E` uscito il numero di aprile-maggio della rivista

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viotti festival
Guido Rimonda
Presente e futuro
Numero 3
aprile-maggio 2016
Grande musica
dalla cameristica
all’orchestra
Per la rubrica Un caffé con...
Enzo Salzano
Cari amici del Viotti Festival,
Quanti musicisti straordinari quest’anno! Grazie all’aiuto della nostra casa discografica
abbiamo portato a Vercelli fior di artisti che si sono avvicendati sul palco del Civico
fin dallo scorso novembre.
Un’occasione per noi e il nostro pubblico di aprire una finestra sull’Italia, con eccellenti
solisti che ci dimostrano una innegabile verità: non meritano assolutamente, come
purtroppo spesso accade nel nostro esterofilo Paese, di passare, almeno a livello
di immagine, in secondo piano rispetto a nomi stranieri apparentemente più altisonanti.
Grazie a questi musicisti straordinari e all’incredibile sostegno da parte vostra, abbiamo
Pubblicazione a cura della Camerata Ducale
Redazione: Cristina Canziani, Rosalba Novella,
Giorgio Seita
Progetto grafico: Enrica Cavaletti
Orchestra Camerata Ducale
Direttore musicale: Guido Rimonda
Sede operativa
Via Nicola Fabrizi, 22 - 10143 Torino (Italy)
www.viottifestival.it
www.camerataducale.it
Prenotazione on-line e telefonica:
[email protected]
tel. 011.755791 dal lunedì
al venerdì ore 10.00 -12.00
Acquisto e ritiro biglietti:
Box office Teatro Civico
(via Monte di Pietà 15, Vercelli)
il giorno stesso del concerto
ore 19.30-21.00
Biglietti da 10 € a 25 €
INFO:
[email protected]
vissuto tutti i concerti come una festa, con tanta gioia e interesse; noi della Camerata
li ricorderemo e speriamo sia lo stesso anche per voi!
Certo, è molto più facile ricordarsi la trama di un romanzo, il soggetto di un quadro
o la scena di un film che non l’orchestrazione di un concerto o una sinfonia… Ma forse
l’ondata di emozioni che la grande musica sa suscitare ci porta ancora più lontano!
E a proposito di andare lontano… cosa aspettarsi per il prossimo anno? Ancora tanti
artisti italiani, sia per la stagione orchestrale sia per quella cameristica.
Ma soprattutto, ed è la miglior garanzia che possiamo offrirvi, la stessa passione
e un entusiasmo sempre nuovo! Arrivederci a tutti.
Con il sostegno di
Cristina Canziani
Direttore Artistico
Media Partner nazionale
Media Partner locale
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M A R ZO
Pl’arppou ngtaemte ntt ooc aBm eer ei s tti co
hoven
Sabato 5 marzo 2016 h 21.00 | Teatro Civico di Vercelli
Francesca Dego violino
Francesca Leonardi pianoforte
Brahms
e i laghi alpini:
libri e
passeggiate,
sigari e birra
L. van Beethoven
Sonata n. 10
per violino e pianoforte
in sol maggiore
Op. 96.
J.Brahms
Sonata n. 3 per violino e
pianoforte in re minore
Op. 108
K. Szymanovsky
3 Capricci di Paganini
Op. 40
Johannes Brahms
1833-1897
Al centro esatto del programma predisposto delle nostre due
agguerrite, colte, sensibili e fascinose Francesca & Francesca
(Dego & Leonardi, ça va sans
dire) per il loro succoso recital
vercellese, ecco la superba Terza
Sonata di Brahms: incastonata
tra l’op. 96 di Beethoven e tre impervie pagine del novecentesco
Szymanovsky. Tutte opere che,
la sera di sabato 5 marzo, le due
interpreti dalla caratura internazionale eseguiranno - ne abbiamo
la certezza - regalando indimenticabili emozioni al fedele pubblico
convenuto al Civico.
Forti di una tecnica solidissima e un virtuosismo consolidato che, non a caso, ha da tempo
consentito loro di venire arruolate nel gotha
degli artisti targati Deutsche Grammophon: la
prestigiosa etichetta gialla sinonimo di vertice
discografico, di perfezione inarrivabile.
E allora qualche cenno alla Sonata brahmsiana, più ancora alla sua gestazione. Solamente
nel biennio 1878-79 il musicista amburghese
ormai quarantacinquenne, dunque piuttosto
tardivamente, s’era accostato per la prima volta al binomio di violino e pianoforte componendo la sua Prima Sonata per tale organico (e si
tratta dell’op. 78 scritta nella quiete lacustre di
Pörtschach sul Wörthersee e passata alla storia
quale ‘Regen-Sonate’, Sonata della pioggia, dacché utilizza un frammento tematico tratto dal
Regen-Lied op. 59 n. 3).
Trascorsi alcuni anni, nel 1886 Brahms pone
mano alla Seconda Sonata, e si tratta dell’op.
100. La composizione questa volta vede la luce
durante la permanenza estiva nel villaggio di
Hofstetten, sulla verdeggiante sponda occidentale del lago di Thun, in vista della Jungfrau
(da qui il nomignolo di Thuner-Sonate). Un
posto che Brahms ama molto; lasciata Vienna,
come sempre in primavera, vi trascorre infatti
ben tre estati consecutive (1886, 1887 e 1888)
prendendo in affitto una graziosa abitazione a
bordo lago; alterna il lavoro alle frequenti passeggiate e alle escursioni, spingendosi talora
fino a Mürren e Kandersteg e spesso - sempre a
piedi - sino a Thun dove sosta a lungo nei giardini del Casino di fronte a un buon boccale di
birra, fumando i suoi soliti e pestilenziali sigari.
La sua vita scorre serena ed abitudinaria: a letto presto la sera, per potersi alzare al levar del
sole e godersi la natura. Settimanalmente, poi,
prende il treno per recarsi a Berna e trascorrere
il fine settimana presso l’abitazione dell’editore
Josef Widmann, rifornendosi di libri che ripone in una grossa cartella di cuoio e restituisce la
settimana seguente.
In questo clima disteso, favorevole alla concentrazione, compone inoltre la Sonata op. 99 per
violoncello e pianoforte e il Trio op. 101 cui si
aggiunge ancora una manciata di Lieder. Se l’incantevole paesaggio lacustre che fece da cornice
alla gestazione della Sonata op. 100 contribuì a
inscrivere il lavoro in un clima amabile e sereno,
non diversamente andarono le cose per quanto
riguarda la Terza Sonata, l’op. 108 in re minore,
quella appunto che ci viene proposta dal duo
Dego-Leonardi. Iniziata già nel corso del 1886,
viene condotta a termine anch’essa sulle rive del
lago di Thun durante l’estate del 1888. A fine
maggio Brahms aveva effettuato l’ormai tradizionale viaggio in Italia visitando Venezia, Bologna,
Rimini, San Marino, Ancona, Spoleto e Roma,
quindi Firenze, Torino e Milano.
