viotti festival Guido Rimonda Presente e futuro Numero 3 aprile-maggio 2016 Grande musica dalla cameristica all’orchestra Per la rubrica Un caffé con... Enzo Salzano Cari amici del Viotti Festival, Quanti musicisti straordinari quest’anno! Grazie all’aiuto della nostra casa discografica abbiamo portato a Vercelli fior di artisti che si sono avvicendati sul palco del Civico fin dallo scorso novembre. Un’occasione per noi e il nostro pubblico di aprire una finestra sull’Italia, con eccellenti solisti che ci dimostrano una innegabile verità: non meritano assolutamente, come purtroppo spesso accade nel nostro esterofilo Paese, di passare, almeno a livello di immagine, in secondo piano rispetto a nomi stranieri apparentemente più altisonanti. Grazie a questi musicisti straordinari e all’incredibile sostegno da parte vostra, abbiamo Pubblicazione a cura della Camerata Ducale Redazione: Cristina Canziani, Rosalba Novella, Giorgio Seita Progetto grafico: Enrica Cavaletti Orchestra Camerata Ducale Direttore musicale: Guido Rimonda Sede operativa Via Nicola Fabrizi, 22 - 10143 Torino (Italy) www.viottifestival.it www.camerataducale.it Prenotazione on-line e telefonica: [email protected] tel. 011.755791 dal lunedì al venerdì ore 10.00 -12.00 Acquisto e ritiro biglietti: Box office Teatro Civico (via Monte di Pietà 15, Vercelli) il giorno stesso del concerto ore 19.30-21.00 Biglietti da 10 € a 25 € INFO: [email protected] vissuto tutti i concerti come una festa, con tanta gioia e interesse; noi della Camerata li ricorderemo e speriamo sia lo stesso anche per voi! Certo, è molto più facile ricordarsi la trama di un romanzo, il soggetto di un quadro o la scena di un film che non l’orchestrazione di un concerto o una sinfonia… Ma forse l’ondata di emozioni che la grande musica sa suscitare ci porta ancora più lontano! E a proposito di andare lontano… cosa aspettarsi per il prossimo anno? Ancora tanti artisti italiani, sia per la stagione orchestrale sia per quella cameristica. Ma soprattutto, ed è la miglior garanzia che possiamo offrirvi, la stessa passione e un entusiasmo sempre nuovo! Arrivederci a tutti. Con il sostegno di Cristina Canziani Direttore Artistico Media Partner nazionale Media Partner locale Seguici su www.facebook.com/CamerataDucale M A R ZO Pl’arppou ngtaemte ntt ooc aBm eer ei s tti co hoven Sabato 5 marzo 2016 h 21.00 | Teatro Civico di Vercelli Francesca Dego violino Francesca Leonardi pianoforte Brahms e i laghi alpini: libri e passeggiate, sigari e birra L. van Beethoven Sonata n. 10 per violino e pianoforte in sol maggiore Op. 96. J.Brahms Sonata n. 3 per violino e pianoforte in re minore Op. 108 K. Szymanovsky 3 Capricci di Paganini Op. 40 Johannes Brahms 1833-1897 Al centro esatto del programma predisposto delle nostre due agguerrite, colte, sensibili e fascinose Francesca & Francesca (Dego & Leonardi, ça va sans dire) per il loro succoso recital vercellese, ecco la superba Terza Sonata di Brahms: incastonata tra l’op. 96 di Beethoven e tre impervie pagine del novecentesco Szymanovsky. Tutte opere che, la sera di sabato 5 marzo, le due interpreti dalla caratura internazionale eseguiranno - ne abbiamo la certezza - regalando indimenticabili emozioni al fedele pubblico convenuto al Civico. Forti di una tecnica solidissima e un virtuosismo consolidato che, non a caso, ha da tempo consentito loro di venire arruolate nel gotha degli artisti targati Deutsche Grammophon: la prestigiosa etichetta gialla sinonimo di vertice discografico, di perfezione inarrivabile. E allora qualche cenno alla Sonata brahmsiana, più ancora alla sua gestazione. Solamente nel biennio 1878-79 il musicista amburghese ormai quarantacinquenne, dunque piuttosto tardivamente, s’era accostato per la prima volta al binomio di violino e pianoforte componendo la sua Prima Sonata per tale organico (e si tratta dell’op. 78 scritta nella quiete lacustre di Pörtschach sul Wörthersee e passata alla storia quale ‘Regen-Sonate’, Sonata della pioggia, dacché utilizza un frammento tematico tratto dal Regen-Lied op. 59 n. 3). Trascorsi alcuni anni, nel 1886 Brahms pone mano alla Seconda Sonata, e si tratta dell’op. 100. La composizione questa volta vede la luce durante la permanenza estiva nel villaggio di Hofstetten, sulla verdeggiante sponda occidentale del lago di Thun, in vista della Jungfrau (da qui il nomignolo di Thuner-Sonate). Un posto che Brahms ama molto; lasciata Vienna, come sempre in primavera, vi trascorre infatti ben tre estati consecutive (1886, 1887 e 1888) prendendo in affitto una graziosa abitazione a bordo lago; alterna il lavoro alle frequenti passeggiate e alle escursioni, spingendosi talora fino a Mürren e Kandersteg e spesso - sempre a piedi - sino a Thun dove sosta a lungo nei giardini del Casino di fronte a un buon boccale di birra, fumando i suoi soliti e pestilenziali sigari. La sua vita scorre serena ed abitudinaria: a letto presto la sera, per potersi alzare al levar del sole e godersi la natura. Settimanalmente, poi, prende il treno per recarsi a Berna e trascorrere il fine settimana presso l’abitazione dell’editore Josef Widmann, rifornendosi di libri che ripone in una grossa cartella di cuoio e restituisce la settimana seguente. In questo clima disteso, favorevole alla concentrazione, compone inoltre la Sonata op. 99 per violoncello e pianoforte e il Trio op. 101 cui si aggiunge ancora una manciata di Lieder. Se l’incantevole paesaggio lacustre che fece da cornice alla gestazione della Sonata op. 100 contribuì a inscrivere il lavoro in un clima amabile e sereno, non diversamente andarono le cose per quanto riguarda la Terza Sonata, l’op. 108 in re minore, quella appunto che ci viene proposta dal duo Dego-Leonardi. Iniziata già nel corso del 1886, viene condotta a termine anch’essa sulle rive del lago di Thun durante l’estate del 1888. A fine maggio Brahms aveva effettuato l’ormai tradizionale viaggio in Italia visitando Venezia, Bologna, Rimini, San Marino, Ancona, Spoleto e Roma, quindi Firenze, Torino e Milano. Frattanto l’ormai fitto catalogo delle sue opere s’era arricchito del Doppio concerto op. 102 per violino e violoncello e dei sublimi