC nel Ragno Unito. La band suonò in ben 39 programmi radiofonici solo nel 1963. Ringo Starr nel 1994 disse “Si tende a dimenticare che noi eravamo una band di grandi lavoratori. C’è quel suono monofonico, non c’erano sovraincisioni. Noi eravamo lì e questo è tutto. È molto eccitante sentire quelle registrazioni”. Il 16 Luglio del 1963, loro giorno più impegnativo alla BBC, i Beatles registrarono 18 canzoni per tre puntate del programma “Pop Go The Beatles” in meno di sette ore. John, Paul, George e Ringo scuotono le...onde radio... Il gruppo si esibì in 88 differenti canzoni durante le loro session alla BBC, alcune delle quali registrate più volte, altre invece suonate una sola volta. All’epoca, i tre canali nazionali della BBC diffondevano programmi durante tutto il giorno ma solo il Light Programme, canale di intrattenimento e musica, poteva occasionalmente trasmettere un disco e la maggior parte della musica diffusa era dal vivo. di conseguenza, per poter promuovere le proprie pubblicazioni, i Beatles dovevano necessariamente suonare live alla BBC. “Veniva fatto tutto all’istante” ricordava George Harrison, “ma prima di questo dovevamo percorrere 200 miglia in autostrada su un vecchio furgone, arrivare a Londra, trovare la BBC, prepararci e realizzare il programma. Dopo tutto questo, probabilmente, dovevamo recarci a Newcastle per un concerto la sera stessa!” Nel 1994, venne pubblicato “Live at the BBC” dei Beatles ottenendo consensi in tutto il mondo, raggiungendo il primo posto della classifica inglese e il terzo posto della classifica americana e vendendo più di cinque milioni di copie in sole sei settimane. A compendio della prima raccolta, verrà pubblicato l’11 novembre (il 12 novembre in Italia) “On Air – Live at the BBC Volume 2” in doppio CD e in vinile da 180 grammi con booklet di 48 pagine. Le 63 tracce di “On Air”, nessuna delle quali presente nella prima raccolta della BBC, comprendono ben 37 performance mai pubblicate prima d’ora e 23 registrazioni di dialoghi negli studi tra i membri della band e i presentatori della BBC. “On Air” include anche le registrazioni della BBC di 30 canzoni molto amate del repertorio dei Beatles, inclusi 5 brani che hanno raggiunto la vetta delle classifiche: “I Saw Her Standing There”, “Twist And Shout”, “Do You Want To Know A Secret”, “Boys”, “Please Mister Postman”, “Money”, “And I Love Her” e “If I Fell”. Come il suo acclamato predecessore, “ On Air - Live at the BBC Volume 2” include l’audio dei dialoghi tra i Beatles e i deejay Brian Matthew e Alan Freeman e i presentatori di Pop Go The Beatles Lee Peters e Rodney Burke. Durante la prima trasmissione, gli ascoltatori si stupirono di sentire così tanta divertente irriverenza dalle frequenze della fromale BBC ed è molto divertente poter riascoltare ora quegli estratti. In più, per la prima volta vengono proposte le spontanee e schiette interviste registrate nel Novembre 1965 e nel Maggio 1966 per il programma Pop Profile. Negli studi della British Broadcasting Corporation, i Beatles si esibirono per molti programmi radiofonici e “ On Air - Live at the BBC Volume 2” testimonia il sound della band cogliendo l’attimo in cui suonavano per la loro nazione. Eccitato nel riascoltare queste registrazioni, Paul McCartney dichiara “C’è molta energia e molto spirito. Lo facevamo per quello senza trattenerci e cercando sempre di realizzare la migliore esibizione della nostra vita”. Per l’occasione, lo stesso giorno verrà ripubblicata in edizione rimasterizzata la raccolta “Live at the BBC” del 1994. Questa prima collezione di registrazioni della BBC dei loro più grandi successi contiene un tesoro ritrovato di ben 30 canzoni suonate per la radio ma mai registrate su disco negli anni ’60. La tracklist comprende brani che vanno dalla rara performance di “I’ll Be On My Way”, canzone poco conosciuta scritta dalla coppia Lennon-McCartney, fino alle cover di grandi classici del rock ’n’ roll e del rhythm & blues. All’epoca della pubblicazione, “Live at the BBC” venne definito dalla rivista Rolling Stone come “un esilarante ritratto di una band in procinto di plasmare la propria voce e la visione”. Il disco ottenne una nomination ai GRAMMY Award come Best Historical Album. Dieci delle canzoni di “On Air” non vennero mai registrate dalla band per la EMI negli anni ’60, tra cui due vedono la luce solo ora grazie a questa nuova pubblicazione: la performance di “I’m Talking About You” di Chuck Berry ed una versione rock dello standard “Beautiful Dreamer”. “On Air” include inoltre versioni differenti di sei brani presenti nella raccolta della BBC del 1994: “Lucille” di Little Richard, “Memphis, Tennessee” di Chuck Berry, “The Hippy Hippy Shake” di Chan Romero, “I Got A Woman” di Ray Charles e “Glad All Over” e “Sure To Fall” che I Fab Four impararono direttamente dai dischi di Carl Perkins. Il tributo dei Beatles con il brano “Happy Birthday, Dear Saturday Club” ad una delle più importanti trasmissioni pop dei primi anni ’60 della BBC è un’altra delle sorprese. Come ricordava John Lennon nel 1980, “Abbiamo fatto molte canzoni per Saturday Club che non sono mai state su disco ed erano anche registrate molto bene”. 8 8 Dino Borelli 9 9 Anticipazioni e news, sul mondo Rock !!! In vendita prima casa di John Lennon Di fronte ad una simile prospettiva, impallidisce l’asta presso la quale nello scorso luglio è stato venduto il cappello da lui indossato per l’ultimo servizio fotografico dei Beatles. Stavolta non si tratta del “solito” articolo appartenuto a John Lennon, bensì di una intera casa. E’ quella, meno famosa della successiva ma ugualmente altamente simbolica, presso la quale il giovane futuro Beatle abitò con genitori e nonni dalla nascita, il 9 ottobre 1940, all’età di cinque anni, quando fu lasciato a zia Mimi e zio George. L’abitazione sorge al civico 9 di Newcastle Road nella zona di Wavertree di Liverpool. Locata a poca distanza da Penny Lane, la proprietà vanta tre camere da letto ed è attualmente quotata tra le 150 e le 250.000 sterline (176-294.000 euro). L’attuale proprietario ha specificato che varie parti della casa, come ad esempio le sash windows, le finestre a ghigliottina, sono le stesse che vide il giovane John. Il direttore dell’agenzia immobiliare Entwistle Green, alla quale è stata affidata la vendita, si è detto sicuro che l’offerta attirerà attenzione a livello internazionale. L’asta si svolgerà il prossimo 29 ottobre presso un luogo intimamente legato all’epopea beatlesiana, il Cavern Club di Liverpool. Il mito del fumetto Zagor diventa film Ascia indiana con punta arrotondata nella mano destra e pistola revolver, da bianchi, in quella sinistra. Arriva così al cinema, come vuole la tradizione, ‘Noi, Zagor’, il docu-evento scritto e diretto da Riccardo Jacopino, dedicato a uno degli eroi più amati