Frattanto l’ormai fitto catalogo delle sue opere
s’era arricchito del Doppio concerto op. 102 per
violino e violoncello e dei sublimi Zigeunerlieder
op. 103.
Dedicata a Hans von Bülow ed eseguita per la
prima volta a Vienna il 22 dicembre 1888, riflette uno stato d’animo «serioso e solitario». La
scrittura pianistica si presenta articolata. L’Allegro
iniziale rivela un piglio di leggenda alternando
episodi drammatici ad altri alquanto più lirici.
La grandiosa coda appare di «vasto e fin austero respiro». L’Adagio dalla suadente dolcezza di
natura quasi liederistica rivela toni sognanti e
melanconici; il terzo tempo invece è una sorta
di capriccioso, rapsodiante intermezzo dal clima fantastico. Da ultimo l’appassionato Finale
(Presto agitato) dalla sovrabbondante ricchezza
tematica, coronato da un epilogo all’insegna
d’una spettacolare brillantezza. In assoluto uno
dei più entusiasmanti finali brahmsiani.
Cosa di meglio che ascoltarlo da due affiatate
interpreti e ammirare l’energia e la passione che
Francesca & Francesca non mancano di profondere nelle loro coinvolgenti esecuzioni?
Attilio Piovano
A P R ILE
P r o g e t t o B e e t h o v e n - Par te 3ˆ
Sabato 19 marzo 2016 h 21.00 | Teatro Civico di Vercelli
Davide Cabassi pianoforte
Introduzione musicologica a cura di Attilio Piovano
UN ECCELLENTE
PIANISTA DAL
GRANDE CUORE:
DAVIDE CABASSI
CONCLUDE
IL “PROGETTO
BEETHOVEN”
GUIDO RIMONDA
direttore
ORCHESTRA
CAMERATA DUCALE
L. van Beethoven
Concerto n. 2 per
pianoforte e orchestra
in si b maggiore Op.19
Concerto n. 5 per
pianoforte e orchestra
in sol maggiore Op.73
“Imperatore”
Con Davide Cabassi si conclude il ‘Progetto
Beethoven’, straordinaria novità inserita
quest’anno all’interno degli appuntamenti del
XVIII Viotti Festival che ha incontrato immediatamente l’approvazione del numeroso e affezionato pubblico decretandone il successo. Il 2° e il
5° Concerto per pianoforte e orchestra del grande
compositore di Bonn rappresentano infatti l’alfa
e l’omega delle cinque mirabili composizioni. E
Davide Cabassi, musicista di fama internazionale, versatile e rigoroso, ritorna sul palco del
Civico dopo 16 anni e questa volta da solista
affermato. Correva l’anno 2000 e un talentuoso
pianista ventiquatrenne di Milano si aggiudicava il secondo premio (primo non assegnato) del
51° Concorso Internazionale Gian Battista Viotti,
proprio all’interno di una Edizione Beethoven.
Riconoscimento che va a sommarsi a quelli già
ricevuti e che sarà preludio di altri considerevoli
risultati anche a livello internazionale. Infatti nel
2005 diventa Top-prize winner del prestigioso
Concorso pianistico internazionale Van Cliburn
e da lì si apriranno le porte per una accreditata
carriera concertistica negli Stati Uniti senza soluzione di continuità sino a oggi.
Maestro, data la sua esperienza negli USA
quali sono le differenze che si riscontrano in
merito all’approccio artistico e culturale?
La differenza principale fra gli USA e l’Europa è
l’elasticità mentale. Qui ci si lamenta che il pubblico che segue i concerti di musica classica è un
pubblico datato, che ci sono pochissimi giovani.
Eppure si fa poco o nulla per coinvolgerli. In
America, per fare un esempio, prima dei concerti gli artisti sono invitati nelle scuole, incontri
i ragazzi (anche molto piccoli) che ti accolgono con estrema curiosità di apprendere poiché i
giovani sono molto meno rigidi mentalmente e
l’apprendimento diventa quasi naturale. In Italia
questo non avviene quasi mai.
Lei a tal proposito invece sta facendo tanto. Intendo la sua encomiabile iniziativa della ‘Primavera di Baggio’, un festival multidisciplinare
che oltre alla proposta musicale ha una indiscussa valenza sociale. Ce ne parla?
Questa iniziativa è nata nel 2012 da una idea
di mia moglie Tatiana (ndr Larionova bravissima pianista russa). Noi abitiamo in un quartiere di periferia, a Baggio appunto, immerso nel
verde questo sì, ma con il nulla in fatto di attività e servizi. Per cui si è pensato di rallegrare
culturalmente con degli incontri musicali quasi tra amici, con lo scopo di coinvolgere bimbi,
ragazzi, adulti e anziani. E poi si è trasformata
in una vera stagione concertistica a cadenza annuale (tutti i venerdì di maggio) e in un festival
interdisciplinare che ha lo scopo di coinvolgere
un pubblico generalmente lontano dalla musica
classica. Quindi i concerti diventano una occasione di ritrovo, di socializzazione, di divertimento. Partecipano sia musicisti dai nomi affermati che giovani talenti totalmente sconosciuti.
Torniamo al Concerto di sabato sera al Civico,
accompagnato dalla Camerata Ducale diretta
da Guido Rimonda. Interpreterà il Concerto n.
2 e il n. 5 noto con l’appellativo ‘Imperatore’.
Il primo e l’ultimo Concerto
per pianoforte e orchestra
di Beethoven, che rappresentano due mondi molto
diversi.
Esatto, questi concerti stanno agli estremi. Il 2° - che
in realtà è stato il primo a
essere composto – segue il
tracciato delle tematiche di
Haydn e Mozart ma mentre
l’evoluzione di quest’ultimo
aderisce a un percorso fluido, mi sorprende sempre
constatare che Beethoven
invece elabora i suoi 5 Concerti con caratteri sì totalmente diversi, ma con strutture simili, riconoscibili. Mi
affascina molto tutto ciò,
come se ci si trovasse di fronte a 5 personaggi
con caratteristiche diverse ma con una struttura
affine.
Lei cercherà di sottolineare queste differenze?
Io cerco - per quanto è possibile - di staccarmi
dalla tradizione dei due concerti per pianoforte e orchestra di Beethoven, che rappresentano
due mondi molto diversi. Esatto, questi concerti
stanno agli estremi, Anche se ovviamente non è
così facile, poiché l’influenza del Conservatorio,
del mondo intellettuale circostante è pregnante
nella vita sin da bambini. La mia chiave di lettura non è mai interpretativa semmai la fedeltà al
testo, la coerenza stilistica sono metodologie che
applico costantemente: la mia scuola discende
da Schnabel, quindi concentrata sul rigore e sul
rispetto dei classici.
Quale dei Concerti di Beethoven preferisce
suonare?
Non mi può chiedere questo… è come se mi
chiedesse di scegliere tra mamma e papà! (ride)
Comunque se proprio devo scegliere… il n. 5.
Maestoso, imperioso, estremamente trascinante. Non a caso è il Concerto più famoso dei 5.