Zigeunerlieder op. 103. Dedicata a Hans von Bülow ed eseguita per la prima volta a Vienna il 22 dicembre 1888, riflette uno stato d’animo «serioso e solitario». La scrittura pianistica si presenta articolata. L’Allegro iniziale rivela un piglio di leggenda alternando episodi drammatici ad altri alquanto più lirici. La grandiosa coda appare di «vasto e fin austero respiro». L’Adagio dalla suadente dolcezza di natura quasi liederistica rivela toni sognanti e melanconici; il terzo tempo invece è una sorta di capriccioso, rapsodiante intermezzo dal clima fantastico. Da ultimo l’appassionato Finale (Presto agitato) dalla sovrabbondante ricchezza tematica, coronato da un epilogo all’insegna d’una spettacolare brillantezza. In assoluto uno dei più entusiasmanti finali brahmsiani. Cosa di meglio che ascoltarlo da due affiatate interpreti e ammirare l’energia e la passione che Francesca & Francesca non mancano di profondere nelle loro coinvolgenti esecuzioni? Attilio Piovano A P R ILE P r o g e t t o B e e t h o v e n - Par te 3ˆ Sabato 19 marzo 2016 h 21.00 | Teatro Civico di Vercelli Davide Cabassi pianoforte Introduzione musicologica a cura di Attilio Piovano UN ECCELLENTE PIANISTA DAL GRANDE CUORE: DAVIDE CABASSI CONCLUDE IL “PROGETTO BEETHOVEN” GUIDO RIMONDA direttore ORCHESTRA CAMERATA DUCALE L. van Beethoven Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra in si b maggiore Op.19 Concerto n. 5 per pianoforte e orchestra in sol maggiore Op.73 “Imperatore” Con Davide Cabassi si conclude il ‘Progetto Beethoven’, straordinaria novità inserita quest’anno all’interno degli appuntamenti del XVIII Viotti Festival che ha incontrato immediatamente l’approvazione del numeroso e affezionato pubblico decretandone il successo. Il 2° e il 5° Concerto per pianoforte e orchestra del grande compositore di Bonn rappresentano infatti l’alfa e l’omega delle cinque mirabili composizioni. E Davide Cabassi, musicista di fama internazionale, versatile e rigoroso, ritorna sul palco del Civico dopo 16 anni e questa volta da solista affermato. Correva l’anno 2000 e un talentuoso pianista ventiquatrenne di Milano si aggiudicava il secondo premio (primo non assegnato) del 51° Concorso Internazionale Gian Battista Viotti, proprio all’interno di una Edizione Beethoven. Riconoscimento che va a sommarsi a quelli già ricevuti e che sarà preludio di altri considerevoli risultati anche a livello internazionale. Infatti nel 2005 diventa Top-prize winner del prestigioso Concorso pianistico internazionale Van Cliburn e da lì si apriranno le porte per una accreditata carriera concertistica negli Stati Uniti senza soluzione di continuità sino a oggi. Maestro, data la sua esperienza negli USA quali sono le differenze che si riscontrano in merito all’approccio artistico e culturale? La differenza principale fra gli USA e l’Europa è l’elasticità mentale. Qui ci si lamenta che il pubblico che segue i concerti di musica classica è un pubblico datato, che ci sono pochissimi giovani. Eppure si fa poco o nulla per coinvolgerli. In America, per fare un esempio, prima dei concerti gli artisti sono invitati nelle scuole, incontri i ragazzi (anche molto piccoli) che ti accolgono con estrema curiosità di apprendere poiché i giovani sono molto meno rigidi mentalmente e l’apprendimento diventa quasi naturale. In Italia questo non avviene quasi mai. Lei a tal proposito invece sta facendo tanto. Intendo la sua encomiabile iniziativa della ‘Primavera di Baggio’, un festival multidisciplinare che oltre alla proposta musicale ha una indiscussa valenza sociale. Ce ne parla? Questa iniziativa è nata nel 2012 da una idea di mia moglie Tatiana (ndr Larionova bravissima pianista russa). Noi abitiamo in un quartiere di periferia, a Baggio appunto, immerso nel verde questo sì, ma con il nulla in fatto di attività e servizi. Per cui si è pensato di rallegrare culturalmente con degli incontri musicali quasi tra amici, con lo scopo di coinvolgere bimbi, ragazzi, adulti e anziani. E poi si è trasformata in una vera stagione concertistica a cadenza annuale (tutti i venerdì di maggio) e in un festival interdisciplinare che ha lo scopo di coinvolgere un pubblico generalmente lontano dalla musica classica. Quindi i concerti diventano una occasione di ritrovo, di socializzazione, di divertimento. Partecipano sia musicisti dai nomi affermati che giovani talenti totalmente sconosciuti. Torniamo al Concerto di sabato sera al Civico, accompagnato dalla Camerata Ducale diretta da Guido Rimonda. Interpreterà il Concerto n. 2 e il n. 5 noto con l’appellativo ‘Imperatore’. Il primo e l’ultimo Concerto per pianoforte e orchestra di Beethoven, che rappresentano due mondi molto diversi. Esatto, questi concerti stanno agli estremi. Il 2° - che in realtà è stato il primo a essere composto – segue il tracciato delle tematiche di Haydn e Mozart ma mentre l’evoluzione di quest’ultimo aderisce a un percorso fluido, mi sorprende sempre constatare che Beethoven invece elabora i suoi 5 Concerti con caratteri sì totalmente diversi, ma con strutture simili, riconoscibili. Mi affascina molto tutto ciò, come se ci si trovasse di fronte a 5 personaggi con caratteristiche diverse ma con una struttura affine. Lei cercherà di sottolineare queste differenze? Io cerco - per quanto è possibile - di staccarmi dalla tradizione dei due concerti per pianoforte e orchestra di Beethoven, che rappresentano due mondi molto diversi. Esatto, questi concerti stanno agli estremi, Anche se ovviamente non è così facile, poiché l’influenza del Conservatorio, del mondo intellettuale circostante è pregnante nella vita sin da bambini. La mia chiave di lettura non è mai interpretativa semmai la fedeltà al testo, la coerenza stilistica sono metodologie che applico costantemente: la mia scuola discende da Schnabel, quindi concentrata sul rigore e sul rispetto dei classici. Quale dei Concerti di Beethoven preferisce suonare? Non mi può chiedere questo… è come se mi chiedesse di scegliere tra mamma e papà! (ride) Comunque se proprio devo scegliere… il n. 5. Maestoso, imperioso, estremamente trascinante. Non a caso è il Concerto più famoso dei 5. A parte questo le dirò