del fumetto italiano: Zagor, eroe pieno di muscoli ed etica. In sala solo il 22 e 23 ottobre distribuito da Microcinema in circa 200 copie, il film è stato prodotto da Arcobaleno Segnali di Senso con Bonelli Editore e Microcinema. ‘Breaking Bad’: ‘Baby blue’ scelto per il gran finale Il 29 settembre - negli USA - è terminata, dopo cinque stagioni, una delle serie top degli ultimi anni: “Breaking Bad”. Per il gran finale delle avventure di Walter White - il professore di chimica trasformatosi in incallito criminale produttore di metamfetamina - è stato scelto “Baby blue” dei britannici Badfinger incisa nel 1971 e inclusa in uno di dischi classici del rock inglese, ossia “Straight up”. Dopo la trasmissione dell’ultimo episodio di “Breaking bad” in molti hanno cercato il brano online e - secondo i dati che circolano in Rete e che sarebbero stati forniti da Spotify - gli stream di “Baby blue” sarebbero cresciuti del 9000%. Il Paradiso degli Orchi: Nicolas Bary porta al cinema il signor Malaussène di Pennac. Il mirabolante universo del Monsieur Malaussène di Pennac, arriva al cinema con Il Paradiso degli Orchi di Nicolas Bary, nelle sale di Francia, Lussemburgo e Belgio il 16 ottobre 2013, in quelle italiane dal 14 novembre 2013. Se la trasposizione cinematografica del mirabolante universo di Monsieur Malaussène, sedurrà anche solo la metà degli estimatori della saga letteraria, Il Paradiso degli Orchi di Nicolas Bary sarà un gran successo, in ogni caso per ora sembra sia piaciuto parecchio a Daniel Pennac. “Un film che mi è piaciuto molto, perché ha la stessa energia e la stessa ritmica del mio libro, anche se per motivi generazionali, ovviamente, non ci sono le stesse atmosfere”. 10 10 King Crimson Return Robert Fripp ha confermato che il ‘Re Cremisi’ tornerà il prossimo anno, quando secondo le stime la lunga disputa con una casa discografica si avvicinerà alla sua soluzione. Nel 2009 aveva deciso di porre fine alla band perché sentiva che non poteva concentrarsi sulla creazione di nuova musica mentre erano in atto le problematiche di matrice legali. Ora, un cambiamento di regime della Universal Music Group potrebbe significare la fine delle battaglie legali - e questo da a Fripp grande fiducia al punto che ha prospettato un nuovo futuro della band da lui fondata nel 1968. Leggendo il suo blog personale, lui stesso scrive: “King Crimson è in movimento. Si tratta di una formazione molto diversa da quelle precedenti: sette giocatori, quattro inglesi e tre americani, con tre batteristi. Nelle stesse righe definisce l’anno passato come il più triste della sua storia di musicista :”Non riuscivo a concentrarmi sulla musica, così ho fatto la scelta di rinunciare alla mia carriera di musicista in prima linea per affrontare i problemi legati al business. La lineup secondo indiscrezioni, per live e forse un nuovo album sarà formata da Gavin Harrison, Bill Rieflin, Tony Levin, Pat Matstelotto, Mel Collins, Jakko Jakszyk e Fripp. Adrian Belew, chitarrista nelle fila del gruppo tra il 1981 e il 2009, come già ventilato negli scorsi giorni, non sarà della partita. Lo ha confermato llo stesso Belew, in un botta e risposta con i suoi fan apparso sulla sua pagina Facebook ufficiale negli ultimi giorni. Nell’attesa è certa l’uscita agli inizi del nuovo anno, di un ennesimo cofanetto contenente 24-disc box live set chiamato ‘The Road To Red’, che comprende anche un nuovo mix del 1974 dell’album ‘Red’ prodotto da Fripp e Steven Wilson. Roger Taylor: ‘Lasciatemi fuori dal film su Freddie Mercury’ Sul film incentrato sulla vita di Freddie Mercury si è detto (e scritto) di tutto e di più, e - ad oggi - risulta davvero difficile avere un’idea dello stato di avanzamento del progetto. A fare luce sul lungometraggio destinato a portare sul grande schermo la storia del frontman dei Queen è arrivata un’intervista della testata specializzata Rhythm Magazine di Roger Taylor, batterista della band di “Bohemian rhapsody”. “C’è stato un momento nel quale tutto sembrava davvero potersi concretizzare”, ha spiegato l’artista: “La produzione cinematografica si muove in modo estremamente lento, ma adesso sembra che il progetto sia prossimo a venire bloccato. Bisogna che tutte le tessere del mosaico trovino il loro posto prima di dare il semaforo verde. In ogni caso non voglio essere troppo coinvolto dal film: l’unico mio desiderio è quello di supervisionarne la colonna sonora, insieme a Brian (May)”. Taylor, quindi, terrà in ogni caso una sorta di distanza di sicurezza dal progetto, non senza un accenno polemico: “Avere un grande soggetto, un grande regista e un grande protagonista, che poi sono le cose principali, e mettere in stand-by il tutto mi fa porta a voler avere il minimo a che fare con tutto questo. Quello che desideriamo è che tutti siano felici. Quando dai in mano a un regista un film è come se gli porgessi una pistola carica, e io voglio esserne lasciato fuori”. Il batterista pubblicherà il suo primo album solista da quindici anni a questa parte, “Fun on Earth”, il prossimo 11 novembre: “Spero di portare il disco in tour”, ha confessato Taylor, “Alcune canzoni risalgono a quattro anni fa, poi però abbiamo lavorato intensamente per finire il tutto negli ultimi mesi. Spero che alla gente piaccia, per questo album mi auguro il meglio” 11 11 Storie di Rock di _Carmine Aymone & Michelangelo Iossa Robert Johnson, la leggenda del Delta Blues …e poi scoccò l’ora di Robert Johnson, la massima espressione del Delta Blues. Crossroads Blues, scoperto dal grande pubblico grazie alla versione di ‘Mr. Slowhand’ Eric Clapton, ad un primo impatto sonoro risulta grezzo. Il suo suono è sporco: nulla di strano, se si pensa che è stata registrata nel 1936 nella stanza di un hotel; ma la qualità sonora passa subito in secondo piano appena il bluesman incomincia a scivolare sulle corde… Si inizia ad immaginare la storia di questo ‘crocicchio’ dove Johnson avrebbe ceduto l’anima al Diavolo in cambio del talento. Triste è stata la fine del chitarrista: Robert Johnson è il primo della lunga serie di artisti morti a 27 anni ed ha aperto le porte alla leggenda del Club delle J27, costituito da Jim Morrison, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Brian Jones… Se di Robert Johnson purtroppo c’è poco da ascoltare, va detto che quel poco ha, però, avuto risonanza notevole. Merito, in gran parte di un certo signor Eric Clapton che già nel 1968 apriva ai più la conoscenza di questo fantastico bluesman. Se si ha voglia di respirare l’aria del Delta del Mississippi, basta chiudere gli occhi e ascoltare Johnson in Me and the Devil Blues oppure Walking. Robert Johnson, il bluesman del Mississippi. Una fine sfortunata, un’agonia di tre giorni. Ventisette anni, solo. Ventinove canzoni, solo. Un calvario, il viaggio della sua anima verso l’inferno. Come