A parte questo le dirò che il n. 2 rappresenta il
mio esordio in pubblico. Una novità tra le mie
esecuzioni.
Preferisce il recital solistico o suonare accompagnato dall’orchestra?
Sono un compagnone: preferisco condividere
la musica con altri. Mentre il ruolo del solista
per me è importante non come affermazione del
proprio ego ma bensì come utilizzo del repertorio.
Progetti futuri?
Continuo la registrazione per Decca delle Sonate di Beethoven. Poi tornerò dopo un periodo
di assenza con la Società del Quartetto a Milano alla Sala Verdi e infine ..si…lo posso dire in
anteprima.. a ottobre suonerò a Berlino diretto
da Omer Wellber proprio il 5° di Beethoven!
Ebbene, il genio di Bonn, pianista innovativo
con l’ossessione dell’espressività nel suo uso del
legato, compositore eccelso, imprescindibile per
ogni musicista e per la storia della musica classica tutta, ricorre molto spesso nella vita artistica
di Davide Cabassi, ha un ruolo decisamente basilare. E quindi: che la forza di Beethoven sia con
lei, Maestro Cabassi.
Rita Francios
Grande serata beethoveniana
con Cabassi e la Ducale:
pubblico ammaliato
Entusiasmo per i Concerti n. 2 e n. 5, presentati
con intelligenza dal critico Attilio Piovano. Poi le
esecuzioni inappuntabili e gli applausi contraccambiati con una deliziosa Sonata di Antonio
Soler. Il 2 aprile un altro grande pianista, Gianluca Cascioli.
L’attesa era tanta, e le aspettative non sono state deluse. Davide Cabassi e la Camerata Ducale
hanno regalato una magnifica serata di musica al
pubblico accorso al Civico per ascoltare la terza
parte del Progetto Beethoven del Viotti Festival,
quella dedicata all’Alfa e all’Omega (come ha
detto il critico Attilio Piovano nella sua esemplare presentazione) dei Concerti pianistici del
compositore di Bonn: sono stati eseguiti il Secondo Concerto (in realtà il primo scritto da Beethoven) e l’ultimo, il celeberrimo “Imperatore”.
L’impressione è stata quella di un solista e di
un’orchestra che si conoscano da sempre, tale è
stata l’assonanza anche nei dettagli dei due Concerti. Invece Cabassi e Ducale erano alla prima
esperienza, anche se, in questi giorni il raffinato
pianista, nonché creatore della fortunata rassegna musicale “La Primavera di Baggio” e il direttore e fondatore della Ducale Guido Rimonda
hanno incominciato a intavolare un progetto di
musiche per pianoforte e violino da esportare
ovunque sia appezzata la presenza di uno duo
che si configura sin d’ora straordinario. Tornando al Concerto di sabato, le esecuzioni dei due
Concerti di Beethoven sono state molto curate
e trascinanti. Cabassi ha sfoderato non solo una
tecnica sopraffina, ma quell’intelligenza musicale che è evidentemente peculiare ai grandi
interpreti. La Ducale l’ha assecondato come meglio non si potrebbe, ed il pubblico, alla fine,
ha accomunato solista e orchestra in un interminabile applauso, contraccambiato da Cabassi
con la splendida esecuzione di una Sonata del
compositore spagnolo Antonio Soler.
“Non seguo
la tradizione
interpretativa
bensì cerco
la fedeltà
al testo e la
coerenza
stilistica”
Enrico De Maria
Si ringraziano per la gentile
concessione :
A P R ILE
Sabato 2 aprile 2016 h 21.00 | Teatro Civico di Vercelli
Gianluca Cascioli pianoforte
BEETHOVEN IN & OUT
UN RECITAL
INTERAMENTE
BeethovenIANO,
CON UN
INTERPRETE DI
LUSSO TARGATO
DEUTSCHE
GRAMMOPHON
L. van Beethoven
Fantasia in sol minore
op. 77
Sei Bagatelle op. 126
Sonata n. 29 in si bemolle
maggiore op. 106
Recital che s’inaugura con la poco eseguita
Fantasia op. 77, prosegue poi con la perla preziosa delle rarefatte Bagatelle op. 126 e culmina
col ‘monumentum’ della Sonata op. 106: sommo capolavoro che apre la ‘serie’ delle ultime
quattro Sonate, degne di stare accanto alle
gigantesche e ‘trascendentali’ Variazioni su un
Walzer di Diabelli. Pagina per troppo tempo reputata ingiustamente ‘minore’ e invece, a ben guardare, niente
affatto trascurabile, in virtù di certi suoi burrascosi scarti armonici, taluni bruschi cambi
di atmosfera e deliziose radure melodiche di
disarmante linearità, la Fantasia in sol minore op. 77 vide la luce nel 1809, poi data alle
stampe da Breitkopf und Härtel a Lipsia con
dedica all’amico Franz von Brunswick, incuneandosi tra la coeva, ‘piccola’ Sonata op. 78 e la
programmatica Sonata op. 81a detta ‘Les Adieux’
terminata nei primi mesi del 1810. Scritta in
un unico getto formale e pur lontana dal pathos cupo della mozartiana Fantasia K 397,
la pagina si apre con rapide scale alternate a
un languoroso spunto melodico. Se la sezione
Allegro ma non troppo possiede uno spiccato
‘colore’ popolaresco, il tempestoso Allegro con
brio ha un che di vagamente ungherese. Di lì
in poi la Fantasia, dopo istanti mozzafiato in
Adagio, procede come a tastoni, con un fare
rapsodiante, per sciogliersi in un amabile Allegretto dalle scorrevoli terzine in cui affiora un
mix di reminiscenze. Non mancano tratti virtuosistici o vistosamente Sturmisch e qualche
inattesa ‘apertura’ sull’ultimo sonatismo. Ma a
suggellare il pezzo si riaffaccia una scheggia di
Adagio, quindi un’icastica, scala per moto contrario: bonario gesto sonoro che, approdando a
un luminoso si maggiore, ci spiazza riuscendo
a strapparci un sorriso con la sua imprevista
arguzia.
Già solo l’elevato numero d’opus è un evidente
indicatore della collocazione cronologica delle più celebri tra le cosiddette Bagatelle, vale a
dire quelle dell’op. 126. Nonostante la scelta di
un titolo minimalista, improntato a un certo
qual understatement, come diremmo noi oggi
(vale per ‘bazzecole’, inezie) e nonostante il misconoscimento dell’editore Peters, le Bagatelle
s’impongono al contrario per la loro visionaria
modernità: assolutamente peculiari sul piano
stilistico dell’ultima maniera beethoveniana,
già informate nella loro concisione a quell’estetica dell’aforistico che sarà una cifra consueta
nell’incipiente Romanticismo.
Ammirevoli per levigatezza formale, densità di
contenuti espressivi e solidità strutturale (talora dall’elaborata complessità), pur dietro il velame di un’apparente simplicitas.