che il n. 2 rappresenta il mio esordio in pubblico. Una novità tra le mie esecuzioni. Preferisce il recital solistico o suonare accompagnato dall’orchestra? Sono un compagnone: preferisco condividere la musica con altri. Mentre il ruolo del solista per me è importante non come affermazione del proprio ego ma bensì come utilizzo del repertorio. Progetti futuri? Continuo la registrazione per Decca delle Sonate di Beethoven. Poi tornerò dopo un periodo di assenza con la Società del Quartetto a Milano alla Sala Verdi e infine ..si…lo posso dire in anteprima.. a ottobre suonerò a Berlino diretto da Omer Wellber proprio il 5° di Beethoven! Ebbene, il genio di Bonn, pianista innovativo con l’ossessione dell’espressività nel suo uso del legato, compositore eccelso, imprescindibile per ogni musicista e per la storia della musica classica tutta, ricorre molto spesso nella vita artistica di Davide Cabassi, ha un ruolo decisamente basilare. E quindi: che la forza di Beethoven sia con lei, Maestro Cabassi. Rita Francios Grande serata beethoveniana con Cabassi e la Ducale: pubblico ammaliato Entusiasmo per i Concerti n. 2 e n. 5, presentati con intelligenza dal critico Attilio Piovano. Poi le esecuzioni inappuntabili e gli applausi contraccambiati con una deliziosa Sonata di Antonio Soler. Il 2 aprile un altro grande pianista, Gianluca Cascioli. L’attesa era tanta, e le aspettative non sono state deluse. Davide Cabassi e la Camerata Ducale hanno regalato una magnifica serata di musica al pubblico accorso al Civico per ascoltare la terza parte del Progetto Beethoven del Viotti Festival, quella dedicata all’Alfa e all’Omega (come ha detto il critico Attilio Piovano nella sua esemplare presentazione) dei Concerti pianistici del compositore di Bonn: sono stati eseguiti il Secondo Concerto (in realtà il primo scritto da Beethoven) e l’ultimo, il celeberrimo “Imperatore”. L’impressione è stata quella di un solista e di un’orchestra che si conoscano da sempre, tale è stata l’assonanza anche nei dettagli dei due Concerti. Invece Cabassi e Ducale erano alla prima esperienza, anche se, in questi giorni il raffinato pianista, nonché creatore della fortunata rassegna musicale “La Primavera di Baggio” e il direttore e fondatore della Ducale Guido Rimonda hanno incominciato a intavolare un progetto di musiche per pianoforte e violino da esportare ovunque sia appezzata la presenza di uno duo che si configura sin d’ora straordinario. Tornando al Concerto di sabato, le esecuzioni dei due Concerti di Beethoven sono state molto curate e trascinanti. Cabassi ha sfoderato non solo una tecnica sopraffina, ma quell’intelligenza musicale che è evidentemente peculiare ai grandi interpreti. La Ducale l’ha assecondato come meglio non si potrebbe, ed il pubblico, alla fine, ha accomunato solista e orchestra in un interminabile applauso, contraccambiato da Cabassi con la splendida esecuzione di una Sonata del compositore spagnolo Antonio Soler. “Non seguo la tradizione interpretativa bensì cerco la fedeltà al testo e la coerenza stilistica” Enrico De Maria Si ringraziano per la gentile concessione : A P R ILE Sabato 2 aprile 2016 h 21.00 | Teatro Civico di Vercelli Gianluca Cascioli pianoforte BEETHOVEN IN & OUT UN RECITAL INTERAMENTE BeethovenIANO, CON UN INTERPRETE DI LUSSO TARGATO DEUTSCHE GRAMMOPHON L. van Beethoven Fantasia in sol minore op. 77 Sei Bagatelle op. 126 Sonata n. 29 in si bemolle maggiore op. 106 Recital che s’inaugura con la poco eseguita Fantasia op. 77, prosegue poi con la perla preziosa delle rarefatte Bagatelle op. 126 e culmina col ‘monumentum’ della Sonata op. 106: sommo capolavoro che apre la ‘serie’ delle ultime quattro Sonate, degne di stare accanto alle gigantesche e ‘trascendentali’ Variazioni su un Walzer di Diabelli. Pagina per troppo tempo reputata ingiustamente ‘minore’ e invece, a ben guardare, niente affatto trascurabile, in virtù di certi suoi burrascosi scarti armonici, taluni bruschi cambi di atmosfera e deliziose radure melodiche di disarmante linearità, la Fantasia in sol minore op. 77 vide la luce nel 1809, poi data alle stampe da Breitkopf und Härtel a Lipsia con dedica all’amico Franz von Brunswick, incuneandosi tra la coeva, ‘piccola’ Sonata op. 78 e la programmatica Sonata op. 81a detta ‘Les Adieux’ terminata nei primi mesi del 1810. Scritta in un unico getto formale e pur lontana dal pathos cupo della mozartiana Fantasia K 397, la pagina si apre con rapide scale alternate a un languoroso spunto melodico. Se la sezione Allegro ma non troppo possiede uno spiccato ‘colore’ popolaresco, il tempestoso Allegro con brio ha un che di vagamente ungherese. Di lì in poi la Fantasia, dopo istanti mozzafiato in Adagio, procede come a tastoni, con un fare rapsodiante, per sciogliersi in un amabile Allegretto dalle scorrevoli terzine in cui affiora un mix di reminiscenze. Non mancano tratti virtuosistici o vistosamente Sturmisch e qualche inattesa ‘apertura’ sull’ultimo sonatismo. Ma a suggellare il pezzo si riaffaccia una scheggia di Adagio, quindi un’icastica, scala per moto contrario: bonario gesto sonoro che, approdando a un luminoso si maggiore, ci spiazza riuscendo a strapparci un sorriso con la sua imprevista arguzia. Già solo l’elevato numero d’opus è un evidente indicatore della collocazione cronologica delle più celebri tra le cosiddette Bagatelle, vale a dire quelle dell’op. 126. Nonostante la scelta di un titolo minimalista, improntato a un certo qual understatement, come diremmo noi oggi (vale per ‘bazzecole’, inezie) e nonostante il misconoscimento dell’editore Peters, le Bagatelle s’impongono al contrario per la loro visionaria modernità: assolutamente peculiari sul piano stilistico dell’ultima maniera beethoveniana, già informate nella loro concisione a quell’estetica dell’aforistico che sarà una cifra consueta nell’incipiente Romanticismo. Ammirevoli per levigatezza formale, densità di contenuti espressivi e solidità strutturale (talora dall’elaborata complessità), pur dietro il velame di un’apparente simplicitas. Delle Sei dell’op. 126 se la prima s’impone per la delicatezza del melodizzare già quasi schumanniano, la n. 2 dal furioso