Cartella stampa - Direzione Generale Biblioteche e Istituti

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PAVESE FESTIVAL 2009
AMERICA
Libri, arte, musica, cinema e teatro per Cesare Pavese
CARTELLA STAMPA
COMUNICATO STAMPA
PAVESE FESTIVAL 2009
America
Sabato 27 giugno 2009, Ore 18,30
Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo, Santo Stefano Belbo
Il Comune di S. Stefano Belbo, luogo natale di Cesare Pavese, è impegnato
ormai da diversi anni in collaborazione con la Fondazione Cesare Pavese, in una
serie di manifestazioni concernenti la figura del grande poeta e scrittore.
Il Pavese Festival verrà presentato durante la conferenza stampa che si
terrà sabato 27 giugno alle ore 18,30, presso la Chiesa dei SS. Giacomo e
Cristoforo, giunto alla sua nona edizione, è da considerarsi a questo proposito
un’occasione più che mai rilevante per ricordare l’opera pavesiana.
Oltre all’inaugurazione del festival, nella stessa serata, si potrà assistere a due
appuntamenti legati al tema dominante del Pavese Festival 2009:
L’ America, ovvero il legame ( ricorrente nell’ opera pavesiana) fra lo scrittore e
l’ America.
Alle 19,00 ci sarà l’inaugurazione di Americana, mostra documentario a cura
di Claudio Pavese, Franco Vaccaneo e Lorenzo Ventavoli, a cui seguirà, alle
21,30 Tra Leopardi e Pavese, performance multimediale con nastri
magnetici, dialoghi e lettura di poesie, a cura del XXXII Festival Internazionale
Antidogma Musica.
Saranno presenti alla conferenza stampa Giuseppe Artuffo (Presidente della
Fondazione Cesare Pavese e Sindaco di Santo Stefano Belbo), Rosina Molinaris
(Assessore alla Cultura del Comune di Santo Stefano Belbo), Franco Vaccaneo
(Presidente del Comitato scientifico della Fondazione Cesare Pavese e Direttore
artistico del Festival), il Consiglio di Amministrazione della Fondazione e i
rappresentanti dei principali enti finanziatori del Pavese Festival.
Il Pavese Festival 2009 è uno dei festival di “Piemonte dal Vivo” – In viaggio
negli spettacoli tra cultura e turismo.
Dallo scorso anno fa parte di “Itinerari d’arte in Piemonte” - circuito
d’eccellenza realizzato con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio storico,
artistico e monumentale della regione.
Ufficio Stampa: 0141.843730 – 0141.841819
Siamo giunti alla nona edizione del Pavese Festival. Dopo l’edizione dello scorso anno,
che verrà ricordata come quella del “Centenario”, in quanto realizzata nell’ambito dei
festeggiamenti per i cento anni della nascita di Cesare Pavese, quest’anno ci aspetterà
un nuovo capitolo di questa manifestazione culturale.
Da nove anni il Pavese Festival ci accompagna e ci permette di far conoscere il nostro
paese a livello nazionale (grazie anche al calibro degli ospiti che si sono succeduti nel
corso degli anni all’interno di questa rassegna). Un Festival che è riuscito a inserirsi
nelle manifestazioni di pregio della Regione Piemonte e dunque a essere promosso da
“Piemonte dal vivo”, la pubblicazione che ogni anno divulga le rassegne artistiche più
importanti di tutta la Regione.
Un Festival grazie al quale Santo Stefano Belbo assume sempre più credibilità ed
autorevolezza a livello turistico e a livello istituzionale.
A riprova di tutto ciò va rimarcato come la Regione Piemonte, le diverse Province del
territorio, varie Fondazioni Bancarie, credono più che mai in quest’ evento
sostenendone la realizzazione, a dimostrazione che il Pavese Festival viene
considerata un’occasione importante non solo per il nostro paese, ma per il Piemonte.
Il fatto che siano in molti a credere in questa manifestazione non puo’ che fare piacere
a chi vuole vedere crescere ancora di più S.Stefano Belbo, non dimentichiamoci infatti
che la visibilità che ci viene data dal Pavese Festival può permetterci di rendere
altrettanto visibili e di valorizzare i nostri luoghi, le nostre colline e le nostre realtà
artistiche ed architettoniche.
Per questi motivi, l’ edizione del 2009 del Pavese Festival sarà ancora una volta un
ottimo biglietto da visita per il nostro paese e per la sua storia.
Giuseppe Artuffo
Sindaco di Santo Stefano Belbo e
Presidente della Fondazione Cesare Pavese
Per il Pavese Festival di quest'anno mi sono permessa di suggerire come tematica
Pavese e l' America. La motivazione di tale scelta è legata all'interesse dimostrato dal
nostro scrittore per la letteratura, per il cinema, per la musica, per la cultura moderna
e vitale dell'America. Attenzione rivolta non solo per motivi estetici, ma anche
esistenziali.
Il rapporto fra Cesare Pavese e l’America, spesso ricorrente nelle opere e nella vita del
grande scrittore, è fatto di ammirazione (non a caso si pensi all’intenso lavoro di
traduttore con cui Pavese iniziò la propria collaborazione all’Einaudi, alla tesi su Walt
Whitman, grande poeta americano, con cui Pavese si laureò, alla passione dello
scrittore per la letteratura americana) ma anche di amarezza, in quanto l’ America
ricordava a lui l’ultimo, infelice amore della sua vita, l’attrice Constance Dowling.
Il Festival di quest’anno ha quindi il compito di affrontare il tema del mito americano
visto dagli occhi di Pavese, argomento tuttora al centro di dibattiti fra gli studiosi,
letterati e appassionati della letteratura pavesiana.
Le manifestazioni contenute all’interno della rassegna non solo
aiuteranno a
sviluppare tale argomento, ma daranno ancora una volta, come negli scorsi anni, il
modo per unire cultura, arte e divertimento, il tutto sotto il nome di Cesare Pavese.
Anche l’edizione 2009, che metterà ancora una volta alla prova tutti coloro che da
anni si dedicano con passione e volontà alla riuscita di quest’importante evento
culturale, darà modo di dimostrare come il legame fra Santo Stefano, la sua terra e il
grande poeta piemontese sia inscindibile, grazie soprattutto all’apporto degli artisti
che saranno chiamati ad animarne le serate. Una vera kermesse di ospiti che con le
loro esperienze musicali e creative accompagneranno gli spettatori del Pavese Festival
in un viaggio fatto tutto di sensazioni, atmosfere e percezioni riscontrabili nell’opera
del grande scrittore.
Vista la tematica scelta quest’anno, non ci dobbiamo stupire se nelle serate del Pavese
Festival a Santo Stefano ci sentiremo un po’ americani.
Rosina Molinaris
Assessore alla Cultura del Comune di Santo Stefano Belbo
L’America fu il grande sogno giovanile di Cesare Pavese, un mito non solo letterario
verso una civiltà che appariva veramente come un altro mondo rispetto a quello in cui
gli toccò di vivere.
Imparò l’americano da autodidatta e si laureò nel 1930 tra diffidenze e complicazioni
accademiche con una tesi sull’interpretazione di Walt Whitman poeta di cui, anni
dopo, fece tradurre per Einaudi “Leaves of grass”.
Lui stesso iniziò la sua attività culturale come traduttore facendo conoscere nell’Italia
autarchica dei suoi tempi i grandi autori americani. Le sue traduzioni, insieme a
quelle di Vittorini, restano consegnate alla storia della cultura del novecento italiano
come una finestra aperta sul mondo, una boccata d’aria fresca nel clima stagnante
dell’ermetismo, pagine di vita vera contrapposte alla retorica del dannunzianesimo
imperante.
In America avrebbe anche voluto andarci senza mai riuscirci, a differenza del suo
quasi coetaneo e conterraneo Mario Soldati . Però, secondo le testimonianze degli
amici, conosceva perfettamente le vie di New York, come se ci fosse stato, anche per
lui, come per Soldati, l’America fu il primo amore, anche se solo sognato.
L’America ammirata da Pavese era quella del New Deal del Presidente Roosevelt
che, superata la grande crisi del ’29, venne in soccorso all’Europa minacciata dal
nazismo ma non più quella del dopoguerra quando i venti della guerra fredda e della
caccia alle streghe del Senatore Mc Carthy spensero il mito giovanile.
Nel momento in cui, di fronte a una nuova enorme crisi globale, l’America sembra
ritornare allo spirito del New Deal e alle origini di un sogno che,tra le due guerre,
affascinò milioni di persone, di qua e di là dall’Atlantico, proponiamo con l’edizione
2009 del Pavese Festival un percorso interdisciplinare alla scoperta di quest’America
amata da Pavese.
Tra la vecchia Europa e la giovane America scorrono tante corrispondenze culturali,
in tempi di grandi cambiamenti che, ieri come oggi, coinvolgono le nostre esistenze
individuali.
Per capire meglio l’America di Pavese e l’America che abbiamo tutti sognato, vi
aspettiamo quindi nei suoi paesi per un’altra bella estate tra libri, arte, musica, cinema
e teatro.
Franco Vaccaneo
Direttore artistico Pavese Festival
Selezionata per il bando Arti Sceniche la rassegna
PAVESE FESTIVAL 2008 “IL MESTIERE DI SCRIVERE”
con un contributo di 25 mila euro
Si svolge nel 2009 la terza edizione del bando “Arti Sceniche in Compagnia” a sostegno
delle Performing Arts in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Nelle tre sezioni del bando,
dedicate a Musica, Danza e Teatro, vengono selezionate complessivamente 54 iniziative tra
rassegne e stagioni, per le quali è previsto un impegno di circa € 1.698000
Fortemente orientato alla multiformità dello spettacolo dal vivo con una crescente
contaminazione tra le espressioni artistiche, il bando elenca tra i criteri prioritari di
valutazione non solo qualità e originalità artistica ma anche efficienza nella gestione, la
distribuzione sul territorio, la scelta di sedi con particolare pregio e già oggetto di interventi
della Compagnia, la fruibilità dell’esperienza artistica, che rappresenta un indispensabile
arricchimento del vivere individuale e sociale.
L’impegno per il 2009 nel settore Beni e Attività Culturali
Musica, Danza, Teatro, Cinema e Fotografia, Archivi e Biblioteche, Discipline Letterarie,
Discipline Storiche e Filosofiche. Questi sono gli ambiti tematici che costituiscono il
perimetro entro il quale la Compagnia sviluppa la sua politica d’intervento per il settore dei
Beni e delle Attività Culturali. Oltre alla valorizzazione delle attività diffuse sul territorio
tramite il bando “Arti Sceniche”, particolare impegno è dedicato ai tre enti culturali torinesi
partecipati: la Fondazione Teatro Regio di Torino, la Fondazione Museo Nazionale del
Cinema e la Fondazione Teatro Stabile di Torino, mentre si conferma l’attenzione per gli Enti
lirici e i Teatri stabili di Genova e Napoli. L’impegno della Compagnia è inoltre orientato alla
valorizzazione del grande patrimonio storico-documentario e letterario del territorio di
riferimento e al sostegno di progetti innovativi che ne promuovano fortemente la
riconoscibilità.
La Compagnia di San Paolo
La Compagnia di San Paolo, fondata il 25 gennaio 1563 come confraternita a fini benefici, è
oggi una fondazione di diritto privato, tra le maggiori in Europa, con un patrimonio
superiore a 9 miliardi di euro. Persegue finalità di interesse pubblico e di utilità sociale, allo
scopo di favorire lo sviluppo civile, culturale ed economico delle comunità in cui opera ed è
attiva nei settori della ricerca scientifica, economica e giuridica; dell’istruzione; dell’arte;
della conservazione e valorizzazione dei beni e delle attività culturali e dei beni ambientali;
della sanità; dell’assistenza alle categorie sociali deboli. Nel corso del 2007 la Compagnia ha
effettuato stanziamenti per 1122 iniziative nei settori istituzionali di attività per complessivi
167,5 milioni di euro; nel settore Beni e Attività Culturali, le iniziative sostenute sono state
240 per un ammontare di 18 milioni di euro.
Compagnia di San Paolo
www.compagnia.torino.it - Corso Vittorio Emanuele II, 75 - 10128 Torino - Tel. (+39) 011
5596911 - Fax (+39) 011 5596976 - [email protected]
COMUNICATO STAMPA
Sostegno di 1,698 milione di euro per le 64 rassegne vincitrici
del bando
Arti dello spettacolo
Nel loro insieme le arti dello spettacolo, o performing arts - il teatro, la musica ed il teatro musicale, la danza, e le loro
forme di incrocio e contaminazione - sono da tempo sostenute, nei territori di riferimento, attraverso il bando Arti
Sceniche in Compagnia, vero progetto operativo con il quale la nostra fondazione ha definito un'attenta politica di
selezione delle iniziative, e di loro monitoraggio nel tempo. Progressivamente rimodulato, il Bando per le arti dello
spettacolo sarà confermato come linea d'intervento prioritario. Nel 2009 saranno elaborati gli esiti dell'indagine svolta per
valutare l'impatto sul territorio delle scelte operate.