Delle Sei dell’op. 126 se la prima s’impone
per la delicatezza del melodizzare già quasi
schumanniano, la n. 2 dal furioso attacco racchiude la gemma di cantabili che paiono preconizzare gli archi. Un lirismo di siderale bellezza
domina nella terza, dagli eterei trilli, contrapponendosi ai contrasti della n. 4 dai martellati
incisi. Un ritmo come di scorrevole berceuse è
la cifra della penultima, mentre la sesta nell’aristocratica tonalità di mi bemolle maggiore dal
ruvido attacco ci introduce poi subito, come
per magia, all’intimismo di un’ambientazione
già quasi Biedermeier per concludersi con un
gesto di virile possanza. Ha ben ragione uno
tra i più appassionati esegeti laddove osserva
come «l’addio di Beethoven al pianoforte» non
potesse venir pronunciato «con accenti più
sommessi e, insieme, più sublimi e struggenti».
E siamo alla Sonata op. 106 la cui gestazione
risale al biennio 1817-19, in parallelo ai primi abbozzi della Nona e della Missa Solemnis:
uno dei periodi più turbolenti della biografia
di Beethoven. Alla pubblicazione provvide
l’editore Artaria, corredando la monumentale pagina con l’epiteto di Grosse Sonate für das
Hammerklavier. Colpisce l’intento di qualificare
il lavoro per la sua vastità, più ancora la curiosa precisazione: trattarsi di opera destinata a un ‘pianoforte a martelli’. Sarà appena il
caso di rammentare come egli avesse ricevuto
di recente in dono dal costruttore londinese
Broadwood un fiammante pianoforte dalla singolare estensione di sei ottave che contribuì se
non a suggerire quanto meno a influenzare la
concezione del lavoro in fieri.
L’analisi, il commento e l’interpretazione estetica di tale impervia Sonata, dai quattro singolarissimi movimenti, hanno fatto scorrere
fiumi di inchiostro. Lo stesso autore ebbe ad
affermare: «Ecco una Sonata che darà del filo
da torcere ai pianisti». In apertura un Allegro
dall’incandescente esordio che poi «trascolora
dall’energia comunitaria del corale al lirismo
solitario», variando con caleidoscopica fantasia
il materiale tematico in ebollizione: colpiscono
i protratti trilli di cui si ricorderanno tardo-romantici della levatura del visionario Skrjabin.
Poi ecco un conciso Scherzo arroventato al fuoco di un’incessante energia. Quindi interviene
un Adagio di immense proporzioni dal lirismo
solenne e «profondamente tragico» concepito
all’insegna della variazione perpetua. Da ultimo, come già nell’op. 101 (e come pure sarà
nella successiva op. 110) Beethoven colloca al
culmine dell’edificio una possente Fuga dal ferreo rigore contrappuntistico, Fuga vertiginosa
concepita in sei grandi episodi e «con alcune
licenze». Così indica l’autore e tra queste vi è
di certo lo schiudersi quasi improvviso di un
pacato corale dalle sonorità organistiche, prima
del tumultuoso epilogo di una tra le più lancinanti pagine beethoveniane, a lungo incompresa: che a Thomas Mann dettò ispirate pagine
nel Doktor Faustus. Attilio Piovano
Ludwig van Beethoven
1770-1827
A P R ILE
Sabato 23 aprile 2016 h 21.00 | Teatro Civico di Vercelli
Guido Rimonda
Guido
Rimonda,
direttore
e solista,
in bilico tra
Haydn,
Mozart,
l’immancabile
Viotti, il raro
Bottesini e il
rarissimo
Van den Broek
facilmente “vendibile” presso il grande pubblico. Per intenderci, un nome come Mozart è più
altisonante, esce con più facilità dalla ristretta
cerchia degli intenditori e degli appassionati. Sicuramente Haydn, seppur riconosciuto a livello
di importanza storica, è un compositore da valorizzare nel senso del piacere dell’incontro diretto. Una volta concluso il Progetto Viotti, con
Decca stiamo pensando di dedicarci proprio ad
Haydn. Non sarà subito, dunque, ma è un impegno preciso per il prossimo futuro.
Nel suo recital del 23 aprile eseguirà di
Mozart il Concerto K 216. Il suo preferito?
Non mi sento di esprimere una preferenza, in
quanto i concerti mozartiani sono tutti meravigliosi e affini al mio temperamento violinistico.
Mi regalano tutti grandi soddisfazioni ed emozioni profonde. Certo, nella “carrellata” da Haydn a Viotti che proporrò a Vercelli, il K 216 s’inserisce alla perfezione: è di una tale freschezza,
presenta molti tratti galanti e divertenti. L’Adagio, poi, è fantastico, molto cantabile, senz’altro
uno dei miei preferiti. Pare fosse molto amato
anche da Einstein...
GUIDO RIMONDA
direttore
ORCHESTRA
CAMERATA DUCALE
J. Haydn
Concerto per violino
e orchestra Hob. VIIb:4
in sol maggiore
W. A. Mozart
Concerto n. 3 per violino
e orchestra in sol maggiore, KV 216
G.B. Viotti
Rondò dal concerto n.
25
per violino e orchestra
in la minore
Meditazione in preghiera
Tema e variazioni
Intervista a Guido Rimonda
Guido Rimonda: un violino, una garanzia. Pare
uno slogan partorito dai soliti esperti di marketing.
In realtà è proprio così. Artista dai solidi studi e
dalla tecnica infallibile, ex enfant prodige, un’attività frenetica e infaticabile [in questo periodo tra i molti impegni concertistici attende al
‘montaggio’ in contemporanea di ben tre cd per
Decca n.d.r.]. Alla guida della ‘sua’ Camerata
Ducale continua a mietere successi, e non solo
al Civico di Vercelli, beninteso. Ad esempio di
recente a Torino il suo recital Le violon noir ha
fatto l’en plein quanto a consensi di pubblico e
di critica.
I prossimi impegni al Civico lo vedranno protagonista dapprima nella duplice veste di solista
e direttore (sabato 23 aprile) con un articolato
programma in bilico tra Haydn, Mozart e l’adorato Viotti (autore del quale Rimonda è profondo conoscitore oltre che strenuo propugnatore
e paladino); poi il 7 maggio dirigerà l’astro del
firmamento violinistico Veronika Eberle e il
contrabbassista Edicson Ruiz nel non frequente
Gran Duo di Bottesini e in una rarissima pagina
di Van den Broek. Infine, la sera del 29 maggio,
per il concerto di chiusura della stagione ancora
Haydn (l’ouverture dall’opera Lo speziale), il Mozart del sublime Concerto K 595 e la celeberrima
programmatica Sinfonia detta degli Addii, ovviamente di “papà” Haydn.
Lo incontriamo nella sua bella casa ricca di cimeli, libri, strumenti, partiture, e ci intratteniamo a lungo. Cortese ed affabile risponde con
amabile scorrevolezza alle nostre sollecitazioni.
La prima domanda è pressoché scontata.
Come si fa a tenere testa ad un ritmo così
frenetico? E dire che accanto all’attività
interpretativa Lei non si risparmia certo
quanto a didattica, in Conservatorio, con
masterclasses e quant’altro...