attacco racchiude la gemma di cantabili che paiono preconizzare gli archi. Un lirismo di siderale bellezza domina nella terza, dagli eterei trilli, contrapponendosi ai contrasti della n. 4 dai martellati incisi. Un ritmo come di scorrevole berceuse è la cifra della penultima, mentre la sesta nell’aristocratica tonalità di mi bemolle maggiore dal ruvido attacco ci introduce poi subito, come per magia, all’intimismo di un’ambientazione già quasi Biedermeier per concludersi con un gesto di virile possanza. Ha ben ragione uno tra i più appassionati esegeti laddove osserva come «l’addio di Beethoven al pianoforte» non potesse venir pronunciato «con accenti più sommessi e, insieme, più sublimi e struggenti». E siamo alla Sonata op. 106 la cui gestazione risale al biennio 1817-19, in parallelo ai primi abbozzi della Nona e della Missa Solemnis: uno dei periodi più turbolenti della biografia di Beethoven. Alla pubblicazione provvide l’editore Artaria, corredando la monumentale pagina con l’epiteto di Grosse Sonate für das Hammerklavier. Colpisce l’intento di qualificare il lavoro per la sua vastità, più ancora la curiosa precisazione: trattarsi di opera destinata a un ‘pianoforte a martelli’. Sarà appena il caso di rammentare come egli avesse ricevuto di recente in dono dal costruttore londinese Broadwood un fiammante pianoforte dalla singolare estensione di sei ottave che contribuì se non a suggerire quanto meno a influenzare la concezione del lavoro in fieri. L’analisi, il commento e l’interpretazione estetica di tale impervia Sonata, dai quattro singolarissimi movimenti, hanno fatto scorrere fiumi di inchiostro. Lo stesso autore ebbe ad affermare: «Ecco una Sonata che darà del filo da torcere ai pianisti». In apertura un Allegro dall’incandescente esordio che poi «trascolora dall’energia comunitaria del corale al lirismo solitario», variando con caleidoscopica fantasia il materiale tematico in ebollizione: colpiscono i protratti trilli di cui si ricorderanno tardo-romantici della levatura del visionario Skrjabin. Poi ecco un conciso Scherzo arroventato al fuoco di un’incessante energia. Quindi interviene un Adagio di immense proporzioni dal lirismo solenne e «profondamente tragico» concepito all’insegna della variazione perpetua. Da ultimo, come già nell’op. 101 (e come pure sarà nella successiva op. 110) Beethoven colloca al culmine dell’edificio una possente Fuga dal ferreo rigore contrappuntistico, Fuga vertiginosa concepita in sei grandi episodi e «con alcune licenze». Così indica l’autore e tra queste vi è di certo lo schiudersi quasi improvviso di un pacato corale dalle sonorità organistiche, prima del tumultuoso epilogo di una tra le più lancinanti pagine beethoveniane, a lungo incompresa: che a Thomas Mann dettò ispirate pagine nel Doktor Faustus. Attilio Piovano Ludwig van Beethoven 1770-1827 A P R ILE Sabato 23 aprile 2016 h 21.00 | Teatro Civico di Vercelli Guido Rimonda Guido Rimonda, direttore e solista, in bilico tra Haydn, Mozart, l’immancabile Viotti, il raro Bottesini e il rarissimo Van den Broek facilmente “vendibile” presso il grande pubblico. Per intenderci, un nome come Mozart è più altisonante, esce con più facilità dalla ristretta cerchia degli intenditori e degli appassionati. Sicuramente Haydn, seppur riconosciuto a livello di importanza storica, è un compositore da valorizzare nel senso del piacere dell’incontro diretto. Una volta concluso il Progetto Viotti, con Decca stiamo pensando di dedicarci proprio ad Haydn. Non sarà subito, dunque, ma è un impegno preciso per il prossimo futuro. Nel suo recital del 23 aprile eseguirà di Mozart il Concerto K 216. Il suo preferito? Non mi sento di esprimere una preferenza, in quanto i concerti mozartiani sono tutti meravigliosi e affini al mio temperamento violinistico. Mi regalano tutti grandi soddisfazioni ed emozioni profonde. Certo, nella “carrellata” da Haydn a Viotti che proporrò a Vercelli, il K 216 s’inserisce alla perfezione: è di una tale freschezza, presenta molti tratti galanti e divertenti. L’Adagio, poi, è fantastico, molto cantabile, senz’altro uno dei miei preferiti. Pare fosse molto amato anche da Einstein... GUIDO RIMONDA direttore ORCHESTRA CAMERATA DUCALE J. Haydn Concerto per violino e orchestra Hob. VIIb:4 in sol maggiore W. A. Mozart Concerto n. 3 per violino e orchestra in sol maggiore, KV 216 G.B. Viotti Rondò dal concerto n. 25 per violino e orchestra in la minore Meditazione in preghiera Tema e variazioni Intervista a Guido Rimonda Guido Rimonda: un violino, una garanzia. Pare uno slogan partorito dai soliti esperti di marketing. In realtà è proprio così. Artista dai solidi studi e dalla tecnica infallibile, ex enfant prodige, un’attività frenetica e infaticabile [in questo periodo tra i molti impegni concertistici attende al ‘montaggio’ in contemporanea di ben tre cd per Decca n.d.r.]. Alla guida della ‘sua’ Camerata Ducale continua a mietere successi, e non solo al Civico di Vercelli, beninteso. Ad esempio di recente a Torino il suo recital Le violon noir ha fatto l’en plein quanto a consensi di pubblico e di critica. I prossimi impegni al Civico lo vedranno protagonista dapprima nella duplice veste di solista e direttore (sabato 23 aprile) con un articolato programma in bilico tra Haydn, Mozart e l’adorato Viotti (autore del quale Rimonda è profondo conoscitore oltre che strenuo propugnatore e paladino); poi il 7 maggio dirigerà l’astro del firmamento violinistico Veronika Eberle e il contrabbassista Edicson Ruiz nel non frequente Gran Duo di Bottesini e in una rarissima pagina di Van den Broek. Infine, la sera del 29 maggio, per il concerto di chiusura della stagione ancora Haydn (l’ouverture dall’opera Lo speziale), il Mozart del sublime Concerto K 595 e la celeberrima programmatica Sinfonia detta degli Addii, ovviamente di “papà” Haydn. Lo incontriamo nella sua bella casa ricca di cimeli, libri, strumenti, partiture, e ci intratteniamo a lungo. Cortese ed affabile risponde con amabile scorrevolezza alle nostre sollecitazioni. La prima domanda è pressoché scontata. Come si fa a tenere testa ad un ritmo così frenetico? E dire che accanto all’attività