Accanto al Bando sta il sostegno ai grandi enti lirici e teatrali. La fase economica che si attraversa richiede una attenta
razionalizzazione della spesa e una oculata gestione delle risorse, in questo come in altri ambiti. A questo fine, la
Compagnia considererà quale obiettivo fondamentale la ricerca di sinergie e integrazioni gestionali e produttive,
innanzitutto tra le grandi istituzioni teatrali torinesi, lungo le linee già individuate negli studi a suo tempo sostenuti, e più
in generale la ricerca di efficienza, in tutte le istituzioni al cui sostegno la Compagnia concorre, attraverso lo strumento
della coproduzione e circolazione di spettacoli. Potranno essere definite nel corso dell'anno modalità che subordinino la
prosecuzione dell'intervento della Compagnia al raggiungimento di obiettivi di riduzione dei costi, in tutti gli ambiti delle
arti dello spettacolo. Potranno anche essere individuati strumenti per mettere capacità e competenze professionali di
giovani esperti e professionisti, formatisi nell'ambito dei progetti sostenuti dalla Compagnia, al servizio di enti e
organizzazioni del settore culturale, e di quello dello spettacolo in particolare, per favorire la crescita di autentiche
"imprese culturali".
In campo teatrale si conferma per il 2009 il sostegno a rassegne e stagioni teatrali di significativa qualità artistica e buona gestione amministrativa, operando attraverso lo strumento del bando Arti Sceniche in Compagnia. Al di fuori del Ban-
do, fermo restando quanto detto in materia di razionalizzazione e contenimento della spesa, oltre al Teatro Stabile di Torino, al centro di molteplici fermenti culturali, verrà prestata attenzione al Teatro Stabile di Genova, la cui attività affianca
alla riscoperta dei classici l'interesse per la drammaturgia contemporanea, e al Teatro Stabile di Napoli, realtà ormai riconosciuta fra i centri di produzione a livello europeo. Si conferma infine la partecipazione a progetti di promozione della
creatività giovanile e di sostegno alla formazione del pubblico, con il coinvolgimento di associazioni di comprovata esperienza in ambito teatrale, anche in collaborazione con gli enti locali.
Il teatro musicale (melodramma, opera lirica, operetta, music-hall) e la musica dal vivo (musica sinfonica e da camera,
oratorio, jazz, popular music) si confermano quali aree di interesse. Per i generi e le tipologie di attività non riconducibili
al Bando Arti sceniche in Compagnia. si ritiene di poter riservare, esclusivamente nell'area torinese, una selettiva attenzione per iniziative di sicuro valore artistico e buona qualità gestionale. Relativamente al teatro musicale si valuteranno
in Campania poche iniziative significative, a latere del confermato rapporto con il Teatro San Carlo di Napoli, mentre a
Genova verrà considerata l'attività del Teatro Carlo Felice, anche al fine di promuovere collaborazioni artistiche con il
Teatro Regio di Torino - che rappresenta il principale impegno economico nel settore - nella prospettiva, già evocata, di
utilizzare al meglio le risorse.
In questo ambito Torino riveste un ruolo di rilievo nazionale, legato alle radici torinesi della "settima arte" e alla presenza
del Museo Nazionale del Cinema. Proseguiranno pertanto l'attenzione a festival e rassegne cinematografiche radicati nel
territorio piemontese, cercando comunque di favorire processi di integrazione e ricerca di sinergie, accanto al sostegno
all'utilizzo di nuove tecnologie e nuovi mezzi espressivi, quali quelli aperti dalle tecnologie digitali, finalizzati in particolare
ad una fruizione giovanile. Queste attività verranno comunque sviluppate avendo ben presente il ruolo del Museo
Nazionale del Cinema, già trattato a proposito di tutela del patrimonio, considerandolo anche quale promotore di mostre
e rassegne che contribuiscono ad affermare il ruolo della città di Torino nella valorizzazione della cultura e del linguaggio
cinematografico.
Ufficio Stampa
Tel:
011.55969.68;
[email protected]
[email protected]
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La Storia e la Missione
La storia
La Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, continuazione ideale della Cassa di Risparmio di
Cuneo, fondata nel 1855 per incentivare il risparmio e combattere l'usura, è stata costituita nel 1992,
in seguito allo scorporo dell'azienda bancaria conferita nella Cassa di Risparmio di Cuneo Spa.
Nel rispetto delle tradizioni originarie, persegue esclusivamente scopi di utilità sociale e di
promozione della sviluppo economico del territorio.
Opera in provincia di Cuneo, in particolare nelle aree di riferimento storico di Cuneo, Alba e
Mondovì, e destina le risorse derivanti dagli utili del patrimonio ai settori di intervento previsti
dallo Statuto.
E' una delle prime dieci fondazioni italiane di origine bancaria ed è tra i principali azionisti della
Banca Regionale Europea e del Gruppo UBI Banca.
La missione
La Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, nell'ambito di una visione strategica ispirata al
principio di sussidiarietà, svolge un ruolo proattivo, a fianco dei diversi soggetti istituzionali e
associativi, per la realizzazione di progetti finalizzati allo sviluppo del territorio, e non si limita ad
agire come semplice ente erogatore a supporto di iniziative definite in altre sedi.
Nella destinazione delle risorse, assegna priorità alle iniziative in grado di generare un effetto
moltiplicatore, di rispondere a problemi emergenti di infrastrutturazione sociale, di anticipare e
accompagnare
il
cambiamento;
dedica
crescente
attenzione
alla
ricerca.
Tra gli investimenti patrimoniali, la Fondazione dà spazio a quelli suscettibili di ricadute a favore
del territorio: le partecipazioni azionarie alla Banca Regionale Europea, azienda di credito di
riferimento della provincia di Cuneo; la Cassa Depositi e Prestiti, i fondi di Private Equity F21 e TT
Venture.
Assessorato alla Cultura, Patrimonio linguistico e minoranze linguistiche,
Politiche giovanili, Museo Regionale di Scienze naturali
L’Assessore
La nona edizione del “Pavese Festival”, manifestazione ormai consolidata nel
vasto sistema culturale del territorio, avrà come negli anni scorsi il sostegno
della Regione Piemonte, a dimostrazione di come l’ Amministrazione Regionale
creda in questa rassegna e nel ruolo della cultura al fine di valorizzare il nostro
territorio.
Il tema affrontato quest’anno è l’ America, ovvero il rapporto fra Pavese e la
letteratura e i costumi americani, che più volte riecheggiano nelle opere del
grande scrittore.
Pavese in più di un’ occasione nei suoi scritti ci presenta l’America come il
sogno, il mito da raggiungere. Si pensi solo al personaggio di Anguilla della
Luna e i Falo’, che torna nel paese in cui aveva le proprie radici dopo aver
raggiunto sicurezza e successo in America.
Ecco come Pavese ci presenta il sogno americano, come la terra in cui nulla è
impossibile e tutti “possono farcela”.
Non occorre scordare che il pensiero pavesiano riguardo all’America ha radici
profonde, fin da quando, ragazzo, scorgeva nella letteratura americana quei
segnali di libertà ed indipendenza che in Italia erano impediti di fatto dal potere
politico dell’epoca (il regime fascista). Fu forse anche questo uno dei motivi per
cui Pavese si mantenne sempre distante dalle posizioni del regime
mussoliniano, distanza che sfociò, come tutti ricorderanno, nella condanna al
confino a Brancaleone Calabro.
Anche per questo è giusto rendere omaggio a quest’intellettuale che è un
patrimonio importantissimo del Piemonte. Pavese ci ricorda ancora oggi, con i
suoi scritti, che bisogna guardare con ammirazione a tutte le forme di libertà
d’espressione e che imbavagliare la cultura è un errore insopportabile oltre che
un modo per generare molte occasioni perdute.
Perciò al Pavese Festival, con la sua magia fatta di musica e parole, spetta il
compito di ricordare tutto questo, in nome di uno dei massimi esponenti della
nostra letteratura.
Gianni Oliva
I FESTIVAL DI PIEMONTE DAL VIVO
Artisti affermati e giovani emergenti ripropongono e interpretano la
vicenda artistica e umana di Cesare Pavese in un continuum di arte,
musica e spettacolo che costantemente riesce a dialogare con le
tradizioni e i luoghi che così tanto hanno influenzato l’autore
piemontese: il Pavese Festival è una presenza prestigiosa, per il secondo
anno consecutivo, all’interno di Piemonte dal Vivo.
Piemonte dal Vivo è nato nel 1996 per offrire un cartellone dei più interessanti
festival della nostra regione e promuovere una valorizzazione del territorio
piemontese sul doppio versante, culturale e turistico. Fin dall’inizio ha aperto
fronti sempre nuovi, puntando a una sempre maggiore collaborazione
organizzativa e artistica tra i suoi festival e a creare un contatto diretto con il
proprio pubblico: seminari di formazione e gruppi di lavoro per creare una rete
produttiva di collaborazione tra gli organizzatori; un catalogo annuale in cinque
lingue e una newsletter on line per segnalare puntualmente gli appuntamenti
di spettacolo; un partenariato con il DAMS di Torino che coinvolge i futuri
professionisti del settore nel primo blog dedicato allo spettacolo dal vivo in
Piemonte; un sito web “speciale spettacolo” che racconta passo passo quanto
avviene in cantiere. Piemonte dal Vivo nel corso degli anni ha inoltre sviluppato
una propria vocazione live, sia con la presenza di spettacoli ai festival
internazionali che attraverso le conferenze stampa spettacolarizzate degli
esordi e la successiva realizzazione di veri e propri appuntamenti di spettacolo
in luoghi di particolare interesse artistico e paesaggistico. L'impegno preso
dodici anni fa, nell'oggi costantemente si rinnova, anche in questo nuovo
formato di catalogo, che abbandona l'organizzazione adottata fino ad ora
poiché non può più esimersi dal presentare la complessità del lavoro fatto, ma
soprattutto per indicare le nuove strade intraprese, il sito web e la nuova
produzione: una duplice scommessa che da sola può raccontare l'anima
pioniera di un progetto che negli anni ha sempre saputo essere molto di più di
un cartellone di spettacoli dal vivo d'eccellenza.
www.regione.piemonte.it/piemontedalvivo
ITINERARI D’ARTE IN PIEMONTE
Caccia al tesoro culturale in 40 città
Da giugno a ottobre quaranta comuni accoglieranno e accompagneranno i visitatori in
una "caccia al tesoro culturale" a tutto tondo grazie all'adesione a Itinerari d'Arte in
Piemonte, progetto voluto dalla Regione per valorizzare il patrimonio storico, artistico
e monumentale delle città più piccole, spesso poco conosciuto ma non per questo
meno interessante.
L'iniziativa parte dall'esperienza maturata con "Città d'arte a porte aperte", realizzata
dalla Provincia di Torino tra il 1997 e il 2004.
"Il nostro territorio - sostiene l'assessore regionale alla Cultura, Gianni Oliva - offre
notevoli e interessanti realtà in grado di costituire un insieme originale e unico nel panorama del turismo culturale. La scelta di allargare lo sguardo al di là dei più famosi e
noti centri culturali rientra nel più ampio progetto di costruzione di una rete che intrecci città più piccole e meno celebri ma non per questo meno interessanti e prestigiose: spesso è proprio lì che troviamo gioielli di inestimabile valore artistico e culturale che il pubblico ha meno opportunità di conoscere perché lontani dai percorsi turistici
più frequentati".
Ecco allora che "Itinerari d'Arte in Piemonte" offre suggerimenti e stimoli per suscitare
interesse, con la speranza che le zone indicate riescano ad imporsi come punti stabili
nei cammini dei turisti.
Tutte le Province piemontesi hanno non solo aderito con entusiasmo, ma attivamente
collaborato al progetto, consapevoli che attraverso un percorso di sviluppo partecipato
si potranno rafforzare non solo le singole realtà territoriali ma il ruolo svolto dalla Regione nel contesto nazionale e internazionale.
www.regione.piemonte.it/piemonteinforma/scenari/2008/maggio/itinerari.htm
PROGRAMMA ARTISTICO
Anche quest’anno il Pavese Festival con tredici incontri, presenta una grande varietà
artistica, una miscela tra musica e teatro che interpretano in modo particolare le opere
di Cesare Pavese, aventi come obiettivo l’avvicinamento dei giovani spettatori alla
sua produzione letteraria.
Sul palcoscenico del Pavese Festival si alterneranno, come negli anni scorsi, giovani
talenti ed artisti già affermati che sapranno intrattenere e coinvolgere il pubblico.
In tutti gli incontri il tema centrale sarà l’America, la sua cultura e le sua letteratura.
Teatro e musica si mescoleranno insieme nel nome del grande scrittore piemontese a
partire dal 27 giugno, giorno in cui inizierà la rassegna con la consueta conferenza
stampa seguita da due eventi.
Il primo: la musica americana e il secondo: Tra Leopardi e Pavese, a cura del
Festival Internazionale Antidogma avranno il compito di rievocare l’amore e
l’ammirazione di Pavese per la cultura americana ma anche per la musica e la
letteratura italiana.