in Cross Road Blues, simbolo del bene e del male, crocevia in ogni vita, l’attimo in cui l’uomo si trova di fronte alle tentazioni e alla volontà spesso troppo debole per debellarle. Perché per Robert il mondo non ha via di scampo, non conoscerà mai salvezza. E sullo sfondo, c’è sempre la solitudine. Il rock’n’roll degli anni Cinquanta: il ciclone Elvis... Prima di lui c’erano stati solo Billy Haley, Big Joe Turner, Fats Domino. Ma è solo quando arriva Elvis Presley che il rock’n’ roll comprende fino in fondo che nulla sarà come prima e che il gioco durerà. Perchè in lui erano fuse la musica e l’immagine. Lui era il rock, la personificazione che tutti attendevano, la visualizzazione della rabbia, dei sogni e delle illusioni dei teenager del secondo dopoguerra, tutto ciò che i suoi 12 predecessori non potevano essere per il colore della pelle o per la mancanza di carisma. Nell’atteggiamento e nelle provocazioni del re non c’era nulla di costruito, almeno fino alla fine degli anni Cinquanta. Oggi è chiaro, rivedendo i filmati o ascoltando la sue interviste che neanche lui, capiva esattamente quello che stava succedendo. E fu proprio quel misto di innocenza, stupore e decione a cambiare le regole, non solo lo splendido mix di country, blues e gospel servito dalla voce intensa e ricca di sfumature. Le sue canzoni non contenevano di per sè nulla di rivoluzionario, era come le cantava a scatenare il finimondo. Così come, prova lampante che la ribellione del rock’n’ roll era nella performance e non nella canzone nel coinvolgimento e non nelle parole, almeno all’inizio, “Avopbopaloubopalopbambom tootifrutti” il non sense più carico di significato degli anni cinquanta, dove Little Richard, unendo sacro e profano, rhytm and blues e gospel, boogie e soul, omelie e chiari riferimenti sessuali, ambiguità ed audacia, offrì all’America puritana di allora uno degli spettacoli più coinvolgenti del dopoguerra. Elvis fu il primo eroe del rock in cui i giovani volevano identificarsi in tutto e per tutto. Come Brando e al pari di Dean; simbolo della ribellione giovanile; personaggi ricchi di contraddizioni e insofferenti al mondo degli adulti. Personaggi che sopravvivono alle mode e ai cambi di stagione. Elvis Presley, James Dean inieme a Marilyn, formano la Santissima Trinità d’America, gli angeli custodi di un ormai improbabile Anerican Dream, prima delle tre J, Jim Hendrix, Jim Morrison e Janis Joplin. “Prima di Elvis non c’era niente” (John Lennon) “Ascoltare Elvis per la prima volta fu come scappare di prigione” (Bob Dylan) “Era un ragazzo povero, ignorante, genio istintivo, diventato in pochi mesi, nel corso del 1956 il faro per intere legioni di giovani e poco dopo di tutto il mondo. Americani “Tutto ebbe inizio con un bacino che si agitava selvaggiamente su un ritmo indiavolato, scuotendo il torpore conformista su cui si era intonata l’America degli anni cinquanta e della Guerra Fredda” 13 Ogni mese la redazione sceglie di ascoltare per voi. MASSIMO VOLUME ASPETTANDO I BARBARI [La Tempesta] A tre anni di distanza dal loro “Cattive Abitudini” tornano ancora una volta i Massimo Volume con il loro nuovo “Aspettando i Barbari” ed ancora una volta la band emiliana con l’impronta alt-rock più personale e marcata, sorprende con un album completamente nuovo eppure in stile Massimo Volume, che dimostra la loro capacità di esplorare nuove strade, senza mai perdere lo stile che li caratterizza. Il precedente Cattive Abitudini, viene considerato da molti il loro album più maturo, ma sicuramente con la loro ultima fatica, i Massimo Volume hanno fatto la felicità di molti fan della prima ora, perché il lavoro, abbandonati gli aspetti più morbidi di “Cattive Abitudini”, sebbene arricchito da una componente elettronica che impreziosisce le trame musicali e sottolinea i testi, riporta alla memoria i brani più riusciti di “Lungo i Bordi” ed addirittura “Stanze”. I testi ed il recitato di Emidio Clementi, non deludono mai e vivono ai confini fra canzone e letteratura, che ripresentano chiaramente le frequentazioni letterali (per esempio“Dio delle zecche”, frutto di un cut-up di poesie scritte dal poeta e sociologo dello scorso secolo Danilo Dolci) e le esperienze di vita del cantante e del suo sguardo più sensibile di altri. I “barbari” sono presenze oscure di avvenimenti che sopraggiungono e turbano la nostra esistenza i nostri equilibri già molto precari, e, le storie che Clementi racconta, sono quelle di persone come tante altre: persone del quartiere, del paese della provincia italiana, che diventano importanti, planetarie, il centro di una narrazione che non smette mai di stupirci. Prodotto dai Massimo Volume e da Marco Caldera il disco registra il consolidamento della band attorno a Emidio Clementi, Vittoria Burattini, Egle Sommacal e Stefano Pilia. Voto: 7 (Ivan Ritarossi) GOLDFRAPP TALES OF US [Merge] Dream pop, acoustic, chamber pop, folk “Tales of us” è il sesto lavoro del duo inglese Goldfrapp, Alison Goldfrapp e Will Gregory che dopo dieci anni di carriera dimostrano di possedere ancora la fantasia per reinventare perennemente se stessi con successo. Il disco, registrato tra le campagne londinesi e missato a Londra, segue di ben tre anni il lavoro precedente, “Head first“, lavoro che aveva lasciato i fan del duo elettronico abbastanza delusi, memori dei capolavori precedenti “Felt Mountain” e “Black Cherry”. Tales Of Us , 10 tracce, ognuna con un titolo dedicato al nome di una persona, eccetto per la track 8 “stranger”, è un album consapevolmente “maturo” con aria di sfida poco commerciale, ispirato al cinema con testi che raccontano di storie d’amore, di allucinazione, di fiabe, di folklore e di redenzione corredate da melodie che attraggono in un mondo sognante e incantato. Dall’ascolto del singolo “DREW” avvertiamo una volontà di 14 ritorno alle origini della storia artistica dei Goldfrapp, vicine alle sonorità di “Utopia”, mentre gli altri brani come “JO” e “Annabel” ci rivelano l’impegno nella ricerca di nuove simmetrie ed impressioni sonore alla loro produzione. Impossibile non essere sfiorati dal mood nostalgico di questo album reso a tratti commovente dalla note sussurrate da una impalpabile Alison che offre senz’altro un’ impeccabile performance vocale. “Tales of Us” risulta essere una sorpresa inaspettata, l’album che non ti aspetti, per quelli che pur apprezzando i Goldfrapp disco pop, rimangono ugualmente sedotti dal forte potere evocativo e coinvolgente di quest’opera dal sapore visionario che ricorda le colonne sonore dei nostri sogni. Un regalo settembrino promosso a pieni voti! Voto: 7 (Valentina Brasiello) PEARL JAM LIGHTNING BOLT [Monkeywrench Records/Republic Records] Il decimo disco dei ‘ragazzi’ di Seattle, attesissimo come al solito, dimostra ancora una volta di come i Pearl Jam siano tra