interpretativa Lei non si risparmia certo quanto a didattica, in Conservatorio, con masterclasses e quant’altro... Può sembrare pesante, ma a viverlo in prima persona lo è molto meno: ti sostiene la passione, il piacere di veder crescere gli allievi, il gusto per la ricerca... Maestro, come mai Haydn è così poco frequente oggi nella programmazione concertistica, e dire che fu un grande, un grandissimo... Fu un grandissimo, non c’è dubbio. È difficile dire perché sia poco eseguito: forse non è così Viotti, ovviamente non può mancare in un suo recital. Il 23 aprile Lei ha scelto di interpretare il Rondò dal Concerto n. 25 e di farlo seguire da Meditazione in preghiera. Ci dice qualcosa di questi brani? L’ultimo tempo del Concerto 25 è un perfetto esempio delle migliori doti di Viotti, in quanto riesce ad essere molto virtuosistico e innovativo dal punto di vista violinistico. In più presenta la novità dell’ottavino e del triangolo che dialogano con il violino, prerogativa che ritroveremo nel Paganini della Campanella. Le altre due composizioni, ormai conosciute e sempre richieste dal pubblico, sono molto rappresentative dello stile viottiano. La Meditazione è un Adagio di estrema, intensa cantabilità, e allo stesso tempo un saggio di tecnica violinistica: per sostenere il suono è richiesta la stessa intensità sia al tallone che alla punta dell’arco, un’innovazione che ritroviamo spesso negli Adagi di Viotti. Il Tema e variazioni ha poi una particolarità che lo rende straordinario: presenta infatti il tema della Marsigliese, della quale, secondo il manoscritto da noi ritrovato e datato 1781, sembra proprio sia Viotti l’autore. Ed ora veniamo alla serata del 7 maggio. La vera e propria chicca è la rara Sinfonia ‘La Prise de la Bastille’. Dopo Viotti... presunto autore della Marsigliese, questa è un’altra bella sfida musicale-musicologica. Uno scoop? Ce ne parla? La particolarità di questa sinfonia è il suo essere stata composta ispirandosi a temi popolari legati al periodo della Rivoluzione. Per questo mi è sembrato interessante metterla in programma. Ogni anno cerchiamo di offrire al nostro pubblico delle novità assolute, che sappiano conciliare l’aspetto musicale con quello storico e, in senso più ampio, culturale. Spesso, com’è capitato per Clementi, ci accade perciò di imbatterci in brani poco eseguiti, rari, diciamo pure praticamente sconosciuti... Anche qui sta il bello: uscire dai percorsi già tracciati. Ancora Haydn nell’appuntamento del 29 maggio. Della Sinfonia degli addii il pubblico sa tutto, le circostanze per così dire ‘sindacali’ che ne propiziarono la genesi ecc. L’eseguirete con la pantomima delle candele che si vanno via via spegnendo? Sicuramente! Non potrei nemmeno pensare di eseguirla in modo diverso. Dall’occasione che ha giustamente definito “sindacale” è venuto fuori un fascino che arricchisce ulteriormente questa splendida pagina. La eseguiremo, tuttavia, con le lucine sui leggii invece che con le candele: in teatro anche la sicurezza vuole la sua parte... In quello stesso concerto compare anche un’ouverture da un’opera di Haydn, un settore invero poco frequentato del sommo musicista austriaco. Ha per caso in programma di incidere prima o poi un suo melodramma? Non sarebbe male, per dire Il mondo della luna... Al momento non è in programma, ma mi sembra una bellissima idea. E poi ci sono così poche incisioni di opere di Haydn! In scaletta per quella sera figura di Mozart il Concerto K 595, l’ultimo composto dal salisburghese, con quel Rondò che pare prendere commiato dal mondo. Einstein diceva che sembra evocare bambini che giocano nei campi Elisi. É tra i suoi prediletti? Sì, è senza dubbio uno dei miei preferiti. Ma subito dopo averlo detto torno alla mia affermazione precedente: come potrei non amare tutti i Concerti di Mozart? Sono una collana di pietre preziose, una più splendente dell’altra. Solista sarà il cinese Julian Jia. Lei di recente ha diretto i Cinque Concerti di Beethoven con ben tre pianisti diversi, dissimili per formazione, gusti, tecnica... Come si fa ad entrare subito in Giovan Battista Viotti Progetti? A livello discografico, sono nel pieno del Progetto Viotti, al quale dedico molte energie: ne vale senz’altra la pena, perché una volta terminato sarà un unicum. Poi, sempre con Decca, Haydn: l’integrale dei concerti per violino, per pianoforte e il doppio violino pianoforte e orchestra. Per quanto riguarda i concerti, mi attendono molti appuntamenti in Italia, sia con la Camerata Ducale che in duo. Il sogno nel cassetto? Modesto magari, ma molto, molto sentito: poter finalmente vivere una stagione concertistica intera senza punti interrogativi, con quella tranquillità che ti fa guardare avanti con fiducia e con i giusti riconoscimenti per quanto riguarda l’appoggio da parte delle istituzioni. Mi pare che non sia chiedere la luna, eppure... Preferisce dirigere un violinista o un pianista? Forse un pianista, perché in questo modo idee musicali differenti dalle mie mi risultano più fa- cili da comprendere e da accettare. L’autore che vorrebbe riportare in vita. Cosa gli domanderebbe? Viotti! A parte l’emozione di trovarmelo davanti dopo una vita spesa sulle sue opere, a parte le mille domande che vorrei porgli... gli chiederei di suonarmi i Souvenir de violon: quanto mi piacerebbe sentire la sua esecuzione! Ma se avessi la macchina del tempo quante cose farei. Andrei a Venezia a sentire un concerto sacro di Vivaldi, a Cremona nella bottega di Stradivari (dal quale finirei per acquistare un intero quartetto) e per finire magari a Parigi per ascoltare dal vivo Paganini. Ci sarebbe davvero da divertirsi! Ci congediamo all’imbrunire, dopo svariate tazze di tè, molte esemplificazioni al violino, partiture compulsate, dopo che Rimonda ci ha mostrato i master dei cd in divenire, nella fase di montaggio nel suo studio stipato all’inverosimile di libri, spartiti, strumenti e partiture. Staremmo a conversare fino all’alba, ma anche le interviste devono avere un termine. Ci lasciamo con una stretta di mano. Appuntamento alle 21 di sabato 23 aprile. Al Civico di Vercelli. Con la ormai mitica Camerata Ducale, ça va sans