Quest’anno la manifestazione si compone inoltre di tre week-end (4-5 luglio, 18-19
luglio, 24-26 luglio), in cui la cultura sarà il perno centrale .
Fino al termine del mese di Agosto il jazz, il blues, uniti alla letteratura terranno
compagnia agli spettatori e ravviveranno i luoghi cari a Cesare Pavese.
Le nostre colline, grazie agli artisti di questa manifestazione, avranno modo di far
rivivere il ricordo del loro più illustre cantore.
Calendario Pavese Festival 2009
America
Libri Arte Musica Cinema e Teatro per Cesare Pavese
SABATO 27 GIUGNO 2009
SANTO STEFANO BELBO
Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo
Ore 18,30
Conferenza stampa di presentazione del Pavese Festival
Ore 19,00
Americana
Libri e cinema dall’America.
Mostra a cura di Claudio Pavese, Franco Vaccaneo e Lorenzo Ventavoli
Ore 21,30
Tra Leopardi e Pavese
Performance multimediale con nastri magnetici, dialoghi e lettura di poesie.
A cura del XXXII Festival Internazionale Antidogma Musica (prima esecuzione
assoluta).
SABATO 4 LUGLIO 2009
SANTO STEFANO BELBO
P.za Confraternita
Ore 21,30
Jazz sotto le stelle
Con le Voci di Corridoio
In caso di maltempo: Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo
DOMENICA 5 LUGLIO 2009
CANELLI
Foresteria Bosca
Ore 21,30
Un posto per volare
Opera lieve per Tenco e Pavese
Di e con Orlando Manfredi e Luca Occelli
In caso di maltempo: Cantine storiche Bosca
SABATO 18 LUGLIO 2009
CAVATORE (servizio navetta)
Casa Felicita
Ore 21,30
Torino – New York
Tra Libri ed Arte: visita alla mostra di Enrico Paulucci e all’Osservatorio
Astronomico
DOMENICA 19 LUGLIO 2009
CALOSSO (servizio navetta)
Giardini del Castello
Ore 21,30
Last blues, to be read some day
La donna venuta dall’America. Recital di Cecilia Gragnani e Sara Urban
In caso di maltempo: teatro comunale
LUNEDI 20 LUGLIO 2009
CASTIGLIONE TINELLA
Villa Fogliati
Ore 21,30
Da questa parte del mare Tour
Gianmaria Testa e Gabriele Mirabassi in concerto
In caso di maltempo: Sala della Torre, P.za XX Settembre
VENERDI 24 LUGLIO 2009
SERRALUNGA DI CREA (servizio navetta)
Piazza del Municipio
Ore 21,30
Parliamo tanto di me
di Cesare Zavattini con Marco Morellini
In caso di maltempo: Località Madonnina
SABATO 25 LUGLIO 2009
SANTO STEFANO BELBO
Agriturismo Gallina
Ore 21,30
Pessoa – Whitman - Pavese
Mariano Deidda in concerto
In caso di maltempo: Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo
DOMENICA 26 LUGLIO 2009
COSSANO BELBO
Barricaia Martini
Ore 21,30
Se potessi avere…
T.A.M. Quartet, con Luciano Alì- Drums, Massimo Celsi- Keybord and bass,
Michele Lazzarini- sassofoni
DOMENICA 2 AGOSTO 2009
SANTO STEFANO BELBO
Itinerari d’arte – Città aperta
Accoglienza a cura dell’ Ente comunale per il turismo e della Pro Loco di Santo
Stefano Belbo
Anfiteatro “I mari del sud” – P.za S. Rocco
Ore 21,30
Miti di stelle
Dal mito greco al sogno americano con O Thiasos
In caso di maltempo: Centro Sociale Gallo, Santo Stefano Belbo, Via Caccia 24
MARTEDI 4 AGOSTO 2009
SANTO STEFANO BELBO
Anfiteatro “I mari del sud” – P.za S. Rocco
Ore 20,00
Cena in P.za S. Rocco a cura dell’Ente comunale per il turismo
Ore 21,30
Falò sulle colline
Ore 22,00
Rêve
Con La Salamandre
In caso di maltempo: P.za Umberto I
SABATO 22 AGOSTO 2009
SANTO STEFANO BELBO
Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo
Ore 21,30
Bix – Un’ipotesi leggendaria
La storia di Leon Bix Beiderbecke, il più grande musicista bianco della storia del Jazz
Un film di Pupi Avati
VENERDI 28 AGOSTO 2009
SANTO STEFANO BELBO
Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo
Ore 18,30
Cesare Pavese and America
Presentazione del libro di Lawrence G. Smith, Massachussetts Press, 2008
Partecipa l’autore
Ore 19,30
Cronaca di un centenario
Un documentario di Andrea Icardi
P.za Confraternita
Ore 21,30
Middle West e Piemonte
Yo Yo Mundi in concerto
Letture di Lella Costa
LE SERATE DEL
PAVESE
FESTIVAL 2009
Sabato 27 giugno 2009- Chiesa S.S. Giacomo e Cristoforo
SANTO STEFANO BELBO
Ore 18,30 Conferenza stampa di presentazione del Pavese Festival
Ore 19,00 Americana- libri e cinema dall’America, mostra a cura di Claudio
Pavese, Franco Vaccaneo e Lorenzo Ventavoli
Ore 21, 30 Tra Leopardi e Pavese
Performance multimediale con nastri magnetici, dialoghi e lettura di poesie. A cura
del XXXII Festival Internazionale Antidogma.
AMERICANA
Libri e cinema dall’America
La mostra “Americana” si sviluppa secondo due direttrici : i libri e il cinema.
Per ciò che attiene la parte editoriale il visitatore troverà esposti i libri che hanno
influito in modo determinante sulla nascita del mito americano nel nostro Paese.
Nel primo percorso della mostra si farà particolare riferimento al ventennio
1930-1950; il periodo ormai riconosciuto dalla critica come quello del “grande mito
americano”, da cui prese le mosse la corrente neo-realistica italiana, sia sotto il
profilo letterario che cinematografico.
Per descrivere al meglio questa avventura culturale la mostra aprirà con i saggi dei
più famosi americanisti della vecchia generazione: Praz, Cecchi, Linati, Borgese.
Saranno poi esposti i libri-caposaldo dei due grandi americanisti della nuova
generazione, Pavese e Vittorini. Verranno esposti articoli, saggi, recensioni, antologie,
che evidenziano la loro forte operosità in questo senso. Saranno presenti tutte le loro
grandi traduzioni di testi americani che ancor oggi fanno scuola: da Moby Dick di
Melville a Che ve ne sembra dell’America di Saroyan, da Tre esistenze della Stein a
Pian della Tortilla di Steinbeck, da Un mucchio di quattrini di Dos Passos a Il
cammino nella polvere di John Fante e così via.
Una sezione successiva sarà dedicata agli altri importanti libri che, sempre nel
periodo ’30 al ’50, hanno determinato la parabola ascendente e discendente del
“grande mito”, siano essi saggi, libri di poesia, romanzi, testi teatrali.
Verranno inoltre allestite due sezioni speciali per due libri speciali, “mito nel mito”,
che hanno lasciato una forte traccia nell’immaginario collettivo del nostro Paese. Una
sarà dedicata a Spoon River, l’altra all’antologia Americana organizzata e curata da
Elio Vittorini.
La mostra proseguirà poi con più sezioni che svilupperanno il percorso del “nuovo
mito americano”, mito che, dalla fine degli anni ’50 ai primi anni ’70, ha nuovamente
influenzato in modo determinante la cultura del nostro Paese.
Saranno esposte le opere letterarie più importanti della “beat generation”: da Kerouac
a Ginsberg, da Corso, a Ferlinghetti, a Borroughs ed altri.
I libri saranno integrati dai famosi saggi di Fernanda Pivano alla quale, in pratica,
Pavese e Vittorini hanno passato “il testimone” del mito americano.
E per descrivere al meglio “la nuova ventata” culturale proveniente da oltreoceano
saranno allestite sezioni inerenti gli influssi musicali dell’epoca, con esposizione di
“pezzi” di editoria che sono ormai entrati nella storia: i primi testi sul jazz, sulla folk
music, reperti rock. Saranno esposte le copertine mitiche dei vinili del tempo.
Saranno presenti a questa grande festa: Glen Miller, Charlie Parker, Chat Baker,
Elvis, Dylan, Hendrix e ci sarà traccia del grande raduno di Woodstoch che ha
praticamente concluso il periodo del “nuovo mito”.
Altre sezioni saranno dedicate ad altri importanti “filoni” editoriali che, a nostro
giudizio, non debbono essere trascurati trattando di mito americano. Si parlerà di
“fumetto”, di “fantascienza”, di “giallistica”.
Congiuntamente alla sezione “Cinema” saranno allestite sezioni dedicate ai libri che
hanno generato grandi film.
Da “Perdizione” tratto da “Santuario” di Faulkner, a “Il postino suona sempre due
volte” e “Ossessione” ambedue tratti dal romanzo di Cain, da “Per chi suona la
campana” tratto da Hemingway a “Furore” di Steinbeck a “La fiamma del peccato”
sempre tratto da Cain, eccetera.
Tutti i materiali editoriali sono originali quasi sempre in prima edizione. Fanno parte
della raccolta di Claudio Pavese, curatore con Vaccaneo e Ventavoli della mostra.
sabato 27 giugno
Chiesa SS. Giacomo e Cristoforo ore 21,30
In collaborazione con la Fondazione «Cesare Pavese»
DolciAure Consort
Ensemble Antidogma Musica
Paolo Ferrara direttore
Mario Brusa, Oliviero Corbetta voci recitanti
PER CESARE PAVESE
La dimensione cosmica della natura in Leopardi e Pavese
Colla L’uomo lupo *
Bosco Notte *
Causton You come back
Correggia Lo spiraglio dell’alba *
Hensel Zeigt mir den Weg
Schumann Brani per pianoforte
Il FESTIVAL e l' ENSEMBLE ANTIDOGMA rappresentano un importante punto
di riferimento nell'ambito della cultura musicale non solo in Italia ma anche all'estero.
Costituitosi nel '77 ad opera di giovani concertisti, compositori e uomini di cultura,
Antidogma Musica è ormai internazionalmente riconosciuto come uno dei pochi
organismi capaci di produrre ed esportare in tutto il mondo programmi estremamente
variegati. Da una parte l'esecuzione di brani solistici costituisce il biglietto da visita
dei concertisti di Antidogma; dall'altra, brani per ensemble di autori noti ed affermati
vengono eseguiti per soddisfare sia le richieste del pubblico sia l'esigenza di un
continuo confronto con i più prestigiosi gruppi dediti all'esecuzione di musica
contemporanea.
L'ensemble, a geometria variabile, si presenta in diverse formazioni, dal solista alla
piccola orchestra da camera, con un repertorio che spazia dall'antico al
contemporaneo in un appassionante e problematico confronto fra le tradizioni e la
musica d'oggi: un continuo interscambio di artisti e di esperienze anche attraverso
composizioni appositamente commissionate a musicisti italiani e stranieri.
L’ensemble ha studiato importanti brani della letteratura contemporanea con la
presenza degli autori: György Ligeti, Hans Werner Henze, Goffredo Petrassi,
Giacinto Scelsi, Gérard Grisay, ecc.
Antidogma ha effettuato numerose tournées in Europa e negli altri quattro continenti,
partecipando ad importanti rassegne internazionali: Università di Puerto Rico, Teatro
Colon di Buenos Aires, Sala Cecilia Meireles di Rio de Janeiro, Gulbenkian di
Lisbona, Biennale di Zagabria, Gaudeamus di Amsterdam, Accademia di Francia in
Roma, Musikhalle di Amburgo, Festivals di Sofia e di Plovdiv, Settembre Musica di
Torino, Cantiere di Montepulciano, Rossini Opera Festival, Piccolo Regio di Torino,
Festival di Rodi, Nuova Consonanza di Roma, Festival di Pittsburg (USA),
Spaziomusica di Cagliari, Centre Pompidou di Parigi, Festival di Vigo, Università di
Santiago de Compostela, Festival di Huddersfield, Tage Neue Musik di Zurigo, Reina
Sofia di Madrid, Festival di Alicante, Festival di Las Palmas, Eté Italienne di
Ginevra, Kulturtage di Karlsruhe e di Salzburg, Settimana Nuova Musica di Bucarest,
Istituti Italiani de Il Cairo, di Nairobi e Addis-Abeba, Rassegna Nuova Musica di
New York, Estate Italiana di Tokio, Università Musicale di Melbourne, Festival di
Viitasaari, "Ultima" di Oslo, Festival di Bacau, Festival di Reykjavic, Festival dell'
Artois, Festival di Valencia, Gewandhaus di Lipsia, Festival Cervantino di
Guanajuato (Messico), Festival Donatoni di Città del Messico, Università del
Maryland, di San Francisco e di Boston, Hölderlin Geselschaft di Tübingen, Festivals
di Madrid, di Chinon, di Orlèans, Festival di Weimar, Festival di Taskent e
Samarkanda (Uzbekistan), Centro Sprimentale del Teatro Colon, Buenos Aires, Foro
de Musica Nueva a Città del Messico, Conservatorio Centrale di Pechino, Università
di Arequipa (Perù) .