le poche band ad interpretare la colonna sonora di più di una generazione.Con ‘Lightning Bolt, trovano ancora l’alchimia mai smarrita, in cui mescolano spaientemente tracce potenti, riff taglienti e ballate soul dove ka calda voce di Vedder regna sovrana.L’album prodotto sempre dallo storico Brendan O’Brien e fa seguito a ‘Backspacer’ del 2009, il piu’ lungo intervallo tra album per il quintetto, dovuto sicuramente alle esperienze solistiche, tra l’altro ottime, del leader e cantante. Il primo singolo estratto, già in programmazione da alcuni mesi, ‘Mind Your Manners’ è come un gancio da Ko,infatti l’ascoltatore è bersagliato a 360 gradi dal suono, dal ritmo e dalla potenza, vero marchio di fabbrica della band. Lo stesso vale per ‘Sirens’ secondo estratto, che ancora una volta dimostra che le ballad possono ancora emozionare se alla voce c’è eddie Vedder. Il disco prosegue con brani meno immediati, che meritano di essere scoperti ascolto dopo ascolto. Cenno a parte merita ‘Let The Records Play’ un gradevole blues con riff vecchia maniera. Ancora una volta i Pearl Jam centrano il bersaglio, e stavolta non era affatto facile. Voto: 7 (Mattia Mancini) PLACEBO LOUD LIKE LOVE [Emi] Arrivata al settimo album, la band di Brian Molko e Stefan Olsdal costituisce oggi più che mai una proposta sempre uguale a se stessa, che non rischia mai troppo per non deludere i fan affezionati e che non sembra in grado (o non ha intenzione) di rinnovarsi e di accaparrarsene di nuovi: ben confezionati esercizi di stile, buone aperture per una formula furba, con ritornelli e costruzioni melodiche che per quanto funzionino, sanno fin troppo di già sentito (Scene of Crime, Hold On To Me). 15 Trentemøller - LOST [In My Room] Ed è così che canzoni tutto sommato piacevoli come Purify, la già citata Loud Like Love e Rob The Bank finiscono per essere l’ennesima prova che sì, i Placebo sono ancora in grado di muoversi alla grande, ma solo sulle solite, collaudatissime strutture. La voce di Brian Molko non ha bisogno né di spiegazioni basta ascoltarla. Una delle voci più particolari della musica attuale, una voce che o si ama oppure si odia, un po’ come i Placebo stessi. La sua voce convince sempre, anche su una base musicale che non cambia e che non vuole cambiare. Fra chitarre rock e spruzzi ambient, i Placebo realizzano un album sufficiente ma non entusiasmante. Ciò che ci si aspetta da loro è ben altro anche se magari ce ne fossero di band come i Placebo o canzoni di questo livello in giro…. In definitiva a “Loud Like Love” il suono non manca, ci sono pezzi rock, ballate d’atmosfera, una ricercatezza in alcuni passaggi sonori, la presenza degli archi e dei beat elettronici, ma quella che invece non è pervenuta è la sorpresa. Come qualcuno in giro ha detto…’il sound dei Placebo è come un prodotto in scatola, anche se è scaduto, può comunque sembrare buono al palato, fin quando poi un giorno…’ Voto: 5 (Mattia Mancini) ARCTIC MONKEY - AM [Domino Records] E venne il disco della maturiità per il quartetto di Sheffield, un disco che si piazza direttamente nella top ten delle classifiche dove il rock conta. Questo quinto lavoro, il primo è datato 2006, riesce a collegare direzioni diverse - i riff muscolari e il pop malinconico- con l’energia irta e senso del divertimento delle loro registrazioni iniziali. Il progetto AM nato sotto lale protettiva dell’amico Josh Homme, si apre con il singolo ‘ Do I Wanna Know? ‘ una freccia direzionale verso questo nuovo mondo musicale degli Arctic Monkeys, riconfermato con l’uscita del secondo estratto ‘Why’d You Only Call Me When You’re High’; l’allegria e la leggerezza lasciano il post alle domande esistenziali, alla difficoltà dei rapporti umani e agli amori complessi, una strada che li allontana progressivamente dall’indie rock scanzonato e pieno di contenuti dei loro esordi, a favore di esplorazioni sonore e sentimenti più complessi. Cambia la prospettiva , cambiano i temi: gli Arctic Monkeys si scrollano di dosso il passato reinventandolo e rileggendolo. Anche il sound ne risente, infatti l’indie si colora di blues, di rock classico con spruzzate di soul. In AM gli Arctic Monkeys hanno optato per eliminare tutti i filtri e mostrare la propria ricerca e sperimentazione senza mezzi termini e questa potrebbe essere la strada del loro futuro....senza rinnegare però il passato. Voto: 6 (Mattia Mancini) 16 Anders Trentemøller è un Dj, producer danese. che già in passato si è presentato al panorama musicale con i suoi ‘remix’ visionari tra tutti “What Is Else There?” dei Röyksopp che è di fatto più nota nella sua versione che in quella originale. Tra alti e bassi, però si è sempre dimostrato un artista poliedrico, i suoi lavori anche se definiti ‘minimal’ partono dalle solidi basi della musica EDM, per poi esplorare mondi sconosciuti con risultati spesso affascinanti. ‘Lost’ è il suo lavoro della definitiva consacrazione, rivolto a più ampi ascoltatori, con tante collaborazioni e sicyramente un ulteriore passo oltre, se possibile uno specchio ancor più variopinto dell’instabile e poliedrica anima musicale. Che stavolta ha voluto fare le cose in grande, non solo per la miriade di ospiti di livello internazionale ma sopratutto per aver ‘scavato’ nell’enorme baule della musica internazionale; uno di quei dischi che pesca ovunque, ma non assomiglia a nulla e a nessuno, che omaggia senza scadere nel citazionismo. “The Dream” apre e subito stupisce, dolce e languida ballad crepuscolare con i Low al completo a offrire le loro suggestioni in slow-motion. La melodia sfuma idealmente nella dance pastorale di “Gravity”, passaggio a nord-ovest dalle parti di un Devendra Banhart contagiato dagli elettrodi – non a caso alla voce c’è Jana Hunter Da citare ancora, la ninna-nanna lunare di “Come Undone”, che torna a guardare alla sensualità dei Novanta americani dando spazio questa volta alla sensuale voce di Kazu Makino dei Blonde Redhead. La delicatezza è la prima dote di questo (ennesimo) “nuovo” Trentemøller, che esalta anche quando decide di sfoggiare i lati più duri del suo sound: questo avviene sotto forma di mantra spettrali, come la marcia metallica “Still On Fire”. Suoni di mondi lontani o vicini, chiaroscuri, scintillii e stratificazioni armoniche. Voto: 7,5 (Massimo Chiari) GOD IS AN ASTRONAUTS- ORIGINS [Rocket Girl] La band Irlandese che da anni porta in giro per il mondo il suo progetto PostRock, presenta il settimo disco in studio, allargando le proprie esplorazioni sonore e la propria line-up a cinque elementi. Sebbene il genere negli ultimi anni, dopo gli exploit degli esordi negli anni 90’ con i Mogwai, sembra sia arrivato al capolinea, stancando anche i fan più appassionati, con le nuove esplorazioni di band come I God, riesce ancora ad emozionare, specialmente nei caleidoscopici live set, che