dire. Ottavio Paolini Sabato 7 maggio 2016 h 21.00 | Teatro Civico di Vercelli Veronika Eberle violino Edicson Ruiz contrabbasso “Un’esperienza di leggerezza ineguagliabile, bellezza musicale, duttilità e maturità artistica” (Frankfurter Allgemeine Zeitung) Veronika Eberle è considerata uno dei talenti tedeschi più promettenti negli ultimi anni. Il suo eccezionale talento, l’equilibrio e la maturità della sua abilità musicale le hanno valso numerosi riconoscimenti tra i quali la Nippon Foundation, il Borletti-Buitoni Trust, il Musikleben Deutsche Stiftung (Amburgo). Tra i suoi più recenti impegni, ricordiamo i concerti con la New York Philharmonic e Alan Gilbert, con la Concertgebouw Orchestra e Heinz Holliger, con la Swedish Radio Symphony diretta da Daniel Harding, con la NHK Symphony di Tokyo, diretta da Roger Norrington e l’Aspen Festival con David Robertson. Ha ottenuto un grande successo personale a giugno 2014 con il concerto a Londra con la LSO diretta da Sir Simon Rattle. In recital, Veronika Eberle tornerà al Master Series alla Wigmore Hall di Londra con Shai Wosner, a New York (Carnegie Hall), Salisburgo (Mozarteum), Monaco di Baviera (Herkulesaal), Amsterdam (Concertgebouw), Bruxelles (Bozar), Parigi (Theatre de la Ville), Zurigo (Tonhalle) e il Festival di Lucerna. Veronika si dedica con passione anche alla musica da camera collaborando in particolare con Shai Wosner, Lars Vogt, Martin Helmchen, Marie-Elisabeth Hecker, Renaud Capuçon, Antoine Tamestit. Nel maggio 2016 parteciperà ad un grande progetto di musica da camera con Ana Prohaska. Veronika Eberle è nata nel 1988 a Donauwörth, dove ha iniziato lo studio del violino all’età di sei anni. Successivamente ha studiato presso il Conservatorio di Monaco di Baviera, con Olga Voitova. Dopo aver studiato privatamente con Christoph Poppen per un anno, ha seguito i corsi di Ana Chumachenco alla Hochschule di Monaco di Baviera. Dal suo debutto, all’età di 10 anni con i Münchener Symphoniker, ha suonato con le migliori orchestre del mondo, in particolare ricordiamo il concerto di Beethoven con i Berliner Philharmoniker, diretti da sir Simon Rattle al festival di Salisburgo del 2006. Veronika Eberle suona il violino Stradivari “Dragonetti” del 1700, per gentile concessione della Nippon Music Foundation. Nel corso degli anni, Veronika Eberle ha beneficiato del sostegno di un certo numero di prestigiose organizzazioni, tra cui la Nippon Foundation, il Borletti-Buitoni Trust (Fellowship nel 2008), l’Orpheum Stiftung zur Förderung Junger Soli- sten (Zurigo), la Deutsche Stiftung Musikleben (Amburgo) e Jürgen Ponto-Stiftung (Francoforte). Ha vinto il primo premio al Concorso Internazionale Yfrah Neaman 2003 a Magonza, ed ha avuto il premio del pubblico ai festival dello Schleswig-Holstein e e del Mecklenburg-Vorpommern Festival. è stata una New Generation Artist 2011-2013 BBC Radio 3. GUIDO RIMONDA direttore Nato a Caracas nel 1985, Edicson Ruiz ha deciso di suonare il basso quando aveva appena undici anni. Il suo primo maestro e mentore Felix Petit lo guidava attraverso i suoi studi in “El Sistema”, il venezuelano nazionale giovanile Fondazione Orchestra, fondata da José Antonio Abreu. All’età di 15, Edicson Ruiz ha vinto il primo premio al Concorso Internazionale di Indianapolis, USA. Successivamente, ha frequentato corsi con Janne Saksala, e nel 2001 è diventato il più giovane membro della Orchestra dell’Accademia della Filarmonica di Berlino, dove ha studiato con Klaus Stoll. Durante questo periodo, Edicson Ruiz ha ottenuto un ruolo presso la Filarmonica di Berlino. Edicson Ruiz è uno dei più riusciti solisti bassi del tempo presente, e il suo virtuosismo impressiona il pubblico di tutto il mondo. è ‘ospite regolare di festival come il Festival di G. Bottesini ORCHESTRA CAMERATA DUCALE Gran Duo Concertante per violino, contrabbasso e orchestra in la minore J. van den Broek Sinfonia ”La Príse de la Bastílle” (1795) M A G G IO A P R ILE sintonia con un pianista? È fondamentale chiarirsi subito reciprocamente, condividere le rispettive idee sull’interpretazione. Così si trova con più facilità un accordo, una sintonia, e tutto viene di conseguenza. Facile a dirsi, un po’ meno a farsi. Ma talvolta bastano davvero due parole o una semplice lettura della partitura. Da parte mia, cerco comunque di asseconda re sempre l’interpretazione del solista. M A G G IO Salisburgo, il Festival di Lucerna, e di Varsavia Chopin Festival, e ha eseguito concerti in grandi metropoli come New York, Berlino, Tokyo, Madrid, Zurigo e Johannesburg. Ha eseguito numerose opere scritte per lui da compositori quali Heinz Holliger, Rudolf Kelterborn, Paul Desenne, Efrain Oscher, Arturo Pantaleon, Matthias Ockert, Luis Antunes Pena, Dai Fujikura, Rudolf Kelterborn e Roland Moser. La sua attività di musica da camera lo ha portato a collaborare con Anner Bylsma, György Kurtág, Heinz Holliger, Elliot Carter, Maurice Bourgue, Klaus Thunemann, Sabine Meyer, Yuri Bashmet, Christian Tetzlaff, Thomas Zehetmair, Gidon Kremer, Lars Vogt e Jörg Widmann. Edicson Ruiz ha registrato numerosi CD con PhilHarmonie, che mettono in risalto la sua passione per la musica del XVIII secolo. Produzioni televisive internazionali portano anche testimonianza di suoi successi versatili. Gli è stato concesso il José Felix Ribas Prize nel 2002 per il suo impegno arte e nella cultura. ne posto a reagire con le impennate eroiche e le struggenti atmosfere della Ballata in sol minore op. 23, ispirata forse ai versi del Mickiewicz, in assoluto la più eseguita - non a torto - la più amata da pubblico e interpreti, insomma delle quattro la più popolare. Così come dei quattro Scherzi tuttora il più noto è quello in si bemolle minore dall’enigmatico attacco, tutto incandescenze ed infuocate atmosfere, ma anche effusioni liriche e cantabilità: in altri termini un concentrato delle più idiomatiche peculiarità chopiniane. Non basta: De Maria ha deciso di inserire altresì in scaletta una pagina del solare e sereno Mendelssohn, per chiudere infine nel Sabato 21 maggio 2016 h 21.00 | Teatro Civico di Vercelli Pietro De Maria pianoforte GUIDO RIMONDA direttore ORCHESTRA