Può sembrare pesante, ma a viverlo in prima
persona lo è molto meno: ti sostiene la passione, il piacere di veder crescere gli allievi, il gusto
per la ricerca...
Maestro, come mai Haydn è così poco frequente
oggi nella programmazione concertistica, e
dire che fu un grande, un grandissimo...
Fu un grandissimo, non c’è dubbio. È difficile
dire perché sia poco eseguito: forse non è così
Viotti, ovviamente non può mancare in un suo
recital. Il 23 aprile Lei ha scelto di interpretare il Rondò dal Concerto n. 25 e di farlo
seguire da Meditazione in preghiera. Ci dice
qualcosa di questi brani?
L’ultimo tempo del Concerto 25 è un perfetto
esempio delle migliori doti di Viotti, in quanto
riesce ad essere molto virtuosistico e innovativo
dal punto di vista violinistico. In più presenta
la novità dell’ottavino e del triangolo che dialogano con il violino, prerogativa che ritroveremo
nel Paganini della Campanella. Le altre due composizioni, ormai conosciute e sempre richieste
dal pubblico, sono molto rappresentative dello stile viottiano. La Meditazione è un Adagio di
estrema, intensa cantabilità, e allo stesso tempo
un saggio di tecnica violinistica: per sostenere il
suono è richiesta la stessa intensità sia al tallone che alla punta dell’arco, un’innovazione che
ritroviamo spesso negli Adagi di Viotti. Il Tema e
variazioni ha poi una particolarità che lo rende
straordinario: presenta infatti il tema della Marsigliese, della quale, secondo il manoscritto da
noi ritrovato e datato 1781, sembra proprio sia
Viotti l’autore.
Ed ora veniamo alla serata del 7 maggio.
La vera e propria chicca è la rara Sinfonia
‘La Prise de la Bastille’. Dopo Viotti... presunto
autore della Marsigliese, questa è un’altra bella
sfida musicale-musicologica. Uno scoop?
Ce ne parla?
La particolarità di questa sinfonia è il suo essere
stata composta ispirandosi a temi popolari legati al periodo della Rivoluzione. Per questo mi è
sembrato interessante metterla in programma.
Ogni anno cerchiamo di offrire al nostro pubblico delle novità assolute, che sappiano conciliare l’aspetto musicale con quello storico e, in
senso più ampio, culturale. Spesso, com’è capitato per Clementi, ci accade perciò di imbatterci in brani poco eseguiti, rari, diciamo pure praticamente sconosciuti... Anche qui sta il bello:
uscire dai percorsi già tracciati.
Ancora Haydn nell’appuntamento del 29
maggio. Della Sinfonia degli addii il pubblico sa tutto, le circostanze per così dire
‘sindacali’ che ne propiziarono la genesi ecc.
L’eseguirete con la pantomima delle candele
che si vanno via via spegnendo?
Sicuramente! Non potrei nemmeno pensare di
eseguirla in modo diverso. Dall’occasione che
ha giustamente definito “sindacale” è venuto
fuori un fascino che arricchisce ulteriormente
questa splendida pagina. La eseguiremo, tuttavia, con le lucine sui leggii invece che con le
candele: in teatro anche la sicurezza vuole la
sua parte...
In quello stesso concerto compare anche un’ouverture da un’opera di Haydn, un settore invero poco frequentato del sommo musicista austriaco. Ha per caso in programma di incidere
prima o poi un suo melodramma? Non sarebbe
male, per dire Il mondo della luna...
Al momento non è in programma, ma mi sembra una bellissima idea. E poi ci sono così poche
incisioni di opere di Haydn!
In scaletta per quella sera figura di Mozart il
Concerto K 595, l’ultimo composto dal salisburghese, con quel Rondò che pare prendere
commiato dal mondo. Einstein diceva che sembra evocare bambini che giocano nei campi
Elisi. É tra i suoi prediletti?
Sì, è senza dubbio uno dei miei preferiti. Ma
subito dopo averlo detto torno alla mia affermazione precedente: come potrei non amare tutti i
Concerti di Mozart? Sono una collana di pietre
preziose, una più splendente dell’altra.
Solista sarà il cinese Julian Jia. Lei di recente
ha diretto i Cinque Concerti di Beethoven con
ben tre pianisti diversi, dissimili per formazione,
gusti, tecnica... Come si fa ad entrare subito in
Giovan Battista Viotti
Progetti?
A livello discografico, sono nel pieno del Progetto Viotti, al quale dedico molte energie: ne
vale senz’altra la pena, perché una volta terminato sarà un unicum. Poi, sempre con Decca,
Haydn: l’integrale dei concerti per violino, per
pianoforte e il doppio violino pianoforte e orchestra.
Per quanto riguarda i concerti, mi attendono
molti appuntamenti in Italia, sia con la Camerata Ducale che in duo.
Il sogno nel cassetto?
Modesto magari, ma molto, molto sentito: poter finalmente vivere una stagione concertistica
intera senza punti interrogativi, con quella tranquillità che ti fa guardare avanti con fiducia e
con i giusti riconoscimenti per quanto riguarda
l’appoggio da parte delle istituzioni. Mi pare che
non sia chiedere la luna, eppure...
Preferisce dirigere un violinista o un pianista?
Forse un pianista, perché in questo modo idee
musicali differenti dalle mie mi risultano più fa-
cili da comprendere e da accettare.
L’autore che vorrebbe riportare in vita. Cosa
gli domanderebbe?
Viotti! A parte l’emozione di trovarmelo davanti
dopo una vita spesa sulle sue opere, a parte le
mille domande che vorrei porgli... gli chiederei
di suonarmi i Souvenir de violon: quanto mi piacerebbe sentire la sua esecuzione! Ma se avessi
la macchina del tempo quante cose farei. Andrei
a Venezia a sentire un concerto sacro di Vivaldi,
a Cremona nella bottega di Stradivari (dal quale
finirei per acquistare un intero quartetto) e per
finire magari a Parigi per ascoltare dal vivo Paganini. Ci sarebbe davvero da divertirsi!
Ci congediamo all’imbrunire, dopo svariate
tazze di tè, molte esemplificazioni al violino,
partiture compulsate, dopo che Rimonda ci ha
mostrato i master dei cd in divenire, nella fase
di montaggio nel suo studio stipato all’inverosimile di libri, spartiti, strumenti e partiture. Staremmo a conversare fino all’alba, ma anche le
interviste devono avere un termine. Ci lasciamo
con una stretta di mano. Appuntamento alle 21
di sabato 23 aprile. Al Civico di Vercelli. Con la
ormai mitica Camerata Ducale, ça va sans dire.