la band propone da anni anche nel nostro paese dove ci sono moltissimi fan. “Origins”, sorretto da una produzione accuratissima e cristallina, è concepito per essere bello, piacevole, pulito, scorrevole. Ma la pulsante voglia di emanare colori, sapori e luci si stempera in un orizzonte dalle sfumature impalpabili: ordine prima del caos, armonia sopra l’impatto, grazia davanti all’esuberanza, ma il non esporsi ai rischi di un itinerario inedito non li mette al riparo dal risultare, stavolta più di altre, inoffensivi. Voto: 5 (Matteo Palmieri) 17 di_ALESSANDRA DEL PRETE [email protected] Implacabile! The memoir - Yngwie Malmsteen-Traduzione di Alessio Lazzati - (Collana Musica - pp. 240) Come fa un ragazzo svedese a sbarcare in America alla tenera età di diciotto anni e, nel giro di un mese, a ritrovarsi con la gente che fa la fila per sentirlo suonare la chitarra? Dove ha imparato una tale tecnica? Come ha sviluppato uno stile così particolare? E che cosa succede dopo? In Implacabile, Yngwie Malmsteen rivive i momenti più gloriosi e più bui della sua leggendaria carriera di musicista tra i più ammirati, chiacchierati e imitati del mondo: da come riuscì a comprare la sua prima Strat e a costruire il suo primo muro di Marshall, fino alla verità dietro al titolo dell’album UNLEASH THE FURY del 2005, e oltre. Al centro della storia Yngwie c’è la sua ribellione contro le convenzioni e le restrizioni della Svezia in cui è cresciuto. «Non distinguerti dalla massa», gli dicevano, quando sognava di diventare un musicista professionista. «Non avrai successo», lo ammonivano, quando desiderava suonare a tutto volume o eseguire canzoni poco note. La sua intera carriera è stata un’affermazione: io mi distinguerò, io avrò successo. Ernesto Capasso - PAOLO CONTE, Il viaggiatore dei paesaggi cantati (Arcana Musica - pp. 320) Su Paolo Conte è stato detto tutto, anzi no. Le sue canzoni sono talmente piene di angoli nascosti che non si finisce mai di perlustrarle. E più che di volti, sono popolate di luoghi. Coordinate dell’anima che l’ispirazione trasforma in dipinti, acquerelli in grado di evocare profumi di spezie e assolati tramonti, nella penombra dei bar che la sera accendono le insegne per catturare l’attenzione del viaggiatore in transito. Il viaggiatore dei paesaggi cantati non è quindi una mera biografia, ma una guida tesa a individuare tra i solchi dei Paesi il significato di una nota. Dalle città dell’altrove ai luoghi degli addii, dalle strade suonanti alle balere danzanti, le geografie dell’artista astigiano diventano crocevia esistenziali scanditi da ritmi che conquistano con la caparbietà di una milonga argentina. Alle prese con lo sterminato canzoniere contiano, Ernesto Capasso si lascia guidare e a sua volta conduce il lettore lungo le latitudini che Italo Calvino descrive nelle sue Città invisibili: “L’altrove è uno specchio in negativo. Il viaggiatore riconosce il poco che è suo, scoprendo il molto che non ha avuto e non avrà”. Proprio il gusto dell’assenza, di luoghi inesplorati di cui si avverte il profumo senza scorgerne i confini, è uno dei tratti essenziali della poetica dell’artista intento a disegnare traiettorie rintracciabili soltanto sull’atlante della musica.Un libro fatto di stazioni di partenza, mai d’arrivo, di itinerari dell’anima, di melodie in cammino. 18 Luigi Abramo - Il manuale del perfetto Beatlesiano Per sostenere qualsiasi conversazione sui Fab Four (Arcana Musica - pp. 130) La leggendaria storia dei Beatles è ormai densa di luoghi comuni: la presunta morte di Paul McCartney, prontamente sostituito da un sosia nel 1966, la storia dello sfigato funzionario della Decca che rifiutò il gruppo, e quella dello sfortunato Pete Best, il primo batterista del gruppo che fu sostituito d’autorità quando i Beatles avevano già il contratto Parlaphone in tasca, miracolando così Ringo Starr. In questo libro Luigi Abramo, musicista e fan dei Beatles, ma anche raffinato autore di testi di cabaret, mette in fila tutti i tormentoni beatlesiani e ce li racconta con il distacco dello storico della musica e con l’ironia della scrittura umoristica. Un testo ricco di notizie curiose, di aneddotica, di amore per la musica che argomenta con leggerezza la lunga lista di “pro” e “contro” intorno ai Beatles intesi come gruppo e nella singolarità di John, Paul, George e Ringo. Una lettura che fornisce tutti gli strumenti, dall’antropologia alla tecnica musicale, per poter sostenere con successo qualsiasi diatriba e discussione sui Beatles. Rodolfo Urbinati - SOGNI AD ALTA VOCELe canzoni che hanno fatto la storia degli U2 (Collana Playlist - pp. 192) Oltre trent’anni di carriera discografica e “solo” una dozzina di album di studio, ma gli U2 vantano un songbook tanto alto e forte da far impallidire qualsiasi altra band del firmamento rock. Ogni canzone di Bono e soci è un epifania, è una valvola aperta, è un messaggio scritto nell’anima. La musica degli eterni ragazzi di Dublino si fa di volta in volta slancio giovanile (I Will Follow) e commentario sociale (Sunday Bloody Sunday), filtra con le avanguardie (zoo Station) e con il cinema (Until The End Of The World), aspira alla ricerca dell’amore (Pride) e dell’unità (One) senza mai perdere aderenza con la realtà e le passioni terrene. Sogni ad alta voce racconta tutto questo in 30 canzoni che sono un fuoco indimenticabile. “Il cuore di una donna è come l’oceano: gettaci dentro qualcosa, probabilmente si perderà alla vista, ma resterà per sempre conservato sul fondo. A meno che qualche pazzo non decida di andarlo a recuperare per strapparlo all’immensità.” “In Capo al Mondo” di Alessandra Del Prete Rogiosi editore in tutte le librerie 19 DI_CLAUDIO POLI Soluzioni tecnologiche per la vita quotidiana. Solarfeet, per piedi sempre in...tinta!!! Come tutti voi sapete, giocare al golf può causare enormi problemi; ad esempio si possono perdere un gran numero di palline, e quelle sono abbastanza costose, ma se potete permettervi di giocare al golf, forse non è il problema principale o più preoccupante. Altro problema potrebbe essere quello di rompere molti vetri di finestre vicine al campo o addirittura delle auto in sosta nel parcheggio; ma anche questo è abbastanza raro, i campi da golf generalmente sono abbastanza distanti dai parcheggi e dalle abitazioni, altrimenti che senso avrebbero le auto elettriche da campo da golf? Ma il vero più grande problema che affligge da anni chi pratica questo sport è...l’abbronzatura dei piedi!!! ‘Quando tornavo a casa, dalla mia partita di golf con le amiche, non potevo guardare i miei piedi dopo aver tolto le calze....erano orribilmente bianchi....e quindi per settimane non potevo indossare i miei bei sandali appena comprati’; ‘Ogni qual volta giocavo al golf,, dopo dovevo precipitarmi al più vicino centro abbronzante, ma purtroppo dovevo ‘obbligatoriamente’ fare una abbronzatura completa, col risultato che i miei piedi rimanevano comunque più bianchi rispetto al resto del corpo’ Queste le numerose lamentele che spesso si ascoltavano dal parrucchiere o nei salotti bene degli States....ma finalmente da qualche tempo il più grande problema della storia del golf ma non solo,è stato definitivamente risolto. Solarfeet (http://solafeet.com/) è la risposta...Solarfeet è la salvezza di tanti americani e grazie a internet e ai siti ecommerce, un rimedio su scala mondiale. 