CAMERATA DUCALE F.Chopin Mazurca in fa minore op. 7 n. 3 Mazurca in do maggiore op. 24 n. 2 Mazurca in do diesis minore op. 63 n. 3 Ballata n. 1 in sol minore op. 23 Notturno in re bemolle maggiore op. 27 n. 2 Scherzo n. 2 in si bemolle minore op. 31 F. Mendelssohn-Bartholdy Fantasia op. 28 in fa diesis minore F. Schubert Wandererfantasie D 760 in do maggiore Un pianista - Pietro De Maria - dalla personalità spiccata oltre che dalla solida tecnica e dalla colta, raffinata capacità introspettiva. Un pianista che, in epoca di iper specializzazioni settoriali, anche nel mondo musicale (da cui l’inevitabile rischio di certe ‘chiusure’), al contrario si dimostra aperto alle sfide; spaziando dal solismo alla musica da camera, con un repertorio amplissimo che si estende dal Barocco di Bach al ‘900 inoltrato di Ligeti. Un pianista che ama affrontare autori, generi e stili in maniera sistematica e approfondita. E allora ecco l’integrale dei due libri del bachiano Clavicembalo ben temperato e così pure delle sublimi Variazioni Goldberg, sul duplice versante dell’esecuzione live e della registrazione su cd. Come a dire, la saggezza di consegnare all’incisione in sala di registrazione la propria visione interpretativa, non prima di averla sottoposta al vaglio di pubblico e critica in concerto. E altrettanto avviene con l’integrale delle opere del sommo Chopin. Di cui il recital vercellese del 21 maggio è una sorta di esemplare e succulenta campionatura antologica. E dun- que c’è spazio per il côté per così dire ‘salottiero’ delle Mazurke, in realtà fecondo corpus di pagine ispirate al folklore autenticamente polacco: rivestite di un’eleganza di matrice per lo più francese, ma con quel retrogusto di spleen che di Chopin - esule per antonomasia, costantemente proteso nella dimensione della nostalgia per la patria lontana - è la più sincera e inconfondibile firma. Un Notturno, poi, il celeberrimo n. 2 dall’op. 27 in re bemolle maggiore, vie- Fryderyk Chopin 1810-1849 segno della schubertiana Wandererfantasie, pagina dagli assunti ciclici, con quel tema inconfondibile, assertivo e baldanzoso all’esordio, che del Romanticismo è un vero manifesto, non meno del celeberrimo dipinto di Caspar David Friederich Il viandante sul mare di nebbia: emblematica trasposizione sonora dell’irrequieta figura del Viandante, per l’appunto. Simbolica visione dell’inquietudine umana che solo l’arte (e la filosofia) hanno saputo penetrare con tale profondità ed efficacia. P. A. M A G G IO Domenica 29 maggio 2016 h 21.00 | Teatro Civico di Vercelli Julian Jia pianoforte l’ ideale punto di incontro tra il Viotti festival “classico” e il ducale.lab GUIDO RIMONDA direttore ORCHESTRA CAMERATA DUCALE Il concerto del ventiquattrenne Julian Jia, astro nascente della musica mondiale, è quest’anno ideale portabandiera della nutrita schiera di giovani che compongono il cartellone. Zhi Chao Julian Jia, nato il 19 dicembre 1991 in Cina, ha iniziato a prendere lezioni di musica all’età di sei anni. All’età di 12 anni ha ini- ziato a studiare con Barbara Szczepanska alla Robert-Schumann Music College a Düsseldorf e a 16 anni è stato ammesso nella classe di pianoforte di Arie Vardi presso l’Università di Musica, Teatro e media di Hannover. Julian Jia ha ricevuto numerosi premi nel corso della sua carriera: ha vinto il primo premio e il premio „talento speciale“ al Concorso Pianistico Nazionale di Macao del 2001, il primo premio al Concorso Asian Music in Cina Guang Zhou 2003, il secondo premio e il premio speciale per la migliore interpretazione Liszt al Concorso Internazionale Franz Liszt Piano Competition a Weimar del 2005, terzo premio e il Premio Stampa al Concorso Pianistico Internazionale per Giovani Musicisti a Enschede 2006, il primo premio, il premio speciale Haydn e il premio speciale EMCY al Concorso Internazionale per Giovani Pianisti a Ettlingen 2008, semifinalista al Leeds Piano Competition nel 2009, terzo premio al Frédéric Chopin Piano Competition di Colonia nel 2010 e finalista al Clara Haskil International Piano Music Competition nel 2011. Primo premio, premio della Critica, premio del Pubblico alla trentesima Edizione del Concorso Pianistico Internazionale Alessandro Casagrande nel 2014. Julian Jia è esibito come solista, musicista da camera e con orchestre sinfoniche in Germania, Francia, Spagna, Italia, Polonia, Belgio, Paesi Bassi, Svizzera, Regno Unito e Cina. Si è esibito in vari festival musicali come Klavier-Festival Ruhr, International Chopin Music Festival di Varsavia, il Beethoven Music-Festival di Bonn, il Mozart Music-Festival di Dortmund, Festspielen Mecklenburg-Vorpommern Music-Festival, Schleswig-Holstein Music-Festival, Le Festival Piano Passion a Saint-Etienne e il Montreux-Vevey international Festival. Ha registrato concerti live per emittenti radiofoniche e televisive. J.Haydn Ouverture dall’Opera “Lo speziale” Hob la:10 W.A.Mozart Concerto n. 27 per pianoforte e orchestra in si b maggiore, KV 595 J.Haydn Sinfonia n.45 in do diesis minore Hob:I 45 “Gli addii” Quella volta che... Haydn figura poco nella vita concertistica. Ed è un peccato davvero, perché almeno un terzo delle sue oltre cento Sinfonie dai nomignoli arguti (L’orso, La pendola, Il miracolo, Il distratto, La gallina) è un capolavoro assoluto. La più celebre? È forse la Sinfonia n. 45 detta “degli addii” e composta nel 1772. Eppure c’è sempre in sala qualcuno ignaro. Accadde così anche quella volta. S’era all’ultimo tempo, quello della pantomima architettata dal compositore per reclamare le ferie: ad uso degli orchestrali al servizio del munifico e colto Nikolaus Esterházy. Quasi bonaria protesta “dei lavoratori” ante litteram, ma con humour e ineffabile charme. E dire che la Sinfonia, nell’inconsueta tonalità di fa diesis minore è ricca di pathos, di tensione drammatica e possiede un “colore” già quasi pre romantico, molto Sturm und Drang. Un’anziana signora - dopo l’Allegro iniziale, virile e nobile, dopo il delicato Adagio dal clima notturno, velato di nostalgia, dopo il grazioso Menuetto e al termine dell’irrequieto Presto - s’accorse che un contrabbassista lasciava il palco guadagnando l’uscita