Ottavio Paolini
Sabato 7 maggio 2016 h 21.00 | Teatro Civico di Vercelli
Veronika Eberle violino
Edicson Ruiz contrabbasso
“Un’esperienza di leggerezza ineguagliabile,
bellezza musicale, duttilità e maturità artistica”
(Frankfurter Allgemeine Zeitung)
Veronika Eberle è considerata uno dei talenti
tedeschi più promettenti negli ultimi anni. Il
suo eccezionale talento, l’equilibrio e la maturità della sua abilità musicale le hanno valso
numerosi riconoscimenti tra i quali la Nippon
Foundation, il Borletti-Buitoni Trust, il Musikleben Deutsche Stiftung (Amburgo).
Tra i suoi più recenti impegni, ricordiamo i
concerti con la New York Philharmonic e Alan
Gilbert, con la Concertgebouw Orchestra e
Heinz Holliger, con la Swedish Radio Symphony diretta da Daniel Harding, con la NHK
Symphony di Tokyo, diretta da Roger Norrington e l’Aspen Festival con David Robertson.
Ha ottenuto un grande successo personale a
giugno 2014 con il concerto a Londra con la
LSO diretta da Sir Simon Rattle. In recital, Veronika Eberle tornerà al Master Series alla Wigmore Hall di Londra con Shai Wosner, a New
York (Carnegie Hall), Salisburgo (Mozarteum),
Monaco di Baviera (Herkulesaal), Amsterdam
(Concertgebouw), Bruxelles (Bozar), Parigi
(Theatre de la Ville), Zurigo (Tonhalle) e il Festival di Lucerna. Veronika si dedica con passione anche alla musica da camera collaborando in particolare con Shai Wosner, Lars Vogt,
Martin Helmchen, Marie-Elisabeth Hecker,
Renaud Capuçon, Antoine Tamestit. Nel maggio 2016 parteciperà ad un grande progetto di
musica da camera con Ana Prohaska.
Veronika Eberle è nata nel 1988 a Donauwörth,
dove ha iniziato lo studio del violino all’età di
sei anni. Successivamente ha studiato presso il
Conservatorio di Monaco di Baviera, con Olga
Voitova. Dopo aver studiato privatamente con
Christoph Poppen per un anno, ha seguito i
corsi di Ana Chumachenco alla Hochschule
di Monaco di Baviera. Dal suo debutto, all’età
di 10 anni con i Münchener Symphoniker, ha
suonato con le migliori orchestre del mondo,
in particolare ricordiamo il concerto di Beethoven con i Berliner Philharmoniker, diretti da sir
Simon Rattle al festival di Salisburgo del 2006.
Veronika Eberle suona il violino Stradivari
“Dragonetti” del 1700, per gentile concessione della Nippon Music Foundation. Nel corso
degli anni, Veronika Eberle ha beneficiato del
sostegno di un certo numero di prestigiose organizzazioni, tra cui la Nippon Foundation, il
Borletti-Buitoni Trust (Fellowship nel 2008),
l’Orpheum Stiftung zur Förderung Junger Soli-
sten (Zurigo), la Deutsche Stiftung Musikleben
(Amburgo) e Jürgen Ponto-Stiftung (Francoforte). Ha vinto il primo premio al Concorso Internazionale Yfrah Neaman 2003 a Magonza, ed
ha avuto il premio del pubblico ai festival dello
Schleswig-Holstein e e del Mecklenburg-Vorpommern Festival. è stata una New Generation
Artist 2011-2013 BBC Radio 3.
GUIDO RIMONDA
direttore
Nato a Caracas nel 1985, Edicson Ruiz ha deciso di suonare il basso quando aveva appena
undici anni. Il suo primo maestro e mentore
Felix Petit lo guidava attraverso i suoi studi
in “El Sistema”, il venezuelano nazionale giovanile Fondazione Orchestra, fondata da José
Antonio Abreu. All’età di 15, Edicson Ruiz ha
vinto il primo premio al Concorso Internazionale di Indianapolis, USA. Successivamente,
ha frequentato corsi con Janne Saksala, e nel
2001 è diventato il più
giovane membro della
Orchestra dell’Accademia della Filarmonica di Berlino, dove
ha studiato con Klaus
Stoll. Durante questo
periodo, Edicson Ruiz
ha ottenuto un ruolo
presso la Filarmonica di Berlino. Edicson
Ruiz è uno dei più riusciti solisti bassi del
tempo presente, e il
suo virtuosismo impressiona il pubblico
di tutto il mondo. è
‘ospite regolare di festival come il Festival di
G. Bottesini
ORCHESTRA
CAMERATA DUCALE
Gran Duo Concertante
per violino, contrabbasso
e orchestra in la minore
J. van den Broek
Sinfonia ”La Príse
de la Bastílle” (1795)
M A G G IO
A P R ILE
sintonia con un pianista?
È fondamentale chiarirsi subito reciprocamente,
condividere le rispettive idee sull’interpretazione. Così si trova con più facilità un accordo, una
sintonia, e tutto viene di conseguenza. Facile a
dirsi, un po’ meno a farsi. Ma talvolta bastano
davvero due parole o una semplice lettura della
partitura. Da parte mia, cerco comunque di asseconda re sempre l’interpretazione del solista.
M A G G IO
Salisburgo, il Festival di Lucerna, e di Varsavia
Chopin Festival, e ha eseguito concerti in grandi metropoli come New York, Berlino, Tokyo,
Madrid, Zurigo e Johannesburg. Ha eseguito
numerose opere scritte per lui da compositori
quali Heinz Holliger, Rudolf Kelterborn, Paul
Desenne, Efrain Oscher, Arturo Pantaleon, Matthias Ockert, Luis Antunes Pena, Dai Fujikura, Rudolf Kelterborn e Roland Moser. La sua
attività di musica da camera lo ha portato a
collaborare con Anner Bylsma, György Kurtág,
Heinz Holliger, Elliot Carter, Maurice Bourgue,
Klaus Thunemann, Sabine Meyer, Yuri Bashmet, Christian Tetzlaff, Thomas Zehetmair,
Gidon Kremer, Lars Vogt e Jörg Widmann.
Edicson Ruiz ha registrato numerosi CD con
PhilHarmonie, che mettono in risalto la sua
passione per la musica del XVIII secolo. Produzioni televisive internazionali portano anche
testimonianza di suoi successi versatili.