20 L’apparecchio è molto pratico, si può usare sotto la scrivania durante il lavoro, oppure seduti comodamente in poltrona guardando la tv; bastano soli 15-20 minuti al giorno per 3-4 settimane e riaquisterete la perfetta abbronzatura dei piedi. Il prezzo si aggira intorno ai 240 dollari, e la società che lo produce, garantisce la perfetta abbronzatura dei vostri piedi, un’abbronzatura uniforme da poter sfoggire in tutte le occasioni. Inoltre, dopo numerose lettere di protesta in cui si accusava la campagna pubblicitaria di classismo, i produttori attraverso i maggiori media del paese, hanno tenuto a precisare che il problema dell’abbronzatura dei piedi, affligge un po’ tutti....anche se non tutti lo sanno. Ad esempio l’oggetto potrebbe essere utile anche per tutti quelli che lavorano nei campi, sotto al sole cocente, sempre che indossino scarpe, perchè eventualmente, se scalzi il problema potrebbe non presentarsi e per l’esposizione ditetta e contemporanea dei piedi al sole insieme al resto del corpo e per l’abbronzatura ‘nature’ che acquisiscono spesso i piedi a contatto con il terreno per lungo tempo. Quindi come ampiamente spiegato un oggetto utilissimo destinato a risolvere problemi altrimenti di difficile soluzione. Resta qualche dubbio sull’utilizzo che potrebbe farne un indiano della tribù dei ‘Piedi Neri’, ma fortunatamente ne restano pochi e comunque vi terremo aggiornati. #Noncelapossofare. Il Kundalini Yoga è lo yoga della quotidianità. In un modo incredibilmente veloce, grazie a una tecnologia millenaria che utilizza respirazione, posture e la vibrazione dei suoni, si potrà vivere un’esperienza assolutamente unica e sorprendente. Il Kundalini Yoga, così come insegnato da Yogi Bhajan, è una disciplina pratica che non allontana dal mondo, ma, al contrario, offre una serie di strumenti assolutamente efficaci per vivere la realtà con grande consapevolezza. Per le informazioni e la prenotazione di una lezione di prova, telefonare allo 081.413000 dalle 16.30. La lezione è per esperti e principianti Ogni lezione di Kundalini yoga dura circa 90 minuti. 21 Di_VALENTINA BRASIELLO La banana più famosa del Rock La banana più famosa della storia del rock e dell’arte fu realizzata nell’anno 1967, senza ombra di dubbio uno dei periodi più importanti e prolifici per la musica, una fucina di idee e di sogni contraddistinto da capolavori quali “The Doors” dei Doors, “The Piper at the Gates of Dawn” dei Pink Floyd, “Surrealistic Pillow” dei Jefferson Airplane, “Are you experienced?” della Jimi Hendrix Experience, solo per farci una vaga idea di cosa è stato per la musica (e non solo) quell’anno. La rivoluzione avvenne non solo nel mondo della musica, in quello stesso momento a New York un mondo oscuro e sotterraneo “l’underground” usciva allo scoperto con immagini e idee stravaganti che volevano mostrare il vero volto della società consumistica americana degli anni ‘60. Il Guru di questo nuovo pensiero si palesò ben presto in un eccentrico e bizzarro personaggio nato da immigrati polacchi che divenne uno degli artisti più apprezzati di tutta l’arte del ‘900; Andrew Warhola Jr., Andy Warhol mentore ed iniziatore del movimento POP ART. La Pop-art impattò fortemente con il mondo di superficie, educato com’era ad un’arte comprensibile per pochi, si ritrovò di fronte ad un linguaggio che percepisce e riproduce tutte le forme e stimoli del mondo esterno, producendo arte di massa, produzione in serie che ne permetteva la comprensione al maggior numero possibile di persone. Warhol era anche un “talent scout” infatti amava scoprire e creare attraverso i suoi laboratori, le famose “Factories”, nuove personalità e tendenze sia artistiche che musicali. Nel 1965 tramite Bob Dylan aveva conosciuto una modella tedesca dalla glaciale bellezza di nome Christa Päffgen, in arte Nico, divenuta in breve tempo la sua musa ispiratrice. Nello stesso periodo la Factory musicale di Warhol era frequentata da un gruppo di musicisti -studenti universitari che avevano scelto di chiamarsi “The Velvet Underground” nome preso da un libro riguardante le abitudini sessuali degli americani: erano Lou Reed (chitarra e voce), il factotum John Cale (viola, basso, tastiere e qualche volta voce), Sterling Morrison (chitarra) e colei che passerà alla storia come la batterista donna più famosa, Maureen Tucker. In particolare Reed era uno studente universitario dal passato burrascoso (i genitori, convinti della sua omosessualità, lo sottoposero a continue sedute psichiatriche e a violenti elettro-shock). La loro era una musica nichilista e pessimista, ombrosa che colpì profondamente il genio della pop art fin dal primo incontro che cambiò repentinamente le sorti della band: di colpo passarono dai bassifondi newyorkesi agli ambienti creativi della sua Factory ma anche a sviluppare la loro dipendenza da alcool e droghe (le factories di Warhol erano anche notevoli centri di spaccio) 22 8 Intuito il potenziale che aveva per le mani, Warhol divenne il manager del gruppo e, come prima cosa, suggerì loro di assumere come cantante l’attrice e modella tedesca Nico e si propose come produttore esecutivo del loro album d’esordio (sotto l’etichetta Verve). Il gruppo accettò malvolentieri quest’ordine di Warhol (ma all’artista in quei periodi non si poteva dire di no) e cominciarono a lavorare su quello che sarà uno degli album più influenti dell’intera storia della musica, radice di molteplici movimenti che andranno dal ‘67 fino addirittura a toccare la new wave e il punk degli ’80: “The Velvet Underground & Nico” album di debutto della band, registrato negli Scepter Studios di New York durante l’aprile del 1966, fu pubblicato dalla Verve Records nel marzo del 1967. L’album in realtà non riscosse un particolare successo commerciale al momento della sua pubblicazione, i suoi controversi contenuti e le tematiche scabrose dei brani fecero sì che l’album venisse quasi immediatamente bandito in molti negozi di dischi e solo con il passare degli anni ha goduto di una enorme rivalutazione sia da parte della critica sia da parte del pubblico; profetiche a tal riguardo le parole di Brian Eno “soltanto cento persone acquistarono il primo disco dei Velvet Underground, ma ciascuno di quei cento oggi o e` un critico musicale o