Ha realizzato vari progetti multimediali e varie registrazioni per radio e televisioni di
tutto il mondo, pubblicando, oltre a quattro LP, un CD. L'ensemble è costituito da
prestigiosi solisti che hanno al loro attivo numerosi successi e riconoscimenti in
campo internazionale. Nel 1997 ha realizzato, in collaborazione ad altri numerosi enti
e associazioni, il grande evento "Il Re di pietra: omaggio alla montagna e al grande
fiume", al Pian del Re, sotto il Monviso, documentato da un libro edito dalla
Gribaudo. Nell’aprile del 2000 ha eseguito in tre concerti per la Biennale Giovani
Artisti di Torino venti brani di dieci giovani compositori europei. Da ventisette anni
l’ensemble gode di sovvenzioni ministeriali per le tournées all’estero.
Sabato 4 luglio – Piazza Umberto I
SANTO STEFANO BELBO
Ore 21, 30
Jazz Sotto le stelle
con le Voci di corridoio
Le Voci di Corridoio sono cinque cantanti e tre musicisti accomunati dalla passione
per la musica swing e più in generale per le melodie ed i ritmi del passato, quelli che
hanno fatto ballare e innamorare le nostre mamme e nonne.
Il loro repertorio si rivela così un piccolo viaggio nel tempo, attraverso la
rivisitazione di celebri canzoni che fanno parte della vita e del costume italiano dagli
anni ’30 agli anni ’60 e che hanno accompagnato avvenimenti lieti e drammatici della
nostra storia.
Le più celebri canzoni di Natalino Otto, Alberto Rabagliati e di altri grandi del
passato ritrovano le sonorità ora ironiche e scherzose, ora calde ed avvolgenti che le
hanno rese indimenticabili, e risultano ancora molto piacevoli ed attuali, grazie alla
rielaborazione delle Voci.
Le partiture vocali sono originali e scritte per cinque voci, anche quando il brano in
origine era interpretato da un solista. Lo spirito di formazioni storiche quali Trio
Lescano e Quartetto Cetra, rimane comunque inalterato, mentre l’interpretazione
scanzonata dei cantanti, accompagnati da un trio strumentale affiatato, conferisce ai
brani una nuova freschezza e un gusto del tutto personale.
Il loro spettacolo riesce ad affascinare un pubblico eterogeneo, coinvolto
dall’atmosfera retro e dai divertenti aneddoti sui protagonisti e le vicende dell’epoca
narrati dalle Voci a commento delle canzoni.
Le Voci di Corridoio:
Roberta Bacciolo
Elena Bacciolo
Roberta Magnetti
Paolo Mosele
Fulvio Albertin
Beppe Bima – pianoforte
Saverio Miele – contrabbasso
Luca Rigazio – batteria
Domenica 5 luglio- Foresteria Bosca
CANELLI
Ore 21,30
Un posto per volare- opera lieve per Tenco e Pavese di e con Orlando Manfredi e
Luca Occelli
UN POSTO PER VOLARE
Opera lieve per Tenco e Pavese
Con
Orlando Manfredi e Luca Occelli
Drammaturgia e musiche originali
Orlando Manfredi
Due ritorsioni del caso legano i protagonisti della vicenda a Cesare
Pavese e Luigi Tenco.
Due accadimenti inevitabili danno il via a un maldestro pellegrinaggio
esistenziale nel Mito dello scrittore e del cantautore piemontesi.
Due storie di formazione al mestiere di vivere e creare Bellezza,
nonostante tutto.
Due attori e un viaggio in assenza di gravità verso una terra promessa, un
posto per volare.
Il recital è una creazione originale, ispirata (liberamente) alla vita nostra e
(altrettanto liberamente) all’opera di Tenco e Pavese, intesa alla stregua di
una sorta di moderno “alfabeto-esistenziale-minimo”.
Le scene si intrecciano attraverso il racconto, il canto, la musica, la poesia,
in una fitta alternanza di serrati dialoghi, partiture verbali, monologhi
intimisti, canzoni e narrazioni teatrali, all’insegna di una leggerezza e di
una originalità di lettura, che rimettono al centro la vitalità di due traiettorie
artistiche e umane tra le più incisive del Novecento.
Così i pazzi siamo noi, o Tenco e Pavese hanno davvero qualcosa in
comune. Pensiamo alla semplicità della loro voce poetica, alla loro parola
scabra, diretta, coraggiosamente esposta al banale, e poi all’attitudine
esistenzialista della loro indagine. E poi alla fanciullezza
dell’immaginazione e alla malinconica disillusione: “l’aria triste” che
rielabora l’esperienza. Pensiamo al difficile impegno nel mondo e, infine,
alla considerazione postuma davvero popolare della loro opera e della loro
figura: sono lo scrittore e il cantautore di tutti e di un tempo che fu.
“…ha presente il gatto, il gatto che si tiene in casa? Ecco, io sono un
gatto[…] che, se vede un po’ di confusione, se vede persone che litigano,
che gridano, se ne va in un canto da solo…” (Luigi Tenco)
“…io alla vita chiedo soltanto che si lasci guardare…”
(Cesare Pavese)
Sabato 18 luglio 2009- Casa Felicità
CAVATORE
Ore 21, 30
Torino- New York
Tra libri ed arte: visita alla mostra di Enrico Paulucci e all'Osservatorio
Astronomico.
Claudio Pavese con i libri e Aldo De Laude con le letture ci trasporteranno nella
Torino in cui negli stessi anni Cesare Pavese traduce gli americani ed Enrico Paulucci
con il Gruppo dei Sei contribuisce alla sprovincializzazione dell’arte figurativa
italiana.
L’OSSERVATORIO ASTRONOMICO DI CAVATORE
L'osservatorio è situato nel centro del paese in piazza del comune.
L'osservatorio di nuova apertura è dotato di un telescopio SC da 35 (Celestron 14)
su montatura GM200.
E’ attivo anche un piccolo radiotelescopio autocostruito per la rilevazione delle
meteore.
Aperto al pubblico i lunedi' sera (non festivi) preferibilmente su appuntamento
(347-3699868 Claudio: Carlo 0144322843 e-mail [email protected])
Enrico Paulucci nasce a Genova, il 3 ottobre 1901. Figlio del
Generale Paulucci Delle Roncole (il cognome per esteso è, infatti,
Paolucci Delle Roncole) e di Amalia Mondo, originaria di
Montegrosso. Da adolescente si trasferisce a Torino dove consegue
la laurea in giurisprudenza e, poi, in scienze economiche. Egli
stesso ricorda felicemente il periodo degli studi. L'università, infatti,
era una copertura che gli permetteva di dedicarsi per lunghi periodi
alla pittura senza turbare l'orgoglio paterno, il padre, infatti, non
amava molto l'idea di avere un figlio pittore. L'arte, però, è la vera
grande passione di Paulucci, frequentando l'ambiente torinese,
stringe amicizia con Felice Casorati fondando con lo stesso lo studio
Casorati - Paulucci, dove organizza parecchie mostre di
avanguardia e dirige persino lo studio "La Zecca".
A 27 anni è chiamato alla Biennale di Venezia; a 28 crea ai "Sei di
Torino", il sodalizio nato nel 1929 dalla collaborazione fra lo
stesso Paulucci e i torinesi Carlo Levi e Gigi Chessa, l'inglese
Jessie Boswell, l'abruzzese Nicola Galante e il sardo di origine
piemontese Francesco Menzio. Il gruppo dei Sei, che pure si
sciolse soltanto due anni dopo, nel 1931, rappresentò il più
importante fenomeno nella pittura piemontese del XX secolo.
Nel corso degli anni, però, la sua creatività trovò nuovi linguaggi
per esprimersi: i soggetti dei suoi quadri persero via via i loro
caratteri distintivi, fino a diventare semplici macchie di colore.
Forte diventa, infatti, il legame con la pittura europea tant?è che
Paulucci, nel 1928, effettua un viaggio a Parigi. Qui dimostra
grande interesse sia per gli impressionisti e gli sviluppi successivi,
sia per artisti contemporanei come Picasso, Braque, Matisse. In
alcune opere esposte alla mostra, soprattutto nei ritratti, si
possono identificare chiaramente alcuni rimandi alla pittura di
quest'ultimo artista, più che altro nell'uso del colore. E' appunto
la carica cromatica ad essere caratteristica dell'opera di Paulucci.
I colori squillanti e brillanti che usa, la loro vivacità sono legati,
appunto, al viaggio in Francia compiuto dallo stesso. La parentesi
parigina ha aumentato in Paulucci il gusto per il colore e per la
solarità riscontrabile nelle sue opere a soggetto marino. Il mare,
con i porti e le vele, è presente in vari dipinti esposti alla mostra.
Queste opere, soprattutto dagli anni Cinquanta, sono tutte
giocate sulla contrapposizione dei colori dove l'idea del soggetto
rappresentato è data dall'accostamento di tacche o di segni.
Ma non dipinge soltanto: disegna mobili, si interessa alla moda,
fonda la rivista Casabella. Alla Fenice crea le scene per una prima
di Milhaud con regia di Milloss e più tardi per un'opera di
Malipiero allestita da Strehler. L'ultimo film girato negli studi di
Torino, "La duchessa di Parma" di Blasetti, si gira negli ambienti
da lui disegnati.
Nel dopoguerra rinnova le sue esperienze come testimoniano le
due sale personali allestite nel 1956 e nel 1966 alla Biennale di
Venezia. Nel 1952 fa parte del gruppo degli "Otto", di Lionello
Venturi, sviluppando una ricerca di tipo astratto - informale
(sempre con riferimenti naturalistici). Successivamente ritorna
alla figurazione.
Insegnante di cultura all'Albertina Accademia dal 1939, ne
diventa il direttore nel 1955.
I soggetti raffigurati nelle opere sono: paesaggi, figure, marine,
nature morte. Le tecniche principali sono: olio, gouache; cura
molto anche la grafica (penna, matita, litografia, acquaforte).
Muore il 22/08/1999 a Torino a quasi 98 anni al terzo piano di un
palazzo ottocentesco in Piazza Vittorio Veneto, cuore storico di
Torino. L'appartamento in cui aveva lavorato per molti anni ora ha
ritrovato una nuova destinazione: ospita, infatti, un archivio che
documenta l'esperienza artistica di Paulucci ed è stato sede, fino
al 16 giugno 2001, di una mostra che raccoglie quarantacinque
ritratti eseguiti, nel corso di oltre trent'anni, da Carlo Levi (Torino,
1902 - Roma, 1975) poliedrico artista dalla personalità per molti
versi affine a quella di Paulucci, e suo compagno nell'avventura
pittorica dei Sei.
Il rapporto del maestro con la provincia artigiana è stato intenso
e ricco di avvenimenti. Il 4 giugno 1983 è stato ospite d'onore
all'inaugurazione della Pinacoteca del Centro per la cultura e per
l'arte "Luigi Bosca" a Canelli (AT).
Nel 1987 ha dipinto drappi del Palio (vinto dal borgo San Lazzaro)
della Città di Asti e, l'anno successivo, la Città di Asti lo ha
insignito della cittadinanza onoraria. La cerimonia si è svolta in
Comune il 15 giugno. In quella occasione Paulucci volle donare
alla Pinacoteca civica un suo importante dipinto intitolato
"Cantiere navale", delle dimensioni di 65 per 100 centimetri, già
esposto alla "Mostra di Bari" del 1957. L'ultimo suo dono ad una
istituzione astigiana per l'arte, è stato acquisito l'anno scorso dal
Museo di arte moderna e contemporanea di Mombercelli.
Si tratta di un dipinto ad olio dal titolo "Langhe" realizzato nel
1977.
La famiglia materna dell'artista era originaria di Montegrosso
d'Asti e Paulucci trascorse gran parte degli anni della guerra in
questo angolo del Monferrato, in una casa in Via Serra, dove ora
abitano i suoi parenti. Un rapporto costante, quello del famoso
pittore con l'Astigiano, testimoniato da numerose presenze dei
suoi dipinti in raccolte private e nelle pinacoteche. Di quel
particolare periodo da "sfollato" trascorso in campagna a
Montegrosso, restano alcuni quadri (di proprietà privata) che il
maestro donò a conoscenti.
Domenica 19 luglio 2009- Giardini del Castello
CALOSSO
Ore 21,30
Last blues, to be read someday
La donna venuta dall’America.
Recital di Cecilia Gragnani e Sara Urban
Fumatori di Carta presenta
“Last blues, to be read some day”
un omaggio a Cesare Pavese
di Cecilia Gragnani e Sara Urban
Regia di Cecilia Gragnani
Arrangiamenti musicali di Marco Giongrandi
Con Daniele Gaggianesi, Marco Giongrandi, Simona Severini e Sara Urban
Un microfono anni ‘40 e una chitarra. Una macchina da scrivere e una valigia.
Un night americano, in cui si sta svolgendo un concerto, e la stanza di Pavese, il
luogo della rievocazione, del gioco teatrale e dell’elaborazione del lutto.