di soppiatto, in punta di piedi. Pensò a un’esigenza fisiologica. Poco dopo la faccenda si ripete e ad andarsene sono in parecchi. E tutti in modo soft, con gran discrezione. La madama, come si dice in ambito sabaudo, ovvero la sciura come dicono a Milan, deve aver pensato a una dissenteria corale, un’intossicazione alimentare. «Chissà cosa gli è toccato mangiare in mensa, poverini, forse precotti, forse cibi scongelati...». E dire che dopo la prima defezione aveva inWolfgang Amadeus Mozart dagato i vicini con lo sguardo: impassibili e 1756-1791 inespressivi. Da ultimo anche il direttore aveva lasciato il podio. Avrà consumato lo stesso pasto, vittima dello stesso incidente, e già lo si immaginava riverso in bagno. Erano rimasti in pochi: un quartetto, un trio e infine un duo. La signora era sconcertata. Sussurrò alla vicina con apprensione ormai irrefrenabile: «Ha visto? Se ne vanno via tutti!» E lo disse come fanno gli anziani che credono di bisbigliare e li si sente a distanza di tre file. La zittirono in parecchi, nei paraggi, e la musica stava per estinguersi in un soffio. Gli applausi in un baleno ne risucchiarono la costernazione. Ora il pubblico è informato, legge i booklet dei cd, ascolta RadioTreSuite, vede Sky, naviga sul web, twitta in continuazione (anche in sala da concerto) condivide su facebook qualsiasi sciocchezza... Ad ogni buon conto, ogni volta che la Sinfonia ”degli addii” si riaffaccia alla ribalta, all’ultimo movimento vien voglia di staccare gli occhi dal direttore. È troppo divertente cercare in sala la mosca bianca, il neofita. Insomma: quell’unico che ancora “non sa”. Certo, occorre farlo con nonchalance e al tempo stesso con un pizzico di perfidia e di sardonica cattiveria. Ed è un un gioco irresistibile studiarne le reazioni e godersi lo spettacolo. Salvo poi far finta di nulla e unirsi agli applausi con serioso cipiglio, dissimulando dietro uno sguardo impenetrabile l’ilarità incontenibile di chi ha compiuto un’innocua marachella. L’audiofilo birichino GIUGNO Un caffè con... Ducale.LAb Enzo Salzano 1° viola Al Museo Leone gli appuntamenti dedicati alle giovani promesse Fin dalla sua fondazione l’Associazione Camerata Ducale ha sempre avuto un occhio di riguardo per la divulgazione musicale rivolta ai giovani, attraverso iniziative mirate alla crescita del pubblico, al coinvolgimento educativo dei ragazzi e formativo/professionale riservata ai musicisti emergenti. Dopo il grande successo ottenuto nella prima edizione si riprende la serie di concerti DUCALE.LAb, riservati ai giovani solisti selezionati e premiati dall’omonimo concorso: interpreti neodiplomati, selezionati tramite il bando realizzato in collaborazione con i direttori dei migliori Conservatori piemontesi. Si ripropone così, perfezionandola, una formula che da un lato consente di avvicinare il pubblico alle giovani promesse della musica italiana, dall’altro permette di scoprire o riscoprire un luogo storico come il Museo Leone attraverso la piacevole formula del concerto-aperitivo. Al termine dei 5 concerti, il pubblico potrà incontrare i giovani artisti e successivamente esprimere i propri giudizi tramite un questionario. Tutti gli appuntamenti termineranno con un aperitivo compreso nel biglietto d’ingresso. affatto, d’altronde l’immagine di noi stessi che gli altri percepiscono spesso è molto distante da ciò che crediamo di essere. Durante gli esami in conservatorio ricordo i miei compagni che invidiavano la mia apparente tranquillità mentre dentro di me ero letteralmente terrorizzato. In orchestra sei apprezzato anche per il tuo senso dell’umorismo. Cosa pensi di tutte le battute sui violisti come te? CALENDARIO ■ Venerdì 03.06.2016 - h 18.00 Vincitori del concorso - Conservatorio di Torino ■ Venerdì 10.06.2016 - h 18.00 Vincitori del concorso - Conservatorio di Novara ■ Venerdì 17.06.2016 - h 18.00 Vincitori del concorso - Conservatorio di Alessandria ■ Venerdì 24.06.2016 - h 18.00 Vincitori del concorso - Conservatorio di Cuneo ■ Giovedì 30.06.2016 – h 18.00 Vincitori del concorso - Scuola Vallotti Andiamo subito sul personale: dimostri meno della tua vera età oppure con la Camerata Ducale hai iniziato praticamente da bambino? Direi che sul fatto che io dimostri meno della mia età in molti sono concordi ma cominciamo col dire che Mozart, ovvero uno degli autori col quale più spesso ci confrontiamo, alla mia età era già morto così come molti dei compositori più celebri della storia (Schubert, Bellini, Pergolesi, etc...). Dunque non mi sento così giovane così come non mi sentivo un bambino quando nel 1998 ho iniziato l’avventura con la Camerata Ducale, anche se musicalmente certamente lo ero! Durante i concerti sei sempre molto serio: carattere o grande professionalità? Appaio molto serio ma in realtà non lo sono Alle battute sui violisti ho ovviato conseguendo nel 2000 il diploma di violino, arma che attualmente uso come deterrente contro i malintenzionati che osano ancora deridere una categoria che invece in molti ambiti ha di gran lunga superato in simpatia (e alle volte anche in preparazione) quella dei più blasonati violinisti. In ogni caso nei viaggi tra Torino (dove vivo) e Vercelli preferisco in genere la compagnia dei contrabbassisti per non correre rischi di sentirmi inferiore... (la risposta a questo temo la troverete nell’intervista con il mio compagno di viaggi). Cosa c’è per te oltre alla musica? Oltre alla musica per me è essenziale trovare uno sfogo fisico che compensi l’immaterialità di quest’arte eterea. Non credo di essere mai stato nella vita più di una settimana senza praticare uno sport. Quello col quale continuo a cimentarmi è il ciclismo nel quale mi ritengo un buon amatore con i miei 7/8000 km in un anno e discreti tempi in salita. Se tra chi legge c’è qualche appassionato che vuole fare un giro in compagnia più che un caffè che in genere non bevo (cosa vista con sospetto dai colleghi caffeinomani) posso offrire una barretta energetica e la mia compagnia su qualche salita. Associazione Camerata Ducale Tel. +39 011 755791 biglietteria@viottifestival www.viottifestival.it www.camerataducale.it www.facebook.com/CamerataDucale