e` un musicista rock”. Ma quell’album è passato alla storia soprattutto per la copertina: “the Velvet Underground and Nico” è meglio conosciuto come “banana album” per via della copertina raffigurante una banana disegnata da Andy Warhol. Sulla copertina non compariva né il nome del gruppo né quello della casa discografica, ma solo la firma dell’artista che la presentava come una vera e propria opera d’arte. Le prime copie del disco invitavano chi la guardava a “sbucciare lentamente e vedere” (peel slowly and see); togliendo un adesivo si poteva vedere una banana rosa shocking (maliziosa metafora di un membro maschile). Mai prima d’ora una tale provocazione, un simbolo erotico così esplicito era stato usato per la copertina di un album, Andy Warhol riuscì nel suo intento di combinare la sensibilità musicale dei Velvet e la sua sensibilità visiva, la trasgressione dei testi con l’inquietudine di quella parte selvaggia che iniziava a scalpitare per venire alla luce. Attraverso quest’opera si evince l’ingegno precoce di Warhol nel comprendere che in epoca industriale un artista doveva essere un’azienda a cui è legato un marchio: una volta che hai acquisito una personalità artistica tutto cio’ che fai dopo diventa interessante, prevedendo in anticipo il potere delle celebrità e dei mass media, ebbe ben chiaro il concetto di marketing indissolubilmente legato allo sviluppo delle vendite che è stato e continua ad essere tutt’oggi il segno distintivo del concetto di arte di Warhol. La dimostrazione della grande capacità d’intuizione e della contemporaneità del pensiero dell’artista è comprovata dalle recenti vicende riguardanti proprio la mitica immagine che negli anni è diventato il marchio di fabbrica della band : nel gennaio 2012, Lou Reed e John Cale, fondatori dei Velvet Underground, si rendono conto che la Fondazione Andy Warhol per le Arti Visive ha permesso di produrre cover e prodotti per iPad e iPhone utilizzando la loro banana, non gradendo che il pubblico li associ a questi prodotti fanno causa alla Fondazione per violazione del copyright e chiedono un risarcimento. La loro richiesta non viene accettata in quanto “la banana” Warhol l’aveva tratta da un’immagine di pubblico dominio, e quindi non poteva essere coperta da copyright. In questo modo ha avuto termine la piccola odissea della banana più famosa del rock: La banana, insomma, non è di nessuno e possono continuare a usarla tutti! 23 23 DI_MARIO GARGIULO Arriva... Capitan Harlock In un lontano futuro quando gli oceani della Terra si prosciugarono, il genere umano si convinse che era giunta la fine… La gente alzava lo sguardo al cielo, verso quel mare blu che si perdeva nell’infinito, e chiudendo su di esso i propri occhi piangeva angosciata per il proprio destino. Allora alcuni coraggiosi salparono per quel nuovo e sconfinato abisso, serbando nel cuore la speranza di un futuro migliore. Tra questi Harlock e Tochiro, due giovani i cui eroici cuori traboccavano di ideali e di sete di avventura. Quando nel 2977 un misterioso oggetto si conficca sulla superficie di quella che era stata Tokyo, Harlock decide di tornare sul nostro pianeta per accogliere a bordo della sua nave Arcadia Tadashi, il giovane figlio del professor Daiba, che ha scoperto che l’oggetto è in realtà una bandiera - segnalatore lanciato dal popolo extraterrestre delle mazoniane... Questa la storia che tutti noi conosciamo sul Pirata tutto nero che solcava i cieli con la sua maestosa astro-nave Arcadia.... ‘Space Pirate Captain Harlock’, è il titolo del lungometraggio d’animazione liberamente ispirato alle storie del personaggio creato da Leiji Matsumoto, che Lucky Red porterà nelle Capitan rlock (Uchu sale Italiane il 1° gennaio Un Pirata kaizoku Ha Kyaputen 2014. Come lo stesso autore Harokku) è un ma nga tutto racconta in una recente di fantascienza scritto intervista, il film è stato e illustrato da Leiji nero... presentato fuori concorso Matsumoto nel 1976 , al festival di venezia, dal quale è stata all’interno della trama, la tratta anche una ser ie figura del leggendario pirata televisiva anime di è di proposito messa in 42 episodi, prodotta secondo piano onde dare nel 1978 dalla Toei spazio al suo equipaggio e Animation, prima di una soprattutto alla sua eredità; lunga serie di opere Matsumoto ha proseguito d’animazione ispira te annunciando che questo in allo stesso universo . CGI è un esperimento e che I primi 25 episodi son o se sortirà il successo sperato stati importati in Ita lia e potrebbe dare il via ad una trasmessi per la pri ma volta su Rai 2 a partire da serie di progetti, tra questi l 9 aprile 1979 all’int erno del programma con un potenziale adattamento tenitore Buonasera con... Rita al circo con di Galaxy Express 999. Rita Pav one; la serie completa è invece sta ta trasmessa sempre su Rai 2 a partire dal 18 settembre dello ste sso anno[1][2]. Successi vamente la serie è stata pubblicata dalla Yam ato Video prima in VHS e quindi in DVD in ver sione integrale. 24 Esce la pellicola ispirata al celebre pirata ideato da Leiji Matsumoto La storia è più o meno la stessa del manga originale, uscito in Giappone da TV Asahi, dal marzo 1978 al febbraio 1979, e in Italia da Rai2 a partire dal 9 aprile 1979 all’interno del programma “Buonasera con… Rita al circo” con i primi 25 episodi, e tutta la serie dal 18 settembre 1979, con pesanti censure rivolte alla critica anarchica del sistema, apparizioni sporadiche e boicottaggi fino al 2008, quando la replica torna su Cooltoon, l’impero dei cartoni animati di Sky, non più visibile dal 1° aprile 2011. La serie pubblicata dalla Yamato Video in VHS, e successivamente in DVD, è in eversione integrale, ma le scene reintegrate restano in versione originale, priva di doppiaggio. L’animazione del film in uscita è curata dalla Sega Sammy Visual Entertainment, la direzione del regia affidata a Shinji Aramaki (Appleseed, Starship Troopers: Invasion), con il supporto di uno staff tecnico composto dal mecha designer Atsushi Takeuchi (Appleseed) e il character designer Yutaka Minowa (Ninja Scroll) con un budget equivalente ad oltre trenta milioni di dollari americani, che non si avvicina agli standard di certe animazioni americane , a supera di gran lunga quelle della giapponese Toei Animation. Il regista Shinji Aramaki ha spiegato, dopo le numerose richieste avute in conferenza stampa di presentazione del film, che Harlock è tenuto sullo sfondo della storia narrata, risultando un comprimario dell’avventura, un mito che compare e scompare in maniera enfatica e leggendaria mentre i veri protagonisti sono due personaggi nuovi e originali. Il motivo è complesso, poichè Harlock del manga è un personaggio troppo completo, cioè non si dispera, non fa errori, non ha nuove esperienze che lo possano far progredire, è una presenza simbolica. Un personaggio come Harlock è difficilissimo da usare in un film, non può compiere il classico viaggio dell’eroe che alla gente piace vedere. È questo il motivo per il quale abbiamo introdotto i personaggi giovani [due fratelli arruolati negli schieramenti opposti della guerra]”. Questo anche se stempera non poco l’entusiasmo dei fan, non abbassa il livello di curiosità degli stessi che sicuramente quest’anno aspettteranno capodanno non solo per sparare botti o per stappare lo spumante. 