Lo spettacolo si apre con la fine del concerto, appunto con il “Last blues”.
Pavese si congeda dal pubblico, per lasciare spazio al ritorno di Connie, l’ultima
donna amata, l’attrice alla ricerca di fortuna nell’Italia del Neorealismo, nella quale
egli scorge quella cultura americana tanto studiata e vagheggiata.
Il ritorno di Connie dà inizio alla rievocazione di una serie di figure femminili, amate
o soltanto cantate da Pavese. Una prostituta, una ragazzina, una soubrette del varietà,
una “lavoratrice stanca” incontrata su un treno - donne “sempre soltanto
vedute/sempre soltanto sognate” - e ancora Connie, impegnata nel tentativo di
raccontare al pubblico l’uomo Pavese e di comprendere la natura di quell’amore che
li aveva legati, nell’inestricabile dissidio fra amore e morte.
Il percorso della donna si conclude con il “testamento” della loro storia: la lettera che
accompagna l’ultima poesia scritta per lei, appunto “Last blues, to be read some day”.
Nella circolarità della struttura teatrale si chiude lo spettacolo con la fine del
concerto, in un’ideale comunanza di sentire fra Connie e la cantante, fra la letteratura
pavesiana e il blues.
Lo spettacolo nasce, innanzitutto, dal desiderio di rendere omaggio ad un poeta che
visse l’arte come esperienza totale, come vita stessa e non soltanto come momento
estetico, con intelligente problematicità, dedicandosi non solo alla propria produzione
artistica ma anche alla divulgazione della cultura e della letteratura americana, che
tanta influenza hanno avuto nel vivace dibattito intellettuale dell’Italia della
ricostruzione postbellica.
L’America di Pavese si muove sulle note di un blues, musica che egli amò e a cui si
ispirò nella composizione poetica. E soprattutto il blues sintetizza la visione
dell’amore che Pavese visse e che espresse nelle sue opere: l’amore come nostalgia,
l’amore come desiderio mai appagato, l’amore come chimera di una felicità mai
raggiunta, che lo condurrà al suicidio: “La mia parte pubblica l’ho fatta – ciò che
potevo. Ho lavorato, ho dato poesia agli uomini, ho condiviso le pene di molti. Ora
non ho più nulla da desiderare su questa terra, tranne quella cosa che quindici anni
di fallimenti ormai escludono”.
Fumatori di carta, nome che vuole appunto essere un omaggio a Cesare Pavese, è un
collettivo artistico, formato da attori e musicisti, costituitosi nel giugno 2008. Cecilia
Gragnani, Marco Giongrandi e Simona Severini si incontrano alla Civica Scuola di
Jazz di Milano. Daniele Gaggianesi e Sara Urban si diplomano nel medesimo corso
alla Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano. Altre, passate e presenti,
esperienze di lavoro insieme (“Romeo e Giulietta” con Daniele Gaggianesi, Cecilia
Gragnani e Sara Urban, Milano 2003; “Falene” con Daniele Gaggianesi e Sara
Urban, Milano 2008; “Break in jazz” con Marco Giongrandi, Cecilia Gragnani e
Simona Severini, Milano 2008; “Radice/Corsia degli incurabili” con Simona Severini
e Sara Urban, Milano 2009; “L’isola degli schiavi” con Cecilia Gragnani e Sara
Urban, Vigevano 2009) e una comunanza di interessi culturali, hanno portato i
componenti del gruppo ad incontrarsi in occasione della nascita del progetto “Last
blues, to be read some day”, nell’interesse di indagare le potenzialità teatrali
dell’incontro fra musica e parola, fra il blues e la letteratura pavesiana.
Lunedì 20 luglio 2009- Villa Fogliati
CASTIGLIONE TINELLA
Ore 21,30- Da questa parte del mare- Tour
Gianmaria Testa e Gabriele Mirabassi in concerto
Da questa parte del mare- Tour
GIANMARIA TESTA IN
DUO
Gianmaria Testa, chitarra e voce
Gabriele Mirabassi, clarinetto
Gianmaria Testa canta in italiano e vive in Italia. I casi della vita
hanno voluto che i suoi primi tre dischi siano stati prodotti in
Francia (Montgolfières, Extra-Muros e Lampo), ma in cinque anni si
è imposto come artista di talento: la stampa (sia francese che
italiana) è stata unanime nell' individuare in lui uno dei più
importanti cantautori italiani attuali.
Gianmaria è un cantautore profondamente popolare e raffinato al
tempo stesso, un cantautore della voce roca e vellutata che fa
della canzone nuda la sua vera forza. Testi come piccole poesie che
parlano di nebbie e di incontri, di solitudini e di colline e musiche
che evocano il tango, il jazz, la bossanova, la habanera, il valzer e
creano suggestioni calde, intense, che sanno avvolgere. Il suo
cantare immagini e sentimenti è semplice, di matrice popolare,
tradizionale, e perciò vincente, oltrepassa banali paragoni e facili
accostamenti e si deposita diretto nell’intimo di chi ascolta.
Se sono certamente importanti il successo internazionale dei primi
dischi prodotti, gli inebrianti applausi dell’Olympia, i concerti nei
grandi teatri europei e americani, sono però straordinariamente
intimi e personali i colori delle terre di Langa; è proprio di Testa
rendere musicali i tacchi di una donna che si perde lungo la
pensilina di un’anonima stazione, come le unghie incalcinate di un
muratore che muore con la sua casa costruita da solo negli occhi e
nel cuore.
Gianmaria ha già al suo attivo più di 1000 concerti in Francia (fra
cui il New Morning e l'Olympia), in Italia (in alcuni dei più prestigiosi
teatri: Teatro Regio di Torino, La Pergola di Firenze, il Valle di Roma,
il Duse di Bologna, il Comunale di Modena, il nuovo Auditorium di
Roma, il Teatro Rossigni di Pesaro, ecc.), in Belgio, in Svizzera,
Germania, Austria Portogallo, Canada e Stati Uniti.
Gianmaria Testa è da sempre molto aperto alle collaborazioni e ai
confronti e da sempre ha unito il suo nome a grandi esponenti del
jazz italiano (Enrico Rava, Paolo Fresu, Gabriele Mirabassi, Battista
Lena, ecc.), del teatro (Paolo Rossi, Marco Paolini, ecc.) o della
letteratura (come Erri De Luca).
Proprio la “mediazione” di Erri De Luca è un po’ il collante di questa
formazione con Gabriele Mirabassi, attualmente uno dei più
importanti e riconosciuti clarinettisti jazz a livello europeo e non
solo. Una formazione necessariamente intima ma molto intensa e
forte, soprattutto nei contenuti che vuole comunicare perché in ogni
occasioni si infilano tra le note e tra le parole delle canzoni i testi di
alcuni grandi poeti: il già citato De Luca (con il quale Gianmaria e
Gabriele hanno condiviso l’esperienza dello spettacolo “Chisciotte e
gli invincibili”), la poetessa bulgara Wislawa Szymborska ed altri.
Un concerto che è un dialogo fitto tra due voci, quella di Gianmaria
e quella del clarino di Gabriele.
GIANMARIA TESTA / Biografia
Gianmaria Testa è nato nel 1958 in provincia di Cuneo.
Cresciuto in una famiglia di contadini dove tutti cantavano, ha imparato a suonare la
chitarra da autodidatta e, appena appresi i primi accordi, componeva la sua prima
canzone. Dopo alcune rapide esperienze come chitarrista e cantante di gruppetti rock,
scopre la sua dimensione di strumentista solitario. Nel’93 e’94 vince il primo premio
del Festival di Recanati dedicato ai nuovi talenti della canzone d’autore. Il primo
anno viene notato da alcuni discografici entusiasti, che gli suggeriscono di
aggiungere un po’ di ritmo alle sue composizioni e di costruirsi un look malinconico
per i necessari passaggi tv. Ma, a disagio con le ciniche regole del mercato,
Gianmaria preferisce ritornare al suo mestiere di capostazione a Cuneo (argomento
sul quale non ama ricamare troppo : a suo avviso non c’è proprio nulla di strano nel
fatto che un capostazione scriva canzoni…)
La volta successiva un giornalista lo presenta ad una produttrice francese, che ascolta
e apprezza le sue canzoni registrate su demo-tape per voce e chitarra. Appena un anno
dopo, nel’ 95, con l’etichetta Label Bleu esce il primo disco di Gianmaria Testa,
Montgolfières , nel quale la sua bella voce calda e velata descrive un mondo di vento
e di memoria, di terra e di nebbia, di oggetti che volano da un cielo all’altro e di
“Donne nelle stazioni ” che se ne vanno senza voltarsi al braccio di qualcun altro. La
musica è fatta di melodie limpide che emergono da un universo ricco quanto
personale, dove il tango, la bossanova, l’habanera e il jazz stanno fianco a fianco;
eppure le sue linee sono spoglie, pure e semplici come schizzi abbozzati su un
quaderno, capaci di comunicare la bellezza nel modo più diretto.
Al disco, accolto benissimo dalla critica, fa seguito il passaggio in concerto in uno dei
club più importanti di Parigi, il New Morning, nel febbraio’ 96. Nell’occasione Testa
si rivela un artista di grande presenza, che condivide il piacere di far musica con un
gruppo di eccellenti musicisti come David Lewis (tromba), Jon Handelsman (sax,
clarinetto), i fratelli François et Louis Moutin (rispettivamente contrabbasso e
batteria), Leonardo Sanchez (chitarra), René Michel (fisarmonica, pianoforte).
Nell’ ottobre del’ 96 esce il secondo disco, Extra-Muros che inaugura la nuova
etichetta dedicata alla canzone dalla Warner Music francese, la Tôt ou Tard.
La voce sembra aver ulteriormente guadagnato in ricchezza e in profondità, mentre le
parti strumentali, a cui lavorano i compagni d’avventura del New Morning,
acquistano maggior libertà. Tra pulsanti ritmi di jazz, scoppi di fanfara, assoli di
pianoforte e silenzi improvvisi, Gianmaria Testa rinnova ancora una volta quella
sincerità e quella maniera elegante e misurata di raccontare la malinconia, la luce e il
dolore che sono la sua vera forza. Un’ulteriore conferma del suo grande talento.
Cinque mesi dopo l’uscita di Exra-Muros, Gianmaria si presenta all’Olympia
(l’ 11 febbraio 1997). E’ uno degli ultimi cantanti a esibirsi nella magica sala
parigina prima della chiusura e della successiva ricostruzione. Soprattutto, l’Olympia
rappresenta un momento fondamentale della sua giovane carriere nel giro di appena
due anni uno sconoscinto cantautore italiano si è trovato a debuttare – assolutamente
per caso – in Francia e a bruciare le tappe. Eppure tutti quelli che conoscono i suoi
primi due dischi e che l’hanno visto esibirsi dal vivo, sincero, sereno e naturale,
hanno potuto misurare la tranquillità e la sicurezza del suo passo. All’ Olympia sono
con lui la maggior parte dei musicisti di Extra-Muros: David Lewis (tromba e
flicorno), François Moutin (contrabbasso), René Michel (pianoforte e fisarmonica),
Leonardo Sanchez (chitarra), Claudio Dadone (chitarra ritmica), Jon Handelsman
(sax) e Laurent Robin (batteria).
Grazie al concerto dell’Olympia l’Italia incomincia finalmente ad accorgersi di lui; la
stampa è dapprima sorpresa, poi compatta nel salutare il nuovo talento riconoscendo
in lui una nuova grande voce della canzone d’autore.
Nei mesi successivi Gianmaria Testa ha compiuto tournée in Francia, Italia,
Portogallo e Canada: un centinaio di concerti, dai club ai grandi teatri, quasi tutti
chiusi da ovazioni a scena aperta; ma nei periodi di inattività artistica ha continuato a
lavorare alla stazione di Cuneo.
Nel febbraio del’ 99 esce il suo terzo album Lampo, realizzato in Italia e in Francia.
Il titolo allude al fulmine ma anche al flash della macchina fotografica: un istante
luminoso, giusto un istante che si imprime indelebilmente nella memoria. Quasi una
dichiarazione programmatica per un disco che racconta storie minime, i cui
protagonisti sono persone e realtà comuni che acquistano a volte contorni
sorprendenti: gli amanti di Roma, la luna, l’albero del pane, la polvere di gesso
lasciata sull’uscio di casa per rivelare le tracce di eventuali visitatori.
Ancora una volta la stampa è unanime nel definire l’album magnifico, libero e
maturo, animato da uno swing quieto e leggero, essenziale, come sospeso in una
dimensione al di fuori del tempo, tanto “lunare” quanto profondamente legato alla
terra.
Per Lampo, Gianmaria ha invitato alcuni amici musicisti a mettere la loro “firma” su
certi brani : Glenn Ferris (al trombone) in Petite Reine e Lampo, Vincent Segal (al
violoncello) in Lucia di notte e Comete”, Riccardo Tesi (organetto diatonico) e Rita
Marcotulli (pianoforte) ne Gli amanti di Roma . Il “ gruppo-base ”, diretto da David
Lewis, assicura invece la trama e il colore di fondo dell’ intera raccolta.