Gli è stato concesso il José Felix Ribas Prize nel
2002 per il suo impegno arte e nella cultura.
ne posto a reagire con le impennate eroiche e le
struggenti atmosfere della Ballata in sol minore
op. 23, ispirata forse ai versi del Mickiewicz, in
assoluto la più eseguita - non a torto - la più
amata da pubblico e interpreti, insomma delle
quattro la più popolare. Così come dei quattro
Scherzi tuttora il più noto è quello in si bemolle
minore dall’enigmatico attacco, tutto incandescenze ed infuocate atmosfere, ma anche effusioni liriche e cantabilità: in altri termini un
concentrato delle più idiomatiche peculiarità
chopiniane. Non basta: De Maria ha deciso di
inserire altresì in scaletta una pagina del solare
e sereno Mendelssohn, per chiudere infine nel
Sabato 21 maggio 2016 h 21.00 | Teatro Civico di Vercelli
Pietro De Maria pianoforte
GUIDO RIMONDA
direttore
ORCHESTRA
CAMERATA DUCALE
F.Chopin
Mazurca in fa minore
op. 7 n. 3
Mazurca in do maggiore
op. 24 n. 2
Mazurca in do diesis
minore op. 63 n. 3
Ballata n. 1 in sol minore
op. 23
Notturno in re bemolle
maggiore op. 27 n. 2
Scherzo n. 2 in si
bemolle minore op. 31
F. Mendelssohn-Bartholdy
Fantasia op. 28
in fa diesis minore
F. Schubert
Wandererfantasie D 760
in do maggiore
Un pianista - Pietro De Maria - dalla personalità spiccata oltre che dalla solida tecnica e
dalla colta, raffinata capacità introspettiva. Un
pianista che, in epoca di iper specializzazioni
settoriali, anche nel mondo musicale (da cui
l’inevitabile rischio di certe ‘chiusure’), al contrario si dimostra aperto alle sfide; spaziando dal solismo alla musica da camera, con
un repertorio amplissimo che si estende dal
Barocco di Bach al ‘900 inoltrato di Ligeti. Un
pianista che ama affrontare autori, generi e stili
in maniera sistematica
e approfondita. E allora
ecco l’integrale dei due
libri del bachiano Clavicembalo ben temperato e
così pure delle sublimi
Variazioni Goldberg, sul
duplice versante dell’esecuzione live e della registrazione su cd. Come
a dire, la saggezza di
consegnare all’incisione
in sala di registrazione
la propria visione interpretativa, non prima di
averla sottoposta al vaglio di pubblico e critica
in concerto. E altrettanto
avviene con l’integrale
delle opere del sommo
Chopin. Di cui il recital
vercellese del 21 maggio
è una sorta di esemplare
e succulenta campionatura antologica. E dun-
que c’è spazio per il côté per così dire ‘salottiero’
delle Mazurke, in realtà fecondo corpus di pagine ispirate al folklore autenticamente polacco:
rivestite di un’eleganza di matrice per lo più
francese, ma con quel retrogusto di spleen che
di Chopin - esule per antonomasia, costantemente proteso nella dimensione della nostalgia
per la patria lontana - è la più sincera e inconfondibile firma. Un Notturno, poi, il celeberrimo n. 2 dall’op. 27 in re bemolle maggiore, vie-
Fryderyk Chopin
1810-1849
segno della schubertiana Wandererfantasie, pagina dagli assunti ciclici, con quel tema inconfondibile, assertivo e baldanzoso all’esordio, che
del Romanticismo è un vero manifesto, non
meno del celeberrimo dipinto di Caspar David
Friederich Il viandante sul mare di nebbia:
emblematica trasposizione sonora dell’irrequieta figura del Viandante, per l’appunto.
Simbolica visione dell’inquietudine umana che
solo l’arte (e la filosofia) hanno saputo penetrare
con tale profondità ed efficacia.
P. A.
M A G G IO
Domenica 29 maggio 2016 h 21.00 | Teatro Civico di Vercelli
Julian Jia pianoforte
l’ ideale
punto di
incontro
tra il Viotti
festival
“classico” e
il ducale.lab
GUIDO RIMONDA
direttore
ORCHESTRA
CAMERATA DUCALE
Il concerto del ventiquattrenne Julian Jia, astro
nascente della musica mondiale, è quest’anno
ideale portabandiera della nutrita schiera di
giovani che compongono il cartellone.
Zhi Chao Julian Jia, nato il 19 dicembre 1991
in Cina, ha iniziato a prendere lezioni di musica all’età di sei anni. All’età di 12 anni ha ini-
ziato a studiare con Barbara Szczepanska alla
Robert-Schumann Music College a Düsseldorf
e a 16 anni è stato ammesso nella classe di pianoforte di Arie Vardi presso l’Università di Musica, Teatro e media di Hannover.
Julian Jia ha ricevuto numerosi premi nel corso
della sua carriera: ha vinto il primo premio e il
premio „talento speciale“ al Concorso Pianistico Nazionale di Macao del 2001, il primo premio al Concorso Asian Music in Cina Guang
Zhou 2003, il secondo premio e il premio
speciale per la migliore interpretazione Liszt
al Concorso Internazionale Franz Liszt Piano
Competition a Weimar del 2005, terzo premio
e il Premio Stampa al Concorso Pianistico Internazionale per Giovani Musicisti a Enschede 2006, il primo premio, il premio speciale
Haydn e il premio speciale EMCY al Concorso
Internazionale per Giovani Pianisti a Ettlingen
2008, semifinalista al Leeds Piano Competition
nel 2009, terzo premio al Frédéric Chopin Piano Competition di Colonia nel 2010 e finalista
al Clara Haskil International Piano Music Competition nel 2011.
Primo premio, premio della Critica, premio del
Pubblico alla trentesima Edizione del Concorso
Pianistico Internazionale Alessandro Casagrande
nel 2014.
Julian Jia è esibito come solista, musicista da
camera e con orchestre sinfoniche in Germania, Francia, Spagna, Italia, Polonia, Belgio,
Paesi Bassi, Svizzera, Regno Unito e Cina. Si
è esibito in vari festival musicali come Klavier-Festival Ruhr, International Chopin Music
Festival di Varsavia, il Beethoven Music-Festival di Bonn, il Mozart Music-Festival di Dortmund, Festspielen Mecklenburg-Vorpommern
Music-Festival, Schleswig-Holstein Music-Festival, Le Festival Piano Passion a Saint-Etienne
e il Montreux-Vevey international Festival.
Ha registrato concerti live per emittenti radiofoniche e televisive.
J.Haydn
Ouverture dall’Opera
“Lo speziale” Hob la:10
W.A.Mozart
Concerto n. 27
per pianoforte e orchestra
in si b maggiore, KV 595
J.Haydn
Sinfonia n.45 in do diesis
minore Hob:I 45 “Gli addii”
Quella volta che...
Haydn figura poco nella vita concertistica. Ed
è un peccato davvero, perché almeno un terzo
delle sue oltre cento Sinfonie dai nomignoli arguti (L’orso, La pendola, Il miracolo, Il distratto,
La gallina) è un capolavoro assoluto. La più celebre? È forse la Sinfonia n. 45 detta “degli addii”
e composta nel 1772. Eppure c’è sempre in sala
qualcuno ignaro.