25 . . . u o L , e y b , Bye “ho sempre creduto di avere qualcosa di importante da dire e l’ho detto...” Lou Reed I said, hey honey, take a walk on the wild side Neròk non è solo un free music magazine. Neròk è una sorta di “factory” di warholiana memoria, attenta all’arte, alla comunicazione e al sociale; un crocevia di energia, di creatività, di voglia di rischiare, una sorta di entità che organizza anche incontri, dibattiti, concerti, rassegne musicali e cinematografiche, premi musicali e letterari, mostre, presentazioni di dischi, di libri… Il nostro team dal 1995 svolge un’intensa attività di UFFICIO STAMPA e PROMOZIONE giornalistico/radiofonico/televisiva - specializzata in musica - proponendo gli artisti, i concerti e i festival, alle redazioni tv nazionali, locali e satellitari di maggior interesse. I numerosi e importanti contatti di cui dispone (stampa, radio, tv, internet) sono il frutto esclusivo del suo personale lavoro decennale che gli permettono di far conoscere rapidamente ai professionisti dei media i progetti che segue. Avvalendosi della collaborazione di professionisti della comunicazione multimediale ha la possibilità di far conoscere i progetti attraverso originali creazioni grafiche e gadget, seguendo con attenzione anche il modo in cui vengono presentati. Neròk è un sito web, un ‘contenitore’ dove è possibile leggere tutti gli articoli contenuti nel magazine aggiornati con i preziosi commenti e gruppi di discussione dei lettori e dei curiosi. Neròk è una anche una webradio con tante trasmissioni tematiche. Attraverso il ‘contenitore’ spreaker, al canale personalizzato è possibile ascoltare, scaricare i podcast della testata.Trasmissioni su storia del rock, eventi, recensioni e classifiche; inoltre presentazioni, interviste e dibattiti sempre curati dalla professionale redazione di Neròk. www.nerok.it X INFO – [email protected] www.facebook.com/pages/Neròk/458331324256467 Lewis Allan Reed (New York, 2 marzo 1942 – Long Island, 27 ottobre 2013) https://twitter.com/Nerokweb www.spreaker.com/user/nerok 26 27 da nti !! e tam ere ! n u d p Ap n per no VENERDI’ 1 NOVEMBRE Tanita Tikaram Milano (MI)Blue Note SABATO 2 NOVEMBRE Bob Dylan Milano (MI)Teatro degli Arcimboldi Darkness Roma (RM)Atlantico Live Thirty Seconds To Mars Assago (MI)MediolanumForum Tanita Tikaram Milano (MI)Blue Note Tito & Tarantula Bologna (BO)Estragon DOMENICA 3 NOVEMBRE Queens Of The Stone Age Assago (MI)MediolanumForum Bob Dylan Milano (MI) Teatro degli Arcimboldi LUNEDI’ 4 NOVEMBRE Pixies Milano (MI)Alcatraz Low Roma (RM)Auditorium Parco della Musica MARTEDI’ 5 NOVEMBRE Low Firenze (FI) Teatro Puccini Adam Green Roma (RM) Circolo degli Artisti Beth Hart Roma (RM) Atlantico Live MERCOLEDI’ 6 NOVEMBRE Bob Dylan Roma (RM) Atlantico Live GIOVEDI’ 7 NOVEMBRE Bob Dylan Roma (RM) Atlantico Live Julie’s Haircut Ravenna (RA) Bronson Calibro 35 Arezzo (AR) Karemaski 28 VENERDI’ 8 NOVEMBRE Nomadi Cortona (AR) Teatro Signorelli Negrita Civitanova Marche (MC) Teatro Rossini Linea 77 Treviso (TV) Home Rock Bar Punkreas Fontaneto d’Agogna (NO) Phenomenon Virginiana Miller Siena (SI) Complesso San Niccolò SABATO 9 NOVEMBRE Mario Biondi Campione d’Italia (CO) Casinò Municipale Nomadi Torino (TO) Teatro Colosseo Max Gazzé Isernia (IS) Auditorium Unità d’Italia Negrita Pescara (PE) Cinema Teatro Massimo Tre Allegri Ragazzi Morti Firenze (FI) Auditorium Flog Meg Brescia (BS) Latteria Artigianale Molloy LUNEDI’ 11 NOVEMBRE Emiliana Torrini Milano (MI) Magazzini Generali MARTEDI’ 12 NOVEMBRE Alter Bridge Assago (MI) MediolanumForum MERCOLEDI’ 13 NOVEMBRE Arctic Monkeys Assago (MI) MediolanumForum GIOVEDI’ 14 NOVEMBRE Max Gazzé Genova (GE) Teatro Politeama Negrita Aprilia (LT) Teatro Europa Suede Bologna (BO) Estragon Diaframma Milano (MI) Biko Club VENERDI’ 15 NOVEMBRE Marlene Kuntz Trezzo d’Adda (MI) Live Club Giorgio Canali Gorizia (GO) Osteria l’Alchimista Tre Allegri Ragazzi Morti Bologna (BO) Estragon Cesare Basile Arezzo (AR) Spazio Seme Diaframma Conegliano Veneto (TV) Apartamento Hoffman Calibro 35 Livorno (LI) The Cage Theatre Tonino Carotone Lucera (FG) Palazzo D’Auria Secondo Massimo Volume Brescia (BS) Latteria Artigianale Molloy SABATO 16 NOVEMBRE Linea 77 Livorno (LI) The Cage Theatre Giorgio Canali Cremona (CR) Teatro Monteverdi Tre Allegri Ragazzi Morti Torino (TO) Hiroshima Mon Amour Cesare Basile Chieti (CH) Fictio Club Diaframma Gracciano di Colle Val d’Elsa (SI) Sonar Raiz Gioia del Colle (BA) Ueffilo - Cantina a Sud Calibro 35 Ravenna (RA) Bronson Ministri Roncade (TV) New Age Club Massimo Volume Firenze (FI) Auditorium Flog White Lies ore 20.30 Milano (MI) Magazzini Generali Jennifer Gentle Bologna (BO) TPO - Teatro Polivalente Occupato 18 NOVEMBRE Mark Lanegan ore 21.00 Bologna (BO) Teatro Duse 19 NOVEMBRE Skrillex Milano (MI) Magazzini Generali Mark Lanegan Mestre (VE) Teatro Corso 20 NOVEMBRE Primal Scream Milano (MI) Alcatraz 21 NOVEMBRE Linea 77 Roma (RM) Piper Club Waterboys Roma (RM) Calibro 35 Mariano Comense (CO) Il Circolo Massimo Volume Roma (RM) Blackout Rock Club 22 NOVEMBRE Waterboys Milano (MI) Auditorium di Milano Calibro 35 Torino (TO) Hiroshima Mon Amour Massimo Volume Napoli (NA) 23 NOVEMBRE Placebo Casalecchio di Reno (BO) Unipol Arena Linea 77 Brescia (BS) Latteria Artigianale Molloy 27 NOVEMBRE Nick Cave Roma (RM) Auditorium Parco della Musica Ginevra Di Marco Lucca (LU) Teatro del Giglio Gogol Bordello Milano (MI) Alcatraz Trilok Gurtu Bologna (BO) Arena del Sole 28 NOVEMBRE Nick Cave Milano (MI) Alcatraz Almamegretta Catanzaro (CZ) Teatro Politeama Negrita Fontaneto d’Agogna (NO) Phenomenon 29 NOVEMBRE Gogol Bordello Ciampino (RM) Orion Nick Cave Bologna (BO) PalaDozza Baustelle Aosta (AO) Teatro Splendor Virginiana Miller Roma (RM) Blackout Rock Club Marco Parente Campagna (SA) Acqua e Fuoco Calibro 35 Brescia (BS) La Nave di Harlock Glasvegas Roncade (TV) New Age Club Extrema Brescia (BS) Circolo Colony Massimo Volume Modena (MO) Left Vibra SABATO 30 NOVEMBRE Linea 77 Perugia (PG) Afterlife Giorgio Canali Livorno (LI) The Cage Theatre Tre Allegri Ragazzi Morti Roma (RM) Blackout Rock Club Punkreas Mezzago (MB) Bloom Calibro 35 Firenze (FI) Auditorium Flog Glasvegas Milano (MI) Magazzini Generali Extrema Gualtieri (RE) Massimo Volume Verona (VR) Interzona Gogol Bordello Bologna (BO) Estragon 29