Per coronare il successo artistico del disco, Gianmaria decide di ripetere la felice
esperienza del New Morning, suonandovi per cinque sere dal 16 al 20 marzo. La
fine dell’anno è dedicata a una serie di concerti in Francia con un nuovo quartetto in
cui Gianmaria è fiancheggiato da René Michel (pianoforte, fisarmonica), Leonardo
Sanchez (chitarra) e Roberto Tormo (contrabbasso). Ma gli capita anche di esibirsi in
duo con Pier Mario Giovannone, un amico oltre che un virtuoso della chitarra.
Nel gennaio 2000 Gianmaria Testa ha dato vita ad una memorabile carta bianca al
Teatro Sociale di Alba con ospiti speciali quali Enrico Rava, Rita Marcotulli, Arthur
H, i fratelli Mancuso e altri e in febbraio ha registrato un tutto esaurito al Teatro
Valle di Roma col suo quartetto italiano composto da Enzo Pietropaoli al
contrabbasso, Gabriele Mirabassi ai clarinetti e Pier Mario Giovannone alla chitarra).
Nel mese di maggio 2000 ha suonato per ben 3 volte all’Olympia di Parigi (in
apertura del concerto dell’israeliana Noa) ed ancora una volta il successo è stato
pieno e travolgente.
Ad ottobre è uscito, con Elle U Multimedia, un nuovo disco di canzoni e poesie
intitolato Il valzer di un giorno che ha venduto in un solo mese 20.000 copie ed è
stato subito ristampato. Il cd rappresenta una vera scommessa per Gianmaria Testa: è
in duo, con Pier Mario Giovannone, e punta quindi più alla qualità che agli “effetti
speciali”, è il primo lavoro interamente realizzato e prodotto in Italia, ed ha scelto
infine un canale distributivo del tutto alternativo per il panorama musicale
contemporaneo come quello delle edicole. Al cd -una raccolta di alcuni suoi pezzi,
cui si aggiungono, oltre alle poesie, due inediti (Piccoli fiumi e Il valzer di un giornoè seguita una tournée nei più importanti teatri italiani (Teatro Regio a Torino, Teatro
Valle a Roma, Galleria Toledo a Napoli, Teastro Duse a Bologna, Teatro La
Pergola a Firenze, Teatro Gustavo Modena a Genova, ecc). Finalmente anche
l’Italia si è accorge di lui!
Nel frattempo (marzo 2001) Il cd Il valzer di un giorno è anche uscito in un’elegante
formato libro-disco di 24 pagine, attraverso Harmonia Mundi, in Francia, nel resto
d’Europa , Canada e Stati Uniti ed è stato presentato trionfalmente a Parigi nel corso
di due serate tutte esaurite al Café de la danse. I principali mezzi d’informazione
francesi (“Le monde” in testa che lo ha classificato tra le migliore uscite del 2001)
hanno dedicato ampio spazio sia ai concerti sia al disco.
Il 14 marzo 2001 al Teatro “Gustavo Modena” di Genova, Gianmaria Testa ha preso
parte ad una serata interamente dedicata al premio Nobel José Saramago. In
quell’occasione, insieme a Riccardo Tesi e Piero Ponzo, ha composto le musiche che
accompagnavano la lettura de Il racconto dell’isola sconosciuta.
In aprile ha realizzato tournées in Austria, Svizzera e Germania.
Moltissime le collaborazioni di Gianmaria Testa nel 2001: con Rita Marcotulli,
Paolo Fresu, Riccardo Tesi, Nada, Roberto Cipelli, ecc.
In dicembre, insieme a Enrico Rava, la Banda Osiris, Stefano Bollani, Enzo
Pietropaoli e Piero Ponzo ha dato vita ad un concerto-spettacolo dedicato a Fred
Buscaglione, Guarda che luna! Lo spettacolo è una co-produzione Produzioni
Fuorivia – Teatro Stabile di Torino ed è stato in cartellone una settimana al Teatro
Carignano di Torino per poi cominciare una tournée che si è protratta fino al 2003
(Umbria Jazz, Mantova Letteratura, Teatro Smeraldo di Milano, ecc.)
Sempre in dicembre 2001, anche in Italia, il cd Il valzer di un giorno, dopo la
distribuzione nelle edicole, è uscito nei normali negozi di dischi con
HarmoniaMundi/Ducale per far fronte alle molte richieste.
Nell’ottobre 2002 ha partecipato, per Fuorivia, a I Cosmonauti russi di Battista Lena
con alcuni grandi del jazz italiano (Rava, Mirabassi, Biondini, Gatto, ecc.), Laura
Betti e Maria Pia De Vito.
Nel settembre 2003, sempre per Fuorivia, ha preso parte insieme a Erri De Luca,
Mario Brunello, Marco Paolini e Gabriele Mirabassi, a Attraverso, presentato al
Festival della Letteratura di Mantova
In ottobre 2003 è uscito il suo 5° album, Altre Latitudini (Harmonia Mundi/Egea),
un disco di canzoni d’amore trovato o perso, caratterizzato dalla collaborazione con
musicisti importanti (Mario Brunello, Enrico Rava, Rita Marcotulli, Gabriele
Mirabassi, Luciano Biondini, Fausto Mesolella, ecc,) e dalla presenza, per la prima
volta, di una canzone in napoletano ‘Na stella, scritta per Gianmaria da Fausto
Mesolella, chitarrista degli Avion Travel. Altre Latitudini è introdotto da un testo di
presentazione di Erri De Luca.
Al disco hanno fatto seguito una presentazione di una settimana al Café de la Danse
di Parigi (tutte le sere esaurite) e oltre 60 concerti in Italia, Francia, Germania. A
gennaio, il disco ha superato le 50 mila copie in Europa e Canada.
Ad agosto 2004, Gianmaria è stato il protagonista, insieme a Paolo Rossi di
Rossintesta (Fuorivia), spettacolo sul viaggio, tra canzoni e comicità che sarà ripreso
nell’estate 2005.
A novembre 2004 ha debuttato con grande successo Chisciotte e gli invincibili,
nuovo spettacolo, tra musica e letteratura, su un testo inedito di Erri De Luca. Dopo
una tournée nell’autunno 2004, lo spettacolo sarà ripreso per la stagione teatrale
2005/06 in molte città italiane.
Alla fine di ottobre 2005 è stata distribuita in tutta Europa, Canada e Stati Uniti una
nuova versione, completamente rimasterizzata e con una nuova veste grafica,
dell’album Extra-Muros, ormai introvabile sul mercato.
Nell’autunno 2006 esce Da questa parte del mare, che vanta collaborazioni musicali
con artisti del calibro di Paolo Fresu, Bill Frisell, Greg Cohen.
A gennaio di quest’anno l’ultimo, applauditissimo, album – il primo dal vivo del
cantautore cuneese: SOLO DAL VIVO
GABRIELE MIRABASSI
clarinetto
Biografia
Gabirele Mirabassi - clarinetto
E’ uno dei massimi virtuosi odierni del clarinetto a livello internazionale.
Ha conseguito il diploma al conservatorio di Perugina in clarinetto con il massimo dei
voti e la lode. La sua formazione musicale per i primi anni ha riguardato le tecniche
esecutive peculiari della musica contemporanea, vantando collaborazioni con
"bacchette" prestigiose tra cui Gunther Schuller, John Cage, Luis Andriessen.
Parallelamente ha cominciato a lavorare professionalmente in ambito jazzistico,
attività che, a partire dall'incisione di Coloriage (1991), in duo col fisarmonicista
Richard Galliano, è diventata mano a mano sempre più consistente fino a diventare
esclusiva. In duo con Stefano Battaglia incide Fiabe, con Riccardo Zegna Piccolo
Valzer, con Sergio Assad Velho Retrato ed è protagonista del progetto musicale
Cambaluc.
Nel 2000 a "Umbria Jazz” presenta insieme a Luciano Biondini, Michel Godard e
Francesco D'Auria il progetto Lo Stortino. Lo Stortino riceve consensi di critica e di
pubblico sia in Italia che all'estero. Nel progetto si rileva una particolare attenzione
per le variegate architetture compositive che attingono soprattutto alla tradizione
popolare e alla musica colta europea e i solisti offrono interventi di alto profilo
nell'ambito di un discorso musicale fortemente suggestivo ed evocativo.
Tra i dischi successivi si segnalano 1 a 0 (Egea), lavoro incentrato sullo choro
brasiliano, e i più recenti Latakia Blend con Luciano Biondini e Michel Godard
(Enja) e l’ultimo, Fuori le mura (Egea), realizzato in duo con Luciano Biondini.
Le attuali collaborazioni con il gruppo di Rabih Abou-Khalil, la partecipazione al
progetto Castel del Monte II di Michel Godard e ai due progetti di Battista Lena
(Banda Sonora e I cosmonauti russi), il trio con Enrico Pieranunzi e Marc Johnson,
il progetto “Rugantino” di Roberto Gatto e numerose altre sono solo le ultime
attività di un artista che vanta partecipazioni nei più importanti festival in Italia e
all'estero. Recentemente ha registrato con il brasiliano Guinga, il cd Graffiando
Vento (EGEA) che è stato presentato con successo a Umbria Jazz Summer 2004
Nel 1996 vince il Top Jazz nella categoria "miglior nuovo talento".
Venerdì 24 luglio 2009- Piazza del Municipio
SERRALUNGA DI CREA
Ore 21, 30
Parliamo tanto di me
Di Cesare Zavattini con Marco Morellini
Parliamo tanto di me
di Cesare Zavattini
con Marco Morellini
Luca Zanetti (fisarmonica)
allestimento scenico Immagina - Novara
Buon dio, grazie di avermi dato il profilo greco, ma grazie soprattutto di avermi
creato umorista…
È questa la premessa che apre lo spettacolo “Parliamo tanto di me” costruito su testi
di C. Zavattini. Premessa che denuncia una consapevolezza profonda nell’ osservare
la vita ad una distanza leggera.
Parliamo tanto di me è il primo romanzo di Zavattini (opportunamente rimaneggiato
e adattato) che tratta di un vero e proprio viaggio nell’ aldilà con tanto di guida di
Alighieriana memoria. Certo non sono presenti gli alti e tormentati personaggi della
divina commedia; le sofferenze, i dubbi e rimpianti dei personaggi di Zavattini nulla
hanno a che fare con Dante, e anche la guida del nostro protagonista non è certo
Virgilio.
È insomma un universo di poveri cristi che altro non fanno se non raccontare,
relazionare, riflettere ad alta voce: parlare parlare parlare: la parola che allontana il
buio. Tuttavia, con tocco leggero e personalissimo, attraverso paradossi e situazioni
limite si narra di un viaggio nell’ oltretomba e pur sorridendo vi vengono trattati
zavattinianamente i grandi temi che assillano l’uomo: la vita, la morte, la fede, la
donna, la terra….Temi trattati con umiltà e follia da spiriti “comuni”: una divina
commedia dei poveri.
Parliamo tanto di me è dunque il corpo centrale dello spettacolo; tutt’intorno
prendono vita una serie di altri scritti e “raccontini”, che alternano momenti di grande
ilarità a riflessioni sulla guerra, la speranza, il tempo, il ricordo, la bassa…..
Le atmosfere sono molteplici: si distanziano l’una dall’altra, si rincorrono, si cercano,
diventano un tutt’uno per poi seguire le proprie strade. Atmosfere sviluppate sul
“pensare per immagini” che Zavattini possedeva nel suo dna e che si fanno “vedere”
e “vivere” da chi le ascolta.
La fisarmonica di Luca Zanetti percorre con la sua musica il lungo film dei pensieri
di Zavattini per colmare la distanza tra l’ entusiasmo e il disincanto, di sapore
indissolubilmente padano.
Sabato 25 luglio 2009- Agriturismo Gallina (in caso di maltempo Chiesa S.S.
Giacomo e Cristoforo)
SANTO STEFANO BELBO
Ore 21,30
Pessoa-Whitman- Pavese
Mariano Deidda in concerto
BIOGRAFIA
Unico nel suo genere, sei dischi dedicati alla grande letteratura e
alla poesia.
Mariano Deidda nato ad Iglesias in Sardegna,rappresenta una delle
figure più interessanti e raffinate del panorama della nuova musica
d'autore italiana. E' musicista, autore e interprete. Un'artista
davvero
particolare
fuori
dagli
schemi,non
possiede
la
televisione,usa solo strumenti acustici rifiutando suoni campionati e
il computer, scrive sul pentagramma e utilizza per le registrazioni
casalinghe un piccolo vecchio "Geloso". Un'artista che ha saputo
mettere da parte con un gesto di umiltà le sue parole, per
scegliere, preferire quelle dei grandi poeti che ha imparato ad
amare.
Nel 1998 con il produttore Vince Tempera, esce per Sony Music
"L'ERA DEI REPLICANTI" ritenuto dalla stampa specializzata disco
rivelazione dell'anno. Nello stesso anno Deidda rappresenta la
nuova canzone d'autore italiana all' EXPO MONDIALE DI LISBONA.