Accadde così anche quella volta. S’era all’ultimo tempo, quello della pantomima architettata
dal compositore per reclamare le ferie: ad uso
degli orchestrali al servizio del munifico e colto Nikolaus Esterházy. Quasi bonaria protesta
“dei lavoratori” ante litteram, ma con humour e
ineffabile charme. E dire che la Sinfonia, nell’inconsueta tonalità di fa diesis minore è ricca di
pathos, di tensione drammatica e possiede un
“colore” già quasi pre romantico, molto Sturm
und Drang. Un’anziana signora - dopo l’Allegro
iniziale, virile e nobile, dopo il delicato Adagio
dal clima notturno, velato di nostalgia, dopo
il grazioso Menuetto e al termine dell’irrequieto
Presto - s’accorse che un contrabbassista lasciava il palco guadagnando l’uscita di soppiatto,
in punta di piedi. Pensò a un’esigenza fisiologica. Poco dopo la faccenda si ripete e ad andarsene sono in parecchi. E tutti in modo soft, con
gran discrezione. La madama, come si dice in
ambito sabaudo, ovvero la sciura come dicono
a Milan, deve aver pensato a una dissenteria
corale, un’intossicazione alimentare. «Chissà
cosa gli è toccato mangiare in mensa, poverini,
forse precotti, forse cibi scongelati...».
E dire che dopo la prima defezione aveva inWolfgang Amadeus Mozart
dagato i vicini con lo sguardo: impassibili e
1756-1791
inespressivi. Da ultimo anche il direttore aveva lasciato il podio. Avrà consumato lo stesso
pasto, vittima dello stesso incidente, e già lo si
immaginava riverso in bagno. Erano rimasti in
pochi: un quartetto, un trio e infine un duo.
La signora era sconcertata. Sussurrò alla vicina
con apprensione ormai irrefrenabile: «Ha visto?
Se ne vanno via tutti!» E lo disse come fanno gli
anziani che credono di bisbigliare e li si sente a
distanza di tre file. La zittirono in parecchi, nei
paraggi, e la musica stava per estinguersi in un
soffio. Gli applausi in un baleno ne risucchiarono la costernazione.
Ora il pubblico è informato, legge i booklet dei
cd, ascolta RadioTreSuite, vede Sky, naviga sul
web, twitta in continuazione (anche in sala
da concerto) condivide su facebook qualsiasi
sciocchezza... Ad ogni buon conto, ogni volta che la Sinfonia ”degli addii” si riaffaccia alla
ribalta, all’ultimo movimento vien voglia di
staccare gli occhi dal direttore. È troppo divertente cercare in sala la mosca bianca, il neofita.
Insomma: quell’unico che ancora “non sa”.
Certo, occorre farlo con nonchalance e al tempo stesso con un pizzico di perfidia e di sardonica cattiveria. Ed è un un gioco irresistibile
studiarne le reazioni e godersi lo spettacolo.
Salvo poi far finta di nulla e unirsi agli applausi
con serioso cipiglio, dissimulando dietro uno
sguardo impenetrabile l’ilarità incontenibile di
chi ha compiuto un’innocua marachella. L’audiofilo birichino
GIUGNO
Un caffè con...
Ducale.LAb
Enzo Salzano
1° viola
Al Museo
Leone gli
appuntamenti
dedicati
alle giovani
promesse
Fin dalla sua fondazione l’Associazione
Camerata Ducale ha sempre avuto un
occhio di riguardo per la divulgazione
musicale rivolta ai giovani, attraverso
iniziative mirate alla crescita del pubblico, al coinvolgimento educativo dei
ragazzi e formativo/professionale riservata ai musicisti emergenti.
Dopo il grande successo ottenuto nella prima edizione si riprende la serie
di concerti DUCALE.LAb, riservati ai
giovani solisti selezionati e premiati dall’omonimo concorso: interpreti
neodiplomati, selezionati tramite il
bando realizzato in collaborazione con
i direttori dei migliori Conservatori
piemontesi. Si ripropone così, perfezionandola, una formula che da un lato
consente di avvicinare il pubblico alle
giovani promesse della musica italiana,
dall’altro permette di scoprire o riscoprire un luogo storico come il Museo
Leone attraverso la piacevole formula
del concerto-aperitivo.
Al termine dei 5 concerti, il pubblico
potrà incontrare i giovani artisti e successivamente esprimere i propri giudizi
tramite un questionario. Tutti gli appuntamenti termineranno con un aperitivo compreso nel biglietto d’ingresso.
affatto, d’altronde l’immagine di
noi stessi che gli altri percepiscono spesso è molto distante da ciò
che crediamo di essere. Durante
gli esami in conservatorio ricordo
i miei compagni che invidiavano
la mia apparente tranquillità mentre dentro di me ero letteralmente
terrorizzato.
In orchestra sei apprezzato anche
per il tuo senso dell’umorismo.
Cosa pensi di tutte le battute sui
violisti come te?
CALENDARIO
■ Venerdì 03.06.2016 - h 18.00
Vincitori del concorso - Conservatorio di Torino
■ Venerdì 10.06.2016 - h 18.00
Vincitori del concorso - Conservatorio di Novara
■ Venerdì 17.06.2016 - h 18.00
Vincitori del concorso - Conservatorio di Alessandria
■ Venerdì 24.06.2016 - h 18.00
Vincitori del concorso - Conservatorio di Cuneo
■ Giovedì 30.06.2016 – h 18.00
Vincitori del concorso - Scuola Vallotti
Andiamo subito sul personale: dimostri meno
della tua vera età oppure con la Camerata
Ducale hai iniziato praticamente da bambino?
Direi che sul fatto che io dimostri meno della
mia età in molti sono concordi ma cominciamo
col dire che Mozart, ovvero uno degli autori col
quale più spesso ci confrontiamo, alla mia età
era già morto così come molti dei compositori
più celebri della storia (Schubert, Bellini, Pergolesi, etc...). Dunque non mi sento così giovane così come non mi sentivo un bambino
quando nel 1998 ho iniziato l’avventura con la
Camerata Ducale, anche se musicalmente certamente lo ero!
Durante i concerti sei sempre molto serio:
carattere o grande professionalità?
Appaio molto serio ma in realtà non lo sono
Alle battute sui violisti ho ovviato
conseguendo nel 2000 il diploma
di violino, arma che attualmente uso come deterrente contro i
malintenzionati che osano ancora
deridere una categoria che invece
in molti ambiti ha di gran lunga
superato in simpatia (e alle volte
anche in preparazione) quella dei
più blasonati violinisti. In ogni
caso nei viaggi tra Torino (dove
vivo) e Vercelli preferisco in genere la compagnia dei contrabbassisti per non correre rischi di
sentirmi inferiore... (la risposta a questo temo
la troverete nell’intervista con il mio compagno
di viaggi).
Cosa c’è per te oltre alla musica?
Oltre alla musica per me è essenziale trovare
uno sfogo fisico che compensi l’immaterialità
di quest’arte eterea. Non credo di essere mai
stato nella vita più di una settimana senza praticare uno sport. Quello col quale continuo a
cimentarmi è il ciclismo nel quale mi ritengo
un buon amatore con i miei 7/8000 km in un
anno e discreti tempi in salita. Se tra chi legge
c’è qualche appassionato che vuole fare un giro
in compagnia più che un caffè che in genere
non bevo (cosa vista con sospetto dai colleghi
caffeinomani) posso offrire una barretta energetica e la mia compagnia su qualche salita.
Associazione Camerata Ducale
Tel. +39 011 755791
biglietteria@viottifestival
www.viottifestival.it
www.camerataducale.it
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