Nel 2000 decide di mettere in musica le parole dello scrittore
portoghese Fernando Pessoa nella traduzione di Antonio Tabucchi.
Prende forma cosi' il progetto "DEIDDA INTERPRETA PESSOA" con il
primo cd realizzato e distribuito dalla LUSOGRAM di Lisbona.
Nel 2003, sempre con la produzione di Vince Tempera, Deidda
pubblica il secondo lavoro dedicato agli scritti di Pessoa, al quale
prendono parte musicisti di fama internazionale come ENRICO
RAVA,GIANNI COSCIA e STEFANO BAGNOLI, creando una
suggestiva atmosfera con perfetto impasto jazz e musica da
camera. Il brano "Nel mio spazio interiore" interamente scritto da
Deidda dà il titolo all'intero album.
Nel 2005 il progetto prosegue con "L'INCAPACITA' DI PENSARE",
special guest il grande MIROSLAV VITOUS, contrabbassista dei
leggendari WEATHER REPORT che con la sua inconfondibile
presenza ha caratterizzato attraverso un ritmo speciale e personale
le trame sonore di questo lavoro che contiene anche due brani
scritti da Deidda "UN LIBRO PER TE” e “HO VISTO I CAPRIOLI
SULLA COLLINA".
Il 2005 vede anche l'uscita di un cofanetto contenente i primi tre cd
che Deidda ha dedicato al grande scrittore portoghese. Giudicato
uno tra gli otto migliori lavori musicali dell'anno.( LA STAMPA 20
DICEMBRE 2005). Nel 2006 Deidda è impegnato in un tour nei piu'
importanti teatri d’Europa.
In Libano a Beirut rappresenta l'Italia al "LE FESTIVAL DU POEME
CHANTE' " organizzato dall'UNESCO, dove, per la prima volta, i
versi di Fernando Pessoa vengono tradotti in lingua araba.
Nel 2007 Deidda questa volta affronta la scrittrice sarda premio
Nobel per la letteratura Grazia Deledda con un lavoro raffinatissimo
prodotto dalla PROMO MUSIC con il contributo dell' ISRE (istituto
superiore regionale etnografico della Sardegna) a cui hanno
collaborato ancora una volta musicisti importanti del panorama jazz
internazionale, a cominciare dal mitico trombettista KENNY
WHEELER e SASHA KARLIC all'oud. ll 2008 vede Deidda impegnato
in un doppio lavoro su Fernando Pessoa e Cesare Pavese. Numerosi
servizi televisivi sulle reti rai, spesso ospite del palinsesto
radiofonico proprio per questa sua capacità di dare continuità alla
tradizione italiana della nuova canzone d'autore.
Domenica 26 Luglio 2009- Barricaia Martini
COSSANO BELBO
Ore 21,30
Se potessi avere…
T.A.M. Quartet, con Luciano Alì- Drums, Massimo Celsi- Keybord and bass,
Michele Lazzarini- sassofoni
Saxofonista: Michele Lazzarini
Dal 1988 inizia numerose collaborazioni con diversi cantanti, tra cui si ricorda: il
gruppo Ornowails fusion e il Vincenzo Corino jazz quartet, Giancarlo Ferrero, Bob
Porcelli, Giorgio Faletti, Danilo Amerio, Silvana Poletti, Danilo Amerio, Farinei d’la
Brigna, Ramona Badescu, Franco Fasano, Cristina d’Avena, gruppo rythm & blues
“Labirinto”, Cerot Blues Band, Albino Montisci, quartetto di Abraham Laboriel, Eros
Ramazzotti, B-Nario, Alan Scott, Anno Domini, Sonia Bellini, Pino Donaggio,
Francesco Abate, Mauro Melis, Albino Mentisci, Don Mazzi, Fabrizio Voghera,
Gianni Paderi, Stefano Cucchi, DIVYA PRABHA, Brando, Francesco Tricarico, Feel
Good Productions, Max Ormea Ensamble. Dal 1992 ad oggi, collabora con diversi
studi di registrazioni per gingle pubblicitari: Tic Tac, ovetti Kinder, Pocket Coffee,
Aiazzone mobili, Isola del rustico, Portaerei del mobile, Giordano arredamenti,
Franco costruzioni, Marvin, Cascella mobili, ecc...
Batterista: Luciano Alì
Inizia lo studio della batteria nella prima adolescenza e ancora giovanissimo
intraprende la professione suonando in vari locali italiani, soprattutto live. Sempre nel
1980 registra la sigla televisiva del programma “TE LA DO’ IO L’AMERICA” con
Beppe Grillo presso gli studi RAI di Milano. Nel 1982 si trasferisce negli Stati Uniti
dove svolge attività concertistica (jazz e fusion) e di incisione. A New York, dove
prosegue la professione, ha modo di incontrare e conoscere importanti esponenti della
musica a livello mondiale dai quali riceve numerose manifestazioni di stima che
alimentano nuovi stimoli. Attualmente è impegnato in un tour europeo di musica
Gospel e contemporaneamente, oltre all’attività didattica, collabora con vari artisti
nell’ambito Folk, partecipando a numerosi Festival Internazionali Europei: Arles,
Segovia, Oporto, Valencia, Dénia, “Worldwide Music Expo” di Zaragoza, tra cui lo
spettacolo (sponsor l’Unione Europea) “IL VIAGGIO DI SIGERìCO”.
Pianista, bassista: MASSIMO CELSI
Massimo Celsi è un tastierista di Monchiero dotato di notevole talento (nonché di
orecchio assoluto), diplomato al conservatorio di Torino in pianoforte e direzione
corale, vanta anch'egli numerose collaborazioni con svariate formazioni locali. I brani
sono composti da Mattia Calvo ed arrangiati dal gruppo cercando di inserirsi
nell'ambito della canzone d'autore, partendo dalla forma "chitarra-voce", ed
elaborandola ora in chiave rock, ora in chiave blues, senza disdegnare le
contaminazioni più svariate (tango e altri ritmi sudamericani).
Domenica 2 Agosto 2009
SANTO STEFANO BELBO
Itinerari d’arte – Città aperta
Accoglienza a cura dell’ Ente comunale per il turismo e della Pro Loco di Santo
Stefano Belbo
Ore 21,30-Anfiteatro I Mari del Sud
Miti di stelle
Dal mito greco al sogno americano con O Thiasos
In caso di maltempo: Centro Sociale Gallo, Santo Stefano Belbo, Via Caccia 24
SCHEDA ARTISTICA
O THIASOS: “MITI DI STELLE”
Il TeatroNatura O Thiasos è nato a Roma nel 1992 e da allora ha
realizzato decine di spettacoli e laboratori in parchi e riserve
naturali in tutta Italia. Ancora oggi il suo scopo è unire il teatro con
la contemplazione e l’esperienza percettiva e sensoriale del
paesaggio, per sviluppare un legame più diretto dell’essere umano
con il suo territorio e con gli altri “esseri viventi” che lo abitano. Gli
spettacoli sono concepiti per diverse ore del giorno, in genere al
tramonto, fino all’arrivo della notte, oppure all’alba, per terminare a
giorno fatto.
Così il trascolorare della luce naturale entra a far parte della
drammaturgia, imprimendovi direttamente i suoi significati, le sue
qualità: per questo gli spettacoli non si avvalgono di luci artificiali,
palchi e amplificazioni.
Sulle possibilità di questo dialogo tra mondo umano e mondo
naturale oggi, sull’ecologia come cura dell’abitare la terra e sul
ruolo che possono avere il mito antico, l’arte, il teatro, il canto, nel
riannodare un tessuto lacerato, O Thiasos TeatroNatura s’interroga
attraverso i suoi spettacoli. Gli attori, immersi nel paesaggio,
ascoltano, toccano e dialogano con alberi e pietre. E gli spettatori,
che si trovano, anch’essi, dentro lo spazio scenico e condividono
con le attrici il variare della luce naturale, l’alzarsi in volo di uno
stormo di uccelli, il sibilo del vento tra le foglie, si ritrovano a fare
esperienza di un rapporto con uno spazio che è tutt’altro che neutro
e che interviene con tutta la potenza e la vastità proprie del vento,
dei dirupi, dei mutamenti di luce e dell’oscurità della notte.
Nel 2000 O Thiasos TeatroNatura ha ricevuto dalla Federparchi
europea-Europarc un importante riconoscimento “per il miglior
progetto d’interpretazione del territorio”.
Hanno fondato e co-dirigono il gruppo Sista Bramini e Francesca
Ferri.
“Miti di Stelle”
Racconti e canti sotto al cielo notturno
Narrazione di Sista Bramini. Accompagnamento con polifonie
tradizionali
Francesca Ferri, Camilla Dell'Agnola, Silvia Balossi.
Nel cielo stellato, spazio e tempo, letteratura e scienza, vastità e
intimità si intrecciano aprendo in noi uno sguardo, inedito quanto
antico, su alcuni spazi dell'anima.
Le costellazioni: enigmi da sciogliere, emblemi da interrogare,
configurazioni archetipiche alle quali attingere, sono sopra di noi e,
ogni notte viaggiando, si mostrano. Pianeta: da planeo, erro, a
ricordarci che l' errare è ciò che ci fa umani. E le stelle, fredde,
infinitamente distanti, punti fermi della realtà, sono anche
incandescenti e gravide di storie dove sensualità, strazio,
commozione e bellezza si compongono in forme essenziali, e
cantano:di Callisto, seguace di Diana, che vittima del desiderio di
Giove, divenne l'Orsa Maggiore;degli altri amori di Giove e
delle incredibili forme che assunse per congiungersi a Ganimede, a
Io, a Europa, a Leda... di come per sempre sedotti, siano divenuti
satelliti
del suo pianeta oppure le costellazioni del Cigno e
dell'Aquila che, allo zenit, nel Triangolo Estivo, ci sovrastano ogni
estate.
In ascolto, attraverso la notte, gli spettatori incontreranno alcuni tra
i principali miti legati al cielo notturno e alcuni tra i più bei canti
polifonici della tradizione popolare legati alla natura, alla notte.
Come da sempre si è fatto, tenendo le stelle come riferimento.
HANNO DETTO DI LORO:
«Sista Bramini, attrice e regista teatrale porta sulla scena le storie più belle della
mitologia: episodi diversi cuciti tra loro in un racconto unico»
Silvia Testa CORRIERE DELLA SERA
«Man mano che il racconto, avvincente come un racconto o un film d'avventure
arriva
al suo cuore d'ombra, le luci del tramonto calano e si entra in una notte illuminata da
fuochi
oracolari. Insomma, un gran bel teatro di narrazione e un rito laico emozionante per
gli spettatori»
Nico Garrone LA REPUBBLICA
“i movimenti ricordano quelli di un culto; Sista con i capelli sciolti, scivola alla
deriva come Ofelia, il suo collega Pietro danza nell'acqua.”
Valeska von Roques DER SPIEGEL
Martedì 4 agosto 2009- Anfiteatro i mari del sud
SANTO STEFANO BELBO- Piazza San Rocco
Ore 20,00 Cena in piazza S.Rocco a cura dell’ Ente Comunale per il Turismo
Ore 21,30 Falò sulle colline
Ore 22,00 Reve con La Salamandre
LA LUNA E I FALO’
Un rito antichissimo
I falò non sono soltanto fuochi di gioia ma anche fuochi di dolore.
Scandiscono il tempo della festa e l’eterno ritorno delle stagioni.
Venivano anche accesi in segno di lutto o per scongiurare la
minaccia della grandine e delle intemperie che avrebbero distrutto i
raccolti. Questo rito propiziatorio intendeva garantire messi
abbondanti.
Il fuoco dei falò è elemento simbolico che distrugge per far
rinascere, purifica e vivifica, esorcizza la morte.
Con le ceneri di un falò si chiude La luna e i falò, il romanzo
dell’ultimo ritorno e del definitivo congedo dal mondo dei vivi.
Le Salamandre, gruppo di attori nato in seno all’Associazione Culturale
Diecimenodieci, giocano con il fuoco fondendo una fisicità “guerriera” alla poesia
del teatro-danza, un colpo d’occhio fatto di grandi oggetti-istallazioni animati dalle
fiamme.
Sabato 22 agosto 2009- Chiesa dei S.S. Giacomo e Cristoforo
SANTO STEFANO BELBO
Ore 21, 30 Bix- Un’ipotesi leggendaria
La storia di Leon Bix Beiderbecke, il più grande musicista bianco della storia del
jazz. Un film di Pupi Avati
Bix - Un'ipotesi leggendaria
Regia: Pupi Avati
Sceneggiatura: Pupi Avati, Antonio Avati, Lino PatrunoAttori:
Bryant Weeks, Ray Edelstein, Julia Ewing, Emile Levisetti, Sally
Groth, Mark Collver, Barbara Wilder, Luccio Romano Orzari, Mark
Sovel, Matthew Buzzell, Michael T. Henderson, Debbon Ayer, Darrell
Bishop, Timothy L. Williams, Curtis N. Wollan Ruoli ed Interpreti
Fotografia: Pasquale Rachini
Montaggio: Amedeo Salfa
Musiche: Bob Wilber
Produzione: ANTONIO AVATI PER DUEA FILM,
GIANFRANCO PICCIOLI E GIORGIO LEOPARDI PER
UNION F.N., CON LA COLLABORAZIONE DI ARTISTI
ASSOCIATI, RAIUNO, STATE OF IOWA, CITY OF
DAVENPORT, IOWA FILM OFFICE
Distribuzione: ARTISTI ASSOCIATI INTERNATIONAL
(1991) - COLUMBIA TRI STAR HOME VIDEO
Paese: Italia 1991
Genere: Biografico
Durata: 111 Min
Formato: Colore PANORAMICA A COLORI
Questo film non è attualmente programmato al cinema.
amico, da quando aveva cominciato a cercare lavoro in una orchestrina, a quando è
morto a 28 anni per alcolismo. Figlio di ricchi borghesi, che volevano per lui seri studi
e lavoro sicuro e si opponevano decisamente ad una carriera di musicista, Bix, dotato di
un eccezionale talento per il jazz, alterna grandi successi nelle maggiori orchestre
(come quella di Frankie Trumbauer) a ritorni in famiglia, fra rimproveri, pentimenti e
promesse vane, oppure a periodi di cura, anche in ospedale, contro le conseguenze
dell'alcoolismo e delle eccessive fatiche, causate dagli spettacoli. Per pochi anni egli è
una star, che si esibisce trionfante da Chicago a New York, insieme ai fedeli amici Don
Murray, Joe Venuti e Hoagy Carmichael, guadagna molto denaro e frequenta ambienti
di lusso, ma distrugge rapidamente il suo fisico e il suo talento, e presto non riesce a
suonare, se prima non beve. Dopo un periodo di disintossicazione, Bix torna all'alcool,
ma si accorge di essere ormai incapace di suonare, e si riduce, senza lavoro, senza soldi
e malato, a trascinarsi in giro penosamente, senza voler incontrare né amici, né parenti.
Bix ha parlato spesso del suo desiderio d'ammogliarsi, pur avendo avuto solo vaghi
tentativi di legami o squallidi incontri mercenari. Un giorno, fattosi prestare dei soldi da
Venuti, si fa aiutare da lui a scegliere nella vetrina di un fotografo la foto di una ragazza
sconosciuta, che invia alla madre: è quella di Lisa. Pochi giorni dopo Bix muore.
Critica:
"Un grande film. Commovente, intenso, e vero anche nella sua ricostruzione. Pupi Avati
si dimostra ancora una volta, e sempre di più, uno dei nostri autori migliori". (Gian
Luigi Rondi, 'Rivista del Cinematografo', 7, 1991)."Un film raffinato e toccante, fin
troppo pudico per la sguaiataggine dei nostri tempi". (Tullio Kezich, 'Il Corriere della
Sera', 11 maggio 1991)."Il film lascia un po' a desiderare nella cornice storica, nella
crescita drammatica, nell'approfondimento psicologico. Fra le cose azzeccate c'è la
scelta degli interpreti". (Giovanni Grazzini, 'Il Messaggero', 13 maggio 1991)."L'amore
è allo stesso tempo, la qualità più profonda e il limite del film. Un film che vale la pena
di vedere anche solo per il puro piacere della sua bellissima musica. (Irene Bignardi, 'La
Repubblica', 12-13 maggio 1991)."Bix è un film tenero e coinvolgente. Molto
personale. Sotto una dolcezza stregonesca, anche sofferto". (Francesco Bolzoni,
Avvenire, 14 maggio 1991).
Venerdì 28 Agosto2009- Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo
SANTO STEFANO BELBO
Ore 18,30
Cesare Pavese and America
Presentazione del libro di Lawrence G. Smith, Massachussetts Press, 2008
Partecipa l’autore
Ore 19,30
Cronaca di un centenario
Un documentario di Andrea Icardi
Ore 21,30- Piazza Confraternita (In caso di maltempo: Chiesa dei Santi Giacomo e
Cristoforo)
Middle West e Piemonte
Yo Yo Mundi in concerto
Letture di Lella Costa
Lawrence G. Smith, saggista di New York, con l’opera Cesare Pavese and America
rende omaggio all’ intenso rapporto del celebre scrittore piemontese con la cultura e la
vita americana.
Si sofferma in particolare sugli ultimi cinque anni di vita di Pavese, compreso l’amore
fatale verso Constance Dowling, detta Connie.
Un’opera che ripercorre l’esistenza e la tragica morte del celebre poeta e scrittore nato a
S.Stefano Belbo, dove all’interno del Pavese Festival verrà presentata.
Un’ interessante viaggio nella vita di un artista che ha segnato la cultura italiana del
Novecento.
Cronaca di un centenario è un documentario del giovane regista santostefanese
Andrea Icardi, realizzato in collaborazione con la Fondazione Cesare Pavese.
Questo lavoro è nato con lo scopo di ripercorrere le tappe (e le fatiche) fondamentali,
tra cui la scorsa edizione del Pavese Festival, di un'anno particolare: quello del
Centenario della nascita di Cesare Pavese e delle celebrazioni ad esso connesse.
Inoltre, viene evidenziato l'impegno di Enti, Associazioni e persone che sono state
coinvolte nella realizzazione dei festeggiamenti per i cento anni della nascita di Pavese.
Un lavoro incessante ma doveroso per ricordare una delle più rappresentative figure
della cultura italiana del '900.
Andrea Icardi, ha già realizzato (nel 2008, dunque sempre nell'anno del Centenario) due
importanti documentari: Contadini nelle Langhe di Cesare Pavese e Cesare PaveseRitratto a cento anni dalla nascita; volti a ricordare luoghi e persone descritti nelle
opere pavesiane e legate alla sua vita.
YO-YO MUNDI
Gli Yo Yo Mundi nascono nel 1988 ad Acqui Terme (Alessandria). La
formazione è composta da Paolo Archetti Maestri (voce solista e
chitarra), Eugenio Merico (batteria), Andrea Cavalieri (basso elettrico
ed acustico), Fabio Martino (fisarmonica e campionamenti), Fabrizio
Barale
(chitarra).
Nel 1994 il gruppo pubblica il suo primo album, l’originale LA
DISERZIONE DEGLI ANIMALI DEL CIRCO, buon esempio di combat
folk italiano (il disco è dedicato alla Lega AntiVivisezione) al quale
collaborano Michael Brook e Brian Ritchie e Gordon Gano dei Violent
Femmes.
Il successivo BANDE RUMOROSE è catturato in presa diretta durante
una trasmissione televisiva (“Segnali di Fumo”, Video Music):
registrato di venerdì 17, contiene 17 tracce ed è suonato da 17
musicisti, fra i quali, oltre ai quattro Yo Yo Mundi, Giorgio Canali,
Ginevra Di Marco, Cristiano Godano, Luca Gemma. Nel 1996 esce
PERCORSI DI MUSICA SGHEMBA, realizzato artisticamente con
Giorgio Canali.
Il gruppo moltiplica le partecipazioni e le collaborazioni, i concerti, e
bisogna aspettare il 1999 per l’uscita del nuovo album,
L’IMPAZIENZA, che contiene una canzone dedicat al calciatore Gigi
Meroni e un brano che Ivano Fossati ha scritto per il gruppo, “Il sud e
il nord” (gli Yo Yo Mundi partecipano poi, l’anno dopo, alle
registrazioni
di
“La
disciplina
della
terra”
di
Fossati).
Il lavoro successivo, pubblicato nella primavera del 2001, è quasi
esclusivamente strumentale, si intitola SCIOPERO e nasce dalla
composizione di un commento sonoro per l’omonimo film del regista
russo Sergej Ejzenstejn.
E’ seguito nel 2002 da ALLA BELLEZZA DEI MARGINI, primo album
per la nuova etichetta, undici canzoni realizzate con Beppe Quirici: il
Cd è preceduto e seguito da quattro miniCd con inediti e outtakes, 15
brani
in
tutto
che
si
aggiungono
alle
11
dell’album.
Subito dopo gli Yo Yo Mundi prendono parte alle registrazioni
dell’album “Io non mi sento Italiano” di Giorgio Gaber, uscito
postumo dopo la scomparsa del cantautore. La fine dell’anno 2003 è
segnata da un progetto particolare intitolato MUSICHE PER UNA
FAVOLA: è un cd con 11 brani inediti ispirato ed allegato al libro
illustrato “Storia del Bacicalupo Innamorato” di Marco Castelnuovo.
Arrivano quindi nel 2004 il progetto 54, album realizzato con Wu
Ming che intreccia musica e narrativa, l’uscita del miniCD con 5 brani
+ libro “La casa del freddo”, e la pubblicazione in Inghilterra di
SCIOPERO.
Il 2005 si apre con un nuovo spettacolo, “La Banda Tom e altre storie
partigiane”, che diventano un Cd + DVD intitolato RESISTENZA;
segue "Yo Yo Mundi alla Guerra di Troia", sonorizzazione del film "La
caduta di Troia" di Giovanni Pastrone (1911) ma anche nuovo
spettacolo di lettura scenica con la partecipazione straordinaria degli
attori Franco Branciaroli e Federica Castellini; intanto il progetto
“Sciopero” viene rappresentato a Londra, Manchester, Edinburgo,
Dublino e il Cd viene pubblicto negli Stati Uniti.
Del 2006 sono il nuovo spettacolo: "Il Bandito della Acqui, memorie
di un soldato dimenticato" ispirato alle vicende della Divisione Acqui,
e lo spettacolo di storie e canzoni intitolato “Il Gioco del Mondo”, una
scelta di brani accompagnati da immagini e filmati per cantare e
raccontare
la
storia
d’Italia
contemporanea.
A marzo 2007 nasce una nuova sonorizzazione per "Chang: la giungla
misteriosa" (1927, USA) dei registi Ernest B. Schoedsack e Merian C.
Cooper; il cd CHANG: LA GIUNGLA MISTERIOSA che ne è la
testimonianza live di questa nuova sonorizzazione esce alla fine del
2007
(disponibile
solo
on
line,
in
tiratura
limitata).
Nell’ottobre del 2007 gli Yo Yo Mundi realizzano le musiche per lo
spettacolo teatrale “Ricordi Fuoriusciti” ispirato alla vita e alle opere
di Antonio Gramsci, Piero Gobetti, Gaetano Salvemini e i fratelli Carlo
e Nello Rosselli, un estratto delle musiche e dei testi di questo
spettacolo diventa l’album FUORIUSCITI, che esce nel marzo 2008.
Nel 2008 esce il nuovo album di canzoni ALBUM ROSSO, 16 brani
realizzati con la collaborazione di Massimo Carlotto, Patrizia
Laquidara, Alessio Lega e altri.
LELLA COSTA
Subito dopo gli studi universitari e il diploma all'Accademia dei Filodrammatici (con
tanto di medaglia d'oro), inizia a lavorare con Massimo De Rossi, per approdare, nel
1980, al suo primo monologo, scritto da Stella Leonetti: Repertorio, cioè l'orfana e il
reggicalze.
Inizia così a proporre autori contemporanei (tra cui Renzo Rosso e Mrozek), a
frequentare la radio, ad avvicinarsi al teatro-cabaret con un altro monologo di Patrizia
Balzanelli (1985). Nel marzo del 1987, debutta con il primo spettacolo di cui è anche
autrice, Adlib, cui seguirà Coincidenze.
Inevitabili, dopo il successo, le frequentazioni televisive (Ieri Goggi e domani,
Omnibus, La TV delle ragazze, Fate il vostro gioco, Ottantanonpiùottanta, Il gioco dei
nove e Maurizio Costanzo Show), e cinematografiche (Ladri di Saponette, 1989, di
Maurizio Nichetti; Visioni private, 1990, di Francesco Calogero).
Nell'ottobre del 1989 inizia una collaborazione con Cuore e Linus. Nel febbraio del
1990 è di nuovo in scena con il suo terzo monologo, Malsottile, una riflessione ironica
e poetica sulla memoria.
Nel 1992 esce La daga nel loden, raccolta di testi degli spettacoli realizzati fino ad
allora; contemporaneamente debutta con Due, prima e unica esperienza fuori dalla
preferita struttura del monologo. Nel settembre dello stesso anno inizia a tenere la
rubrica della Posta dei lettori su DireFareBaciare, il mensile edito da Smemoranda;
saltuariamente scrive per L'Unità.
Come doppiatrice televisiva ha interpretato con successo la gallina Marta nel
primissimo Lupo Alberto, poi Kim Zimmer e Rose Alaio in Sentieri, Gabriela Gili in
Innamorarsi, Janet Demay in Mai dire sì e Priscilla Barnes in Tre cuori in affitto. Come
doppiatrice cinematografica la ricordiamo ne La freccia azzurra (1996) di Enzo D'Alò.
In Terkel ha prestato la propria voce a Beatrix, la mamma di Terkel.
La cartella stampa del PAVESE FESTIVAL 2009 è stata curata dal dott. Stefano Bosca,
con la collaborazione dello staff della Fondazione Cesare Pavese.
Fondazione Cesare Pavese, Piazza Confraternita 1 Santo Stefano Belbo (CN)
Tel. 0141843730
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